In piena stagione balneare torna alla ribalta la questione dell’erosione delle spiagge. Milioni di euro gestiti senza trasparenza, nessuno racconta la verità. Ci proviamo noi perché è necessario, prima di parlare del problema dell’ “erosione” del Litorale di Roma Capitale definire alcune parole, a partire da quella di ‘spiaggia’, di mareggiata, di erosione. Fino a render pubblici i dati.
VOCABOLARIO
La spiaggia è un sistema sedimentario sabbioso e/o ghiaioso, in parte emerso in parte sommerso dominato dal moto ondoso, in cui la dinamica sedimentaria è gestita dalle correnti lungo la riva. Il limite interno della spiaggia è dato dalla duna. Il limite esterno si estende invece fin sotto l’acqua, fino a dove il fondale non viene alterato dal moto ondoso. Si definisce alta spiaggia quella compresa tra l’area raggiunta dalle alte maree e la fascia delle dune. Dunque, non esiste solo la ‘spiaggia’ degli ombrelloni, dei balneari, ma anche quella prima di essa (fino alle dune, oggi in gran parte scomparse) e quella dopo di essa (sotto l’acqua, da sempre ignorata). I tre fattori fondamentali che guidano l’evoluzione di una spiaggia sono: il rifornimento sedimentario, l’azione dell’uomo e le variazioni del livello marino.
Rifornimento sedimentario
La spiaggia non ha un equilibrio statico ma dinamico. Questo vuol dire che in un determinato intervallo di tempo si mantiene di ampiezza costante se e solo se la quantità di sabbia che viene asportata durante le mareggiate è circa uguale a quella che le arriva nei momenti più tranquilli, smistata dalle correnti generate dal moto ondoso. Esiste solo un metodo per valutare se il rifornimento sedimentario è in equilibrio:
1) riconoscere la sostanziale modifica della spiaggia durante le diverse stagioni;
2) osservare la tendenza evolutiva della spiaggia in periodi superiori ad un anno;
3) valutare la variazione (=riduzione) della spiaggia emersa, quella degli ‘ombrelloni’, in inverno, quando le mareggiate sono più frequenti (ciò non vuol dire esiste un mancato rifornimento sedimentario).
Azione dell’uomo
Una spiaggia naturale ha le dune, un profilo irregolare ed è “sporca” in maniera naturale (legni, conchiglie, etc.). Purtroppo quando si intende utilizzare a fini turistici una spiaggia (oggi gli stabilimenti balneari sono ‘imprese turistiche’) la prima operazione è la pulizia della spiaggia. Tale operazione, per lo più meccanica, modifica il naturale profilo rendendo la spiaggia più vulnerabile alle mareggiate. Ben più grave è lo spianamento delle dune e la sostituzione della sabbia con strade e/o fabbricati. Deleterio anche l’impianto di manti erbosi, come ora è di moda, in sostituzione di aree sabbiose.
Le dune rappresentano una parte della riserva di sedimento che rientra in gioco nei momenti di sofferenza della spiaggia. In loro assenza la fase erosiva diventa più rapida e intensa. Anche l’azione eolica, indispensabile per modellare la spiaggia, viene ‘disturbata’ dall’azione dell’uomo.
Variazione del livello marino
Un ultimo fattore di rischio è la variazione del livello del mare legato alle variazioni climatiche globali. Durante le fasi fredde il livello si abbassa, durante le fasi calde il livello sale. Per fortuna il Mediterraneo, essendo un mare chiuso dove è forte l’evaporazione, non presenta incrementi sostanziali. Tuttavia con il minimo sollevamento previsto si stima p.es. che a Ostia si avrebbe una tendenza all’arretramento della linea di riva che alla fine di questo secolo potrebbe ridurre le spiagge mediamente di circa 20 metri.
EROSIONE: DI COSA STIAMO PARLANDO?
L’erosione è l’insieme delle azioni naturali (non antropiche) che portano alla disgregazione e alla demolizione della superficie terrestre. L’erosione marina, nota anche come abrasione, è definita come l’asportazione superficiale di materiale ottenuta con azione di attrito da parte del mare. La spiaggia è un sistema ambientale dotato di un equilibrio dinamico molto precario. Il processo per mantenere in equilibrio la linea di spiaggia dipende da due fasi: l’erosione e il deposito. Quando questo equilibrio si rompe accade che:
– il mare deposita maggiore quantità di materiale e la spiaggia avanza;
– il mare asporta maggiore quantità di materiale e allora si verifica l’erosione della costa.
