OSTIA, FALLIMENTO LITORALE: MARIO FALCONI, “FERO O PIUMA”?

falconi feroIl fallimento del PD nella gestione del litorale romano è a tutti noto: una stagione senza bagnini che ha lasciato nel degrado le spiagge libere e che ha visto la chiusura dei chioschi di Capocotta e Castelporziano. Alla guida di questo fallimento, il Presidente del Municipio X, Mario FALCONI, che, dopo la deliberazione di assemblea capitolina n.160 del 31 ottobre 2023, si vede scippare dalle mani tutte le deleghe sul demanio marittimo approvate 12 anni fa. ‘Mani’ che, ricordando la famosa scena del film “Bianco, rosso e Verdone” con l’attore Mario Brega (a cui Falconi assomiglia nel modo di parlare), dovevano essere ‘fero’ in campagna elettorale ma che si sono dimostrate ‘piuma’ (se non peggio) nella pratica. Non è solo una battuta:
Falconi è apparso infatti in un’intervista proprio con questa scritta dietro di lui: “Fero o piuma?”

In questa metamorfosi materiale, di certo una data, quella del 12 aprile 2022, rimarrà negli annali del Municipio X e verrà ricordata come la “giornata del timbro”. Ad apporre i sigilli capitolini in pochi minuti, tutti insieme appassionatamente, ben 4 uffici, quattro intrepidi moschettieri, che, su indicazione di un misterioso (ma non troppo) Cardinale Richelieu, hanno spento le velleità di Falconi. E’ grazie alla loro dedizione che il Municipio X non gestirà più il litorale romano.

Ma ecco il coup de théâtre. Dal 12 aprile 2022 al 31 ottobre 2023 (anche in fase di pubblicazione presso l’Albo Pretorio), il solerte Segretariato Generale e l’infaticabile Gabinetto del Sindaco non si accorgono di non aver richiesto il necessario parere di competenza alla Commissione capitolina delegata al Turismo, mettendo a serio rischio la validità della delibera con cui Roma si è ripresa la spiaggia romana.

Infatti l’articolo 13 abrogato dal decentramento amministrativo del 2011 attribuiva al Municipio X non solo la competenza dell’attuazione del Piano di Utilizzazione degli Arenili, ma anche l’esercizio di tutte le funzioni amministrative inerenti al demanio marittimo, che sono entrambe materia di Turismo. Colpa o dolo dei Quattro Moschettieri?
E’ il combinato degli articoli 50, 51 e 92 del Regolamento dell’Assemblea Capitolina a stabilirlo: le proposte di Deliberazione dell’Assemblea Capitolina provenienti dalla Giunta (il caso in questione) devono essere sottoposte alle commissioni competenti, in questo caso Decentramento e Turismo. Ma così non è stato.

Come per il Porto di Roma ad Ostia, così per i chioschi delle spiagge libere, per la dividente demaniale di Castel Fusano, per il Complesso Maresole, per le spiagge di Capocotta e Castelporziano, LabUr – Laboratorio di Urbanistica interesserà le autorità competenti su tale anomalia, che non è la sola. Per esempio, la proposta iniziale (Decisione di Giunta n.34 del 17 giugno 2022) non prevedeva di far sedere al Tavolo Tecnico istituito dall’attuale delibera per la gestione delle spiagge anche la Commissione della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. Ricordiamo che tale Commissione, ormai decaduta da oltre un anno, sarà a breve costituita e avrà potere vincolante su tutte le decisioni da prendere lungo la costa, dal futuro dei chioschi di Capocotta fino alla realizzazione del mega porto turistico alla foce del Tevere in mano alla Royal Carribean.

Tra tante certezze, rimane solo un dubbio: di cosa sono fatte le mani di Mario Falconi? Perché un Presidente municipale con le mani di ‘piuma’ non è certo la soluzione giusta in un territorio contaminato dalla criminalità organizzata.

