LabUr: false le dichiarazioni di Alemanno sulla delibera del decentramento di Ostia

Dal 24 novembre 2009, un anno di falsità. L’ultima, ieri, di Alemanno davanti alle telecamere. Non esiste alcuna delibera di Giunta per il decentramento di Ostia. Infatti il diritto amministrativo contempla che i regolamenti possono essere deliberati solo dal Consiglio Comunale. Alemanno scappa dal confronto con i cittadini rifugiandosi dietro false interviste, sapendo che ad Ostia lo aspetta una forte contestazione.

“Non esiste alcuna deliberazione della Giunta del Comune di Roma che riguarda il decentramento amministrativo del XIII Municipio. Basta sfogliare l’elenco pubblico delle delibere, dal 23 novembre 2009 fino ad oggi, non c’è nulla” – dichiara Paula de Jesus, urbanista di LabUr ed esponente del PD – “Alemanno ha preso in giro non solo i cittadini di Ostia, ma tutta Roma. La pantomima del 24 novembre 2009, con tanto di banda dei Vigili Urbani, riposizionamento dell’aquila nel Palazzo del Governatorato, tricolori insieme alle bandiere del Popolo di Roma, al modico costo di quasi 300 mila euro deve essere smascherata”.
A un anno di distanza e tre dalle promesse in campagna elettorale Alemanno dichiara ieri davanti alle telecamere di Canale 10 “Ci siamo. E’ questione soltanto dell’ordine del giorno del Consiglio Comunale dell’Assemblea Capitolina che c’ha già iscritta la delibera che è stata approvata in Giunta che è già stata concordata con il XIII Municipio, con il Presidente Vizzani. Adesso si tratta soltanto di avere il tempo materiale per votarla. Quindi da questo punto di vista ogni settimana può essere buona. La delibera sarà fatta nel giro di poche settimane o al massimo di 2 mesi e quindi entro il mese di Gennaio”.
“Non c’è alcuna autonomia né fiscale né urbanistica del XIII Municipio, neppure la competenza nel rilascio delle licenze per gli stabilimenti balneari” – prosegue la de Jesus – “Esiste solo un ‘Regolamento Speciale del Decentramento Amministrativo nel XIII Municipio’, che non ha alcun valore. Infatti, secondo il diritto amministrativo, i regolamenti possono essere approvati solo con delibera del Consiglio Comunale. Siamo stanchi di questi piazzisti, disposti a tutto solo per attirare ad Ostia i capitali stranieri degli sceicchi arabi per l’altro teatrino denominato waterfront”.
“Non solo è stato grottesco un anno fa il pianto a dirotto del Presidente del XIII Municipio, G. Vizzani, mentre la giunta di Alemanno fingeva di approvare il regolamento suddetto, ma ancora più grave l’affermazione, falsa, dell’Ass. al Decentramento Amministrativo, Enrico Cavallari, che in un comunicato stampa parlò di “approvazione della delibera sul decentramento amministrativo nel XIII Municipio”. Si è persino affermato in quella occasione che quella votazione avrebbe revocato la Deliberazione del Consiglio Comunale n. 281 del 28 ottobre 1992, vale a dire l’unico vero decentramento amministrativo per Ostia esistente e voluto da Marco Pannella, al tempo di Franco Carraro, Sindaco di Roma. Alemanno la finisca di prendere in giro i cittadini del XIII Municipio e venga ad Ostia a confrontarsi con loro invece di scappare, come ha fatto anche il 21 novembre scorso, solo perché impaurito dalle contestazioni di chi è stufo di sentirsi raccontare ogni settimana guitterie di ogni tipo, dal passaggio mai avvenuto di aree demaniali a roboanti progetti faraonici irrealizzabili. Non potrà, come per Tor Bella Monaca, rifugiarsi in un’aula universitaria” – conclude la de Jesus.

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Porto di Ostia: l’ampliamento cancellerà l’Idroscalo ?

