Gli abusi morali di Tommaso Profeta

Dopo il fuori onda di Tommaso Profeta, capo della Protezione Civile della Capitale, secondo il quale all’Infernetto “sono tutte case abusive … qui è tutto abusivo, Roma è stata costruita abusivamente” (v. video a questo link) si susseguono comunicati strampalati sopratutto da parte dei partiti. Evidentemente non conoscono il significato dei termini “abusivo” e “abusivismo”.

Politica, amministratori e tecnici comunali a servizio dei costruttori non possono far ricadere sui cittadini il fallimento in fase attuativa del nuovo Piano Regolatore. L’impiego della moneta urbanistica con cui il Comune di Roma risana da anni il suo bilancio, usando i soldi destinati alle opere di urbanizzazione per garantire la copertura delle spese ordinarie, deve terminare. Zone residenziali di pregio come l’Infernetto, regolarmente costruite, a dispetto di quanto afferma Profeta, sono diventate a rischio idraulico per l’assoluta carenza di opere pubbliche attese da 20 anni. Non ci sono cantieri sequestrati o case senza licenza edilizia. Se un abuso c’è è urbanistico. I sermoni di partiti non vergini o le dichiarazioni in libertà del capo della protezione civile sono invece dei veri e propri abusi morali. Dove sono finiti i 640 milioni di euro previsti da Alemanno un anno fa per il risanamento idrogeologico del XIII Municipio?

paula de jesus, urbanista per LabUr

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Caos nelle concessioni demaniali marittime nel XIII Municipio

I conti non tornano ma arrivano i calci

Ostia, 11 ottobre 2012 – Caos nelle concessioni demaniali marittime nel XIII Municipio. Un inesistente decentramento amministrativo sta consentendo al presidente Vizzani e al dirigente UOAL e UOT, Ing. Aldo Papalini, di intromettersi all’interno dell’annosa querelle di:
– pertinenze demaniali
– testimoniali di stato
– aree scoperte
– aree coperte di facile e difficile rimozione
– pertinenze commerciali
– parcheggi

tutte insistenti su aree demaniali marittime.

Sentenze scandalose emesse dal Tribunale di Ostia, competente in materia, e recenti espressioni del Consiglio di Stato, hanno cristallizzato da almeno 15 anni una situazione unica non solo in Italia, ma anche in Europa. E’ di oggi la notizia della sospensione della conferenza stampa convocata urgentemente dal Presidente Vizzani, che avrebbe dovuto vertere sulla revoca di concessioni commerciali su aree demaniali in relazione all’articolo 45bis del Cod. di Navigazione. In particolare sembra che la revoca riguardasse lo stabilimento Le Dune di Paolo Papagni (protagonista, poco prima della conferenza stampa annunciata, di una scena di violenza in Municipio nei confronti di un attonito consigliere del PdL).
Paolo Papagni, fratello del più noto Ing. Renato Papagni, gode di un’unica concessione demaniale insieme all’adiacente stabilimento Tibidabo. Lo stabilimento Tibidabo risulta in concessione alla A.E.B. Esercizi Bagni r.l. per una superficie scoperta di 19.120 mq, contro i 22.500 mq totali dichiarati, un fronte mare di 450 mq, ma una superficie coperta di soli 3.400 mq, che secondo altre fonti documentali, risalenti addirittura al 2005, risultano essere invece così composte:
– 788 mq di facile rimozione
– 4.313 mq di pertinenze
La prima voce si riferisce a cabine e parcheggi, la seconda a strutture come centri benessere, ristoranti, bar ecc., non inclusi nei testimoniali di stato e dunque di proprietà privata.
E’ nota, anche dalle cronache dei giornali, l’esistenza e la diffusione sul litorale romano della pratica dell’acquisto delle società alle quali sono state rilasciate le concessioni. Sono infatti sempre gli stessi imprenditori a rimanere concessionari. Cambiano in continuazione invece i nomi delle società intestatarie, consentendo così a equivoci giri di denaro di accedere a beni statali come le aree demaniali.

