XIII MUNICIPIO, ‘LE TERRAZZE DEL PRESIDENTE’ – L’UDC S’IMPROVVISA URBANISTA

Leggiamo con molto stupore la presa di posizione da parte dell’UDC del XIII Municipio a favore dell’urbanizzazione del complesso de ‘Le Terrazze del Presidente’ lungo la via di Acilia. Facciamo notare che i 4.000 ed oltre appartamenti costruiti senza concessione edilizia avrebbero dovuto avere tutto quanto necessario se a Roma, negli ultimi 20 anni, ci fosse stata una sana politica urbanistica e non una costante speculazione edilizia. Non spacciamo per ‘quartiere’ quello che invece è solo un agglomerato di cemento armato (venduto a 5.000 euro/mq) che ha portato solamente problemi ai ‘veri’ quartieri limitrofi. E’ ora di dire basta agli ulteriori costi che ricadono sulla collettività per colpa di scelte scellerate perpetrate da amministrazioni incapaci e colluse, lasciando che i privati possano speculare senza ritegno. L’UDC si rivolgesse dunque ai costruttori, non al Comune di Roma, per ottenere quanto richiedono i cittadini: una volta tanto darebbe di sé un’immagine diversa di quella a favore della cementificazione del territorio.

paula de jesus, urbanista per LabUr

(maggiori informazioni sulla vicenda delle Terrazze del Presidente a questo LINK)

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Raddoppio del Porto di Roma: necessaria una nuova pubblicazione degli atti

Il Segretariato Generale del Comune di Roma accoglie la nostra richiesta: la pubblicazione presso l’Albo Pretorio deve essere rifatta. L’errore dovuto a una incompleta documentazione prodotta dal Dipartimento di Urbanistica. Slittano i tempi per la realizzazione del Porto. La notizia ci è stata comunicata via fax, con urgenza. Si ringrazia il Segretariato per l’attenzione rivolta alla nostra segnalazione.

fax ricevuto dal Comune di Roma

(nella foto: Marco Corsini, Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma che in aula Giulio Cesare, al momento della ratifica dell’Accordo di Programma per il raddoppio del Porto di Ostia, ha assicurato che “è tutto a posto“)

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Raddoppio del Porto di Roma: tutto da rifare?

Ad un anno di distanza dal processo di partecipazione tenutosi il 29 dicembre 2011 sull’ampliamento del Porto di Roma presso l’aula Massimo di Somma del XIII Municipio, il Comune di Roma ha approvato il 12 novembre 2012 il suo raddoppio. Peccato che quanto è stato approvato non sia quello che i cittadini hanno visto durante il processo di partecipazione obbligatorio per legge per le Grandi Opere Strategiche. In pratica, quello che il Comune di Roma ha fatto vedere ai cittadini il 29 dicembre 2011 non è quello che hanno discusso per l’approvazione del progetto. In particolare, è stata introdotta la relazione della mobilità (gonfiata ad arte) e la relazione sulle varianti urbanistiche non presentate al processo di partecipazione.
Ci domandiamo dunque perché i cittadini paghino il personale degli Uffici del Comune di Roma visto che è evidente, ancora una volta, che invece di rispettare le normative sulla trasparenza e curare dunque gli interessi pubblici, sono più preoccupati a soddisfare celermente le richieste degli imprenditori. A questo punto si facessero pagare da loro.
Questa mattina LabUr, Laboratorio di Urbanistica, ha così inviato urgente richiesta di integrazione degli allegati relativi alla delibera del raddoppio del Porto di Roma. In attesa della risposta da parte degli Uffici competenti e dell’aggiornamento e ripubblicazione sull’Albo Pretorio della delibera in oggetto, verrà inoltrata presso la Procura di Roma un dettagliato esposto per fare chiarezza su queste gravi omissioni documentali.

paula de jesus, urbanista per LabUr

L’esposto inoltrato oggi:

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Addio al delta del Tevere

Presto sparirà la foce del Tevere. Si stanno infatti realizzando due porti, ciascuno da 1.400 posti barca. Uno già esiste ed è quello di Ostia che presenta un errore di progettazione avendo l’imboccatura a favore dei venti dominanti, motivo per cui spesso si insabbia l’ingresso. Attualmente dispone di 600 posti barca, che presto raddoppieranno grazie al Consorzio Cooperative Costruzioni (CCC), di Ravenna, fra i principali gruppi del settore delle costruzioni a livello nazionale. Quello lato Fiumicino invece è in mano al gruppo Caltagirone. I due porti alla foce del Tevere sono distanti in linea d’aria neanche 1 km e hanno e continueranno ancora di più a stravolgere completamente la natura deltizia del Tevere. In conferenza di servizi ad entrambi è stato richiesto uno studio sull’eventuale modifica della linea di costa, che però non tengono conto dell’esistenza dell’altro porto. Questa è l’Italia, un paese dove, nelle inutili conferenze dei servizi, i progettisti orientano l’apertura di un porto nel quadrante ovest dei venti dominanti sul litorale romano, modificando la linea di costa per effetto del mancato apporto della sabbia. Decine di milioni di euro di soldi pubblici vengono spesi ogni anno per fare un ripascimento (per altro inutile) causato da operazioni meramente private su proprietà dello Stato. Sarebbe ora che in Italia, invece di processare e condannare dei sismologi per non aver previsto un terremoto, si processassero e condannassero i tecnici e gli amministratori che consentono trasformazioni urbanistiche incompatibili e insostenibili da un punto di vista ambientale, soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici che stanno interessando tutto il mondo e il nostro paese.

Andrea Schiavone e Paula de Jesus

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RADDOPPIO DEL PORTO DI ROMA – CORSINI DA I NUMERI

La delibera della ratifica dell’accordo di programma per il raddoppio del Porto di Roma a Ostia poteva essere per l’Assessore Corsini una delle ultime occasioni per mostrarsi, in Aula Giulio Cesare, con qualcosa di concreto appartenente al quel fantomatico progetto che va sotto il nome di ‘waterfront’. Ed invece è riuscito a fare per ben tre volte la figura dell’impreparato: invertendo il numero di posti auto con quelli dei posti barca, dimenticando quale è l’investimento dell’opera, non rispondendo alla domanda sull’incredibile ritardo accumulato dalla ratifica rispetto all’approvazione della giunta regionale. Per Corsini ci sono 650 posti barca contro i 611 effettivi. Corsini deve telefonare davanti alla giornalista di Omniroma per farsi dire quanti milioni di euro pioveranno con il raddoppio del porto. Corsini non sa giustificare perchè, dal 6 agosto 2012, data in cui la giunta regionale ha approvato la proposta dell’accordo di programma, siano passati 98 giorni contro i 30 previsti per legge (Art. 34, comma V, D.l.gs. n. 267/2000). Non solo, ma si allontana dal suo posto, parlottando tra il pubblico e non rispondendo a nessuna domanda rivoltagli dall’Assemblea Capitolina. Uno spettacolo tra il grottesco e l’imbarazzante. Poco prima di lui l’attore Sylvester Stallone era entrato in Campidoglio per ricevere la Lupa Capitolina: lui, almeno, la parte, l’ha recitata bene.

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Alemanno, l’Idroscalo e Haluvion

Nessun allarme dal mare, nessun allarme dalle piogge, nessun allarme dal fiume. C’è invece all’Idroscalo di Ostia l’allarme Alemanno, un sindaco incapace a non perdere la faccia. Due anni fa cercò di salvare la gente con i manganelli spendendo tre milioni di euro con più di 1.000 uomini in tenuta antisommossa. Ora non ha 1.000 euro per mettere sacchetti di sabbia sulla scogliera a fiume dove aveva scritto che avrebbe messo in piedi un sistema di difesa realizzato con palancole tipo Larssen. La gente dell’idroscalo teme il vento che gonfia il mare e impedisce al fiume di uscire visto anche che la foce é insabbiata. Ma Alemanno non lo sa e chiamerà l’esercito. Intanto i cittadini con 300 euro di spesa si sono realizzati il proprio sistema drenante per le acque meteoriche. New York colpita da Sandy, Roma da Giandy.

