LO STADIO DELLA ROMA E IL “NIGHTMARE BREAKFAST”

A Milano, presso la Camera di Commercio Statunitense in Italia, durante un Power Breakfast, James Pallotta, conosciuto negli Stati Uniti come il maestro dei fondi di investimento, ha detto chiaramente che cerca finanziatori e li cerca dovunque, tra gli autotrasportatori e tra gli intrattenitori, tra i consulenti finanziari e tra i gestori di carte di credito. Purché siano giganteschi. Gli servono soprattutto per finanziare la costruzione dello stadio con il contorno di opere pubbliche e aree commerciali. Un’impresa da almeno 700 milioni di euro, forse anche un miliardo. E chi c’era ad ascoltarlo a parte il Console Americano? I vertici di Coca- Cola Italia, Ibm Italia, Carlsberg Italia, Walt Disney Italia, Brooks Brothers, United Venture, Ups Italia, Dhl Express Italy, Banca Popolare di Milano, Italtel, American Express, Amway Italia. Tutto questo mentre in Tribunale si teneva la nuova udienza per il fallimento della Sais, che ha venduto l’area del futuro impianto di Parnasi, lo Stadio della Roma a Tor di Valle ancora in tribunale.
Più che un Power Breakfast, è stato un Nightmare Breakfast perché l’operazione rischia di saltare e chissà se Pallota glielo ha detto ai Big presenti a Milano. Nel frattempo però si è già votato in Consiglio Comunale l’interesse pubblico dell’opera per accedere alla procedura semplificata che la legge sugli stadi consente, in assenza di proposta e contro ogni principio di cautela.
Poi si passerà a discutere del progetto, delle varianti al Piano Regolatore, degli espropri, delle finte opere pubbliche. Insomma, per ora il nulla di fatto. Il Comune ha riconosciuto che la proposta (non il progetto) di Parnasi ha un interesse pubblico (molto discutibile). Ora si dovrà discutere delle opere di pubblica utilità con i conseguenti espropri.

Che cosa sta accadendo in Tribunale?
Come ci informa RomaPost, si tratta della seconda udienza relativa al fallimento della Sais, società di Gaetano e Antonio Papalia, che ha venduto alla Eurnova di Luca Parnasi gran parte dell’area dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma a Tor di Valle. L’udienza assume un’importanza particolare perché il fallimento della Sais, in base all’articolo 67 della legge fallimentare, potrebbe portare come estrema conseguenza anche all’annullamento della vendita (per 42 milioni) a Parnasi del terreno di Tor di Valle, con effetti disastrosi per il progetto del nuovo stadio giallorosso, che salterebbe o, nella migliore delle ipotesi, accumulerebbe ritardi di anni. Altra eventualità è lo scioglimento del contratto, anch’essa dannosa per l’operazione, prevista dall’articolo 72 della legge fallimentare.
Richieste dei creditori per una somma di 18 più 35 milioni. La prima udienza, il 10 dicembre scorso, è stata fermata da un’eccezione pregiudiziale presentata dai legali di Anna Maria Papalia, che oltre a essere uno degli azionisti proprietari della Sais, è anche tra i due maggiori creditori (l’altro è Equitalia, che chiede 9 milioni di euro). I creditori privilegiati, tra i quali ci sono la Banca di Credito Cooperativo e la Cassa di Risparmio di Rieti, chiedono 18 milioni di euro alla Sais mentre i creditori chirografari ne vorrebbero 35. Di contro il curatore fallimentare ha proposto 14 milioni per i creditori privilegiati e soltanto un milione e mezzo per gli altri creditori della società dei Papalia. La decisione finale spetterà al giudice Umberto Gentili. Sono 69 in totale i soggetti che chiedono soldi alla Sais. Il magistrato dovrà anche valutare se il prezzo di vendita di 42 milioni per Tor di Valle sia congruo e se le garanzie di Parnasi, che finora non hanno convinto (mancano le fideiussioni bancarie), tutelino i creditori della Sais. In caso di annullamento della cessione a Parnasi, il terreno sarà venduto all’asta fallimentare. Sulla vicenda della vendita e del fallimento sta indagando da alcuni mesi anche la procura di Roma.

paula de jesus per USARoma1.0

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IL “MALORE ATTIVO” DEL PONTE DELLA SCAFA