Secondo voci di corridoio oltre al Tibidabo (Le Dune in particolare) sarebbero inclusi nella revoca di concessioni commerciali su aree demaniali altri famosi stabilimenti quali Med, Urbinati, Don Pepe, il Capanno e altri.

Rimane ancora aperta, per conto della Regione Lazio, tutta la regolarizzazione dei parcheggi su aree demaniali del Lungomare A. Vespucci, la gran parte sprovvisti delle necessarie autorizzazioni comunali e delle conseguenti valutazioni di impatto ambientale con conseguenti danni a tutto il patrimonio arboreo, boschivo e dunale, oltre all’inquinamento del sottosuolo.

paula de jesus, urbanista per LabUr, Laboratorio di Urbanistica

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XIII MUNICIPIO, INFERNETTO: NO ALLA SPECULAZIONE DEL GRUPPO PARNASI, ‘LA MACCHIA DI GUERRINO’

L’Assessore del XIII Municipio, Renzo Pallotta, detto “Mister Cemento”, ha partecipato ieri a una Conferenza dei Servizi relativa al programma urbanistico ‘La Macchia di Guerrino’, ignorando di fatto quanto previsto dal decentramento amministrativo vigente ad Ostia.
Da segnalare ci spiega Alessandro Paltoni Presidente della Commissione Decentramento del XIII Municipio, che nessuna concertazione con i cittadini e nessuna discussione in consiglio municipale, e stata fatta a seguito delle varianti edilizie del progetto. Progetto questo già scellerato all’origine, che ora prevede un piano in più per ogni palazzina, utilizzando le richieste del Consorzio di Bonifica Tevere e Agro Romano di aggiungere un piano pilotis. Parliamo di una lottizzazione di 26 edifici da 4 piani, per un totale di 750 appartamenti che porteranno, nel cuore dell’Infernetto, oltre 2.000 persone.
Una lottizzazione questa, in mano a uno dei più spregiudicati costruttori romani, il nome è quello di Parnasi che ha compiuto lo scempio di Euroma2, il centro commerciale all’EUR, sulla via Cristoforo Colombo.
Il Problema adesso, sottolinea Antonio Di Giovanni Presidente dell’associazione Noi – Il Futuro di Roma è che una lottizzazione di oltre 22 ettari destinata a servizi pubblici, grazie a uno scarabocchio depositato il 15 marzo del 2010 (perché di certo non possiamo parlare di progetto), ospiterà 200mila mc di cemento proveniente dalle zone “fatte salve” di Tor Marancia e di Monte Arsiccio, e che nessun altro municipio di Roma ha voluto.
Ancora una volta questo cemento atterrerà all’Infernetto grazie allo strumento urbanistico delle compensazioni edificatorie.
Noi, conclude il Presidente di Labur, Andrea Schiavone, ci poniamo delle semplici domande:
1 – Perché si favorisce ancora una volta il Gruppo Parnasi, già coinvolto nello scandalo dei ‘palazzi d’oro’ (quasi 400 milioni di euro) che comprende quello ATAC con il Comune di Roma (Alemanno) e quello della Provincia di Roma (Zingaretti) ?
2 – Perché il XIII Municipio, ed in particolare l’Infernetto, deve essere la discarica del cemento della Capitale?
3 – Perché, promettendo modeste opere pubbliche, mai realizzate, si baratta la qualità della vita dei cittadini con la speculazione edilizia dei costruttori?
4 – Perché si cerca con ogni mezzo moneta urbanistica per le casse vuote del Comune di Roma?
Infine, ricordiamo a tutti che durante il vergognoso Consiglio Municipale tenutosi per 14 ore consecutive dalle ore 16,00 dell’ 11/11/2012 alle ore 06,00 del 12/11/ 2010, intervenne addirittura una pattuglia dei Carabinieri, alle 03,00 del mattino, per sedare una rissa tra consiglieri in disaccordo su questo progetto.
Non si possono prendere in giro così i cittadini. Nessun mattone dovrà essere posato su quei terreni a forte rischio idrogeologico. Durissima sarà l’opposizione dei residenti.

