Mondiali di Nuoto ’09: impianto privato Babel, un abuso autorizzato.

Discutibile la relazione del consulente tecnico della Procura sull’impianto Babel all’Infernetto sorto per i Mondiali di Nuoto Roma ’09. Il conto, salato, lo pagheranno i cittadini, mentre il privato ha già decuplicato il valore del suo terreno.

L’impianto sportivo Babel all’Infernetto (Roma), è uno di quelli impianti natatori sorti per i Mondiali di Nuoto, sequestrato ad ottobre 2009, poi riaperto e lasciato da 2 anni indisturbato alle sue fortune senza che ne sia stata chiarita la situazione processuale.
Ex-impianto sportivo abusivo e fatiscente, a ridosso della tenuta presidenziale di Castel Porziano, rinasce in 10 mesi in un’area senza infrastrutture e servizi, dov’è in corso da 20 anni un complicato recupero urbanistico. Perché è stata scelta quest’area? Primo tra tutti, un motivo c’è: la rendita fondiaria. A qualcuno infatti ha fatto gola che un terreno agricolo di 4 ettari, che negli anni ’90 valeva sì e no 25 euro al mq, potesse valerne almeno 1.500, grazie ai Mondiali di Nuoto.
Varianti di destinazione d’uso, riduzioni della fascia di inedificabilità, aumenti esagerati delle cubature consentite, mancati controlli, interessi politici e una totale indifferenza per l’integrità della tenuta presidenziale di Castel Porziano, hanno regalato alla comunità un altro abuso edilizio autorizzato, non del tutto illegale, ma sicuramente illegittimo.
L’impianto sportivo di Babel oggi ospita asili nido convenzionati, un ristorante, locali per corsi di ballo e di decoupage, campi da calcetto e molto altro, nulla a che vedere con l’iniziale esigenza funzionale di un impianto natatorio per i Mondiali di Nuoto (visto che non c’è più neanche la foresteria). Si tratta dunque dell’ennesimo uso degli strumenti urbanistici per fini privati senza alcun vantaggio per la collettività.
L’impianto neppure viene utilizzato dalla Federazione Italiana Nuoto (FIN), ma l’affare economico per i privati è stato enorme.
Le fasi decisionali per l’approvazione del’impianto sono avvenute dalla data in cui il Sindaco Veltroni ha rassegnato le dimissioni (lo stesso giorno in cui il PTPR è stato pubblicato) fino alla istituzione della nuova Giunta Comunale (nominata il 16.05.2008) e delle nuove Commissioni Consiliari (16.06.2008). In tale frangente il Commissario Delegato ha agito indisturbato. Ciò che lascia però sconcertati è che non ci sia stato alcun sequestro definitivo almeno delle aree riconosciute dalla Procura di Roma come “inedificabili”; e che il consulente tecnico nominato dalla Procura abbia consegnato una relazione molto discutibile nelle sue conclusioni e cioè che “l’opera è compatibile con il sistema di tutela paesistico”, per altro omettendo completamente dall’analisi la fascia di rispetto della tenuta presidenziale di Castel Porziano.
LabUr pertanto ha ritenuto opportuno svolgere un’analisi tecnica approfondita, augurandosi che possa fare chiarezza su una vicenda che è l’ennesimo esempio di malcostume urbanistico, quanto di più lontano dagli interessi della collettività che alla fine sarà l’unica a pagare il conto, salato.

La relazione tecnica completa a questo LINK

dr. Ing. Andrea Schiavone, Presidente LabUr

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Salaria Sport Village e Autorità del Bacino del Tevere: quale nulla osta idraulico ?

L’impianto del Salaria Sport Village ha ottenuto il nulla osta idraulico, e dunque il parere favorevole, il 31 marzo 2008, da parte di Roberto Grappelli, segretario generale dell’ Autorità di Bacino del Fiume Tevere (ABT), dopo che il Commissario delegato ai Mondiali di Nuoto Roma ’09, Angelo Balducci prima e Claudio Rinaldi poi, presentarono il progetto come “opera di interesse pubblico non residenziale, non delocalizzabile e come tale trattata ai sensi degli articoli n.46 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI)”.

Il Salaria Sport Village situato tra le aree esondabili del Piano di Stralcio – PS1 dell’ABT, classificate come ‘Zona A’, si trova in un’area dove è vietata qualunque attività di trasformazione dello stato dei luoghi (morfologica, infrastrutturale, edilizia), ma dove possono essere realizzati impianti destinati ad attività sportive compatibili con l’ambiente senza creazione di volumetrie (p.es., un campo di calcio senza spogliatoi attigui), purché venga consentita la libera attività espansiva delle acque per la sicurezza di tutti gli abitanti di Roma e dove l’attività edificatoria è fortemente limitata, salvo che per le opere pubbliche o di pubblico interesse. L’art.46 recita infatti: “all’interno delle fasce fluviali e delle aree a rischio idraulico ed idrogeologico è consentita la realizzazione di opere pubbliche e di interesse pubblico purché compatibili con le condizioni di assetto idraulico e/o geomorfologico definite dal PAI e non altrimenti localizzabili”.

Quali sono dunque le motivazioni che hanno portato l’ABT a rilasciare il nulla osta idraulico per la realizzazione dl Salaria Sport Village ? Sostanzialmente tre: 1) opera di interesse pubblico 2) opera non delocalizzabile, 3) opera compatibile con le condizioni di assetto idraulico e/o geomorfologico. In dettaglio:

1.OPERA DI INTERESSE PUBBLICO
Secondo la sentenza del TAR del Lazio nr.00906/2011, a seguito del ricorso nr.2834/2010 presentato dallo stesso Salaria Sport Village, l’impianto non può considerarsi di ‘interesse pubblico’.