Già nel novembre 2013 il nuovo Ponte della Scafa veniva definito l’ultimo grande pasticcio della Capitale guidata da Alemanno. Gli uffici del Comune furono infatti chiamati ad esprimere un parere nel contenzioso di fronte al TAR del Lazio-Roma, bocciando i progetti dell’aggiudicataria e della seconda classificata nella gara d’appalto, contraddicendo se stessi a distanza di due anni. La commissione (composta da soli 3 membri anziché 5) aveva infatti assegnato l’opera al consorzio Sinercos (capofila la Italia Costruzioni di Claudio Navarra) il cui progetto però non rispettava (così come quello della seconda classificata, la ICS Grandi Lavori di Claudio Salini) le prescrizioni inserite nel bando avendo stravolto il progetto iniziale del Prof. Remo Calzona e adottato dal Dipartimento Sviluppo Infrastrutture. Le irregolarità erano diverse, la più preoccupante il fatto che l’opera mettesse “i piedi in acqua” (cantiere realizzato nell’alveo del Tevere, direttamente sul sedime fluviale all’interno degli argini, contravvenendo gli avvertimenti dell’Autorità di bacino e dell’Ardis che avevano espressamente messo in guardia sui pericoli legati alle piene del Tevere). La questione era che quello progettato era sì un ponte, ma non il ponte del bando di gara.

Tralasciando che la situazione presso il TAR del Lazio si fosse poi complicata con vicende di cronaca giudiziaria legate a Claudio Salini, il Consiglio di Stato, Sez. V, nell’udienza pubblica del 29 aprile 2014, ha pronunciato la decisione n.4578 (poi depositata in segreteria il 9 settembre 2014) per la riforma della sentenza sempre del TAR del Lazio–Roma, Sez. II, n. 10491 del 5 dicembre 2013, concernente l’affidamento dell’appalto per la progettazione e l’esecuzione dei lavori necessari alla realizzazione del nuovo “Ponte della Scafa” (e relativa viabilità di collegamento), sentenza con la quale, in pratica, si rimetteva in discussione tutto il progetto.

Ebbene, la decisione del Consiglio di Stato, che tocca anche punti tecnicamente sensibili, focalizzandosi sulla distinzione tra migliorie, varianti, varianti migliorative, totale variante, è giunta a dire che la serie di incoerenze e difformità rispetto al capitolato d’appalto del progetto della Sinercos non modificano la “concezione strutturale globale dell’opera, la concezione estetica e l’inserimento nel contesto paesistico”. Tradotto, un ponte è un ponte.
Perché dunque non hanno indetto sin dall’inizio una gara con procedura aperta per l’appalto di progettazione visto che le prescrizioni sono solo quelle generiche, sopracitate dal Consiglio di Stato?
La decisione del Consiglio di Stato ricorda quella tristemente nota di Gerardo D’Ambrosio in cui citava il “malore attivo”, lo stesso che evidentemente colpisce il Ponte della Scafa. Qualcuno presenta un progetto di un ponte differente dal capitolato, che dovrebbe dunque morire, per altro un ponte che lui non avrebbe disegnato se avesse potuto liberamente scegliere quale ponte fare, ma alla fine qualcuno dice che il suo ponte va bene perché è un ponte.
Alcune certezze. Si sono spesi tempo e soldi pubblici per qualcosa che non sarà “un segno moderno ad una cultura ingegneristica millenaria”, come disse nel 2011 il Prof. Remo Calzona , né tanto meno l’opera viaria più maestosa degli ultimi decenni che collegherà Ostia a Fiumicino. Solo il “malore attivo” di un ponte, quello della Scafa, che costerà oltre 32 milioni di euro e che non risolverà alcun problema di viabilità e mobilità dell’area.


paula de jesus per LabUr

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OSTIA: L’EROSIONE QUESTA SCONOSCIUTA

L’erosione è un termine abusato sul litorale romano. Una grande confusione tra arenile, linea di costa, spiaggia emersa e sommersa. Milioni di euro buttati via da oltre 50 anni per non risolvere il problema ma per farne fonte di guadagno, spesso illecito ed illegale. Quattro appuntamenti, cadenzati, per spiegare cosa sta accadendo e per fornire informazioni che nessuno racconta. Si parte dal Pontile della vittoria, davanti a Piazza dei Ravennati, fino alla spiaggia antistante la ex-colonia marina Vittorio Emanuele III. Gli altri tre appuntamenti riguarderanno le aree del Porto di Ostia, del Canale dei Pescatori e delle spiagge di Ostia levante.