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CENTRALITA’ ACILIA-MADONNETTA: SI ALLA CITTADELLA GIUDIZIARIA

Abbandonare la vecchia sede distaccata del Tribunale di Ostia. Convertire i locali dell’ex-Italcable, presso la centralità Acilia-Madonnetta, in una vera cittadella giudiziara. A livello urbanistico c’è tutto, a livello di ‘sicurezza’ anche, considerato il delicato ruolo che da sempre ha ricoperto nelle telecomunicazioni l’area in questione. Ampi spazi di parcheggio e una facile raggiungibilità che sarà migliorata con il futuro corridoio di trasporto pubblico previsto da PRG. Non esiste sul territorio del XIII Municipio altro luogo più idoneo per un nuovo Tribunale Roma2. Basti pensare che solo il centro di elaborazione dati, realizzato tra il 1983 e il 1987, è una struttura di ben 35mila mc. Per questi motivi LabUr aderisce da oggi al Comitato Promotore per il Tribunale Roma2 Sud e porterà a breve un dettagliato dossier in cui si dimostrerà non solo la funzionalità logistica di tale scelta ma soprattutto il bassissimo costo di adeguare i locali a servizio della Giustizia.
dr.Ing. Andrea Schiavone – Presidente LabUr

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PROCESSO MONDIALI DI NUOTO: MALAGO’, TUFFO ‘LIBERO’ NEL CONI

Assolto ieri Giovanni Malagò “perché il fatto non sussiste” nel processo sui ‘presunti’ reati edilizi compiuti negli impianti realizzati per i Mondiali di Nuoto Roma 2009. Il presidente dell’Aquaniene era accusato di non aver mai ricevuto dal Comune di Roma il necessario permesso di costruire, ma solo l’autorizzazione del Commissario Delegato per i Mondiali di Nuoto, Claudio Rinaldi. Il perché lo spiegano le 64 pagine della sentenza n.5799 del 28 ottobre 2011 del Consiglio di Stato, sez. IV (*), che l’avvocato Rodolfo Murra del Comune di Roma ha così sintetizzato: “In sostanza, …, se il Commissario aveva persino il potere di variare il Piano regolatore, di autorizzare interventi edilizi in deroga agli strumenti urbanistici, di prescindere dai nulla osta delle Autorità preposte alla tutela dei vincoli gravanti le varie aree di intervento, volete che non avesse anche quello, minimale, di rilasciare i titoli edilizi?”. In altre parole, il permesso di costruire, mai rilasciato dal Comune di Roma, poteva essere sostituito dall’autorizzazione a costruire da parte del Commissario Delegato. Quindi, alla luce di questa sentenza, nell’attuale processo penale si sarebbe dovuto cambiare il capo di imputazione nei confronti di Malagò e trasformarlo nella verifica di conformità delle opere eseguite presso l’Aquaniene rispetto a quanto autorizzato da Rinaldi. In realtà, non c’è stato neanche bisogno di farlo nella fase dibattimentale perché nell’udienza del 5 luglio scorso l’avvocato difensore di Malagò, Carlo Longari, senza opposizione del PM, Antonio Di Maio, invece di passare per la Cancelleria ha potuto direttamente depositare al giudice, Marina Finiti, ben 13 corposi allegati, ottenendo per Malagò lo stralcio dal processo e un’udienza a lui riservata, fissata in tempi rapidissimi, cioè una settimana dopo, il 12 luglio. Motivo: la pendenza del procedimento penale in corso avrebbe impedito a Malagò di candidarsi alla presidenza del CONI prima della sentenza finale. Il 12 luglio il PM Di Maio, dopo aver letto in 7 giorni i 13 corposi allegati, chiede il proscioglimento di Malagò perché “il fatto non costituisce reato”.