Ricordiamo che si definisce ‘opera pubblica’ un’opera che prevede la materiale modificazione e trasformazione di un bene immobile, che è destinata all’interesse pubblico e che è realizzata da un ente pubblico. Un’opera di interesse pubblico (poiché i termini “pubblica utilità”, “pubblico interesse”, “interesse generale” sono sostanzialmente equivalenti) deve avere gli stessi requisiti, ma è realizzata da parte di un soggetto privato – anche per perseguire utilità di natura privata – ferma restando la soddisfazione di un concreto interesse pubblico (per esempio un privato può costruire un parcheggio tramite project financing e ricavarne utili per soddisfare l’interesse pubblico, quello di dotare l’area di un parcheggio necessario ai cittadini). Ne segue che ogni opera pubblica è di pubblica utilità (ma non sempre è vero il contrario) e che un’opera di pubblica utilità deve comunque avere un interesse pubblico. Inoltre, la definizione di ‘interesse pubblico’ di un’opera deve essere dichiarata esplicitamente dalla pubblica amministrazione.

Il Salaria Sport Village è stato dichiarato opera di interesse pubblico dal Commissario delegato ai Mondiali di Nuoto Roma ’09, pertanto doveva assolvere finalità di carattere generale legate alla sua funzione nel contesto della città di Roma. Non era allora, e non lo è nemmeno ora, possibile assumere ogni generico interesse pubblico (nel caso specifico, mancanza di piscine) per disattendere i limiti imposti dall’ordinamento urbanistico.

Su questo tema si è inserito il Comune di Roma che nella deliberazione di Giunta Comunale n.196 del 30 giugno 2010 ha ribadito l’interesse pubblico e fatto propri i relativi progetti di soli 5 impianti sportivi realizzati su aree di proprietà comunale in occasione dei Mondiali di Nuoto Roma ’09, escludendo da tale determinazione gli impianti di proprietà privata come il Salaria Sport Village. In base a ciò il TAR ha sentenziato quanto segue: “Si rivela un assunto indimostrato che, ai fini in discorso, ogni intervento compreso nel piano delle opere per i Mondiali di Nuoto 2009 sarebbe dovuto essere considerato d’interesse pubblico in quanto realizzato per un’iniziativa rispondente a tale interesse, a prescindere dalla circostanza che sia stato posto in essere su strutture di proprietà pubblica o privata”.

Secondo il TAR dunque il Salaria Sport Village non è un’opera di interesse pubblico. Si attende l’espressione del Consiglio di Stato, che doveva esprimersi il 30 giugno.

2.OPERA NON DELOCALIZZABILE
Sostenere che in tutto il IV Municipio non ci fosse un’altra area dove realizzare delle piscine per ‘interesse pubblico’, non è credibile. Anche perché il Comune di Roma ha sempre espresso con chiarezza “parere non favorevole all’ampliamento e al potenziamento degli impianti” (conosciuti anche come ex centro sportivo della Banca di Roma, a Settebagni), così come negativo è stato il parere della Provincia di Roma.

Come ha potuto dunque Roberto Grappelli, segretario generale dell’ABT, autorizzare il 31 marzo 2008 come “non altrimenti localizzabili” i 160 mila metri cubi di cemento del Salaria Sport Village in area esondabile? Non si sa, quello che invece si sa è che Grappelli è stato premiato, il 13 agosto del 2008, con la nomina a Presidente di Metropolitane di Roma”, carica che ha mantenuto fino al 19 gennaio 2010, per divenire poi amministratore unico di Officine Grandi Revisioni (OGR), la società interna dell’Atac, società responsabile della manutenzione dei treni delle metropolitane. Così come si sa che l’impresa che ha eseguito i lavori al Salaria Sport Village era della moglie di Diego Anemone, Vanessa Pascucci, a sua volta socia e finanziatrice della moglie di Angelo Balducci di una casa di produzioni cinematografiche

La realtà è che nessuno ha mai detto fino ad oggi perché, per dotare di un impianto natatorio il IV Municipio, si dovesse a tutti i costi posizionarlo proprio lì, sul fiume. Perché non era ‘altrimenti localizzabile’?

3.OPERA COMPATIBILE CON LE CONDIZIONI DI ASSETTO IDRAULICO E/O GEOMORFOLOGICO

L’area del Salaria Sport Village è indicata come area esondabile nel Piano di Stralcio – PS1 dell’ABT e classificata come ‘Zona A’, caratterizzata appunto da costante rischio di naturale esondazione delle acque del fiume Tevere. La normativa su di essa, come riportato all’art.39 del PAI, è quella del 1° Stralcio Funzionale – PS1, “Aree soggette a rischio di esondazione nel tratto del Tevere compreso tra Orte e Castel Giubileo”.

Se l’area non fosse stata imposta come ‘opera di pubblico interesse’ dalle dichiarazioni del Commissario Delegato, sarebbe stato al massimo consentita la “realizzazione di aree destinate ad attività sportive compatibili con l’ambiente senza creazione di volumetrie” (art.4, c.4, lett.f), il tutto armonizzato con le norme tecniche del piano paesistico territoriale n.4 “Valle del Tevere” della Regione Lazio. In pratica, non poteva esistere il Salaria Sport Village.

Invece, dichiarandolo come ‘opera di pubblico interesse’, il caso del Salaria Sport Village è stato fatto rientrare sotto l’art.7, in cui in pratica si impone soltanto che venga convocata una Conferenza dei Servizi per studiare, con l’ABT, come realizzare l’opera prevista. L’ABT, in questi casi, deve imporre una serie di prescrizioni realizzative che devono essere rispettate alla virgola, compresa tutta la parte relativa all’impiantistica. La mancata attuazione di queste prescrizioni, e dunque l’eventuale riduzione dell’area a disposizione dell’espansione delle acque del Tevere in caso di esondazione, è motivo di mancato rilascio del nulla osta idraulico da parte dell’ABT. Questo vale soprattutto per l’area subito a monte di Castel Giubileo, in sinistra idraulica, dove le quote del terreno sono tali per cui la S.S. Salaria può essere inondata per circa 2 Km, così come anche il centro di Settebagni (la ferrovia Roma – Firenze si trova invece in quota di sicurezza).

