OSTIA, BARATTATA DAL MUNICIPIO LA SABBIA DEL CANALE DEI PESCATORI

Era il primo giugno quando Antonio Caliendo, Assessore ai Lavori Pubblici del X Municipio, affermava: «Comprendiamo i disagi e le difficoltà economiche dei pescatori, ma la legalità non ammette deroghe». Con questa decisa e ferma posizione, ripetuta anche in aula municipale, si chiudeva una delle tante imbarazzanti vicende amministrative che hanno scosso l’estate del Litorale della Capitale. La sabbia dragata dal Canale dei Pescatori veniva utilizzata per scopi privati dalla Beton Lido di Ostia Antica, incaricata, secondo quanto dichiarato dal X Municipio e da Caliendo, solo a dragare la foce del canale, dovendosi limitare a lasciare la sabbia sugli argini e non a trasportarla altrove per riutilizzarla in altri processi produttivi. Dopo queste dichiarazioni ufficiali, non è trapelato più nulla.

LabUr è però venuta in possesso della convenzione tra il X Municipio e la Beton Lido (prot. CO/139348 del 20 dicembre 2013, Direzione Ambiente e Territorio, U.O.T. LL.PP.) firmata dall’Ing. Paolo Cafaggi. Il documento è chiaro e dice l’esatto contrario di quanto riferito da Caliendo: “La società Beton Lido 2000 srl, con la firma del presente atto, si impegna ad eseguire il servizio per le opere di dragaggio e allontanamento delle masse sabbiose” e prosegue affermando che “dopo adeguato trattamento, le stesse potranno essere riutilizzate nell’impianto della stessa Società nel rispetto delle vigenti Leggi in materia”. Tale atto doveva essere propedeutico all’elaborazione della determinazione Dirigenziale di affidamento del servizio a titolo gratuito, che non risulta mai esser stata emessa.

E’ l’articolo 5 dell’allegata convenzione che spiega meglio la questione: “… le sabbie escavate saranno trasportate presso il proprio impianto dove, dopo aver subito trattamenti di lavaggio per l’eliminazione dei componenti salini, saranno messe a decantare per un periodo di 60/90 giorni per poi essere riutilizzate nelle lavorazioni di conglomerati cementizi come previsto dalle leggi vigenti”.

Perché allora Caliendo e il Direttore del Municipio, Saccotelli, sostengono di aver chiamato la Polizia Municipale, segnalando gravi irregolarità? Dal documento la Beton Lido era in regola: lavorava gratis perché guadagnava con la sabbia reimpiegata per fare cemento. Il problema è che il Municipio non poteva fare una convenzione di questo tipo. La sabbia non è un bene di baratto, soprattuto se sottratta alle opere di ripascimento delle spiagge come richiesto dalla Regione Lazio.
Queste le dichiarazioni in quegli stessi giorni del comandante del Gruppo Roma X Mare della Polizia Locale di Roma Capitale, Roberto Stefano: «Invieremo un dettagliato rapporto dell’accaduto alla Procura della Repubblica. Dall’Ufficio Tecnico ci sono pervenute autorizzazioni solo parziali. Mancano le analisi della rena e gli eventuali permessi per il trasporto. Ciò che si stava verificando era un’operazione in totale contrasto con le leggi di tutela ambientale. Dovevamo intervenire immediatamente».

Come tutti gli anni a fine agosto si tiene la storica ‘Sagra della Tellina’ presso il Borghetto dei Pescatori mentre nuovamente si sta richiudendo con la sabbia il Canale dei Pescatori. Visto che le imbarcazioni presumibilmente non potranno uscire, non sarebbe meglio fare la ‘Sagra delle Bugie’? Informeremo la Procura della Repubblica e la Corte dei Conti di questo nuovo evento, cui sicuramente parteciperanno.

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OSTIA CAPUT BURUNDI: L’INCREDIBILE CASO DEL ‘VILLAGGIO AFRICA’

Piena solidarietà a Marco Salvi, presidente dell’associazione Villaggio Africa, per la sua battaglia di legalità e trasparenza che sta conducendo nei confronti del Municipio X. Una discarica dimenticata da anni che contribuisce a far allagare le abitazioni del piccolo quartiere. Eppure basterebbe un piccolo intervento per evitare danni ai cittadini per decine di migliaia di euro che ogni anno si ripetono. In altre parole, è l’esempio di come l’amministrazione pubblica abbia fatto del falso ideologico ( = inutili promesse) e dell’omissione di atti d’ufficio i suoi due principali comandamenti. Un Municipio come quello di Ostia che ha interi quartieri a rischio idrogeologico non può essere lasciato in balìa di amministratori incapaci e di uffici inefficienti. Marco sta facendo lo sciopero della fame e qui appresso ci racconta la storia. Noi faremo tutto il nostro possibile chiedendo, per adesso, a chiunque legga queste righe di divulgarle e condividerle.

“All’angolo tra Viale dei Romagnoli e Via Fra’ Andrea di Giovanni c’è un terreno di proprietà comunale che ospita da anni “scarichi abusivi” e “manufatti abusivi”, concausa degli allagamenti a Villaggio Africa. Non si tratta di definizioni arbitrarie, ma è quanto risulta da atti ufficiali del X Municipio.
L’attuale amministrazione municipale, così come le precedenti, non mostra alcuna intenzione di voler dare seguito all’ordine di demolizione, all’ordine di sgombero e al ripristino dello stato dei luoghi.
L’amministrazione comunale, davanti all’evidenza che le imporrebbe di denunciare sé stessa, risulta latitante. Negli Uffici del Sindaco per i rapporti con i Cittadini tutto tace, mentre un assessore si è probabilmente perso cercando di “capire le competenze nell’ambito delle deleghe”. Nessuno per fornire risposte o soluzioni ai cittadini.
Eppure sono stati forniti tutti i numeri di protocollo… sono provvedimenti emanati da loro stessi… e sarà difficile continuare ad insabbiarli.
Perché non si vuole attivare la procedura “in danno”, quindi a costo zero per l’amministrazione, nei confronti dei responsabili degli abusi accertati?
Dopo aver presentato l’esposto alla Procura della Repubblica crediamo che anche l’opinione pubblica debba sapere la verità su questo episodio, piccolo se rapportato all’intero X Municipio, minuscolo se rapportato a Roma, ma significativo per capire come funziona quella che si ostinano a chiamare “politica”.