appuntamento: Pontile della Vittoria, davanti a Piazza dei Ravennati (map)
orario: domenica 11 gennaio 2015, dalle ore 10:00 alle ore 12.00
prenotazione: info@labur.eu
costo: 5 euro, gratis under 18
percorso: consigliato abbigliamento sportivo

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MUNICIPIO X, TASSONE: RECORD DI IRREGOLARITA’

(foto del 17 dicembre 2014)

Qualcuno aveva definito l’attuale giunta del X Municipio “la miglior amministrazione mai vista“. Forse era solo un problema di collirio, perché oltre alle imbarazzanti intercettazioni telefoniche raccolte dalle indagini su ‘Mafia Capitale’ (in cui compare più volte il nome del presidente del X Municipio, Andrea Tassone), esiste una serie di irregolarità amministrative impressionanti. Tutti hanno rivolto l’attenzione al problema dell’affidamento delle spiagge, al pessimo rifacimento dei manti stradali, all’assenza di decoro urbano, al finanziamento di discutibili iniziative culturali, alla mancanza di politiche sociali, al verde pubblico ‘ingiallito’, alla mai realizzata bonifica di aree inquinate (come l’autodemolitore di San Giorgio di Acilia). In realtà l’elenco è molto più lungo, urbanistico e collegato ad appalti non trasparenti. Un esempio su tutti è il seguente poker di illeciti e di cantieri fermi nell’entroterra di Ostia:

1) parcheggio sequestrato, dopo il nostro esposto, dalla Procura di Roma all’Infernetto, in via Bocenago, voluto a tutti i costi dal direttore dell’Ufficio Tecnico. Ing. Paolo Cafaggi e dall’assessore all’Urbanistica, Giacomina Di Salvo, a favore di un supermercato e in sostituzione di una scuola;
2) realizzazione di un nuovo Impianto di Riduzione Intermedia della pressione gas (I.R.I.), richiesto per il raddoppio della via di Acilia, con il cantiere abbandonato ad occupare la sede stradale e privo delle autorizzazioni necessarie;
3) parcheggio abbandonato da 2 mesi sulla via Ostiense, all’altezza della stazione di Casalbernocchi della Roma-Lido, realizzato con i soldi previsti dalla Legge 396/90 (Roma Capitale, codice C3.3.1.1) destinati a Piazza Capelvenere ad Acilia, ma deviati tramite il meccanismo del riutilizzo dei ribassi d’asta per un importo di 350mila euro;
4) parco giochi di Centro Giano, dove abita Tassone, costato oltre 70mila euro ed affidato il 10 marzo 2014, con revoca del precedente appalto, ad un imprenditore al quale la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, il 4 novembre 2014, ha applicato la misura degli arresti domiciliari, assieme ad altre 8 persone, specificando “l’aggravante del metodo mafioso“, analoga storia delle indagini di ‘Mafia Capitale’.

Eppure il 21 gennaio 2014 l’assessore al Bilancio del X Municipio, Andrea Storri, aveva dichiarato davanti alle telecamere, dopo gli arresti per mafia di Luglio 2013, di voler rendicontare il modo con cui il Municipio spende i soldi pubblici, tramite pubblicazione delle gare di appalto sul sito internet del Municipio stesso, indicando tutto, ma proprio tutto, sulle ditte e sui soldi spesi, garantendo inoltre massima trasparenza delle procedure negoziali in corso considerato che è l’amministrazione a scegliere chi invitare.
Ebbene, da quanto finora visto, non solo non c’è alcuno stralcio di pubblicazione degli appalti su internet, ma se qualche informazione è pervenuta alla cittadinanza circa le ditte aggiudicatrici degli appalti, è solo merito della Procura a seguito delle indagini condotte. Forse allora non era questione di collirio ma proprio di una trave nell’occhio.