Tutto è bene quel che finisce bene: Malagò è riuscito ad ottenere un percorso privilegiato e riservato rispetto al lunghissimo iter del processo (che con buona probabilità cadrà in prescrizione nel 2014); la documentazione comprovante la conformità dell’impianto Aquaniene esiste, perché è arrivata al processo, sebbene mesi (se non anni) dopo la fine dei Mondiali di Nuoto Roma 2009, malgrado fosse stato riconosciuto “impianto pubblico” grazie a due delibere del Comune di Roma, secondo una cronologia davvero singolare (riportata nello schema in calce); la verifica di tutti i vincoli gravanti sui terreni dove è sorto l’Aquaniene, su cui il Commissario Delegato non poteva andare in deroga, evidentemente era superflua.
Insomma, l’impianto accusatorio era granitico, l’azione di controllo della mano pubblica da parte del Comune di Roma ferrea nell’ “ora per allora”, la bistrattata Giustizia italiana finalmente celere ed efficiente, tanto da formulare la sentenza in soli 7 minuti per un reato amministrativo in ambito urbanistico e il Consiglio di Stato, preciso come un orologio atomico, sentenzia tra la fase procedimentale e quella processuale della vicenda dei Mondiali di Nuoto Roma 2009 cambiando di fatto in corsa la situazione di diritto.
L’ultimo chiuda la porta.

Paula de Jesus

SCHEMA CRONOLOGICO
31 marzo 2009 – data ultima per la consegna dell’impianto, come previsto, pena annullamento della concessione, dalla delibera del Consiglio Comunale nr.85 del 21 maggio 2007
02 agosto 2009 – chiusura Mondiali di Nuoto
04 agosto 2009 – collaudo statico dell’Aquaniene
14 dicembre 2009 – fine lavori dell’Aquaniene (data desunta dal primo certificato di agibilità)
28 dicembre 2009 – primo certificato di agibilità (dichiarazione dell’avvocato Carlo Longari)
24 febbraio 2010 – collaudo tecnico-amministrativo dell’Aquaniene
12 aprile 2010 – data consegna al Comune di Roma del progetto di realizzazione
04 maggio 2010 – data consegna al Comune di Roma del progetto architettonico esecutivo
10 maggio 2010 – data consegna al Comune di Roma del progetto architettonico definitivo
04 giugno 2010 – validazione del progetto da parte del Comune di Roma (Dipartimento Tutela Ambiente e del Verde – Promozione dello Sport)
30 giugno 2010 – prima delibera salva-Aquaniene
20 settembre 2010 – seconda delibera salva-Aquaniene
06 ottobre 2010 – nuovo certificato di agibilità (determinazione dirigenziale 995, allegato n.11 agli atti del processo)

(*) NOTE
La sentenza del Consiglio di Stato è stata emessa dalla IV Sezione Giurisdizionale presieduta dal dr. Gaetano Trotta.
Tale sezione ha le seguenti competenze: Presidenza del Consiglio dei Ministri; Ministero degli affari esteri; Ministero della giustizia; Ministero della difesa; Ministero dell’ economia e delle finanze; Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; regioni, province autonome, enti locali ed ogni altra amministrazione relativamente alla materia del governo del territorio (edilizia ed urbanistica, ad eccezione delle controversie in materia di sanzioni, abusi e condoni). Il relatore nell’udienza pubblica del giorno 14 giugno 2011 è stato il Cons. Oberdan Forlenza .
Dal 6 luglio 2010 è presidente del Consiglio di Stato il 75enne Pasquale de Lise, comparso in intercettazioni dell’inchiesta sui Grandi appalti e amico di Angelo Balducci, Commissario Delegato ai Mondiali di Nuoto prima di Claudio Rinaldi. Pasquale de Lise è amico di Gaetano Trotta, con cui è stato più volte visto andare a messa le domeniche alla Giannella, presso Orbetello, ed è amico di Giovanni Malagò, giocando a tennis presso il Circolo Canottieri Aniene, dove è chiamato confidenzialmente «Lino». (Andrea Schiavone)

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XIII MUNICIPIO, SCANDALO COOP CASA LAZIO: QUALE VARIANTE URBANISTICA?