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La Casa della Città S.p.A. – L’Eataly di Parnasi

E’ stata inaugurata dal Sindaco Ignazio Marino il 4 luglio la “Casa della Città” in via della Moletta 85. Si tratta del luogo, indicato dal Comune di Roma, della “Trasparenza e Partecipazione” sui più importanti progetti che interessano le trasformazioni urbane della Capitale.
Due le sale, di cui una interamente dedicata al progetto del nuovo stadio della Roma, un progetto privato, non approvato, in attesa ancora di essere definito di “pubblico interesse”. A pagare l’allestimento di pannelli e totem informativi, il costruttore Luca Parnasi, presente all’inaugurazione insieme al Vice Sindaco e Assessore al Patrimonio, Luigi Nieri, e all’Assessore alla Trasformazione Urbana, Giovanni Caudo.
Marino, Nieri e Caudo hanno garantito che un processo partecipativo sulla proposta della AS Roma ci sarà e dunque sarà possibile per i cittadini inviare osservazioni e confrontarsi con l’amministrazione almeno sulle opere pubbliche previste a corredo dello stadio perché, come ha dichiarato Marino “Negli Stati Uniti è sempre prevista la partecipazione, qui la società è americana, perché dovremmo essere da meno?”
In 70 giorni, meno dei 90 previsti per legge, il Comune dovrà certificare il «pubblico interesse della proposta». Parnasi però ha dichiarato che si augura che il “progetto non venga modificato in funzione delle opere di viabilità che si rendessero necessarie”.

IL NUOVO PONTE SUL TEVERE
Parnasi lo afferma perché le infrastrutture viarie e di mobilità sono a carico del privato, pronto ad investire 250 milioni. Inoltre, non sono previste attualmente cubature residenziali, ma uffici e strutture commerciali. Lo scorso 26 marzo però l’assessore Caudo ha dichiarato “Abbiamo chiesto che allo stadio si arrivi con la metropolitana e dunque di prolungare la linea B da Magliana fino a Tor di Valle. La linea B in quel tratto è di superficie. Immaginiamo che entri nell’area dello stadio, attraversi il Tevere e faccia capolinea a Muratella. Sono opere che devono finanziare i privati”. Sempre quel giorno, durante la conferenza stampa, l’AD della AS Roma (Zanzi) ha affermato che ci sono 700 milioni di euro per le infrastrutture e il Sindaco Marino si è affrettato ad assicurare che lo stadio sarà terminato nel 2016, ma prima si faranno le infrastrutture. Quindi, 2 anni scarsi per realizzare la metropolitana e il nuovo ponte sul Tevere, alle spalle dell’ex Ippodromo di Tor di Valle.
I numeri non tornano. Dunque, al suo debutto la “casa di vetro”, come l’ha definita Marino, non è proprio trasparente.

LA CONFERENZA URBANISTICA DI OTTOBRE
L’inaugurazione della “Casa della Città” avviene mentre in quasi tutti i municipi di Roma si tengono incontri con la cittadinanza definiti ‘Laboratori urbanistici’ al fine di stilare l’elenco delle criticità del territorio. L’obiettivo dichiarato dall’amministrazione è quello di trasformare le criticità in “risorse” tramite un progetto di rigenerazione urbana che dovrà necessariamente passare attraverso la richiesta di fondi europei. A ottobre infatti si terrà, dentro la Casa della Città, una Conferenza Urbanistica cittadina, che con buona probabilità sarà, tristemente, l’ennesimo ‘libro dei sogni’. L’esempio più lampante è avvenuto qualche giorno fa nell’attuale Municipio X dove un Architetto, che non ha alcun ruolo istituzionale, ha presentato le visioni progettuali racchiuse nel libro che ha scritto con il capogruppo capitolino PD, Francesco D’Ausilio. A prescindere dalla questione di forma che è sostanza, queste ‘visioni’ poggiano persino su una scarsa conoscenza del regime idraulico del Tevere e del sistema dei canali. Sono infatti stati mostrati dei rendering in cui gli esistenti, modesti e malridotti canali di bonifica di Ostia assumevano la navigabilità e le sembianze di quelli di Amsterdam.
Se questo è lo stile di presentare nuove idee, impossibili secondo il Piano Regolatore, la partecipazione diventa un mero esercizio di sfogatoio delle necessità di chi la città la vive, a partire dal fortissimo gap di standard urbanistici che nessuno dice perché non si sono realizzati e invece propina la solita fallimentare ricetta dell’ “ulteriore cubatura, in cambio dei servizi mancanti”.

LA FRETTA DANNEGGIA LA PARTECIPAZIONE
Parnasi, Caudo e Marino hanno fretta di approvare lo stadio della Roma. Si tratta di una delle più forti trasformazioni urbane del settore Sud Ovest di Roma (dall’EUR fino ad Ostia). La Casa della Città non è ancora adeguata a sostenere un simile processo partecipativo ed andare fino a lì a vedere un progetto non definitivo e non approvato ha in questo momento poco senso. Lo stadio per altro non sarà della società giallorossa, ma della EURNOVA S.r.l. (leggasi Parnasi) che ne concederà l’utilizzo, una volta costruito, alla AS Roma, che vi disputerà i propri incontri casalinghi secondo termini e condizioni che saranno in seguito concordati tra le parti. Si tratta dunque di un progetto interamente privato che si appresta ad essere portato avanti in tutta fretta e nel pieno del periodo estivo vacanziero con le solite modalità del Comune: forte con i deboli (i cittadini) e debole con i forti (i costruttori). Sarà dunque importante la voce della cittadinanza attraverso le osservazioni sulle opere pubbliche a contorno di quest’opera.

Paula de Jesus per LabUr

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OSTIA, L’EROSIONE DEL MALAFFARE

In piena stagione balneare torna alla ribalta la questione dell’erosione delle spiagge. Milioni di euro gestiti senza trasparenza, nessuno racconta la verità. Ci proviamo noi perché è necessario, prima di parlare del problema dell’ “erosione” del Litorale di Roma Capitale definire alcune parole, a partire da quella di ‘spiaggia’, di mareggiata, di erosione. Fino a render pubblici i dati.

VOCABOLARIO
La spiaggia è un sistema sedimentario sabbioso e/o ghiaioso, in parte emerso in parte sommerso dominato dal moto ondoso, in cui la dinamica sedimentaria è gestita dalle correnti lungo la riva. Il limite interno della spiaggia è dato dalla duna. Il limite esterno si estende invece fin sotto l’acqua, fino a dove il fondale non viene alterato dal moto ondoso. Si definisce alta spiaggia quella compresa tra l’area raggiunta dalle alte maree e la fascia delle dune. Dunque, non esiste solo la ‘spiaggia’ degli ombrelloni, dei balneari, ma anche quella prima di essa (fino alle dune, oggi in gran parte scomparse) e quella dopo di essa (sotto l’acqua, da sempre ignorata). I tre fattori fondamentali che guidano l’evoluzione di una spiaggia sono: il rifornimento sedimentario, l’azione dell’uomo e le variazioni del livello marino.