paula de jesus per LabUr

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STADIO DELLA ROMA: EQUITALIA, COMUNE E MILIONI DI IVA IN FUMO

Milioni di IVA che forse non entreranno mai all’erario. Il Comune di Roma ed Equitalia Sud che avallano la speculazione di Parnasi a Tor di Valle, confusa con lo stadio della Roma. Un copione inquietante che si recita proprio mentre il Comune di Roma di fatto è commissariato (indagini della Procura, della GdF, dei Carabinieri e del MEF) e che vede Marino affrettarsi per far votare in aula l’interesse pubblico su un milione di metri cubi costruiti intorno a uno stadio. Favoriti gli interessi di Parnasi (promotore dell’iniziativa) e delle banche interessate all’operazione (Unicredit e il gruppo francese BNP Paribas), ma non quelli dell’erario.
Questa operazione si legge all’interno del contratto di compravendita con cui Parnasi acquisisce dalla SAIS l’area di Tor di Valle, un’operazione oggetto di indagini giudiziarie per presunta bancarotta fraudolenta, ancora in corso.
In sostanza, la SAIS deve ad Equitalia 21 milioni di euro, Parnasi compra da SAIS l’area per costruire il nuovo stadio a 42 milioni di euro, includendo il debito verso Equitalia. Parnasi si impegna a pagare per conto SAIS i 21 milioni di euro dovuti ad Equitalia nel seguente modo: 600 mila euro come acconto già versato, 4.690.263,35 euro come accollo dei mutui in essere, 1.915.371,54 euro per una rata scadente il 15 luglio 2013 e ben 13.794.365,11 euro in 53 rate dal primo settembre 2013 al primo gennaio 2018.
E qui la furba operazione: Parnasi e SAIS si accordano sul fatto che Parnasi, a seguito delle fatture emesse da SAIS, non verserà l’IVA sul debito Equitalia all’erario ma alla SAIS stessa “mediante accredito dell’integrale relativa somma dovuta a titolo di IVA sul conto corrente intestato alla SAIS in essere presso il Credito Bergamasco” dell’agenzia del Torrino a Roma in via della Grande Muraglia 88. Nel caso di ritardato versamento dell’importo dell’IVA da parte di Parnasi alla SAIS, è previsto il semplice rimborso da parte di Parnasi degli interessi e delle multe richieste dall’erario alla SAIS.
Tutto molto anomalo, considerato che le norme prevedono che trascorso un anno dall’emissione delle fatture, l’IVA dovrà essere versata dalla SAIS anche se non incassata, mentre Parnasi la potrà portare in detrazione o chiederne il rimborso all’erario fin dal momento dell’emissione delle fatture, anche se non avrà corrisposto il relativo importo alla SAIS.
Si tratta di milioni di euro di IVA che andavano versati dalla SAIS all’erario alla prima denuncia IVA utile. Il problema è che non solo la SAIS è fallita ma anche che la SAIS non ha più alcuna alcuna proprietà cosicchè l’erario si può scordare i milioni di euro di IVA da incassare, mentre Parnasi avrà l’ulteriore beneficio di milioni di euro in detrazione. A rimetterci, dunque, i cittadini.
Tutta questa operazione si sta compiendo grazie all’interesse pubblico che Marino vuole dichiarare per lo stadio della Roma, un falso ideologico che verrà denunciato non appena sarà pubblicata all’albo pretorio la delibera che Marino (e Caudo, assessore all’Urbanistica) ad oggi hanno ben evitato di fare.
L’intreccio dell’atto di compravendita è complesso ma un punto è chiaro: l’operazione è possibile grazie al consenso di Equitalia Sud in quanto Parnasi ha acquistato i beni in qualità di terzo acquirente di beni ipotecati proprio a favore di Equitalia Sud. In un periodo di difficoltà della Capitale, che deve ancora approvare in Assemblea Capitolina entro dicembre il bilancio previsionale 2015-2017 per non entrare in esercizio provvisorio, alla città serviva sicuramente altro e non una nuova operazione speculativa dalle troppe ombre. Sulla Capitale ce ne sonon già abbastanza.

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STADIO DELLA ROMA: CHI NE DECIDE IL PUBBLICO INTERESSE? LA GIUNTA O L’ASSEMBLEA CAPITOLINA?

Oltre al falso ideologico contenuto nella deliberazione di Giunta Capitolina n.83 del 4 settembre 2014 che andremo a denunciare, il guazzabuglio amministrativo che sta accompagnando il progetto del nuovo Stadio della Roma si arrichisce di un nuovo episodio, discusso ieri sera sia con l’Assessore all’Urbanistica, Giovanni Caudo, che con il presidente della Commissione Urbanistica, Antonio Stampete: è la Giunta o l’Assemblea Capitolina che dichiara per conto del Comune di Roma il pubblico interesse per il nuovo stadio? Omissione di atti d’ufficio o decadenza dei termini? Procediamo per punti.

