XIII Municipio, Ostia : 4 milioni per le case ATER

Finalmente l’ATER (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale Pubblica del Comune di Roma) interviene ad Ostia sul suo patrimonio immobiliare. Più di 4 miioni di euro, finanziati con DGR Lazio n. 852 del 21.11.2008, sono stati messi a bando di gara il 22 luglio per i lavori di manutenzione straordinaria dei fabbricati “3” e “4”, rispettivamente in Via Domenico Baffigo, civici 2,4,6,8,10,20,22, scale R÷K (74 alloggi) e in Via della Corazzata, civici dal 2 al 16 scale A÷L (99 alloggi). Entrambi gli edifici, di altezza variabile da 5 a 7 piani, presentavano infatti da anni un notevole stato di degrado esterno e impiantistico. Pertanto, oltre alla riqualificazione e messa in sicurezza degli elementi che costituiscono l’involucro e le parti comuni, si è prevista anche la messa in sicurezza e la riqualificazione dell’impianto elettrico con la rimozione di tutti i punti luce e la sostituzione sia dei punti luce che delle vie cavi. Inoltre, al piano pilotis, si realizzeranno anche manufatti per il superamento delle barriere architettoniche.
Il termine della presentazione delle offerte è stato fissato per il 29 agosto. I lavori, che dureranno 2 anni, fanno parte di quel Programma Triennale delle Opere Pubbliche 2011-2013 (più di 76 milioni di euro) che il Commissario Straordinario, Dottoressa Stefania Graziosi (insediatasi il 6 ottobre 2010) ha approvato con delibera n.2 del 24.01.2011. Questi lavori verranno accompagnati, dentro al lotto 3 (15 milioni di euro) di un altro bando di gara, da lavori di manutenzione e servizi di pronto intervento, video ispezione e spurgo fognature, nel periodo 2012-2014. Inizia dunque una nuova stagione per questo quadrante di Ostia che aspetta ancora, da parte del Comune di Roma, la riqualificazione di via della Corazzata e di Via Baffigo. Uno scandalo da più di un milione per lavori approvati con delibera n.6 della Giunta Municipale, il 2 febbraio 2010, e mai eseguiti.

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Idroscalo di Ostia: un altro impegno non mantenuto?

Non capiamo le motivazioni per cui il Presidente del XIII Municipio, Giacomo Vizzani, non si sta attivando per rispettare l’impegno preso di incontrare i cittadini dell’Idroscalo a fine mese. Eppure il 15 luglio, in occasione della presentazione dei progetti del lungomare di Ostia, il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, era stato chiaro, rivolgendosi a me personalmente: “Entro fine luglio stabiliamo un giorno in cui c’è anche l’Autorità di Bacino, veniamo sul posto, noi presentiamo il progetto, tu presenti il tuo progetto, in maniera tale che vediamo esattamente come stanno le cose” (da Ostia TV: http://www.youtube.com/watch?v=huNs0OhMldk, min. 10:04). Se così non fosse, sarebbe l’ennesimo impegno non mantenuto da parte di questa amministrazione nei confronti dei cittadini dell’Idroscalo.

dr.Ing. Andrea Schiavone
Il Presidente
(nella foto: l’impegno preso da Alemanno con il Presidente di LabUr)

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Ostia: domani il Sindaco non presenterà i progetti del waterfront ai Cittadini

Dopo 3 rinvii la beffa per i cittadini del XIII Municipio. Il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, domani alle 17.30 ha confermato l’appuntamento della presentazione dei progetti del Waterfront a Cineland, MA I CITTADINI NON POSSONO PARTECIPARE. Si tratta infatti di un appuntamento esclusivamente su invito ad alcune categorie che per altro sono già state invitate sia all’appuntamento degli Stati Generali a Febbraio, sia alla Luiss a Maggio. Questa cosa è INACETTABILE E DI UNA GRAVITA’ INAUDITA!!!
E’ l’ennesima dimostrazione che il Sindaco non solo non ha il coraggio di confrontarsi con i cittadini, ma che i progetti per il waterfront non esistono e non sono finanziati. Prova ne è la presentazione a Milano il 7 Giugno scorso all’EIRE (Expo Italiana Real Estate, salone dedicato ai protagonisti del ‘sistema’ immobiliare italiano ed internazionale) dove è stata presentata Roma City Investment, l’agenzia di Roma Capitale per la realizzazione del Piano Strategico di Sviluppo, in cui Tor Bella Monaca, waterfront e il patrimonio ATAC sono stati messi in vendita al miglior offerente. “Tre o quattro mesi ancora per rodare il nuovo meccanismo di Roma City Investment, che dopo i primi 24 mesi dovrà essere in grado di autofinanziarsi o di farlo parzialmente. Adesso c’è solo lo sforzo degli enti partecipanti”, lo ha detto il Sindaco Alemanno in tale occasione.
Questo non è Sindaco ma un piazzista.