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MUNICIPIO X, 28 OTTOBRE 2023: IL DISASTRO DELLA VIA CRISTOFORO COLOMBO

foto colomboIl caos totale di sabato 28 ottobre 2023 rimarrà nella storia del Municipio Roma X. Dalle 8 fin oltre le 15.30 un tratto della Cristoforo Colombo in direzione Roma (tra via di Acilia e via di Malafede) è stato chiuso al traffico, anche ai mezzi pubblici, per delle chiazze di olio sul manto stradale risalenti a due incidenti occorsi a metà mattina del 27 ottobre. Prima di tale chiusura, la strada era rimasta aperta e il traffico era regolare. Poi la viabilità di tutto il Municipio Roma X è impazzita, con pesanti ripercussioni sulla via del Mare e la via Ostiense, nonchè su tutte le strade di ‘fuga’ dalla Colombo.

Solo 3 mesi fa l’aggiudicazione del maxi affidamento in concessione dei servizi per il ripristino in sicurezza del manto stradale in caso di incidenti su tutte le strade di Roma.
A vincerlo, il 7 luglio 2023, la Sicurezza & Ambiente Spa con un ribasso del 60% sull’importo dei costi operativi indicati, ottenendo ben 98 punti su 100 e dichiarando una riduzione di 15 minuti rispetto a i tempi di intervento richiesti nel capitolato, grazie anche alla presenza di ulteriori 12 postazioni logistiche oltre le 2 previste. Ma l’ “efficienza” del servizio non si è vista il 28 ottobre scorso sulla Cristoforo Colombo.

LA CONCESSIONE
Secondo la Polizia Locale, a Roma ci sarebbe una media di circa 30mila incidenti all’anno, il 20-25% dei quali con sversamento di olio e/o dispersione di detriti sul manto stradale. 1.300 di questi provocano danni a manufatti stradali. In totale, ogni anno, occorrono da 7.300 a 8.800 interventi per ripulire il manto stradale e per ripristinare le condizioni di sicurezza. Sulla base di tariffe applicate in altre città e su un’indagine di mercato tra operatori del settore, si sono stimati i prezzi per ciascun intervento, definendo così un importo globale dei costi operativi.
La concessione – della durata di 3 anni, senza rinnovo, per un valore di 15,5 milioni di euro – riguarda gli incidenti o eventi su strade di competenza del Comune di Roma e su strade private aperte al pubblico transito sulle quali sia chiamato ad intervenire il Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale o altre forze di polizia. Ha per oggetto:
a) il ripristino delle condizioni di sicurezza stradale con eventuale posizionamento temporaneo di segnaletica
b) il recupero delle somme necessarie al reintegro delle infrastrutture danneggiate
c) l’avvio a smaltimento e/o recupero di tutti i rifiuti derivanti dagli interventi.
Gli interventi indicati costituiscono obbligo sancito dagli artt. 14, 161, 193, 211 del Codice della Strada e dagli art. 183, lett. h), 192,193 e 255 del Decreto Legislativo n. 152 del 2006 (“Testo Unico in materia ambientale”).

I COSTI OPERATIVI
Il concessionario agisce a proprie spese e recupera i propri costi operativi rivalendosi solo nei confronti delle compagnie di assicurazione che coprono la Responsabilità Civile Auto (RCA) dei veicoli coinvolti, fermo restando che, anche in caso di mancato recupero nei confronti dei soggetti obbligati, nessun onere potrà gravare sull’Amministrazione capitolina. Nulla può essere inoltre richiesto ai cittadini coinvolti nel sinistro stradale.
Gli interventi devono essere svolti anche quando non sia possibile risalire al responsabile. Il concessionario può comunque agire per proprio conto in sede giudiziaria civile e anche conseguire remunerazione per i servizi svolti attraverso i proventi derivanti dai rifiuti avviati a recupero.

