Patto Territoriale Ostia-Fiumicino, centro commerciale Esselunga: chiesta revisione del parere sulla relazione mobilità


FAX INVIATO QUESTO POMERIGGIO

A Comune di Roma – Dipartimento VII – Mobilità e Trasporti

c.a. Ing. Alberto Tofani, Arch. Mauro Degli Effetti

p.c. NUS srl

Ministero dei Trasporti – Direzione Generale del Trasporto Pubblico Locale

Da LabUr XIII – Laboratorio di Urbanistica XIII

Oggetto Patto Territoriale Ostia-Fiumicino, “Intervento 9/D1 – Esselunga”

Pagine 1

Roma, 07.11.2011

Con riferimento alla ‘Relazione sulla Mobilità’ del Patto Territoriale Ostia-Fiumicino, “Intervento 9/D1 – Esselunga, progetto Centro Commerciale località Infernetto (RM)” e al progetto urbanistico definitivo, si evidenzia quanto segue:

1) la frase iniziale ‘poiché la progettazione è attualmente ancora in fase di definizione, le proposte insediative hanno valore di ipotesi ‘ è inaccettabile trattandosi di progetto definitivo;
2) la rilevazione del traffico è del 20-22 ottobre 2006 (ben 5 anni fa!), senza specificare la professionalità dei ‘rilevatori’, ne la strumentazione da essi impiegata;
3) non viene citato lo studio trasportistico relativo alla Centralità Urbana e Metropolitana di Acilia-Madonnetta a cui la rotatoria su Via del Canale della Lingua dovrebbe consentire l’innesto;
4) non è considerata la viabilità d’avvicinamento e i relativi nodi nel raggio almeno di 1 km, ne i rilievi sono mai stati effettuati nei periodi dell’anno di maggiore criticità (periodo estivo da maggio a settembre, Pasqua, Natale, periodo dei saldi, etc.).

Per quanto sopra, si invita con urgenza il Comune di Roma, Dipartimento VII – Mobilità e Trasporti, Direzione Pianificazione, Sviluppo e Controllo dei Sistemi di Trasporto Pubblico (U.O. Programmazione Attuativa dello Sviluppo delle Strategie della Mobilità – Servizio Istruttoria Progetti) a rivedere il parere favorevole rilasciato il 01.09.2011 per l’intervento in oggetto e a ottemperare quanto previsto per legge.

In attesa di una cortese e celere risposta, l’occasione è gradita per porgere distinti saluti.

dr.Ing. Andrea Schiavone
Il Presidente

Pubblicato in Centro Commerciale 'Canale della Lingua', Infernetto, Patti Territoriali Ostia-Fiumicino, Urbanistica | Lascia un commento

Il Salaria Sport Village e le sentenze ‘fantasma’ ad orologeria

Si riapre la questione degli abusi edilizi realizzati durante i Mondiali di Nuoto Roma ’09 grazie ad una sentenza del Consiglio di Stato sul Salaria Sport Village. Secondo quanto riferisce La Repubblica oggi, sulla prima pagina della cronaca di Roma, la sentenza, di cui non fornisce gli estremi, sarebbe uscita venerdì scorso. Nessuno però, a parte Repubblica evidentemente, ne ha avuto visibilità. D’altronde il quotidiano ha seguito sin dall’inizio l’intera vicenda e può contare su molti atti delle indagini preliminari visibili da chiunque su un server del Gruppo Espresso (ftp://213.92.86.155/), dove ci sono tutti i fascicoli relativi alla ‘cricca’ dei Mondiali.

Siamo forse di fronte all’ennesimo pessimo esempio di mancata trasparenza amministrativa in Italia da parte di chi esercita la ‘Giustizia Amministrativa’ ? Come già denunciato l’11 ottobre scorso (dopo l’analisi dei 7.909 ricorsi resi pubblici sul sito internet istituzionale del Segretariato Generale della Giustizia Amministrativa, che oggi, all’uscita della notizia su Repubblica, non è però più possibile consultare), non risulta alcun ricorso al Consiglio di Stato da parte del Salaria Sport Village contro la sentenza del TAR, che lo definì ad inizio anno un’opera “non di pubblico interesse” (v. LINK)
Strane coincidenze.

