PORTO DI ROMA AD OSTIA, TRA URBANISTICA, AMMINISTRAZIONE E POLITICA. SEGNALI OSCURI IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE

328393664_848918986181162_2466004963762773281_nE’ notizia che corre negli ambienti ben informati che a breve il Comune di Roma prenderà in mano la gestione del Porto Turistico di Roma ad Ostia dopo la confisca definitiva a danno dell’ex patron Mauro BALINI. La vicenda, iniziata nel 2013 a cavallo dei fatti di Mafia Capitale, racchiude la complessità dei stretti rapporti territoriali tra criminalità, politica, Uffici dell’Amministrazione pubblica e vertici della Guardia di Finanza (l’ex generale Emilio SPAZIANTE). Un groviglio che a 10 anni dal suo inizio non è mai stato dipanato mentre si entra nel vivo della campagna elettorale regionale con segnali davvero preoccupanti.

LA CANDIDATA DEL PD EMANUELA DROGHEI
Moglie dell’ex capogruppo PD in Campidoglio Francesco D’Ausilio, è l’unica candidata del territorio con i numeri per entrare in Regione Lazio essendo in ticket con l’attuale Presidente regionale, il potente Daniele Leodori. Ne avevamo parlato anche negli scorsi giorni a proposito di un’insolita riunione (LINK). Il centro destra le ha lasciato il campo libero nonostante siano numerose le scelte strategiche che riguarderanno il Litorale romano. Al di là delle questioni giudiziarie del marito, rimane quella dell’opportunità politica. Nessuno in questi anni ha infatti chiarito, ad esempio, i rapporti tra Mauro BALINI e Francesco D’AUSILIO (attualmente imputato nel processo “Mafia Capitale Ter”), così come il mancato supporto amministrativo all’azione giudiziaria da parte dell’ex Assessore alla Legalità, Alfonso SABELLA. Era lo stesso periodo (2015) in cui scoppiava il caso di Camorra Capitale, poi terminato con condanne definitive, come quella di Massimiliano COLAGRANDE (24 anni) difeso dall’avvocato Armando VENETO, avvocato anche di Francesco D’Ausilio.
Massimiliano COLAGRANDE è considerato come uno dei capi del sodalizio criminale che fa riferimento a Michele SENESE, all’interno di quel circuito relazionale cui apparteneva anche il capo di Mafia Capitale, Massimo CARMINATI. Tutti nomi che ritroviamo nell’ultimo spezzone del maxi processo “Mafia Capitale Ter”. Tra gli imputati anche Francesco D’AUSILIO, navigato politico di Ostia, difeso da Armando e Clara VENETO. Armando VENETO, 87 anni, ex sindaco di Palmi, parlamentare ed eurodeputato, è stato condannato a febbraio 2022 a 6 anni per concorso esterno in associazione mafiosa (‘ndrangheta) e corruzione (“per avvantaggiare la cosca Bellocco”). Una sentenza, quella emessa dal GUP del Tribunale di Catanzaro Matteo FERRANTE, che ha accolto in gran parte le richieste della Direzione Distrettuale Antimafia guidata dal procuratore Nicola GRATTERI.

FRANCESCO D’AUSILIO
Le indagini a suo carico si sono concluse il 1° luglio 2016, relativamente a fatti risalenti al periodo 2013-2014. Assieme a lui, risulta imputato il segretario Salvatore NUCERA detto ‘Calogero’. Il processo, per errore del Giudice delle Indagini Preliminari, fu assegnato dal 19 settembre 2018 al 12 novembre 2018 al giudice Luca GHEDINI FERRI e poi al giudice Giovanna SALVATORI perché non inerente ai reati contro la Pubblica Amministrazione ma di competenza della Direzione Distrettuale Antimafia. Negli anni si sono avvicendati come giudici prima Raffaele GARGIULO, poi proprio l’ex Assessore alla Legalità del Comune di Roma, Alfonso SABELLA, infine Sabrina LORENZO. Dal 17 gennaio 2023 è subentrata nuovamente Giovanna SALVATORE che ha fissato nei giorni scorsi le prossime date per l’esame degli imputati che si concluderanno entro il 15 luglio, cioè 7 anni dopo la chiusura delle indagini.

ALFONSO SABELLA
In tale contesto spicca il caso di Alfonso SABELLA che in data 23 marzo 2022 ha presentato istanza di astensione dal processo essendo stato, proprio durante i fatti di ‘Mafia Capitale’, Assessore alla Legalità del Comune di Roma (23.12.2014 – 30.10.2015) e delegato del Sindaco Ignazio Marino presso il Municipio X (29.04.2015 – 27.08.2015) dopo le dimissioni dell’allora Presidente Andrea TASSONE, condannato in via definitiva a 5 anni, e che aveva nominato in Giunta, in qualità di Assessore alle Politiche Sociali, proprio Emanuela DROGHEI, moglie di D’AUSILIO. Alfonso SABELLA, che fu nominato Assessore e delegato proprio a seguito dei fatti di Mafia Capitale, venne però commissariato per la “situazione di grave inquinamento e deterioramento dell’Amministrazione municipale”, evidentemente non risolta con il suo arrivo.
Alfonso SABELLA non poteva dunque essere il giudice del maxi processo “Mafia Capitale Ter”, avendo convissuto con Francesco D’AUSILIO il periodo dei reati in questione. Come Alfonso SABELLA – condannato nel 2018 dalla Corte dei Conti a seguito dei risarcimenti pagati a chi subì abusi e torture nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova nel 2001 quando era a capo dell’Ispettorato del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – sia stato assegnato a quel ruolo dal Tribunale di Roma rimane un mistero per i non addetti ai lavori, evidentemente.

CONCLUSIONI
In questo quadro oscuro, si affacciano altri segnali preoccupanti. Il Litorale vede non solo l’importante partita relativa alle concessioni balneari, ma anche quella dell’erosione, i cui appalti per gli sciagurati pennelli e il ripascimento viaggiano nella nebbia (LINK). A tutto questo si aggiunge anche la mancata promessa dell’Amministrazione Capitolina e Municipale sul futuro di quel quadrante di città e che riguarda in particolare l’Idroscalo di Ostia, tenuto sotto scacco da anni dal famigerato progetto del raddoppio del Porto Turistico di Roma. Nessun tavolo tecnico con i residenti, volto a riqualificare l’area attraverso il progetto di un borghetto, si tenuto in questo anno e mezzo, mentre invece si è tenuta una triste esercitazione di evacuazione e si riparla nuovamente della costruzione dell’argine mancante del Tevere a Nuova Ostia nel quadro del c.d. Articolo 2 di Ostia ponente che manderà letteralmente “a bagno” l’Idroscalo.
LabUr si è interessato sin dall’inizio delle vicende del Porto Turistico di Roma ad Ostia, ricostruendone, fino al tentativo di raddoppio, tutte le discutibili autorizzazioni amministrative ricevute. Ed è per questo motivo che nutriamo grande preoccupazione per quanto sta avvenendo in queste settimane, non solo sotto il profilo processuale del “Mafia Capitale Ter”. Al di là delle opportunità politiche di certe candidature, ci auguriamo che il processo non si concluda senza fare chiarezza sui fatti di quel buio periodo che il territorio di Ostia ha pagato duramente.

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OSTIA, CONCESSIONI DEMANIALI: ERRATA L’ALTA VALENZA TURISTICA

ostia valenza turisticaLabUr aveva ragione anche stavolta: i criteri adottati dal Municipio Roma X in termini di canoni concessori: la classificazione di ‘alta valenza turistica’ per il litorale romano è sbagliata, come documentato dalla istanza di revisione in autotutela inviata in data 4 novembre 2022 al Comune di Roma e alla Regione Lazio (1).

Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale (Sezione Settima), ha infatti sentenziato in data 22 novembre 2022 (con pubblicazione del 4 gennaio 2023) a favore del ricorso proposto dalla Nuova Pineta S.r.l. (nr. 2023/00129) circa la errata valutazione da parte del Comune di Roma (fino al 2020) dei fenomeni erosivi lungo il litorale romano che hanno portato negli anni ad attribuire alle concessioni demaniali marittime la classificazione di “alta valenza turistica“.

In sostanza, essendosi incontrovertibilmente appurato in sede di verificazione giudiziale “che l’arenile si è ridotto a seguito di eventi dannosi di eccezionale gravità che hanno comportato una minore utilizzazione dei beni oggetto della concessione“, la fondatezza del ricorso è basata sul fatto che il Comune di Roma ha utilizzato le sole “pubblicazioni fonte ENEA” anziché l’ “Atlante regionale della Dinamica Costiera elaborata nell’ambito del “Progetto Europeo Maremed”, così come previsto dalla legge regionale 14 luglio 2014, n. 7.
In pratica, lo stesso errore commesso dalla delibera di giunta n.33 del 24 ottobre 2022 che ha utilizzato il “Rapporto spiagge Legambiente 2022” per definire di valore ‘medio’ l’effetto erosivo costiero attribuendo alle concessioni di nuovo una “alta valenza turistica” a fronte invece della gravità visibile a tutti, in primis alla Regione Lazio, anche a Legambiente stessa.

Non è infatti ammissibile che siano state stravolte le conclusioni di Legambiente che, testualmente, in linea con quanto sostenuto dalla Regione Lazio, ritiene grave e non ‘media’ l’erosione sul litorale romano: “Il litorale di Roma, la zona di Ostia e del X Municipio, ha visto negli anni numerosi interventi sia di opere rigide che di ripascimenti. Su questi 10 km di litorale sono state realizzate opere rigide come barriere sommerse ravvicinate (Ostia Ponente) o distanziate (Ostia Centro), pennelli semisommersi (Ostia Ponente e centro), ripascimenti con sabbie da cave terrestri (Ostia Ponente e Centro), con sabbia da cave marine (Ostia Ponente e Levante). Dal 1990 al 2015 (il periodo più importante per la mole di interventi) l’erosione complessiva del litorale di Ostia è passata da circa 50.000 mq a 120.000 mq. Dal 2016 al 2018 la situazione è ulteriormente peggiorata“.

