Idroscalo di Ostia: 1975-2010, non solo Pasolini

Storie di demolizioni da Veltroni ad Alemanno. 25 milioni per ‘allagare’ l’Idroscalo di Ostia, 10 milioni per abbatterlo. Si raddoppiano i cantieri navali (che inquinano il Tevere) mentre il Comune di Roma millanta la proprietà dell’Idroscalo, che invece è del Demanio. Progetti ideati da Veltroni che Alemanno esegue con illegittimi sgomberi come quello del 23 febbraio u.s. Questi i principali risultati dell’incontro che ha proposto la trasformazione dell’Idroscalo in Idroburgo.
Ieri, lunedì 18 ottobre 2010, presso il Centro “Affabulazione”, si è tenuto l’evento “Idroscalo di Ostia, non solo Pasolini”. A 35 anni dalla morte di P.P. Pasolini e a 8 mesi dal fallito sgombero di Alemanno, l’Idroscalo di Ostia ha voluto tornare a far parlare di sé, ma in una veste nuova, sfatando i luoghi comuni che lo circondano.
Se sulla morte del poeta e grande intellettuale ancora esistono dubbi, la certezza è che il corpo fu trovato ben più vicino ad Ostia che all’Idroscalo. L’immagine di questa area come luogo di degrado, abusivismo, irregolarità è stata utilizzata sia da Veltroni (la mente) sia da Alemanno (il braccio) ed è servita, nel corso di questi anni, per sostenere la ‘delocalizzazione’ di tutta la comunità che vive da 50 anni alla foce del Tevere. Pretestuosa anche la valutazione del rischio idrogeologico dell’area. E’ stata, infatti, l’Autorità di Bacino del fiume Tevere ad affermare che, per salvare Fiumicino dalla piena di riferimento (quella devastante, ricorrente ogni 200 anni) si debba costruire un manufatto ripartitore a Capo due Rami (progetto TE19), deviando tutta l’acqua del Tevere sul ramo di Fiumara Grande, liberando così il canale di Fiumicino. La stessa Autorità non si è però mai curata di dragare il fiume, di regolare le aree di esondazione a nord di Castel Giubileo, di realizzare casse di espansione e nuove dighe oltre quella di Corbara, affidandosi invece alle ‘traverse’ di Alviano, Ponte Felice, Nazzano e Castel Giubileo, puri e semplici sbarramenti. Il progetto del ripartitore di Capo due Rami (costo previsto: 25 milioni di euro) è fermo dal 2003, mentre è andata avanti la politica dello sgombero di tutto l’Idroscalo di Ostia da parte dei Sindaci di Roma che si sono susseguiti dal 2001. Nessuno però parla del fatto che dal 1983 è stato adottato il Piano di Zona A7 “Idroscalo”, ma che ancora si cercano i terreni; nessuno parla del raddoppio dei cantieri navali, che inquinano il Tevere; nessuno parla del fatto che sarà costruito (per un importo di 5,7 milioni di euro) un edificio faro presso la foce del Tevere, all’interno del quale sono previsti un ristorante e un albergo, così come nessuno parla dei 5 milioni di euro per la creazione di un parco intorno al faro, nell’area demaniale (mai passata al Comune di Roma), che Alemanno ha invaso il 23 febbraio 2010 con una finta ordinanza di protezione civile. Nessuno che si sia domandato fin’ora perché siano previsti investimenti per centinaia di milioni di euro per un’area ‘a rischio idrogeologico’.
Gli affari del porto e dei cantieri navali, che sono come gli abitati dei residenti ugualmente a rischio per colpa di un argine mai realizzato all’interno del Programma di Riqualificazione Urbana di Ostia Nuova, non possono condizionare il futuro di oltre 500 famiglie.
La storia ci insegna che l’antica città di Ostia visse per secoli nelle stesse condizioni e che, per evitare le inondazioni a Roma, si aprì (non si chiuse, come vuole fare l’Autorità di Bacino) la Fossa Traiana, oggi Canale di Fiumicino. Così come ci insegnano paesi come l’Olanda che i progetti di “floating cities” (città galleggianti, in aree soggette ad allagamento) sono ormai la realtà presente e futura con cui confrontarsi.
Gli abitanti dell’Idroscalo non corrono altri rischi se non quelli generati dalla speculazione su queste terre.
Da Idroscalo a “Idroburgo”, dal vecchio concetto di inquinare il Tevere, attraverso l’ampliamento dei cantieri navali, a quello innovativo di ‘pianificazione didattica’, un percorso con il quale coinvolgere i residenti nel progetto di costruzione del loro insediamento pensandolo come un quartiere ecologico. I soldi ci sono, basta saperli spendere bene e non perdere l’occasione per esportare un nuovo modello di politica urbana, che veda al centro la socializzazione della rendita, affinché la trasformazione di un territorio non rappresenti una mera occasione di valorizzazione immobiliare.