Restiamo dunque in attesa di vedere la sentenza del Consiglio di Stato, ma soprattutto di capire, quando verrà ripristinato il sito internet del Segretariato Generale della Giustizia Amministrativa, a quale ricorso essa si riferisce. Vale la pena infatti ricordare che esistono 60 giorni dalla avvenuta notifica per fare ricorso presso il Consiglio di Stato contro una sentenza del TAR (art. 28, comma 2, L. 1034/1971). Vedremo dunque se assisteremo ad un ‘ora per allora’.

Così come vale la pena ricordare, in attesa che si diradino le nebbie, che le opere realizzate sotto i Mondiali di Nuoto al Salaria Sport Village devono essere demolite, cosa che nessuno dice. Così come nessuno dice che il “massimo accusatore dei Mondiali di Nuoto”, il PM Sergio Colaiocco, è stato destinato all’Ispettorato Generale del Ministero della Giustizia con funzioni di Ispettore Generale (DD.MM. 13-5-2011 – V° U.C.B. 20-6-2011), malgrado sia in corso il processo penale.

Strano anche che Repubblica si meravigli della “velocità inusuale” con cui è stata prodotta dopo 9 mesi la sentenza del Consiglio di Stato visto che è stato l’unico giornale ad averla preannunciata addirittura il 6 Maggio per il 30 giugno.

paula de jesus per LabUr

Pubblicato in Mondiali di Nuoto Roma '09 | Lascia un commento

Maltempo, Infernetto: LabUr sporge denuncia contro ignoti dopo sopralluogo su Canale Palocco.

FAX INVIATO IN DATA 31/10/2011

A:
Procura di Roma
Prefettura di Roma
Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente
ACEA
Consorzio Bonifica Tevere e Agro Romano
Comune di Roma-XIII Municipio U.O.T.
Comune di Roma – Protezione Civile
Polizia Municipale

Da: LabUr – Laboratorio di Urbanistica

Oggetto: Canale Palocco, Infernetto (Roma) – Denuncia contro ignoti

Pagine:1+

Il sottoscritto dr. Ing. Andrea Schiavone, nato a Roma (RM) il ……, residente in Roma, …..– 00124 Roma (RM), telefono 340- ….., professione Ingegnere, coniugato, Presidente del “Laboratorio di Urbanistica – LabUr”, per quanto di seguito descritto, sporge regolare

DENUNCIA NEI CONFRONTI DI IGNOTI

I FATTI

A seguito dei disastrosi eventi occorsi per il maltempo nel XIII Municipio in località Infernetto, il giorno 20 ottobre 2011 trovava la morte per annegamento il cittadino cingalese Earnest Saranga Perera, domiciliato in via di Castel Porziano 323.

PREMESSO

1. che l’argine in sponda sinistra del Canale di Palocco risulta essere di ben 2 metri più basso dell’argine in sponda destra nel tratto compreso tra via Ettore Pinelli e viale di Castel Porziano;

2. che la situazione sopra descritta ha determinato l’esondazione del Canale Palocco in una vasta area del quartiere Infernetto, comprensiva non solo dell’abitazione del cittadino cingalese Earnest Saranga Perera, ma anche di centinaia di altre abitazioni distanti fino a 200 metri dalla sponda in sinistra;

3. che è stata prodotta da LabUr una dettagliata documentazione fotografica, reperibile al seguente indirizzo internet: http://www.flickr.com/photos/labur13/

4. che è urgente il ripristino dell’argine nell’area sopra segnalata,

poiché i fatti sopra esposti integrano certamente ipotesi di reato, per tutti questi fatti e per tutti quelli che la Autorità Giudiziaria ravviserà in essi e contro tutti coloro che di tali reati saranno ritenuti responsabili, il sottoscritto sporge formale DENUNCIA CONTRO IGNOTI chiedendo la punizione dei colpevoli e l’assoggettamento degli stessi a giusta pena. Chiede inoltre di essere avvisato, ai sensi dell’art. 408 c.p.p., in caso di richiesta di archiviazione e, ai sensi dell’art. 406 comma 3 c.p.p., in caso di eventuale richiesta di proroga del termine per le indagini preliminari.

