Mondiali di Nuoto 2009: la GdF chiama i colpevoli al redde rationem

Dopo il fascicolo aperto dalla Procura di Roma sull’incredibile scandalo del Polo Natatorio di Ostia, arriva l’ora del Salaria Sport Village. E’ di oggi la notizia che la Guardia di Finanza ha sequestrato le quote della società proprietaria di questo centro sportivo, sorto sulle rive del Tevere grazie all’autorizzazione dell’Autorità di Bacino. Dobbiamo ringraziare le “divise grigio-antracite” per questi successi. La ‘cricca’ inizia a scricchiolare. Il prossimo appuntamento l’8 giugno, quando presso il Tribunale di Roma si cominceranno ad ascoltare i testimoni nel processo per gli impianti dichiarati abusivi sorti con i Mondiali da Nuoto. Dall’Acquaniene di Malagò, a Babel all’Infernetto. L’unico rischio è che tutto cada in prescrizione, data prevista per il 2014. Noi comunque seguiremo tutte le udienze, raccontando i fatti che verranno messi a verbale. Se non ci sarà giustizia, che almeno sia nota a tutti la verità.

nella foto: Alemanno e Barelli (Presidente FIN) all’inaugurazione del Polo Natatorio di Ostia.

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IL 22 MAGGIO AD OSTIA E A TOR BELLA MONACA NON VERRA’ ALCUN SCEICCO, OLANDESE O RUSSO

Il signore nella foto è Roberto Diacetti. E’ stato direttore generale del comitato organizzatore dei Mondiali di Nuoto e sappiamo tutti com’è andata a finire. Oltre ad altri incarichi, oggi è consigliere delegato di Roma City Investment, la nuova agenzia di promozione per lo sviluppo della città. In altre parole, promuove l’attrazione degli investimenti su Roma che non ha più una lira. In che modo? Proponendo sui mercati esteri il finanziamento dei progetti inclusi nel Piano Strategico di Sviluppo di Roma Capitale, in particolare: Tor Bella Monaca, il Waterfront di Ostia e il Museo di Roma, porta d’accesso all’Area Archeologica Centrale.
Ma lo stile non è cambiato: molto fumo e chiacchiere, niente arrosto e distintivo.
Infatti Diacetti ha annunciato più volte il Project Contest, uno strumento di marketing di progetto, strutturato in un meeting al quale sono chiamati a partecipare un numero predefinito di investitori e imprenditori (50/70) ai quali è stato, precedentemente, inviato un information memorandum contenente i dati salienti (dalla localizzazione alle prime stime economico-finanziarie) di uno o più progetti. L’intenzione era quella di abbinare al meeting una visita nei luoghi delle realizzazioni. Il programma di lavoro di Roma City Investment ne prevedeva 2, il primo nel 2012 e il secondo nel 2013.
Queste le dichiarazioni del sorridente Roberto:

Roma, 17 gennaio 2012 – “A marzo- ha spiegato Diacetti- ci sarà a Roma un grande Project Contest a cui saranno invitati tutti gli investitori. Verranno mostrati loro i principali progetti del Piano Strategico di Sviluppo su cui Roma City Investment è pronta ad aiutarli”.
Roma, 6 marzo 2012 – Sottoscritto in Campidoglio un Protocollo d’Intesa tra Roma Capitale e la Camera di Commercio per la promozione dello sviluppo e del marketing territoriale… Previsto anche, nel 2012 e poi nel 2013 a Roma, l’utilizzo del Project Contest strumento di marketing di progetto.
Doha (Qatar), 3 aprile 2012 – “ La missione – ha concluso Roberto Diacetti – è propedeutica al Project Contest che organizzeremo a Roma per il 22 maggio con i principali fondi di investimento internazionali per presentare i dettagli dei progetti, tra cui Waterfront, e sarà l’occasione per confrontarci con il mercato prima della pubblicazione dei bandi prevista per il mese di giugno”.

Quest’ultima affermazione è stata ripresa anche dal Diacetti di Ostia (anche lui legato ai pessimi Mondiali di Nuoto 2009), Renato Papagni, anche lui sempre sorridente, il 4 aprile: “Io ho visto il progetto definitivo, il progetto che è pronto per andare in Giunta. Tra l’altro il 22 maggio c’è una convocazione, una sorta di Stati Generali del Comune di Roma per conoscere le adesioni a livello internazionale sul progetto del waterfront. Quindi, gli investitori mondiali saranno presenti in questa convention a Roma. Quindi credo che, insomma, i bluff fatti dalle precedenti amministrazioni, questa volta non possono essere applicati … Ormai i pareri ci sono tutti, la volontà c’è, noi stiamo spingendo come disperati e non permetteremo di andare a ragionare con una nuova Giunta“.

