‘Piccola Palocco’ si farà

False le dichiarazioni di questi giorni da parte di politici locali di centrodestra e di centrosinistra e di alcuni comitati di quartiere che ‘Piccola Palocco’ non si farà.
Lo aveva detto Luca Gramazio, capogruppo PdL al Comune di Roma, dopo l’espressione di parere ‘non favorevole’ del XIII Municipio sull’intervento urbanistico chiamato ‘Piccola Palocco’: “Terremo conto delle richieste dei cittadini, trovando soluzioni che garantiscano la qualità della vita dei residenti”. Ce lo ha confermato ieri anche Antonio Lucarelli, capo della segreteria di Gianni Alemanno, che sta cercando di far spostare altrove le sole compensazioni edificatorie atterrate su ‘Piccola Palocco’, nel nome di una migliore ‘trasportistica locale’.
In realtà il Comune di Roma si appresta ad assestare un doppio colpo.
Il primo: ‘Piccola Palocco’, un terreno non edificabile che diventa edificabile, ha ereditato le cubature dai terreni edificabili di Casal Giudeo e Ponte Fusano, dove si è decisa la loro non edificabilità. A ‘Piccola Palocco’ (un’area di 153.776 mq, ex zona H2 a destinazione agricola nel precedente Piano Regolatore) è stata quindi attribuita, grazie alle compensazioni, un indice di edificabilità di 0,3 mq/mq consentendo dunque costruzioni a 5 piani.
Il secondo: grazie alla Decisione di Giunta Capitolina n.93 del 16 settembre 2011 (che, in maniera molto complessa ed articolata, riscrive gli artt. 13, 52 e 53 delle Norme Tecniche di Attuazione del nuovo PRG) con il semplice rilascio del permesso di costruire, si consentirà l’edificabilità anche nelle aree ove il previgente PRG prevedeva zone agricole, con possibilità di una maggiore edificazione tramite un contributo straordinario da pagare (ancora non definito nei criteri e nelle modalità di stima del calcolo). Si dovrà soltanto dimostrare che l’area oggetto d’intervento attuativo diretto sia già servita da opere di urbanizzazione primaria, ovvero che siano previste solo piccole opere di completamento di infrastrutture esistenti. Proprio il caso di ‘Piccola Palocco’.

Dunque, se anche venissero cancellate le compensazioni edificatorie, il totale della cubatura di ‘Piccola Palocco’ sarà comunque realizzata. Restano in sospeso tutte le problematiche sollevate nei nostri precedenti articoli, disponibili sul sito di LabUr, come ad esempio l’interrogativo su come sia possibile che all’interno di un intervento strettamente privato siano inclusi terreni intestati attualmente al Comune di Roma. Parliamo della particella n.1963, foglio 1113 (poco più di un ettaro) dove è prevista la realizzazione, da parte dei privati promotori del progetto, di un palazzone a 5 piani, indicato come ZR1.

paula de jesus, urbanista, per LabUr

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Infernetto, rischio idrogeologico: una nuova minaccia dal centro commerciale sulla Colombo

