OSTIA: A TASSONE I SOLDI DEL COSTRUTTORE PULCINI

Tassone (PD, sx) e Zambelli (PD, dx) si prendono un aperitivo al mare di Ostia, in campagna elettorale 2013

Tra i finanziatori della campagna elettorale di Tassone, presidente dell’attuale X Municipo, il costruttore Pulcini, quello dei residence per l’emergenza alloggiativa strapagati dal Comune di Roma e che Marino vorrebbe chiudere. La società finanziatrice si chiama Olimpica 2050 srl, di proprietà della Edilizia GIAMP srl, a sua volta di proprietà della Antonio Pulcini Group S.A., domiciliata in Lussemburgo. Il documento comprovante ciò compare sul sito dello stesso Municipio X nell’area trasparenza. Dubbi sorgono invece sulla coerenza del minisindaco Tassone che appartiene all’area popolare del PD (la stessa di Gianfranco Zambelli, passato alla cronaca per il vernissage del suo attico all’EUR con la presenza di Pulcini e Scarpellini a luglio 2011). Dubbi che si estendono alle politiche sociali del X Municipio perché Tassone è già caduto in meno di 3 mesi nelle polemiche del campo Rom all’Infernetto e in quelle della cancellazione dell’abitato dell’Idroscalo da parte della Commissione Urbanistica e degli uffici di Roma Capitale.
La domanda dunque sorge spontanea: con chi sta Tassone? Con il partito e le sue alleanze con i costruttori o con i cittadini ? Di una cosa vi è certezza: Pulcini non è un filantropo, è un vecchio costruttore romano diventato famoso per scaltrezza e furbizia. Pulcini è tra l’altro il costruttore dello scandalo forse più imbarazzante di Roma, quello delle Terrazze del Presidente, una lottizzazione abusiva degli anni ’90 sulla via di Acilia, proprio nel Municipio X, che si è trasformata, sotto le giunte rosso-verdi capitoline, in ben 1.367 unità immobiliari, tra una sanatoria e un’altra. Pulcini ha nel X Municipio anche il residence di via Valle Porcina, sempre sulla via di Acilia, il cui contratto, iniziato nel 2008, scadrà con il Comune di Roma il 5 febbraio 2014, per un costo annuo di oltre 3,5 milioni di euro (3mila euro al mese per ogni nucleo familiare). Insomma, Pulcini è quel tipo di costruttore senza scrupoli che ha saputo finora sempre ben scegliere i suoi interlocutori. Non crediamo si sia sbagliato proprio adesso con Tassone.

Paula de Jesus per LabUr

PER NON DIMENTICARE
– Chi deve ringraziare? (Mondani)
– La politica italiana (Pulcini)

da: http://www.youtube.com/watch?v=TVDK4lq1a4A
Report, \"I Re di Roma\"

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OSTIA IN STALLO PER LE BICI, TRA ILLEGALITA’ E PROTAGONISMI

Il 17 settembre scorso sono stati montati i primi stalli per le biciclette, che giacevano nei depositi della Unità Organizzativa Ambiente e Litorale da oltre tre anni, in diversi punti del Municipio X.
Peccato che il posizionamento degli stalli sia stato operato con spesa pubblica in totale dispregio della Legge 19 ottobre 1998, n. 366, Norme per il finanziamento della mobilità ciclistica, della Legge Regionale 16 febbraio 1990, n. 13, Interventi regionali per favorire lo sviluppo del trasporto ciclistico, del Regolamento viario urbano del Comune di Roma, del Decreto Legislativo N. 285 del 30/04/1992, Nuovo codice della strada. Non solo. Questa iniziativa non risulta mai esser stata perfezionata all’atto dell’installazione da alcuna determinazione dirigenziale del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, U.O. X Gruppo Mare, costituendo dunque grave illecito amministrativo, e comunque mai pubblicata per la sua eventuale efficacia presso l’Albo Pretorio on-line del Comune di Roma, come previsto dal D.Lgs del 18 agosto 2000, n. 267, Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali e dalla legge 18 giugno 2009, n. 69, Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile. In particolare, oltre l’arbitraria ed illegittima localizzazione scelta per la realizzazione di stalli per velocipedi, non risultano nemmeno seguite le linee guide da tempo adottate nelle più importanti realtà europee relative all’offerta degli stalli (commisurata alla domanda effettiva, documentabile e quantitativamente significativa di sosta dei velocipedi), al posizionamento degli stalli (il più vicino possibile ai principali punti di approdo/sosta dei ciclisti), alla salvaguardia dei requisiti di sicurezza (accessibilità e fruibilità dello spazio pubblico come pure delle aree private regolarmente autorizzate, particolarmente in presenza di pubblici esercizi e servizi), alla visibilità ed identificabilità degli stalli ad uso esclusivo per velocipedi, con apposizione di opportuna segnaletica orizzontale e verticale.

Dopo che il Sindaco Marino ha percorso in bicicletta contromano Via Regina Elena, ha un degno compare anche nel Municipio X, l’Assessore Marco Belmonte, che ad una legittima richiesta di una mobilità alternativa ciclabile, è arrivato ad una illegale attuazione di protagonismo amministrativo.
Con i soldi impiegati per il posizionamento degli stalli e delle finte pedonalizzazioni e i costi aggiuntivi degli straordinari per i vigili urbani (che solo per i Fori Imperiali è di 400mila euro al mese), si potrebbero realizzare piste ciclabili in sede protetta per completare la magliatura di quelle esistenti. Dalla programmazione alla improvvisazione del problema per una foto sul giornale in bicicletta.