Con osservanza,

dr.Ing. Andrea Schiavone

Pubblicato in Infernetto, Risanamento idrogeologico | Lascia un commento

Maltempo, XIII Municipio: la beffa di Montino

Ricordiamo ad Esterino Montino, capogruppo del PD in Regione Lazio, che gli esposti di cui parla per l’Infernetto e Casal Bernocchi (Punta di Malafede) già sono stati fatti 2 anni fa da LabUr proprio contro la Regione Lazio, quando, a fine ottobre 2009, Montino divenne neo governatore provvisorio della Regione. Avremmo avuto piacere di sentire l’indignazione di Montino e del PD al tempo in cui andavano detti i ‘no’. Farlo oggi suona come una beffa per tutti i cittadini.

Ma procediamo con ordine, partendo da Casal Bernocchi.
Il Fosso del Fontanile, esondato in questi giorni, di competenza da sempre dell’Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo (ARDIS), era già esondato a fine 2008. Successivamente il Comune di Roma, tramite l’UOT del XIII Municipio, è intervenuto impropriamente in ‘somma urgenza’ intubandolo nel tratto abitato (1.477.846 euro, 28/01/2009) e spendendo altri soldi per un finto ripristino della sicurezza (1.231.938 euro, 29/01/2009) e per il suo spurgo (780.000 euro, 17/02/2009, compreso il Fosso di Ponte Ladrone). Un altro milione di euro è stato poi speso, sempre dal XIII Municipio, per interventi occasionali e ripetuti fino ad oggi. Cosa ha fatto la Regione Lazio per Casal Bernocchi fino alle elezioni della Polverini (29/03/2010)? Nulla, nemmeno Montino. Nessun risarcimento per gli abitanti, nessun intervento da parte dell’ARDIS. Non solo, ma il Comune di Roma sotto Veltroni nel 2008 non si era comportato meglio della giunta di Alemanno stanziando 4,5 milioni di euro per sistemare il Fosso del Fontanile (rientravano nel programma triennale delle oo.pp. 2008-2010), ignorando che il Comune di Roma non aveva su quel fosso alcuna competenza. Che oggi Montino dichiari di voler fare chiarezza sui lavori del Fosso del Fontanile suona come una beffa per i residenti.

Montino, oltre alla lunga esperienza in Regione Lazio, è stato dal 1985 al 2001 Consigliere al Comune di Roma, Presidente della Commissione lavori pubblici fino al 1994 e dal 1995 fino a gennaio 2001 Assessore ai Lavori Pubblici e attuazione degli strumenti urbanistici del Comune di Roma. Un persona con così ampia esperienza, può ‘non sapere’ come stanno le cose e prender tempo prima di agire? Anche perché, spostandoci all’Infernetto, c’è un’altra nota stonata nelle sue dichiarazioni relative sempre ad un fosso dell’Infernetto: si tratta della legalizzazione dell’abuso dell’impianto sportivo Babel, sorto durante i Mondiali di Nuoto Roma ’09 (allagatosi in questi giorni) a ridosso della tenuta di Castel Porziano, non rispettando i 150 metri di completa inedificabilità imposti dalla presenza del Fosso del Confine. Montino, nel ruolo di Vice-Presidente ed Assessore all’Urbanistica della Regione Lazio, avrebbe dovuto e potuto far bloccare quello scempio di ‘abuso legalizzato’, ma a quel tempo non l’ha fatto.