Chiaramente tale sentenza non modifica questa ultima insana decisione del Municipio Roma X, ma crea un precedente di cui terranno conto le prossime sentenze in sede di TAR Lazio presentate dai balneari. Insomma, un eterno contenzioso dovuto alla incapacità di ascolto degli uffici (non solo del Municipio Roma X, ma anche regionali e dell’Agenzia del Demanio) che invece di far pagare il giusto approfittano della discrezionalità amministrativa per alzare i canoni concessori. Errori che comportano enormi spese da parte dell’Avvocatura Capitolina e un aumento delle tariffe stagionali applicate sulle spiagge, un danno per le tasche dei cittadini e non certo per gli amministratori.

 

(1) per l’annullamento della Deliberazione di Giunta del Municipio Roma X n. 33 del 25 ottobre 2022 e rettifica delle precedenti schede di analisi per la valutazione turistica del litorale romano (non resa pubblica in quanto in fase istruttoria)

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BARBARA MEZZAROMA, IBIS: IL “GRANDE CANTIERE” AD OSTIA OGGETTO DELLA TENTATA ESTORSIONE PER IL COMUNE DI ROMA NON ESISTE

MezzaromaIl 16 dicembre scorso abbiamo affrontato tutto quello che non tornava – soprattutto sotto il profilo urbanistico – nella vicenda della tentata estorsione a Barbara Mezzaroma sul progetto c.d. IBIS (LINK). Abbiamo invitato la classe politica che governa la città a fare chiarezza sulle incongruenze contenute nelle dichiarazioni a mezzo stampa relative ai passaggi amministrativi di questo sedicente “grande cantiere”, alla luce delle promesse municipali di convocare la prima commissione urbanistica utile del 2023 per trattare il caso IBIS, viste le forti implicazioni anche sul Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA). Scrivevamo in sintesi, a dicembre scorso, che il progetto datato 2007, come dichiarato da Barbara Mezzaroma, doveva essere entrato in convenzione nel 2012 e scaduto nel 2022 (a meno di una proroga che però non ci risultava essere stata concessa) e dunque si inseriva in maniera non trasparente nel tentativo annoso di riqualificazione del Lungomare di Ostia. In calce i passaggi amministrativi (*).
Ebbene, a seguito delle diverse dichiarazioni fumose comparse sulla stampa, LabUr ha fatto accesso agli atti e ricevuto dal Comune di Roma la seguente risposta: “In relazione alla richiesta prot. QI 02034413 del 20 novembre 2022 e a parziale soddisfacimento della medesima, la Struttura del Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica indicata in calce, informa che non è stata stipulata alcuna convenzione riguardo quanto forma oggetto dell’istanza e ad oggi non risulta avviato alcun iter a ciò finalizzato”. Dunque, l’istruttoria non si è mai conclusa e pertanto il cantiere non è mai esistito.

Risultano quindi davvero incomprensibili le seguenti dichiarazioni sui media mainstream:

2022
– “La protagonista è un’imprenditrice di 49 anni che ha rifiutato di sottostare al ricatto mafioso: le veniva offerta protezione per un grande cantiere che sta per aprire a Ostia in cambio del pagamento di 500mila euro. (L’Espresso)
– “Richiesta di denaro per proteggere un cantiere in corso ad Ostia alla quale l’azienda risponde denunciando i fatti ai Carabinieri…. L’imprenditrice è Barbara Mezzaroma e il progetto che si sta realizzando ad Ostia le costa 100 milioni” (MonitorImmobiliare)
– “Paolo Papagni…. Sapeva del mio progetto edilizio in corso ad Ostia” e sul progetto edilizio dice “Lo abbiamo proposto nel 2007… circa 15 anni fa, ma forse ci siamo”. (Domani, Nello Trocchia)

2023
– 2° udienza in Tribunale nel processo per (tentata, n.d.r.) estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il PM Mario Palazzo: Er Nasca (Roberto De Santis è “L’uomo degli equilibri – criminali nel Litorale romano, come era definito da (Paolo, n.d.r.) Papagni – deve essere condannato a 14 anni di carcere. La potente costruttrice romana, per edificare un complesso da 100 milioni di euro nel litorale, si era dovuta sedere al tavolo delle trattative con il Nasca. (Giuseppe Scarpa, La Repubblica, 17 gennaio)

Speriamo che questo ennesimo contributo alla trasparenza sia finalmente recepito dall’Amministrazione.
—-

(*) Almeno fino al 2017, la Ragioneria Generale del Comune di Roma (Allegato B6 bis della “Relazione al Rendiconto 2017”), confermava il proseguimento delle attività relative alla pianificazione dei piani di lottizzazione convenzionata di trasformazione ordinaria con esplicito riferimento all’Ambito di Trasformazione Ordinaria (ATO) I12 Borgo dei Pescatori, attività relativa ad un aggiornamento degli schemi di convenzione e in particolare alla chiusura della Conferenza di Servizi esterna con la Regione Lazio conclusasi a novembre 2007. A firmare tale relazione, il Dirigente responsabile dell’Unità Organizzativa “Riqualificazione urbana” della Direzione Trasformazione Urbana, Arch. Vittoria CRISOSTOMI.
Ricordiamo che “Il Piano di Lottizzazione convenzionata è uno strumento urbanistico di iniziativa prevalentemente privata che ha per ambito una porzione del territorio comunale destinata all’edificazione; è necessario per legge ogni qualvolta, indipendentemente dalle prescrizioni del piano con finalità programmatiche, si intenda realizzare un intervento edilizio che comporti nuove opere di urbanizzazione o aggravi la situazione di quelle esistenti; costituisce specificazione delle scelte operate dallo strumento urbanistico programmatico. Il piano di lottizzazione è accompagnato da una convenzione mediante la quale il lottizzante si impegna a realizzare le opere di urbanizzazione indotte dall’intervento e a cedere le relative aree, nonché a corrispondere pro quota gli oneri inerenti. Una volta ottenuto il nulla osta alla lottizzazione, l’edificazione successiva deve essere preventivamente assentita con concessione edilizia”.

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VERDE PUBBLICO: CHE FINE FARA’ NEL MUNICIPIO X?

verde municipio roma x

Alberi come rifiuti, fatti ammalare e non curati, tagliati, sminuzzati e forse venduti da privati sul mercato senza alcun vantaggio per il Comune. Come accadde dopo il terribile incendio del 4 luglio 2000 a Castelfusano. Argomenti su cui torneremo, concentrandoci ora sul meccanismo che genera tutto ció.

E’ di questi giorni l’annuncio dell’abbattimento di 104 pini su via dei Pescatori nel Municipio X, notizia che segue quella data solo da LabUr del taglio di migliaia di pini dentro la Tenuta di Castelporziano. Il tutto, è conseguenza di una totale incuria del patrimonio boschivo e delle alberature stradali da parte delle singole amministrazioni competenti che nulla e quel poco, male, hanno fatto per combattere la terribile infestazione parassitaria (nota dal 2015) della c.d. ‘cocciniglia tartaruga’. Analizziamo meglio la questione, che deve distinguersi tra tagli boschivi e tagli di alberature stradali, i secondi spesso collegati a questioni di pubblica e privata incolumità ma che spesso sconfinano in attività criminali.

BIOMASSE FORESTALI. “COME GLI ANTICHI”

Nel Municipio X, ci sono due grandi boschi: la tenuta di Castelfusano (di competenza di Roma Capitale) e la tenuta di Castelporziano (dotazione del Presidente della Repubblica). Altri piccoli ‘boschi, ricoprono aree della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, che ingloba, in senso ambientale, tutto quanto. Infine, per un certo verso, anche le alberature stradali lungo grandi vie (come via dei Pescatori, via di Castelfusano, via di Castelporziano) possono identificarsi come ‘boschi urbanistici’.

Si continuano a tagliare boschi per bruciare migliaia di tonnellate nelle centrali a biomasse che producono energia elettrica mentre si raccomanda di piantare alberi per arrestare il riscaldamento del clima. Si tratta peraltro di una tecnologia che, per la scienza, tutto è tranne che pulita, ma che rientra nella tassonomia verde UE. Infatti il legno che viene cippato (legna ridotta in scaglie) e poi bruciato in centrale è ritenuto energia rinnovabile dalla Commissione Europea perché gli alberi hanno il potere di crescere di continuo e di rinnovarsi, ma i tempi di crescita di un albero non sono compatibili con le quantità necessarie per tenere accesa una centrale elettrica. Inoltre, un pino, una volta tagliato, non ricresce più.

Le biomasse legnose ricevono degli incentivi economici (*) in quanto fonti rinnovabili e senza questi incentivi non verrebbero utilizzate perché non economicamente convenienti.
Tecnicamente si parla di utilizzo di “scarti derivanti da manutenzione boschiva”.
E’ uno dei crimini ambientali che paga di più (**). La produzione energetica da biomasse ricavate dai tagli boschivi prevede investimenti di poco conto e grandi ricavi.
Nonostante ciò, si insiste con incentivi pubblici in favore di una vera e propria sciagura ambientale spesso unita a una sciagura della legalità.

Anche la Regione Lazio ha proceduto a finanziare un progetto del CNR-IIA volto a redigere un censimento sulla disponibilità di biomassa a breve (a medio e lungo termine) e un’analisi territoriale e di sviluppo sugli scenari energetici per individuare il fabbisogno energetico e stabilire la dislocazione di impianti per la generazione di calore ed energia da biomasse nelle diverse province (*).
Nel 2018 un censimento elencava in circa 11.000 i pini nelle alberature stradali nella Capitale. In tutta Roma, parchi e giardini inclusi, i pini sarebbero invece 120.000. L’80% è stato colpito da Toumeyella parvicornis, nota anche come cocciniglia tartaruga del pino. Nel 2021 sono stati stanziati 60MLN di euro per il verde verticale, per la cura del patrimonio arboreo della capitale ma non per curare i pini con l’endoterapia (iniezioni di abamectina).
A Roma (e nel Lazio) si sono privilegiati gli abbattimenti dei pini malati alle cure, nonostante il problema sia conosciuto dal 2015, quando comparve per la prima volta in Campania.