Rifornimento sedimentario
La spiaggia non ha un equilibrio statico ma dinamico. Questo vuol dire che in un determinato intervallo di tempo si mantiene di ampiezza costante se e solo se la quantità di sabbia che viene asportata durante le mareggiate è circa uguale a quella che le arriva nei momenti più tranquilli, smistata dalle correnti generate dal moto ondoso. Esiste solo un metodo per valutare se il rifornimento sedimentario è in equilibrio:

    1) riconoscere la sostanziale modifica della spiaggia durante le diverse stagioni;
    2) osservare la tendenza evolutiva della spiaggia in periodi superiori ad un anno;
    3) valutare la variazione (=riduzione) della spiaggia emersa, quella degli ‘ombrelloni’, in inverno, quando le mareggiate sono più frequenti (ciò non vuol dire esiste un mancato rifornimento sedimentario).

Azione dell’uomo
Una spiaggia naturale ha le dune, un profilo irregolare ed è “sporca” in maniera naturale (legni, conchiglie, etc.). Purtroppo quando si intende utilizzare a fini turistici una spiaggia (oggi gli stabilimenti balneari sono ‘imprese turistiche’) la prima operazione è la pulizia della spiaggia. Tale operazione, per lo più meccanica, modifica il naturale profilo rendendo la spiaggia più vulnerabile alle mareggiate. Ben più grave è lo spianamento delle dune e la sostituzione della sabbia con strade e/o fabbricati. Deleterio anche l’impianto di manti erbosi, come ora è di moda, in sostituzione di aree sabbiose.
Le dune rappresentano una parte della riserva di sedimento che rientra in gioco nei momenti di sofferenza della spiaggia. In loro assenza la fase erosiva diventa più rapida e intensa. Anche l’azione eolica, indispensabile per modellare la spiaggia, viene ‘disturbata’ dall’azione dell’uomo.

Variazione del livello marino
Un ultimo fattore di rischio è la variazione del livello del mare legato alle variazioni climatiche globali. Durante le fasi fredde il livello si abbassa, durante le fasi calde il livello sale. Per fortuna il Mediterraneo, essendo un mare chiuso dove è forte l’evaporazione, non presenta incrementi sostanziali. Tuttavia con il minimo sollevamento previsto si stima p.es. che a Ostia si avrebbe una tendenza all’arretramento della linea di riva che alla fine di questo secolo potrebbe ridurre le spiagge mediamente di circa 20 metri.

EROSIONE: DI COSA STIAMO PARLANDO?
L’erosione è l’insieme delle azioni naturali (non antropiche) che portano alla disgregazione e alla demolizione della superficie terrestre. L’erosione marina, nota anche come abrasione, è definita come l’asportazione superficiale di materiale ottenuta con azione di attrito da parte del mare. La spiaggia è un sistema ambientale dotato di un equilibrio dinamico molto precario. Il processo per mantenere in equilibrio la linea di spiaggia dipende da due fasi: l’erosione e il deposito. Quando questo equilibrio si rompe accade che:

    – il mare deposita maggiore quantità di materiale e la spiaggia avanza;
    – il mare asporta maggiore quantità di materiale e allora si verifica l’erosione della costa.

Le cause dell’erosione

    1) la subsidenza (raro; lento e progressivo abbassamento verticale del fondo di un bacino marino)
    2) la diminuzione del trasporto da parte dei fiumi
    3) le opere costruite a mare
    4) l’urbanizzazione della costa

Trasporto dei fiumi
Le bonifiche, l’imbrigliamento dei corsi d’acqua e, dal dopoguerra, l’asporto di sabbia e ghiaia dagli alvei, hanno provocano la drastica riduzione degli apporti al mare. In particolare, la quantità di sabbia portata a mare dai fiumi è notevolmente diminuita negli ultimi anni per le indiscriminate escavazioni degli alvei e la costruzione di opere di regimazione nei fiumi. Inoltre, negli ultimi sessant’anni è stato notevole l’abbandono delle campagne da parte dei contadini. Questo ha influito sull’accentuarsi dell’erosione delle coste perché il terreno lasciato incolto è meno erodibile di quello lavorato. In questo modo, diminuendo la quantità di sedimenti che arrivano in mare, il mare incomincia ad avanzare.
La quantità di sedimento che porta un fiume è dunque condizionata da :

    – fattori geologici (tempi millenari).
    – variazioni climatiche (tempi secolari): periodi freddi e umidi aumentano il sedimento.
    – attività antropica (tempi decennali): lo sviluppo agricolo aumenta il sedimento, la regimazione dei fiumi lo diminuisce.

Opere costruite a mare
L’azione erosiva è aumentata anche a causa delle innumerevoli costruzioni create dall’uomo. Soprattutto l’edificazione e il prolungamento dei moli portuali, di opere di difesa come le scogliere frangiflutto e i pennelli hanno determinato l’arresto della deposizione della sabbia in alcuni tratti del litorale. Le opere a mare, modificando le correnti lungo riva, alterano profondamente la spiaggia causando un accumulo sopracorrente e una erosione sottocorrente. Anche quando si opera per la difesa di una spiaggia attraverso difese rigide si finisce per alterare la forma della spiaggia e ovviamente la dinamica costiera: in taluni casi le opere innescano correnti di risucchio che finiscono per disperdere la sabbia al largo.

Urbanizzazione della costa
La sostituzione della vegetazione spontanea e dei cordoni dunali con strutture balneari (cabine comprese) e palazzi, costruiti spesso a ridosso della battigia, ha provocato l’alterazione dell’equilibrio della costa. La spiaggia sabbiosa, in passato, era accompagnata, nell’area costiera, da una, più o meno ampia, fascia di dune, allungate nel senso del litorale e perpendicolari ai venti dominanti. Anche l’alta spiaggia, estesa tra l’area raggiunta dalle alte maree e la fascia delle dune, è stata notevolmente perturbata. Ogni aspetto morfologico caratteristico dell’alta spiaggia viene infine cancellato con lo scopo di renderla più accogliente per i bagnanti.

IL CASO DI OSTIA
Le spiagge di Ostia appartengono tutte al delta del Tevere e i loro sedimenti derivano esclusivamente dagli apporti del fiume. Perché il Tevere porti materiale utile per rifornire le spiagge deve superare la portata di 350 mc/s (la sua portata media è circa 230 mc/s). Il materiale sottile si disperde in mare, il più grossolano rimane presso la foce.
Qualche numero:

    – alla fine del XIX secolo il trasporto torbido medio era di 10.5 Mt/a,
    – negli anni ’30 era sceso a 7.5 Mt/a,
    – dagli anni ’70 è mediamente < 2 Mt/a.