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Aquaniene, Corbucci-De Jesus (PD): “Sequestro per mancato rispetto delle clausole di concessione del terreno”

La concessione alla Associazione Sportiva Circolo Canottieri Aniene dell’area già denominata “Palaparioli” sita nel Municipio Roma II, per la realizzazione dell’Aquaniene, è stata irregolare ? Lavori conclusi fuori tempo massimo, area vincolata e mancata validazione del progetto esecutivo: queste le tre accuse rivolte dal PD.

“Le motivazioni delle sentenza del Riesame con cui è stata respinta la richiesta di dissequestro del circolo sportivo Aquaniene, nonostante l’ennesima delibera salva-abusi di Alemanno, confermano come la concessione temporanea del terreno comunale su cui è sorto l’impianto fosse subordinata ad alcune clausole che non sono state rispettate” lo dichiarano in una nota Riccardo Corbucci, vicepresidente del consiglio del IV Municipio e Paula de Jesus, urbanista del Partito Democratico. “Vale la pena di ricordare la storia dell’Aquaniene” spiega Paula de Jesus “con delibera della Giunta Comunale n. 330 del 18 luglio 2007, il Comune di Roma ha concesso alla A.S.D. Circolo Canottieri Aniene l’area già denominata “Palaparioli” sita nel Municipio Roma II, per la realizzazione di un impianto natatorio funzionale per i Mondiali di Nuoto del 2009, su esplicita richiesta del Commissario Delegato avvenuta in data 12 giugno 2007, in forza della deliberazione del Consiglio Comunale n. 85/2007 del 21 Maggio 2007 con cui si dava inizio all’avventura dei Mondiali di Nuoto ’09 a Roma. Con verbale del 6 agosto 2007 prot. n. 30437 del 7 agosto 2007, si è proceduto alla consegna provvisoria delle aree”.”La concessione temporanea del terreno era subordinata ad alcune condizioni” continua Riccardo Corbucci “l’accertamento in merito al vincolo della compatibilità ambientale P.T.P. n. 15/8 “Valle del Tevere”, l’espletamento della Conferenza di Servizi, finalizzata alla validazione del progetto esecutivo, la perfetta rispondenza dei requisiti richiesti nella delibera n. 85/2007. Quest’ultima, in particolare, richiedeva tassativamente l’acquisizione di atto d’obbligo di ultimazione dei lavori, collaudo degli stessi e omologazione da parte della Federazione Italiana Nuoto entro il 31 marzo 2009″. “Come rilevato anche dalla magistratura, la realizzazione dell’impianto dell’ Aquaniene non ha soddisfatto tutti questi requisiti. Infatti, l’area dove sorge l’impianto natatorio è, tutt’oggi, sottoposta a vincolo ambientale; l’inaugurazione dell’impianto è avvenuta il 24 aprile 2009 con gli impianti ancora non funzionanti, visto che l’apertura al pubblico è avvenuta, e solo parzialmente, sei mesi dopo” continuano Corbucci e De Jesus “sicuramente però non il 31 Marzo, come richiesto dalla delibera 85/2007. Persino la validazione dei progetti esecutivi (ai sensi ex art.47 del DPR 554/99) è avvenuta solo il 4 giugno 2010, cioè oltre un anno dalla fine dei Mondiali di Nuoto, da parte del Dipartimento Tutela Ambiente e Verde – Promozione dello Sport (prot. n.2725)”. “Si potrebbe poi aggiungere che su un terreno pubblico si esercitano attività commerciali che non sembrano avere alcuna funzione pubblica” continuano i due esponenti del PD “al contrario di quanto avveniva con il Palaparioli che era uno spazio espositivo fino al 2007, costituito da una elegante e funzionale tendostruttura di circa mq. 5.000, circondata dal verde, in grado di ospitare Fiere, Mostre ed Eventi di medie dimensioni, nonché convegni e convention. Un vero e proprio spazio pubblico di cui oggi sentiamo profonda nostalgia e che aveva una funzione pubblica assai diversa del pur bellissimo e tecnologico impianto dell’Aquaniene” .
(Nella foto: Claudia Menichelli, al tempo il Dirigente della III U.O. Promozione Sportiva e Gestione Impianti del Dipartimento XX che firmò in data 6 luglio 2007 il parere favorevole in ordine alla regolarità tecnica per la concessione alla Associazione Sportiva Circolo Canottieri Aniene dell.area già denominata “Palaparioli” sita nel Municipio Roma II, per la realizzazione dell’Aquaniene)