Ovviamente non basta ridere per fare le cose. E così questo benedetto Project Contest è slittato al 7 giugno, ore 11:00, durante l’EIRE (Expo Italia Real Estate), una tra le più importanti fiere internazionali dedicate al settore immobiliare dove le pubbliche amministrazioni (Comune di Roma) che desiderano inserirsi e farsi conoscere sul mercato immobiliare, incontrano operatori specializzati e investitori, imprese di costruzione e grandi gruppi industriali. Il Project Contest di Diacetti non sarà dunque a Roma ma alla Fiera di Milano (Rho-Pero), padiglione 2, nella Brown Conference Room .

Nessun sceicco, olandese o russo visiterà Ostia, Tor Bella Monaca e i Fori Imperiali. Ma noi un bel viaggio a Milano perché non ce lo facciamo? Magari a questi signori stranieri potremo spiegare che Diacetti & Co. stanno raccontando in giro un’enormità di sciocchezze.

dr.Ing. Andrea Schiavone – Presidente LabUr

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XIII MUNICIPIO, ALLAGAMENTI: L’ARDIS LASCIA IN ABBANDONO IL FOSSO DEL FONTANILE

Piove da stamattina nel XIII Municipio e il pericolo per gli abitanti di Punta di Malafede si ripresenta. Dopo lo straripamento del Fosso del Fontanile il 20 ottobre 2011, i lavori condotti dall’ARDIS (Agenzia Regionale Difesa del Suolo) e da mesi terminati, hanno lasciato una situazione di estremo pericolo. La gran parte delle briglie realizzate si sono già interrite, le sponde non hanno più vegetazione o reti di contenimento e rischiano di franare nel letto del fosso, mentre lo smottamento a monte del fosso dell’enorme discarica abusiva sotto il Casale l’Aretta, prosegue inesorabile verso valle minacciando l’abitato. Come abbiamo da sempre sostenuto, già da luglio 2006 l’Ufficio Extradipartimentale della Protezione Civile del Comune di Roma, in collaborazione con l’Università di Tor Vergata, aveva appurato la competenza sul fosso da parte dell’ARDIS, sulla base del Piano Stralcio n.5 dell’Autorità di Bacino del Fiume Tevere, nonché della Delibera della Giunta Regionale del Lazio n.238 del 2 aprile 2004. A confermarlo una lettera dell’ARDIS datata 7 luglio 2010 (prot. D2/2Y/03/160128) firmata dal Direttore, Ing. M.Lasagna, e dal Dirigente dell’ufficio territoriale per le opere idrauliche, Ing. G.Giardi, in cui si afferma quanto segue: “le competenze idrauliche sul Fosso del Fontanile sono state assegnate all’ARDIS giusta delibera di giunta n.238/2004”. Dal 28 maggio 2010 l’iter burocratico si è concluso anche perché l’importo di spesa necessario per la sistemazione del Fosso del Fontanile, con cui sono stati condotti i lavori, è effettivamente arrivato tramite definanziamento di un’opera inclusa nell’elenco di quelle da eseguire da parte dell’Autorità di Bacino del Fiume Tevere. Gravissimo ed irresponsabile dunque l’atteggiamento dell’Ing. Giardi quando, nei giorni successivi al 20 ottobre 2011, ha negato davanti ai cittadini che gli fosse mai stata assegnata la competenza del Fosso del Fontanile. Rinnoveremo dunque la nostra denuncia contro la responsabilità colposa della Regione Lazio per i disastri del 2008 e del 2011 nonché la carenza in fase progettuale del Comune di Roma per aver realizzato l’intubamento del fosso nel tratto dell’abitato, senza neppure averne la competenza.

nella foto: una delle briglie interrite (foto del 5 maggio 2012)
Tutte le foto, disponibili a questo indirizzo.