Paula de Jesus per LabUr

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RADDOPPIO DEL PORTO DI ROMA – RICHIESTA DI SOSPENSIONE E VERIFICA

Qui di seguito, l’esposto inviato per PEC, fax e mail ordinaria ai destinatari indicati. Ora non ci sono più scuse, ora sono tutti informati, ora o ci sono interventi o si conferma l’omertà.

ESPOSTO PECe mail ordinaria anticipata via fax (26 settembre 2013), inviato ai seguenti destinatari:
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COMUNE DI ROMA
Sindaco (Ignazio Marino), Segretariato Generale (Liborio Iudicello), Capo di Gabinetto (Luigi Fucito), Avvocatura Capitolina ( Rodolfo Murra), Assessore alla Trasformazione Urbana (Giovanni Caudo), Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica (Anna Maria Graziano), Direzione Programmazione e Pianificazione del Territorio (Paolo Capozzi), Direzione Programmazione Grandi Opere Strategiche (Cinzia Esposito), Dipartimento Comunicazione e Diritti dei cittadini (Marco Girella)
REGIONE LAZIO
Presidente (Nicola Zingaretti), Assessore Politiche del territorio, Mobilità, Rifiuti (Michele Civita), Assessore Infrastrutture, Politiche abitative, Ambiente (Fabio Refrigeri), Assessore Politiche del bilancio, Patrimonio e demanio (Alessandra Sartore), Dipartimento Istituzionale e Territorio (Luca Fegatelli), Direzione Regionale Urbanistica e Territorio (Manuela Manetti), Porti e Trasporto Marittimo (Roberto Fiorelli), Urbanistica e Copianificazione Comunale (Maria Teresa Longo)
MUNICIPIO X
Presidente (Andrea Tassone), Vice Presidente (Sandro Lorenzatti), Assessore all’Urbanistica (Giacomina di Salvo), Dirigente U.O.T. (Paolo Cafaggi)
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Il “Laboratorio di Urbanistica – LabUr”, nella persona del Presidente dr. Ing. Andrea Schiavone, nato a Roma (RM) il 18 Marzo 1963, telefono 340-5708124,
ESPONE I FATTI DI SEGUITO RIPORTATI
L’attuale Municipio X, il Comune di Roma e la Regione Lazio proseguono l’iter burocratico del raddoppio del “Porto di Roma” non fornendo alcuna pubblica informazione del perché siano ignorate le indagini della Procura di Roma (presunta falsificazione di documenti), il fallimento della società A.T.I. srl e la mancata realizzazione, p.es., della Caserma della Guardia di Finanza, come da Accordo di Programma. Elementi sufficienti per una sospensione cautelativa dell’iter burocratico in attesa del riscontro dell’informativa Antimafia e della verifica urbanistica/finanziaria/patrimoniale circa la legalità dell’operazione.
PREMESSO
– che con delibera nr.134 del 31 luglio 2000, il Consiglio del Comune di Roma ratificava l’Accordo di Programma ai sensi dell’art. 27 della legge n. 142/90 per la realizzazione del programma degli interventi denominato “Porto di Roma” in località Ostia Ponente, ponendo a carico della proponente società A.T.I. SpA (c.f. 04988851004) gli oneri relativi alla realizzazione del porto turistico e delle opere annesse;
– che la stessa società A.T.I. srl (passata da SpA a srl in un secondo momento) ha dichiarato fallimento in data 18 aprile 2013;
– che il raddoppio del “Porto di Roma” è indicato dal Comune di Roma come ‘opera strategica’ all’interno del programma ‘Secondo Polo Turistico’;
– che le autorizzazioni per il raddoppio del “Porto di Roma”, sono rilasciate principalmente dal Comune di Roma e dalla Regione Lazio,
VISTO
– che da un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia resa in parte pubblica a settembre 2013, risulterebbe nei giorni successivi al 4/X/2012 la falsificazione di un documento da parte di M.Balini, General Manager della A.T.I. srl, per ottenere le autorizzazioni per il raddoppio del “Porto di Roma”;
– che M.Balini ha annunciato il 13 ottobre 2012 dalle pagine del quotidiano Il Messaggero (pag.43, a firma di Giulio Mancini) “l’apertura del cantiere a novembre 2012”, dichiarando di aver ottenuto il “via libera di Regione Lazio e Campidoglio”;
– che con delibera n.46 dell’Assemblea Capitolina in data 12/XI/2012 veniva ratificato l’Accordo di Programma per il raddoppio del “Porto di Roma”;
– che in data 8/VI/2013 Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, il giorno prima del silenzio elettorale per il ballottaggio delle elezioni del sindaco di Roma, ha dichiarato di aver “firmato l’accordo di programma che da il via libera agli interventi di ampliamento del Porto Turistico di Roma ad Ostia”;
– che la neo-eletta Giunta dell’attuale X Municipio, insediatasi a metà giugno 2013, continua a sostenere il raddoppio del “Porto di Roma”, pur essendo a conoscenza del fallimento della A.T.I srl e delle indagini giudiziarie in corso,
CONSIDERATO
– che non risulta alcuna dichiarazione dell’attuale X Municipio, del Comune di Roma e della Regione Lazio sui gravi fatti che da luglio 2013 investono il “Porto di Roma” e solo in parte sopra narrati;
– che non risulta alcun atto pubblico dell’attuale X Municipio, del Comune di Roma e della Regione Lazio per esigere dalla A.T.I. srl il rispetto degli oneri inclusi nel sopra citato Accordo di Programma, alcuni mai in 12 anni ottemperati, come la Caserma della Guardia di Finanza su via Carlo Avegno;
– che nei contratti di vendita la A.T.I. srl ha riservato per sé varie proprietà presenti all’interno del “Porto di Roma”, inclusa la torre di controllo che ha però ‘compito di controllo istituzionale’ e funzionale per il porto,
SI CHIEDE
1) di sospendere l’iter burocratico per il raddoppio del “Porto di Roma” in attesa della conclusione delle indagini presso la Procura di Roma;
2) di verificare l’adempimento da parte dell’A.T.I. srl degli oneri relativi alla realizzazione del porto e delle opere annesse, come da Accordo di Programma;
3) di verificare se le proprietà dall’A.T.I. srl a sé riservate all’interno del “Porto di Roma” siano incluse nel fallimento o se siano state vendute o cedute prima del fallimento;
4) di verificare se esistono irregolarità finanziarie che possano, a seguito del fallimento, generare danni a terzi.

