XIII MUNICIPIO, ROMA: DAI CAMPEGGI L’ASSALTO ALLA RISERVA NATURALE STATALE DEL LITORALE ROMANO

Riserva Naturale Litorale (riserva di caccia) carta provvisoria_2902_2

Caos nei campeggi del XIII Municipio. Ancora chiuso il Country Club Castelfusano, sotto sequestro per presunti abusi edilizi da inizio marzo 2012. Pronto ad essere riaperto il Camping Capitol su via di Castelfusano, di proprietà della S.i.l Campeggi, Via Vittorio Emanuele 31, Salò – Brescia, sequestrato ad agosto del 2007 per abusi edilizi. Sempre più ‘densificato’ da bungalow e casette, il Fabulous Camping Village, al km 18 della Via Cristoforo Colombo, che recentemente ha ottenuto il via libera per tagliare altri 20 pini. Tutti e tre, dentro la ormai sventrata Riserva Naturale Statale del Litorale Romano il cui ente gestore, il Comune di Roma, sembra essere un inutile spettatore. Ricordiamo inoltre che grazie alla L.R. 13 Agosto 2011, n. 14 (Disciplina delle strutture turistiche ricettive all’aria aperta) diventano possibili colate di cemento nei campeggi scavalcando ogni tipo di vincoli. Per tali motivi, esigendo chiarezza sulla situazione urbanistica/edilizia dei tre campeggi sopra citati, LabUr invierà un dettagliato esposto su quanto sta accadendo ai tre responsabili dell’Ente Parco:

UFFICIO AUTORIZZAZIONI E N.O. RISERVA LITORALE ROMANO
Responsabile: Alessandro Cioè
SERVIZIO RISERVA LITORALE ROMANO E PIANIFICAZIONE AMBIENTALE
Responsabile: Gian Piero Rossi
VALORIZZAZIONE RISORSE AMBIENTALI E BIODIVERSITÀ
Dirigente: Bruno Cignini

Tra le altre cose, non chiederemo solo perché mai si consenta cemento su cemento dentro le Aree di Tipo 1 (massima protezione), comprendenti i campeggi, ma anche come mai sia ancora oggi consentito il rilascio di autorizzazione trasporto armi per uso caccia/sportivo all’interno del territorio della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano visto appunto che tale Riserva è una ‘riserva di caccia’, che, per Legge, è appunto un territorio entro il quale è vietato l’esercizio della caccia.

dr.Ing. Andrea Schiavone, presidente di LabUr

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PORTO DI OSTIA: ANCHE LA REGIONE LAZIO VUOLE CHIAREZZA.

Cinzia Esposito, Resp.le del Procedimento per il Comune di Roma

Dopo le nostre ripetute segnalazioni, anche la Regione Lazio vuole chiarimenti sul raddoppio del Porto di Ostia.

1) Presunte irregolarità nel processo di partecipazione.
2) Presunte irregolarità nella creazione di standard urbanistici ‘sul mare’.
3) Ratifica dell’accordo di programma oltre i 30 giorni previsti per legge.

Queste le tre richieste di chiarimenti che l’Area Legislativa, Giuridico e Conferenze dei Servizi della Regione Lazio ha inoltrato il 19 dicembre 2012 (prot. 524968) e trasmesso per competenza alla Direzione Regionale Trasporti – Area Porti e Trasporti Marittimo, a firma del Direttore Regionale e del Dirigente dell’Area. In attesa di una risposta sul pastrocchio combinato nella pubblicazione presso l’Albo Pretorio del Comune di Roma degli atti relativi alla delibera con cui si sarebbe dovuto dare il via al raddoppio del Porto di Ostia, si aggiunge un nuovo intoppo burocratico. LabUr proseguirà ad analizzare la documentazione passata in votazione in Aula Giulio Cesare per fare chiarezza sulla modalità di trasparenza amministrativa che gli uffici del Comune di Roma sembra che non abbiano del tutto seguito.

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PORTO DI OSTIA: NUOVA PUBBLICAZIONE DEGLI ATTI E NUOVO ERRORE. SI ALLUNGANO I TEMPI.