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XIII Municipio: arrivano le Torri di Casalbernocchi

Altro cemento, questa volta a Casalbernocchi affianco ai palazzoni dell’ASL: 192 alloggi, 53.000 mc e 442 abitanti. L’iniziativa è della Acilia ’91 srl, società del Gruppo Scarpellini da sempre legata al centrosinistra sin da quando, nel 2003, gli Scarpellini figuravano come primi finanziatori dei Ds della Capitale con 49mila euro. Un progetto che si trascina da 5 anni, sbloccato il 6 luglio con determinazione dirigenziale a firma di Maurizio Bianchini, direttore del Dipartimento Politiche Abitative di Roma Capitale. In meno di 8 mesi la Soprintendenza Archeologica, la Regione Lazio, l’ASL e i vari dipartimenti del Comune hanno dato via libera ad una nuova colata di cemento in uno dei punti più critici del territorio: via di Ponte Ladrone a Casalbernocchi. Il XIII Municipio, nelle persone dell’Assessore all’Urbanistica, Renzo Pallotta, e del presidente della Commissione Urbanistica, Sergio Pannacci, ha nascosto questa ennesima speculazione edilizia, a loro nota da più di un anno, camuffata ancora una volta sotto le spoglie di ‘emergenza abitativa’. Infatti con questa operazione, verranno dati al Comune di Roma solo 48 alloggi (10.000 mc), addirittura sotto la soglia del 30% prevista all’inizio. Sono 5 anni che gli Scarpellini, usando DS, PDS e PD, portano avanti il loro progetto “Area Casal Bernocchi”. Si tratta di 116.000 metri cubi di cui 63.000 già edificati e destinati ad uffici e ambulatori della ASL RM-D e ad un centro commerciale. Il complesso ospita già un edificio di circa 8.000 mq ad uso direzionale per il quale si stanno ancora ‘verificando’ proposte di locazione e/o di acquisto. Nell’area dove verranno gli alloggi erano prima state previste due torri da 20 piani ciascuna per circa 200 appartamenti residenziali. Le volumetrie sono rimaste le stesse, ma le altezze sono state ridotte. Sarà un’altra bruttura del territorio voluta dalle giunte rosso-verdi Rutelli e Veltroni, finalizzata da Alemanno. Sempre nella stessa determinazione dirigenziale per l’emergenza abitativa, ha ripreso vita l’edificio di Via Luson all’Infernetto mentre è stato definitivamente cassato il progetto della Coop. Edilizia Palocco 84 in via Antifonte di Ramnunte. Tutto questo, nel silenzio del PD, dei Verdi e dei ‘Cemento Brothers’, Pallotta e Pannacci. I cittadini del XIII Municipio ringraziano, anche per l’inutile decentramento.

paula de jesus per LabUr

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A Roma si apre la campagna elettorale con i Piani di Zona

Ieri, presso la sala Gonzaga del Comando Generale della Polizia Municipale, durante il processo di partecipazione, si è scoperta la verità circa il progetto di densificazione urbanistica di 21 Piani di Zona (noti come ‘167’, piani per l’edilizia economica e popolare). A raccontarla un impreparato direttore del Dipartimento di Urbanistica, Ing. Errico Stravato, che ha finito per fare un intervento politico. Stravato ha accusato le precedenti giunte di centro sinistra per aver lasciato a Roma situazioni urbanistiche disastrose e senza fondi a disposizione.

L’obiettivo di Stravato è di recuperare un po’ di soldi (57 euro/mc) facendo costruire nuovi comparti edilizi dentro le 167. I soldi, secondo Stravato, rimarrebbero destinati dentro le singole 167 per portare avanti le opere incompiute (strade, scuole, servizi). Infatti quello che è emerso dagli interventi dei pochi comitati presenti, è che nelle 167 gli standard urbanistici (verde, parcheggi, scuole e servizi) non ci sono ancora, senza parlare che in alcuni casi non ci sono neppure le opere di urbanizzazione primarie (strade, fogne, etc.). Ridicolo dunque parlare, come fa Stravato, di ‘ristrutturazione urbanistica delle aree extra-standard’, perché in realtà nelle 167 non ci sono nemmeno gli standard. Ricordiamo che le aree delle 167 dovrebbero sorgere proprio con un eccesso di standard per consentire alle aree limitrofe, spesso nate con edilizia spontanea, di dotarsi di quanto mancante. Illogico dunque privare le attuali 167 del verde pubblico e dei servizi in più, per due motivi: il primo pratico, perché non ci sono neppure le dotazioni minime, l’altro teorico, perché decadrebbe il concetto urbanistico delle 167.