Nella Legge di Stabilità 2014 (n.147 del 27 dicembre 2013), diventata per pochi comma la cosiddetta Legge sugli Stadi, l’articolo 1, comma 304, lettera a), recita: “il Comune, previa conferenza di servizi preliminare convocata su istanza dell’interessato in ordine allo studio di fattibilità, ove ne valuti positivamente la rispondenza, dichiara, entro il termine di novanta giorni dalla presentazione dello studio medesimo, il pubblico interesse della proposta“, dove per proposta, nel nostro caso, intendiamo il nuovo Stadio della Roma.
La ‘dichiarazione’ del Comune deve intendersi invece come una ‘deliberazione’, cioè un provvedimento amministrativo con il quale l’organo collegiale rappresentativo del Comune stesso (Giunta o Assemblea) esprime la propria volontà a far realizzare la proposta dell’interessato. Dunque, applicando la legge allo Stadio della Roma, non si capisce se la dichiarazione di pubblico interesse sia di spettanza della Giunta o dell’Assemblea Capitolina. Resta certo che lo studio di fattibilità è stato depositato in Comune il 29 maggio 2014 e che la deliberazione di Giunta n.83 del 4 settembre (quella fino a oggi da tutti riconosciuta come la ‘dichiarazione’) non è mai stata pubblicata all’Albo Pretorio del Comune di Roma.

Ricordiamo che il Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali (TUEL, D.Lgs n. 267/2000) all’art. 124, rubricato “Pubblicazione delle deliberazioni”, prevede che tutte le deliberazioni del Comune debbano essere pubblicate mediante affissione all’Albo Pretorio (oggi diventato on-line). L’articolo 134, comma 3, stabilisce che le deliberazioni diventano esecutive dopo il decimo giorno dalla loro pubblicazione. Nell’art. 134, comma 4, dispone però che, nel caso di urgenza, le deliberazioni dell’Assemblea e della Giunta possano essere dichiarate immediatamente eseguibili con il voto espresso dalla maggioranza dei componenti, senza pubblicazione.
Inoltre, ricordiamo che la pubblicazione delle deliberazioni comunali all’Albo Pretorio ha anche funzione strumentale di conoscenza legale dell’atto, tale da rendere possibile la presentazione di eventuali reclami ed opposizioni o ricorsi all’organo di controllo, all’Amministrazione stessa e all’Autorità Giudiziaria.

Ora, sia l’Assessore all’Urbanistica, Caudo, che il presidente della Commissione Urbanistica, Stampete, concordano sostanzialmente su due fatti: 1) la deliberazione n.83 è una ‘proposta’ della Giunta che fino a quando non verrà approvata dall’Assemblea Capitolina non può essere pubblicata perché non ha il valore esecutivo di un provvedimento; 2) la ‘dichiarazione’ di pubblico interesse spetta all’Assemblea Capitolina, ma, aggiunge Caudo, basta la manifestazione d’interesse già espressa dalla Giunta tramite una proposta di deliberazione per avviare l’iter amministrativo previsto dalla Legge sugli Stadi.

La confusione regna dunque sovrana e si alimenta dalla frase dove si legge che il Comune deve ‘dichiarare’ entro 90 giorni il pubblico interesse. Che il Comune lo debba ‘dichiarare’ tramite una effettiva deliberazione e non tramite una ‘proposta’ di deliberazione, non ce ne voglia Caudo, è evidente, altrimenti non si capisce con quale atto amministrativo un Comune ‘dichiari’ un provvedimento. Se si tratta della deliberazione di Giunta, siamo davanti a una omissione di atti d’ufficio da parte del Comune di Roma, perchè la deliberazione n.83 non è mai stata pubblicata, impedendo, per esempio, qualsiasi ricorso al TAR e l’eventuale ottenimento di sospensiva della deliberazione stessa. Se si tratta invece della deliberazione (futura) di Assemblea Capitolina, siamo davanti alla decadenza dei termini previsti dalla Legge sugli Stadi (i 90 giorni sono scaduti il 27 agosto, data che la deliberazione di Giunta ha superato di 9 giorni).