Il CBTAR (Consorzio di Bonifica Tevere Agro Romano) non è mai stato consultato per imporre delle prescrizioni sul progetto del centro commerciale “Esselunga” su Via Canale della Lingua. E’ quanto è emerso dall’incontro tenutosi ieri tra LabUr e il CBTAR, oltre allo sconcerto sulla ‘Relazione Tecnica Illustrativa (elaborato B01/bis)’ che a pag. 4 riporta: “I canali sopramenzionati appartengono al reticolo di drenaggio della bonifica di Ostia, che convoglia le acque superficiali verso il fiume Tevere”. Tutti sanno che nel XIII Municipio le acque vanno invece al mare. Addirittura manca nel progetto una specifica relazione di tipo idrogeologico del centro commerciale “Esselunga”, di oltre 100 mila mc, incastonato tra le tre fasce di rispetto dello scolmatore delle acque piovane della via Cristoforo Colombo, del Fosso dei Bastioni e del Canale della Lingua. Si tratta della proposta 9D/1 dei Patti Territoriali Ostia- Fiumicino, situata nell’area verde sulla destra della via Cristoforo Colombo, prima di via Canale della Lingua procedendo verso Roma. Un’area agricola quasi al livello del mare che ha più volte cambiato destinazione urbanistica per permetterne l’edificabilità ma che tutti sanno essere soggetta a facili allagamenti, subito a ridosso delle case di via Gargiulo. Neppure è stato affrontato il problema dell’avanzamento del cuneo salino dovuto all’abbassamento delle acque di falda, nel silenzio assoluto dell’ABT (Autorità di Bacino del Fiume Tevere). Un centro commerciale che non vuole nessuno per il suo impatto sul territorio e che provocherà ulteriori problemi al già delicato equilibrio idrogeologico dell’Infernetto, un quartiere soggetto negli ultimi tempi a devastanti eventi.
Ancora riecheggiano le parole del CBTAR dopo le recenti disgrazie del 20 ottobre 2011: “Denunciamo da anni l’insufficienza del sistema idraulico di smaltimento delle acque meteoriche. Nel 2008 abbiamo addirittura presentato ricorso contro il Nuovo Piano Regolatore Generale del Comune di Roma. E’ indispensabile procedere alla ricalibratura dei canali se non vogliamo assistere a continui allagamenti e correre il rischio di nuove tragedie”.
Questo nuovo mega centro commerciale non lo vuole nessuno, né l’Associazione Commercianti di Ostia (ASCOM), né i cittadini. Ci auguriamo di non assistere nuovamente a l’ennesimo atto amministrativo da parte del Comune di Roma e della Regione Lazio, in cui non si tiene conto non solo della volontà dei cittadini e delle associazioni di categoria, ma anche della sicurezza idrogeologica e del parere del XIII Municipio. Sarebbe davvero inaccettabile.

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Radio Città Futura, 13 dicembre 2011 – Infernetto a rischio idrogeologico (intervento di: Paula de Jesus)

L’intervento di Paula de Jesus questa mattina su Radio Città Futura: “Infernetto a rischio idrogeologico” nella trasmissione “Le Strade di Roma”, un programma che va in onda dal lunedi al venerdì, dalle 10.00 alle 12.30, sulle storie che prendono forma dalla vita di tutti i giorni raccontate dai protagonisti e gli ospiti in studio, e poi dallo sguardo e dalla voce degli inviati di RCF che ogni giorno portano in giro un microfono tra i romani.

File audio a questo link Audio: http://www.labur.eu/varie/rcf14122011infernetto.mp3

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XIII Municipio, Punta di Malafede: verbale dell’incontro tecnico del 13 dicembre 2011

Oggi alle ore 10:00 presso l’ufficio tecnico del XIII Municipio si è svolto un incontro tra il responsabile Ing. Aldo Papalini e il Comitato di Quartiere Punta di Malafede assieme a LabUr, rappresentati dai rispettivi presidenti, Mauro Petrini e l’Ing. Andrea Schiavone. Argomento, i lavori di intubamento del Fosso del Fontanile eseguiti in somma urgenza dal Comune di Roma nel 2009 a seguito delle esondazioni avvenute il 17 ottobre e il 13 novembre 2008, ripetutesi con pari violenza il 20 ottobre e il 12 dicembre di quest’anno. I lavori di sistemazione del Fosso del Fontanile erano già stati previsti nel 1992 (delibera n.1117 del 21 febbraio) sotto la giunta dell’allora sindaco Franco Carraro, per un importo poco superiore ai 5 miliardi delle vecchie lire. Il progetto dell’intera asta fluviale era stato poi redatto nel 2007 dall’arch. Antonio Cataldo dell’ex-XII Dipartimento del Comune di Roma e inserito in bilancio per un importo di 4,5 milioni di euro. Il progetto, secondo l’Ing. Papalini, comprendeva l’attuale ‘scatolato’ (di dimensioni metri 2×2), con portata considerata al punto di captazione di 2,5 metri cubi/secondo. Dopo la richiesta sulla competenza o no della Regione Lazio circa il Fosso del Fontanile inoltrata dal XIII Municipio all’Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo (ARDIS) il 25 novembre 2008, e la risposta negativa dell’ARDIS (3 dicembre 2008) i lavori furono affidati in somma urgenza all’impresa Se.Ma. srl (Via Merulana, 227 – 00185 Roma) mediante determinazione dirigenziale n. 247 del 28 gennaio 2009 emessa dal XIII Municipio, per un importo di euro 1.477.846,08. L’ultimazione dei lavori è avvenuta il giorno 8 gennaio 2010, per un importo effettivo di spesa alla data dell’8 aprile 2010 di 1.207.000 euro, di cui 1.093.000 di lavori, poi ribassati a 1.082.000. Dei lavori, esiste il solo verbale di certificata esecuzione, datato 15 aprile 2010 (prot.37133 del XIII Municipio), a firma di Walter Berruto per il XIII Municipio e Goffredo Pagnanelli per la ditta esecutrice. Dunque, nessun collaudo tecnico-amministrativo, come sarebbe stato invece necessario in quanto l’importo dei lavori risulta superiore di 82 mila euro al tetto del milione di euro. Solo il 2 dicembre 2009 l’ARDIS rivendicava la propria competenza sul Fosso del Fontanile, diffidando il XIII Municipio a compiere ulteriori lavorazioni. Ad oggi, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla questione da parte del pm Anna Maria Cordova. Nella mattinata di venerdì 16 dicembre, presso l’ufficio capitolino di Antonio Lucarelli, capo della segreteria del Sindaco Alemanno, sarà disponibile il progetto del 2007 del Fosso del Fontanile, in quanto non presente presso il XIII Municipio (ne è stata presentata una copia parziale, relativa al solo scatolato, datato 16 gennaio 2010). Dopo il sopralluogo presso via Pietrobono, l’amministrazione ha preso l’impegno di far rimuovere con urgenza la conduttura ACEA (di illuminazione stradale) che attraversa longitudinalmente il fosso ostruendo il regolare deflusso delle acque.