Tra la fine dell’800 e gli anni ’30 la spiaggia emersa non si è modificata molto rimanendo ampia e poco scoscesa. I fondali tra 0 e 10 metri sono diventati con il tempo più scoscesi. Nella seconda metà del ‘900 l’erosione della spiaggia emersa è divenuta via via più evidente e drammatica. Anche le nostre spiagge sono state interessate da opere rigide che hanno avuto nel tempo un effetto tutt’altro che positivo come la realizzazione del Porto di Ostia, la sistemazione dei moli a mare del Canale dei Pescatori ma anche la presenza e la ristrutturazione del Pontile di Ostia. Ad Ostia si si stima un’erosione di circa 250mila mc all’anno. Dal 1997 al 2013 sono stati spesi oltre 32 milioni di euro, così ripartiti:

In totale, ad Ostia, dal 1997 al 2013 sono stati portati 2,7 milioni di mc di sabbia: 1,1 per interventi ricostitutivi e 1,6 per interventi manutentivi. Mentre ad Ostia Ponente i lavori si sono fermati (ad eccezione di 4 pennelli a mare, realizzati nel 2010 ma senza alcun apporto, come richiesto, di sabbia che ha portato al loro recente sfaldamento), per Ostia Levante si è progettato dal 1999 un piano di interventi che ha portato ad aprile 2012 al raggiungimento previsto di 70 ettari di spiaggia di cui circa 40 occupati dagli stabilimenti e 30 di spiaggia calpestabile.
Per mantenere questo rapporto negli anni a seguire, la Regione Lazio ha stimato che occorrono 75mila mc all’anno di sabbia. Di questi 75 mila mc, si pensa di riutilizzare le quantità provenienti dal dragaggio del Porto di Ostia (circa 15mila mc all’anno) e quelle del Canale dei Pescatori (circa 35mila mc all’anno). I criteri adottati per ‘fissare’ un ordinario intervento manutentivo e non uno straordinario intervento ricostitutivo per Ostia Levante, sono: considerare la linea storica di costa alla data del 1944 (non troppo discordante dall’attuale), aggiornare e approvare la Convenzione tra Regione e Comune stabilita nel 2000 in funzione dell’art.33 Legge Regionale 53 del 1998, stipulare delle Convenzioni tra Comune e Concessionari per affidare ai Concessionari gli oneri degli interventi, utilizzare sistemi avanzati per la gestione della manutenzione (Convenzioni con ARDIS, Concessioni di Servizi, ecc.) ancora però in fase di definizione.
Tutto questo, per garantire ai Concessionari un’ampiezza “utile” proporzionata alle loro attività turistiche, in funzione dell’approvazione del PUA (Piano di utilizzo dell’Arenile) e nello stesso tempo garantire una fascia di sicurezza per contrastare la tendenza erosiva e consentire il periodo di ricarica per l’apporto dei sedimenti.
Secondo la Regione Lazio, tutta Ostia avrebbe dunque bisogno di 100mila mc all’anno di sabbia da distribuire sui 10 km di arenile, vale a dire 10 metri cubi all’anno per ogni metro di fronte spiaggia, a un costo di 10 euro al metro cubo (100mila metri cubi, 1 milione di euro).

Le critiche
Del fenomeno dell’erosione si comincia a parlare almeno dal dopoguerra:

  • Domenica, 22 luglio 1951, L’Unità, Cronaca di Roma, pag.2
  • «Ostia sta lentamente scomparendo. Ogni giorno il mare erode un pezzo di arenile, lasciando privi di spiaggia quegli stabilimenti sistemati lungo la zona dei 150 villini» (dall’Elmi fino ad Ostia Ponente)

    Dalle fotografie aeree si possono avere informazioni sull’ampiezza della spiaggia emersa ma mancano i dati sulla spiaggia sommersa. L’erosione non è dunque un fenomeno attuale ma è strettamente collegato all’uso dell’arenile, limitandosi alle osservazioni sulla spiaggia emersa:

      1) Si parla di ‘erosione’ già nel 1951, ancor prima delle opere sul Tevere, cioè la Diga di Corbara (1957-59) e le tre traverse idroelettriche a valle di Corbara: Ponte Felice (1961), Nazzano (1956) e Castel Giubileo (1952).
      2) Ininfluente la variazione del livello marino.
      3) Ad Ostia, l’azione dell’uomo è stata più incisiva e condizionante, per l’evoluzione della spiaggia, di qualunque mutamento naturale.
      4) L’erosione è presente in prossimità di elementi di disturbo al trasporto solido: il Porto di Ostia, il Pontile di Ostia e il Canale dei Pescatori.

    Ferme restando le competenze della Regione Lazio è da considerare che con Delibera di Assemblea Capitolina n.18 del 18-19 aprile 2011 (=decentramento amministrativo) la gestione delle subdeleghe regionali del Demanio Marittimo (d.G.R. Lazio, n.1161 del 30 luglio 2001) è divenuta competenza dell’attuale Municipio X, che si definisce solo un semplice ‘operatore’ ma che in realtà, come ente amministrativo di maggiore prossimità al territorio, agisce come elemento di disturbo nelle decisioni finali da intraprendere, da una parte orientato a soddisfare gli interessi turistici balneari dei concessionari (che contribuiscono a tutte le campagne elettorali), dall’altra pressato dalla dimostrata presenza della malavita organizzata all’interno del giro degli appalti.
    Bisogna partire da un fatto, rilevato dal Ministero dell’Ambiente e cioè che il problema del litorale romano è dovuto ad opere antropiche su cui non si interviene essendo più conveniente (in termini politici e di appalti poco trasparenti) mantenere il problema della finta erosione. Emblematici, due casi recenti, tra le centinaia di segnalazioni analoghe che si potrebbero fare.