Le linee tecniche di indirizzo per il rilascio dei pareri in materia di concessioni edilizie prevedono per esempio che le quote di calpestio dei manufatti edilizi che possono essere realizzati nelle aree a rischio di esondazione, devono essere a quota superiore a quella del massimo livello prevedibile delle acque in caso di esondazione. Analogamente, la struttura portante demandata a sostenere il piano di calpestio, deve essere realizzata mediante i cosiddetti “pilotis” ad elementi verticali, la cui dimensione massima di ingombro non può essere superiore a 100 cm posti ad un interasse non inferiore a 9.00 mt a luce libera, senza tamponature. E così via, con tutte le eccezioni dei casi ‘non residenziali’ in cui quasi sicuramente è stato fatto rientrare il Salaria Sport Village.

Ora di queste prescrizioni non è mai stata data informazione e sarebbe opportuno che l’ABT, per maggior chiarezza del suo operato, le rendesse pubbliche al fine di permettere non certo un’ispezione popolare sul realizzato, ma per chiarire tutti i dubbi che ancora esistono sulla regolarità dei controlli effettuati prima del sequestro dell’opera.

Riassumendo: fino ad oggi del Salaria Sport Village si è parlato in termini di vicinanza al fiume, cioè della sua collocazione in area esondabile, incolpando solo il Comune di Roma per non aver controllato i poteri del Commissario Delegato. In realtà l’esistenza del Salaria Sport Village la si deve al nulla osta idraulico dell’ABT, nulla osta che si basa sui tre punti sopra esposti.
Gli scenari futuri allora sono due, entrambi legati al parere del Consiglio di Stato. Se riconoscerà che non è opera di pubblico interesse, come già sostenuto dal TAR, tutti gli impianti vanno demoliti perché l’ABT dovrà gioco forza ritirare il nulla osta idraulico (per questa ragione LabUr non ha mai compreso le motivazioni della raccolta di firma per l’acquisizione a patrimonio pubblico del Salaria Sport Village). Se invece il parere del Consiglio di Stato rovescerà l’espressione del TAR, bisognerà verificare che tutte le prescrizioni dell’ABT siano state rispettate, cosa che fino ad oggi nessuno ha mai verificato (che ci risulti, neppure la Procura, dove l’ABT è stata ascoltata sul caso ben 9 volte).
Resta l’amarezza che nessuno, ma proprio nessuno, ha mai fatto rispettare la Legge sul Salaria Sport Village, creando un groviglio tale di interpretazioni che lasciano solo spazio a chi ha interessi, sicuramente non pubblici.

paula de jesus, urbanista, per LabUr

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Prolungamento metro B1: senza fondi e senza valutazione urbanistica

Esposto all’Autorità di Vigilanza per i Contratti Pubblici sul prolungamento della B1, una metro pensata con il sistema delle ordinanze, senza fondi e senza alcuna valutazione urbanistica.
Il prolungamento della B1 oltre Conca d’Oro, per la tratta Jonio-Bufalotta, è ancora senza alcun fondamento amministrativo e le assemblee partecipative, per decidere del suo tracciato, lasciano il tempo che trovano. I dati essenziali del progetto sono: 3.850 metri di percorso, 3 stazioni (Vigne Nuove, Mosca, Bufalotta), 5 anni di lavori, per un costo totale dell’opera (riportato nei documenti di partecipazione) pari a 527.328.700€ (importo con IVA: 580.657.800€). In realtà il progetto è stato approvato utilizzando l’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri (OPCM) 3543 del 26.9.2006 ed inserendo in essa il progetto preliminare integrato con l’ordinanza 387 (11.7.2011, codice D1 1-14), dove però risulta una quota di finanziamento pari a 650 milioni euro. L’unico punto a comune tra i due dati è che questi fondi sono tutti da reperire ai sensi dell’art.53 comma 6, del decreto legislativo 163 del 12.4.2006, mediante valorizzazioni immobiliari di aree sparse nel Comune di Roma che si dicono ‘suscettibili di valutazione economica da individuare con successiva ordinanza’. Queste aree, che non sono ancora indicate nel programma triennale dei lavori pubblici (come previsto per legge), dovranno essere scelte prive di qualsiasi ‘interesse pubblico’. Come fa allora l’Assessore alla Mobilità, Aurigemma, a sostenere durante l’ultima assemblea partecipativa che le aree saranno scelte dentro i famigerati ‘ambiti di riserva’ del Piano Regolatore di Roma?

Gli ‘ambiti di riserva’ sono aree di interesse pubblico, non sempre sono di proprietà del Comune di Roma e sono a ‘trasformabilità vincolata’ nel senso che, come definito dallo stesso Comune, “sono aree di scarso valore ambientale, localizzate in prossimità delle linee del trasporto pubblico su ferro, che l’Amministrazione può acquisire per garantire eventuali trasformazioni di interesse collettivo finalizzate a: realizzazione di edilizia residenziale pubblica, compensazione di diritti edificatori derivanti dal Piano delle Certezze e dalla incentivazione di opere come la demolizione e ricostruzione nelle aree urbane più dense, costruzione di parcheggi e attrezzature pubbliche, adesione ai Programmi integrati ecc. La trasformazione di queste aree è subordinata alla formazione di un atto di indirizzo da parte dell’amministrazione e alla successiva redazione di strumenti urbanistici esecutivi”.

Manca dunque il finanziamento dell’opera.