Comunicato Stampa congiunto CdQ Punta di Malafede e LabUr

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Fosso del Fontanile: finalmente si scoprono gli altarini del XIII Municipio

A seguito delle abbondanti piogge di questa mattina che hanno di nuovo messo a rischio i cittadini di Punta di Malafede, si è appena concluso l’incontro richiesto urgentemente con il Presidente del XIII Municipio Giacomo Vizzani, l’Assessore ai LL.PP Amerigo Olive, il direttore dell’Ufficio Tecnico Ing. Aldo Papalini e il delegato del Sindaco Antonio Lucarelli, presenti anche la Protezione Civile, L’ARDIS, il CdQ Punta di Malafede, con il suo presidente Mauro Petrini, e l’Ing. Andrea Schiavone presidente di Labur.

Il Municipio Roma XIII ha asserito che:

– Non è stata mai collaudata l’opera di intubamento svolta dal Municipio Roma XIII in somma urgenza al Fosso del Fontanile nel 2008. Esiste solo un verbale di corretta esecuzione. Il Municipio ha dichiarato che il collaudo non era necessario in quanto l’importo era sotto il milione di euro. In realtà ne sono stati spesi 1 milione e 89mila (resp. di procedimento Berruto, direttore lavori Geom. Pagnanelli, mentre la progettazione è del XII Dipartimento del Comune di Roma).

– Esistono invece dei SAL (Stato Avanzamento Lavori) in quanto l’opera non sarebbe ancora terminata.

– Domani allle 11.30 sul posto si riuniranno la parte tecnica del Comune di Roma, l’ARDIS e Pulcini, proprietario delle terreni a ridosso del Fosso del Fontanile, per far realizzare una vasca di calma delle acque al fine di scongiurare sciagure. Verrano inoltre mostrati ai cittadini tutti i documenti in possesso del Municipio Roma XIII.

– Il Municipio, come asserito sempre da LabUr, è stato diffidato dalla Regione Lazio perché non titolato ad eseguire i lavori.

Comunicato Stampa congiunto CdQ Punta di Malafede e LabUr, 12 dicembre 2011.