Un porto a rischio esondazione che l’Autorità di Bacino autorizza ad ampliarsi. Un XIII Municipio, che si esprime favorevole all’ampliamento ma vota una Decisione di Giunta Comunale che i consiglieri non avevano ricevuto.  Un partitore a Capo due Rami che non c’è e forse mai ci sarà. E’ sempre più chiaro perché bisogna ‘delocalizzare’ l’Idroscalo.

L’espressione favorevole del XIII Municipio per l’ampliamento del porto di Ostia, testimonia una profonda incapacità amministrativa, decisionale e tecnica che deve ormai essere denunciata. Il consiglio municipale riunitosi ieri pomeriggio (con più di un’ora di ritardo, senza presentare il progetto) era stato preceduto in mattinata da una seduta della Commissione Urbanistica, alla presenza dei progettisti privati e di Aldo Papalini, direttore dell’Ufficio Tecnico del XIII Municipio, nonché del Presidente del XIII Municipio, Vizzani, e dell’Assessore all’Urbanistica, Pallotta. Alla specifica domanda rivolta da LabUr, circa il rischio di esondazione cui sarebbe sottoposto il vecchio e nuovo porto, così i privati hanno risposto: “Abbiamo avuto parere favorevole dall’Autorità di Bacino del fiume Tevere (ABT) in funzione del progetto del partitore di Capo due Rami, assumendoci noi, quando sarà realizzato, gli oneri di costruzione di un canale scolmatore e di un bacino di raccolta, sempre dentro la nostra area, prima dei cantieri navali Rizzardi, su via dell’Idroscalo”. Quindi l’ABT, pur sapendo che il porto di Ostia è già in area esondazione, ne autorizza addirittura un ampliamento giustificando la decisione in funzione del partitore di Capo due Rami, un progetto mai realizzato che risale a prima del 1983, che forse mai si farà e che si riferisce al punto in cui il Tevere, venendo da Roma, si biforca nel Canale di Fiumicino e nel ramo di Fiumara Grande (zona chiamata appunto Capo due Rami). Si tratta dell’intervento TE19 del Piano di Stralcio 5, dal costo complessivo di 25 milioni di euro e che consiste in “opere di regolazione dinamica del livello idrico in alveo, mediante realizzazione di una traversa mobile a scomparsa sul fondo dell’alveo, asservita alla misura della portata transitante nel canale navigabile”. In pratica, se si dovesse verificare la piena di riferimento ultracentennale del Tevere, tutta l’acqua verrebbe convogliata per il ramo di Fiumara Grande, essendo il Canale di Fiumicino privo di argini nel tratto dell’abitato. Ciò comporta che, alla foce di Fiumara Grande, su entrambi i lati, gli abitati dell’Idroscalo di Ostia e di Passo della Sentinella devono essere demoliti per consentire il massimo deflusso del fiume. La situazione dei 2 abitati viene poi peggiorata proprio dall’ampliamento del porto. Lo ha affermato la stessa ABT (prot. n.3711/C del 7 Novembre 2009), chiedendo che l’intestazione del nuovo molo non alteri il deflusso di piena, ma aggiungendo anche di stabilire “livelli di priorità per assumere procedure delocalizzative della stessa zona complessiva dell’Idroscalo di Ostia”. Tradotto, poiché il molo ha finito per intestarsi nella fascia di deflusso AA, si devono ‘delocalizzare’ le ‘costruzioni abusive attuali’ (così viene chiamato l’abitato da parte dell’ABT). Tutto questo è riportato nella Decisione di Giunta Comunale, nr.95 del 20 Ottobre 2010 su cui il XIII Municipio ha espresso 16 voti favorevoli (tutta la PdL, Vizzani e UDC), 5 contrari (PD), 2 astenuti (PD, tra cui il capogruppo). Ma l’aspetto più grottesco e grave della questione è che la Dec.G.C n.95 non era nota ai membri della Commissione Urbanistica né al Presidente Vizzani fino alle ore 11:48 di ieri, quando noi di LabUr abbiamo gentilmente concesso al consigliere Stornaiuolo (PdL) di farne una fotocopia (ma solo della pagina 3) per portarla a Vizzani che non la trovava. La stessa Dec.G.C n.95 era però quella su cui si doveva votare alle 15:15 della stessa giornata, essendo stato calendarizzato il consiglio ben 15 giorni prima. Aggiungiamo che durante il consiglio, S. Pannacci, Presidente della Commissione Urbanistica, ha dovuto leggere la nota dell’ABT informando i consiglieri presenti che non l’avevano ricevuta e aggiungendo che comunque dall’elaborato R10 (‘Analisi di fattibilità Idraulica’) non risultavano cambiamenti del ‘valore idrodinamico’ del fiume dovuti all’ampliamento del porto. Peccato che tutti si siano dimenticati che il parziale sgombero dell’Idroscalo, avvenuto il 23 febbraio 2010, era stato organizzato (come ha detto davanti alle telecamere l’Ass. all’Urbanistica del Comune di Roma, M. Corsini) già da fine 2009, abbattendo le case proprio in prossimità della intestazione del nuovo molo. Insomma il sospetto che ‘le procedure delocalizzative’ per l’abitato dell’Idroscalo, siano iniziate e siano dovute al nuovo porto, rimane più che fondato. Ma il Municipio XIII se ne lava le mani. Quello che è certo è che il nuovo braccio prosciugherà la spiaggetta dell’Idroscalo, dove sarà possibile così costruire un bel parcheggio