Inoltre l’ordinanza 387 dichiara la necessità di più varianti urbanistiche per realizzare il prolungamento della B1, comprese le aree dove sono previste le stazioni, fatto che si risolve mediante l’art.3 dell’OPCM n.3543/06, in cui è scritto che l’approvazione del progetto da parte del sindaco di Roma costituisce ‘variante allo strumento urbanistico generale’. In realtà l’OPCM n.3543/06 non concede al sindaco alcuna deroga al Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG) di Roma, pienamente operante dopo la conclusione della Conferenza di copianificazione tecnica e della sottoscrizione dell’Accordo di Pianificazione da parte dei presidenti di Regione e Provincia, poi pubblicato sul BURL n. 45/9 del 6.3.2010.
Ricordiamo che con l’approvazione del PTPG la Provincia ha assunto la pienezza dei compiti in materia urbanistica già esercitati dalla Regione ed, in particolare, i compiti di indirizzo e valutazione degli strumenti urbanistici comunali in fase di generale rinnovamento, tra cui appunto le varianti urbanistiche. Non solo, ma il Comune di Roma non si è attenuto neppure al art. 89 delle Norme Tecniche di Attuazione del PTPG (‘Modalità attuative degli interventi’ riferite al ‘Sistema della mobilità’).

Manca dunque la valutazione urbanistica dell’opera.

Senza finanziamento e senza valutazione urbanistica, neppure si può dar seguito al processo di partecipazione cittadina, come previsto dal ‘Regolamento per l’attivazione del processo di partecipazione dei cittadini alle scelte di trasformazione urbana’ allegato alla Delibera del Consiglio Comunale n.57 del 2 marzo 2006. Ricordiamo inoltre che il prolungamento della B1 rientra nel processo partecipativo cittadino in quanto l’art.3 del sopra citato Regolamento (Atti sottoposti alla procedura partecipativa) al comma 3, recita: “Sono sottoposti, inoltre, ad adeguata e diffusa informazione e partecipazione, i progetti di opere pubbliche di importo dei lavori pari o superiore a quanto stabilito dall’art. 7 della Direttiva 31 marzo 2004 n. 2004/18/CE”.

Nullo amministrativamente anche il procedimento degli espropri lungo il tracciato perché l’art.1 comma 3 dell’OPCM n.3543/06 recita “salva l’applicazione dell’art. 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001” che a sua volta riporta “restano in vigore le disposizioni vigenti che regolano le modalità di partecipazione del proprietario dell’area e di altri interessati nelle fasi di adozione e di approvazione degli strumenti urbanistici”, modalità di partecipazione che includono il sopra citato Regolamento.

Insomma, se l’OPCM n.3543/06, rinnovata ogni anno negli ultimi 5 anni, è un po’ come la lampada di Aladino che ogni sindaco sfrega per ottenere un proprio desiderio (visti gli estesi poteri che essa conferisce), resta il fatto che il prolungamento della B1 è un tentativo maldestramente mascherato di speculazione edilizia che nulla ha a che vedere con gli “Interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare l’emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilita’ nel territorio della Capitale della Repubblica” oggetto della OPCM n.3543/06.

Per questi ed altri motivi, LabUr farà un esposto all’Autorità di Vigilanza per i Contratti Pubblici che ha già bloccato la linea D per analoghi motivi.

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Patti Territoriali: ‘riciccia’ il Centro Commerciale sulla C. Colombo – Infernetto

E’ di oggi un articolo sul Il Faro on line dal titolo “Patti territoriali, no al centro Esselunga” (disponibile a questo LINK), in cui il consigliere municipale dell’UDC, Angelo Paletta, solleva una serie di polemiche che riguardano anche il centro commerciale “Esselunga”. Pare, secondo quanto riferisce il consigliere Paletta, che sulle 162 proposte presentate nel quadro dei Patti Territoriali, solo 7 progetti siano arrivati in questi giorni in Commissione Urbanistica del XIII Municipio, su 64 ammessi, di cui 53 con riserva, tra cui il Centro Commerciale, situato nel comparto “C. Colombo, Canale della Lingua”.
Già nel 2006 presentammo, a seguito dell’incontro del 6 novembre con l’allora mini sindaco Paolo Orneli (che definì questa proposta, scelleratamente, un progetto di “riqualificazione e un punto di aggregazione per i giovani”) una relazione dettagliata e fitta di osservazioni puntuali relativa al documento della parte proponente che fu consegnato ai Comitati interessati dal titolo “Città di Roma – Provincia di Roma – Studio di fattibilità per la riorganizzazione viabilistica del comparto Via Colombo – Via Canale della Lingua” dell’Ottobre 2006. Le informazioni in esso contenute erano assolutamente insufficienti sotto ogni profilo, compreso quello concerne l’impatto viabilistico, oltre a presentare gravi errori di rilevazione e di metodo (il documento è disponibile a questo LINK). Ovviamente non ci rispose mai nessuno. Poco tempo dopo la ASCOM presentò un ricorso al TAR contro questo progetto, i cui esiti non sono noti.
Dopo 10 anni dalla sua proposta eccolo di nuovo comparire. 10 anni nei quali il carico urbanistico in quel quadrante è fortemente aumentato e le varianti non si contano più. Per altro è un progetto che non dovrebbe nemmeno essere ammissibile in quanto la sua realizzazione era imprescindibilmente legata al corridoio di mobilità della Centralità Acilia-Madonnetta, mai partita.
L’aspetto che però è importante sottolineare, perché il più critico, è questo: il progetto del centro commerciale su via Canale della Lingua, in una delle zone più depresse del territorio, potrebbe portare danni incommensurabili al patrimonio idrico del sottosuolo favorendo la risalita del cuneo salino. Recenti indagini nella Tenuta Presidenziale di Castel Porziano, infatti hanno messo in evidenza cambiamenti significativi nella composizione floristica e vegetazionale delle boscaglie costiere legate alle infiltrazioni di acqua salata che vanno ad interessare la falda di acqua dolce. Per questi motivi l’area deve essere salvaguardata da ulteriori residenze e infrastrutture rispetto a quelle già esistenti. Gli impatti che ne deriverebbero potrebbero portare al suo definitivo degrado naturalistico ed ecologico.
E’ utile in proposito tenere presente che la Presidenza della Repubblica, riconoscendo l’elevato valore storico, archeologico e ambientale di una porzione di territorio appartenente in parte allo stesso sistema di paesaggio, abbia sentito l’esigenza di trasformare la Tenuta Presidenziale in Riserva Naturale Statale ed abbia avviato un importante piano di monitoraggio proprio per salvaguardare uno dei sistemi naturali di maggiore significatività del bacino del Mediterraneo.
L’Autorità di Bacino del Fiume Tevere, tra gli interventi di compensazione ambientale e di gestione delle aree naturalistiche, ha incluso l’intervento denominato TEIA 08, per un importo di 5 milioni di euro, relativo al monitoraggio e gestione dell’acquifero costiero nella tenuta presidenziale di Castel Porziano. Le opere all’interno previste, sono le seguenti:

• Potenziamento dei sistemi di monitoraggio dell’acquifero;
• Opere di convogliamento delle acque dall’idrovora di Ostia al Canale Palocco;
• Opera di regolazione dello scarico a mare del Canale Palocco;
• Barriere semipermeabili per il contenimento della intrusione salina;
• Interventi di rinaturazione dei canali;
• Pozzi disperdenti per il ravvenamento della falda;

I Patti Territoriali furono pensati con l’obiettivo di creare nuova occupazione, a prescindere dalla qualità e dalla quantità di posti di lavoro che si perdono con alcune scelte come quella del centro commerciale. E’ di oggi la notizia che siano già 2.000 i negozi chiusi nel 2011 a Roma. Staremo a vedere cosa succederà nei prossimi mesi, ma soprattutto cosa dirà l’Assessore alle Attività Produttive del Comune di Roma, Davide Bordoni, che nel 2008 dichiarò che eravamo di fronte ad un “nuovo corso del piano urbanistico commerciale che premierà i centri commerciali naturali piuttosto che consentire ulteriori aperture di centri commerciali artificiali”. Speriamo di non trovarci all’ennesima variante di progetto magari con qualche “regalino fuori sacco”.

Mentre in tutta Europa si portano avanti progetti di “agricivismo”, nel Municipio XIII, a vocazione naturalistico-ambientale, si propongono ancora progetti anacronistici oltre che devastanti.

paula de jesus per LabUr

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Ostia, Lungomare di Ponente: la domenica del villaggio

Anticipata da Il Messaggero qualche giorno fa, a firma di Giulio Mancini, è stata rilanciata oggi, sempre sul quotidiano romano nell’edizione di Ostia e non solo, la notizia che dal 16 ottobre parte ‘l’isola pedonale’ per tutte le domeniche fino a fine novembre sul Lungomare di Ostia Ponente.
“E’ un segnale forte che lanciamo alla città: quello di riappropriarsi di spazi che vengono sempre più soffocati dai parcheggi” – così si è espresso Stefano Salvemme, Presidente della commissione Commercio del XIII Municipio, promotore dell’iniziativa approvata giovedì scorso dal consiglio municipale – “Chiudere al traffico vuol dire poter mettere in campo iniziative culturali e non commerciali. Niente bancarelle dunque ma eventi di aggregazione per dire che non esiste solo il centro storico ma l’intero quartiere”. E aggiunge “Nei prossimi giorni istituiremo un tavolo partecipativo al quale sono invitati tutti, singoli cittadini, associazioni e categorie del commercio per una idea, per proposte delle quali discuteremo” (fonte: Il Faro On-line).
All’apparenza tutto fila, se non fosse che al tavolo partecipativo siederanno anche le categorie del commercio, la qualcosa stride con la dichiarazione “mettere in campo iniziative culturali e non commerciali”, tant’è che Ginetto Pugliè (Confesercenti) ha dichiarato che si tratta di una iniziativa “eticamente corretta”. Cosa abbia voluto esattamente dire Pugliè a prima vista non si capisce, visto che per altro il quel tratto di Lungomare non ci sono negozi, ma ci sono i gestori dei chioschi a mare.

Nel deserto di idee qualcuno ‘ci prova’ (e questo va sottolineato), solo che l’effetto è un po’ quello dell’’armata brancaleone’. Affermare come fa Salvemme “Abbiamo creato un contenitore che riqualificherà una parte emarginata di Ostia, ora dobbiamo metterci i contenuti” mostra, accanto alla buona volontà, anche il limite dell’iniziativa.
Un amministratore ha l’obbligo di pianificare con cura e soprattutto con metodo le proposte e avere le idee molto chiare sugli obiettivi che vuole raggiungere e che non possono essere mistificati, come invece ha fatto l’Assessore alle Politiche Sociali del XIII Municipio, Lodovico Pace, che ha appoggiato l’iniziativa perché offre “l’opportunità di dare libero sfogo alla creatività di associazioni e semplici cittadini”, insomma, ognuno faccia un po’ quello che gli pare.
Ma c’è o no un contenitore ? O si intende come ‘contenitore’ (allegoria davvero infelice) una strada chiusa al traffico per qualche ora e che impropriamente è stata chiamata “isola pedonale” dal consigliere del Pd Francesco Spanò o addirittura dall’Ass. Pace “una rivalutazione di Ostia” ?
Di certo non è un “Car-Free Day”. I CFD, quelli seri, sono un’altra cosa e quando applicati la domenica e soprattutto in aree così limitate, vanno bene come spot a fini educativi, ma nella sostanza non servono a nulla, come ben sanno tutti gli esperti di mobilità. Per altro siamo di fronte ad un comportamento dislessico di questa amministrazione, che negli ultimi mesi ha moltiplicato i parcheggi sul Lungomare e dall’altro promuove iniziative per “riappropriarsi di spazi che vengono sempre più soffocati dai parcheggi”, come sostiene lo stesso Salvemme. Sicuramente non è nemmeno una operazione di “rivalutazione di Ostia ponente”, termine più proprio al mercato immobiliare che non ad un Assessore alle Politiche Sociali (già che c’era Pace avrebbe potuto fare sua la frase di Henry Ford: “(quel quadrante de) la città è piena di problemi, eliminiamola!” Ford fu preso seriamente in considerazione, tant’è che da allora disgraziati in buona fede si sono messi seriamente al lavoro, e gli effetti si vedono ad occhio nudo! Non è un’operazione a costo zero, perché al massimo sarà un’iniziativa che non costerà di più di quanto già previsto in bilancio, a cui va aggiunto il costo dei vigili urbani, quegli stessi vigili urbani che sono stati negati per la chiusura domenicale di Via della Villa di Plinio dal Presidente G. Vizzani, che ha commentato (sempre su Il Messaggero ed. Ostia del 21 settembre) “in un momento in cui le risorse scarseggiano, non vogliamo dirottarle su obiettivi secondari. Infine, restituire alla pedonalizzazione … appena 1600 metri di strada, è ininfluente rispetto alla disponibilità attuale di aree interdette alle auto”. Peccato che il tratto di Lungomare in questione sia addirittura più corto, è di 1km !
Vuoi vedere che l’iniziativa nasce per motivazione politiche tutte interne alla maggioranza del PdL che vedono uno scontro con l’ex Presidente della Commissione Ambiente Christiano Rasi ?
In attesa di vedere cosa accadrà, auguriamoci di non assistere al “Pontile 2 la vendetta” e … avanti c’è posto per tutti fino al Porto (dove c’è la sede dell’ASCOM, l’Associazione Commercianti, e tanti bei negozi, in sofferenza)!