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Tor Bella Monaca, LabUr: nuova denuncia contro Alemanno

Dopo le affermazioni di oggi su Tor Bella Monaca, denunceremo Alemanno per falso ideologico presso la Procura di Roma, reato previsto quando si sostiene il falso in un documento ufficiale. Oggi infatti il sindaco di Roma, dopo l’abbattimento delle strutture fatiscenti dell’ex mercato rionale del quartiere, ha dichiarato che i cantieri previsti nel progetto di demolizione e ricostruzione di Tor Bella Monaca apriranno “entro fine consiliatura” e comunque dopo l’approvazione della necessaria delibera di Assemblea Capitolina, del successivo bando di gara e della sua assegnazione. Peccato che appena 4 mesi fa nel Piano della Performance di Roma Capitale 2011-2013, documento ufficiale rivolto alla cittadinanza, sia stato scritto: “Ricostruzione Tor Bella Monaca – cantierizzazione del primo comparto e demolizione della prima torre fine 2012” (pag.27). Ricordiamo che lavorare per conseguire i risultati che la cittadinanza si attende significa dare risposte ai bisogni e agli interessi della collettività, approccio che trova sostegno nel regolamento sulla disciplina del “Ciclo della programmazione, pianificazione, controllo, misurazione e valutazione della performance” (Allegato K.6), che con deliberazione di Giunta Capitolina n. 116/2010 (Allegato K. 8, detta le norme sul processo, sulle responsabilità e sui documenti di programmazione e pianificazione degli obiettivi di performance. Siamo stufi di essere presi in giro producendo documenti falsi per pura propaganda che però vengono portati in giro per il mondo alla ricerca di finanziatori di opere inutili e dannose.
Aggiungiamo che questa è la seconda denuncia che LabUr presenta contro Alemanno su Tor Bella Monaca, per false dichiarazioni. La prima, su cui è stato aperto un fascicolo, è del 6 novembre 2010 per aver procurato un generalizzato allarme nei residenti di Tor Bella Monaca dichiarando alla stampa che le torri “stanno per crollare”. Concludiamo consigliando maggior prudenza anche al presidente della commissione Urbanistica di Roma Capitale, Marco Di Cosimo, che oggi dichiara frasi tipo “dall’amministrazione, fatti concreti”. Fu lui che mise in dubbio le nostre affermazioni durante il processo partecipativo del 25 marzo 2011 riguardo al fatto che, neanche fossimo in un film di fantascienza, il Comune di Roma avrebbe previsto durante la demolizione delle torri “di selezionare e riciclare i materiali di risulta (ferro e cemento armato) con un impianto di riconversione sul posto”. Eppure questa strampalata idea l’aveva scritta e diffusa proprio l’Ufficio Stampa del Comune di Roma. Un’altra menzogna in un documento ufficiale?

paula de jesus, urbanista, per LabUr

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Infernetto, Vigili del Fuoco: scudi umani per la speculazione