(Nella foto: Claudia Menichelli, al tempo il Dirigente della III U.O. Promozione Sportiva e Gestione Impianti del Dipartimento XX che firmò in data 6 luglio 2007 il parere favorevole in ordine alla regolarità tecnica per la concessione alla Associazione Sportiva Circolo Canottieri Aniene dell.area già denominata “Palaparioli” sita nel Municipio Roma II, per la realizzazione dell’Aquaniene)

Comunicato stampa LabUr – 04 ottobre 2010

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Zaha Hadid e i Faraoni

Premiato il MAXXI mentre il quartiere è in difficoltà. Un’opera ottenuta grazie agli Ingegneri e che ha trascurato gli Urbanisti. 150 milioni di euro per fare un museo e che potevano servire per finanziarne 1000. L’architettura è davvero al servizio della città ?

Il MAXXI, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo progettato a Roma da Zaha Hadid Architects ha vinto lo Stirling Prize, il prestigioso premio conferito ogni anni dal Royal Institute of British Architects (RIBA). Molte difficoltà realizzative, risolte dagli ingegneri. Costo al mq pari a 7100 euro (che si abbassa a poco meno di 3700 euro al mq se consideriamo che la cifra totale comprende anche la sistemazione degli esterni). Costo totale di 150 milioni di euro per un progetto di 21.200 mq di spazi interni, 19.640 mq di spazi esterni, 113.000 mc realizzati. Tra i 200.000 e i 400.000 visitatori previsti l’anno, ma nessun miglioramento di infrastrutture per il quartiere (che si è paralizzato nella giornata di apertura gratuita al pubblico). Servono queste spese per fare UN MUSEO e per sostenere che non ci sono i soldi per finanziare altri 1000 MUSEI ? Serve alla città ? Si integra urbanisticamente ? Per altro tutti i meriti sono andati all’archistar anglo-irachena Zaha Hadid, pagata, a quanto si mormora nell’ambiente,  8 milioni di euro, mentre nessuno ha celebrato i meriti degli ingegneri italiani che hanno reso possibile la costruzione del Maxxi sulla sola idea di un archistar (per inciso, lo Studio Progettazione Croci che alla fine del 2002 vinse in appalto integrato la progettazione strutturale dell’edificio).Zaha Hadid fa molte di queste cose, per esempio si prepara a ridisegnare il waterfront  di Salerno dopo la demolizione dei Magazzini Generali, che hanno ceduto il posto alla Stazione Marittima, “un’ostrica di luce sospesa tra il cielo e il mare”. Opere faraoniche, come la Stazione dei Vigili del Fuoco a Basilea, più simile ad una istallazione temporanea che ad un edificio di pubblica utilità,  visitata quotidianamente da centinaia di  persone ma utilizzata per soli due anni a causa di alcuni aspetti poco funzionali per i Vigili del Fuoco (nella foto). L’architettura è davvero al servizio della città ?
Calatrava docet.