In attesa di ascoltare cosa accadrà in aula Giulio Cesare il 13 novembre, abbiamo per adesso la dimostrazione pratica che l’attuale Giunta Capitolina non sta lavorando per la città in termini di trasparenza e regolarità amministrativa ma solo per consentire a Parnasi una delle più bieche speculazioni degli ultimi 15 anni.

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STADIO DELLA ROMA: DOMANI LA DENUNCIA DI LABUR IN AULA GIULIO CESARE

Dopo la mancata pubblicazione della delibera di Giunta sull’interesse pubblico, domani approda in aula Giulio Cesare, in Assemblea Capitolina, la manovra di Parnasi sulla speculazione dello Stadio della Roma. Facendo parte delle associazioni che contestano non il nuovo Stadio della Roma ma la speculazione che tale opera nasconde, abbiamo inviato già da tempo una lettera al presidente della Roma, J.Pallotta, chiedendo un incontro. Nessuna risposta come nessuna risposta è pervenuta dall’assessore Caudo alla richiesta di partecipazione cittadina al progetto prevista dal regolamento comunale. Sappiamo tutti che Marino e Caudo stanno favorendo il costruttore Parnasi, autorizzando un iter amministrativo che altre opere urgenti per Roma non hanno mai neppure visto. E’ per questo motivo che domani in aula Giulio Cesare da parte di Labur verrà portato il testo della denuncia contro il Comune di Roma per il reato di falso ideologico e cioè di menzogna in atto pubblico. Non esiste per tale opera un ‘interesse pubblico’ ma solo l’interesse di qualcuno.

http://usaromaunoazero.blogspot.it/

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OSTIA, PARCHEGGI COME NODI O COME ‘MERCE’ DI SCAMBIO?

(a dx, Tassone; a sx, Di Salvo, rispettivamente presidente e assessore all'urbanistica del X Municipio)

Per realizzare un parcheggio esistono precise regole, sia di legge sia urbanistiche, che ne definiscono soprattutto la funzionalità in termini di mobilità. Se queste regole vengono sostituite dall’improvvisazione, si rischia di trasformare un parcheggio da nodo di scambio a merce di scambio, come è accaduto e continua ad accadere nel X Municipio di Roma Capitale. Ignorati tutti i parcheggi previsti dall’art.11 Dragona-Acilia (datati 2006 e ancora non realizzati), scelte aree fuori da ogni strumento urbanistico da destinare a parcheggio o a favore di privati o per operazioni di mera propaganda politica. E’ il caso ad esempio dell’affidamento di un’area comunale destinata a scuola a favore di un supermercato che invece dovrebbe avere già i suoi parcheggi. Si contratta con un comitato di quartiere un’area destinata a servizi pur di ottenere consensi per altre operazioni. Si sterra un’area archeologica per tamponare i disservizi della Roma-Lido dopo promesse elettorali non mantenute. Storie assurde qui di seguito dettagliate che nell’era Marino, quello della bicicletta, assurgono al reato di falso ideologico: si prosegue nel favorire l’auto privata piuttosto che potenziare il trasporto pubblico.

IL PARCHEGGIO SEQUESTRATO DELL’INFERNETTO
Un’area comunale destinata da oltre 10 anni a scuola materna ed asilo nido, trasformata in un parcheggio per il prospiciente supermercato che, grazie a una delibera di giunta municipale, ne acquisisce addirittura l’affidamento a titolo gratuito. Al supermercato, con già precedenti gravi violazioni del codice della strada per l’apertura dei passi carrabili dei suoi parcheggi interni, viene dunque regalato dal Municipio un terreno comunale per fare i parcheggi mancanti in cambio dell’asfaltatura a sue spese. Il terreno è stato immediatamente sequestrato nel silenzio dell’Assessore municipale all’Urbanistica, Giacomina Di Salvo, principale artefice dell’operazione (cfr. http://www.labur.eu/public/blog/?p=1545 )