Un antico casale in vendita destinato invece ad essere demolito, una variante urbanistica che porterà altri 10 mila metri cubi di cemento. Questa la sintesi della proposta di variante alle previsioni del piano di lottizzazione convenzionata in zona G4 ‘Nuova Palocco’ in fase di essere approvata. Il casale e i terreni limitrofi sono quelli lungo via Antifonte di Ramnunte, dove da tempo si sta tentando di cancellare quel che resta dell’antica campagna romana. L’area, destinata a verde privato attrezzato, ha una superficie catastale complessiva di quasi 20 mila mq da sacrificare per una discutibile valorizzazione urbanistica ed edilizia contemplata all’interno della disastrosa vicenda dello scandalo iniziato nel 1996 del consorzio Coop Casa Lazio, che, nello specifico, ha bruciato i risparmi dei 240 aderenti della Coop Palocco ’84, con un aggravio finale dei costi per circa 80 mila euro ciascuno. Troppe le perplessità sul progetto aggravate da una totale mancanza di trasparenza amministrativa. Per questo motivo Labur ha chiesto stamane, al presidente della Commissione Urbanistica del XIII Municipio, Sergio Pannacci, di convocare con urgenza gli uffici preposti per fare chiarezza sulla regolarità della questione.

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PROCESSO MONDIALI DI NUOTO 2009: TUTTO FERMO MA NON PER MALAGO’

Il processo per i presunti abusi edilizi compiuti dagli impianti sportivi privati realizzati in occasione dei Mondiali di Nuoto 2009 sta diventando una barzelletta. Oggi l’udienza durante la quale si sarebbero dovuti ascoltare i test (che neppure si sono presentati, ad eccezione di due) non è stata aperta per l’astensione dell’avvocato Nicola Pisani. Così, tutto è stato rinviato a settembre con i tempi di prescrizione del processo (2014) che si avvicinano sempre di più.
Il colpo di scena è però stato un altro.
Con il consenso del PM Antonino Di Maio, l’avvocato Carlo Longari, difensore di Giovanni Malagò, ha chiesto e ottenuto di depositare, senza passare in cancelleria, come tecnicamente si dovrebbe fare, ulteriore documentazione relativa alla regolarità delle opere dell’impianto Aquaniene, la struttura del Circolo Canottieri Aniene di cui Malagò è presidente, nata con i Mondiali di Nuoto.
Non solo, ma Longari, proprio per aver depositato in aula tale documentazione, ha ottenuto subito dal giudice Marina Finiti una nuova udienza per il 12 luglio, ore 9:00, presso la 4° Sezione Penale del Tribunale di Roma, dedicata proprio e solo a Malagò. Il motivo è molto semplice. Gianni Petrucci, attuale presidente, sta cercando di far spostare le nuove elezioni del CONI a febbraio 2013 invece che tra il 1° maggio e il 30 giugno come previsto da regolamento. Malagò vuole candidarsi ma non può farlo fino a quando esiste la pendenza del suo procedimento che impedirebbe di rivestire tale carica pubblica. Così Longari ha invocato l’articolo 129 del codice di procedura penale per cercare di ottenere il 12 luglio, prima della fine del processo, la sentenza di innocenza per Malagò. E’ ovvio che una simile mossa nasconde la quasi matematica certezza che Malagò non sarà ritenuto colpevole. Quindi, mentre la Giustizia si sostituisce alla Verità, lo scandalo dei Mondiali di Nuoto si mette a tacere e i soliti noti continuano indisturbati nei loro giochi di potere. Se ci fosse rispetto per la Giustizia, gli imputati (tutti contumaci, mai presenti in aula, a parte Claudio Rinaldi e Angelo Balducci, ex-commisari delegati per i Mondiali di Nuoto) non potrebbero intravedere la prescrizione dei reati contestati ma avrebbero da temere una esemplare condanna. Aspettiamo di vedere cosa accadrà il 12 luglio.