Paula de Jesus – Urbanista

Comunicato stampa LabUr – 04 ottobre 2010

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Ostia Ponente: l’inganno dietro la vendita delle case comunali

Ad Ostia case comunali di 40 anni fa (costruite con sabbia di mare nel cemento), stanno per essere vendute dal Comune di Roma. Le manutenzioni, onerose e spesso mai fatte, saranno a carico degli acquirenti che prima di 10 anni non potranno vendere le case. Di mezzo la Romeo Gestioni, che il PD del XIII Municipio difende. Il Comune cerca così di liberarsi del proprio patrimonio immobiliare vecchio e fatiscente. Chi tutela i cittadini ?

Mentre Alemanno gioca con Tor Bella Monaca neanche fosse il Lego, il Comune vende le sue case di Edilizia Residenziale Pubblica più scadenti, quelle che avrebbero bisogno di pesanti manutenzioni straordinarie. E’ il caso di Ostia Ponente e delle ex-case Armellini di Via Vincon, Piazza Gasparri, Via Forni, Via Cagni, Via del Sommergibile, case costruite nei primi anni ’70 usando nel cemento la sabbia di mare. Case dove la «Romeo Gestioni» avrebbe dovuto progettare ed eseguire interventi di manutenzione straordinaria per l’adeguamento normativo, la riqualificazione ambientale e la loro valorizzazione. Case che oggi vengono messe in vendita tra i 33 e i 77 mila euro, cifre convenienti, ma dietro cui si nasconde più di un tranello. Nessuno spiega agli inquilini che non c’è alcun bisogno di comprare perché possono tranquillamente rimanere conservando i diritti finora acquisiti. Nessuno spiega che dopo l’acquisto le spese straordinarie verranno attribuite ai proprietari. Nessuno spiega che gli edifici non hanno un proprio fascicolo del fabbricato che provi la qualità delle costruzioni. Nessuno spiega che chi acquista avrà l’obbligo di non rivendere l’immobile per un periodo di 10 anni. Non solo, ma il PD del XIII Municipio si dissocia da questi atti di accusa e difende invece la «Romeo Gestioni», sostenendo che esegue correttamente tutte le manutenzioni, che le case sono perfettamente stabili e che Alfredo Romeo è stato assolto il 19 marzo 2010 dalle accuse rivoltegli. Ma chi è Alfredo Romeo, di cui la «Romeo Gestioni» è la principale società ? L’attività imprenditoriale di Romeo parte da Napoli, quando nel 1989 la «Romeo Gestioni» si aggiudicò, per la prima volta in Italia, il censimento e l’amministrazione del grande patrimonio pubblico. A Roma, alleato con Caltagirone, Alfredo Romeo ha vinto nel 1987 un maxi-appalto per la manutenzione delle strade capitoline, revocato poi da Alemanno. Rimane invece in piedi, solo nel Comune di Roma, la gestione di circa 44.800 unità immobiliari (1.239 edifici) e di oltre 1.400.000 metri quadrati di superfici comuni di pertinenza esclusiva delle unità in gestione. Il primo appalto per la gestione del patrimonio immobiliare capitolino venne affidato alla «Romeo Gestioni» nel 1997. L’appalto è stato negli anni rinnovato, l’ultima volta nel 2005, per la durata di sette anni, ad un importo di 92,8 milioni, in cui è incluso il patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica comunale (24mila alloggi). Oggi, in base alle norme regionali, possono essere venduti solo un terzo del totale e il Campidoglio conta di recuperare circa 400 milioni di euro da investire per la realizzazione di nuovi alloggi popolari e per la ristrutturazione della restante parte invenduta.Proprio per questo, anche a Roma, già da fine 2008, dovevano essere attivati i controlli sull’efficacia dell’operato della «Romeo Gestioni», ma del resoconto (che doveva arrivare sul tavolo dell’assessore capitolino al Patrimonio, Alfredo Antoniozzi, «tra due o tre giorni»), non se ne è saputo più nulla.Insomma, case vecchie e mal costruite che si cerca di vendere per fare cassa e per togliersi di mezzo un’onerosa manutenzione che dal 2012 dovrà essere rimessa in discussione per la scadenza dell’appalto con la «Romeo Gestioni». Questo l’obiettivo del Comune di Roma. A farne le spese, ignari cittadini a cui nessuno racconta le cose come stanno. L’unico che è stato chiaro è stato proprio Alemanno che ad inizio Giugno ha detto ai cittadini di Tor Bella Monaca: «Si sta valutando l’ipotesi di regalare gli appartamenti ai residenti, che dovrebbero però occuparsi della manutenzione». Come dire: ho in mano una patata bollente, a chi la do ?