paula de jesus per LabUr

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Idroscalo di Ostia: il Comune di Roma è fuori dalle scelte tecniche

Importanti chiarimenti sull’Idroscalo di Ostia dopo l’incontro avuto venerdì 23 settembre 2011 in via Bachelet 12 con l’Autorità di Bacino del Fiume Tevere (ABT), in particolare con l’Ufficio Piani e Programmi (UPP) che cura tutti i rapporti e le attività con il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, nonchè il completamento e l’aggiornamento delle attività relative al PS5 (il piano stralcio per il tratto metropolitano del Tevere da Castel Giubileo alla foce). In sintesi: nell’area dell’Idroscalo di Ostia nessuna nuova struttura residenziale può essere realizzata (perchè compresa nella fascia AA), nessun progetto di riqualificazione può essere presentato da privati o da amministrazioni non competenti sull’area, nessun progetto al di fuori di quello della valorizzazione naturalistica dell’area verrà accolto dall’ABT e comunque dovrà essere dichiarato di ‘interesse pubblico’ (con conseguente processo di partecipazione cittadina). Cadono quindi tutte le interferenze operate da decenni sull’Idroscalo: l’area è ancora oggi demaniale ed il Comune di Roma non ha su di essa alcuna competenza, se non quella di garantire la pubblica e privata incolumità. False di conseguenza tutte le affermazioni rilasciate da due anni a questa parte dall’Assessore all’Urbanistica di Roma, Marco Corsini, e dal Presidente del XIII Municipio, Giacomo Vizzani: l’area dell’Idroscalo non è mai passata al Comune di Roma. Inutile perfino il progetto sull’Idroscalo consegnato dal Comune di Roma all’ABT, a firma dell’arch. Vittoria Crisostomi, dirigente dell’Incarico di Progetto “Litorale di Roma” dentro l’Ufficio Programmazione Grandi Opere Strategiche del Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica del Comune. Ai residenti dell’Idroscalo di Ostia sono state raccontate troppe menzogne, sostenute soprattutto da chi aveva ed ha nell’area interessi economici. Si apre dunque una nuova fase di trasparenza amministrativa sull’area demaniale dell’Idroscalo che dovrà vedere interessata la Regione Lazio con la sua agenzia per la difesa del suolo (ARDIS, che sta completando in queste settimane le scogliere a mare e a fiume a difesa dell’abitato dell’Idroscalo) e la stessa ABT. Il Comune di Roma dovrà invece adoperarsi per risolvere in fretta quanto di sua competenza, vale a dire il problema della mancanza dell’argine in sponda sinistra del Tevere da via dell’Idroscalo, altezza scuola media ‘Amendola’, all’argine del Tevere, altezza impianto di sollevamento del Consorzio di Bonifica. E’ inaccettabile infatti che per tale motivo metà di Ostia sia a rischio idrogeologico R4, il massimo previsto dal DPCM del 29 settembre 1998, che prevede “la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale”. Non potrà essere più ignorato che dal Tevere fino alla stazione centrale Lido Centro ogni nuova opera edilizia deve essere sottoposta al nulla osta idraulico dell’ABT, motivo per il quale è stato bocciato il parcheggio interrato incluso nel PUP (Piano Urbano Parcheggi) tra viale dei Romagnoli e via delle Canarie nei pressi dell’hotel Airport. LabUr si impegnerà con l’ABT a considerare gli aspetti tecnici inclusi nelle Norme Tecniche di Attuazione del PS5 al fine di sciogliere le problematiche relative al futuro dell’abitato dell’Idroscalo, tenendo conto dell’importante apertura politica dimostrata dal sindaco Alemanno nell’ultima riunione con i comitati e che è anche essa necessaria nel processo di riqualificazione della foce del Tevere. All’incontro di venerdì erano presenti il dirigente dell’Ufficio Piani e Programmi, dott. ing. Carlo Ferranti, il geometra Stefano Pesce, dell’Unità Operativa Misure ed interventi, e il dott. arch. Giovanni Fangucci, dell’Unità Operativa Gestione della Pianificazione e delle Concessioni, ai quali va il riconoscimento di aver esaminato in termini puntuali la complessa questione.