Marco Corsini, Assessore all'Urbanistica del Comune di Roma

Progetto di ampliamento del Porto di Roma, ad Ostia: il Segretariato Generale del Comune di Roma ascolta la nostra richiesta e fa pubblicare nuovamente la documentazione relativa al progetto presso l’Albo Pretorio. Si allungano i tempi per la realizzazione del raddoppio del porto. Ma c’è un nuovo errore, segnalato oggi per fax a tutti i dipartimenti competenti : quale è la “Relazione Generale” così come indicato nell’elenco degli allegati facenti parte dell’Accordo di Programma? In ben 4 allegati chiamati “Relazione Generale” risulta infatti, per errore, citato lo stesso documento (prot. 25301 del 01.12.20122, Dip.to di Urbanistica a firma del Dirigente Arch. Cinzia Esposito) in cui si legge a pagina 1 di 4 che è necessaria una “variante parziale al PRG vigente”. In un altro allegato, anch’esso chiamato “Relazione Generale”, quello da noi segnalato perché mancante nella precedente pubblicazione presso l’Albo Pretorio (prot. 10588 del 18.02.2010, Dip.to di Urbanistica, senza alcuna firma del Dirigente) si legge invece a pagina 2 di 43 che “non si configura variante urbanistica”. Qualora non giungano questa volta chiarimenti definitivi entro la data del 3 gennaio 2013, si procederà ad inoltrare regolare e dettagliata denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma. Ricordiamo che l’Albo Pretorio è, dal 1º gennaio 2011, la sezione nei siti informatici delle amministrazioni e degli enti pubblici dove vengono pubblicati gli atti per i quali è obbligatoria la pubblicità legale affinché tutti i cittadini vengano a conoscenza delle decisioni prese dalle amministrazioni. Inoltre, gli atti amministrativi e i loro allegati devono essere leggibili e comprensibili da tutti nonché essere in maniera inequivocabile esaustivi delle decisioni prese. Infatti ogni documento pubblicato presso l’Albo Pretorio assume carattere di ufficialità ed è parte integrante della decisione presa dalle amministrazioni. Nel caso del porto di Ostia, tutto questo non sta accadendo: un porto o un pastrocchio?

dr.Ing. Andrea Schiavone, presidente di LabUr

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COMUNE DI ROMA: DENUNCIA PER I FUNZIONARI DEL DIPARTIMENTO DI URBANISTICA

“In piena campagna elettorale e, come sempre, sotto le festività, in Campidoglio si approvano delibere urbanistiche tenute nel cassetto per concludere gli ultimi affari di fine mandato, come ad esempio le densificazioni delle 167 (Piani di Zona) B36 Acilia-Saline e C10 Malafede (XIII Municipio), e C22 Casale Nei (in IV Municipio) o come lo scandalo della Piccola Palocco. Il pacco dono di Natale di Alemanno ai cittadini è servito” – dichiara Riccardo Corbucci (PD), vice Presidente del IV Municipio – “E’ ora di dire basta. Partiranno denunce nei confronti di tutti quei funzionari del Dipartimento di Urbanistica del Comune di Roma che hanno firmato, approvandoli, processi partecipativi farsa”.

“Ormai è diventato un vizio di questa amministrazione capitolina. I processi partecipativi, obbligatori per legge, vengono gestiti da dirigenti prostrati ad un sistema affaristico romano ormai marcio. In aula Giulio Cesare arrivano delibere con documenti che i cittadini non hanno mai visto. Siamo di fronte ad un vero e proprio abuso in atti d’ufficio e omissione di atti d’ufficio da parte di volenterosi carnefici dell’urbanistica romana” – tuona Paula de Jesus, urbanista di LabUr, Laboratorio di Urbanistica.

“La moneta urbanistica, l’assecondare i voleri dei palazzinari, il seguire le decisioni della mala politica romana di questa pessima amministrazione di centro destra, non può essere pagata solo dai cittadini, ma avrà un prezzo anche per tutti quei dirigenti che le assecondano e le avvallano” – prosegue Corbucci.