Comunicato stampa LabUr – 19.11.2010

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Il ‘pacco’ dono di Alemanno e Vizzani

Comunicato stampa congiunto – 19.11.2010
Simona Mignozzi, coordinatore municipale IDV XIII Municipio
Leonardo Ragozzino, coordinatore SEL Ostia Levante
Paula de Jesus, dirigente del PD
Giulio Notturni, Presidente Associazione Culturale Colere Cultura
Davide Pifferi, Presidente Comitato Civico 2013
Andrea Schiavone, Presidente LabUr – Laboratorio di Urbanistica

Domani, 24 novembre 2010, è un anno dal finto decentramento amministrativo di Ostia. Quella di Vizzani, Presidente del XIII Municipio, una politica fallimentare.

Tanti auguri, Mr. President.
Domani, 24 novembre, è infatti il primo anniversario della “giornata epocale” del finto decentramento amministrativo, promesso da Lei e da Alemanno in campagna elettorale e che, dopo un anno, il Sindaco doveva calendarizzare il 2 novembre 2010. In effetti ormai ha fatto epoca. L’ennesimo ‘pacco’ (dono) pieno di tante roboanti promesse e progetti faraonici venduti tutti con lo slogan “impegno mantenuto”, tipici del ‘partito del fare’, che crede che ripetendo una bugia tante volte essa diventi una verità. Come quella del passaggio delle aree demaniali al Comune di Roma (dato per sicuro il 30 ottobre) o l’inizio dei lavori della scogliera a difesa dell’abitato dell’Idroscalo di Ostia (il 15 novembre, ma non c’è nemmeno uno scoglio in mare), o come il grande bluff dei lavori sulla C.Colombo o il Ponte della Scafa. Numeri dati a vanvera che viste le grame casse del Comune i cittadini si giocheranno al Lotto per farne dono, in caso di vincita, all’amministrazione. Auguri dunque Mr. President, perché ne avrà bisogno e non potendo chiedere a Marilyn Monroe di cantarle gli auguri, noi la invitiamo a guardare su youtube le decine di filmati che testimoniano la sua incapacità a rispondere alle domande dei cittadini e ai bisogni di questo territorio.

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Ostia: il porto è a rischio esondazione ma in Municipio se ne vota l’ampliamento.

Comunicato stampa LabUr – 15.11.2010
Dal 1998 Ostia aspetta l’argine per la sua messa in sicurezza idraulica. La stessa per cui Alemanno è entrato con i manganelli, il 23 febbraio 2010, all’Idroscalo. Ma il porto, sempre a rischio esondazione, è un’altra cosa. Giovedì 18 novembre, in Municipio, l’ex Assessore all’Urbanistica (oggi ‘al Cemento’), Renzo Pallotta, ne sosterrà l’ampliamento.