  • ACMAR, ripascimento spiagge Levante (giugno 2012): diversi pasticci costati 7 milioni di euro senza alcun risultato (imperizia durante i lavori, mancata applicazione prescrizione sicurezza bagnanti, ritardi senza penali).
  • Beton Lido, Canale dei Pescatori (maggio 2014): autorizzazioni parziali per il prelievo delle sabbia alla foce del Canale dei Pescatori; non si sarebbe limitata a posizionare la sabbia sugli argini, ma l’avrebbe trasportata presso il proprio stabilimento perché venisse riutilizzata in altri processi produttivi, in contrasto con le leggi di tutela ambientale.
  • ———————————————————-
    INTERVENTO DI ANDREA SCHIAVONE (LABUR) AL CONVEGNO “UNA BRECCIA NEL LUNGOMURO DI OSTIA
    (Ostia, Roma – 21 Giugno 2014 – Dibattito pubblico organizzato dai Radicali Roma)

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    INFERNETTO: UN PARCHEGGIO PER UN SUPERMERCATO INVECE DELLE SCUOLE

    All’Infernetto, solo nella zona ‘O’, mancano ancora il 70% delle scuole previste e il Municipio X cosa fa? Con una delibera di Giunta avrebbe concesso ad un privato un terreno comunale, destinato a scuole, per consentirgli di realizzare il parcheggio mancante al suo supermercato, dotandolo addirittura di un parco giochi.
    Lo scandalo da un punto di vista urbanistico è che si tratta di un’area inclusa nel Piano Particolareggiato dell’Infernetto dal 1994, un lotto appartenente ad un comparto dove è appunto prevista la realizzazione di un asilo nido e di una scuola materna. Tutta l’area S26 indicata in figura è destinata infatti a servizi pubblici, mentre tutta la fascia indicata con riempimento diagonale è zona di nuova edificazione (ovviamente, già edificata). L’area parcheggi è solo la P30. Il comparto 26, è soggetto a convenzione e pertanto tutto può essere rimesso in discussione (cioè si possono ‘spostare’ i parcheggi, i servizi e le unità immobiliari) garantendo però quanto previsto in termini di standard. Dal 3 Giugno 2014 invece è comparso in quell’area un cartello lavori, senza numero di autorizzazione, con l’indicazione che si realizzerà un parcheggio pubblico e che la proprietà del terreno è della società Buscaini Feliciano srl. La società è la stessa del supermercato Effepiù prospiciente la strada e che ha avuto di recente un contenzioso con la Polizia Municipale per il suo parcheggio aperto al pubblico e per la parte riservata al carico e scarico merci. Risultano coinvolti nella direzione e progettazione dei lavori sia Renato Papagni, Presidente dell’Assobalneari, sia l’ex Assessore ai LL.PP. sotto la giunta Orneli (PD), Paolo Solvi.
    Nonostante i numerosi esposti di LabUr degli scorsi mesi sui titoli autorizzativi prodotti dal Municipio, l’Assessore all’Urbanistica del Municipio X, Giacomina Di Salvo, non ha mai ritenuto di dover fare chiarezza. Come se non bastasse, oltre allo scandalo di barattare ‘2 scuole con un parcheggio’ su area pubblica per favorire un privato, i lavori stanno anche alterando lo stato dei luoghi e finiranno per danneggiare l’apparato radicale di una delle ultime farnie autoctone dell’Infernetto, una quercia bellissima.
    L’Infernetto, uno dei quartieri più giovani della Capitale, che più di altri nel Municipio X ha pagato con il cemento la follia della compensazioni e delle varianti urbanistiche di Roma, mantenendo cronica la pesante carenza di servizi, di recente peggiorata dal nuovo Piano Particolareggiato che ha stralciato oltre 273mila mq di aree pubbliche (di cui 8omila mq di servizi), e dove gli abitanti sono passati dai 20.000 previsti ai 33.000 attuali, riceve dunque l’ennesimo schiaffo. Uno schiaffo proprio da chi, lunedì scorso, durante la prima conferenza urbanistica municipale, ha dichiarato “dobbiamo avere come obiettivo l’attuazione del PRG”, parole pronunciate dall’ Assessore municipale all’urbanistica, Di Salvo, e dall’Assessore Comunale alla Trasformazione Urbana, Giovanni Caudo. Ancora una volta assistiamo invece alla tutela degli interessi privati a scapito di quelli pubblici o generali. Cambiano le amministrazioni, ma la musica non cambia: suona sempre il requiem.

    Paula de Jesus per LabUr

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    PORTO DI OSTIA: IL CASO DELLA CASERMA DELLA GUARDIA DI FINANZA

    Le vicende della realizzazione del Porto di Ostia e di tutte le strutture ad esso pertinenti sono complesse ma anche complicate da un intreccio di carteggi più o meno pubblici da cui sono scaturite le autorizzazioni. Distinguere la verità tra demanio e aree del Comune di Roma, tra opere a terra e opere a mare, tra società partorite dall’A.T.I. Spa dentro un’infinità di scatole cinesi, non è immediato, soprattutto se ciò deve esser fatto percorrendo un arco temporale di quasi 13 anni. Qui vogliamo rivolgere l’attenzione su un caso particolarmente grave.
    Tra le opere a terra presentate dall’A.T.I. Spa già in data 18.01.1999, con prot. 2159 al Comune di Roma, risultava (tramite una Convenzione con il Comando Generale della Guardia di Finanza) la costruzione di una Caserma del gruppo e della Compagnia d’Ostia Lido “(stante il forte degrado sociale in cui versa la zona)”. Questa Caserma ad oggi non è mai stata realizzata e la motivazione ufficiale sarebbe attribuita alla Guardia di Finanza stessa che avrebbe rinunciato a simile opportunità.
    Noi invece abbiamo sempre rivolto la domanda al PD di Ostia, in particolare a Paolo Orneli: “Orneli dovrà spiegare, tra le altre cose, come mai non si è dato seguito alla convenzione con il Comando Generale della Guardia di Finanza per la costruzione di una Caserma del gruppo e della Compagnia d’Ostia Lido, dove invece oggi sorgono alberghi e residence”.
    Paolo Orneli (PD) è stato il politico locale che, in termini di presenza, continuità e mandato elettorale, ha più seguito da vicino le vicende del Porto di Ostia (anni 1999-2001), come si evince dalla seguente scheda:

      – Paolo Orneli è stato capogruppo del PdS in XIII Circoscrizione nel 1997;
      – Il 18 maggio del 2000 Paolo Orneli è stato nominato presidente della XIII Circoscrizione, dopo la prematura scomparsa di Massimo Di Somma (fino alla elezione di Davide Bordoni il 27 maggio 2001, avvenuta al ballottaggio contro Pietro Vennarecci, dopo il primo turno avutosi il 13 maggio 2001);
      – Paolo Orneli ha ricevuto la delega al Litorale dal sindaco Walter Veltroni il 13 maggio 2001, essendo stato l’ex presidente della XIII Circoscrizione secondo degli eletti il 13 maggio 2001 in Consiglio Comunale tra tutti i partiti del centrosinistra;
      – Paolo Orneli è stato eletto presidente del Municipio XIII il 28-29 maggio 2006 al primo turno (in carica fino al 27-28 aprile 2008 quando perse al ballottaggio contro Giacomo Vizzani, dopo il primo turno avutosi il 13-14 maggio 2008);