Stravato questo non lo sa e dice che i suoi uffici, quando hanno redatto il piano di densificazione, hanno tenuto conto di tutti i dati recandosi sul posto. Addirittura ha sostenuto che non ci saranno costi per la comunità in quanto le aree destinate alle nuove edificazioni sono di proprietà comunale. Stravato dimentica che quelle aree a suo tempo sono state pagate dai cittadini per rimanere secondo la destinazione urbanistica originale e dimentica anche che ogni 167 ha sempre un costo per l’intera comunità dovuto essenzialmente a 3 voci: esproprio dei terreni (in questo caso, già fatto a suo tempo), opere di urbanizzazione primaria (ca. 740 €/mq) e secondaria (ca. 6.700 €/abitante). Non solo, ma il Decreto Interministeriale 1444/68 prevede che per ogni nuovo abitante insediato ci siano 4,5 mq dedicati all’edilizia scolastica. Se consideriamo che nella densificazione dei 21 piani di zona verranno quasi 8 mila abitanti, con un incremento medio del 10%, e che nessuna scuola è prevista, neppure dove ancora le scuole mancano, si capisce che al bluff degli extra-standard si aggiunge quello della politica che comincia proprio nelle 167 la sua campagna elettorale per le amministrative del 2013.

Ieri infatti non solo Stravato ha svolto un ruolo politico e non tecnico, ma addirittura sono intervenuti al processo di partecipazione dei politici. Fuori luogo per esempio l’intervento del Responsabile PD del XIII Municipio, Andrea Storri, che, attaccando la giunta Alemanno, ha dimenticato che l’urbanistica a Roma l’hanno fatta proprio le 4 giunte rosso-verdi di Rutelli e Veltroni, compresi questi 21 piani di zona, scelti adesso da Alemanno tra i 36 del II PEEP precedenti alla deliberazione del Consiglio Comunale n.65/2006.

Se dunque le 167 sono state da sempre una bella ‘favoletta’ (perché non hanno mai portato a compimento gli obiettivi per cui erano nate), adesso si trasformano in un sistema per far cassa da parte del Comune di Roma e per aprire la prossima campagna elettorale. A rimetterci sempre i cittadini che a parte la denuncia poco possono fare e ai quali non viene detto che processi come quello indicato da Stravato, cioè il recupero di fondi dalle nuove costruzioni per realizzare le vecchie opere incompiute, è un processo che non partirà prima di 3 anni. Chi oggi ad esempio dunque non ha una scuola, non l’avrà ancora per molto tempo.

Paula de Jesus per LabUr

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Tutti i lunedì alle 19 presso lo stabilimento Urbinati

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Da Veltroni ad Alemanno, storia di un Litorale in vendita

Aveva promesso davanti alle telecamere di una TV locale che sarebbe venuto oggi a presentare i progetti per il waterfront di Ostia presso Cineland, nello stesso luogo in cui Veltroni 6 anni fa presentò il piano strategico per il Litorale. E invece ha rimandato per l’ennesima volta l’incontro, che ora è previsto per il 15 luglio. Così il laboratorio di urbanistica LabUr ieri ha presentato tutti i progetti che Alemanno e il Vice Sindaco, Mauro Cutrufo, da 3 anni mostrano in ogni consesso, soprattutto internazionale, ma mai ai cittadini del XIII Municipio. Una presentazione che ha messo in luce la continuità della visione di città dell’amministrazione Alemanno con quella di Veltroni (e Rutelli prima), lontanissima da un’idea di città come “bene comune”. Ne è uscita una Ostia modello “Dubai dè noantri”, un’operazione che lo stesso Assessore all’Urbanistica definisce meramente “di carattere edilizio che ora deve essere tradotto in un provvedimento di densificazione, con variante urbanistica che sarà portata in giunta entro agosto”, cioè mentre, secondo quanto afferma il Sindaco, dovrebbe svolgersi il processo di partecipazione (in pieno Agosto dunque) con la cittadinanza, fino a metà settembre. Insomma, l’ennesima presa per i fondelli e la conferma, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che anche la giunta di centro destra è legata ai poteri forti e non solo. Mentre si svolgeva l’evento di LabUr, dal titolo emblematico “Dichiarazione d’Indipendenza dalle sciocchezze di Alemanno”, il Sindaco presenziava ad Ostia all’inaugurazione del parco dedicato a Monsignore Clemente Riva, disertata dalla Caritas di Ostia per protesta contro la violenza dello sgombero del campo rom di via della Acque Rosse. “Nemmeno le bestie sono trattate così”, ha detto Don Franco Dedonno. Alemanno ha ribadito che gli sgomberi proseguiranno e che il Comune di Roma assisterà solo gli elementi più fragili dei senzatetto ovvero le donne e i bambini, senza offrire alcun percorso di inclusione. Un Sindaco forte con i deboli e debole con i poteri forti. Lo sgombero del 26 giugno scorso nella Pineta delle Acque Rosse è l’ultimo di una serie numerosa, che hanno portato alla memoria quello illegittimo e ancora più grave operato il 23 Febbraio 2010 all’Idroscalo di Ostia. La Comunità Foce del Tevere ha ricordato ieri al Sindaco, attraverso uno striscione, tutte le promesse mancate, a partire dai tavoli di concertazione fermi da luglio dell’anno scorso, mentre il mini sindaco dichiarava il prossimo sgombero del centro sportivo di via Mario Ruta, area che non è nelle disponibilità del Comune di Roma e il cui proprietario ha un regolare contratto di 6 anni e dove dovrebbero sorgere le 70 case popolari destinate ai 500 famiglie residenti all’Idroscalo.