Il Municipio X, in piena Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, è stato colpito pesantemente: a parte la Pineta di Castel Fusano, ricordiamo due casi gravi, anche sotto il profilo erariale e criminale: il Camping Capitol con oltre 400 pini (*) e Viale di Castel Porziano con 409 pini (**).
Ora si aggiunge l’abbattimento di migliaia di pini nel polmone verde della Capitale, la tenuta Presidenziale di Castel Porziano, e a breve si aggiungeranno i 400 di viale di Castel Fusano. Per quanto riguarda Castelporziano, si tratta di una prima tranche, perché i pini sono quasi tutti ammalati e qualche esperto del settore ritiene addirittura che sia il focolaio principale.
Cosa c’è dietro a questo abbattimento massiccio senza prevedere nuovi alberi in sostituzione, dello stesso tipo? Quali conseguenze? A quale prezzo anche per la salute pubblica?

IL CASO ‘ECONOMICO’ DELLA TENUTA PRESIDENZIALE DI CASTELPORZIANO

La pineta ha una estensione di 742 ettari. L’asta ha riguardato 154,87 ettari prevedendo l’abbattimento di migliaia di pini (il numero esatto non è stato indicato, ma si può stimare che si aggiri oltre i 10 mila).
In una corretta gestione, raggiunti i 35-40 anni di invecchiamento, una pineta deve avere la densità definitiva di 120-250 pini per ettaro. Quindi, l’area oggetto di gara dovrebbe comprendere un minimo di 18.000 a 38.000 pini. Dunque la stima di migliaia di pini da abbattere (in questa prima fase) è una quantità enorme, superiore al 40%.
Il totale dei pini nella tenuta di Castelporziano è all’incirca di 140 mila pini, la gran parte ammalati e sofferenti. A base d’asta è stato fissato il prezzo minimo da offrire di 0,80 euro al quintale. Ricordiamo che un pino ha un peso specifico, allo stato fresco, mediamente di 900 kg/m3, che scende, dopo normale stagionatura, a 620 kg/m3. Quindi ogni pino produce dai 9 ai 6 quintali di legna, che, al prezzo di 0,80 euro al quintale, equivale (in termini di asta) a una oscillazione dai 5 ai 7 euro per pino.
Sul mercato, per l’utente finale, il prezzo del cippato fresco si aggira attorno ai 3 euro al quintale, invece il prezzo del cippato secco attorno ai 3,50 euro al quintale: quindi, un pino rende sul mercato dai 27 ai 21 euro, contro i 5-7 di acquisto dopo il taglio.

IL MECCANISMO ANTIECONOMICO PER IL TAGLIO DELLE ALBERATURE STRADALI

Se si è in possesso delle necessarie autorizzazioni (la certificazione di sostenibilità ambientale Pefc), nel Lazio la legge prevede che si deve smaltire il legno entro i 70km negli impianti per biomassa (il 60-80% del fatturato di tali centrali proviene da fondi pubblici ricavati dagli importi che in bolletta sono addebitati agli utenti per finanziare le “rinnovabili”).
Gli alberi tagliati, soprattutto lungo le alberature stradali, sono considerati rifiuti speciali. Come tali devono essere tracciati fino a smaltimento, prevedendo per la raccolta e per il trasporto particolari accorgimenti. Il materiale legnoso può assumere dunque un doppio valore: come biomassa per produzione di bioenergie o come rifiuto da smaltire, anche se (come spesso avviene, per mancanza di controlli) viene venduto sottobanco. In realtà si tratterebbe di un bene patrimoniale in possesso del Comune che, non tracciandolo fino a destinazione e favorendo di fatto chi lo dovrebbe smaltire, finisce per produrre un danno erariale immenso per il Comune stesso. Potremo paragonare il meccanismo a un’estrazione di petrolio a ‘nero’, uno sfruttamento di risorsa energetica rinnovabile che il Comune non prende in considerazione: per negligenza o per favoreggiamento?

LA MANCATA TRASPARENZA AMMINISTRATIVA DEL MUNICIPIO X

Durante la giunta del M5S, l’assessore al verde, Alessandro IEVA, non ha mai risposto alla precise interrogazioni sulla gestione municipale del verde, portate anche in aula municipale (**). Il caso dei pini di via di Castelporziano è emblematico.

Nulla è stato fatto per salvaguardare le alberature (lungo via di Castelporziano) inquadrate in classe C e in C-D dall’agronomo a cui era stata commissionata la relazione tecnica in vista del rifacimento del manto stradale. L’agronomo aveva infatti descritto una situazione tragica chiedendo di intervenire su tutte le piante perché c’era anche il problema del blastofago del pino e di altre patologie, tra cui appunto la Toumeyella Parvicornis. Dovevano essere effettuati tagli urgenti e portati avanti protocolli fitosanitari che non ci sono stati causando di fatto il passaggio delle piante classificate C-D a D (cioè da abbattere con urgenza perché a rischio estremo) e le C in C-D (da abbattere a breve perché a
rischio elevato). Nonostante che nell’appalto fosse previsto il “trattamento antiparassitario, a partire da un trattamento antiparassitario liquido, eseguito con mezzi meccanici atomizzatori” e fossero previsti 700 euro ad albero, per il trattamento delle chiome, l’estirpazione delle ceppaie e il taglio delle radici dei pini, nulla è stato fatto.
Sono quindi state abbattute le alberature ma non sono state ripiantate e ad oggi la strada continua ad essere pericolosa perchè gli alberi si sono quasi tutti ammalati, diventando a rischio crollo.
Addirittura i pini (ormai morti) su via di Castelporziano risultano tutti ‘etichettati’ secondo un censimento che fu fatto quasi 10 anni fa sotto la giunta PD (quando assessore al verde era Marco BELMONTE), ad oggi ampiamente scaduta e fuorviante per il cittadino a cui ‘sembra’ che il Municipio tiene tutto sotto controllo.

IL PROBLEMA DELL’INQUINAMENTO

Un processo di combustione ideale prevede la conversione del carbonio organico in anidride carbonica ed acqua, producendo energia termica che viene convenientemente sfruttata tal quale o convertita in altre forme. Nel processo di combustione reale vengono prodotti diversi inquinanti atmosferici: l’anidride carbonica (la cui quantità emessa risulta essere pari a quella assorbita dalle piante), il monossido di carbonio, gli ossidi di zolfo e di azoto, i composti organici volatili, polveri, ammoniaca ed acido cloridrico.

Gli ossidi di zolfo e di azoto, hanno effetti tossici sull’uomo e l’ambiente sono causa di deposizioni acide e precursori di particolato secondario; inoltre, il biossido di azoto (NO2) è una delle cause dello smog fotochimico; infine, il protossido di azoto (N2O) è un noto gas climalterante. Tra i numerosi composti organici volatili emessi da una combustione, molti sono tossici in quanto tali (benzene, toluene, xileni, aldeidi ecc).

In quest’ottica, i principali inquinanti emessi dalla combustione di biomassa sono le polveri, il monossido di carbonio, gli ossidi di azoto e di zolfo ed i composti organici volatili. Il controllo delle emissioni, ovvero le misure, gli strumenti e le tecnologie che permettono di ridurre l’emissione di tali inquinanti in atmosfera, può essere di tipo primario o secondario. I due tipi di controllo non si escludono a vicenda ma sono anzi complementari.
Nei fumi che si producono con la combustione del legno sono presenti numerose sostanze tossiche e cancerogene: benzene, formaldeide, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), diossine, polveri fini e ultrafini.
Tutte le attuali ricerche segnalano che l’esposizione a fumo di legna prodotto da impianti di riscaldamento domestico è associata a effetti sanitari all’apparato respiratorio, del tutto simili a quelli prodotti dall’inalazione di particelle prodotte dalla combustione di combustibili fossili. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che particelle prodotte da combustione incompleta possano essere più tossiche di quelle formate con combustione di alta efficienza. L’esposizione ai fumi da legna ha diversi effetti sulla salute umana, quali diminuita funzionalità polmonare, ridotta resistenza alle infezioni, aumento dell’incidenza e severità di asma ed effetti cancerogeni. Infatti, nel 2010 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato come possibile cancerogeno per l’uomo le emissioni dalla combustione domestica di biocombustibili, in particolare la legna.

CONCLUSIONI
Se la pubblica amministrazione, qualunque competenza abbia, non ha capacità di intervenire nella gestione ambientale del verde pubblico, è inevitabile il depauperamento di un patrimonio che riguarda soprattutto la salute dei cittadini, mettendo anche a rischio la pubblica e privata incolumità a causa dei ‘crolli’ improvvisi (?) degli alberi, soprattutto dei pini. In questo periodo si discute molto nel Municipio X sulla sorte delle concessioni balneari mentre, sotto gli occhi di tutti, tagliano o vorrebbero tagliare 104 pini su via dei Pescatori, infischiandosene anche della questione paesaggistica. Ritorna alla mente un vecchio detto: un incapace è capace di tutto.

 

(*) I sussidi andati alle aziende produttrici di biomasse legnose in Italia sono stati 383,5 milioni di euro nel 2019 e 268,5 nel 2020. A questi soldi si aggiungono gli incentivi dati alle macchine cippatrici – ovvero che trasformano tronchi di alberi in scaglie di legno – e quelli che, da oltre 10 anni, il nostro Stato eroga per sovvenzionare le stufe a pellet, rendendo l’Italia il maggior consumatore al mondo di questo combustibile. Il 14 settembre 2022 l’Europarlamento ha approvato un graduale fermo delle sovvenzioni per la “biomassa legnosa primaria”, ovvero la produzione di energia che deriva dalla legna prelevata dalle foreste e bruciata nelle centrali.