“Il primo ad essere denunciato sarà il responsabile del procedimento per il raddoppio del Porto di Roma in località Ostia” – dichiara Andrea Schiavone Presidente di LabUr – “Per ben due volte (il 7 e il 19 dicembre 2012) il Segretariato Generale ha richiesto al responsabile l’elenco completo degli atti necessari per la pubblicazione presso l’Albo Pretorio, senza ricevere, ad oggi, alcuna risposta. Vedremo cosa faranno anche con Piccola Palocco”.

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XIII MUNICIPIO: ALTRI 85 PINI SECCHI DENTRO I CAMPEGGI

Perché in due aree superprotette e supervincolate del litorale romano si ‘seccano’ ben 85 pini ? La motivazione è sempre la stessa. Non è la prima volta che accade: “è stata rilevata la totale assenza di attività vegetativa delle piante e/o la compromissione statica delle piante” (protocolli QL 80858 e QL 80845 del Dip.to Ambiente del Comune di Roma).
Le due aree sono il Fabulous Camping Village, al km 18 della Via Cristoforo Colombo, e il campeggio Capitol su Via di Castelfusano (di proprietà della S.i.l Campeggi, Via Vittorio Emanuele 31, Salò – Brescia). Entrambi hanno ottenuto il parere favorevole all’abbattimento da parte del Dip.to Tutela ambientale e del Verde – Protezione Civile in data 26 novembre 2011. Dunque, dentro la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, dove ci sono interventi di antropizzazione, cioè i campeggi, i pini muoiono.
Un caso? Non proprio. Ricordiamo che con Prot.478964 del 8/11/11 la Regione Lazio ha espresso parere favorevole, con prescrizioni, al progetto di riqualificazione del campeggio Capitol in località Ostia Castel Fusano e che solo a inizio marzo 2012 la stampa ha dato notizia della rimozione del sequestro giudiziario del 13 agosto 2007 del campeggio dove erano stati realizzati 640 mq di cemento da destinare a centro commerciale (nonostante il rinvenimento di una villa romana con sepolture). Non contenta la Regione Lazio è riuscita a peggiorare le cose con la L.R. 13 Agosto 2011, n. 14 (Disciplina delle struttre turistiche ricettive all’aria aperta), grazie alla quale sono possibili colate di cemento nei campeggi scavalcando ogni tipo di vincoli.
Qualcuno deve spiegare perché all’interno del campeggio Capitol si ‘secchino’ 65 pini, 3 eucaliptus, 1 pioppo e 1 robinia e si chieda di reimpiantare le seguenti essenze arboree: 30 lecci, 30 pini, 20 esemplari di corbezzolo, 10 esemplari di pioppo nero, 10 esemplari di mirto e 10 esemplari di lentisco. I 65 pini davano forse fastidio al ‘progetto di riqualificazione’ e le nuove piante sono forse quelle inserite nel progetto stesso? La stessa operazione la sta facendo il Fabulous Camping Village, contro il cui operato già esistono moltissimi esposti in Procura e al Corpo Forestale dello Stato, troppo spesso silente. Si sono ‘seccati’ 20 pini e viene chiesto di piantarne altrettanti. Con questo movimento di pini si stanno liberando delle aree per lasciarne altre disponibili ad un centro turistico estivo, costituito da una infinità di casette, con piscina e servizi pubblici, discoteca e quant’altro senza alcun rispetto per la vocazione paesaggistica del luogo.
Ci domandiamo se sia tutto regolare. L’Ente Parco autorizza senza problemi queste attività, così come il Comune di Roma, e il Corpo Forestale dello Stato non si interroga sul perché tutti questi pini si ‘secchino’ sempre negli stessi posti. Anche la Soprintendenza Archeologica di Roma e Ostia non ha nulla da eccepire, nonostante i due campeggi sorgano in aree soggette a ritrovamenti archeologici. L’unica che si lamenta e che dice che tutto questo non è regolare, è la natura, ma si sa, nel XIII Municipio non ha voce in capitolo.