dr.Ing. Andrea Schiavone – Presidente LabUr

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IDROSCALO DI OSTIA: FUORI DALLE GARE DEL WATERFRONT

“Idroscalo di Ostia: comparto non compreso nella presente fase attuativa”. Così si leggeva sul pannello illustrativo del progetto di riqualificazione di Ostia, il cosiddetto waterfront di Roma, uno dei tre progetti d’offerta territoriale presentati al ‘Roma Project Contest’, evento organizzato da Roma City Investment (RCI) nell’ambito dell’EIRE, l’Expo Italia Real Estate, tenutasi presso la Nuova Fiera di Milano dal 5 al 7 giugno 2012. Ricordiamo che RCI è l’agenzia del Comune di Roma nata per promuovere e sostenere la realizzazione dei progetti di rigenerazione urbana contenuti nel Piano Strategico di Sviluppo 2010-2012 di Roma Capitale. Il fatto che l’Idroscalo sia fuori da questo progetto significa che non verrà incluso in quei bandi di gara internazionali che entro il 2012 il Comune di Roma intende pubblicare per selezionare gli investitori, soprattutto stranieri, in grado di offrire i migliori progetti attuativi. Il tema è complesso. Per rendere operativa la riqualificazione del fronte-mare di Ostia, occorre una pesante variante urbanistica delle aree interessate che deve essere approvata secondo quanto previsto dalle Norme Tecniche di Attuazione del Nuovo Piano Regolatori di Roma, articolo 43, comma 2, lett. d). Ad oggi è solo stato redatto un semplice schema di assetto del programma degli interventi mentre la necessaria delibera giace ancora presso le commissioni consiliari. Solo dopo l’assegnazione provvisoria dei bandi di gara sopra indicati, dunque solo dopo la selezione dei progetti (che ancora non ci sono), sarà possibile concludere le procedure di approvazione della variante. Tempi lunghissimi, in cui però non è compreso l’Idroscalo di Ostia. Nè poteva essere diversamente. Infatti il Comune di Roma non ha alcun titolo per poter intervenire sulla questione dell’abitato dell’Idroscalo dove vorrebbe realizzare un parco e attività ricettive. L’area è tutta del demanio marittimo e fluviale e non è mai passata alla Regione Lazio, come doveva invece accadere entro il 23 dicembre 2010 mediante un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) in termini di ‘assegnazione diretta’, passaggio previsto dal decreto legislativo n.85 dell’11 giugno 2010 in materia di federalismo fiscale. Neppure separati DPCM e sempre entro il 23 dicembre 2010 hanno mai individuato gli immobili statali tra cui, per ‘assegnazione indiretta’, i comuni erano chiamati a scegliere entro i successivi 60 giorni. Quindi, neppure l’area dell’Idroscalo di via degli Atlantici è mai passata al Comune di Roma. L’Idroscalo può allora dormire sonni tranquilli? No, perché se è sempre più chiara l’illegittimità dell’azione di sgombero e demolizione parziale avvenuta il 23 febbraio 2010 a danno delle abitazioni nell’area demaniale intorno a Piazza dei Piroscafi, il Comune di Roma insiste nel sostenere che tutto l’abitato dell’Idroscalo deve essere abbattuto per fare spazio al parco fluviale. Lo ha detto il direttore del Dipartimento di Urbanistica del Comune di Roma, Errico Stravato, all’EIRE il 7 giugno, lo ha ribadito nella stessa sede il sindaco Alemanno parlando di Ostia come una ‘indefinizione urbanistica’ il cui elemento più evidente è proprio l’Idroscalo, “luogo dove, fino a quando non siamo arrivati noi, le baracche erano costruite addirittura a ridosso del mare”. Oggi l’Idroscalo è protetto sul lato mare da una nuova scogliera e prima del raddoppio del vicino porto turistico dovranno realizzarsi i lavori di messa in sicurezza a fiume indicati dall’ordinanza di Alemanno del 17 febbraio 2010, nonché la sistemazione di tutta via dell’Idroscalo per la raccolta delle acque meteoriche. Senza federalismo fiscale, senza più motivi di protezione civile, senza soldi, progetti e concertazione con gli abitanti, perché il Comune di Roma continua ad insistere di volere ‘abbattere’ l’abitato dell’Idroscalo?