Se oggi l’Infernetto e tutto il XIII Municipio sono nelle condizioni di un diffuso disastro idrogeologico, la colpa è solo di chi ha consentito la sistematica violazione o cancellazione di ogni vincolo. Francamente su questo argomento le ultime giunte rosso-verdi, in Regione, Comune e Provincia lasciano molto a desiderare, per usare un eufemismo.

paula de jesus per LabUr


L’impianto Babel all’Infernetto – foto scattata il 21 ottobre 2011

Pubblicato in Fosso del Fontanile, Infernetto, Risanamento idrogeologico | Lascia un commento

Maltempo, Infernetto: malafede, incompetenza e sciacallaggio


nella foto: una serie di lussuosi villini a ridosso di uno dei canali dell’Infernetto

Partiamo da 4 dati di fatto:

1 – esistono opere abusive realizzate dai residenti lungo tutti i canali dell’Infernetto, mai sanzionate dal Comune di Roma e da tempo immemore segnalate dal CBTAR, opere che restringono le sezioni dei canali e riducono le aree di esondazione degli stessi;

2 – la gran parte degli allagamenti nelle case dell’Infernetto sono stati dovuti al reflusso delle fogne nei bagni, cucine, griglie e quant’altro abusivamente collegato nei seminterrati all’impianto fognario;

3- manca l’attuazione del Piano Particolareggiato dell’Infernetto (datato 1994) con la conseguente mancata messa a norma delle strade per la raccolta delle acque meteoriche, strade che hanno portato fiumi d’acqua dentro le rampe di villini che non si sarebbero mai allagati;

4 – la gran parte dei canali di scolo dell’Infernetto sono stati tombati e gli influenti del Canale Palocco sono ormai utilizzati a servizio delle nuove urbanizzazioni, stravolgendone il ruolo originario.

In questo scenario da terzo mondo assistiamo a scandalose dichiarazioni di vero e puro sciacallaggio, purtroppo non solo da parte dei politici ma anche da parte di alcuni comitati di quartiere che spesso e volentieri hanno all’interno dei geometri che lavorano a stretto contatto con l’amministrazione. E’ scandaloso che si stia cercando a tutti i costi un capro espiatorio che, per ‘magica’ concertazione, tutte le parti in causa vorrebbero individuare solo nel Consorzio Bonifica Tevere ed Agro Romano (CBTAR). Per tali motivi, LabUr si dissocia completamente dalle accuse rivolte al Consorzio di Bonifica e diffida chiunque a formulare false ipotesi giustificatorie relative ai drammatici fatti avvenuti. I veri responsabili sono il Comune di Roma, l’ACEA e la Polizia Municipale che avrebbero dovuto rispettivamente rilasciare, autorizzare e controllare negli ultimi 18 anni la corretta edificazione del territorio. Accusare solo il CBTAR è come guardare il dito mentre si indica la luna e la luna, in questo caso, sono tutti gli spregiudicati costruttori che hanno finito per devastare indisturbati i terreni agricoli dell’Infernetto.

Questo per quanto riguarda l’Infernetto perché se dovessimo parlare anche di Punta di Malafede e del Fosso del Fontanile, dovremmo aggiungere all’elenco anche l’Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo (ARDIS) che risponde alla Regione e che nessuno chiama in causa.