LabUr ha mostrato non solo le diverse versioni dei progetti per il waterfront, ma anche la loro incongruità, gli errori grossolani e le dimenticanze tra la versione presentata agli Stati Generali nel febbraio scorso e quella successiva di maggio alla Luiss, a dimostrazione non solo che non c’è un progetto urbanistico, ma che chi dovrebbe amministrare la cosa pubblica gioca al Lego insieme al potentato di turno, spostando 1 milione di metri cubi lungo il Litorale su richiesta. Ciò che era previsto nelle 5 isole Portoghesi dell’era Rutelli e Veltroni al largo di Ostia, è stato spostato sul Lungomare: beauty farm, alberghi, centri commerciali, mega discoteca con 20 piste da bowling, ristoranti, nuova darsena sul canale dei Pescatori, raddoppio de Porto, centri sportivi compreso un impianto per una delle più grandi scuole di surf d’Europa, nuovo Ponte della Scafa e naturalmente molta edilizia privata. Tutto in aree o vincolate, o demaniali o a patrimonio dello Stato o delle Ferrovie. Ma Cutrufo è certo: “tra il 2012 ed il 2013 saranno pronte il 60% delle opere del Secondo Polo Turistico, dove il waterfront gioca una parte fondamentale”. Manca solo il Casinò, il ‘casino’ invece è assicurato ad Ostia, soprattutto nei fine settimana della lunga estate romana. In assenza di qualunque forma di partecipazione e di informazione, ieri lo storico stabilimento balneare Urbinati, che ha ospitato l’evento, ha voluto dare un segnale importante, mettendo a disposizione di tutti il proprio spazio ogni lunedì, affinché i cittadini abbiano un punto di riferimento dove potersi confrontare con i tecnici di LabUr sulle trasformazioni del loro territorio. (di paula de jesus per LabUr)

A breve tutte le presentazioni sul sito di Labur


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Salaria Sport Village: no all’acquisizione, sì alla demolizione o alla conversione.

La complessità dello scandalo del Salaria Sport Village non si può ridurre, come fanno i media, ai presunti festini di Bertolaso, a massaggiatrici, prostitute e preservativi. Fa anche abbastanza sorridere la confusione tra aree di esondazione e inesistenti fasce ‘A’ e ‘B’ nel parlare della pericolosità dovuta alla vicinanza del Tevere. Resta invece difficile comprendere come si possa pensare di non abbattere il Salaria Sport Village visto che l’area dove sorge non è un prato ma ricopre una funzione fondamentale per tutto il bacino del Tevere, fino alla sua foce. Opporsi alla demolizione dei manufatti, a fronte di un acclarato abuso edilizio, è scellerato. Vediamo perché.

LA STORIA DEGLI ABUSI
Il 24 giugno 2009 è stato lo stesso Commissario Delegato, Claudio Rinaldi, a fare l’elenco di dove si era avvalso del potere straordinario conferitogli per andare in deroga alle leggi vigenti. Nella Relazione di Accompagnamento al Piano delle Opere per i Mondiali di Nuoto Roma ’09, infatti, Rinaldi elenca le due deroghe applicate per il Salaria Sport Village (le stesse che gli saranno poi contestate dalla Procura di Roma e che il TAR del Lazio ha chiarito nel respingere il ricorso dei proprietari del Salaria Sport Village):

1) la deroga agli Elaborati Prescrittivi del Piano Regolatore di Roma
2) la deroga al Regolamento Edilizio del Comune di Roma.