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L’ipoteca rossa delle metropolitane di Roma. Lettera aperta a Marco Causi (Pd)

Davanti all’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni e all’assessore alla Mobilità della capitale, Antonello Aurigemma, Federico Bortoli, amministratore delegato di Roma Metropolitane, ha illustrato ieri quello che considera uno dei principali problemi alla realizzazione delle nuove linee: la B1, quella da Annibaliano a Conca d’Oro, operativa dal prossimo gennaio (lo conferma anche Aurigemma) e la linea C, i cui lavori nella prima tratta da Pantano a Centocelle dovrebbero essere ultimati a febbraio 2012 (fonte, La Repubblica di oggi). Tutto il pomeriggio di ieri si sono susseguiti comunicati stampa grotteschi, tra cui quello del deputato del Pd ed ex assessore al Bilancio del Comune di Roma, Marco Causi, che ha dichiarato all’agenzia Omniroma “Veltroni ha semplicemente ricordato che il progetto linee metropolitane B1 e C – compreso il reperimento fondi, le procedure di realizzazione, la tecnostruttura e gli uomini con cui realizzarlo – è stato interamente definito dalla sua amministrazione e che l’attuale giunta ha giustamente scelto di continuare questo lavoro di impostazione e preparazione”. A prescindere dalla discutibile provocazione politica di una simile visita da parte dell’ex Sindaco, che ha generato ovviamente una polemica sterile tra maggioranza e opposizione capitolina che non interessa ai cittadini, è bene ricordare a Causi, e in modo bipartisan alla classe politica di centro-destra e di centro-sinistra, i fatti. Perché se è vero che gli italiani hanno la memoria corta, qualche italiano ce l’ha lunga, la memoria (è come la storiella statistica “del mezzo pollo a testa”).
I fatti sono questi, caro Causi: la metro C fu considerata un’opera vitale per Roma, talmente vitale che vennero presentati due progetti, diametralmente opposti. Il primo del Cnr, fatto proprio dal Governo di allora, in vista del Giubileo del 2000, che lo offrì al Comune di Roma con copertura finanziaria integrale e prevedeva la tecnologia più moderna dell’automazione integrale; il secondo venne elaborato dallo stesso Comune di Roma, sulla base della vecchia tecnologia a guida manuale, cioè quella esistente nella linea A e B. Rutelli, allora Sindaco della Capitale, fece cadere l’offerta del Governo senza dare alcuna spiegazioni, facendo perdere a Roma l’occasione di avere una modernissima linea metropolitana che sarebbe stata in funzione già nel 2000. Nel 2003 si ripresenta una seconda occasione grazie alla Legge-Obiettivo e il Comune di Roma cosa fa ? Se la lascia sfuggire nuovamente insistendo sul proprio progetto. Italia Nostra fa ricorso e vince al Cipe il quale prescrive al Comune di Roma di adottare il progetto del Cnr. Mi pare che ci fosse anche lei, caro Causi in giunta, quando il Comune procedette all’adozione formale della nuova tecnologia, ma non cambiando nemmeno di una virgola i suoi vecchi elaborati tecnici, mandando così in gara un’opera irrealizzabile (perché all’avanguardia nell’ideazione progettuale, ma preistorica nell’esecuzione tecnica). E cosa produsse questa ‘genialata’ ? Un numero imprecisato di varianti in corso d’opera con lievitazioni iperboliche di costi per la collettività e Veltroni, così come Rutelli, senza alcun imbarazzo, come ieri, non ha mai fornito ai cittadini alcuna spiegazione.

In effetti l’imbarazzo non è uno stato d’animo che sfiora la classe politica. Nemmeno il buon Walter Tocci ne ha avuto, ex Assessore alla Mobilità del Comune di Roma nonché Vice-Sindaco della giunta Rutelli, che in quegli anni soffre di parziali amnesie. Nel 2008 però, con addosso la maglia del deputato del Pd che evidentemente fa più miracoli della cura a base di ferro per la memoria, afferma in più consessi che la metro non è la panacea per Roma, che gli investimenti maggiori sono sempre stati per l’automobile anziché per la famosa “cura del ferro” sbandierata nel PRG, e che lui è per il tram, che la metro costa troppo (100 milioni a chilometro!) e dunque non è conveniente, che i progetti per le linee C e D sono vecchi, passano per il centro, continuano a privilegiare i Ministeri mentre si dovevano mettere in comunicazione le periferie, le varie “centralità” decentrate, con un trasporto pubblico intelligente, leggero e a “rete”.

E mentre Bortoli lancia l’allarme sull’assenza di fondi, Causi ci ricorda che il reperimento dei fondi è stato definito dalla giunta Veltroni. Oh certo, infatti il NPRG lo avete chiamato voi stessi “il piano dell’offerta economica” ponendo la più grande e incalcolabile ipoteca sul futuro della Capitale e rendendo Roma la più insostenibile città dal punto di vista della mobilità, una città che avete condannato alla dipendenza dall’automobile per compiere anche le normali azioni quotidiane come fare la spesa. Ha ragione Fulvio Bertamini: la speculazione edilizia non è la peggiore delle malattie. La speculazione politica è pure peggio.

paula de jesus per LabUr

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Il futuro de “il Lunedì dell’Urbinati”

Dal 4 luglio abbiamo tenuto per 10 settimane degli incontri urbanistici che abbiamo battezzato “il lunedì dell’Urbinati”. Una esigenza che abbiamo avvertito nella cittadinanza nel quadro di assenza totale di qualunque forma di partecipazione e di informazione e che si è potuto realizzare grazie alla preziosa disponibilità dello storico stabilimento balneare Urbinati ed in particolare di Clorinda Chiaraluce, che ci ha ospitato dando un segnale importante in un territorio difficile come il nostro e dove gli spazi di confronto e di informazione sono una delle note dolenti che lo caratterizzano.
Siamo partiti con una “dichiarazione di indipendenza dalle sciocchezze di Alemanno”, stanchi di leggere da mesi l’ennesima promessa del Sindaco a mezzo stampa che sarebbe venuto a presentare alla cittadinanza il c.d. “progetto waterfront”.