Con tale esposto, basato su documentazione pubblica e riscontrabile, si intendono edotti i destinatari delle informazioni ivi narrate. Ogni mancato atto d’ufficio, dovuto dal singolo destinatario per garantire il rispetto e la legalità dell’Accordo di Programma sopra citato, costituisce non solo omissione in atti d’ufficio ma omissione di denuncia di reato qualora, a conclusione delle indagini, risulti quanto da noi esposto e, per negligenza degli organi preposti, ignorato.
Con osservanza,

dr.Ing. Andrea Schiavone

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Ostia o Cripple Creek? Il caso di ‘Approdo alla Lettura’ dopo le dichiarazioni del Municipio X

Oggi sono stati messi i sigilli a una libreria sul Pontile di Ostia, ‘Approdo alla Lettura’, vincitrice di un bando di gara (società “Il Libraio sas”). Dopo l’esposto del Comitato Civico 2013 (v. LINK), inviato in Procura, a cui l’Assessore alla Cultura dell’attuale X Municipio, Sandro Lorenzatti, ha assicurato che risponderà, sono state rilasciate da Lorenzatti e dal Presidente del Municipio X, Andrea Tassone, dichiarazioni a dir poco imbarazzanti. Il bando pubblico per la manifestazione “Libramare”, triennio 2013-2015 (periodo 1 giugno-10 gennaio), recitava chiaro (art.1): “Per l’anno 2013 l’affidamento avverrà, presumibilmente entro il 15 giugno 2013, per consentire l’espletamento della procedura di assegnazione”. La presentazione delle offerte scadeva il 27 maggio 2013. Il 25 giugno si è insediata la nuova giunta del Municipio X: erano dunque trascorsi già 10 giorni dalla data prevista di affidamento e 24 da quella d’inizio attività. La comunicazione di aver vinto il bando è stata alla fine inoltrata alla società “Il Libraio sas” mediante delibera dirigenziale dell’8 luglio 2013, mai pubblicata all’Albo Pretorio del Comune di Roma come previsto per legge, dunque 23 giorni dopo la data prevista di affidamento, 37 da quella d’inizio attività.
Il 15 luglio 2013, dopo la notizia pubblicata dal quotidiano La Repubblica sulle infiltrazioni malavitose dentro l’attuale Municipio X, si è insediato come nuovo direttore l’Avv. Rodolfo Murra, che solo in data 29 luglio 2013 (44 giorni dopo la data prevista di affidamento), ha inviato la diffida alla società “Il Libraio sas”. Questa la motivazione: poichè non è stata stipulata alcuna convenzione, la struttura non può occupare il pontile, cosa invece già fatta dalla società per necessità di esercizio, in attesa di definire le pendenze. Addirittura Murra ha valutato una “indennità risarcitoria” di 57.300 euro per l’avvenuta occupazione senza convenzione, da non confondere con l’indennità di occupazione di suolo pubblico, tanto che nella successiva determinazione di sgombero forzoso firmata il 16 agosto, Murra scrive testualmente: “con successivi provvedimenti si procederà alla quantificazione dell’indennità di occupazione di suolo pubblico (OSP)”.
L’assurdo si ottiene con il comunicato stampa rilasciato dall’attuale Municipio X in cui invece si dichiara che i 57.300 euro sono i canoni COSAP e OSP. Insomma, questi 57mila e rotti euro, che cosa sono? Perché per più di un mese la nuova giunta non ha definito la stipula del contratto? Se c’erano irregolarità o inadempienze, perché non è stata fatta alcuna azione? Ci sono gli estremi per omissione in atti di ufficio da parte dei dirigenti e politici del Municipio?
Il ritardo politico nel far partire la manifestazione, l’inadeguatezza della struttura amministrativa nella gestione del bando, sono evidenti, come è evidente il danno recato ai cittadini, privati di uno spazio culturale. Nel frattempo la sindrome dello sceriffo de’ noantri pervade chiunque possa vantare una stella di latta.
Ma è Ostia o Cripple Creek?

paula de jesus per LabUr, Laboratorio di Urbanistica

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COMUNE DI ROMA: “SCUSI, POSSO ABBATTERE LA SUA CASA ABUSIVA?”