“Ad Ostia, manca la messa in sicurezza per eventuali esondazioni del Tevere. La colpa è della burocrazia, non dei politici. Per realizzare l’argine mancante ci vorranno 18 mesi dall’inizio lavori. Tra 2 settimane aggiornerò i cittadini sulla situazione”. Così l’ex-Ass. all’Urbanistica del XIII Municipio, oggi  ‘al Cemento’ , Renzo Pallotta, il 2 settembre 2010, durante il consiglio straordinario su Nuova Ostia. Mentre ancora aspettiamo, giovedì 18 novembre, il neo Ass. al Cemento sosterrà a gran forza la proposta di delibera di giunta per l’ampliamento del Porto di Ostia, costruito proprio in area esondazione.
Tutto inizia nel 1998, quando si da inizio al Programma di Riqualificazione Urbana (P.R.U.) di Ostia Ponente, che si avvaleva dei finanziamenti di cui all’Art.2, comma 2, della legge 17 febbraio 1992, n. 179 (Norme per l’edilizia residenziale pubblica). Nel 1998 venne definita l’Opera Pubblica nr.14, il Parco Sportivo di via dell’Idroscalo (alle spalle dell’attuale scuola Amendola) con l’obiettivo di realizzare un nuovo argine da via C. Avegno all’arginatura principale del Tevere, all’altezza dell’impianto di sollevamento del Consorzio di Bonifica. Tale opera era necessaria per la messa in salvaguardia idraulica di Ostia, dichiarata ad alto rischio dal Piano Straordinario di Bacino. Il costo del Parco era di circa 2.350.000 euro nel 2002. L’opera non fu mai realizzata, lasciando così Ostia a rischio esondazione. Nel frattempo Alemanno, il 23 febbraio 2010, si è permesso di entrare con i manganelli all’Idroscalo per fare spazio ai cantieri navali, in nome proprio del ‘rischio allagamenti’. Peccato che anche il Porto di Ostia sia a rischio esondazione, eppure il Comune di Roma si esprime a favore di un suo ampliamento, concedendo il permesso a costruire per residence ed alberghi a servizio del porto.
Tutti coinvolti, da destra  a  sinistra, nell’affaire Porto di Roma, a danno dei cittadini, primi tra tutti i residenti dell’Idroscalo. E questa sarebbe la politica del territorio ?

Paula de Jesus – Urbanista

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Roma, XIII Municipio: Infernetto, grigio di cemento