    Secondo l’Accordo di Programma, art.3, con cui è stato possibile realizzare il Porto di Ostia, sarebbe stato necessario procedere a un nuovo Accordo di Programma dopo la rinuncia della Guardia di Finanza: “Le parti concordano che eventuali variazioni dei progetti che dovessero rendersi necessarie in corso d’opera a seguito del verificarsi di circostanze al momento non prevedibili, ove non incidano sugli elementi essenziali dell’Accordo (destinazioni d’uso, elementi quantitativi in termini di superficie utile), saranno oggetto di approvazione in sede di Conferenza dei Servizi senza la necessità di dover procedere ad un nuovo Accordo”.
    La Caserma della Guardia di Finanza era un ‘elemento essenziale’.
    E’ stata la stessa A.T.I. Spa a specificare la gravità della mancata realizzazione della Caserma, ammettendo di aver “avanzato richiesta di costruirvi una scuola e un museo , opere che hanno quindi la stessa connotazione pubblica e di servizio per la cittadinanza prevista per quell’area dal PRG”. Il riferimento è all’atto di compravendita tra il Comune di Roma e l’A.T.I. Spa del terreno dove doveva sorgere anche la Caserma. Ben 32mila mq alle spalle del porto, compreso tra via dell’Idroscalo e via Carlo Avegno venduto all’A.T.I. Spa per 3,8 milioni di euro. Nell’atto si legge (pag.10): “Con separato atto da convenirsi tra l’A.T.I. Spa ed il competente Municipio XIII del Comune di Roma, verranno stabilite le modalità di fruizione dell’asilo nido aziendale , che sarà realizzato ad esclusiva cura e spese della medesima società acquirente”.
    L’atto in questione è del 10.10.2008, la rinuncia della Guardia di Finanza del 27.12.2008: non solo l’A.T.I. Spa è stata inadempiente almeno fino 01.03.2007, data in cui la Porto Turistico di Roma srl è subentrata alla sua concessione ma come faceva la A.T.I. Spa a sapere, mentre firmava l’atto del 10.10.2008, che il 27.12.2008 la Guardia di Finanza avrebbe rinunciato alla Caserma?

    Queste erano le domande cui doveva rispondere Paolo Orneli che, nel suo ruolo istituzionale, non ha svolto la funzione di garante della trasparenza amministrativa dovuta ad un’opera come il porto definita ‘strategica’. Ad oggi, su quell’area non solo non c’è la Caserma, ma non ci sono neppure l’asilo e il museo (premesso che di entrambi non si conosce nulla a livello progettuale). Oggi in quell’area retrostante il porto è stato realizzato un residence ed è previsto un albergo.
    A tal proposito si osserva che il progetto del residence+albergo ha finito per modificare la perimetrazione dell’area della prevista Caserma della Guardia di Finanza, come dimostra la sovrapposizione dei due progetti nel disegno allegato.

    Si è dunque in piena violazione dell’Accordo di Programma? Invieremo un esposto in Procura, considerato che nessuno ha mai detto nulla, pur avendo segnalato da anni i fatti appena narrati alle autorità competenti. Tace anche la politica, tutti coinvolti, compresi i Verdi che conoscono bene le vicende del luogo avendo ottenuto l’area della LIPU, meglio conosciuta come CHM – Centro Habitat Mediterraneo, ed anche il futuro museo (centro servizi LIPU). Noi ci limitiamo a raccontare la verità documentata.

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    OSTIA, UN MILIONE DI EURO SU VIA DI CASTEL FUSANO, ‘REGOLARE’ SOLO PER LA CAMPAGNA ELETTORALE

    20 aprile 2014, lavori su via di Castel Fusano prima dell'affidamento

    E’ da dicembre 2013 che ne parliamo: ad Ostia, su via di Castel Fusano, si sta spendendo almeno un milione di euro senza alcuna trasparenza amministrativa. Ora invece, in piena campagna elettorale, i rappresentanti del PD istituzionale (Tassone e Caliendo, presidente e assessore ai lavori pubblici del Municipio X) forzano il riavvio dei lavori, seppure il nostro carteggio con gli uffici abbia rivelato tutta una serie di presunte irregolarità. Si passa sopra a tutto, pur di far bella figura verso i cittadini per racimolare qualche voto in più suggerendo il candidato europeo da preferire (nel caso, Enrico Gasbarra, PD). Questo un breve riassunto di cosa è accaduto (tutte le informazioni sono state raccolte con gran fatica presso gli uffici tecnici):