Andrea Schiavone e Paula de Jesus per LabUr – Laboratorio di Urbanistica

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XIII MUNICIPIO, INFERNETTO – PARTITI I LAVORI SUL CANALE DI PALOCCO


Ringraziamo il Consorzio di Bonifica Tevere ed Agro Romano (CBTAR) per le opere di difesa intraprese questi giorni sulla sponda in sinistra idraulica del Canale di Palocco, nel tratto compreso tra via Ettore Pinelli e viale di Castel Porziano all’Infernetto, tratto in cui il giorno 20 ottobre 2011 trovava la morte per annegamento il cittadino cingalese Earnest Saranga Perera. L’argine, di ben 2 metri più basso rispetto a quello in sponda destra, verrà rialzato per evitare l’esondazione del Canale Palocco in una vasta area del quartiere Infernetto, comprensiva di centinaia di abitazioni distanti fino a 200 metri dalla sponda in sinistra. L’opera, già attesa dopo la nostra denuncia contro ignoti inoltrata alla Procura della Repubblica in data 31 ottobre 2011, sarà realizzata dalla EUR-Costruzioni srl per un importo di 193.487 euro, più 12.661 euro per la sicurezza, soldi ottenuti all’interno di un finanziamento della Regione Lazio di circa 900 mila euro, gran parte impiegati dalla Terza Università di Roma per un più completo studio di recupero idrogeologico della zona. L’opera del Canale Palocco verrà svolta in somma urgenza proprio per contenere le prossime piogge che si preannunciano copiose sul litorale. Rimane aperta la questione dell’influente L, che sversa nel Canale di Palocco, sempre in sponda sinistra, poco prima del viale di Castel Porziano. In quest’area verranno per il momento posizionati i sacchetti di sabbia portati sul posto già dal 14 ottobre da parte della Protezione Civile. Altra questione aperta, il parco di via Orazio Vecchi, cresciuto negli anni di quota per via dell’apporto di materiale di risulta dei cantieri qui sversato negli anni, che non solo impedisce un corretto drenaggio del suolo, ma che, per le errate pendenze, contribuisce all’allagamento delle abitazioni circostanti. L’intenzione è di ricreare in quest’area una vasca di contenimento delle acque ripristinando la quota originale. Del tutto assente il contributo del XIII Municipio che invece di dotare le strade circostanti dei normali sistemi di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche, ha proposto invece uno scellerato progetto per aprire una strada interna al parco, contro tutti i principi elementari che governano l’idraulica.

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XIII MUNICIPIO, INFERNETTO – IL NUOVO PIANO TOGLIERA’ 273MILA MQ DI AREE PUBBLICHE

Il nuovo Piano Particolareggiato dell’Infernetto, più precisamente quello della Zona ‘O’ n.51 Infernetto-Macchione, arriva in ritardo a giochi fatti. Non serve per regolamentare quanto ormai è già stato costruito dal 1994 fino ad oggi, ma serve solo per consentire una nuova colata di cemento. Prendiamo i dati forniti da Roma Capitale. Il vecchio piano prevedeva un insediamento di quasi 30mila abitanti, il nuovo di poco più di 20mila. Peccato che nel 2011 all’Infernetto si contavano nella Zona ‘O’ ben 26.390 abitanti. Dove li mettiamo, nel nuovo piano, i 6mila e passa abitanti in più?

Non basta. Con il nuovo piano si perderanno oltre 273mila mq di aree pubbliche, grazie al ‘giochino’ di ridurre le previsioni di insediamento di quasi 10mila abitanti e di diminuire, per ogni abitante, i mq di aree pubbliche spettanti. Nei 273mila mq, composti da 193mila mq di aree verdi e oltre 80mila mq di servizi pubblici (=scuole), verrano ad insediarsi altre 7mila persone, fino ad arrivare non a 20mila, come dichiarato, ma almeno a 33mila abitanti. Senza contare infine che le strade non potranno essere portate a norma visto che ormai è tutto costruito e che non si possono ‘allargare’ e dotare di marciapiedi le strade esistenti.
In questo scenario da manicomio urbanistico si inserisce, a peggiorare le cose, quanto gravita intorno al Piano Particolareggiato e cioè convenzioni, lottizzazioni, toponimi, densificazioni, aree di atterraggio di diritti edificatori, cambi di destinazione d’uso tra commerciale e residenziale, piani di zona (le famigerate ‘167’), case per i Vigili del Fuoco, 3 chiese, il centro commerciale dell’Esselunga, housing sociale e chi più ne ha, più ne metta. Non scordiamoci infatti che l’Infernetto è una zona urbanistica del XIII Municipio (13i) estesa per oltre 1000ha, di cui solo la parte centrale (532 ha) è quella sorta spontaneamente e poi perimetrata nel 1994 (Zona ‘O’), grazie a Pannella. Attorno, negli oltre 500 ha restanti, sta sorgendo da anni di tutto, senza alcun controllo e senza portare nuovi servizi, anzi, barattando qualche scuola (che non si fa nella Zona ‘O’) per ulteriori aumenti di cubatura. Insomma, da manicomio a inferno urbanistico: sarà questo il motivo per cui si chiama Infernetto?
Vogliamo allora proprio vedere come questa dissennata amministrazione renderà compatibile la finta regolamentazione della Zona ‘O’ con aree tipo Riserva Verde, una lottizzazione degli anni ’70 più volte oggetto delle attenzioni della Procura di Roma. Il caso dell’enorme edificio non residenziale in via Luson, è emblematico. Da anni sotto indagine per presunti abusi edilizi, viene ora considerato dal Comune di Roma indispensabile per risolvere il problema dell’emergenza abitativa. In che modo? Si sana tutto, si trasforma in residenziale l’edificio e il costruttore cede al Comune qualche appartamento come contropartita. Peccato che la vera ‘emergenza abitativa’ la subiscono tutti i giorni i cittadini dell’Infernetto in balìa di amministratori e tecnici comunali troppo spesso preoccupati non della “bene pubblico”, ma di quello privato, ma anche di volenterosi carnefici del territorio annidati contemporaneamente dentro discutibili comitati di quartiere, consorzi e consulenze pubbliche e che vogliono solo trovare posto ai loro sacchetti grigi di cemento. La moneta urbanistica paga bene, molto bene.