Lo ha reso noto il Direttore Regionale Lazio dei Vigili del Fuoco, Ing. M.Stocchi, il 1° Luglio 2010 (prot.10756): realizzare un distaccamento di pronto intervento all’Infernetto, su via della Cacciuta (poco prima dell’incrocio con via San Candido), serve per ‘snellire le procedure autorizzative’ al fine di ‘reperire alloggi per il personale a prezzi decisamente inferiori rispetto ai minimi di mercato’. Il documento precede di 4 mesi l’approvazione dell’intervento in Assemblea Capitolina (del. n.10 del 4 novembre 2010) e di 6 mesi l’autorizzazione ad edificare concessa il 14 gennaio 2011 dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Provveditorato Interregionale alle OO.PP. per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna.
Ma come è possibile far costruire 20 mila mc di cemento in un’area agricola supervincolata a livello paesaggistico e a forte rischio idrogeologico per la presenza di canali di bonifica? In maniera molto semplice, spacciando per “opera pubblica di interesse nazionale” la realizzazione di una “sede di pronto intervento” dei Vigili del Fuoco di appena 100 mq su un unico livello. Un trucco per costruire tre edifici, a ridosso della pineta di Castel Fusano, destinati a 70 alloggi di civile abitazione per il personale dipendente dei Vigili del Fuoco in servizio nella Regione Lazio. Importo complessivo dei lavori 7.100.000 euro. Durata de lavori, 760 giorni. Acquisto, in diritto di superficie della durata di 150 anni.
Lo consente l’art. 3 del DPR n.384/94: quando l’unica localizzazione possibile di un’opera pubblica, ritenuta di interesse nazionale, non può rispettare i piani urbanistici ed edilizi vigenti, si convoca un’apposita conferenza di servizi che, approvando all’unanimità il progetto, si sostituisce ad ogni effetto agli atti di intesa, ai pareri, alle concessioni, anche edilizie, alle autorizzazioni, alle approvazioni, ai nulla osta, previsti da leggi statali e regionali. Peccato però che il modesto distaccamento dell’Infernetto, di dubbio interesse nazionale, abbia finito per non rispettare quanto previsto dalla Legge n.109 dell’11 febbraio 1994, in termini di mancata programmazione dell’opera e di mancato recupero dell’esistente patrimonio pubblico (art.14).
Non solo, ma la Legge n.109, che non è annullata dal DPR n.384/94, ha un principio generale inderogabile (art. 1): in attuazione dell’art. 97 della Costituzione l’attività amministrativa in materia di opere e lavori pubblici deve garantirne la qualità ed uniformarsi a criteri di efficienza e di efficacia, secondo procedure improntate a tempestività, trasparenza e correttezza, nel rispetto del diritto comunitario e della libera concorrenza tra gli operatori. Ed invece così non è stato.
A realizzare i lavori sarà la Immobiliare Argo 2008 srl, proprietaria dei terreni, che, in assenza di concorrenza e dunque di possibili migliori condizioni per l’erario pubblico, l’11 gennaio 2010 ha stipulato una convenzione con il Ministero dell’Interno – Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile del Lazio.
In quella data, cioè un anno prima dell’autorizzazione a costruire, i giochi erano dunque fatti, rendendo solo formali le successive espressioni di parere del Comune di Roma e del Ministero delle Infrastrutture, tanto che le ‘manifestazioni d’interesse all’acquisto’ del personale dipendente dei Vigili del Fuoco del Lazio si sono già iniziate a raccogliere dal 9 settembre 2010.
A dare il colpo di grazia alla trasparenza amministrativa dell’operazione, il cambio di proprietà dell’Immobiliare Argo 2008 srl avvenuto l’8 giugno 2011, 5 mesi dopo l’autorizzazione a costruire, 3 mesi prima dall’inizio dei lavori (7 novembre 2011) e a sondaggi archeologici conclusi. Insomma, una compravendita a rischio zero.
A subentrare a Stefano Pizzicannella (precedente proprietario e oggi progettista delle strutture da realizzare), due note società: la Tordivalle Costruzioni Spa e la S.A.I.S.E.B. Spa, entrambe al 50%. E’ soprattutto la seconda ad aver fatto parlare di sé. Fondata nel 1929, con sede a Roma, si è sempre occupata di appalti nei lavori pubblici, di strade, dighe e bonifiche tanto che tra il 1969 e il 1970, cioè negli anni immediatamente successivi al sisma che devastò la valle del Belice, ha avuto in appalto per decine di miliardi i lavori di costruzione delle infrastrutture, sia nella zona di Garcia sia nella valle del Belice. Da quella data, la S.A.I.S.E.B. Spa ha radicato le sue attività in Sicilia, tanto che il suo nome è in una informativa dei ROS inviata, in data 16 febbraio 1991, all’allora Procuratore aggiunto della Repubblica di Palermo, dottor Giovanni Falcone, all’interno di un quadro complesso di legami tra imprenditoria e mafia.
La S.A.I.S.E.B. Spa non ha mai avuto problemi con la giustizia, così come non ha mai denunciato minacce e ritorsioni in ambienti difficili come la Sicilia o durante gli appalti in Campania dopo il terremoto degli anni ’80. E’ invece entrata in contenzioso quest’anno con i comuni di Castelvetrano (3 milioni di euro) e soprattutto Licata (quasi 8 milioni di euro) per lavori protrattisi troppo a lungo o mai finiti, risalenti a 20 anni fa.
Nel caso dei Vigili del Fuoco all’Infernetto, oltre ai problemi sopra esposti, rimane grave il fatto che il Dipartimento di Urbanistica del Comune di Roma non abbia ancora effettuato i conteggi degli oneri concessori che la Immobiliare Argo 2008 srl (cioè, la Tordivalle Costruzioni Spa e la S.A.I.S.E.B. Spa) deve pagare, stimati in circa 1 milione di euro. Il timore è che si ripetano situazioni anomale. All’Infernetto si è finora costruito prima di aver realizzato le opere di urbanizzazione: in un’area pregiata come quella in questione, già violentata da una dubbia interpretazione della legge, sarebbe inammissibile il ripetersi anche di tale negligenza.