L’Infernetto è una zona urbanistica del XIII Municipio (13i) estesa per oltre 1000ha, quanto la Pineta di Castel Fusano, solo che è grigia di cemento e non verde di pini. La parte centrale (532 ha) è quella sorta spontaneamente, poi perimetrata nel 1994 (Zona ‘O’), grazie a Pannella, ma il cui piano particolareggiato (cioè la definizione di scuole, strade, servizi) non è mai partito. Attorno, negli oltre 500 ha restanti, sta sorgendo di tutto, grazie alla Giunta Alemanno che negli ultimi 3 anni ha ben pensato di aumentare le cubature di quanto già previsto dal PRG. Così le 3 aree di edilizia residenziale pubblica (167) porteranno 2000 abitanti, mentre le due aree di Parco di Plinio e l’ATO I40, 1200, grazie allo strumento delle compensazioni edificatorie, cioè cubature portate da altre aree di Roma e vendute ai costruttori. Il Comune di Roma, non avendo soldi né per gli espropri dei terreni né per costruire alloggi per l’emergenza abitativa, baratta, come è accaduto giovedì in aula consiliare: su di un’area di 22 ha destinata a servizi pubblici consente la costruzione di 200mila mc per 750 appartamenti, cioè altri 3000 abitanti sulla base di uno scarabocchio depositato il 15 marzo 2010, mai discusso con i cittadini. Il baratto prevede lavori sulla Colombo che, se si potranno fare, vedranno la luce forse tra 7 anni. Nel frattempo l’Infernetto continua a crescere, le aree destinate a verde e ad accogliere servizi nel P.P. restano in abbandono e una vasta area, confinante con la Tenuta di Castel Porziano, viene destinata ad un altro sconosciuto progetto urbanistico. Si tratta del Piano Urbanistico Attuativo (iniziativa privata per l’ambito di trasformazione ordinaria ATO-R17, Ponte Fusano, circa 20 ettari), presentato al Dipartimento di Urbanistica in data 15 aprile 2010 (prot. QF7965). Tutto da fare, ma intanto il progettista Arch. G. Messina sta contattando i proprietari dei lotti per l’adesione. Lo stesso sta accadendo per le aree denominate ‘Toponimi’, alle estremità del quartiere, come Macchione e Ponte Olivella. Il primo toponimo porterà (tra insediati e da insediare) 2.800 persone, il secondo, 3.400, in aree agricole dove non si poteva costruire. Poiché è difficile recuperare i servizi necessari a simili insediamenti, il Comune di Roma ha già detto che ne estenderà i confini, invadendo altre zone agricole. Pochi i lottisti che hanno aderito al progetto globale, perché chi ha già costruito aspetta e chi ha solo il terreno non comprende perché mai deve cederne quasi metà per servizi che forse neanche verranno. Per questa ragione il Comune è stato costretto a posticipare la data di consegna dei progetti dal 30 giugno al 31 dicembre 2010. Solo con questo elenco siano a 13.400 abitanti sottostimati. Servizi di quartiere, zero. Basta pensare che nella Zona ‘O’ mancano ancora il 70% delle scuole previste. Gli abitanti dell’Infernetto oggi sono 40.000, ma il sito web del XIII Municipio, aggiornato al 2001, ne indica 13.054. E siccome gli affari sono affari, nei Patti Territoriali di Ostia del 2002, si inserì anche un mega centro commerciale (oltre 300mila mc) che con Alemanno sta prendendo forma. Così come sta prendendo forma un piccolo presidio dei Vigili del Fuoco (250 mq, grande a malapena per metterci un autobotte) in cambio di 75 appartamenti, che nessuno del quartiere ha chiesto. In un quartiere cul-de-sac, va in onda il saccheggio. Questa amministrazione, nella migliore delle ipotesi, è una banda di incapaci.

Paula de Jesus – Urbanista

(nell’immagine: in giallo, la Zona ‘O’ perimetrata nel 1994; in rosso tratteggiato, le aree in costruzione e quelle che verranno edificate: A) Centro Commerciale, B) ATO-R17, C) Macchia di Guerrino (750 appartamenti), D) Toponimo ‘Macchione’)

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Idroscalo di Ostia: il progetto di Alemanno

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Roma, XIII Municipio: nasce l’assessorato al cemento

Renzo Pallota, Assessore all’Urbanistica del XIII Municipio verrà nominato giovedì 11 novembre 2010, dal Sindaco Alemanno, Assessore al Cemento. Se tutto va come è stato previsto, questo lungimirante politico locale potrà vantare a fine mandato di aver contribuito a portare ben 15 milioni di mc di cemento in quello che doveva essere non solo il municipio marino di Roma, ma anche quello più ‘verde’. C’è di tutto: dalla villetta monofamiliare nell’entroterra agli alberghi sul lungomare di Ostia, dal raddoppio del porto alla centralità Acilia-Madonnetta, dalle nuove 5 chiese ai vecchi impianti abusivi dei Mondiali di Nuoto Roma ‘09 ancora non terminati.