  • 18 dicembre 2013: dopo 4 comunicati stampa, Tassone annuncia (in una conferenza stampa) l’avvio dei lavori su via di Castel Fusano per il giorno 19 dicembre, dichiarando, in aula consiliare, che serviranno circa 1,2 milioni di euro ma che ne sono disponibili solo 600 mila provenienti (in due lotti) dal Dipartimento Infrastrutture di Roma, gli altri dal futuro bilancio capitolino (ancora ad oggi in alto mare);
  • 20 dicembre 2013: il Segretariato-Direzione Generale, Direzione Regolamentazione e controllo dell’attività amministrativa, prendendo in considerazione il nostro esposto, chiede al Municipio X di fornire spiegazioni sui lavori da realizzarsi;
  • 23 dicembre 2013: viene emessa la determinazione dirigenziale n.3167 per interventi di messa in sicurezza della strada, impegnando 300 mila euro (come primo lotto) messi a disposizione dal Dipartimento Infrastrutture di Roma;
  • 23 gennaio 2014: con prot. n.8659, perviene all’U.O. Gruppo X Mare della Polizia Locale di Roma Capitale, da parte della U.O.T. del Municipio X, a firma del Direttore Ing. Paolo Cafaggi, una richiesta per l’emissione di una provvisoria disciplina di traffico al fine di provvedere al completo ripristino del manto stradale in Via di Castel Fusano;
  • 04 febbraio 2014: l’ufficio tecnico municipale, dopo il sopralluogo per stabilire i danni creati dagli eventi meteorologici del 31 gennaio e del 1-2 febbraio, applica per via di Castel Fusano la procedura di somma urgenza destinando tutti i fondi della determinazione n.3167 alla rimozione delle “situazioni di pericolo” venutesi a creare;
  • 12 febbraio 2014: per i motivi sopra esposti, con decorrenza dal 12 febbraio 2014 al 18 aprile 2014, l’U.O. Gruppo X Mare della Polizia Locale di Roma Capitale determina l’istituzione provvisoria di una disciplina di traffico in via di Castel Fusano;
  • 28 febbraio 2014: con determinazione dirigenziale n.610 l’U.O.T. del Municipio X affida i lavori di somma urgenza per interventi di messa in sicurezza di via di Castel Fusano, all’impresa TECNO LAVORI s.r.l., avente sede legale in via Salandra n. 18 C.F. e P. IVA 11145641004, cod. credit. (85856) per un importo di € 237.000,00 compresi oneri sicurezza.
  • Questi i ‘documenti’ ma i fatti sono altri, fatti che hanno generato molte interrogazioni a cui non abbiamo avuto ancora risposta. Una su tutte: come si è potuta realizzare l’asfaltatura di via di Castel Fusano di circa 150 metri a destra e a sinistra dell’incrocio con via del Fosso di Dragoncello prima della data di affidamento dei lavori (28 febbraio 2014)? Oltre alla determinazione dei vigili (12-18 febbraio) ci sono numerose foto che provano che i lavori sono iniziati prima, senza cartello lavori e senza alcuna autorizzazione documentabile.
    Lo scrive esplicitamente lo stesso Cafaggi il 21 marzo: “corre l’obbligo precisare che stante l’urgenza, la pubblicazione sul sito della procedura di somma urgenza non è ancora stata effettuata”. Sono passati altri due mesi e la pubblicazione ancora non c’è: deve esserci stata un’altra urgenza.
    Sarebbe anche interessante capire come si fanno a bruciare 300 mila euro per 300 metri di tappetino bituminoso perché allora Tassone non si è fatto bene i conti. Via di Castel Fusano è lunga 3.250 metri, dunque occorrerebbero 3,250 milioni di euro e non 1,2 come sostenuto.
    Non finisce qui. Il 2 aprile 2014 ‘dovrebbero’ esser stati impegnati gli altri 300 mila euro (secondo lotto) tramite la determinazione dirigenziale n.1005, anch’essa irreperibile ma citata in altri atti. ‘Dovrebbe’ esserci stata anche una nuova procedura di affidamento, sempre in somma urgenza (ma non era finita?), ma non si sa quale ditta sia stata selezionata perché, ripartiti adesso i lavori, mancano ancora il cartello dei lavori e nessuna documentazione pubblica, come previsto per legge, è stata prodotta. Sappiamo solo che il Municipio X, in data 23 aprile 2014, ha chiesto ai vigili di eseguire i lavori dal 2 maggio al 2 agosto, presupponendo dunque che tutti i soldi siano stati reperiti (da dove? solo 1,2 milioni di euro o di più?)
    Non siamo troppo lontani dalla verità ad immaginare che sia sempre stata la TECNO LAVORI s.r.l. ad aggiudicarsi i nuovi 300 mila euro. La TECNO LAVORI s.r.l. ha acquisito il ramo d’azienda della D.C.E. APPALTI s.r.l. il 10 aprile 2013. Impresa specializzata nelle costruzioni edili e stradali, la D.C.E. APPALTI s.r.l. in data 19 giugno 2012 era risultata aggiudicataria, con un ribasso del 14,779% sull’importo a base di gara, dell’appalto di “Manutenzione straordinaria per interventi di messa in sicurezza di via Castel Fusano”, un appalto voluto dalla precedente amministrazione Vizzani (centrodestra) e poi definanziato secondo il decreto legge Monti, non potendo procedere ad affidamenti di lavori finanziati con avanzo di amministrazione.
    Dunque, stessa ditta, stesso ribasso, diversi lavori e nessuna trasparenza amministrativa. La storia di via di Castel Fusano continua e noi continueremo a raccontarla.

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    PROCESSO PORTO DI OSTIA: LABUR DICE LA VERITA’. CONFERENZA STAMPA A FINE MAGGIO.

    Labur ha detto sempre la verità, anche sul Porto di Ostia. Infondata l’accusa di diffamazione rivoltaci ben 3 anni fa in maniera arrogante e confusionaria dall’ottantaduenne Giorgio Gentile e dal rampante Massimo Amicucci, rispettivamente rappresentanti legali della A.T.I. srl (Attività Turistiche Imprenditoriali srl) e della Porto Turistico di Roma srl, le due società che hanno avuto e hanno in concessione il porto di Ostia. A chiudere la vicenda, la sentenza del giudice per l’udienza preliminare (GUP) del Tribunale di Roma, dott.ssa Donatella Pavone, che il 9 maggio ha rigettato la richiesta del pubblico ministero Pierfilippo Laviani di rinvio a giudizio. A cancellare ogni dubbio, il lungo interrogatorio al quale si è volontariamente sottoposto il presidente di Labur, dott. ing. Andrea Schiavone, difeso dall’avvocato Savino Guglielmi, e una voluminosa memoria depositata in udienza. “Non luogo a procedere perché il fatto non sussiste”, a significare che il contenuto dell’articolo incriminato, “Porto Turistico di Ostia: esposto in Procura per presunte irregolarità sulle concessioni“, rispecchia la verità. I due uomini di Mauro Balini, proprietario di entrambe le società e proprietario de facto del Porto di Ostia, dovranno ora rispondere delle loro affermazioni riportate nella denuncia, così come Paolo Orneli (PD), al tempo della costruzione del porto, presidente del Municipio, dovrà spiegare certi passaggi amministrativi non proprio trasparenti nel rilascio delle concessioni del porto. Orneli, attualmente capo segreteria dell’assessore allo Sviluppo Economico e attività produttive della Regione Lazio, Guido Fabiani, non si è mai pronunciato sulla vicenda che invece ha sempre visto, negli ultimi 13 anni, il suo partito (il PD) fortemente coinvolto nelle vicende del porto, anche nel tentativo del suo ampliamento che ad oggi sembra essere sfumato. Tutti i dettagli verranno illustrati in una conferenza stampa a fine maggio.
    La stessa sentenza è stata espressa nei confronti di Paula Filipe de Jesus, Enrico Pazzi, Gianni Sepe, Alessia Mauceri e Serena Salucci, imputati per aver diffuso a mezzo stampa l’articolo citato.

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    PORTO DI OSTIA: L’ADDIO DELLA UNIPOL?