Paula de Jesus – Urbanista per LabUr

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Assemblea pubblica: Grandi eventi e crisi

Assemblea pubblica
Grandi eventi e crisi
Roma, mercoledì 22 febbraio 2012, ore 16
Con Pietro Mennea, autore del libro I costi delle Olimpiadi
da Atene, Dimitra Siatitsa – Inura
Sala conferenze Esquilino, via Galilei 53 (metro Manzoni)

Monti ha bocciato Alemanno. Noi bocciamo entrambi. E con loro Pescante, Carraro, Montezemolo, Caltagirone, Della Valle, Marcegaglia, Regina, Malagò, De Laurentiis, Elkann.

Non abbiamo mai considerato Roma 2020 un’opportunità per la città. Il premier Monti si è invece limitato ad un no motivato unicamente dalla crisi economica. Dal governo, nessun riferimento al sistema dei grandi eventi a giustificazione delle grandi opere. Nessun richiamo al lavoro del comitato olimpico. Nessuna analisi delle opere proposte da Alemanno.

L’assemblea pubblica dal titolo “Grandi eventi e crisi” si pone l’obiettivo di discutere nel merito non solo di Roma 2020 e del “sistema olimpiadi”, ma dei Global events come unica via di uscita dalla crisi e unica strada per il disegno delle città.

Bocciata l’operazione Roma 2020, Alemanno rilancia il progetto Millennium. È la prova che le Olimpiadi non erano altro che lo strumento scelto per perseguire gli obiettivi del Piano strategico di sviluppo presentato un anno fa agli Stati generali della città, dove è nata l’operazione bipartisan “Roma 2020”.

Per questo chiamiamo la città e gli organi di informazione all’assemblea pubblica alla quale interverranno: Pietro Mennea, recordman olimpionico e autore del libro “I costi delle Olimpiadi”; Dimitra Siatitsa, INURA (International network for urban research and action) da Atene; Paolo Berdini (urbanista); Ferdinando Imposimato (giudice); Marcel Vuplis (Sporteconomy); Paula De Jesus (urbanista); Irene Di Noto (Metropoliz); Ylenia Sina (giornalista); Stefano Pedica (Idv); Andrea Catarci (pres. XI Municipio, Sel); Fabio Alberti (Fds)

Game Over

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Piazza Pulita e gli sprechi Olimpici

Abbiamo ripercorso insieme a Francesca Biagiotti per Piazza Pulita andato in onda il 17 febbraio scorso su La7, la storia degli impianti pubblici sorti per i mondiali di nuoto Roma 2009.

E si scopre che “Qui è tutto collaudato”. Lo affermava davanti alle telecamere, Giuseppe Castellucci, direttore del Polo Natatorio di Ostia, impianto pubblico ad oggi ancora non terminato, sorto per i Mondiali di Nuoto di Roma ’09. L’ennesima e nuova versione di Castellucci: “L’impianto è stato collaudato circa 8 mesi fa”, cioè intorno a giugno 2011. Ma forse non è ancora la verità. A noi risulta infatti che presso il Polo Natatorio di Ostia, negli scorsi giorni, si sono tenuti dei collaudi non meglio specificati. A condurli, l’Ing. Eugenio Cimino, lo stesso consulente pagato a peso d’oro (350 mila euro) per l’impiantistica meccanica della Scuola dei Marescialli a Firenze, su cui hanno indagato i magistrati all’interno dello scandalo degli appalti della famigerata «cricca». Ci domandiamo a questo punto, visto che i corsi aperti al pubblico sono iniziati già ad ottobre 2010, se tutto fosse in regola a quel tempo. La Procura di Roma, che, dopo un nostro esposto, oggi sta indagando sull’impianto di Ostia con il PM Anna Maria Cordova, aveva però insabbiato un altro nostro precedente esposto del 2010: nulla si è infatti mai saputo da parte del PM Maria Letizia Golfieri. Sembra dunque non aver mai fine la serie di scandali di questo impianto, inaugurato da Alemanno a luglio 2009 ma ancora mezzo chiuso per l’inagibilità della foresteria e dei parcheggi, dati quest’estate in concessione allo stabilimento balneare “Le Dune” della famiglia Papagni. Un impianto per il quale in data 30 aprile 2009 il Commissario Delegato Ing. Claudio Rinaldi aveva presentato al Comitato Provinciale del CONI la richiesta di parere tecnico favorevole, indicando una spesa complessiva di 26 milioni di euro (prot.nr.1028). Peccato però che il 13 Luglio 2009 all’impresa esecutrice dei lavori venisse invece riconosciuto un ammontare dei lavori eseguiti pari a 12,6 milioni di euro (UCD prot.n.18705). A chi sono finiti allora gli altri 13,4 milioni di euro? Solo la necessaria trasparenza amministrativa e la pubblica evidenza del collaudo tecnico-amministrativo, potranno fare chiarezza sulla questione. Per questo motivo abbiamo chiesto al Comune di Roma, alla FIN e agli Uffici del Commissario Delegato di rispondere sullo stato dei collaudi e delle omologazioni delle piscine del Polo Natatorio di Ostia, visto che non ci saranno più i soldi delle Olimpiadi del 2020 per completarne i lavori mancanti.