Nel primo caso, con interventi di nuova edificazione, Rinaldi era andato in deroga alle prescrizioni dettate dal Piano Territoriale Paesistico n. 15/8 “Valle del Tevere” (approvato con deliberazione del Consiglio Regionale n. 25/2006 che sottoponeva l’area oggetto dell’intervento a tutela paesaggistica). In pratica, Rinaldi aveva autorizzato i privati del Salaria Sport Village a non applicare l’art.71, c.2 (Reticolo Idrografico) che invece avrebbe comportato una fascia di rispetto di 150 metri dalla sponda del Tevere. Nel secondo caso, Rinaldi escludeva di fatto l’area dalle procedure di attuazione del PRINT n.7 del IV Municipio, concedendo un maggiore indice di edificabilità.
La costruzione del Salaria Sport Village in quell’area era comunque stata autorizzata dagli Uffici del Commissario Delegato il 18 giugno 2008 (prot. 3047/RM2009) seppure il Comune di Roma in sede di conferenza di servizi, con nota del 15 aprile 2008, avesse espresso parere contrario al progetto in quanto incompatibile con i vincoli paesistici e ambientali sopra indicati. L’artefice dell’autorizzazione era stato il precedente Commissario Delegato, Angelo Balducci, a cui Rinaldi subentrò ufficialmente, con l’OPCM n.3684, il 25 giugno 2008 (pubblicazione dell’ordinanza nella G.U. 147). Pertanto anche il parere favorevole firmato il 31 marzo 2008 da Roberto Grappelli, segretario generale dell’Autorità di Bacino del Tevere (ABT), è da attribuire all’era Balducci.
L’area del Salaria Sport Village è compresa tra le aree esondabili del Piano di Stralcio – PS1 dell’ABT, classificata come ‘Zona A’, zona dove è vietata qualunque attività di trasformazione dello stato dei luoghi (morfologica, infrastrutturale, edilizia,) ma dove possono essere realizzati impianti destinati ad attività sportive compatibili con l’ambiente senza creazione di volumetrie (p.es., un campo di calcio senza spogliatoi attigui). Sono dunque zone dove deve essere consentita la libera attività espansiva delle acque per la sicurezza di tutti gli abitanti di Roma e dove l’attività edificatoria è fortemente limitata salvo che per le opere pubbliche o di tale interesse. Ma c’è di più.

Nello scorso dicembre 2010 l’ABT ha intrapreso un percorso di ascolto verso i Comuni a nord di Roma per valutare, caso per caso, il declassamento delle Zone di esondazione da ‘A’ a ‘B’. Nelle Zone ‘B’ rientrano i Piani attuativi e quelli di lottizzazione, per i quali alla data del 23 novembre 1994 siano state stipulate le relative convenzioni (la fascia tra la via Salaria e il Salaria Sport Village, dove c’è la stazione di Settebagni, è Zona ‘B’). E’ facile dunque immaginare che prima o poi, vista la pressione dell’abitato di Settebagni su quell’area, si arrivi a declassare la Zona ‘A’ del Salaria Sport Village in Zona ‘B’. Quindi se rimane una Zona ‘A’ il Salaria tenterà il tutto per tutto per dimostrare che si tratta di un’opera pubblica o comunque di interesse pubblico, ma è anche la stessa cosa che sta chiedendo chi vuole acquisirla a patrimonio pubblico. Se il Salaria Sport Village non ce la farà a dimostrare che si tratta di un’opera pubblica potrà eventualmente contare su un declassamento della Zona in ‘B’, così da poter rientrare nella categoria delle attività edificatorie consentite. Ed è ciò che subdolamente è scritto tra le righe del ricorso presentato al TAR dal Salaria Sport Village.
Gli abusi nello specifico sono 3:

1) mancata attuazione della fascia di rispetto dal Tevere
2) eccessiva edificabilita’
3) nuove costruzioni private in Zona ‘A’, spacciate come opere di interesse pubblico perché collegate al grande evento dei Mondiali di Nuoto.

Ci troviamo dunque di fronte al fatto che il Commissario Delegato si è sostituito a due distinte realtà: il Comune di Roma e l’ABT. Mentre però l’ABT tace a riguardo, il Comune di Roma ha dichiarato che gli interventi realizzati sono illegittimi perché privi di un titolo abilitativo edilizio. Infatti l’OPCM n. 3429/2005 non ha autorizzato esplicitamente il Commissario Delegato a derogare l’art. 13 del Testo Unico in materia edilizia, secondo cui il permesso di costruire è rilasciato dal dirigente o responsabile del competente ufficio comunale nel rispetto delle leggi, dei regolamenti e degli strumenti urbanistici. Ne consegue che al Commissario Delegato non è mai stato attribuito alcun potere di rilasciare il permesso di costruire per la realizzazione dei singoli interventi edilizi in luogo della competente amministrazione comunale.