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Urbanistica, Infernetto: siamo al golpe della democrazia

Doveva essere il decentramento amministrativo del XIII Municipio a concedere poteri partecipativi estesi alla giunta locale e ai cittadini in termini di scelte urbanistiche. Invece, grazie al famigerato Piano Casa (all’articolo 5, comma 19 della nuova Legge della Regione Lazio n.10 del 13 agosto 2011), basta una delibera di Giunta Capitolina per decidere quanto, dove e come costruire nel ‘monopoli’ del NPRG. Come ad esempio l’ATO I40 – Infernetto Sud (81.920 mc, 700 abitanti), approvato con delibera n.376 del 24 novembre 2011. Scalzando l’Assemblea Capitolina, che rappresenta i cittadini romani, gli Assessori, di nomina politica, decidono di fatto l’urbanistica romana. Vengono addirittura cancellate le procedure di cui ai commi 2 e 3 dell’art. 1 della precedente Legge Regionale 36/1987. In parole povere: il problema delle distanze tra fabbricati non esiste più, così come l’aumento del carico insediativo complessivo previsto dal PRG, la diminuzione della superficie del verde è risolta inserendo nel suo conteggio le rampe di accesso ai parcheggi, senza alcuna nuova viabilità. E’ tutto secondo legge. Anche il fatto che si costruiscano le palazzine di una 167 (edilizia residenziale pubblica) affianco a quelle a 5 piani dell’ATO I40, comprensive di interrati, in una zona idro-geologicamente a rischio, resa tristemente nota dagli ultimi fatti di cronaca. I 7 milioni di euro di opere pubbliche previsti porteranno solo un asilo nido da 60 posti.

L’ultimo incontro con i cittadini risale ad un anno fa, quando, in una desolante Commissione Urbanistica municipale, disertata dai dipartimenti del Comune di Roma e dal Responsabile dell’Ufficio tecnico del Municipio XIII, a presentare il progetto c’era (incredibile, ma vero!) il geometra della ditta costruttrice. Sembra che il Sindaco Alemanno abbia molto a cuore questo progetto, tanto che a suo tempo sollecitò con una telefonata la votazione in consiglio municipale per la necessaria espressione di parere che, ovviamente, fu favorevole.

A prescindere dal fatto che dentro l’ATO I40 atterrino, ancora una volta, i diritti edificatori del comprensorio “E1 Monti della Caccia” (l’Infernetto è ormai da tempo la discarica del cemento che gli altri municipi non vogliono), la cosa più grave è che non solo si continua a costruire scelleratamente sul territorio, ‘francobollo dopo francobollo’, senza averne alcuna visione d’insieme, ma che le scelte urbanistiche sono in mano a persone di nomina politica che assecondano gli affari del momento.

Del decentramento amministrativo, della partecipazione dei cittadini, della correzione delle patologie manifeste, della risoluzione dei fabbisogni arretrati, della risposta alle emergenze, a partire da quella gravissima del rischio idro-geologico, della democrazia, non importa più niente a nessuno. Siamo oltre l’ipocrisia di spacciare per partecipazione la pura comunicazione di decisioni già assunte dai palazzinari e avvallate sfacciatamente da un’oligarchia politica a loro servizio.

paula de jesus per LabUr

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Perché non partecipiamo alla fiaccolata “Liberiamo Ostia dalle mafie” venerdì, 2 Dicembre 2011

“L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé e per gli altri”.

Poiché coloro che da anni sono costretti a fare i conti con la mafia, che denunciano, che subiscono ritorsioni, intimidazioni, vessazioni, sono lasciati colpevolmente soli anche da molti di quelli che parteciperanno alla fiaccolata, non ci saremo.
Perché bisognerebbe scendere in strada per loro, per i vivi, e non per la morte dei criminali o un imbecille negazionista con una tessera di partito e i suoi fiancheggiatori.
Perché troppo spesso molti di quelli che organizzano queste fiaccolate fanno anti-mafia da dietro la scrivania.
Perché siamo stanchi di scoppi di febbre narcisistica da campagna elettorale di “inutili operai di parole di denuncia” con sottotitolo “non disturbare il manovratore”
Perché la mafia non è né di destra né di sinistra. E’ a destra come a sinistra.
Perché siamo stanchi di fiaccolate di protesta e non di proposta.
Perché siamo stanchi di sentire gli applausi della gente a finti coraggiosi paladini solo perché snocciolano l’elenco delle famiglie mafiose che leggono sui giornali. Non c’è nulla di coraggioso in questo.
Perché siamo stanchi di fare numero nelle fiaccolate da vetrina a favore dei soliti politici per affermare una banalità come “no alla mafia”. Non c’è nulla di coraggioso nemmeno in questo.
Perché il giorno dopo la fiaccolata non si passerà a fatti visibili e questo la mafia lo sa.
Perché la fiaccolata di venerdì contro la mafia dovrebbe almeno avere il coraggio di passare e fermarsi davanti agli esercizi commerciali in mano alla mafia o al racket dell’usura, davanti ai negozi, alle attività produttive, alle associazioni che stanno o per chiudere a causa della mafia o per soccombere alla mafia.
Perché non possiamo sentire, come è accaduto domenica sera, che la mafia la devono combattere i cittadini: la mafia la deve combattere lo Stato e cittadini dovrebbero limitarsi a denunciare, sicuri di essere tutelati.
Perché noi, proprio noi che abbiamo voluto la manifestazione contro il premio a Licio Gelli ad Ostia, vogliamo denunciare i motivi per cui non partecipiamo venerdì alla fiaccolata “Liberiamo Ostia dalla mafia”. Gli altri, quelli lasciati colpevolmente soli, semplicemente e silenziosamente non ci saranno.
Perché questa ennesima fiaccolata contro la mafia è una dichiarazione di sconfitta e non renderà nessuno più forte, soprattutto i più deboli perché soli.