SPRECHI OLIMPICI – Il Link al pezzo andato in onda su La7

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Ostia, Polo Natatorio: il balletto dei collaudi mentre la Procura indaga

“Qui è tutto collaudato”. Lo affermava davanti alle telecamere il 7 febbraio 2010, Giuseppe Castellucci, direttore del Polo Natatorio di Ostia, impianto pubblico ad oggi ancora non terminato, sorto per i Mondiali di Nuoto di Roma ’09. Ieri, davanti alle telecamere della trasmissione Piazza Pulita dell’emittente televisiva La7, la nuova versione di Castellucci: “L’impianto è stato collaudato circa 8 mesi fa”, cioè intorno a giugno 2011. Ma forse non è ancora la verità. A noi risulta infatti che presso il Polo Natatorio di Ostia, negli scorsi giorni, si sono tenuti dei collaudi non meglio specificati. A condurli, l’Ing. Eugenio Cimino, lo stesso consulente pagato a peso d’oro (350 mila euro) per l’impiantistica meccanica della Scuola dei Marescialli a Firenze, su cui hanno indagato i magistrati all’interno dello scandalo degli appalti della famigerata «cricca». Ci domandiamo a questo punto, visto che i corsi aperti al pubblico sono iniziati già ad ottobre 2010, se tutto fosse in regola a quel tempo. La Procura di Roma, che, dopo un nostro esposto, oggi sta indagando sull’impianto di Ostia con il PM Anna Maria Cordova, aveva però insabbiato un altro nostro precedente esposto del 2010: nulla si è infatti mai saputo da parte del PM Maria Letizia Golfieri. Sembra dunque non aver mai fine la serie di scandali di questo impianto, inaugurato da Alemanno a luglio 2009 ma ancora mezzo chiuso per l’inagibilità della foresteria e dei parcheggi, dati quest’estate in concessione allo stabilimento balneare “Le Dune” della famiglia Papagni. Un impianto per il quale in data 30 aprile 2009 il Commissario Delegato Ing. Claudio Rinaldi aveva presentato al Comitato Provinciale del CONI la richiesta di parere tecnico favorevole, indicando una spesa complessiva di 26 milioni di euro (prot.nr.1028). Peccato però che il 13 Luglio 2009 all’impresa esecutrice dei lavori venisse invece riconosciuto un ammontare dei lavori eseguiti pari a 12,6 milioni di euro (UCD prot.n.18705). A chi sono finiti allora gli altri 13,4 milioni di euro? Solo la necessaria trasparenza amministrativa e la pubblica evidenza del collaudo tecnico-amministrativo, potranno fare chiarezza sulla questione. Per questo motivo abbiamo chiesto al Comune di Roma, alla FIN e agli Uffici del Commissario Delegato di rispondere sullo stato dei collaudi e delle omologazioni delle piscine del Polo Natatorio di Ostia, visto che non ci saranno più i soldi delle Olimpiadi del 2020 per completarne i lavori mancanti.