(**) Spesso i tagli boschivi sono abusivi e la criminalità organizzata ha esteso i propri affari nel campo
(https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/10/05/rifiuti-bruciati-con-la-legna-alberi-tagliati-per-prendere-piu-incentivi-legami-con-i-clan-cosa-ce-dietro-il-sequestro-della-centrale-a-biomasse-di-cutro-crotone/6827961/ “ “Lo Stato incentiva le biomasse perché ritiene producano energia pulita – ha sottolineato Gratteri in conferenza stampa – è un’attività prevista dalla legge dove si ottengono milioni di euro di contributi. Ma questi presunti innocenti, secondo l’imputazione, nel cippato mettevano spazzatura, catrame, asfalto della ripulitura dell’autostrada”. “raddoppiava il quantitativo di cippato conferito presentando la stessa documentazione presso due impianti diversi. La duplicazione consentiva, “il conferimento illegale presso le centrali di ben 56.277 tonnellate di cippato”. “Nessun controllo da parte di cinque operatori elettrici”. L’energia elettrica prodotta sarebbe stata “certificata come prodotta da cippato di legna vergine o comunque incentivabile, quando non lo era”. “Sul piano delle certificazioni
– scrive il Gip – è emerso che gli operatori elettrici acquisivano la documentazione senza eseguire alcun accertamento sulla veridicità”. In questo modo le centrali a biomasse avrebbero percepito un ingiusto profitto, derivante dagli “oneri generali di sistema” posti a carico di tutti i consumatori sulle bollette. “L’artifizio messo in atto dagli operatori elettrici”, avrebbe provocato un danno patrimoniale per l’Ente pubblico stimato in 13 milioni di euro. )

(*)
È in vigore dal 20 ottobre scorso il regolamento della Regione Lazio che istituisce il registro regionale degli impianti a biomassa (Rib) e ne regola il funzionamento. La banca dati elencherà le informazioni tecniche e di progetto degli impianti a biomassa con potenza
termica uguale o superiore a 50 kW termici.Selva è un progetto del CNR-IIA, finanziato dalla Regione Lazio
Il progetto vuole rispondere agli obiettivi in materia di biomasse forestali stabiliti dalla Regione Lazio. In particolare, si è previsto di redigere un censimento sulla disponibilità di biomassa a breve, medio e lungo termine attraverso lo studio degli strumenti pianificatori e lo sviluppo e l’applicazione di un indice di accessibilità volto a valutare non lo solo la disponibilità effettiva ma il vantaggio per la retraibilità della biomassa. E’ stata effettuata un’analisi territoriale e lo sviluppo di scenari energetici per individuare il fabbisogno energetico e stabilire la dislocazione di impianti per la generazione di calore ed energia da biomasse nelle diverse province; si è sviluppato il Registro degli Impianti a Biomasse e il Sistema Informativo Territoriale associato per le valutazioni
ambientali volte alla creazione di nuovi impianti; è stato sviluppato il Regolamento Regionale per le Biomasse volto a disciplinare le procedure per il registro degli impianti e i compiti a carico dei proprietari degli impianti.

(**) https://paulafilipedejesus.blogspot.com/2022/05/municipio-x-campeggio-capitoli-nuovi.html
(***)http://www.labur.eu/public/blog/2022/02/18/infernetto-viale-di-castelporziano-mai-ripiantati-i-37-pini-tagliati/

(**) https://paulafilipedejesus.blogspot.com/2021/01/lo-stato-dellarte-al-verde-ep-3.html

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SPIAGGIA DI CASTELPORZIANO – CRONISTORIA DI UNA GESTIONE TARGATA PD

saragat castelporziano 1965Castelporziano, nelle intenzioni del 5º Presidente della Repubblica Italiana Giuseppe SARAGAT (1964-1971), doveva essere la spiaggia dei romani, non degli intrallazzi del Comune di Roma. Tutto è stato scritto per consentirlo e la Convenzione del 14 luglio 1965 è chiarissima. A tutti. Nella foto inserita nella locandina di questo articolo si vedono il Sindaco di Roma, Dott. Amerigo PETRUCCI, l’Assessore Comunale Avv. Renato LORIEDO, il Direttore generale del Demanio del Ministero delle Finanze, Dott. Italo SFRECOLA ed il Direttore generale del Demanio Marittimo del Ministero della Marina Mercantile, Dott. Fernando GHIGLIA, dopo la firma della Convenzione per la cessione del litorale di Castelporziano al Comune di Roma.

Screenshot 2023-01-22 13.16.58Questo però ormai da troppi anni non è chiaro al PD che, a partire da Mafia Capitale, ha cercato (e continua a farlo) di mettere le mani su quelle spiagge. Ricordiamo per gli smemorati il tentativo fallito sotto la giunta di Andrea TASSONE (condannatoa 5 anni) e della sua giunta, compresa Emanuela DROGHEI (suo assessore), moglie di Francesco D’AUSILIO, ai tempi capogruppo capitolino PD, molto vicino a Mauro BALINI (arrestato per il porto di Ostia) e oggi sotto processo in Mafia Capitale Ter. Ai tempi, Francesco D’AUSILIO e Giovanni ZANNOLA aprirono il dibattito “Un’altra idea di litorale è possibile”.

Ci tornenremo in dettaglio.

messaggero castelporzianoPer ora, a seguito dell’articolo pubblicato 0ggi, 22 gennaio 2023, su Il Messaggero, edizione Ostia a pag.34 (di cui riportiamo uno screenshot), articolo in cui si paventa il rischio che le spiagge di Castelporziano non siano pronte a ricevere i romani nella prossima stagione estiva, ricordiano in sintesi cosa sta accadendo.

In data 28 gennaio 2021, a seguito di accesso civico generalizzato, il Municipio Roma X, che esercita tutte le funzioni amministrative inerenti il demanio marittimo per conto di Roma Capitale, ha inoltrato a LabUr l’ultima Concessione Demaniale Marittima ad essa rilasciata così come previsto dalla Convenzione del 14 luglio 1965 firmata con il Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica per poter gestire la spiaggia libera di Castelporziano,
→ Risulta che dal 31 dicembre 2001 Roma Capitale occupa il bene demaniale in questione senza alcun titolo, concessorio come invece previsto dalla Convenzione con il Segretariato della Presidenza della Repubblica del 17 luglio 1965 e di seguito meglio specificato.
Per tali motivi, LabUr ha presentato
1) in data 17 giugno 2021, un esposto per danno erariale alla Corte dei Conti
2) in data 24 agosto 2021, una denuncia per occupazione di area demaniale senza titolo (Codice della Navigazione, art.1161) alla Capitaneria di porto di Roma
3) in data 28 dicembre 2021, integrazione della suddetta denuncia
LabUr ha chiesto inoltre lo stralcio di tutto l’arenile di Castelporziano dal Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA) di Roma Capitale secondo quanto previsto dalla Regione Lazio con l’articolo 46, comma 1, della l.r. 13/2007 e s.m.i.: “per garantire l’utilizzazione programmata e razionale delle aree del demanio marittimo per finalità turistiche e ricreative, la Regione adotta” un tenendo conto anche del relativo piano adottato dai Comuni. Infatti, secondo la Convenzione, la tenuta di Castelporziano non ha tali finalità.

Per tali motivi,
1) in data 1 agosto 2022 è stato diffidato il Comune di Roma a stralciare dalla bozza del PUA la posizione dell’arenile di Castelporziano
2) in data 18 novembre 2022 è stato inviato sia alla Presidenza della Repubblica siaalla Regione Lazio (per singola competenza) un Ricorso Gerarchico per l’annullamento previa sospensione della delibera approvata dall’Assemblea Capitolina il 17 novembre 2022.
A seguito di questa attività di LabUr il Municipio X dichiara la necessità di istituire un Tavolo Tecnico. Il 21 luglio 2022 si tiene così una riunione per istituire il tavolo permanente in grado di affrontare e risolvere le problematiche connesse alla gestione della Tenuta presidenziale di Castelporziano.
Hanno partecipato:
Municipio Roma X
Carla Scarfagna, Mario Falconi, Valentina Prodon, Eveline Ricca (Uff. Demanio Marittimo)
Gabinetto del Sindaco di Roma Capitale – Nicola De Bernardini
Presidenza della Repubblica/Servizio Tenuta Presidenziale Castelporziano — Dott.ssa Giulia Bonella
Presidenza della Repubblica/Servizio Patrimonio Immobiliare – Dott.ssa Valentina Meschino
Presidenza della Repubblica/Struttura legale – Avv. Barbara Giuliani, Avv. Ilaria Del Vecchio, Avv. Francesco Montanaro
Capitaneria di Porto – Capitano Giuseppe Strano, Capitano Pietro Alfano, Maresciallo Babusci
Agenzia del Demanio – Direzione Roma Capitale arch. Francesco Pieracci
Regione Lazio/ Area Economia del Mare – Dr.ssa Daniela Bertoni
Regione Lazio/Direzione regionale Capitale naturale/Parchi – Dott. Luigi Dell’Anna
L’obiettivo è di riportare Castelporziano al rispetto della Convenzione del 1965.
A parte i parcheggi selvaggi e la difesa ambientale, si è discusso dei chioschi. De Bernardini, come da verbale, afferma che il Comune è a disagio sulla questione per ‘vuoti normativi’ e che deve affrontare molti contenziosi. La BONELLA sostiene che la cessione dei chioschi ai privati ha creato situazioni non contemplate dalla Convenzione. La CAPITANERIA sostiene che le due aree separate dalla dividente demaniale (patrimonio dello Stato e demanio marittimo) siano in completa gestione del Municipio. L’AGENZIA DEL DEMANIO pone dubbi sulla correttezza del tracciamento della dividente. La REGIONE afferma che nel PUA regionale la spiaggia di Castelporziano rientra nel computo di spiaggia libera e che non può essere oggetto di concessione.La PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA parla di una nuova rinegoziazione della Convenzione (ad oggi in alcuni punti non rispettata); sono a conoscenza del problema della dividente, che i chioschi non sono stabilimenti e che manca una vigilanza giornaliera. Il MUNICIPIO dichiara di avere contenziosi per la dividente demaniale (come da noi denunciato da a tempo) in quanto è da stabilire se i chioschi insistono sul patrimonio dello Stato o sul demanio e se il Comune abbia o no titolo concessorio vigente.
Si conclude la riunione rimandando a un nuovo tavolo e FALCONI aggiunge che c’è stata la riconsegna delle deleghe sul demanio a Roma, cosa però mai accaduta.
Ora, va precisato che Saragat ha dato la sua spiaggia ai romani ma non al Comune di Roma che ha solo il dovere di renderla accessibile rispettando la Convenzione del 1965 e dunque pagando il canone demaniale e mettendoci i servizi. La spiaggia è del Presidente che l’ha concessa ai romani. Quindi è illegittimo l’inserimento dell’arenile di Castelporziano nel Piano di Utilizzazione degli Arenili del Comune di Roma in totale violazione dell’assoluta indipendenza e autonomia del Presidente della Repubblica, rispetto alle altre pubbliche amministrazioni, nella gestione e cura dei beni attribuitigli dalla legge. Inoltre, come ha confermato la Capitaneria di Porto in via preliminare, dal 1999 la Regione Lazio non avrebbe alcuna competenza sull’arenile di Castelporziano in termini sia delle deleghe ricevute dallo Stato sul demanio marittimo, sia della Convenzione del 1965 con cui la Presidenza ha concesso ai romani la libera fruizione di un suo bene. La competenza sarebbe del Ministero delle Infrastrutture. Ne segue la presunta illegittimità del Comune di Roma, sub delegato a sua volta dalla Regione dopo il 1999, nel gestire in primis l’area senza pagare alcuna concessione allo Stato.