All’Idroscalo di Ostia succede di tutto. Anche nella sua propaggine, il residence sull’Ardeatina (via di Fioranello), dove 35 famiglie furono deportate nel febbraio 2010 a seguito dell’illegittima operazione di Protezione Civile ordinata da Alemanno. Dopo oltre 3 anni accadono cose mai viste. Alla Signora Marina D’Agosto (nome di fantasia), ex-residente all’Idroscalo e oggi inquilina del residence, è stata comunicata la revoca dell’assistenza alloggiativa per motivi di reddito. Allegato alla comunicazione, un altro documento, sottoscritto dalla Signora Marina D’Agosto il 1° marzo 2010, in cui il Comune di Roma chiede l’autorizzazione a demolire la sua casa all’Idroscalo. Per quale motivo? Esiste forse un procedimento in corso che ne giustifichi la demolizione? Nello stesso documento, un modulo prestampato, il Comune scrive che la Signora Marina D’Agosto lascia spontaneamente l’abitazione in cambio di assistenza alloggiativa “senza alcun condizionamento da parte dell’amministrazione di Roma”, mentre stanno abbattendo 35 case con un esercito (tra militari e civili) di 1.200 persone. Il documento non è un modulo del Dipartimento Politiche Abitative o dei Servizi Sociali dell’ex-XIII Municipio, cui la Signora Marina D’Agosto avrebbe dovuto spontaneamente rivolgersi per chiedere assistenza alloggiativa, ma è un modulo dell’Ufficio Repressione Abusivismo Edilizio. Dunque alla Signora Marina D’Agosto, mentre demolivano 35 case con i caterpillar e portavano vie gli averi nei container, l’Amministrazione Comunale le ha fatto firmare, con modalità ingannevoli e dolenti, un documento che contiene false dichiarazioni, tra cui la frase “senza alcun condizionamento da parte dell’amministrazione di Roma”. Ma come, c’era un’ordinanza del Sindaco Alemanno che comandava, con oltre 800 unità delle forze dell’ordine, l’allontanamento della Signora Marina D’Agosto e le si fa firmare un documento con la frase “senza alcun condizionamento da parte dell’amministrazione di Roma”? La Signora Marina D’Agosto prima di quella data aveva forse richiesto interventi socio-assistenziali? Era forse all’interno di graduatorie per ottenere un alloggio in un residence? L’intervento socio-assistenziale del Comune di Roma era finalizzato al sostegno del nucleo familiare della Signora Marina D’Agosto per accertati e gravi condizioni socio-economiche? Oppure la Signora Marina D’Agosto era stata una delle 35 vittime del finto intervento di Protezione Civile ordinato da Alemanno per inesistenti “eventi catastrofici e calamitosi”?

Tutti sappiamo la verità. La Signora Marina D’Agosto non è stata allontanata per sfratti, sgomberi disposti dalla Forza Pubblica o certificazione della ASL di ambiente “malsano” o “inagibile”. E’ stata allontanata per la presenza di inesistenti “eventi catastrofici e calamitosi”. E la sua casa è ancora in piedi all’Idroscalo, ma ora, dopo 3 anni, la vogliono buttar giù.

Se non ha più diritto al residence, considerato che sono cessati da 3 anni perché mai esistiti gli “eventi catastrofici e calamitosi”, visto che la sua casa all’Idroscalo di Ostia è ancora in piedi, perchè ora dovrebbe autorizzare la demolizione della sua casa? Nessun procedimento di anti-abusivismo è mai stato avviato nei confronti della Signora Marina D’Agosto, tanto è che se così fosse non servirebbe la sua autorizzazione. Mai si è visto che ad un abusivo gli venga chiesto se l’amministrazione può demolirgli la casa!

A firmare questi documenti del Comune di Roma, due dirigenti. Quello delle Politiche Abitative, Maurizio Bianchini (che il 26 febbraio del 2013 è stato bloccato dagli stessi uffici di Roma nel tentativo di affidare senza alcuna competenza parcheggi comunali a società private), e il Vicecomandante dei Vigili Urbani, Antonio Di Maggio, presente il 23 Febbraio 2010 all’Idroscalo dove l’Amministrazione Comunale è entrata all’alba demolendo le case con una illegittima ordinanza di Protezione Civile per compiere in realtà una operazione di antiabusivismo che però avrebbe richiesto altre procedure, come sa bene Di Maggio.

Se questo è il modo di procedere di questa nuova amministrazione siamo passati dalla padella alla brace.