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Olimpiadi Roma 2020, perché dire no

Mercoledì 22 febbraio si terrà a Roma l’assemblea pubblica “Olimpiadi? No grazie”, un’iniziativa che si inserisce nella scia del percorso di Roma bene comune verso la costituzione di un coordinamento No Olympic games.All’assemblea parteciperanno l’avv. Pietro Mennea, recordman olimpionico e autore del libro “I Costi delle Olimpiadi,” movimenti per il diritto all’abitare, urbanisti, economisti, giornalisti, esponenti della società civile e delle forze politiche impegnate nel lavoro di vigilanza, inchiesta e denuncia sui grandi eventi e le grandi opere a loro connesse.Dopo i Mondiali di Calcio del 1990 e quelli di Nuoto del 2009, Roma non ha bisogno di un altro grande evento fallimentare. Il nostro non è un attacco alle Olimpiadi ma a Roma 2020 e al modello di “governance “dei Grandi eventi: la Commissione di compatibilità economica, presieduta da Marco Fortis, afferma infatti che le Olimpiadi porterebbero a una crescita del Pil italiano dell’1,4%, ipotizzando un impegno economico per le casse pubbliche di 8,2 miliardi di euro, di cui 2,5 per l’organizzazione, 2,8 per le infrastrutture olimpiche e 2,8 per infrastrutture di trasporti, mobilità e progetti urbani.La storia delle Olimpiadi a costo zero, però, non convince: degli 8,2 miliardi previsti per Roma 2020, infatti, l’unico project financing atteso è quello “del mattone” per il villaggio olimpico. Un business di 1,2miliardi di euro che porterà alla cementificazione dell’area di Tor di Quinto. Per il resto, sarà il pubblico a metter mano al portafogli.La spesa pubblica per Roma 2020 implicherà una riduzione della spesa in altri settori: ad essere tagliate temiamo saranno le spese meno efficienti in termini di moltiplicatore del reddito, alias i servizi ai cittadini.E guardando a quanto già avvenuto in passato in Europa, in Italia e a Roma non può che esplodere la rabbia: le Olimpiadi invernali di Torino del 2006 hanno lasciato la città sommersa da debiti, con un deficit di 28 milioni in capo al Comitato organizzatore. Le Olimpiadi di Atene 2004 hanno prodotto un buco di 20 miliardi di euro. Venendo a Roma, come non ricordare opere come la ristrutturazione dello Stadio Olimpico per Italia ’90, costata 225 miliardi di lire a fronte di una previsione di 80, con un incremento dei costi del 181,3%. Anche allora a capo delle operazioni c’erano i vari Pescante, Carraro e Montezemolo.Nel 2009 Roma è stata scenario dello scandalo dei Mondiali di Nuoto: 54,7 milioni di euro il costo della manifestazione; 900 circa i milioni spesi in tutto; 16,8 il debito certificato in capo al Comitato promotore. E, ciliegina sulla torta, una grande opera – la Città dello Sport di Tor Vergata – ancora oggi in costruzione: 60 milioni di euro il costo iniziale, 200 i milioni già spesi, 500 quelli che da progetto Roma 2020 serviranno per completare l’opera in tempo per le Olimpiadi.Quando un Comitato organizzatore come quello di Roma 2020, poi, afferma che i giochi olimpici saranno “un acceleratore del Piano per lo Sviluppo Strategico 2010-2020” c’è solo da preoccuparsi. A Roma infatti per le Olimpiadi manca tutto anche se il Comitato dichiara che, su 42 impianti di gara, ben 33 sono esistenti. In realtà, nel conteggio ci sono dieci stadi di calcio (comprese le altre città: Milano, Torino, Napoli etc.), i due scheletri di Tor Vergata, sei padiglioni da allestire alla Fiera di Roma più un velodromo inesistente e, dulcis in fundo, il mare, il porto di Ostia, il laghetto dell’EUR e l’immarcescibile Piazza di Siena per l’equitazione. Il resto, sono i residuati delle Olimpiadi del 1960, tra cui il Palasport all’EUR e il Foro Italico (ma solo per il nuoto, perché il tennis finirà a Tor di Quinto, da realizzarsi nel 2018). Non si spiegherebbe neppure il beach volley al Circo Massimo e non sulla spiaggia di Ostia: ma si sa, i balneari vanno tutelati e in stagione estiva ogni mq di sabbia vale oro.Del resto Roma non ha mai avuto la cultura dello sport, visto che non ha neanche un Assessorato dedicato. Si resta dunque basiti dal fatto che sono già stati individuati anche i 105 impianti per gli allenamenti. Quali? Sicuramente quelli sorti per i Mondiali di Nuoto del 2009, tutti più o meno abusivi, che potranno così riscattare la propria immagine. Perché il problema delle Olimpiadi a Roma sarà proprio quello del non rispetto delle leggi urbanistiche. Basti pensare che a nord, il Parco Olimpico, del quale il nuovo Parco Fluviale del Tevere costituirà l’ossatura e l’elemento di connessione tra le sue diverse componenti, comprenderà l’area di Tor di Quinto con il Villaggio Olimpico da 18mila posti. Analogamente a Saxa Rubra, sorgerà il Villaggio Media, che ospiterà 5mila tra giornalisti e operatori televisivi. Entrambi, sul fiume, rispetteranno i vincoli imposti dall’Autorità del Bacino Fiume Tevere, tutelando l’ambiente fluviale? Fa sorridere dunque l’affermazione contenuta nel dossier che tutte le nuove costruzioni saranno ecocompatibili. Premesso poi che a livello sportivo di nuovo ci sarà soltanto il campo di canottaggio a Settebagni, sarà ecocompatibile anche il piano della ricettività che prevede nelle zone di Monte Mario e Prati di trasformare importanti caserme in alberghi?Per tutti questi fattori, non possiamo fare altro che aprire un dibattito in città – a partire dall’assemblea del 22 febbraio – sulla compatibilità economica, ambientale ed etica di Roma 2020. Un confronto non simbolico, urgente e finalizzato alla costituzione di uno strumento capace di opporsi alla folle logica del grande evento risolutore di una crisi economica connaturata ad un modello di sviluppo in grado di produrre solo consumo di suolo, profitti per pochi e devastazione del territorio.X Roma Bene Comune – Olympic Games? No thanks