Pubblicato in Infernetto, Risanamento idrogeologico | Lascia un commento

Allagamenti XIII Municipio: pieno sostegno al CBTAR

Sono anni che denunciamo la mala urbanistica che causa queste tragedie. Condividiamo pienamente le dichiarazioni rilasciate dal Consorzio di Bonifica Tevere e Agro Romano (CBTAR) sul disastro idrogeologico e idraulico che ha colpito il XIII Municipio. Piuttosto, dov’è l’Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo (ARDIS), che dovrebbe sistemare, ad esempio, il Fosso del Fontanile (esondato a danno dei cittadini di Punta di Malafede) e dov’è l’ACEA, che con i suoi sfioratoi posizionati sui canali, sversa liquami ai danni di Stagni, Bagnoletto, Saline e Ostia Antica ? La verità è che il Comune di Roma con l’attuale giunta del XIII Municipio ha continuato a peggiorare in tre anni il disastro urbanistico già perpetrato dalle giunte rosso-verdi di Rutelli e Veltroni in questo territorio. L’Assessore all’Urbanistica del XIII Municipio, Renzo Pallotta, che dovrebbe essere ribattezzato Assessore al Cemento, non ha avuto una sola parola da dire in questi giorni, forse perché impegnato a dare il via a nuove cementificazioni in deroga al piano regolatore, come accaduto con le edificazioni di Parnasi all’Infernneto, di Piccola Palocco all’AXA. Anche l’opposizione locale (PD e Verdi) non è da meno: tace ad esempio sullo scempio in corso dell’art.11 Acilia-Dragona, a suo tempo partorito proprio sotto Veltroni. All’Infernetto i maggiori allagamenti sono stati dovuti all’impianto fognario che ha finito per refluire nei bagni e nelle cucine dei seminterrati. Le idrovore di Longarina erano in perfetto funzionamento e neppure il canale dei Pescatori era impedito nella sua uscita a mare dalle condizioni meteorologiche. Daremo la nostra disponibilità al CBTAR per condurre una corretta campagna di informazione sulle cause di allagamento di tutto il XIII Municipio.
(nella foto: la vasca di raccolta delle acque presso le Idrovore del CBTAR alla Longarina, pienamente funzionanti il giorno 20 ottobre 2011)

Pubblicato in Risanamento idrogeologico, Urbanistica | Lascia un commento

Metropolitana Roma – Prolungamento B1

Intervento di oggi del Presidente di LabUr, Andrea Schiavone, a Radio Popolare Roma, sul prolungamento della metro B1.

Pubblicato in Senza categoria | Lascia un commento

No ad Olimpiadi bene comune

Se è poco comprensibile che i paesi di tutto il mondo si azzuffino per ospitare le Olimpiadi lo è ancora di più sentire parlare di “Olimpiadi bene comune”.

Tutti sanno che i vantaggi economici per un paese che ospita le Olimpiadi sono raramente positivi e quelli non economici sono difficili da misurare. L’unico ricaduta positiva e misurabile è quella sull’esportazioni commerciali, che prescinde dal fatto che la candidatura venga bocciata e dunque non ha nulla a che vedere con l’aumento dei flussi turistici, come invece sostiene il comitato promotore.
Le Olimpiadi sono utilizzate dalla politica per dare un ‘segnale’, che viene pagato quasi sempre a caro prezzo dalla collettività. Non a caso “Olimpiadi bene comune” nasce dalla volontà di alcuni amministratori comunali, provinciali e regionali, e precede due appuntamenti importanti: l’assegnazione delle Olimpiadi 2020 (il 7 settembre 2013 a Buenos Aires) e l’elezione del Sindaco di Roma (a maggio 2013). Le Olimpiadi dunque sono oggetto della campagna elettorale di tutti gli schieramenti.

Nessuno che presenti mai un’analisi costi-benefici. Le Olimpiadi invernali di Torino 2006, ad esempio, hanno lasciato la città sommersa dai debiti. Le Olimpiadi di Atene 2004 hanno lasciato 20 miliardi di euro di debito per le grandi opere, dove hanno speculato banche e grandi imprese di costruzione, mentre allo Stato è rimasto da pagare un conto salatissimo. Senza parlare dei Mondiali di Calcio ’90 e di quelli del Nuoto Roma ’09.
Tutti vogliono sedersi al tavolo, magari in nome del ‘bene comune’. Nessuno però che chieda di sedersi nella cabina di controllo, quella dei costi-benefici.
Le Olimpiadi saranno l’ennesimo appuntamento con la logica del grande evento, poteri commissariali, deroghe e quant’altro, senza alcuna garanzia di trasparenza dei processi decisionali sulla città e sul suo funzionamento. Le trasformazioni che le Olimpiadi comporteranno per Roma, in termini di opere e di cambi d’uso e di proprietà, devono avvenire sulla base di regole chiare, definite in modo trasparente, applicate senza deroghe e favoritismi, condivise con la cittadinanza tutta e non solo con l’associazionismo di base o quello ambientalista. Nella logica del grande evento infatti si perde sempre il controllo sull’uso del suolo, delle urbanizzazioni, del loro uso, che deve servire tutti i cittadini, non solo alcune categorie.