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OSTIA, WATERFRONT: LA NUOVA GIUNTA DEL ‘FARE’ DIETROFRONT

Il silenzio della nuova giunta di Ostia sulle recenti operazioni di polizia è inquietante, soprattutto perché accompagnato da una impropria logorrea quando si parla invece di interventi pubblici. Nessuna cautela. Tutti hanno ora necessità di far vedere che l’emergenza è superata e che è ora di ‘fare’. E sul ‘fare’ sono tutti d’accordo, ma nessuno che si degni, almeno per senso di responsabilità, di parlare di legalità e sicurezza. Mentre a Fiumicino si mette all’ordine del giorno l’“anti mafia”, ad Ostia si parla degli F35. Nessuna richiesta di costituirsi parte civile nei processi contro le attività criminose di stampo mafioso afferenti il nostro territorio. Nessuna richiesta di strumenti amministrativi per rafforzare la trasparenza, la legalità e il controllo delle procedure di appalto, di lavori, servizi e forniture. Nessuna richiesta di coinvolgimento delle realtà civiche al fine di promuovere la partecipazione a garanzia della legalità e della vita democratica locale.
Anzi, riparte la solita manfrina propagandistica per regalare illusioni ai cittadini sul raddoppio del Ponte della Scafa, questa volta definendolo “low cost”, che poi “low” non è e l’iter non è affatto a buon punto, come dichiara invece Andrea Tassone.
L’Assessore Comunale alla Trasformazione Urbana, Giovanni Caudo, cancella il processo partecipativo sul Waterfront (di cui però fa parte anche l’ampliamento del Porto di Roma). Quello municipale, Giacomina Di Salvo, vuole tavoli tecnici universitari per rimanere nelle quattro mura sicure della “casa accademica”. Il Presidente del Municipio X, Andrea Tassone, dichiara di non voler utilizzare la parola internazionale “waterfront”, però (a sproposito) “low cost” sì. Insomma, una sorta di damnatio memoriae il cui principale obiettivo non è cancellare i cinque anni di Alemanno, bensì fingere che i cinque anni siano trascorsi con un nulla di fatto, quando invece per la prima volta si è riusciti a costruire nel Municipio X un tavolo (il Tavolo Partecipato sul Waterfront di Roma Capitale) intorno al quale tutte le forze civiche del territorio (imprenditoriali, sindacali, professionali e cittadine) sono in grado di discutere con elevata competenza della riqualificazione del Lungomare e hanno già fatto ciò che auspica il Vice Presidente del Municipio X, Sandro Lorenzatti, sempre assente come tutti gli altri, ad eccezione dell’Assessore ai LL.PP. del Municipio X, Antonio Caliendo.
Ad interessarsi del Tavolo è invece l’Assessore comunale Caudo. La nuova giunta, nel vuoto pneumatico di idee proprie ed originali, dopo il fallimento per loro stessa ammissione delle politiche urbanistiche per il Litorale dal 1993 ad oggi, riesuma il ‘Progetto Litorale’ addirittura di 30 anni fa (forse per pubblicizzare il libro del capogruppo del PD in Campidoglio Francesco D’Ausilio), come se il resto del mondo fosse rimasto immobile. Ripropone il solito refrain dei privati illuminati e architetti più o meno famosi e il sacrificio delle aree demaniali dentro il processo di trasformazione urbana. E come se non bastasse aprono il confronto con i balneari e con le forze imprenditoriali del territorio, compreso il Porto di Roma, scosso dalla bufera delle recenti indagini giudiziarie, esattamente come ha fatto il centro-destra.
La politica ancora una volta si dimostra vecchia e miope e in barba al regolamento di partecipazione del Comune di Roma non dialoga con le realtà civiche tutte, ma discute con i soliti noti di progetti ammuffiti nei cassetti. Primo tra tutti, appunto, quell’inutile ‘Progetto Litorale’ che già dal 1981 imponeva il Porto ad Ostia (il settore diportistico da anni è in forte crisi), l’arretramento del lungomare e un maxi campeggio dentro Castelfusano (oltre 600 milioni di allora per realizzarlo).
Come diceva Gaber in una famosa canzone, qualcuno era comunista. Forse varrebbe proprio la pena riascoltarla.

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OSTIA, UFFICIO TECNICO: CAFAGGI INDAGATO ‘PER CONCORSO IN ABUSO EDILIZIO’. SALE MARINO E PESCI IN BARILE