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OSTIA, TRA SPIAGGE ED ELEZIONI. L’INSOLITA RIUNIONE DEGLI AMICI DI TASSONE

leodori drogheiIl 24 gennaio si riuniranno in un evento pubblico quasi tutti gli ex assessori di Andrea TASSONE (PD), ex presidente del Municipio Roma X condannato a 5 anni per Mafia Capitale, da Antonio CALIENDO a Marco BELMONTE, oggi nella giunta PD di Mario FALCONI.
L’occasione è quella di festeggiare la candidatura nel PD alle prossime elezioni della Regione Lazio di Emanuele DROGHEI, segretaria particolare di Daniele LEODORI, attuale presidente PD della Regione, dopo le dimissioni di Nicola ZINGARETTI. Droghei è moglie di Francesco D’AUSILIO, ex capogruppo capitolino del PD, ancora sotto processo in Mafia Capitale Ter, ed ex assessore sotto TASSONE per le politiche sociali.
Non manca all’incontro nemmeno Francesco VIGLIOGLIA, factotum di TASSONE, al tempo sempre presente negli uffici municipali senza però avere alcun incarico e sconosciuto al Comune di Roma (un po’ come accade oggi con Andrea MORELLI e Mario FALCONI). VIGLIOGLIA presiederà la riunione elettorale alla presenza di Stefano FARAONI, anche lui vecchia gloria della politica ostiense e iscritto, come VIGLIOGLIA, nel PSI ai tempi della tangentopoli che nei primi anni ‘90 travolse la circoscrizione di Ostia.

La riunione politica assume un interesse diffuso e collettivo, da un punto di vista urbanistico, per la futura gestione delle spiagge del Litorale romano.
Innanzitutto il luogo dell’incontro. Si tratta infatti del locale INSOLITO FOOD & DRINK presso piazza Anco Marzio, al numero 21 di via della Stazione Vecchia, angolo di via dei Misenati, sorto nel 2013 al posto di LE CUIR, rinomata boutique di calzature. A gestirlo, dopo 20 anni, il ‘compagno’ Gennaro ARENA e la moglie Rosalia AUTIERO, pionieri a Sorrento dei locali notturni e arrivati coraggiosamente ad Ostia nel periodo più buio, quello del commissariamento per mafia. Anni difficili in cui si parlava, proprio come oggi, del Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA) e dell’affidamento delle spiagge. Alla riunione sarà presente anche Daniele LEODORI che di recente, durante la presentazione del VII rapporto sulle “Mafie nel Lazio”, ha evidenziato il pericolo per il Litorale romano di diventare terra di conquista per la criminalità organizzata, attratta dall’arrivo dei miliardi di euro del PNRR. Siamo dunque certi che LEODORI e la DROGHEI, sorretti dagli ex assessori tassoniani, affronteranno il tema spinoso delle spiagge.
E’ di poche settimane fa, infatti, l’annullamento del bando di gara del 2020 nato per affidare 37 concessioni demaniali marittime, bando annullato in autotutela a fine 2022 dopo le sentenze del TAR di maggio 2022 che avevano dato ragione ai concessionari attuali. Una sentenza ineccepibile che ha rilevato l’impossibilità da parte del Comune di Roma di affidare nuove concessioni in assenza del PUA. Una sentenza contro cui però è stato fatto ricorso al Consiglio di Stato, in data 16 gennaio 2023, da parte di uno dei vincitori del bando annullato.

Un caos inqualificabile.

Difficilmente la pubblica amministrazione sarà in grado di gestire la complessità di una simile questione, anche in funzione del contesto ambientale in cui si articola e delle conseguenti pressioni, tenuto conto che la restituzione delle deleghe al Campidoglio per manifesta incapacità di gestione, sono state solo uno slogan di propaganda .

IL BANDO DI GARA E LE ‘INSOLITE’ IRREGOLARITA’

Nel bando di gara CO/0128853 del 22.12.2020, per l’affidamento di 37 concessioni demaniali marittime (approvato con Determinazione Dirigenziale n. CO/3040 del 22.12,2020, prot.n. CO/0128777), è chiaramente riportato al paragrafo 8, che “ciascun candidato potrà presentare domanda di concessione per un solo lotto”.

Così (leggendo gli atti) non è stato.

Come risulta dagli atti pubblicati, la Sig.ra Evy Lucretia Adeline DEVLIES, ha partecipato sia al Lotto 6 (stabilimento Battistini) sia al Lotto 10 (Stabilimento MAMI), vincendo solo il Lotto 10 con la propria omonima ditta individuale a cui però corrisponde lo stesso numero di partita IVA (12862931008) che risulta abbinato, per il Lotto 6, alla ditta GRUPPO ARENA SRL nella graduatoria finale (prot.n. CO/0125130 del 21.10.2021). Non si tratta di un errore materiale di attribuzione della partita IVA a due differenti ditte e neppure di un refuso perché così è riportato sin dall’inizio in tutti gli atti della complessa gestione del bando (p.es. la Determinazione Dirigenziale CO/956/2021 del 22042021, prot.n. CO/46306/2021). Siamo dunque in presenza di un grave illecito amministrativo di cui la commissione aggiudicatrice, presieduta da Tonino EGIDDI, vecchia volpe degli uffici capitolini, dovrà rispondere.

Da fonti aperte, si ricava che la ditta GRUPPO ARENA SRL esiste davvero e che ha sede in via della Stazione Vecchia 21 con partita IVA n.15282651007, il cui amministratore unico è Giuseppe ARENA, socio al 50% con Rosalia AUTIERO, moglie di Gennaro ARENA. La ditta svolge prevalentemente attività di affittacamere per brevi soggiorni, proprio come la ditta individuale di Evy Lucretia Adeline DEVLIES, persona che ha residenza a Ostia presso lo stesso indirizzo dove è domiciliato Giuseppe ARENA. Gennaro ARENA è però titolare del locale INSOLITO FOOD & DRINK di via della Stazione Vecchia n.21, tramite la ditta INSOLITO NIGHT AND DAY, dove appunto ci sarà l’incontro della coppia LEODORI-DROGHEI, e risulta vincitore del Lotto 12 (stabilimento Kursaal) all’interno del bando sopra citato.
Insomma, nessuno si è accorto che formalmente al bando hanno partecipato alcune ditte con più offerte, in evidente violazione di quanto normato, questo a prescindere dalle parentele dei proponenti e da ogni altra considerazione sui centri decisionali derivanti dal collegamento tra imprese. Il fatto che poi la riunione degli ex tassoniani si svolga proprio li, è da considerarsi sicuramente una casualità.

Un’Amministrazione municipale che non riesce a leggere la documentazione di gara o finisce per riportarne i dati sbagliati nei verbali, quale certezza del rispetto della legalità può garantire?

Al di là dell’opportunità politica di continuare a candidare protagonisti di un periodo storico infamante per il Municipio X, riecheggiano, con sempre maggior insistenza, le parole del prefetto Marilisa MAGNO, ai tempi del commissariamento per mafia di Ostia: “… il PUA (Piano di Utilizzazione degli Arenili), prevede l’erogazione di enormi investimenti pubblici finalizzati a valorizzare il demanio marittimo lidense con la realizzazione di importanti infrastrutture, per le quali, quindi, non è possibile escludere l’interesse della criminalità organizzata”. Così come riecheggiano, in questi giorni, le antiche parole di Totò RIINA a proposito delle stragi: “Ce lo hanno chiesto”.

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SCOMPARE PARTE DELLA PINETA PRESIDENZIALE DI CASTELPORZIANO

taglio alberi castelporzianoIn un silenzio assordante, si tagliano migliaia di pini dentro la Tenuta Presidenziale di Castelporziano a causa dell’infestazione di insetti nota dal 2015 e trascurata per mancanza di fondi. Questa l’incredibile storia che raccontiamo e che si inquadra in quella ancora più ampia della gestione del patrimonio arboreo in Italia, sviluppandosi su tre tematiche: mancanza di fondi per il verde, leggi disapplicate e un enorme giro di soldi legato al riuso del materiale legnoso per la produzione di bioenergie.
Nell’unica tenuta in dotazione al Presidente della Repubblica, inglobata in una Riserva Naturale Statale appartenente al territorio di Roma, Capitale d’Italia, dove la gestione del verde pubblico è delegata al Municipio di prossimità, spariscono migliaia di pini e tutto sembra normale.

Lo Stato sconfitto dagli insetti. E’ ciò che sta avvenendo nella tenuta presidenziale di Castelporziano, 6.039 ettari (6.039 campi da calcio) all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, Zona di Protezione Speciale (ZPS), dove sarebbero in atto, dal 16 dicembre 2011 (DGR 612), severe misure di conservazione e tutela degli habitat naturali delle specie vegetali di interesse comunitario. Eppure, proprio dal 2011, si assiste alla lenta e inesorabile scomparsa della pineta monumentale che la costituisce. Non è solo un danno ambientale, ma soprattutto una grave sconfitta per la collettività.