    la nuova Marina di Loano

    Se l’ampliamento del Porto di Ostia sembra abbandonato, è certo che la Unipol si è ormai rivolta altrove: a Marina di Loano. Era stata la notizia di questa estate nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma che aveva portato all’arresto di 51 appartenenti alla malavita di Ostia per associazione di stampo mafioso. Il Porto di Ostia, la Unipol e il Monte dei Paschi di Siena: legati in affari con lo “Studio Tremonti”. Così titolavano i giornali.
    Tutto era venuto a galla con l’avvocato Dario Romagnoli, socio dello studio legale di Giulio Tremonti, intercettato per mesi dalla Squadra Mobile di Roma. Gli investigatori avevano ritenuto “quanto meno verosimile che Mauro Balini, Emilio Spaziante e Dario Romagnoli siano accomunati da uno spirito collaborativo di natura illecita finalizzato a soddisfare un comune interesse economico relativo a un imprecisato progetto finanziario”. Mauro Balini è tuttora il proprietario de facto del Porto di Ostia, il Generale Emilio Spaziante era (fino al 5 settembre 2013, poi si è ritirato) il Comandante in seconda della Guardia di Finanza. Un intreccio vorticoso di affari dei quali ancora non sono chiari i confini. Di certo Balini, nel tentativo di trovare finanziatori per l’ampliamento del porto, si rivolse al suo amico Emilio Spaziante chiedendo di procurargli “quel documento originale”. Romagnoli, Balini e Spaziante non sono mai stati indagati ma dalle prime indiscrezioni riportate dai giornali del tempo emerse che “quel documento” venne falsificato per mettere a posto le carte del Porto di Ostia.
    Ad oggi, a distanza di quasi un anno, seppure il Comune di Roma e Libera si siano costituiti parte civile al processo che si è aperto lo scorso gennaio presso la X sezione del tribunale di Roma, non si sa ancora nulla. Così come non si sa ancora nulla del fallimento dichiarato il 18 aprile 2013 da Balini della sua società (la A.T.I. Srl) così come non si sa ancora nulla di Luca Fegatelli, ex dirigente della Regione Lazio coinvolto nell’inchiesta sui rifiuti a Roma, che ha firmato a favore di Balini, poco prima di essere arrestato (9 gennaio 2014), “una estensione temporale della concessione in essere di anni 18, ovvero dal 2048 al 2066”.
    Anche qui la motivazione è la stessa e cioè l’amministrazione dello Stato, considerato l’investimento che la concessionaria ha fatto e dovrà fare per la realizzazione dell’ampliamento e la sistemazione delle opere portuali esistenti, da fiducia a Balini.
    L’unica a non dare fiducia a Balini è stata dunque la Unipol che ha preferito la Liguria, dove il 16 aprile è stata inaugurata la nuova Superyacht Area di Marina di Loano, la struttura portuale di proprietà del Gruppo Unipol. Grazie alla nuova darsena, che ha consentito la realizzazione di sette nuovi ormeggi per imbarcazioni da 55 a 77 metri di lunghezza, Marina di Loano ha consolidato la sua posizione di punto di riferimento del diporto nautico europeo e internazionale anche nel segmento dei grandi yacht che, secondo le stime, avrà un costante incremento della flotta mondiale nel medio/lungo periodo (2015-2032).
    Premesso che le conclusioni degli investigatori corrispondessero a verità, ci ripenserà la Unipol ad investire su Ostia, dove il costo dei posti barca è in continua discesa?

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    OSTIA, SGOMBERO ‘BORGHETTO DEI PESCATORI’: TASSONE NON DICE TUTTA LA VERITA’

    il progetto ATO I12 così come nel 2009

    L’area dove si è svolto lo sgombero di circa una ventina di romeni dietro via dell’Idroscopio, alle spalle del Borghetto dei Pescatori, è privata. Questo lo conferma anche il presidente del Municipio X, Andrea Tassone, mentre sbaglia l’assessore municipale all’Ambiente e Sicurezza, direttamente coinvolto nell’operazione, Marco Belmonte (“l’area è del Comune di Roma e di una società privata”).
    Si tratta di parte dell’area ATO I12, prossima alla cementificazione.
    Il problema è che non è stato pubblicato alcun atto amministrativo relativo all’intervento in questione (di solito un’ordinanza). Sempre secondo l’assessore Belmonte si è intervenuti perché nell’area “si bruciavano copertoni e rame”.
    Dunque, secondo Tassone e Belmonte, si tratta di un “intervento di bonifica e messa in sicurezza” di un’area privata. Tale tipologia d’intervento, come previsto dall’articolo 10 del decreto ministeriale n. 471 del 1999, nei casi in cui l’intervento di bonifica e messa in sicurezza interessi il territorio di un singolo comune, comporta che tutte le fasi dell’iter amministrativo siano seguite dall’Amministrazione comunale. In genere ciò comporta l’obbligo di bonifica a cura e spese del responsabile o, qualora questi, ovvero il proprietario dell’area o qualsiasi altro soggetto interessato non adempia, l’intervento in danno da parte dell’Amministrazione competente, in questo caso il Comune di Roma. Prima dell’intervento, cosa abbia fatto il Comune di Roma non si sa, ma la legge parla chiaro.
    Nel caso in questione, un terreno privato, il forte sospetto è che si tratti di quei casi in cui si è omesso di vigilare sul terreno di proprietà permettendo così l’occupazione di persone. Lo testimoniano le foto storiche da tutti riscontrabili su Google Earth: già 11 anni fa (18 aprile 2003) c’era in quel punto un insediamento spontaneo che è cresciuto negli anni, pur non diventando mai una ‘baraccopoli’ come invece è stata definita. In questi casi l’amministrazione, preso atto dell’insediamento spontaneo, deve diffidare il proprietario a mettere in atto gli accorgimenti idonei al fine di impedire l’occupazione del terreno. Al proprietario viene concesso un tempo congruo che decorre dalla notifica del verbale in cui si accerta il fatto. In caso di inottemperanza (e dopo 11 anni non si può certo dire che il proprietario si sia dato da fare…) il Comune deve procedere d’ufficio nello sgombero, con addebito delle relative spese alla proprietà. Tassone invece ci parla di un ‘preventivo’ sottoposto dall’AMA alla proprietà, quasi facendo intendere un accordo tra le parti sul costo globale. Al propietario, per legge, si presenta il consuntivo e basta.
    Se è vero che il proprietario del terreno a sua volta può sporgere querela contro gli occupanti al fine di contestare a quest’ultimi i reati di occupazione non autorizzata (art. 633 c.p., invasione di terreni o edifici) e/o di ‘danneggiamento’ (art. 635 c.p.), è anche vero che sembra improbabile che nessuno si sia mai accorto di niente in tutto questo tempo e che invece ore, che si deve costruire, scatti l’allarme di ‘degrado ambientale’.
    Ricordiamo che è solo con la trasparenza di legge che si può passare alla fase operativa, che prevede l’allontanamento immediato degli occupanti con l’obbligo di rimozione dei mezzi utilizzati per lo stazionamento, qualora non rimossi dai soggetti fruitori, nonché l’immediato smantellamento dei manufatti oggetto d’insediamento. Solo dopo segue l’asportazione dei rifiuti di ogni genere presenti nelle aree abusivamente occupate e, ove necessario, il ripristino delle adeguate condizioni igienico sanitarie del sito, l’intervento dei servizi sociali e quant’altro necessario.
    Non si può parlare di legalità sbandierando operazioni di sgombero mirate, non fornendo trasparenza sugli elevati costi di queste operazioni, non mettendo in pratica una politica sociale che tuteli le fasce più deboli. Sgomberi come quello di Ostia che costa non 60mila euro come dice Tassone, ma almeno il doppio, servono solo a liberare i terreni dove si dovrà costruire.

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