Comunicato stampa LabUr – 28 settembre 2010

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Aquaniene, Corbucci-De Jesus (PD): “riesame non si è fatto impressionare da testimonial sportivi e politici”

“Il tribunale del riesame ha rigettato la richiesta di dissequestro del circolo sportivo presentata dai legali dell’Aquaniene. Non sono servite quindi la manifestazione degli atleti con testimonial le medaglie d’oro del nuoto e l’ennesima memoria di giunta salva-abusi approvata l’ultimo giorno utile dalla giunta Alemanno” lo dichiarano Riccardo Corbucci, vicepresidente del consiglio del IV municipio e Paula de Jesus urbanista e firmataria del ricorso al Tar contro le delibere salva-abusi. “La giustizia deve poter fare il suo corso. L’amministrazione Alemanno ha dimostrato di non voler risolvere i problemi, preferendo generiche delibere salva-abusi in spregio ai milioni di euro di oneri concessori che il Comune di Roma avrebbe dovuto incassare dagli impianti sportivi” spiega Corbucci “sugli impianti pubblici sosteniamo con convinzione l’azione alla Corte dei Conti già preannunciata dal WWF. Augurandoci che venga sostenuta da tutte le associazioni ambientaliste”. “Non c’è nulla di pubblico in impianti destinati a pochi privilegiati che applica tariffe elevatissime” continua Paula de Jesus “per noi le opere pubbliche sono quelle destinate a tutti i cittadini con tariffe agevolate, progetti di integrazione, collaudi in regola e soprattutto il rispetto delle norme vigenti”. 

Comunicato stampa LabUr – 25 settembre 2010

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Ostia Ponente: case pericolanti messe in vendita dal Comune per fare cassa

La Romeo, che gestisce le ex-case Armellini, non esegue le manutenzioni. Dove sono finiti i 28 milioni di euro previsti ormai 8 anni fa nel Programma di Riqualificazione Urbana ? Scandalosa l’incapacità della giunta di centrodestra, favorita da un PD che nel XIII Municipio si limita a slogan pre-elettorali.