Ricorrere poi alla retorica suggestiva della “mobilità alternativa intermodale con il trasporto pubblico … che porti ad un 10% in meno di auto circolanti”, come sostiene “Olimpiadi bene comune” significa non conoscere, in qualità di amministratori, la grave situazione in cui versa la mobilità della Capitale e che pone la rete di Roma tra le più sottosviluppate in Europa, sia in termini di numero di veicoli circolanti, sia per la percentuale degli spostamenti su trasporto pubblico. Ancora oggi non esiste un PUM (piano urbano della mobilità).

Far passare l’idea, anche questa suggestiva, che le Olimpiadi siano un ‘bene comune’ significa soprattutto rafforzare il concetto, fino ad oggi utilizzato nei grandi eventi, che le opere da realizzare siano di ‘pubblica utilità’, ma la storia, anche recente dei Mondiali di Nuoto Roma ’09, ci dice che non è così. Nel caso specifico dell’Olimpiadi a Roma significa consentire, da qui al 2020, la costruzione di impianti (pubblici e privati) in deroga al Nuovo Piano Regolatore e al PS5, cioè il piano ‘regolatore’ del fiume Tevere. In particolare il PS5 (Piano di Stralcio 5, da Castel Giubileo alla foce del Tevere) impone vincoli sulla fascia fluviale del PRG, ma paradossalmente le Olimpiadi 2020 sono state pensate lungo tutta la fascia del fiume Tevere.

A prescindere che il processo per i Mondiali di Nuoto Roma ’09, previsto ad ottobre, possa andare in prescrizione e che si tenga quello ad Aprile 2012 contro la ‘cricca’, rimane un fatto: il coinvolgimento di tutti i partiti (a diverso titolo e peso) in queste vicende, gli stessi che oggi si schierano a favore delle Olimpiadi, ma che non hanno mai fatto chiarezza al proprio interno su questi avvenimenti. E’ una questione di credibilità. Per altro risulta ancor meno credibile il Comitato Promotore per le Olimpiadi Roma 2020 che vede al suo interno soggetti inquisiti o condannati o rinviati a giudizio anche per scandali legati ai grandi eventi più recenti. Come ci si può sedere ad un tavolo simile ?
Lo sport di base è sicuramente in sofferenza ma ciò non deve giustificare compromessi con gli speculatori che vogliono distruggere il piano regolatore del Tevere, come nell’ipotesi de villaggio olimpico a Tor di Quinto.
Mentre su Roma va in tour “Olimpiadi bene comune”, nessuno chiede e pretende che venga realizzato il Piano Regolatore dello Sport, sempre annunciato e mai fatto. Occorre serietà e coerenza, è ora di abbandonare finti slogan quali il “rilancio della città”. Le Olimpiadi 2020 non sono un ‘bene comune’, sono solo l’incontro tra politica e affari, soprattutto quello delle multinazionali e dei costruttori, in una città come Roma che da 20 anni fallisce la programmazione sugli impianti sportivi. Un esempio su tutti, il fallimento delle piste ciclabili, realizzate in base alla mobilità alternativa quando invece dal 2006, per la mobilità, esiste un’ordinanza commissariale che assegna al Sindaco di Roma poteri speciali con cui però si stanno compiendo i disastri delle metropolitane, da Veltroni ad Alemanno.
Proporre per il nuovo villaggio olimpico realtà come la Fiera di Roma, Commercity, Tor Vergata (tre fallimenti di Veltroni, tre incapacità di Alemanno) non ha senso a livello urbanistico perché un Villaggio Olimpico deve essere vicino agli impianti sportivi. Parlare poi di impianti diffusi ha senso quando esiste una rete di mobilità degna di questo nome e che Roma non possiede.
Per altro il cuore delle Olimpiadi è l’atletica leggera che si svolgerà nello Stadio Olimpico. Se ci sono aree alternative a quella improponibile di Tor di Quinto per il villaggio olimpico, una vera provocazione sarebbe quella di impiegare le vecchie caserme dismesse di Roma, distribuite in più municipi, e immaginare poi di convertirle, a fine Olimpiadi, in un piano di valorizzazione degli immobili, con servizi per la città come biblioteche, asili, scuole e parchi e una forte quota di edilizia residenziale pubblica. Ciò potrebbe servire anche ad eliminare il rischio della speculazione su aree analoghe da parte dei costruttori, che invece la delibera comunale n° 60 del 2010 favorisce.
Rimaniamo assolutamente contrari, senza se e senza ma, ad ogni utilizzo delle fasce golenali o delle aree di esondazione del Tevere, compreso il riuso del Salaria Sport Village, che va abbattuto.