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Roma, XIII MUNICIPIO: UDC – Urbanisti Di Caltagirone

Il XIII Municipio, da sempre oggetto di speculazione edilizia, è spesso finito sulle pagine di cronaca giudiziaria. Un municipio dove i partiti sono in difficoltà ad eccezione dell’UDC che ‘assume’ i transfughi sotto lo slogan “costruiamo una nuova alternativa politica, per cambiare davvero”. In realtà a costruire nel XIII Municipio sono soprattutto i “palazzinari” di nuova e vecchia generazione, quelli nati per finanziare prima DC, PCI, PSI e PSDI e che ora si sono convertiti verso le nuove sigle, accompagnati da imprenditori edili piuttosto discutibili. Cosa lega l’UDC a questo scenario? Tre temi, molto in voga nel XIII Municipio. Il waterfront di Ostia, il raddoppio del Porto di Ostia, l’edilizia selvaggia e becera dell’entroterra ostiense, cioè i quartieri pseudo-residenziali, fatti di villette o palazzoni tutti uguali e privi di servizi. Insomma, dei dormitori. Senza dimenticare la nascita di nuove chiese (come San Corbiniano all’Infernetto, legata a Benedetto XVI) a botte di 5 milioni di euro, ricavati dall’8 per mille degli Italiani.  Anche questa è edilizia.
Manca tutto nell’entroterra, ma le Chiese no. Deo volente, chissà che non arrivino anche i servizi entro il giorno dell’Apocalisse.

L’Urbanistica e l’Ambiente sono di competenza della Regione Lazio, struttura da sempre romanocentrica, dove oggi siedono nella sala dei bottoni due uomini UDC. Il primo è Roberto Carlino fondatore dell’Immobildream S.p.A (quella che “non vende sogni ma solide realtà” di mattoni e cemento armato) e Presidente della Commissione Ambiente. Il secondo è Luciano Ciocchetti, Assessore all’Urbanistica dopo analoga esperienza nel 2000, mancato Sindaco di Roma nel 2008 e artefice del famigerato Piano Casa, vera e propria deregulation in ambito urbanistico, soprattutto sul litorale romano cui ha regalato premi di cubatura fino al 100%. Tra gli altri nomi della squadra regionale, il neo-profugo Mario Mei, ex-Pd, ex-API, passato alla cronaca nel 2010 per aver dichiarato spese elettorali per 216.346 euro con un reddito di soli 46.069 euro mentre era consigliere comunale del PD a Roma. (fonte Corriere della Sera).
Insomma, è proprio la Regione Lazio, con il triplice potere di Urbanistica, Demanio Marittimo e Piano Casa (UDP, quasi un UDC) a controllare le sorti del finto progetto del waterfront di Alemanno, di cui fa parte il raddoppio del Porto di Ostia: 88 milioni di euro e un complesso turistico (albergo più residence, chiamato “Porto di Roma”). Il direttore dei lavori è Paolo Solvi, ex PD e ex Assessore ai LL.PP del XIII Municipio, ora coordinatore UDC XIII Municipio. Il caso vuole però che l’unico albergo che esiste in zona portuale è l’ARAN Blu, dove ARAN sta per Armellini Angela, moglie di Bruno Tabacci (UDC fino al 2008) e figlia del famoso costruttore che realizzò quello scempio che si chiama Ostia Ponente (44 palazzine fatte con sabbia di mare nel cemento che tutti i partiti vorrebbero ‘abbattere per riqualificare l’area’ usando i premi di cubatura del Piano Casa di Ciocchetti). Come se non bastasse, aggiungiamo il recente schieramento UDC in Campidoglio a favore del raddoppio del Porto di Ostia pur sedendo nei banchi dell’opposizione.

Passando nell’entroterra di Ostia, le cose non cambiano. ‘Giardini di Roma’, nome che evoca quelli di Babilonia. In realtà si tratta di un quartiere di palazzoni uguali ad altri sparsi nella periferia romana (stesso identico stampo, basta andare ad esempio a Ponte di Nona), tant’è che è noto più propriamente con il nome di Quartiere Caltagirone, in zona Malafede, una Babele urbanistica. Gli unici spazi verdi sono quelli lasciati a vegetazione spontanea. Le vendite dei palazzoni furono affidate proprio all’Immobildream di Roberto Carlino. Coincidenze, caso.