Migliaia di pini tagliati che forse potevano essere salvati destinando alla tutela della pineta monumentale maggiori fondi.

Nel Bilancio Triennale 2022-2024, la dotazione annuale per la Presidenza della Repubblica è di 224 milioni di euro, di cui la metà (112 milioni) destinata alla retribuzione del personale e appena 1,2 milioni per le spese di Castelporziano, a cui si aggiungono i 500 mila euro del contributo del Ministero per la Transizione Ecologica e altri 600 mila derivanti dai proventi forestali, faunistici e agro zootecnici. In totale, 200 mila euro al mese per 6 mila ettari.

Nonostante ciò, incredibilmente, resta comunque una gestione migliore di quella fino ad oggi operata nelle aree verdi (limitrofe alla tenuta presidenziale) del Municipio Roma X, l’unico, su tutta Roma, ad avere poteri amministrativi delegati sul verde pubblico (ad eccezione della pineta di Castel Fusano). E’ di questi giorni infatti la notizia dei primi interventi strutturati sul contenimento delle infestazioni parassitarie (note dal 2015) lungo le alberature stradali comunali e municipali, notizia inquietante perché non sempre accompagnate dalla necessaria trasparenza amministrativa soprattutto su ciò che si è (non) fatto fino ad ora. Non è dato sapere se è stata l’incuria e/o la negligenza dell’amministrazione capitolina a generare i focolai di parassiti giunti fin dentro la tenuta presidenziale. E nemmeno se i tagli in corso nel Municipio Roma X stiano avvenendo nel pieno rispetto della normativa vigente essendo il Municipio parte integrale della Riserva. Quello che certo è che sono almeno 10 anni (giunta Andrea TASSONE del PD, condannato a 5 anni per mafia capitale, poi Giuliana DI PILLO del M5S e infine Mario FALCONI ancora PD) che nel Municipio Roma X si assiste alla costante incapacità gestionale del verde pubblico, manifestatasi nelle mancate promesse degli Assessori preposti, da Marco BELMONTE a Valentina PRODON passando per Alessandro IEVA. Di certo il presunto danno erariale conseguente alla scomparsa del patrimonio boschivo della tenuta presidenziale dovrà essere preso in considerazione dalle autorità giudiziarie, perché ciò che sta accadendo nella pineta di Castelporziano non si è davvero mai visto.

IL GOVERNO DEL BOSCO
Una pineta come quella di Castelporziano è un bosco che può essere ‘governato’ (gestito e conservato) solo a ‘fustaia’ essendo i pini alberi ad alto ‘fusto’ che si riproducono solo per seme (il pinolo) e che non emettono polloni (rami dal fusto). Dunque, se si taglia un pino non ricrescerà più. Una pineta quindi non è un bosco ‘ceduo’ (dal latino caedĕre «tagliare») che si può periodicamente tagliare, lasciando interrati i ceppi e i pedali da cui rinasceranno altri polloni: una volta tagliati i pini, la pineta è persa.
In selvicoltura, la massa legnosa che si può asportare da un bosco deve essere poi calcolata preventivamente in termini percentuali secondo precisi parametri e si compone di una parte sopra il suolo (nel caso dei pini, il fusto e i rami) e di una parte sotto il suolo (la c.d. ceppaia). Il primo grave attacco alla pineta, dopo il 2011, è datato luglio 2016, consistente in un intervento urgente per la mitigazione degli impatti conseguenti i danni prodotti da un coleottero blastofago (il Tomicus destruens). In quell’occasione, la massa legnosa asportata dall’area di intervento (ben 95 ettari) fu di 23.700 metri cubi. Successivamente, si è dovuto intervenire una seconda volta con un diradamento di fustaie del pino domestico (Pinus pinea) che ha interessato altri 157,4 ettari pari a 13.786 metri cubi. L’ultimo, in ordine di tempo, è il taglio fitosanitario di pini colpiti dalla spietata ‘cocciniglia tartaruga’ (la Toumeyella parvicornis) e dal già citato Tomicus destruens, regolato da un’asta pubblica (GU 5a Serie Speciale – Contratti Pubblici n.134 del 16.11.2022) avente termine di scadenza il 13.12.2022 per la vendita del materiale legnoso risultante a 0,80 euro al quintale (IVA esclusa).

2022, IL TAGLIO DI MIGLIAIA DI PINI
L’area di quest’ultimo intervento ha una superficie complessiva di 154,87 ettari ed è composta da otto Unità Forestali (UFOR) dislocate in due gruppi disgiunti: le UFOR n. 14 e 52 pari ad 84,30 ettari e le UFOR n. 253, 255, 256, 257, 258 e 259 pari ad 70,57 ettari, tutte distinte (a parte la n.52, di 4,9 ettari) da quelle interessate in precedenza (69, 74, 114, 124, 166, 168, 266, 269, 429 e 491).
La superficie di taglio ricade interamente all’interno della ZPS e addirittura, per 24 ettari, nella Zona Speciale di Conservazione (ZSC, IT6030028) denominata “Castel Porziano (querceti igrofili)”. Un taglio brutale, del tipo “a raso”, con rimozione di tutti i pini morti in piedi e dei pini deperienti (con chioma vitale residua stimata visivamente pari o inferiore al 20%). Pini monumentali che superano ormai i 110 anni e altri più giovani di circa 60-90 anni di età. La massa legnosa in vendita è stimata (per difetto, dati SIFTEC 2010) in circa 33.776,73 metri cubi, pari a circa 28.713,85 tonnellate, il che significa che il prezzo di vendita (minimo) è di circa 230.000 euro. L’asta prevede un eventuale aumento del 50% della massa legnosa da decidersi in corso d’opera. Tutto il materiale legnoso derivante dal taglio sul posto (tronchi, rami principali e secondari) dovrà essere ridotto in scaglie di dimensione inferiore a 3 cm tramite triturazione e trasportato fuori dalla Tenuta (dopo esser stato ivi pesato) come “cippato” su mezzi chiusi o telonati che impediscano ogni dispersione di materiale ed essere poi destinato a siti di lavorazione per la produzione di bioenergie. Si adotteranno misure eccezionali di prevenzione come quelle contro la diffusione della Peste Suina Africana (PSA): disinfezione delle calzature di lavoro, dei mezzi di trasporto se utilizzati fuori dalla Tenuta, gestione dei cibi e dei rifiuti con divieto assoluto di rilasciare nell’ambiente carte di imballo dei pasti o resti di cibo, etc. Come riferiscono fonti autorevoli (pur non essendone pubblicizzato l’esito), l’asta, a fronte di 4 offerte presentate, è stata vinta dalla MASSONI P. e M. s.r.l. (Via di Sottomonte, 160 – 55060 Guamo, LU), un’impresa boschiva e forestale “che garantisce una gestione integrata della filiera bosco-legno: dalla gestione forestale, mirata al rispetto dell’ambiente e alla valorizzazione del bosco, al recupero del legno, trasporto e fornitura di cippato e tronchi”.

Le operazioni di taglio e di esbosco (120 giorni) si svolgeranno dal 1 agosto 2023 al 28 febbraio 2024 non potendosi eseguire dal 1 marzo al 31 luglio. Invece, le operazioni di cippatura e trasporto potranno svolgersi tutto l’anno all’interno del periodo di vigenza contrattuale. Infine, si segnala che il materiale cippato dovrà essere destinato a centrali di utilizzazione di biomasse per la produzione di bioenergia, ottenendo (a carico dell’azienda) tutte le autorizzazioni necessarie alla movimentazione di materiale infetto da Tomicus destruens e da Toumeyella parvicornis ai sensi delle normative in vigore e dei decreti di lotta obbligatoria vigenti al momento dell’esecuzione del trasporto. Una precauzione spesso disattesa.

IL TAGLIO DEI PINI NELLA TENUTA PUO’ CONSIDERARSI UN ESEMPIO DI GESTIONE?
Forse l’intervento di taglio poteva mitigarsi impiegando cure preventive alle alberature. Forse poteva essere coordinato con Roma Capitale un piano strutturato di salvaguardia esteso a tutta la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. In realtà abbiamo purtroppo assistito, e denunciato più volte in questi anni, ad una spregiudicata e continua campagna elettorale da parte dell’Amministrazione Capitolina fatta sulle spoglie di alberi morti e che non ha risolto alcun problema, neppure sotto il profilo della prevenzione dagli incendi e dalla caduta dei pini ormai ridotti a secchi e pericolanti colonne di legno disposte sul ciglio stradale. Non ultimo, il mancato controllo amministrativo sugli appalti del verde affidati, sia dal Comune sia dal Municipio Roma X, senza gara e spesso senza alcuna specifica circa il trattamento della massa legnosa asportata dopo l’abbattimento dei pini lungo le strade, cioè come rifiuto da smaltire o come risorsa per la discussa produzione di bioenergie. Non c’è dubbio: oltre al gravissimo danno ambientale, c’è un danno erariale e lo denunceremo.

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SENTIERO PASOLINI: RIMOSSO IL POST DALLA PAGINA DEL MUNICIPIO X

sentiero pasolini rimosspA seguito di nostra segnalazione (qui di seguito riportata) è stato rimosso il post pubblicato dal Municipio Roma X che inneggiava un sedicente quanto insesistente “Sentiero Pasolini” come “simbolo di libertà e partecipazione civica”.

In attesa dell’insediamento del nuovo presidente della Commissione di Riserva della Riserva Naturale Statale. “Litorale Romano”, che voci autorevoli indicano nella persona dell’ing. Renzo PALLOTTA, speriamo che questo rappresenti l’ultimo episodio di un percorso amministrativo municipale fino ad oggi condotto, a partire dalla giunta presieduta da Giuliana DI PILLO (M5S), in assoluta mancanza di legalità.

Lo avevamo già scritto 2 anni fa.