L’unica vera sfida non è “Olimpiadi bene comune” ma “città bene comune”.

Pubblicato in Senza categoria | Lascia un commento

Salaria Sport Village: non risulta alcun ricorso al Consiglio di Stato

Nessun ricorso al Consiglio di Stato è mai stato presentato dal Salaria Sport Village contro la sentenza del TAR. Il processo per i Mondiali di Nuoto rischia di cadere in prescrizione. Intanto per le Olimpiadi 2020 si propone il Villaggio Olimpico a Tor di Quinto, che ha analoghi problemi idraulici.

Nessun ricorso al Consiglio di Stato è mai stato presentato dal Salaria Sport Village contro la sentenza del TAR che l’ha definito un’opera “non di pubblico interesse”. Così risulta dall’analisi dei 7.909 ricorsi resi pubblici su internet. Scaduti anche i termini di presentazione del ricorso contro la sentenza (60 giorni dalla notifica, art. 28, comma 2, L. 1034/1971). Se non c’è alcun ricorso perché l’impianto sportivo non viene demolito ? Lo dichiarò il 6 maggio Marco Corsini, Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma: «La demolizione spetta a loro [IV Municipio] e in queste settimane ci sono stati colloqui tra i tecnici del municipio e quelli dei miei uffici. A fine giugno il Consiglio di Stato si esprimerà sulla sentenza del Tar: di fronte ad una conferma della mancanza di titolo per costruire non ci sottrarremo ai nostri doveri. Potremo demolire il Salaria Village oppure acquisirlo come patrimonio comunale». Sono passati invece 8 mesi dalla sentenza del TAR e nulla accade. Su quali basi Corsini parla dell’intervento del Consiglio di Stato ? Una cosa è certa: per il Salaria Sport Village non si può ritenere valido il necessario nulla osta idraulico rilasciato il 31 marzo 2008 dall’Autorità di Bacino del Fiume Tevere (ABT), proprio in virtù del fatto che l’opera, a suo tempo, fu dichiarata di ‘pubblico interesse’. Cosa impedisce, ai sensi dell’art. 31 del DPR n. 380/2001, di demolire le opere abusive e di ripristinare lo stato dei luoghi ? Sul Salaria Sport Village tutto tace, tutto è fermo, compreso il processo iniziato il 5 aprile presso l’Aula 7 dell’edificio B del Tribunale di Roma, relativo agli abusi edilizi degli impianti per i Mondiali di Nuoto Roma ‘09. Un processo che secondo il giudice, Maria Luisa Paolicelli, doveva arrivare a sentenza entro luglio 2011 e in cui Alemanno ha deciso «di non costituire l’Amministrazione comunale parte civile». Non solo, ma nel frattempo il “massimo accusatore dei Mondiali di Nuoto”, come è stato definito il PM Sergio Colaiocco, è stato destinato, con il suo consenso, all’Ispettorato Generale del Ministero della Giustizia con funzioni di Ispettore Generale (DD.MM. 13-5-2011 – V° U.C.B. 20-6-2011). Non si abbatte il Salaria Sport Village e si rallenta il processo, forse per portarlo nei termini della prescrizione dei reati. Intanto Malagò, uno dei rinviati a giudizio, siede nel Comitato Promotore per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020 che dovrà sciogliere ogni dubbio sulla scelta delle aree degli impianti lungo le sponde del Tevere, come ad esempio il Villaggio Olimpico a Tor di Quinto, che guarda caso, ha un analogo problema del Salaria Sport Village.