Le cause dell’erosione
1) la subsidenza (raro; lento e progressivo abbassamento verticale del fondo di un bacino marino)
2) la diminuzione del trasporto da parte dei fiumi
3) le opere costruite a mare
4) l’urbanizzazione della costa
Trasporto dei fiumi
Le bonifiche, l’imbrigliamento dei corsi d’acqua e, dal dopoguerra, l’asporto di sabbia e ghiaia dagli alvei, hanno provocano la drastica riduzione degli apporti al mare. In particolare, la quantità di sabbia portata a mare dai fiumi è notevolmente diminuita negli ultimi anni per le indiscriminate escavazioni degli alvei e la costruzione di opere di regimazione nei fiumi. Inoltre, negli ultimi sessant’anni è stato notevole l’abbandono delle campagne da parte dei contadini. Questo ha influito sull’accentuarsi dell’erosione delle coste perché il terreno lasciato incolto è meno erodibile di quello lavorato. In questo modo, diminuendo la quantità di sedimenti che arrivano in mare, il mare incomincia ad avanzare.
La quantità di sedimento che porta un fiume è dunque condizionata da :
– fattori geologici (tempi millenari).
– variazioni climatiche (tempi secolari): periodi freddi e umidi aumentano il sedimento.
– attività antropica (tempi decennali): lo sviluppo agricolo aumenta il sedimento, la regimazione dei fiumi lo diminuisce.
Opere costruite a mare
L’azione erosiva è aumentata anche a causa delle innumerevoli costruzioni create dall’uomo. Soprattutto l’edificazione e il prolungamento dei moli portuali, di opere di difesa come le scogliere frangiflutto e i pennelli hanno determinato l’arresto della deposizione della sabbia in alcuni tratti del litorale. Le opere a mare, modificando le correnti lungo riva, alterano profondamente la spiaggia causando un accumulo sopracorrente e una erosione sottocorrente. Anche quando si opera per la difesa di una spiaggia attraverso difese rigide si finisce per alterare la forma della spiaggia e ovviamente la dinamica costiera: in taluni casi le opere innescano correnti di risucchio che finiscono per disperdere la sabbia al largo.
Urbanizzazione della costa
La sostituzione della vegetazione spontanea e dei cordoni dunali con strutture balneari (cabine comprese) e palazzi, costruiti spesso a ridosso della battigia, ha provocato l’alterazione dell’equilibrio della costa. La spiaggia sabbiosa, in passato, era accompagnata, nell’area costiera, da una, più o meno ampia, fascia di dune, allungate nel senso del litorale e perpendicolari ai venti dominanti. Anche l’alta spiaggia, estesa tra l’area raggiunta dalle alte maree e la fascia delle dune, è stata notevolmente perturbata. Ogni aspetto morfologico caratteristico dell’alta spiaggia viene infine cancellato con lo scopo di renderla più accogliente per i bagnanti.
IL CASO DI OSTIA
Le spiagge di Ostia appartengono tutte al delta del Tevere e i loro sedimenti derivano esclusivamente dagli apporti del fiume. Perché il Tevere porti materiale utile per rifornire le spiagge deve superare la portata di 350 mc/s (la sua portata media è circa 230 mc/s). Il materiale sottile si disperde in mare, il più grossolano rimane presso la foce.
Qualche numero:
– alla fine del XIX secolo il trasporto torbido medio era di 10.5 Mt/a,
– negli anni ’30 era sceso a 7.5 Mt/a,
– dagli anni ’70 è mediamente < 2 Mt/a.
Tra la fine dell’800 e gli anni ’30 la spiaggia emersa non si è modificata molto rimanendo ampia e poco scoscesa. I fondali tra 0 e 10 metri sono diventati con il tempo più scoscesi. Nella seconda metà del ‘900 l’erosione della spiaggia emersa è divenuta via via più evidente e drammatica. Anche le nostre spiagge sono state interessate da opere rigide che hanno avuto nel tempo un effetto tutt’altro che positivo come la realizzazione del Porto di Ostia, la sistemazione dei moli a mare del Canale dei Pescatori ma anche la presenza e la ristrutturazione del Pontile di Ostia. Ad Ostia si si stima un’erosione di circa 250mila mc all’anno. Dal 1997 al 2013 sono stati spesi oltre 32 milioni di euro, così ripartiti:
In totale, ad Ostia, dal 1997 al 2013 sono stati portati 2,7 milioni di mc di sabbia: 1,1 per interventi ricostitutivi e 1,6 per interventi manutentivi. Mentre ad Ostia Ponente i lavori si sono fermati (ad eccezione di 4 pennelli a mare, realizzati nel 2010 ma senza alcun apporto, come richiesto, di sabbia che ha portato al loro recente sfaldamento), per Ostia Levante si è progettato dal 1999 un piano di interventi che ha portato ad aprile 2012 al raggiungimento previsto di 70 ettari di spiaggia di cui circa 40 occupati dagli stabilimenti e 30 di spiaggia calpestabile.