Associazione Culturale Severiana, Comitato Civico 2013, Comunità Foce del Tevere, LabUr

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Alluvione del 20 Ottobre, Casal Bernocchi-Punta di Malafede

Relazione di sintesi dell’intervento di LabUr all’assemblea indetta dal locale comitato di quartiere, Casal Bernocchi – Punta di Malafede

1) Chiedere il verbale di collaudo all’Ufficio Tecnico del Municipio XIII relativamente all’intubamento del Fosso del Fontanile dalla foce lungo tutto il tratto dell’abitato realizzato dal XIII Municipio nel 2009
2) La competenza lungo tutto il corso del Fosso del Fontanile è dell’ARDIS (Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo), che aveva promesso interventi a monte (le c.d. vasche di laminazione) che, secondo quanto risulta a oggi, non sono state ancora realizzate, così come la pulizia del fosso, il controllo sugli scarichi abusivi che sono stati riscontrati, così come il ripristino del tratto di sponda del canale che in parte è ceduta e in parte mostra segni di cedimento
3) Coinvolgimento dei due enti che fino ad oggi non sono stati interessati e che hanno competenza

a. Presidenza della Repubblica (nel tratto sotto la Colombo e dentro la Tenuta. Nessuno infatti è a conoscenza di che acque il Fosso del Fontanile finisca per raccogliere)
b. Autorità del Bacino del Tevere (ABT) (dal momento che si tratta di un fosso naturale e ultimo affluente in sponda sinistra del Tevere. Per non far disperdere le acque dovrebbe far realizzare dei bacini di esondazione perché essa venga reinserita per assorbimento nella falda acquifera).
c. Entrambi devono comunicare che cosa accade a monte dell’ingresso della Tenuta di Castel Porziano sulla Cristoforo Colombo, dal momento che grossi quantitativi di acqua sembrano provenire anche da quell’area.

4) E’ necessario inoltre comprendere come vengono ad oggi gestiti i campi (colti e incolti) che si trovano a monte del fosso e sversano l’acqua mista a terra nel fosso stesso. La responsabilità in questo specifico caso è del Comune di Roma e in parte anche dell’ARDIS (per quanto concerne la gestione delle sponde del fosso). L’ARDIS deve assolutamente rifare la calibratura (pendenza, sponde, ri-calcolo della portata, della velocità ecc. ecc.)

In attesa di recuperate queste informazioni si deve procedere a:

1) Diffida alla Protezione Civile di Roma a difesa dell’abitato affinché intervenga nei momenti critici e fino a quando non saranno completate tutte le opere di messa in sicurezza dell’abitato di Casal Bernocchi-Punta di Malafede
2) Esposto-denuncia alla Procura di Roma per delitto colposo di danno e di pericolo (artt. 449 e 450 c.p.) l’Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo, relativamente ai lavori mai iniziati sul Fosso del Fontanile. Non solo, ma denunceremo anche il XIII Municipio per disastro doloso (art. 434 c.p.) in quanto consapevole di aver commesso un reato sbagliando il progetto dell’intubamento del fosso, di competenza tra le altre cose della Regione Lazio e non del Comune di Roma.
3) Esposto-denuncia alla Corte dei Conti per l’opera eseguita in somma urgenza da parte del Municipio XIII per l’intubamento del Fosso del Fontanile, senza averne competenza