dr.ing. Andrea Schiavone

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PROCESSO MONDIALI DI NUOTO: IMBARAZZANTE GAFFE DEL COMUNE DI ROMA

Oggi, nel processo contro i presunti abusi edilizi compiuti dagli impianti sportivi privati sorti per i Mondiali di Nuoto a Roma nel 2009, si dovevano ascoltare 5 testimoni. Poi sono diventati 3 per volere del Sostituto Procuratore, Antonino Di Maio. Poi sono diventati due per l’assenza giustificata di Guido Bertolaso. Poi ne è rimasto uno solo, perchè all’entrata in aula di Maurizo De Marchis del Comune di Roma, sono scoppiate le risate degli avvocati della difesa, accompagnate dallo stupore di Di Maio e dalla curiosità del giudice Marina Finiti, che cercava di capire cosa stesse accadendo. In poche parole, Di Maio ha chiamato a testimoniare Antonello Fatello, dirigente dell’U.O. Permessi di Costruire del Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica del Comune di Roma, ma si è presentato in aula, con tanto di delega, Maurizio De Marchis. A questo punto il giudice ha sospeso l’udienza e rinviato il tutto alla prossima data del 5 luglio confidando nella buonafede di Fatello, nuovamente convocato. Ricordiamo che Maurizo De Marchis dal 18 aprile 2008 è stato assegnato al dipartimento sopra indicato con l’incarico di Responsabile del Procedimento per il rilascio dei Permessi di Costruire dei Municipi 1,2,3,4,20. De Marchis ha dunque vissuto in pieno le vicende del famigerato Salaria Sport Village (Municipio 4), impianto che ha ricevuto il necessario nulla osta idraulico solo il 31 marzo 2008 dall’Autorità di Bacino del Fiume Tevere. E’ stato invece Antonello Fatello, all’inizio del 2010, a scrivere a tutti i gestori degli impianti oggi indagati per invitarli a mettersi in regola tramite pagamento degli oneri concessori, fatto ancora ad oggi non avvenuto per la rivolta dei gestori degli impianti e le successive pressioni politiche da loro esercitate sul sindaco Alemanno. Un caso dunque la presenza di De Marchis oggi, nell’aula 8, Palazzo B, del Tribunale di Roma? Una risposta a tale quesito si può leggere forse tra le righe di quanto oggi dichiarato dall’unico testimone ascoltato, Giacomo Aiello, consigliere giuridico del Dipartimento della Protezione Civile dal 2006 fino al 30 aprile 2012 e avvocato presso l’Avvocatura Generale dello Stato. Specifichiamo che il ruolo del consigliere giuridico è di preparare e conservare i decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri che riguardano le dichiarazioni dello stato di emergenza, le ordinanze di protezione civile e le dichiarazioni di grande evento. In altre parole, sotto le mani di Aiello è passata tutta la storia dei Mondiali di Nuoto Roma ’09. Ebbene, proprio Aiello oggi ha dichiarato che nei rapporti con il Comune di Roma si viveva, al tempo in cui furono autorizzati gli impianti, una situazione ‘schizofrenica’: da una parte l’Assessore all’Urbanistica, Marco Corsini, che assentiva alle disposizioni del Commissario Delegato, Claudio Rinaldi, dall’altra lo schieramento degli Uffici Tecnici del Comune di Roma che sollevavano continue obiezioni. Regna dunque ancora la piena confusione su una vicenda che è a tutti ben chiara ma che necessita del giudizio del Tribunale di Roma per porre la parola ‘fine’. Il problema è vedere se ci si riuscirà, visto che tutto cadrà in precrizione nel 2014 e che i tempi stringono sempre più anche a causa di situazioni decisamente imbarazzanti come quella oggi accaduta. Come Labur, invieremo un esposto all’avvocatura capitolina, al sindaco Alemanno, all’assessore Corsini e al direttore del Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica, Stravato, affinchè si esprimano su quanto oggi accaduto.