L’ENTITA’ DEGLI ABUSI
Quando si parla del Salaria Sport Village si parla di un ampliamento del preesistente circolo sportivo mediante 2 vasche dotate di spogliatoi, una foresteria per 32 atleti più vasca da 50 metri, un bar e l’area ristoro. Tutto è stato da sempre descritto nel ‘Piano delle Opere’ di cui il Comune di Roma e la FIN erano a conoscenza, così come l’Istituto per il Credito Sportivo, che ha elargito mutui agevolati per la realizzazione degli impianti. Addirittura in data 11 novembre 2008, con Decreto Commissariale 4051/RM2009, venivano approvate integrazioni e modifiche soprattutto sui progetti esecutivi degli impianti pubblici, tra cui quello scandaloso del Polo Natatorio di Ostia, e gli appalti sulla viabilità. Nell’elenco, anche gli impianti privati, con i provvedimenti di autorizzazione dei ‘nuovi tipi’, tutti autorizzati il 12 giugno 2009. Ben 9 su 17 impianti hanno chiesto e ottenuto ‘modifiche’. Tra questi, appunto, il Salaria Sport Village.
Ad essere conformi al Regolamento Edilizio, solo 3 impianti su 17: l’A.S. Appio srl, il Circolo Canottieri Lazio e il Real Sporting Village.
Non è difficile immaginarsi allora l’effetto a catena per gli altri 13 impianti (dichiarati dallo stesso Rinaldi non conformi al Regolamento Edilizio Comunale e su cui lo stesso Rinaldi ha forzato la mano andando in deroga), qualora il Salaria Sport Village venisse salvato o dal Consiglio di Stato, che si esprimerà il 30 giugno, o da una richiesta di acquisizione a Patrimonio pubblico in caso di conferma del riconoscimento dell’abuso. Premesso che i costi di gestione delle piscine sono esorbitanti e che le casse comunali non si possono permettere neanche una piscina in più delle attuali, in entrambi i casi sopra descritti si finirebbe per perdere definitivamente anche gli oneri concessori dovuti (e mai pagati) dagli impianti privati. Salvarlo dall’abbattimento dunque significa creare un effetto dòmino sugli altri 13.
Per altro ci sarebbe da indagare sulla effettiva qualità delle opere realizzate. Sono stati fatti tutti i collaudi? Si conosce il valore reale dei costi sostenuti? Sono presenti i documenti amministrativi e di provenienza del materiale impiegato? A fronte di un vizio occulto c’è possibilità di rivalsa? Considerando che il Consiglio di Stato non stravolgerà la precedente sentenza del TAR, tutte queste domande sono d’obbligo prima di proporre una soluzione di acquisizione a patrimonio pubblico.

PERSEGUIRE CHI NON HA CONTROLLATO
Dunque, il Salaria Sport Village è abusivo perché non ha mai ottenuto un permesso a costruire. E’ stato inoltre realizzato in area esondabile. In entrambi i casi sono mancati i controlli. Da una parte, sono mancati i controlli del Comune di Roma, che non poteva non sapere che lì si stava costruendo senza esser stato interpellato, dall’altra sono mancati i controlli da parte dell’ABT, che non poteva non sapere che il Salaria Sport Village era in Zona ‘A’ ma non era un’opera pubblica.
Per altro, e non è un dettaglio da poco, in quell’area non possono essere realizzate opere spondali di difesa e tantomeno opere di difesa a terra che stravolgerebbero la funzione di quell’area, che ricordo essere una zona dove deve essere consentita la libera attività espansiva delle acque del Tevere per la sicurezza di tutti gli abitanti di Roma.

Per altro chi chiede l’acquisizione a patrimonio pubblico pone un falso problema quando parla della messa in sicurezza dei manufatti del Salaria Sport Village realizzati per i Mondiali di Nuoto: il problema della sicurezza non è in quell’area ma per chi è a valle di quell’area se non lo si abbatte.
Se il Consiglio di Stato confermasse l’abuso, esiste una terza soluzione oltre a quella dell’abbattimento o dell’acquisizione ? Sì, riconvertire gli impianti ad attività compatibili con l’ambiente e non di intralcio alle esondazioni, eliminando tutte le volumetrie. Qui sì che sarebbe adatto un parco fluviale e non all’Idroscalo di Ostia, come ha proposto il pessimo Alemanno.

paula de jesus per LabUr

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Roma, emergenza abitativa: quanta confusione per nascondere la torta da spartire

Mentre si sveglia l’opposizione capitolina contro il malaffare di Alemanno sui costi dell’emergenza abitativa, i veri affari vanno in porto, con la compiacenza di tutti i partiti che hanno amici costruttori. Per altro si è assistito ad eventi bislacchi nelle ultime settimane, come il recente incontro del PD in IV Municipio, in cui E. Droghei, responsabile politiche sociale del PD Roma, e il consigliere comunale del PD, Daniele Ozzimo, vicepresidente della commissione servizi sociali di Roma Capitale, hanno proposto di riusare la casa di riposo di Casal Boccone (in affitto dall’Enpals per 1,6 milioni di euro all’anno) per alloggiarci i rifugiati politici in nome di una ‘politica sociale alternativa’. Nei fatti si sposta in questo modo l’attenzione sugli affitti che il Comune paga per i residence per non lasciare spazio sui giornali alla vera speculazione in atto.
A Roma infatti il problema dell’emergenza abitativa è un problema di edilizia: non ci sono fisicamente gli alloggi destinati a questo grave problema sociale. Ecco perché il Dipartimento di Programmazione e Attuazione Urbanistica, in particolare l’Ufficio Grandi Opere Strategiche, ha predisposto un invito pubblico datato 6 maggio 2011 per la realizzazione di alloggi sociali “mediante cambio di destinazione d’uso di fabbricati non residenziali”, con scadenza delle proposte di adesione all’invito fissata per il 4 luglio 2011. Servono 1.000 alloggi e si andrà senza mezzi termini in deroga alle leggi urbanistiche e agli standard urbanistici; dove questi non saranno reperibili, si ‘monetizzeranno’. Addirittura se nel cambio di destinazione d’uso saranno necessari interventi di recupero edilizio, ci saranno per i proponenti anche premi di cubatura: ristrutturazione, +20%; demolizione e ricostruzione, +35%; ristrutturazione urbanistica, un ulteriore +10% a quanto sopra previsto. Insomma, questa operazione di housing sociale è un altro durissimo colpo al Piano Regolatore sulla base dell’emergenza abitativa, per la quale Alemanno non ha fatto nulla fino ad oggi. Si apriranno finestre, porte e quant’altro necessario per una abitazione laddove erano previste strutture non residenziali (destinazioni ad uso commerciale, servizi, turistico-ricettive, produttive, agricole). I soggetti proponenti non saranno solo i proprietari ma anche i promissari acquirenti, per cui altra confusione e altra speculazione. Inoltre, al termine del periodo di locazione a canone sociale, gli alloggi così ricavati potranno essere mantenuti in affitto o venduti agli assegnatari con un prezzo base di riferimento di 2.300 euro/mq, riferito alla prima data del contratto di locazione. Ecco la vera speculazione, perché i costruttori hanno messo d’accordo proprio tutti.
Il non residenziale non si vende più per la crisi economica? Non c’è problema. In Campidoglio si metteranno certamente d’accordo, in nome dell’emergenza e dell’assistenza abitativa. Per il momento solo un po’ di fumo strumentale sul residence “Borgo del Poggio”, quanto basta per distrarre l’opinione pubblica.