L’11 novembre infatti si discuterà del “Progetto urbanistico Infernetto, aree servizi pubblici di livello urbano a compensazione – Monte Arsiccio e Tor Marancia”. La data non è stata scelta a caso perché proprio un anno fa Pallotta disse: “Non assisteremo più a colate di cemento che cadranno dall’alto, bensì parteciperemo in modo costruttivo al futuro sviluppo di questo territorio”. Così Renzo Pallotta, detto ‘Mosè’ perché da 10 anni sta cercando di far aprire l’inutile Via Mar Rosso così da consentire un’altra speculazione edilizia, regalerà al XIII Municipio almeno 200.000 mc di nuove case, schierandosi addirittura contro l’UDC che invece non li vogliono e che certo non si può dire un partito non vicino ai palazzinari.
In questa occasione Pallotta chiederà ai costruttori 20 milioni di euro per opere che avrebbe dovuto fare già lo squattrinato Comune di Roma: un asilo nido, una scuola materna, un’elementare e una media, il sottopasso di Via C. Colombo all’altezza di Via Pindaro (mai progettato dal Comune di Roma e tecnicamente impossibile per via dei canali di scolo paralleli alla Colombo e all’urbanizzazione dell’area, ma questo Pallotta non lo sa). Questi 20 milioni, cifra insufficiente vista la lista della spesa dell’Assessore, li darà un grande costruttore romano, Sandro Parnasi, Presidente di Parsitalia, realizzatore del centro commerciale Euroma2 all’EUR. Poi, siccome il XIII Municipio è notoriamente la discarica di tutte le compensazioni cementizie di Roma, arriveranno anche le compensazioni di Monte Arsiccio, che hanno origine da un’area di 11 ettari nel XIX Municipio di proprietà sempre di Parnasi, in quanto l’area è stata inserita nel parco regionale “Insugherata” e quindi oggi non più edificabile. Dunque per salvare un’area preziosa sotto il profilo ambientale e paesaggistico si scaricano le cubature all’Infernetto, dove la rendita fondiaria è maggiore e si può realizzare di più dalla vendita delle case.
Infine Pallotta aggiungerà un ultimo tassello per devastare definitivamente il quadrante ovest del XIII municipio, già compromesso dai futuri 250.000 mc di cemento della ‘Piccola Palocco’, sempre da lui concessi. Si tratta di Mediapolis, un progetto di demolizione dello storico Drive-In sulla Colombo (nel punto dove verrà il sottopasso di Via Pindaro) per costruirci dentro un’arena per spettacoli, un centro commerciale e un edificio polivalente (sportivo, congressuale e del divertimento). Auguri a Pallotta per la sua nuova nomina ad Assessore al Cemento.

Paula de Jesus – Urbanista

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Idroscalo di Ostia, Lucherini-De Jesus (PD): falsa notizia di inizio lavori scogliera a mare

Abbiamo appreso dal comunicato stampa della Comunità Foce del Tevere (in allegato) che questa mattina il Presidente del XIII Municipio, Giacomo Vizzani, durante l’incontro promosso dal Capo Segreteria di Alemanno, Antonio Lucarelli, con i residenti dell’Idroscalo di Ostia, ha affermato che la settimana prossima partirà il cantiere relativo ai lavori della scogliera a mare a difesa dell’abitato. E’ una notizia che apprendiamo con stupore in quanto non risulta da nessuna parte che la Regione Lazio abbia firmato il contratto con la ditta aggiudicataria. L’area di cantiere infatti, ancora non è stata consegnata. Questa sembra proprio l’ennesima promessa a vanvera propinata agli abitanti dell’Idroscalo che ancora aspettano che venga loro mostrato un progetto serio di riqualificazione dell’area dell’Idroscalo di Ostia. Purtroppo bisogna constatare che sono 9 mesi che Alemanno e Vizzani promettono impegni che non possono mantenere  e che nascondono evidentemente ben altri progetti per l’area dell’Idroscalo di Ostia.

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Idroscalo di Ostia, Vizzani: “Settimana prossima parte il cantiere per la scogliera a mare”

Idroscalo di Ostia, 8 novembre 2010

Siamo molto soddisfatti dell’incontro di oggi con il Presidente del XIII Municipio G. Vizzani che ha confermato che settimana prossima partirà il cantiere relativo ai lavori della scogliera a mare a difesa dell’abitato dell’Idroscalo di Ostia, visto che è stato espletato tutto l’iter burocratico, dal finanziamento, all’assegnazione, alla consegna dell’area.Inoltre il Presidente ha confermato, come già annunciato 10 giorni fa durante la Commissione Patrimonio, che l’area dell’abitato dell’Idroscalo è passata dal Demanio al Comune di Roma.Questo comporterà una riqualificazione del posto a partire da venerdì prossimo, data in cui l’Ass. ai LL:PP, Amerigo Olive, ha promesso l’invio di tecnici per il ripristino del manto stradale di Via dell’Idroscalo e di P.zza dei Piroscafi, pertinenze già in proprietà del Comune di Roma.