Dentro le vicende giudiziarie della ‘mafia delle spiagge’ esiste anche un mistero che riguarda Paolo Cafaggi, dal 15 luglio 2013 nuovo direttore dell’ufficio tecnico (UOT) di Ostia. Risulta infatti da un articolo di Repubblica mai smentito (1), quanto segue: “Paolo Cafaggi e due geometri Alessio Marini e Gianfranco Pannunzi, rischiano di finire a processo per concorso in abuso edilizio e falso ideologico. Secondo il pm Roberto Felici avrebbero fatto ottenere a una società per azioni la sanatoria per l’ uso commerciale di un complesso invece adibito ad uso agricolo”. La notizia si riferisce al 2009 ed è stata pubblicata il 20 giugno 2013: questo il Sindaco Marino, lo sa? In una amministrazione che si dichiara trasparente, è perlomeno ‘anomalo’ che con queste accuse Paolo Cafaggi, fino alla rimozione di Papalini del 15 luglio, abbia ricoperto l’incarico ad interim come dirigente dell’UOAL (2), l’Unità Organizzativa Ambiente e Litorale di Ostia demandata al controllo delle concessioni balneari. Inoltre Aldo Papalini era già stato rimosso dall’UOAL nel 2012. A riferirlo l’ex-presidente dell’ex-XIII Municipio (ora Municipio X), Giacomo Vizzani (3): “Preciso che sono stato io personalmente, in una lettera protocollata il 4 ottobre scorso, a chiedere la sostituzione del direttore dell’UOAL, Aldo Papalini. La nomina era temporanea in quanto l’ingegner Papalini è già direttore dell’UOT del XIII Municipio“. Perché allora Marino si è scapicollato ad Ostia a destituire Papalini e a rafforzare il ruolo di Cafaggi quando Papalini era già stato rimosso e risultava Cafaggi ancora indagato, almeno davanti all’opinione pubblica? C’è un altro piccolo particolare. Sempre Paolo Cafaggi risulta iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma insieme ad Alemanno per la vicenda del ‘sale tossico’ legata alla nevicata di febbraio 2012 (4). Paolo Cafaggi è inoltre tutt’ora direttore dell’UOT del II Municipio (ex-II e III): come fa a sostenere il carico di lavoro degli uffici tecnici di ben due municipi? Tutte queste domande meritano risposte immediate. In compenso, Rodolfo Murra, neo nominato Direttore del Municipio X, inizia il suo operato con un coupe de teatre: invia un atto di diffida nei confronti della manifestazione storica di Approdo alla Lettura per occupazione abusiva di suolo pubblico, nonostante sia l’unico partecipante nonché vincitore del bando di Libramare, aggiudicato il 7 luglio 2013. Ad majora!

Paula de Jesus per LabUr

Il II municipio è quello dei Parioli, dell’Olimpico, di via Nomentana, di Villa Borghese. I riferimenti (=note) nel testo sono:

(1) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/06/20/ufficio-condono-edilizio-dipendenti-processo.html?ref=search
(2) https://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?contentId=NEW143047&jp_pagecode=newsview.wp&ahew=contentId:jp_pagecode
(3) http://www.ostiatv.it/ostia-vizzani-sostituzione-papalini-0023003.html
(4) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/10/31/sale-tossico-per-emergenza-neve-tre-indagati.html

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Roma-Latina, Municipio X: tre ponti, nessuna idea

Rampa sulla Colombo in direzione Roma, altezza Villaggio Azzurro. Nel riquadro: il 'fiocco' di Mezzocammino e le rampe d'accesso della Colombo (a dx Roma, a sx Ostia)

Mentre il Sindaco di Roma lavora sulla chiusura dei Fori Imperiali al traffico, mentre l’Assessore alla Trasformazione Urbana del Comune di Roma si incontra con le associazioni e i cittadini per portare avanti l’attuazione del piano quadro attraverso azioni strettamente integrate con quelle più generali della mobilità (riduzione del traffico auto, potenziamento del TPL e intermodalità) e dell’urbanistica, la Regione Lazio forza vecchi schemi di mobilità con impatti devastanti sul territorio nel silenzio totale del Municipio X. Si tratta della bretella autostradale Tor De’ Cenci A12 16 km (autostrada Roma-Latina), bretella camionabile a pedaggio. Dalla zona di Malpasso in viadotto passerà sopra Via Del Risaro, in galleria tra l’abitato di Via Belluzzi e la Caserma del NOCS, scavalcherà la Via C. Colombo, continuerà in viadotto tra Via di Mezzocammino e Vitigna, con un ponte di 1,5 km scavalcherà il Tevere passando in complanare vicino alla Roma-Fiumicino per innestarsi alla A12. Il tutto al modico prezzo di 500 milioni di euro per far transitare 9.560 veicoli leggeri al giorno e 6.760 veicoli pesanti dalla Roma-Fiumicino/GRA. I cantieri sarebbero dovuti partire ad Aprile 2013, dopo l’approvazione del CIPE del 3 Agosto 2012 per un importo totale del Corridoio intermodale Roma-Latina e Collegamento Cisterna-Valmontone, considerata di pubblico interesse, di 2,728 miliardi di euro, con contributo pubblico fino al 40%.

Nonostante i comitati di quartiere abbiamo chiesto alla Regione di stornare 400 milioni per la messa in sicurezza e il miglioramento della Pontina, il cui percorso si sovrapporrebbe a quello della futura autostrada, la Regione Lazio sembrerebbe decisa ad andare avanti.

Da che non c’erano ponti dal Grande Raccordo Anulare a quello dello Scafa ora addirittura ne sono previsti tre: nuovo Ponte della Scafa, il Ponte di Dragona e il Ponte della bretella A12 – Tor De’ Cenci (il c.d. Corridoio plurimodale Tirrenico-Nord Europa). Dei primi due se ne parla da 15 anni, del terzo dal 2001. Quello con maggiori probabilità di venire realizzato è il terzo, se verrà firmato il contratto a dicembre di quest’anno. E’ certo però che i tre ponti sono altamente impattanti per il Municipio X. Eppure non troviamo traccia né nel programma del neo Presidente Andrea Tassone, né dichiarazioni sul tema da parte della sua Amministrazione, salvo le solite dichiarazioni vecchie e stantie sul potenziamento della Roma-Lido, le complanari sulla C. Colombo e l’unificazione della Via del Mare con l’Ostiense.