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Spett.le MUNICIPIO ROMA X
Ufficio Redazione Pagine Web Locali – Social Media

Roma, 11 gennaio 2023 (via PEC)

PREMESSO

– che in data 8 gennaio 2023 alle ore 16:08 è stato pubblicato sulla pagina ufficiale Facebook del Municipio Roma X, nata nel 2016 “per dare informazione ai cittadini”, una falsa notizia riguardante il sedicente “Sentiero Pasolini” (in ALLEGATO, link a Nota 1), percorso non esistente come già emerso nella seduta del 25 ottobre 2019 presso i locali del Municipio Roma X nella Commissione Controllo, Trasparenza e Garanzia (Prot. CO/154280/2019).

– che già in data 12 luglio 2019, tenutosi un Tavolo Tecnico in sede municipale tra le autorità preposte e i proprietari/concessionari terrieri lamentanti le ripetute violazioni compiute da occasionali ciclisti percorrenti il sedicente “Sentiero Pasolini”, l’Ing. Giorgio PINESCHI (Vigilanza e Bacini Idrografici della Regione Lazio) aveva testualmente ribadito: “Noi siamo l’Ufficio preposto alla Vigilanza e Rispetto delle Regole, che sono quelle del Diritto del Codice Civile e Penale ,che parte dalle concessioni, e non possiamo avvallare illeciti. Siamo chiamati in ambito idraulico al rispetto delle regole. Abbiamo fatto diverse denunce, non contro ignoti ma contro noti, cioè l’associazione che si è resa responsabile di illeciti sull’argine in sponda sinistra del fiume Tevere. Abbiamo demolito infrastrutture pericolose, perché la priorità è la sicurezza dei ciclisti e di chi percorre queste aree. Per noi il rispetto delle regole, come funzionari pubblici, è la prima cosa. Il Sentiero Pasolini, o come lo volete chiamare, NON esiste. Se mai esisterà questo percorso dovrà partire dal rispetto delle regole. Questa è la strada maestra. Le regole sono chiare: ci sono cose che si possono fare e cose che non si possono fare”.

– che quanto sopra è confermato anche da quanto si apprende a mezzo stampa e cioè che il sedicente “Sentiero Pasolini” è soltanto una tra le nuove ciclabili che sono state proposte all’interno dei progetti finanziati con i fondi del PNRR ma di cui ancora manca ogni approfondimento progettuale.

CHIEDE
una immediata rettifica del post sopra indicato a tutela della pubblica e privata incolumità essendo il sedicente “Sentiero Pasolini” pericoloso per l’utenza in quanto non a norma e lesivo dei diritti delle proprietà private che attraversa nonchè contrario a un interesse diffuso e collettivo per la tutela ambientale del corridoio fluviale del Tevere.

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OSTIA, OMBRE SARDE SUL RIPASCIMENTO DI LEVANTE

ripascimento sardoNon c’è pace negli appalti pubblici ad Ostia. Dopo la brutta storia della c.d. Ex-GIL di Ostia, che ha visto la nomina dell’Ing. Massimo IORANI a Responsabile del monitoraggio dei lavori coinvolto nelle indagini sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi negli appalti milionari delle ferrovie statali, si ripete un caso analogo con il ripascimento della costa romana da parte della Regione Lazio, che già si era distratta sui lavori della scogliera all’Idroscalo di Ostia in cui la ditta vincitrice era stata raggiunta dall’interdittiva antimafia dalla Procura di Latina. L’ennesimo ripascimento, questa volta ad Ostia Levante, del valore di 25MLN di euro, che vede tra gli interpreti principali un geometra diventato ‘educatore’ e un ingegnere coinvolto (e non si sa se prescritto) in un maxi processo per associazione a delinquere.

LA VICENDA
Il Municipio Roma X, che svolge l’attività amministrativa del demanio marittimo di Roma Capitale, ha recentemente imposto ai concessionari la c.d. ‘valenza turistica di classe A’ (cioè il valore massimo). La cosa ha suscitato ilarità e sdegno. Tra le voci di autovalutazione che hanno consentito il ‘rialzo’ anche quella relativa alla presenza di fenomeni erosivi di “media intensità”, contraddicendo così la Regione Lazio, titolare della Difesa del Suolo, che da anni spende decine di milioni di euro per contrastare l’erosione definita ‘grave’. Dall’Idroscalo di Ostia fino al Canale dei Pescatori, sono stati realizzati scogliere e pennelli frangiflutto particolarmente invasivi senza preoccuparsi di individuare e mantenere una linea di costa di riferimento. Centinaia di migliaia di metri cubi di sabbia sono stati riversati sull’arenile (anche quella dragata dal Porto di Roma).
Tutti i lavori sino ad oggi eseguiti hanno visto come Responsabile di Procedimento per la Regione Lazio, il dr. Antonio Luigi MAIETTI, classe 1957, divenuto l’esperto per l’esecuzione di lavori costieri e di opere marittime nonostante il suo curriculum. Si è prima diplomato geometra a Latina nel 1980 e poi laureato in Scienze della Formazione nel 2007 presso RomaTre e infine ha ricevuto nel 2014 un attestato dalla Pontificia Università Antonianum Rorna in “Scienze dell’ambiente e dell’impresa”. Nel 2021 (con determinazioni G12221 del 09/10/21 emessa dalla Regione Lazio) viene nominato responsabile Unico del Procedimento (RUP) per l’affidamento dei servizi di “Progettazione per l’attuazione di interventi di tutela della costa” che riguardano un vasto tratto del Litorale di Ostia Levante, dal Canale dei Pescatori fino alla ex spiaggia libera, Amanusa.

IL RUOLO DELL’UNIVERSITA’ “ROMA-TRE”
Con D.G.R. 74 del 12 febbraio 2019 viene approvato il “Programma generale per la difesa e la ricostruzione dei litorali e del quadro degli interventi prioritari per il 2019-2021” e individuati gli interventi prioritari per la difesa e ricostruzione del litorale laziale (in totale, per Ostia €5.138.692,71, di cui: per il 2019, €4.330.602,44 e per il 2021, €808.090,27).
Il 31 dicembre 2019, con determinazione n. G18777, viene approvato un accordo di collaborazione tra la Regione Lazio e l’Università “Roma-Tre” per la redazione del “Piano di difesa integrata delle coste”, quale strumento per la pianificazione e gestione del litorale laziale. Il tratto a Levante della costa ostiense è stato definito ad “elevato grado di vulnerabilità” (erosione) e per questo vengono previsti 25MLN di spesa sulla base di un progetto da definirsi.

ANDREA RITOSSA E IL PROCESSO SARDO DI “SINDACOPOLI”
Ad aggiudicarsi sia la redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’intervento (compresa l’esecuzione dei rilievi topo-batimetrici – anno 2021, CIG 9064915C7E) sia la redazione del progetto esecutivo e del coordinamento della sicurezza in fase di progettazione del ripascimento del tratto di Ostia Levante (anno 2022, CIG: 94382523F1) è stato l’Ing. Andrea RITOSSA, un professionista che opera nell’ambito dell’ingegneria civile con particolare riferimento al settore marittimo-costiero e all’ingegneria portuale.
Andrea RITOSSA però è rimasto coinvolto nel 2015 nel processo sardo denominato “Sindacopoli” che ha scoperchiato una rete del presunto malaffare sardo con oltre 60 indagati, tra cui 5 sindaci. Una presunta cupola degli appalti per la progettazione accusata di turbativa d’asta, associazione per delinquere, corruzione, “border line con l’associazione di stampo mafioso”. Decine gli appalti e tutti sotto soglia per consentire affidamenti diretti. Partite le indagini dalla Procura di Oristano, il processo è stato poi suddiviso in cinque tranche affidate a diversi tribunali: Cagliari, Lanusei, Nuoro, Sassari e Roma. Il processo per Andrea RITOSSA è stato spostato presso il Tribunale di Lanusei, ma fino al 4 novembre 2021 ancora si attendeva l’udienza preliminare. Negli altri tribunali o è intervenuta la prescrizione o sono state dichiarate inutilizzabili tutte le intercettazioni. A 8 anni dai fatti contestati, di fatto si sta chiudendo la vicenda “Sindacopoli” lasciando però aperte ancora mille domande.

GLI AFFIDAMENTI DIRETTI AD OSTIA
Antonio Luigi MAIETTI, nominato il 9 ottobre 2021 Responsabile Unico del Procedimento (RUP), stima l’importo totale di progettazione (anno 2021) a € 125.281,00 (esclusi oneri e IVA). Il 17 gennaio 2022 viene pubblicato sul sito della Regione Lazio l’avviso di manifestazione di interesse e fissata la scadenza al 23, cioè 6 giorni dopo. Pervengono solo due offerte sulle tre ammesse e il 3 febbraio 2022 viene aggiudicata l’offerta di Andrea RITOSSA (la seconda offerta, è sconosciuta), così formulata: raggruppamento d’imprese ING. ANDREA RITOSSA S.R.L. (capogruppo) – MARTECH S.R.L. (mandante) – ARANGINO ENRICO (mandante) con sede legale a Cagliari, Viale Luigi Merello n.11, C.F. e P. VA 03522980923 (ribasso del 27,90%, corrispondente ad un importo contrattuale di € 90.327.60 Iva esclusa per un importo complessivo di € 114.607,66).
Successivamente, vengono impegnati ulteriori €82.766,28 per l’anno 2022, all’interno del “Programma Regionale di interventi per la messa in sicurezza delle infrastrutture viarie e per la rigenerazione urbana – Fondo per la Progettazione di Opere Pubbliche”. Il 5 dicembre 2022, l’intero importo viene interamente affidato da Antonio Luigi MAIETTI (senza alcuna gara, essendo l’unico concorrente) nuovamente alla ditta ING. ANDREA RITOSSA S.R.L., con sede legale e operativa in Cagliari, Viale Luigi Merello n.11, C.F./P.IVA 03522980923 (ribasso del 1,00%, corrispondente ad un importo contrattuale di € 65.231,93 al netto della cassa professionale e dell’IVA), con la seguente motivazione: “la società ING. ANDREA RITOSSA SRL, è in possesso dei requisiti di capacità tecnica e professionale e di idoneità richiesti ai fini dello svolgimento del presente incarico, in quanto ha già eseguito studi ed elaborazioni nelle aree oggetto di intervento ed è pertanto a conoscenza di tutte le condizioni locali e delle caratteristiche tecniche relative all’intervento oggetto di progettazione”.
Insomma, un affidamento diretto tira l’altro anche se Andrea RITOSSA non ha mai lavorato ad Ostia prima d’ora e dove di solito, a farla da padrone, è RomaTre che ad Ostia ha l’Università del Mare, in particolare il Prof. Leopoldo FRANCO, ordinario di Ingegneria Costiera e Portuale.
Cosa leghi il Professore Leopoldo FRANCO allo studio RITOSSA è un’altra storia.