Che Caltagirone sia legato all’UDC non lo si può negare: “l’UDC ha incassato nel periodo 2008-2011, circa 66,3 milioni di euro, a fronte di circa 35 milioni di spese elettorali e nell’anno delle elezioni politiche, il gruppo Caltagirone, su ben 4,4 milioni di euro di contributi, ne ha elargiti 2,15 milioni” (fonte: Dagospia). Dunque, il 50% delle azioni dell’ “UDC S.p.A.” è di Caltagirone. A seguito dell’entrata nelle fila dell’UDC nel XIII Municipio del transfugo Salvatore Colloca, ex capogruppo PDL, il capogruppo UDC alla Regione Lazio, Francesco Carducci, ha dichiarato “Quella di Ostia è una realtà complessa e molto importante nell’ambito dell’economia dell’intera regione. Il rafforzamento della nostra presenza nel XIII Municipio ci consentirà di essere ancora più incisivi nell’azione di sostegno e sviluppo dell’attività produttiva litoranea”. Forse si riferiva alla fauna, alla flora, alle dune, alle pinete del XIII Municipio ? Dubitiamo. I terreni del XIII Municipio rimasti ancora edificabili sono molti. Di scempi edilizi se ne sono visti tanti in questo Municipio: dalle famigerate ‘Terrazze del Presidente’, senza concessione edilizia ma sanate da una discutibile sentenza, alla zona Stagni di Ostia, zona sotto il livello del mare (come ricorda il nome) dove però arriverà presto molto cemento anche grazie al progetto waterfront, nonostante si trovi a 5 km dal mare. E poi c’è l’ennesima nuova mega chiesa di Sant’Agostino, patrono di Ostia, dopo quella appena realizzata, non a caso, proprio nel quartiere Caltagirone, dedicata, su espresso volere di Papa Ratzinger, al Beato Padre Pio da Pietralcina. Insomma, nomi altisonanti che aumentano il consenso popolare, nel classico stile dei palazzinari amici del clero.

L’UDC fa miracoli urbi et orbi: ha promesso lo sblocco in Regione Lazio del risanamento delle periferie abusive, chiamate tecnicamente toponimi. Un affare enorme che il buon Ciocchetti sta conducendo in prima persona, compreso il piano particolareggiato dell’Infernetto, dimenticando completamente il rischio idrogeologico di queste aree.

Se questa è urbanistica, se questi sono gli urbanisti, se questi sono gli Urbanisti Di Caltagirone (UDC), siamo messi male, anzi malissimo.

Andrea Schiavone e Paula de Jesus

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XIII MUNICIPIO, ‘LE TERRAZZE DEL PRESIDENTE’ – L’UDC S’IMPROVVISA URBANISTA

Leggiamo con molto stupore la presa di posizione da parte dell’UDC del XIII Municipio a favore dell’urbanizzazione del complesso de ‘Le Terrazze del Presidente’ lungo la via di Acilia. Facciamo notare che i 4.000 ed oltre appartamenti costruiti senza concessione edilizia avrebbero dovuto avere tutto quanto necessario se a Roma, negli ultimi 20 anni, ci fosse stata una sana politica urbanistica e non una costante speculazione edilizia. Non spacciamo per ‘quartiere’ quello che invece è solo un agglomerato di cemento armato (venduto a 5.000 euro/mq) che ha portato solamente problemi ai ‘veri’ quartieri limitrofi. E’ ora di dire basta agli ulteriori costi che ricadono sulla collettività per colpa di scelte scellerate perpetrate da amministrazioni incapaci e colluse, lasciando che i privati possano speculare senza ritegno. L’UDC si rivolgesse dunque ai costruttori, non al Comune di Roma, per ottenere quanto richiedono i cittadini: una volta tanto darebbe di sé un’immagine diversa di quella a favore della cementificazione del territorio.

paula de jesus, urbanista per LabUr

(maggiori informazioni sulla vicenda delle Terrazze del Presidente a questo LINK)

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Raddoppio del Porto di Roma: necessaria una nuova pubblicazione degli atti