Per mantenere questo rapporto negli anni a seguire, la Regione Lazio ha stimato che occorrono 75mila mc all’anno di sabbia. Di questi 75 mila mc, si pensa di riutilizzare le quantità provenienti dal dragaggio del Porto di Ostia (circa 15mila mc all’anno) e quelle del Canale dei Pescatori (circa 35mila mc all’anno). I criteri adottati per ‘fissare’ un ordinario intervento manutentivo e non uno straordinario intervento ricostitutivo per Ostia Levante, sono: considerare la linea storica di costa alla data del 1944 (non troppo discordante dall’attuale), aggiornare e approvare la Convenzione tra Regione e Comune stabilita nel 2000 in funzione dell’art.33 Legge Regionale 53 del 1998, stipulare delle Convenzioni tra Comune e Concessionari per affidare ai Concessionari gli oneri degli interventi, utilizzare sistemi avanzati per la gestione della manutenzione (Convenzioni con ARDIS, Concessioni di Servizi, ecc.) ancora però in fase di definizione.
Tutto questo, per garantire ai Concessionari un’ampiezza “utile” proporzionata alle loro attività turistiche, in funzione dell’approvazione del PUA (Piano di utilizzo dell’Arenile) e nello stesso tempo garantire una fascia di sicurezza per contrastare la tendenza erosiva e consentire il periodo di ricarica per l’apporto dei sedimenti.
Secondo la Regione Lazio, tutta Ostia avrebbe dunque bisogno di 100mila mc all’anno di sabbia da distribuire sui 10 km di arenile, vale a dire 10 metri cubi all’anno per ogni metro di fronte spiaggia, a un costo di 10 euro al metro cubo (100mila metri cubi, 1 milione di euro).
Le critiche
Del fenomeno dell’erosione si comincia a parlare almeno dal dopoguerra:
Domenica, 22 luglio 1951, L’Unità, Cronaca di Roma, pag.2
«Ostia sta lentamente scomparendo. Ogni giorno il mare erode un pezzo di arenile, lasciando privi di spiaggia quegli stabilimenti sistemati lungo la zona dei 150 villini» (dall’Elmi fino ad Ostia Ponente)
Dalle fotografie aeree si possono avere informazioni sull’ampiezza della spiaggia emersa ma mancano i dati sulla spiaggia sommersa. L’erosione non è dunque un fenomeno attuale ma è strettamente collegato all’uso dell’arenile, limitandosi alle osservazioni sulla spiaggia emersa:
1) Si parla di ‘erosione’ già nel 1951, ancor prima delle opere sul Tevere, cioè la Diga di Corbara (1957-59) e le tre traverse idroelettriche a valle di Corbara: Ponte Felice (1961), Nazzano (1956) e Castel Giubileo (1952).
2) Ininfluente la variazione del livello marino.
3) Ad Ostia, l’azione dell’uomo è stata più incisiva e condizionante, per l’evoluzione della spiaggia, di qualunque mutamento naturale.
4) L’erosione è presente in prossimità di elementi di disturbo al trasporto solido: il Porto di Ostia, il Pontile di Ostia e il Canale dei Pescatori.
Ferme restando le competenze della Regione Lazio è da considerare che con Delibera di Assemblea Capitolina n.18 del 18-19 aprile 2011 (=decentramento amministrativo) la gestione delle subdeleghe regionali del Demanio Marittimo (d.G.R. Lazio, n.1161 del 30 luglio 2001) è divenuta competenza dell’attuale Municipio X, che si definisce solo un semplice ‘operatore’ ma che in realtà, come ente amministrativo di maggiore prossimità al territorio, agisce come elemento di disturbo nelle decisioni finali da intraprendere, da una parte orientato a soddisfare gli interessi turistici balneari dei concessionari (che contribuiscono a tutte le campagne elettorali), dall’altra pressato dalla dimostrata presenza della malavita organizzata all’interno del giro degli appalti.
Bisogna partire da un fatto, rilevato dal Ministero dell’Ambiente e cioè che il problema del litorale romano è dovuto ad opere antropiche su cui non si interviene essendo più conveniente (in termini politici e di appalti poco trasparenti) mantenere il problema della finta erosione. Emblematici, due casi recenti, tra le centinaia di segnalazioni analoghe che si potrebbero fare.
ACMAR, ripascimento spiagge Levante (giugno 2012): diversi pasticci costati 7 milioni di euro senza alcun risultato (imperizia durante i lavori, mancata applicazione prescrizione sicurezza bagnanti, ritardi senza penali).
Beton Lido, Canale dei Pescatori (maggio 2014): autorizzazioni parziali per il prelievo delle sabbia alla foce del Canale dei Pescatori; non si sarebbe limitata a posizionare la sabbia sugli argini, ma l’avrebbe trasportata presso il proprio stabilimento perché venisse riutilizzata in altri processi produttivi, in contrasto con le leggi di tutela ambientale.
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INTERVENTO DI ANDREA SCHIAVONE (LABUR) AL CONVEGNO “UNA BRECCIA NEL LUNGOMURO DI OSTIA”
(Ostia, Roma – 21 Giugno 2014 – Dibattito pubblico organizzato dai Radicali Roma)