IL PARCHEGGIO DELLA PEDONALIZZAZIONE A CASALBERNOCCHI
Un progetto di pedonalizzazione di un quartiere ex-INA CASA, proposto dai comitati e dalle associazioni di quartiere, che vede la proposta, da parte del solito Assessore all’Urbanistica Di Salvo, di un parcheggio alle sue spalle al fine di dotare la scuola locale di ulteriore ‘comfort’ per le mamme nelle ore di entrata ed uscita dei bambini. In cambio, l’adiacente area del parcheggio sarà data in affidamento ad alcune realtà locali, un’area destinata ad attività tutte ancora da definire. Così, mentre la pedonalizzazione prevede di svuotare il parcheggio sull’unica piazza oggi esistente, se ne crea un modesto surrogato senza alcun criterio urbanistico o di mobilità a pochi metri di distanza. Peccato che la rigidità e l’ortogonalità degli assi stradali esistenti intorno all’attuale piazza-parcheggio non consenta tutto questo. Chissà che direbbe Giuseppe Perugini, architetto di fama di cui quest’anno ricorre il 60mo anniversario della nascita, a veder ridotto così il suo quartiere, progettato come una sorta di borgo con percorsi pedonali

IL PARCHEGGIO DELLA ROMA-LIDO SULLA VIA DEL MARE
Che la ferrovia Roma-Lido sia ridotta allo stremo, è di dominio pubblico. Che le stazioni siano prive di ogni servizio, è strazio quotidiano per i pendolari. Che le promesse di realizzare nuove stazioni siano state delle chimere, lo hanno pagato caro le migliaia di nuovi residenti. Che però un presidente del Municipio, Andrea Tassone, e l’assessore municipale all’Urbanistica, Giacomina Di Salvo (sempre lei) potessero prendere in giro i cittadini promettendo un nuovo parcheggio e facendosi fotografare con una automobilina in mano, era fuori da ogni più imbarazzante immaginazione. Si può aprire un cantiere per realizzare un parcheggio, in discesa, con forti variazioni altimetriche, su un’area archeologica, tra strade ad alto scorrimento, senza alcun attraversamento pedonale protetto e con mille violazioni al Codice della Strada?

Se queste sono le scelte che definiscono, come cita il nuovo Piano Generale del Traffico Urbano, “quale idea di città in movimento si vuole perseguire” e che andranno “a coprire le carenze del servizio di trasporto pubblico”, benvenuti nel Municipio “very smart”

dr.Ing. Andrea Schiavone

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STADIO DELLA ROMA: PUBBLICATE QUELLA DELIBERA

Dopo 2 settimane dalla discussa Delibera di Giunta Comunale n.83 del 4 settembre 2014, con cui Marino e Caudo hanno forzato la dichiarazione di pubblico interesse per il nuovo Stadio della Roma, ancora nessuna pubblicazione presso l’Albo Pretorio, fatto che impedisce di poter presentare la nostra denuncia di falso ideologico per le menzogne contenute nell’atto pubblico citato. Per tale motivo il 12 settembre LabUr ha fatto richiesta di Accesso Civico alla Direzione Generale del Segretariato di Roma Capitale, ricorrendo all’art.5 del D.lgs. n.33 del 14 marzo 2013 per omessa pubblicazione della delibera sopra citata.
Il fatto è di una gravità istituzionale inaudita. Marino e Caudo non stanno volutamente rendendo pubblico un atto amministrativo che nel frattempo è stato invece inoltrato ai municipi interessati (il IX e l’XI) per l’espressione, non vincolante, di parere. Il termine di risposta è di 20 giorni dalla data di ricevimento della delibera nei municipi (8 settembre). Patetica nel frattempo la memoria di giunta del X Municipio del 5 settembre con la quale il presidente Andrea Tassone, che ha sempre disertato le precedenti conferenze dei servizi, richiede che dentro le opere di pubblica utilità venga inserito l’ammodernamento della Roma-Lido, il ponte di Dragona e altre sciocchezze che nulla hanno a che vedere con il progetto dello stadio. Un progetto fermo allo studio di fattibilità, rivisto più volte, ma che non è quello esposto nei tablet sigillati dentro teche di vetro della Casa della Città, inaugurata il 4 luglio, che doveva diventare “un luogo trasparente di incontro e scambio, dove i cittadini sono liberi di acquisire informazioni sull’operato di Roma Capitale e sui progetti sul territorio”. Ci domandiamo allora perchè la delibera, almeno quella, non venga pubblicata, considerato che la dichiarazione di interesse pubblico dell’opera agevolerà l’esproprio di ben 451.789 mq di proprietà di privati.