Roma, 13 febbraio 2012
Info: 3494663558- 3208878231

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INFERNETTO, ALLAGAMENTI: PRONTI ALLE DENUNCE

Denunceremo gli enti competenti per la manutenzione del Canale di Palocco e quelli preposti alla garanzia della pubblica e privata incolumità, se entro martedì prossimo, 7 febbraio 2012, non riceveremo risposta alla nostra denuncia contro ignoti del 31 ottobre 2011 relativa al fatto che l’argine in sponda sinistra del Canale di Palocco risulta essere di ben 2 metri più basso dell’argine in sponda destra nel tratto compreso tra via Ettore Pinelli e viale di Castel Porziano. Siamo inoltre allibiti dall’incompetenza del XIII Municipio che “per consentire gli eventuali soccorsi” nell’area sopra indicata, dove morì annegato il 20 ottobre il cittadino cingalese Earnest Saranga Perera, ha approvato il progetto per l’apertura di una nuova strada nel limitrofo Parco di via Orazio Vecchi. Come dire: continuate ad allagarvi che cercheremo di salvarvi. Ricordiamo che l’area in questione, via Domenico Alaleona e strade adiacenti, è regolarmente urbanizzata e risulta all’interno del Piano Particolareggiato dell’Infernetto, datato 1994 e mai attuato. Nel piano, le strade sono a norma e consentirebbero il passaggio in ogni situazione dei mezzi di servizio, nella realtà invece ciò non è così. Perché spendere soldi pubblici per un’opera che non risolve il problema? Infatti la causa degli allagamenti in quell’area, oltre agli argini ribassati del Canale Palocco, è costituita dal reflusso del Canale Palocco nell’influente L, parallelo a via Domenico Alaleona. Creare una nuova strada di collegamento, come naturale proseguimento di via Cortopassi, tra via Alaleona e via Vecchi, significherebbe solo far sversare le acque anche al di qua del parco. L’autorizzazione all’apertura della nuova strada, ironia della sorte, dovrebbe poi passare per mano dell’Ing. Tonino Egiddi, Responsabile del procedimento del Piano Particolareggiato dell’Infernetto, lo stesso che è Responsabile del procedimento del Patto Territoriale di Ostia. L’Ing. Egiddi, che dal 1994 lascia in sospeso l’attuazione dell’urbanizazione dell’Infernetto, ha invece autorizzato la relazione tecnica del mega centro commerciale dell’Esselunga, poco distante dalla strada in questione, avallando la ‘teoria’ che la rete dei canali di bonifica del XIII Municipio sversa nel Tevere, invece che a mare come è in realtà. Insomma, non abbiamo dubbi che la nuova strada si farà perché secondo l’Ing. Egiddi il problema dell’allagamento non c’è: in quel punto infatti l’acqua va in senso opposto. Questa è la triste realtà della conoscenza idrogeologica del XIII Municipio da parte degli uffici del Comune.

nella foto: estratto del Piano Particolareggiato con indicazione delle sezioni stradali, dei canali, dello sbancamento degli argini (in giallo) e dell’area dove morì il giovane cingalese (in rosso)

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