Insomma, nonostante il colore politico delle amministrazioni sia lo stesso a tutti i livelli, siamo di fronte a due approcci diametralmente opposti. Quello del Sindaco di Roma e dell’Assessore alla Trasformazione Urbana che tenta un approccio che guardi alla città non come la somma di nuclei edilizi delimitati da vie di scorrimento, dal momento che un accettabile livello di qualità urbana non esiste con alti livelli di motorizzazione. E quello della Regione Lazio e del Governo che mette ancora l’automobile al centro delle politiche sulla mobilità e dove i cittadini sono equiparati ad un flusso in una conduttura stradale.

Nell’ottica del Distretto Turistico balneare (il primo concesso dal Governo proprio al Litorale romano) scelte di questo genere, antiquate e non innovative, sono quanto di più antitetico ad uno sviluppo sostenibile di un territorio e di una città a vocazione turistica che voglia ambire ad essere una moderna Capitale europea.

paula de jesus per LabUr – Laboratorio di Urbanistica

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OSTIA E I ROM: NASCE CON LA DROGHEI L’URBANISTICA DEL DISPREZZO

Emanuela Droghei e Cecilia Carmassi. Notte bianca dei Diritti Sociali. Roma, 21 giugno 2011

Grazie al PD dell’attuale X Municipio si apre un nuovo capitolo dell’emergenza abitativa a Roma: l’edilizia per i Rom. In poche parole, casa e lavoro diventano i due elementi base per risolvere un annoso problema sociale e di integrazione, ingigantito dalle scelte sbagliate della sinistra e affrontato con inutili e costosi sgomberi da parte della destra. Così, dopo il fallimento di Alemanno con i campi Rom, si parla in questi giorni di trovare aree “per realizzare villaggi temporanei”, cioè campi Rom che poi diventano definitivi, e si portano avanti ‘soluzioni alternative’. Come i programmi di autocostruzione: dare ai Rom case e cascine da ristrutturare.
Il pretesto è la sistemazione di poche decine di famiglie insediatesi nella modesta pineta delle Acque Rosse ad Ostia e minacciate da una serie di microincendi estivi. Una pineta, quella delle Acque Rosse, da sempre sede di insediamenti abusivi e non solo Rom. La decisione politica è quella di Emanuela Droghei (PD), Assessore alle Politiche Sociali del X Municipio e moglie del capogruppo PD in Campidoglio, Francesco D’Ausilio. Inquietante la sua dichiarazione: “opereremo in tempi strettissimi”. La Droghei non solo ignora problemi urbanistici, igienico-sanitari e legati al turismo, ma ancor peggio ignora realtà locali come quella della Caritas che, sponsorizzata da SeL, PD e in collaborazione con la facoltà di Architettura di Roma Tre, sta portando avanti per i Rom un progetto di autocostruzione e di formazione professionale ad Acilia. Eppure non più di un anno fa l’attuale capogruppo PD del X Municipio, Giuseppe Sesa, in qualità di ‘esperto’ PD per le politiche sociali sosteneva: “non c’è alcuna volontà di risolvere il problema dell’emarginazione alla radice”, contestando le scelte di Alemanno. Oggi al governo del Municipio, Sesa dimentica quello che aveva detto, il problema dell’emarginazione rimane e la Droghei si adopera per consumare ulteriore suolo. Non ci sono strumenti urbanistici che contemplino la bizzarra soluzione della Droghei del ‘villaggio temporaneo’ a meno che la Droghei non voglia risolvere in forma illegittima il problema realizzando il solito ghetto moderno con cui si accompagna in Italia la figura del Rom, del Sinto o del Camminante. Premesso che un censimento vero e proprio non c’è e che dunque il dimensionamento del ‘villaggio temporaneo’ è fittizio, premesso che i progetti di autocostruzione in Italia sono pochissimi, come si fa a pensare a campi Rom o ‘villaggi temporanei’ nel X Municipio, destinato, a detta di tutti, allo sviluppo del turismo e al recupero urbanistico del territorio? Non è solo colpa del PD e della poco illuminata Droghei, ma anche del neo Assessore all’Urbanistica del X municipio, Giacomina Di Salvo, che evidentemente non ha suggerito alla collega Droghei che i campi nomadi non possono ricadere né in zone residenziali né vengono considerati insediamenti abitativi, ma rientrano nella categoria (ormai di accezione comune) di “area per allestimenti pubblici sovracomunali”. In altre parole, i campi nomadi costituiscono quella che è definita l’urbanistica del disprezzo, che impiega aree prive di valore e che presto diventano nuovi luoghi di emarginazione. Gestire l’emergenza abitativa è una cosa, gestire i nomadi un’altra. La prima è una pianificazione urbanistica ed edilizia, la seconda una pianificazione sociale che deve comprendere servizi, assistenza e politiche di integrazione, quelle vere. Reperire “un’area pubblica nella quale poter montare unità abitative per una ventina di nuclei familiari”, come sostiene invece la Droghei, è solo il parto di chi ignora e che non conoscendo le regole ordinarie per gestire un problema si inventa regole straordinarie che ti sbattono in prima pagina.