 

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OSTIA, SPIAGGE LIBERE E ANAC: QUALE VIGILANZA SUI CONTRATTI PUBBLICI?

vigilanza cpL’operato del Municipio Roma X è sempre più opaco e non si vede luce. LabUr ha avuto ragione sulla non regolarità del bando di affidamento di 37 concessioni demaniali marittime e l’ha avuta anche sulla non regolarità del bando di affidamento delle spiagge libere. Le stagioni balneari di riferimento sono diverse, rispettivamente quella del 2021 (giunta M5S, presieduta da Giuliana DI PILLO) e quella del 2022 (giunta PD, presieduta da Mario FALCONI).

In entrambe le questioni, assente ingiustificata, è l’ANAC – Autorità Nazionale Anti Corruzione, presieduta da Giuseppe BUSIA (di cui riferiamo le recenti dichiarazioni in fondo a questo articolo), che in tutti gli ambiti dell’attività amministrativa dovrebbe invece prevenire la corruzione collaborando con le amministrazioni pubbliche, garantendo il rispetto della normativa sulla trasparenza e vigilando sullo regolarità dei contratti pubblici. Se infatti nel primo caso (affidamento 37 concessioni) è dovuto intervenire il Tribunale Amministrativo della Regione Lazio, costringendo il Municipio Roma X, dopo 2 anni, ad annullare in autotutela l’irregolare atto prodotto, nel secondo caso ancora attendiamo, dopo quattro mesi e numerosi solleciti, un chiarimento da parte dell’ANAC che ha compiuto soltanto una parziale istruttoria, contraddicendo peraltro se stessa nelle conclusioni.

Cosa è accaduto sul bando delle spiagge libere a fronte dell’ultima comunicazione pervenuta a LabUr dal Municipio Roma X in data 29 dicembre 2022 (prot.n. CO/157157/2022)?

ISTRUTTORIA NEGLIGENTE DELL’ANAC
In data 11 maggio 2022 LabUr aveva presentato un esposto, indirizzato anche all’ANAC (e acquisito con prot.n. 36069/2022 dall’Ufficio Vigilanza Servizi e Forniture) segnalando che il Municipio Roma X aveva indetto una “procedura aperta” (a tutti) per l’affidamento dei servizi connessi alla balneazione per alcune spiagge libere suddivise in 9 lotti, ne aveva aggiudicati solo 4 e aveva avviato una successiva “procedura negoziata” (selezionando le ditte) per i restanti 5 lotti andati deserti nella prima gara. Tale modo anomalo di procedere avrebbe potuto favorire un meccanismo di condizionamento nel criterio di affidamento delle spiagge libere.
In data 1 giugno 2022, a seguito di richiesta preliminare di informazioni, il Segretariato Generale del Comune di Roma ha comunicato (prot.n. RC/2022/0016981) di aver avviato un’attività di controllo finalizzata a verificare la correttezza e regolarità delle procedure amministrative, di cui ancora però non si conosce l’esito.
Così, in data 8 agosto 2022, (dopo il precedente esposto) l’irregolarità è stata nuovamente segnalata da LabUr all’ANAC (prot.n. 0065400/2022), integrandola con nuovi fatti.

Nell’adunanza del 6 settembre 2022, il Consiglio dell’Autorità ha deliberato quanto reso poi noto il 12 settembre archiviando l’esposto con la seguente motivazione (UVCP n. 36069/2022): “l’assegnazione di servizi di balneazione e di spiagge libere può avvenire pure con procedura negoziata, se la gara aperta va deserta. Questo anche solamente per alcuni singoli lotti”. L’ANAC in pratica, fondandosi su una sentenza della Terza Sezione del Consiglio di Stato (la n.8749 del 21.12.2021), assumeva erroneamente, nel caso in esame, che ci fossero state 9 gare diverse, ciascuna riferita al singolo lotto, autonome sotto il profilo procedurale (“ogni lotto costituisce una procedura di gara autonoma e indipendente, che non subisce interferenze per effetto delle vicende che attengono agli altri lotti”).

Infine, il 14 settembre LabUr ricorreva in opposizione in quanto l’ANAC non ha mai verificato la presunta “autonomia” e “distinzione” delle gare dei 9 lotti/spiagge e neppure ha valutato nell’istruttoria l’integrazione dell’8 agosto.

ASSENZA DI TRACCIABILITA’
Dopo 4 mesi dal ricorso in opposizione, nessuna risposta dall’ANAC, in evidente difficoltà, in quanto è risultato che a nessuna gara per i nove lotti è stato attribuito un distinto Codice Identificativo Gara (CIG) e che tutte le gare hanno avuto la stessa commissione di valutazione, contraddicendo dunque i presupposti procedurali di “autonomia” e “distinzione” delle gare citati con chiarezza nella sentenza del Consiglio di Stato su cui si è basata la delibera di archiviazione dell’ANAC. Un pasticcio di negligenza e irregolarità istruttoria molto grave che neppure ha valutato la violazione dell’art. 37 del D. Lgs. n. 33/2013 nonché dell’art.29 del D. lgs. n. 50/2016 – Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza (P.T.P.C.T.).

Come se non bastasse, è la stessa ANAC a ribadire che “è obbligatorio richiedere il codice CIG, ai fini della tracciabilità, per tutti i contratti di lavori, servizi e forniture, a prescindere dall’importo degli stessi e dalle modalità di affidamento e quindi anche per i contratti esclusi dall’obbligo del versamento del contributo in favore dell’Autorità”.

Cade dunque la giustificazione fornita dal Municipio Roma X (prot.n. CO/157157/2022 del 29 dicembre 2022): “… nessuna controprestazione di natura economica è stata prevista … pertanto non è stato generato alcun CIG (Codice Identificativo Gara) sia per la procedura aperta … sia per la procedura negoziata…”.

Ricordiamo che il CIG è un codice alfanumerico generato dal Sistema Informativo di Monitoraggio delle Gare (SIMOG) dell’ANAC con tre funzioni principali:

  1. una prima funzione è collegata agli obblighi di comunicazione delle informazioni all’Osservatorio e alle successive deliberazioni dell’Autorità, per consentire l’identificazione univoca delle gare, dei loro lotti e dei contratti;
  2. una seconda funzione è legata al sistema di contribuzione posto a carico dei soggetti pubblici e privati sottoposti alla vigilanza dell’Autorità, derivante dal sistema di finanziamento dettato dall’art. 1, comma 67, della legge 266/2005, richiamato dall’art. 213, comma 12, del Codice dei contratti pubblici;
  3. una terza funzione è attribuita dalla legge n. 136/2010 che affida al codice CIG il compito di individuare univocamente, e dunque tracciare, le movimentazioni finanziarie degli affidamenti di lavori, servizi o forniture, indipendentemente dalla procedura di scelta del contraente adottata, e dall’importo dell’affidamento stesso.

Quindi il Municipio Roma X nell’affidare i servizi sulle spiagge libere non solo si è sottratto alla vigilanza dell’ANAC non richiedendo il/i CIG mediante il responsabile del procedimento (RUP) in un momento antecedente all’indizione della procedura di gara stessa, ma ha anche eluso il sistema di contribuzione previsto per legge. La tracciabilità delle gare non è uno strumento di monitoraggio dei flussi finanziari come inteso (erroneamente?) dal Municipio Roma X, bensì un mezzo a disposizione degli inquirenti nelle indagini per il contrasto delle infiltrazioni delle mafie nell’economia legale.

CONCLUSIONI

Se da un lato è grave che il Municipio Roma X, già triste teatro di un commissariamento per mafia durante la giunta di Andrea TASSONE (PD), che ha visto proprio nella gestione del demanio marittimo i peggiori esempi, non abbia sottoposto alla tracciabilità per assenza di CIG i soggetti prestatori di servizi su spiagge pubbliche mediante procedure di gara improvvisate, dall’altro è ancor più grave che né il Segretariato Generale del Comune di Roma né l’ANAC abbiano rilevato l’irregolarità amministrativa di tipo procedurale ben chiarita dalla sentenza del Consiglio di Stato, peraltro adottata dall’ANAC stessa. In un momento mai così delicato come adesso per il futuro del demanio marittimo di Roma, Capitale d’Italia, non è tollerabile che la vigilanza sui contratti pubblici sia oggetto di tale negligenza.

Speriamo dunque che l’intervista al presidente ANAC, Giuseppe BUSIA, al programma radiofonico ‘Buongiorno inBlu2000‘ del 20 dicembre 2022 (edizione delle ore 08:30), sulla riforma in essere del codice dei contratti pubblici e la corruzione, la digitalizzazione ela qualificazione delle stazioni appaltanti, abbia un senso.

L’Europa ci chiede (non solo per i fondi del PNRR) di qualificare e certificare le stazioni appaltanti affinchè conoscano le leggi che regolano la spesa pubblica, sia che si tratti di servizi che di forniture, a prescindere dall’importo o che si tratti di affidare (come nel caso in esame) beni pubblici apparentemente a titolo gratuito (in realtà agli affidatari è stato consentito di fare guadagno sulle spiagge libere). Ricordiamo che l’amministrazione pubblica è depositaria del bene e dell’interesse pubblico e che pertanto sono necessarie precise regole di prevenzione, trasparenza e vigilanza per evitare, come dice  Giuseppe BUSIA nell’intervista, “che si facciano favori a qualcuno“. Concetti ripetuti pubblicamente anche in Regione Lazio, il 19 dicembre 2022 (presente Busia) durante la “Giornata della Trasparenza 2022“. Siamo certi che, dopo le parole, seguiranno i fatti. Di certo, sulle spiagge di Ostia, non c’è stata alcuna tracciabilità.

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