LabUr si riserva nei prossimi giorni di fare le proprie considerazioni, dopo i necessari approfondimenti, su quanto è stato riferito ieri sera in assemblea da alcuni cittadini, secondo i quali nell’incontro tenutosi ieri mattina con il Presidente del XIII Municipio, G. Vizzani avrebbe affermato che:

1) concederà al camping Faboulus la licenza per “appoggiare 71 unità abitative in cambio di alcune opere quali sbancamento per un parco sulla parte sinistra e alcuni aggiustamenti idrogeologici”.
2) ha contattato Pulcini (Terrazze del Presidente) per far rimuovere i calcinacci che sono lì da anni
3) che i cittadini debbono rivolgersi all’ARDIS, competente dopo la delibera del 2010, per quanto accaduto ad ottobre 2011, mentre per i danni del 2008 la responsabilità sarebbe del Comune di Roma.
4) L’ARDIS avrebbe iniziato ieri a “mettere ulteriori 3 ‘palizzate’, cioè dei ‘rallentatori’ (quindi sarebbero 4 +3) più le vasche di contenimento sulla base di un progetto dell’Ufficio Tecnico del XIII Municipio per un importo di 1,2 milioni di euro.
5) Saranno stanziati nel bilancio preventivo per il 2012 i soldi per gli allagamenti del 2008 a titolo risarcitorio
6) Per gli allagamenti del 2011 si è ancor in attesa del via libera da parte del Governo per la calamità naturale che è stata data dalla Regione Lazio comunque su tutta Roma
7) L’ARDIS avrebbe sostenuto che il ponticello sotto l’Ostiense (quello della Roma-Lido) è in sicurezza

19 novembre 2011

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Fiumicino, Ponte della Scafa: Canapini metta mano alla viabilità locale

Imprudenti le dichiarazioni di Canapini (*), sindaco di Fiumicino, sul nuovo Ponte della Scafa, i cui lavori sono fermi per il rinvenimento di due navi romane e dell’antico molo portuale di Ostia. Canapini dovrebbe sapere infatti che il ponte non è stato progettato a scopo di migliorare il ‘turismo’ della città che amministra, bensì per alleviare le lunghe code che si formano la mattina verso Fiumicino e la sera verso Ostia. Canapini dovrebbe anche sapere che il Comune di Fiumicino non mette un solo euro per il finanziamento dell’opera. Invece che invocare un improprio quanto inopportuno intervento della Regione Lazio per forzare lo sblocco dei lavori, Canapini dovrebbe:

1) investire i soldi che ricava dagli autovelox disseminati sulle sue strade non per discutibili spese, ma per fluidificare gli incroci di via Trincea delle Frasche e di Via Cima di Cristallo (ad esempio costruendo delle semplici rotatorie);
2) migliorare l’inserimento da via Redipuglia su via dell’Aeroporto di Fiumicino, in entrambe le direzioni;
3) bloccare il cattivo e disordinato sviluppo urbanistico dell’Isola Sacra, rispettandone innanzitutto la vocazione naturalistica.

Canapini dovrebbe poi sapere che secondo il progetto europeo “Roma Intermodale”, lo scenario futuro sarà ancora più triste se Fiumicino non interverrà subito. Ad oggi, nell’ora di punta del mattino, giungono in aeroporto 8.500 addetti e 3.300 passeggeri, con una ripartizione modale del 28% per la modalità pubblico. Degli addetti, il 17 % risiede a Fiumicino ed il 64% a Roma, di cui il 28 % nei municipi XII e XIII. In particolare, per il XIII Municipio: 34 dall’Infernetto, 68 da Acilia e 173 da Ostia. Spostandoci sull’orizzonte temporale del 2020, le previsioni effettuate stimano un incremento del 56% dei passeggeri e degli addetti (nell’ora di punta del mattino giungeranno in aeroporto 13.200 addetti e 4.600 passeggeri). Non è pertanto l’aeroporto di Fiumicino a creare l’ingorgo sul Ponte della Scafa, quanto il pessimo tessuto viario dell’Isola Sacra che riversa su via della Scafa e Via dell’Aeroporto di Fiumicino tutto il traffico locale.