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Tor Bella Monaca: Alemanno da i numeri sbagliati

100 milioni di euro a Torre quando ne basterebbero 5. Rampelli, Crosponi e Stravato impongono ad Alemanno una scelta sbagliata. Cosa dire poi dei quasi 7 milioni di opere pubbliche già previste dal 2005 e mai realizzate per riqualificare Tor Bella Monaca ? Incompatibilità urbanistica con il piano di Alemanno: si preconfigura un danno erariale.

Alemanno da i numeri. Ha dichiarato: “L’idea è quella di costruire un altro po’ di case per finanziare questa realtà. Passeremo da 76 ettari di edificato a circa 98. Dunque un 20% in più che sarà costituito sia di case popolari che di mercato“. Si tratta in realtà di 19 ettari (da 77,7 a 96,7), un 25% in più che corrisponde ad un aumento in cubatura del 75% sul costruito attuale. Quindi l’idea di Alemanno “di costruire un altro po’ di case” si traduce in 1,5 milioni di mc di cemento, oltre 6 mila nuovi appartamenti. L’operazione non sta in piedi urbanisticamente e non è a costo zero. Il Comune spenderà infatti 342 milioni di euro, vale a dire più di 24 milioni per ognuna delle 14 Torri da abbattere, contro un costo di 5 milioni ciascuna per ristrutturarle. Sommandoci gli altri 75 milioni di euro che per ogni Torre spenderanno i privati, siamo a 100 milioni di euro per Torre. Follia pura perchè mentre il Comune non ci guadagna ma spende, i privati non spendono e ci guadagnano. Loro, infatti, avranno le spese (1045 milioni di euro) coperte totalmente dalla vendita delle case ottenute con i premi in cubatura e guadagneranno vendendo caro tutto quanto il resto. Sempre che si siano fatti bene i conti e che i costi di costruzione per 1.100.000 mq rientrino negli importi previsti. Alemanno ottiene così un triplice vantaggio: regala cubature ai costruttori (che gli pagheranno la campagna elettorale del 2013), illude i cittadini parlando di nuove e più confortevoli case (sperando sui loro voti) e fa felice il suo amico deputato Fabio Rampelli (architetto classe 1960), da sempre sostenitore della ‘rigenerazione’ di Tor Bella Monaca (ne parla da aprile 2009). Rampelli, con Alemanno e Augello, è il vero uomo forte della destra nel Lazio, amico di lunga data dell’Arch. Cristiano Rosponi (Presidente della Fondazione CE.S.A.R. Onlus, di cui Léon Krier, progettista del masterplan di Tor Bella Monaca, è Componente del Comitato Scientifico) e dell’Ing. Errico Stravato, Direttore del Dipartimento di Urbanistica del Comune di Roma. Peccato che tutto questo fior fiore di architetti ed ingegneri si sia dimenticato di dire, nella presentazione del ridicolo master plan presentato giorni fa, cosa ne sarà dei circa 6 milioni e 230 mila euro previsti per le 27 opere pubbliche incluse nel Programma di Recupero Urbano di Tor Bella Monaca (PRU 03 ex art. 11, legge n. 493/1993), in vigore dal 30 novembre 2005 e mai terminato. Queste opere pubbliche non sono urbanisticamente compatibili con il progetto di demolizione/ricostruzione: si configura un reato ai danni dell’erario? Alemanno è come Cimabue: fa una cosa e ne sbaglia due.