Pubblicato in Senza categoria | Lascia un commento

Mondiali di Nuoto ’09. Labur:”Forniremo a Cochi tutte le spese del Polo Natatorio di Ostia”

A breve LabUr invierà ad Alessandro Cochi, Consigliere Delegato alle Politiche per lo Sport del Comune di Roma, tutti i consuntivi di spesa dei Mondiali di Nuoto Roma ’09 relativi al Polo Natatorio di Ostia, compreso il dettaglio dell’importo di 1 milione e 260 mila euro spesi dal Comune di Roma per il completamento di Via delle Quinqueremi, strada principale di accesso al Polo, stranamente contemplata nelle spese dei Mondiali. Purtroppo altri milioni di euro servirebbero per completare, dopo più di 2 anni, l’impianto di Ostia, costato fino ad oggi 36 milioni di euro contro i 15 previsti, che nel frattempo perde i pezzi. Infatti, durante il collegiale della Nazionale maschile nati ’91 e seguenti (22-25 maggio) presso il polo di Ostia si è sfiorata la tragedia. Mentre erano in corso le gare di nuoto, è caduto dall’alto un pezzo di mattonella che ricopre le colonne della struttura della piscina coperta, per fortuna in un’area dove in quel momento non c’era nessuno. Sul lato opposto, invece, erano presenti centinaia di ragazzi che attendevano di essere chiamati, ognuno per la propria gara. Questa la triste situazione del Polo Natatorio di Ostia, dove, da pochi giorni, è comparso un cartello all’ingresso, con la seguente scritta: “Impianto sportivo di proprietà di Roma Capitale. Centro Federale di Ostia. Concessione: Federazione Italiana Nuoto”. Chi farà allora i restanti ed urgenti lavori ? Secondo l’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri (OPCM) 3854 del 03.03.2010, “ogni residuale attività amministrativa e tecnico-gestionale inerente lo svolgimento del grande evento Mondiali di Nuoto Roma ’09” (art.1, c.3) compete all’Unità Tecnica di Missione istituita presso il Segretariato Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Cosa accadrà dunque nel 2012 ? Rinnoveranno l’ordinanza ‘per il 151° anniversario dell’Unità Nazionale’ ? Chiediamo dunque a Cochi di dire cosa intende fare visto che l’impianto di Ostia è comunale e che la delibera n.85 del 21.05.2007 recitava chiaramente che l’ultimazione dei lavori e il collaudo degli stessi dovevano concludersi entro il 31 marzo 2009. Siamo fiduciosi che Cochi apprezzerà la nostra collaborazione di rendere pubbliche le spese, visto che fino ad oggi il Comune di Roma non c’è riuscito. Non vorremmo che diventasse famoso anche lui come Renato Papagni per le “4 mattonelle mancanti”.

paula de jesus per LabUr

Pubblicato in Mondiali di Nuoto Roma '09, Polo Natatorio Ostia | Lascia un commento