nella foto: l’unico testimone oggi ascoltato, Giacomo Aiello, capo legislativo della Protezione Civile fino ad aprile 2012

dr.ing. Andrea Schiavone

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TOR BELLA MONACA: PER LA PROCURA ALEMANNO PUO’ DIRE CIO’ CHE VUOLE

Per la Procura di Roma non è reato se un Sindaco disattende, senza dare spiegazioni, i documenti ufficiali di programmazione e di pianificazione previsti in ambito amministrativo. Non c’è neppure il reato di ‘falso ideologico’, se, in tale ambito, risulta evidente l’aver sostenuto un falso in un documento ufficiale. E’ il caso di Alemanno e di Tor Bella Monaca, sollevato dal nostro esposto del 4 aprile 2012. Questi i fatti. Il 21 marzo 2012, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in occasione dell’abbattimento delle strutture fatiscenti dell’ex mercato rionale del quartiere, aveva dichiarato che i cantieri previsti nel progetto di demolizione e ricostruzione di Tor Bella Monaca sarebbero stati aperti “entro fine consiliatura” (aprile-maggio 2013) e comunque dopo l’approvazione della necessaria delibera di Assemblea Capitolina, del successivo bando di gara e della sua assegnazione. Alemanno si era però dimenticato che 4 mesi prima nel Piano della Performance di Roma Capitale 2011-2013, documento ufficiale rivolto alla cittadinanza, aveva fatto scrivere quanto segue: “Ricostruzione Tor Bella Monaca – cantierizzazione del primo comparto e demolizione della prima torre fine 2012 (pag.27)”. La gravità della questione risiedeva per noi nel fatto che le dichiarazioni di Alemanno del 21 marzo erano servite in funzione della Terza Edizione dell’International Business Advisory Council (IBAC) tenutasi in Campidoglio il 23 marzo 2012 (due giorni dopo), dal titolo “Il futuro di Roma Capitale, oggi. Investimenti e sviluppo sostenibile”, alla ricerca di investimenti privati visto che le casse del Comune sono vuote.
In conclusione, secondo il PM Maria Sabina Calabretta “non si evidenziano fatti penalmente rilevanti” (fascicolo 12/04043) se un Sindaco, nell’ambito del suo mandato, continua in pratica a farsi campagna elettorale. Secondo noi, invece, un Sindaco dovrebbe adoperarsi per lavorare e per conseguire i risultati che la cittadinanza si attende, fornendo risposte ai bisogni e agli interessi della collettività. Senza mai raccontare o, peggio, scrivere cose non vere.
dr.Ing. Andrea Schiavone – Presidente LabUr

nella foto: Alemanno mentre mostra “Il Patto con i cittadini di Tor Bella Monaca”, durante l’incontro pubblico aperto alla cittadinanza, svoltosi il giorno 25 marzo 2011 alle ore 17:00, presso la Sala del Consiglio del Municipio Roma VIII, Via Duilio Cambellotti 11, Roma.

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