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Tor Bella Monaca: le bugie di Alemanno

L’obiettivo non è risanare il quartiere ma accontentare Eugenio Batelli dell’ACER ed eliminare la manutenzione delle 14 torri, visto che nel 2012 scadrà l’appalto della ‘Romeo Gestioni’. Ristrutturare ogni torre costerebbe 5 milioni, abbatterle e riedificare, 75 milioni ciascuna. Un folle progetto condito da puro terorismo psicologico: “Le torri crolleranno tra 10-20 anni”.

Alemanno regala ai costruttori romani, a Tor Bella Monaca, 450 mila mq in più di cemento, che da soli, a 2.320 euro l’uno (meno dell’attuale prezzo di vendita in zona), già bastano a coprire l’intero intervento privato dell’operazione. Figuriamoci se rivalutati tra 6-7 anni e se sommati agli altri mc che i privati costruiranno. Chi ci rimette è il territorio, che verrà consumato per altri 20 ettari, alla faccia della densificazione verticale che invece lo stesso Alemanno promosse nel buffonesco convegno con le archistar di mesi fa. Ma l’affermazione più grave di Alemanno durante l’incontro con i cittadini il 3 novembre, è stata: “Quelle torri ormai stanno per crollare, non domani ma fra 10-20 anni. Non potrete lasciarle in eredità ai vostri figli”. Questa affermazione segue l’altra del 23 ottobre: “Rimettere a posto queste torri costerebbe di più di abbattere e ricostruire”.
Quante sciocchezze. Primo, il ciclo di vita del cemento armato, in corretta manutenzione, è ben oltre i 40-50 indicati da Alemanno. Se poi Alemanno è a conoscenza di danni strutturali (non crediamo che esista un fascicolo del fabbricato o che siano stati fatti sopralluoghi preliminari alle affermazioni del sindaco), dovuti magari al sistema di prefabbricazione in cui piove dentro, lo dica e provveda subito alla manutenzione. Case con cemento armato fatto addirittura con sabbia di mare (come per le famose case Armellini ad Ostia Ponente), degli anni ’70, sono ancora lì in piedi, soprattutto quelle dove si è intervenuti sul cemento.
Le 14 torri, alte 10 piani, hanno ciascuna 90 appartamenti. Con l’operazione di Alemanno si spendono quasi 75 milioni a torre, per risanarle ne basterebbero (a torre) si e no 5. Splendida poi la sciocchezza delle demolizioni. Una “demolizione programmata”, senza cariche esplosive ma solo con mezzi meccanici, pezzo per pezzo, per riciclare i materiali di risulta (ferro e cemento armato) ! Follia pura che serve solo per far risparmiare i costi di trasporto in discarica e far scomparire ‘tritandolo’ quello che per legge europea andrebbe smaltito come ‘rifiuto speciale’.
Quali allora i veri obiettivi di Alemanno ? Innanzitutto, togliersi di mezzo l’onerosa manutenzione delle torri che dal 2012 dovrà essere rimessa in discussione per la scadenza dell’appalto con la «Romeo Gestioni». Proprio Alemanno, ad inizio Giugno, disse ai cittadini di Tor Bella Monaca: “Si sta valutando l’ipotesi di regalare gli appartamenti ai residenti, che dovrebbero però occuparsi della manutenzione”. Poi, accontentare Eugenio Batelli, presidente dell’Acer (l’Associazione Costruttori Edili di Roma e provincia), che ha detto esplicitamente il 21 settembre ad Alemanno: “Bisogna prevedere un premio di cubatura del 60% nella riqualificazione delle periferie”. Come a Tor Bella Monaca (sono quei 450 mila mq in più).
Accanto allo sciocchezzario di Alemanno e ad un Piano Casa della Regione Lazio (che ad esempio sul Litorale premierà con il 100% di premio di cubatura), non sono confortanti nemmeno le dichiarazione del Presidente della Provincia Nicola Zingaretti che parla di “sperimentare immediatamente un progetto di demolizione e ricostruzione e di riqualificazione urbana”. Si è aperta forse la campagna elettorale alla ricerca di finanziatori cementizi ? Che fine ha fatto il Piano Regolatore di Roma ?

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