Andrea Schiavone e Paula de Jesus

(due immagini: una, il confronto tra i due pp, l’altra l’Infernetto con segno della zona ‘O’)

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Ostia, Polo Natatorio – Si celebrano le nozze coi fichi secchi

Il Polo Natatorio di Ostia, sorto per i Mondiali di Nuoto Roma ’09 e di proprietà del Comune di Roma, ospiterà una fiera nuziale privata. Si tratta dell’evento ‘Ostia Sposa’, che si terrà dal 26 al 28 ottobre, dalle 10:00 alle 21:00, nell’area del parcheggio scoperto in concessione alla Federazione Italiana Nuoto (FIN). Cosa abbia a che vedere un centro federale sportivo con le nozze non è dato sapere. Così come non risultano le necessarie delibere e determinazioni dirigenziali di autorizzazione ad un simile evento privato presso l’Albo Pretorio del Comune. Eppure la FIN e il Comune di Roma (patrocinio del XIII Municipio e dell’Assessorato alle Attività Produttive) risultano in bella evidenza sulla locandina di ‘Ostia Sposa’.

I cittadini attendono a distanza di 3 anni che il Polo Natatorio venga terminato e che si concludano le indagini da parte della Procura di Roma per il raddoppio dei costi: 32 milioni contro i 15 previsti in appalto. Per altro il parcheggio non è mai stato utilizzato dai cittadini mentre ne hanno fatto uso i clienti dello stabilimento balneare “Le Dune” del progettista delle piscine dei Mondiali, Renato Papagni, in quanto incluso nel prezzo dell’abbonamento allo stabilimento.
Curioso anche il fatto che solo nel XIII Municipio arrivi il surrogato dell’evento ‘Roma Sposa’, tenutosi il 27-30 settembre presso il Palazzo dei Congressi all’EUR, grazie al sostegno dell’Assessore comunale alle Attività Produttive, Davide Bordoni, nato a Ostia e amico di Paolo Barelli, presidente della FIN.

E’ l’ennesimo grottesco episodio sul Polo Natatorio di Ostia, che si aggiunge all’ultimo scandalo della costosa convenzione con il ristorante “Al Pescatore”, per un servizio mensa nei confronti di atleti e dirigenti che lo frequentano. Anche il bar all’interno dell’impianto sportivo è in concessione allo stesso ristorante. Perché non celebrare allora, durante ‘Ostia Sposa’ anche le “Banali 10 nozze con i fichi secchi” o sarebbe meglio dire “sposa bagnata sposa fortunata”?

paula de jesus, urbanista per LabUr

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Piano Particolareggiato Infernetto: l’ennesimo colpo di mano

Ieri pomeriggio, in aula Massimo di Somma, si è parlato dell’imminente adozione del piano particolareggiato dell’Infernetto. A prescindere dalle molteplici false affermazioni di alcuni tecnici (aumento del verde, risoluzione dei problemi idrogeologici, canali in contropendenza, su cui evidentemente l’ing. Renato Papagni ha fatto scuola anche tra gli architetti), è giunta la notizia che “finalmente sarà tolta la fascia di rispetto dalla tenuta di Castel Porziano, consentendo a questa fascia di divenire edificabile”.
Ricordiamo che togliere la fascia di rispetto peggiorerà il rischio idrogeologico dell’area data la presenza del Fosso del Confine. I recenti allagamenti del circolo Babel, finito sotto l’inchiesta sui Mondiali di Nuoto Roma ‘09, lo provano. Analogamente per la fascia di Via Merano. Si tratta dell’ultimo colpo di mano urbanistico di questa pessima amministrazione comunale.

paula de jesus, urbanista per LabUr – Laboratorio di Urbanistica

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