Il Segretariato Generale del Comune di Roma accoglie la nostra richiesta: la pubblicazione presso l’Albo Pretorio deve essere rifatta. L’errore dovuto a una incompleta documentazione prodotta dal Dipartimento di Urbanistica. Slittano i tempi per la realizzazione del Porto. La notizia ci è stata comunicata via fax, con urgenza. Si ringrazia il Segretariato per l’attenzione rivolta alla nostra segnalazione.

fax ricevuto dal Comune di Roma

(nella foto: Marco Corsini, Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma che in aula Giulio Cesare, al momento della ratifica dell’Accordo di Programma per il raddoppio del Porto di Ostia, ha assicurato che “è tutto a posto“)

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Raddoppio del Porto di Roma: tutto da rifare?

Ad un anno di distanza dal processo di partecipazione tenutosi il 29 dicembre 2011 sull’ampliamento del Porto di Roma presso l’aula Massimo di Somma del XIII Municipio, il Comune di Roma ha approvato il 12 novembre 2012 il suo raddoppio. Peccato che quanto è stato approvato non sia quello che i cittadini hanno visto durante il processo di partecipazione obbligatorio per legge per le Grandi Opere Strategiche. In pratica, quello che il Comune di Roma ha fatto vedere ai cittadini il 29 dicembre 2011 non è quello che hanno discusso per l’approvazione del progetto. In particolare, è stata introdotta la relazione della mobilità (gonfiata ad arte) e la relazione sulle varianti urbanistiche non presentate al processo di partecipazione.
Ci domandiamo dunque perché i cittadini paghino il personale degli Uffici del Comune di Roma visto che è evidente, ancora una volta, che invece di rispettare le normative sulla trasparenza e curare dunque gli interessi pubblici, sono più preoccupati a soddisfare celermente le richieste degli imprenditori. A questo punto si facessero pagare da loro.
Questa mattina LabUr, Laboratorio di Urbanistica, ha così inviato urgente richiesta di integrazione degli allegati relativi alla delibera del raddoppio del Porto di Roma. In attesa della risposta da parte degli Uffici competenti e dell’aggiornamento e ripubblicazione sull’Albo Pretorio della delibera in oggetto, verrà inoltrata presso la Procura di Roma un dettagliato esposto per fare chiarezza su queste gravi omissioni documentali.

paula de jesus, urbanista per LabUr

L’esposto inoltrato oggi:

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Addio al delta del Tevere

Presto sparirà la foce del Tevere. Si stanno infatti realizzando due porti, ciascuno da 1.400 posti barca. Uno già esiste ed è quello di Ostia che presenta un errore di progettazione avendo l’imboccatura a favore dei venti dominanti, motivo per cui spesso si insabbia l’ingresso. Attualmente dispone di 600 posti barca, che presto raddoppieranno grazie al Consorzio Cooperative Costruzioni (CCC), di Ravenna, fra i principali gruppi del settore delle costruzioni a livello nazionale. Quello lato Fiumicino invece è in mano al gruppo Caltagirone. I due porti alla foce del Tevere sono distanti in linea d’aria neanche 1 km e hanno e continueranno ancora di più a stravolgere completamente la natura deltizia del Tevere. In conferenza di servizi ad entrambi è stato richiesto uno studio sull’eventuale modifica della linea di costa, che però non tengono conto dell’esistenza dell’altro porto. Questa è l’Italia, un paese dove, nelle inutili conferenze dei servizi, i progettisti orientano l’apertura di un porto nel quadrante ovest dei venti dominanti sul litorale romano, modificando la linea di costa per effetto del mancato apporto della sabbia. Decine di milioni di euro di soldi pubblici vengono spesi ogni anno per fare un ripascimento (per altro inutile) causato da operazioni meramente private su proprietà dello Stato. Sarebbe ora che in Italia, invece di processare e condannare dei sismologi per non aver previsto un terremoto, si processassero e condannassero i tecnici e gli amministratori che consentono trasformazioni urbanistiche incompatibili e insostenibili da un punto di vista ambientale, soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici che stanno interessando tutto il mondo e il nostro paese.

Andrea Schiavone e Paula de Jesus

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