Abbiamo puntualmente smantellato la propaganda di questa amministrazione e abbiamo anche mostrato come i “faraonici progetti” che per tre anni hanno girato il mondo nelle più note “piazze d’affari”, non si discostassero poi molto da quelli delle amministrazioni precedenti. Anzi, abbiamo messo in luce la continuità della visione di città dell’amministrazione Alemanno con quella di Veltroni (e Rutelli prima), lontanissima da un’idea di città come “bene comune”. Ne è uscita una Ostia modello “Dubai dè noantri”, un’operazione che l’attuale Assessore all’Urbanistica ha lui stesso definito meramente “di carattere edilizio” e che si tradurrà in provvedimenti di densificazione, con varianti urbanistiche, che dovevano essere portati in giunta entro agosto, mentre ad oggi ancora non è partito il processo di partecipazione con la cittadinanza.
Ponte della Scafa, ampliamento del Porto di Ostia, sgombero dell’Idroscalo, Lungomare abbandonato al degrado e alle discoteche, ‘bufala’ del 2° Polo Turistico, speculazione edilizia nell’entroterra del XIII Municipio (che avrà 30.000 abitanti in più senza ricevere alcun servizio), accordi di programma, toponimi, zone “O”, finto decentramento amministrativo (già passato in sordina), piani di attuazione, centri commerciali naturali, finte riqualificazioni urbanistiche (come ad esempio quella di piazza Anco Marzio), degrado di Ostia Antica, speculazione edilizia, assenza di pianificazione delle infrastrutture e di un piano della mobilità. Questi i temi che LabUr ha affrontato insieme a comitati, associazioni, cittadini, professionisti, studenti, in una sola parola la società critica e che ringraziamo per i loro contributi e la loro partecipazione.

Con questa settimana si conclude questo ciclo di appuntamenti. Sono rimaste aperte alcune domande considerate stringenti: cosa possiamo fare noi, in che direzione dobbiamo spingere il nostro impegno di cittadini e di operatori o studiosi della città? In che modo possiamo contribuire a far sì che anche le nostre azioni concrete spingano nella direzione giusta e concorrano alla costruzione della “città dei cittadini” come bene comune?

Come ben ha espresso Edoardo Salzano, “non basta aiutare a comprendere che cosa c’è dietro alle scelte sbagliate e ad opporvisi, ma bisogna tentare operazioni mirate a formulare progetti capaci di camminare nella concretezza delle trasformazioni del territorio, e costruendoli insieme agli attori sociali interessati”. Per questa ragione riteniamo urgente pensare le prossime iniziative in questa direzione. Qualunque suggerimento sarà ben accetto.

A presto.

paula de jesus per LabUr

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Scuola di Eddyburg – Riccione, 14-17 Settembre

Anche quest’anno una bella edizione, la settima, della scuola di eddyburg, dal titolo ” Oltre la crescita, dopo lo ‘sviluppo’ “.
Per chi fosse interessato ai materiali della scuola estiva di pianificazione “scuola di eddyburg” li può trovare a questo LINK.

Questo invece è il nostro contributo video di sintesi della VII edizione della scuola. Buona visione.

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Idroscalo di Ostia: un nuovo “borghetto” sorgerà lungo il fiume?

Ieri pomeriggio presso l’Ufficio del Sindaco di Roma, si è tenuto l’incontro tra il Comune di Roma, l’Autorità del Bacino fiume Tevere (ABT), la Comunità Foce del Tevere, LabUr e il Comitato Civico 2013 per discutere del futuro dell’abitato dell’Idroscalo di Ostia. La conclusione, ribadita in prima persona da Alemanno, è stata quella di valutare nei prossimi giorni con l’ABT se esistono le condizioni per realizzare direttamente nell’area dell’Idroscalo un nuovo ‘borghetto’, che consentirebbe una riqualificazione urbanistica e sociale per tutto l’abitato. A vincere la resistenza dell’ABT, alcune osservazioni presentate dai comitati sulle norme tecniche di attuazione del Piano per l’Assetto Idrogeologico, con particolare riferimento ai valori del tirante idrico. Durante l’incontro è emerso anche che alcune opere fondamentali per la messa in sicurezza idraulica di Ostia e Fiumicino (il partitore di Capo due Rami e il nuovo argine presso Tor San Michele), sono ancora lontane dal realizzarsi. In particolare, la mancanza dell’argine in sponda sinistra del Tevere (un rilevato arginale posizionato da via dell’Idroscalo, altezza scuola media, all’argine del Tevere, altezza impianto di sollevamento Consorzio di Bonifica) è stato recentemente bocciato, lasciando ancora mezza Ostia a rischio idrogeologico R4, il massimo previsto dal DPCM del 29 settembre 1998. Ricordiamo che nelle aree soggette a tale rischio sono possibili “la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale”, nonché “la distruzione di attività socio-economiche”. L’ABT è stata dunque chiamata ad un gesto di responsabilità verso la situazione dell’Idroscalo, considerato che l’ABT stessa in molte altre zone del Tevere ha dimostrato piena flessibilità (a partire dal famigerato Salaria Sport Village, che ha consumato un’area di esondazione, per finire all’uso delle golene presso Fiumara Grande). Le associazioni hanno espresso con molta cautela la propria soddisfazione sull’esito dell’incontro di ieri, pur apprezzando che dopo decenni la questione dell’Idroscalo di Ostia verrà affrontata in piena trasparenza. Come concordato verrà inviata una relazione al presidente del XIII Municipio, Giacomo Vizzani (ieri presente con l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Marco Corsini), non prima di lunedì 26 settembre e quindi vagliata dal Segretario Generale dell’ABT, Ing. Giorgio Cesari.

Comunicato stampa congiunto:
Comunità Foce Tevere, Comitato Civico 2013, LabUr

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