Crolla Via Fasan da oltre un anno e si mettono dei semplici ponteggi con tubi Innocenti. Cadono a pezzi le ex-case Armellini, ora in parte gestite dalla “Romeo”, e l’incapace giunta municipale di centrodestra ignora la situazione. Dietro a tutto questo, gli interessi di misteriosi sceicchi, secondo quanto riferisce G. Vizzani, Presidente del XIII Municipio. Ma anche gli affari del Porto Turistico, che vuole gli alberghi e un bacino elettorale da mungere con finte promesse. Sono passate ben 3 settimane da quando in aula municipale il PD XIII, che siederebbe sui banchi dell’opposizione, annunciava una petizione popolare nel quartiere di Nuova Ostia per “aprire, in collaborazione con il Comune di Roma, uno sportello di aiuto per la casa”. Il motivo ? Le lettere che ‘Risorse per Roma’ sta inviando da Giugno 2010 agli inquilini delle abitazioni di Edilizia Residenziale Pubblica proponendone l’acquisto: si parla di Via Forni, Via del Sommergibile, P.zza Gasparri e Via Vincon. Fanno parte di un elenco di 4.100 case su Roma il cui prezzo oscilla tra i 33 mila e i 77 mila euro per un taglio medio di 70mq. Ma come si fa a proporre l’acquisto di un bene in degrado, di case che vengono giù ? Era il 9 novembre 2005 quando si inaugurò il nuovo sportello della “Romeo” a Nuova Ostia, in Via Antonio Forni. L’ex Presidente del XIII Municipio, P. Orneli, nonché ex capogruppo del PD, promotore oggi dell’attuale richiesta, nel 2005 era consigliere comunale, nonché delegato da Veltroni per il litorale. In quella occasione affermò: “I cittadini di Nuova Ostia e del XIII Municipio avranno a disposizione un punto di riferimento sul territorio al quale rivolgersi per richiedere informazioni o per segnalare problemi relativi agli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica”. Sono passati 5 anni e nulla è cambiato, anzi peggiorato. Tant’è che nella mozione popolare annunciata 3 settimane fa non si fa cenno al Programma di Riqualificazione Urbana (Pru) di Ostia Ponente, che prevedeva il risanamento di 44 ex-palazzine Armelline, per un totale di 28,52 milioni euro del tempo, di cui 7,13 come contributo pubblico, pari al 25% del costo documentato. In media, circa 650 mila euro a palazzina. Oggi tutte queste palazzine cadono a pezzi: dove sono finiti i soldi del PRU ? Come è stata fatta la manutenzione dalla Romeo in questi anni sulle altre palazzine ? Domande a cui nessuno risponde, maggioranza e opposizione. Di fronte alle evidenti incapacità della giunta di centrodestra si affianca una opposizione che sembra proporre solo slogan da campagna pre-elettorale.

Comunicato stampa LabUr – 23 settembre 2010

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Aquaniene, PD: “ricorreremo al Tar anche contro nuova delibera salva abusi”

“Apprendiamo, secondo quanto riferisce l’ApCom, che ieri sera c’è stata l’ennesima vergognosa delibera di giunta per salvare il circolo Aquaniene e gli impianti posti sotto sequestro dall’azione della magistratura” lo dichiarano in una nota Riccardo Corbucci e Paula de Jesus, esponenti del PD e fra i proponenti del Ricorso al Tar contro le precedenti ordinanze e delibere salva-abusi varate da Alemanno e Berlusconi.“Nell’atto promulgato dal Campidoglio si approva, con effetto ora per allora, il progetto esecutivo presentato dall’Aquaniene. Per questa ragione ci vedremo costretti a ricorrere nuovamente al TAR del Lazio contro l’ennesima delibera che ha come unico scopo quello di sanare gli abusi senza far sborsare un euro di oneri concessori. Augurandoci che questa volta l’esito possa essere positivo vista anche la promozione di Pasquale De Lise” continua Silvia Di Stefano, coordinatrice del circolo Pd Settebagni dove è sorto il Salaria Sport Village e fra i firmatari del primo ricorso al Tar.“Siamo al ridicolo. Non si è mai visto che una delibera che nessuno ha ancora visionato, sia invece in mano ai legali del circolo Aquaniene, depositata al tribunale del riesame l’ultimo giorno utile” continua Riccardo Corbucci, vicepresidente del Consiglio del IV Municipio “secondo quanto si apprende dalle agenzie, la delibera chiede “di riservare analogo provvedimento per altri quattro impianti natatori pubblici”. Noi continuiamo ad augurarci che alla magistratura sia consentito di fare il proprio lavoro fino in fondo, accertando tutte le responsabilità, anche quelle enormi della politica”.

Comunicato stampa LabUr – 23 settembre 2010

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Ostia , Canale dei Pescatori: inquinamento alle stelle, balneazione consentita sulla spiaggia

Ieri, l’ultimo episodio: centinaia di chili di pesci morti. Già quest’anno il 4 aprile, il 22 maggio e il 26 giugno l’Arpalazio ha rilevalto l’inquinamento, ma fa finta di nulla. Il Sindaco non interviene, la Procura non indaga. Anche Goletta Verde ha saltato il campionamento delle acque. Eppure il divieto c’era dal 1971, prima che sorgesse lo stabilimento del presidente dell’Assobalneari. Acqua e sabbie inquinate.