paula de jesus per LabUr

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Piccola Palocco: tutto quello che non vi hanno detto

Il Consiglio del XIII Municipio in data 7 giugno 2011 ha espresso parere ‘non favorevole’ sul progetto di intervento urbanistico denominato ‘Piccola Palocco’, ultimo esempio a Roma dell’abbandono dell’urbanistica a favore della speculazione edilizia. Solo due astenuti (Rasi e Colagreco del PdL) e 1 contrario (Ricci, del Gruppo Misto), con PD e PdL schierati insieme a votare un finto ‘no’ per lasciare in realtà al Campidoglio campo libero sulla scelta finale. Tant’è che Luca Gramazio, capogruppo PdL al Comune di Roma, si è affrettato a dichiarare “terremo conto delle richieste dei cittadini, trovando soluzioni che garantiscano la qualità della vita dei residenti”. Dunque ‘Piccola Palocco’ si farà, magari dando un contentino ‘qua e là’.
Ma le dichiarazioni di Gramazio sono solo la prova del 9 di un calcolo corretto. Basta infatti leggere i 6 punti su cui si articola la delibera municipale votata: 3 punti denunciano l’inadeguatezza della rete stradale (Via dei Pescatori,Via Lisippo e le solite complanari della Colombo), 1 rimarca la mancanza di una rete fognaria per le acque meteoriche, 1 evidenzia la carenza di scuole nell’area, 1 chiede un centro per gli anziani. Nessuna valutazione negativa urbanistica sul progetto, sebbene ad una attenta lettura di tutti i documenti presentati, fosse chiaro che la farina era del sacco di qualcun altro, che però ha poca dimestichezza con l’urbanistica, ma forse (e volutamente) ne ha di più con l’edilizia e i lavori pubblici. Inguardabile infatti anche l’ordine del giorno presentato dal PD, limitato al solo adeguamento della viabilità. Così come il successivo emendamento del PD che genericamente si indigna per gli aumenti di cubature.
Vediamo allora in tre punti cose c’è dietro questa speculazione edilizia.

TUTTI SAPEVANO
Il progetto di intervento urbanistico denominato ‘Piccola Palocco’ gira negli uffici del VI Dipartimento del Comune di Roma da 7 anni (protocollo m.9903 del 6 luglio 2004) ed è entrato in Conferenza dei Servizi per la sottoscrizione dell’accordo di programma il 23 ottobre 2007. Al XIII Municipio è stata depositata una copia del progetto attuale il 2 febbraio 2010 (prot. 10326) comunicata ai cittadini tramite foglietti appesi alla recinzione dei terreni in questione. I consiglieri municipali, molti dei quali veterani della politica locale, hanno fatto finta di cadere dalle nuvole. Dal 12 maggio al 7 giugno 2011, si sono tenute tre sedute di Commissione Urbanistica e due Consigli Municipali, quasi che nei 7 anni precedenti la ‘Piccola Palocco’ non fosse mai esistita o che nessuno ne avesse mai sentito parlare. Quel che è emerso dalla votazione è stata l’indignazione e la (finta) sorpresa che invece Bordoni, Orneli e Vizzani (gli ultimi tre presidenti del XIII Municipio, che vivono da sempre sul territorio) dovevano manifestare anni e anni fa.