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STADIO DELLA ROMA: DENUNCIA PER FALSO IDEOLOGICO

Viabilità e mobilità nuovo stadio della RomaLa realizzazione del nuovo stadio della AS Roma a Tor di Valle sta avendo inizio con una serie di falsi ideologici, cioè con una serie di menzogne in atti pubblici, un reato punibile fino a 2 anni di reclusione. A commetterlo, oltre il Sindaco Marino e molti amministratori locali, soprattutto l’assessore alla Trasformazione Urbana, Caudo. E’ per questo motivo che entro settembre, in attesa di tutte le pubblicazioni dovute per legge e avvalendoci della professionalità dell’avvocato penalista Savino Guglielmi, presenteremo alla Procura di Roma una dettagliata denuncia, cui seguirà una conferenza stampa.

Un nuovo stadio privato a Roma non è di alcuna pubblica utilità, soprattutto per il fatto che al momento, pur essendoci ottimi impianti di proprietà di Roma Capitale come il Flaminio, il Fulvio Bernardini a Pietralata o il Pasquale Giannattasio ad Ostia, nessuna squadra di serie A, B o C può giocarci. Perché gli interventi per l’impiantistica sportiva devono sempre favorire i privati, come nel caso dei recenti Mondiali di Nuoto? Che dire poi dello storico Campo Testaccio dove è ancora tutto fermo tra un ricorso amministrativo e l’altro? Se veramente la Legge di Stabilità 2014 (nr. 147/2013) mediante l’articolo 1, comma 304-305, intendeva introdurre una nuova procedura per la realizzazione e l’ammodernamento degli impianti sportivi, con particolare riguardo alla sicurezza degli stessi impianti e degli spettatori, tutto sembra disatteso. Analogamente, se il 5 settembre il Comune di Roma ha dichiarato il pubblico interesse della proposta in funzione delle opere di viabilità e mobilità necessarie allo stadio, non possiamo dimenticare le affermazioni dello stesso Assessore Caudo rilasciate il 14 luglio durante un intervento al IX Municipio: “il sistema delle infrastrutture deve risolvere parte dei problemi che oggi ha quell’area, non deve essere funzionale solo allo stadio”. Dallo schema in figura si capisce che non è così e questo verrà dettagliato nella denuncia, confrontando il progetto con quello previsto per il corridoio intermodale Roma-Latina.
Realizzare lo stadio della AS Roma è anche un falso ideologico perché in contrasto con la Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea 2013/0291 [(NLE), Bruxelles, 28.8.2013,COM(2013) 603 final] sulla promozione trasversale ai settori dell’attività fisica salutare.

Insomma, morto il periodo nefasto della Protezione Civile che promuoveva e gestiva nel nome dei Grandi Eventi ogni occasione buona per far soldi e gestire in maniera ‘sportiva’ i soldi pubblici, ci ritroviamo adesso poche righe della Legge di Stabilità che aprono un mondo di speculazione in nome dello sport (che poi è solo il calcio). Ben vengano gli interventi privati, anche esteri, o i mutui agevolati dell’Istituto di Credito Sportivo, purché si garantisca la realizzabilità delle opere. Perché un altro falso ideologico è dentro l’approvazione dello studio di fattibilità su cui il Comune di Roma ha espresso il pubblico interesse della proposta, vale a dire l’imprimatur dell’opera stessa. Disatteso completamente il contenuto dell’articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n.207 (“Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE”).

Insomma un gran favore al costruttore Parnasi, già passato per le contorte vicende del progetto Eur Sud Castellaccio, una finta nuova centralità, sede del mega centro commerciale Euroma2 e dei discussi grattacieli, uno dei quali noto per lo scandalo Zingaretti-Provincia. Terreni rivalutati, speculazione fondiaria, vie brevi per realizzare opere di discutibile pubblica utilità, stravolgimento del piano regolatore, ma soprattutto falso ideologico.

Annunciamo la denuncia solo perché ancora in attesa di vedere pubblicata la delibera di Giunta presso l’Albo Pretorio e perchè ancora in attesa di vedere online il progetto dello stadio, finora rinchiuso nei tablet delle teche della Casa della Città, inaugurata il 4 luglio nel quartiere ostiense per favorire il dialogo e il confronto tra Campidoglio e cittadini. Così non è stato: un altro falso ideologico.

dr.Ing. Andrea Schiavone – presidente LabUr

Questo, in anteprima, il testo della delibera: (Dec. G.C. n. 83 del 4 settembre)
http://www.labur.eu/varie/PropostaRC201417866wmk.pdf

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