Ieri, la morìa di pesci nel Canale dei Pescatori (o dello Stagno) riapre la questione dell’inquinamento lungo le spiagge di Ostia. Non è possibile che sia consentita la balneazione alla foce di questo Canale (che raccoglie le acque dell’entroterra ostiense). L’Arpalazio, responsabile dei controlli a mare, continua a non rispondere all’interrogazione del Consigliere Regionale Claudio Bucci (IDV) e ha consentito che per tutta l’estate si facessero i bagni, anche se il 4 aprile, il 22 maggio e il 26 giugno i valori hanno superato di molto quelli previsti per Legge. Il Sindaco non emette alcuna ordinanza, Goletta Verde (Legambiente) salta i campionamenti, la Procura di Roma tiene da quasi un anno nei cassetti il nostro esposto. Eppure fino a pochi anni fa la foce del Canale dei Pescatori era l’unico punto del litorale vietato alla balneazione. Ciò confermava quanto già esistente dal 1971, quando un’ordinanza del Sindaco di Roma, n.48435, 16/07/1971, imponeva il divieto di balneazione allo sbocco a mare del Canale per una estensione di mt. 200 a destra a e a sinistra dello sbocco stesso. Il cartello con la scritta ‘Divieto di Balneazione’ ancora è presente sul lungomare ma le distanze sono scomparse. Sarà perchè lo stabilimento “Le Dune” del Presidente dell’Assobalneari, Renato Papagni, è proprio lì accanto ?

Comunicato stampa LabUr – 22 settembre 2010

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Labur: esposto alla Corte dei Conti sull’art.11 di Acilia


Dopo la mancata risposta degli uffici competenti, Labur denuncia la mancata realizzazione delle opere pubbliche, come dovuto dall’accordo di programma. Dopo 60 mesi i termini sono scaduti, mentre sono quasi tutti completati gli interventi privati. Centinaia di milioni di euro di presunto danno erariale.

Labur ha oggi inoltrato un esposto alla Corte dei Conti per la mancata realizzazione della gran parte delle Opere Pubbliche previste nel Programma di Riqualificazione Urbana, Acilia-Dragona (art.11). “Abbiamo inviato il 30 agosto un fax di richiesta urgente di incontro con gli uffici competenti, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta” – dichiara Paula de Jesus, urbanista di LabUr – “Accanto alla mancata realizzazione delle opere pubbliche, sono invece terminati quasi tutti gli interventi privati, che avrebbero dovuto finanziare proprio le Opere Pubbliche incompiute. Inutile dire che, non essendo state fatte le Opere Pubbliche, i privati non hanno pagato quanto dovuto, generando dunque un enorme danno erariale”.
I tempi previsti per la realizzazione delle opere pubbliche andavano da un minimo di 12 mesi ad un massimo di 60, dal momento dell’approvazione del Programma e della stipula del relativo Accordo di Programma dalle pubblicazioni sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio. In particolare il PRU di Acilia-Dragona è stato pubblicato sul BUR del Lazio il 20-04-2005 per cui i tempi per realizzare le Opere Pubbliche sono scaduti da 5 mesi.
“Si tratta di opere importanti quali ad esempio la nuova stazione della metropolitana di Acilia-Dragona, per un importo di 8 milioni di euro, ma anche del parco attrezzato e della piazza Opera Pubblica n.33, che dovevano sorgere su Via di Macchia Saponara, nel tratto tra Via Molteni e Via di Saponara, per un importo di 420 mila euro” – afferma Andrea Schiavone, Presidente di LabUr – “Addirittura questa area verde da realizzare, che insiste su terreni comunali, era già stata destinata a verde pubblico, ma lasciata in abbandono, sul precedente Piano di Zona 10V Acilia, che però è stato terminato. Oggi la stessa area viene tolta al quartiere di Acilia Nuova/San Giorgio per divenire verde pubblico del PRU Acilia-Dragona, così da consentire maggiore cubatura. In altre parole, si riutilizza la stessa area verde dicendo che il quartiere, per altro già esistente, ne ha fin troppo di verde”.
“Con questo meccanismo si stanno anche sottraendo servizi pubblici al quartiere di Acilia Nuova/San Giorgio, sostituendoli con servizi privati. Per altro il costruttore che deve realizzare il parco è lo stesso che realizzerà le opere private, quali multisala, banca, albergo, ma anche edilizia residenziale su Via Morelli, di cui è pubblicizzata su internet la vendita” – aggiunge la de Jesus.
“Di casi come questo, tra Acilia e Dragona, ce ne sono a decine. Siamo certi che la Corte dei Conti farà chiarezza su questa paradossale situazione che nessuno vede. Che fine ha fatto, ad esempio, la petizione popolare annunciata a Maggio del PD XIII proprio su queste opere ?” – conclude Schiavone.