NESSUNO HA PARLATO DEL VERO PROBLEMA
L’espressione di parere del Municipio doveva essere un indirizzo politico contro una scelta forzata da Roma (solo Roma ?), soprattutto se letta a valle del recente, seppur inutile, decentramento amministrativo ottenuto da Ostia. Nessuna reale denuncia invece è stata fatta dalle forze politiche municipali circa la scandalosa formazione urbanistica del progetto di ‘Piccola Palocco’, resa possibile dall’impiego dei diritti e delle compensazioni edificatorie. D’altronde si sa, diritti e compensazioni edificatorie sono stati voluti e sostenuti dal centro sinistra quando si trattò di redigere il nuovo PRG. Si tratta di un meccanismo perverso che garantisce le cubature in eccesso del vecchio piano regolatore e permette di venderle al miglior offerente. In altre parole, dai terreni di Casal Giudeo e di Ponte Fusano, dove il nuovo piano regolatore ha stabilito che non si può più edificare, si è deciso di spostare le relative cubature sui terreni non edificabili di ‘Piccola Palocco’ per renderli edificabili! Così da anni, località sconosciute come Monte Arsiccio o i Monti della Caccia, ma anche Casal Giudeo, generano centinaia di migliaia di metri cubi che servono ai costruttori per ‘densificare’ dove non potrebbero. Per fare un esempio, il cemento su ‘Piccola Palocco’ aumenterà di 4 volte rispetto a quanto previsto. Unica denuncia invece quella dei consiglieri del PD, Marco Belmonte, che in aula ha urlato un’accusa grave contro il consigliere democratico Alessandro Paltoni (per altro assente) di essere “stato comprato” dal PDL.

DI CHI SONO I TERRENI?
La proposta edificatoria di ‘Piccola Palocco’ è stata avanzata dal gruppo dei proprietari dei terreni. Tra questi spicca la Cogei Italia appartenente alla famiglia Petrassi, imparentata ed in affari, come a tutti noto, con esponenti del PD del XIII Municipio. La Cogei Italia è stata coinvolta nelle indagini sui Mondiali di Nuoto Roma ’09 (Pietralata, Eschilo 1, varianti urbanistiche) ed è famosa per la frase attribuita al suo presidente del Consiglio d’Amministrazione, Roberto Petrassi: «O ti chiami ladro o ti chiami poveraccio, sono due le cose. Noi abbiamo una forma di rubare che è autorizzata sotto certi casi, e quegli altri sono ladri perché rubano le mele al mercato e vanno in galera. Io in galera non ci sono andato, né sono stato incriminato, perché le cose sono abituato a farle bene».
Lo scenario è ancora più confuso se si pensa che la Cogei Italia aveva già presentato il 12 febbraio del 2002 la proposta 32/b (prot.n.1628, dei Patti Territoriali di Ostia) per realizzare una struttura per residenze turistico-alberghiere di 87 camere, respinta per mancata ammissibilità urbanistica. Avrebbe infatti finito per comportare “una densificazione edilizia in un margine verde consolidato nella forma dell’abitato ed in un ambito nel quale sono ampiamente esaurite le potenzialità edificatorie”. Ma altri nomi famosi del territorio del XIII Municipio si annidano nel gioco delle scatole cinesi delle società intestatarie dei terreni. Ricordiamo componenti della famiglia Marino (del Gruppo Marilab), Carlo Pezzella e Bruno Lazzarini. Pezzella, legato a molte attività edilizie (tra cui la proposta di un mega centro commerciale lungo via Canale della Lingua), sembrerebbe avere la proprietà anche dei due manufatti abusivi rispettivamente di circa 1.400 mq e di circa 800 mq, siti in Via Senofane, a ridosso di ‘Piccola Palocco’, su cui da anni si discute. Lazzarini invece, non solo è stato socio accomodante del Solara Garden Center su via di Macchia Saponara, nei terreni limitrofi a ‘Piccola Palocco’, ma è anche amministratore unico de ‘La Pineta 2003 srl’ che grazie al PRU Acilia-Dragona sta costruendo sempre a ridosso di ‘Piccola Palocco’.
In realtà nei terreni interessati dal progetto di intervento urbanistico denominato ‘Piccola Palocco’ figurano al catasto anche terreni intestati al Comune di Roma, su cui si dovrà fare chiarezza. Un esempio su tutti: il terreno individuato dalla particella n.1963, foglio 1113 (poco più di un ettaro) sopra il quale è prevista la realizzazione, da parte dei privati promotori del progetto, di un palazzone a 5 piani, indicato come ZR1. Anche su questo aspetto silenzio assoluto da parte di tutti i capigruppo al Municipio XIII, malgrado LabUr avesse inviato via fax una richiesta di chiarimenti prima del consiglio municipale.

Per concludere, è chiaro che nessun vantaggio verrà alla cittadinanza da questa speculazione edilizia. Ma la triste conclusione è un’altra: queste operazioni si possono fare solo tenendo all’oscuro i cittadini, mettendo di mezzo i partiti e coinvolgendo imprenditori locali ben inseriti in certi ambienti decisionali.
Il Piano Regolatore? E’ morto.

paula de jesus per LabUr

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