Infine, Canapini, prima di parlare di beni storici e archeologici, dovrebbe promuovere la conoscenza delle ricchezze del suo territorio non in termini turistici ma culturali, a servizio dell’enorme bacino di utenza dell’aeroporto. Dopo 8 anni, Canapini non può vantare alcun risultato positivo sulla viabilità nel suo territorio. Forse sarebbe ora di voltare pagina.

paula de jesus, urbanista, per LabUr

(*) «Traffico paralizzato, sbloccate il cantiere del ponte della Scafa». Ultimatum del sindaco di Fiumicino alla Soprintendenza. (G. Mancini – Il Messaggero – ed. Ostia)
«Basta con questa incertezza sui tempi e sui modi di realizzazione del nuovo Ponte della Scafa: la Regione Lazio, principale finanziatrice dell’opera, intervenga nei confronti delle Soprintendenze archeologiche e del Comune di Roma per sbloccare il cantiere». E’ infuriato il sindaco di Fiumicino, Mario Canapini. L’incertezza sui tempi di realizzazione di un’infrastruttura indispensabile come il nuovo viadotto sul Tevere condiziona ogni progetto di sviluppo del comune costiero. Ed è arrivata l’ora di vederci chiaro.
L’occasione per manifestare la sua rabbia, Canapini l’ha colta nel corso di un incontro pubblico con l’assessore regionale al Turismo, Stefano Zappalà. «Il problema dello sviluppo turistico sottolinea il primo cittadino di Fiumicino – dipende anche nella carenza di infrastrutture per la mobilità. Siamo in attesa che la Soprintendenza ci dica che intende fare delle due navi romane emerse nel corso dei saggi preventivi per la costruzione del Ponte della Scafa. Vogliamo sapere se quel viadotto si può fare o no, se necessitano delle varianti, se e quando quei reperti andranno nel Museo delle Navi che è chiuso da nove anni per manutenzione. Serve che la Regione, principale finanziatrice dell’intervento, si faccia sentire».
L’impegno economico è di 32,658 milioni; di questi per 23,40 milioni sono stati messi a disposizione dalla Regione Lazio. I ritardi sono già notevoli: il 25 maggio è stato chiuso il bando per l’appalto, aggiudicato al Consorzio stabile Sinercos, con a capo la Italiana Costruzioni, il Consorzio stabile Coires, la I.A.B. spa e Pesci. I saggi preventivi hanno portato alla luce due imbarcazioni romane all’Isola Sacra e i resti del Porto di Ostia ai piedi di Tor Boacciana. La Soprintendenza attende che gli scavi possano proseguire e, in ogni caso, impossibile rispettare l’impegno del sindaco Gianni Alemanno di aprire i cantieri entro la fine del 2011. «E’ in corso l’iter procedurale per l’affidamento dei lavori per la nuova serie di saggi archeologici finanziati con una somma di 800 mila euro» segnala l’assessore capitolino ai Lavori pubblici, Fabrizio Ghera.
L’ultima parola sul destino dei lavori e su eventuali varianti viarie spetterà alla Soprintendenza di Ostia. E a ciò che le sabbie ancora nascondono.

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ROMA, PRG: UN NUOVO, PERVERSO E DEVASTANTE ATTO AMMINISTRATIVO DENSIFICHERA’ I QUARTIERI RESIDENZIALI

Con la Decisione di Giunta Capitolina n.93 del 16 settembre 2011 si continua ad infierire sul cadavere del piano regolatore di Roma. Tecnicamente, in maniera molto complessa ed articolata, sono stati riscritti gli artt. 13, 52 e 53 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del nuovo PRG, il tutto inviato ad ottobre ai Municipi per espressione di parere. In pratica, si vuole lasciare ai costruttori campo libero di intervento nelle zone residenziali della periferia romana per edificare laddove fino ad oggi non era possibile, se non attraverso l’individuazione di un apposito strumento urbanistico e conseguente discussione in Assemblea Capitolina, preceduta (nei casi previsti) anche dal processo di partecipazione cittadina. Citiamo solo due punti, facilmente comprensibili da chiunque, a titolo esemplificativo:

1) tramite il semplice rilascio del permesso di costruire, si consentirà l’edificabilità (0,3 mq/mq) anche nelle aree ove il previgente PRG prevedeva zone agricole, verde pubblico e servizi, addirittura con possibilità di una maggiore edificazione tramite un contributo straordinario da pagare (ancora non definito nei criteri e nelle modalità di stima del calcolo);
2) con riferimento ai Programmi Integrati (PRINT), strumenti urbanistici nati per migliorare la viabilità e i servizi di aree già edificate mediante risorse private, si elimina la partecipazione dei cittadini e si consente di sottoporre la proposta da parte di soggetti privati anche quelli che non rappresentino, in termini di valore catastale o di estensione superficiaria, alcuna maggioranza.

In questo modo, non solo saranno ad esempio ‘sanati’ nel XIII Municipio scandali come Piccola Palocco o addirittura le Ville di Massimo (oggi bloccate dalla Procura di Roma), ma avranno via libera senza alcun controllo i PRINT di Pietralata, Macchia Saponara e Tor Bella Monaca (l’abbattimento delle torri è difatto un PRINT).Addirittura l’Avvocatura Capitolina si è espressa al fine di sbloccare le difficoltà interpretative delle NTA relative alle aree con destinazione pubblica, a vantaggio delle casse comunali, ma non dei diritti dei cittadini. Tale manovra è stata giustificata in nome della ‘semplificazione amministrativa’, del ‘finanziamento di opere e servizi pubblici’ e della ‘perequazione urbanistica e finanziaria del PRG’.

Questo perverso, quanto devastante, atto amministrativo è stato elucubrato da due personaggi: il Direttore del Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica, Errico Stravato, e il Dirigente della U.O. Pianificazione Urbanistica Generale, Orazio Campo. Entrambi sono uomini del deputato Fabio Rampelli, AN, ‘architetto demolitore’ di riferimento per Alemanno. (Stravato, quando era ancora presidente del Circolo ‘Obiettivo Roma Torre Angela – Tor Bella Monaca’, si espresse con sperticate tipo “Efficacia, onestà, lealtà, passione, in sintesi Fabio Rampelli. Onore, Onore, Onore” (11 aprile 2002). E’ sempre Stravato che il 28 Aprile 2009, presso la sala “Verdi” dell’Hotel Quirinale a Roma, nella Commissione Urbanistica dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, da lui presieduta, poco prima di essere ‘eletto’ in qualità di direttore del Dipartimento di Urbanistica del Comune, organizzava il seminario “Programmi Integrati, limiti e prospettive nel Piano Regolatore di Roma”).

LabUr nelle prossime settimane renderà pubbliche le nefandezze di tale ‘decisione’ dettagliandone gli aspetti tecnici. Rimarchiamo però che esiste un problema di conflitti che dovrà essere chiarito da parte del Comune di Roma:
1) Si edificherà, ad esempio, su aree agricole del vecchio PRG, con il solo permesso di costruire, dove potrebbero non essere adeguate le opere di urbanizzazione rispetto all’intervento previsto. Si dovrà pertanto dimostrare che l’area oggetto d’intervento attuativo diretto sia già servita da opere di urbanizzazione primaria, ovvero che siano previste solo piccole opere di completamento di infrastrutture esistenti.
2) La riscrittura delle norme tecniche di attuazione nel togliere la partecipazione va in conflitto con l’art.3, comma 1, lettera a) della delibera n.57 del Consiglio Comunale (2 marzo 2006, “Regolamento per l’attivazione del processo di partecipazione dei cittadini alle scelte di trasformazione urbana”), che prevede il processo partecipativo in caso di PRINT.

Siamo dunque di fronte ad un raffazzonato e spregiudicato atto amministrativo prodotto dalla Giunta Alemanno. Vengono in mente le ultime dichiarazioni dell’Assessore all’Urbanistica, Marco Corsini: «Colpire l’abusivismo edilizio, oltre a essere un segno di civiltà, è anche un monito per tutti coloro che vogliono fare i ‘furbettì. La gente deve vivere e comportarsi nel rispetto delle regole». Ma Corsini, si guarda dentro casa sua ? Meno male che è uomo dell’Avvocatura di Stato.

paula de jesus, urbanista per LabUr

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