Comunicato stampa Labur – 18 settembre 2010

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Idroscalo di Ostia: Alemanno adesso ha paura

Stamattina la visita in gran segreto all’Idroscalo ma non per incontrare i residenti, come promesso da aprile, ma per gestire gli ‘affari’ dei cantieri navali. Dopo le illeggittime demolizioni di febbraio e 7 mesi di silenzio, adesso il sindaco si nasconde dietro Polizia e Carabinieri schierati dalle 8:00 davanti alle case.

“Siamo alla farsa. Alemanno è venuto stamani, in gran segreto all’Idroscalo di Ostia, con tanto di spiegamento delle forze dell’ordine, allarmando l’intera comunità. Ma non per onorare l’impegno preso via fax con il Parroco dell’Idroscalo, Don Fabio Vallini e il Presidente del XIII Municipio, Giacomo Vizzani, il 28 aprile 2010 (prot. n.28517) e distribuito a tutti i residenti dell’Idroscalo, in cui dichiarava che “entro il mese di Maggio il sindaco e gli Uffici interessati saranno in loco per il progetto di riqualificazione dell’Idroscalo”. Evidentemente avendo perso la faccia sull’ennesimo impegno non mantenuto, gli è mancato il coraggio.” – dichiara Paula de Jesus, urbanista di LabUr ed esponente del PD – “Il sospetto è che sia invece venuto per garantire gli affari sul programma degli interventi ritenuti ammissibili, sotto il profilo urbanistico, inclusi nei Patti Territoriali di Ostia-Fiumicino, deliberati dal Consiglio Comunale di Roma già nella seduta Pubblica del 18 giugno 2007 (n. 116)”
“Si tratta di un protocollo d’intesa, per il solo Patto Territoriale di Ostia, tra la Regione Lazio e il Comune di Roma, che prevede anche la demolizione del borghetto dell’Idroscalo, ma la permanenza dei capannoni produttivi e la loro riqualificazione” – prosegue Andrea Schiavone Presidente di LabUr- “Dopo 29 sedute complessive, tutte le proposte di cantieristica navale, concentrate lungo la golena in prossimità della foce del Tevere, sono state a loro tempo ritenute ammissibili, escludendo invece totalmente qualunque altra iniziativa volta all’urbanizzazione del resto della foce del Tevere, compresa la permanenza e la riqualificazione del borghetto. Ammissibili dunque le proposte presentate da Servizi Navali Laziali, European Boat Services, Gestione Servizi Navali, Seabond e Cantieri di Ostia per un totale di quasi 10 ettari, passando dai 121 mila metri cubi esistenti ai 355 mila metri cubi finali. Un investimento di circa 17 milioni di euro”.
“Il XIII Municipio non ha mai espresso negli ultimi 10 anni un proprio parere in forma ufficiale, anzi lo ha avvallato con il silenzio assenso.” – conclude Paula de Jesus- “Per questo Alemanno può venire di nascosto ad Ostia e tutta l’opposizione nel XIII Municipio non dice nulla. Ad accorgersene solo i residenti dell’Idroscalo, svegliati e spaventati alle 8:00 di mattina da uno schieramento esagerato di Polizia e Carabinieri in tenuta antisommossa davanti alle loro case. Alemanno ha paura evidentemente anche delle proteste”.

Comunicato stampa LabUr – 15 settembre 2010

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