Paula de Jesus per LabUr

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“ROMA AL MARE” MA SENZA I ROMANI

Tralasciando gli strafalcioni storici e i molti luoghi comuni, l’incontro organizzato oggi a Ostia dall’Assobalneari Roma presso il Palafijlkam dal titolo “Roma al mare. L’affaccio della Capitale sul Mediterraneo. Passato, presente, futuro” (in parole povere, il ‘waterfront’) è stato il tripudio di una pericolosa ‘liasion’ tra Cultura e Turismo, in cui i beni culturali e il paesaggio diventano strumento al servizio della sola rendita economica turistica. Presente, oltre a Davide Bordoni, Luciano Ciocchetti e parte della Giunta Municipale, anche il responsabile di Esselunga interessato a costruire, con l’ultimo colpo di coda, un bel centro commerciale, di cui sempre Papagni è il progettista, lungo il Canale della Lingua, combattuto un anno fa dalla Ascom e dai cittadini del Municipio X.
Un’idea di sviluppo del territorio che ancora una volta esclude i cittadini, nonostante si siano organizzati in un tavolo della partecipazione e che ancora si fa forte del motto mussoliniano “Roma al Mare” in salsa classista. Papagni infatti ha definito il turismo dei romani verso il Litorale la seconda “peggior disgrazia”, auspicandone la fine in favore di un turismo straniero “da strappare a Roma per due giorni”. La prima disgrazia, sempre secondo Papagni e tutti i relatori, compreso il Vice Presidente del Municipio X e Ass. alla Cultura, Sandro Lorenzatti, sono invece le scelte urbanistiche dei primi del ‘900 operate dall’Ing. Paolo Orlando che, secondo il falso storico proposto, ha “sdraiato le dune e costruito troppo vicino al mare”. Peccato che il progetto attuale del waterfront sostenuto dai balneari preveda l’abbattimento dell’ultimo baluardo dell’antica duna costiera di Ostia e addirittura grattacieli nei pressi proprio del PalaFijlkam, all’interno dei 300 metri di inedificabilità dalla linea di costa imposti dalla legge “Galasso”.

“Roma al mare. L’affaccio della Capitale sul Mediterraneo. Passato, presente, futuro”, che è anche il titolo dell’omonimo libro, è l’ennesima pubblicazione dell’Architetto Vittoria Crisostomi, da oltre 10 anni nel Dip.to Urbanistica del Comune di Roma, che ad ogni cambio di giunta capitolina, divulga con generosità il proprio operato grazie alle imprese di settore, senza essersi mai preoccupata di fare altrettanto verso i cittadini nelle diverse fasi dei processi partecipativi previsti dallo Statuto del Comune di Roma.
Durante tutto l’incontro Ostia è stata considerata città e non quartiere di Roma, anche da Roberto Rocca della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che arriva a criticare la definizione di Ostia, mare di Roma, in favore di “Mare con Roma”. Ostia diviene così solo uno “spazio, polo di attrazione turistica’, non il Municipio X della Capitale con quasi 300mila abitanti con le loro necessità di servizi, verde ed altro.
Il paradosso però è evidente: il progetto del waterfront, contenuto nella pubblicazione, è un progetto che esclude proprio il mare e la spiaggia. Il Piano di Utilizzazione degli Arenili è bloccato da anni in attesa di un nuovo strumento urbanistico, così come dichiarato dalla stessa Crisostomi ad Aprile 2013, mentre di recente proprio la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha approvato il primo Distretto Turistico Balneare, a burocrazia zero, che rimarrà l’unico in Italia per i prossimi anni, in nome dell’economia turistica di “Roma al Mare”. Insomma, proprio coloro che sono fuori da ogni strumento urbanistico e arrogantemente in attesa di risolvere l’infrazione europea sulle concessioni demaniali marittime, parlano di ‘Roma al Mare’ senza i romani, con tutti i suoi falsi storici, di “scatole” e di “prodotto”. Un territorio come il Municipio X viene dunque ridotto a merce sugli scaffali di un centro commerciale, come all’Esselunga. Nell’incapacità di avere idee innovative, nonostante Giulio Mancini, de Il Messaggero e moderatore, abbia parlato di Terza Rinascita, durante tutto l’incontro si sono portati ad esempio modelli di waterfront quali Barcellona, Lisbona, Jesolo e Rimini, vecchi e obsoleti, privilegiando sempre la “scatola” ma non il contenuto, e mai il valore sociale di una ‘riqualificazione’.
E’ Papagni a definire l’incontro ‘una mattinata in amicizia’, tanto che il Presidente del Premio Città di Roma, Aldo Milesi, è giunto a dire che “Papagni è la dimostrazione vivente che con l’ottimismo della volontà si può fare tutto”. In effetti Papagni, oggi portavoce di tutte le altre federazioni di categoria presenti, nella ‘vacatio legis’ di strumenti urbanistici dedicati,’fa un po’ come gli pare’. Nel frattempo il Tavolo Partecipato sul Waterfront lavora affinché il turismo non divenga l’attività che vampirizza e distrugge la risorsa che alimenta.

Paula de Jesus per LabUr

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