I corrispettivi massimi a base di gara sono stati divisi su 2 voci, calcolate per superfici comprese tra 50 e 100mq.
A) asportazione detriti solidi (530 euro)
B) aspirazione liquidi e rimozione detriti solidi (660 euro)
Nel caso di una diversa superficie S, vale quanto segue
* S<50mq,      A=371 €, B=462 €
* 100<S<301  A=2,385 €/mq; B=13,2 €/mq
* S>300           A=1.855 €/mq; B=2,64 €/mq

IL SERVIZIO
Il concessionario deve avere una centrale operativa, H24 per 365 giorni l’anno, al fine ri raccogliere le chiamate e far confluire mezzi e personale sul luogo d’intervento.
I tempi d’intervento, calcolati dal momento della chiamata all’arrivo sul posto, sono
1) un’ora peri giorni feriali dalle ore 06:00 alle ore 22 00;
2) un’ora e trenta minuti nei giorni feriali dalle 22.00 alle ore 06.00, sabato e giorni festivi dalle ore 00:00 alle ore 24:00.

Il personale deve documentare con foto e modulistica lo stato dei luoghi al momento dell’intervento e alla fine dello stesso. Tutte le attività previste e necessarie per il tipo di intervento devono svolgersi in un tempo massimo di 45 minuti dall’arrivo sul posto.
Le penali per ritardo di arrivo o intervento oscillano da 50 a 500 euro anche se superiori a un’ora.

CRISTOFORO COLOMBO: COSA NON HA FUNZIONATO
È evidente che il giorno 27 non è stato fatto quanto previsto. La ditta avrebbe infatti dovuto ripristinare le condizioni di sicurezza stradale con arrivo entro un’ora e intervento in 45 minuti, senza considerare le ‘migliorie’ introdotte in sede di offerta. Tutto invece è slittato di 24 ore, con una penale ridicola (500 euro) rispetto ai danni materiali ed esistenziali subiti da decine di migliaia di cittadini.
Per questo motivo LabUr ha chiesto la documentazione di servizio alla Polizia Locale per meglio individuare le responsabilità di un simile disastro amministrativo e attiverà un censimento dei danni.
La città dei 15 minuti, sbandierata da 2 anni dal Sindaco Gualtieri è ormai una consolidata bugia.
***
Il concessionario deve fornire entro 24 ore dal completamento dell’intervento stesso alla U.O. Gruppo competente intervenuta, mediante mail, il riepilogo delle attività svolte,
a) data del sinistro o dell’evento;
b) punto di fermo del veicolo incidentato (progressiva distanziometrica della strada o coordinate geografiche) o estensione di eventuali sversamenti o eventi non riconducibili a sinistri stradali;
c) Identificativo della pattuglia di Polizia Locale intervenuta sul luogo del sinistro o dell’evento;
d) ora della chiamata;
e) ora diarrivo sul luogo dell’intervento degli operatori;
f) numero di operatori intervenuti;
g) durata dell’intervento;
h) elenco di eventuali danni alle infrastrutture o agli arredi stradali, se avvenuti, corredato da materiale fotografico.

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INFERNETTO, CENTRO RACCOLTA AMA: UN DIVERSIVO PER ALTRI AFFARI

ama porrino diversivoIl futuro Centro di Raccolta dell’AMA all’Infernetto, di cui abbiamo già tanto scritto, continua a far parlare di sé. L’area dove dovrebbe sorgere era di alcuni privati proprietari del Comparto 24 (una delle tante zone interne al Piano Particolareggiato dell’Infernetto con cui si è risolto il problema dell’abusivismo). Non è mai stata data in comodato d’uso e neppure mai consegnata all’AMA. Nonostante ciò è stata ‘aperta’ all’AMA per consentirle di operare dei sondaggi per il c.d. progetto preliminare.
Da quanto accertato (prot. NA/19656), è stato il Dipartimento Ciclo Rifiuti del Comune di Roma a consentire l’operazione utilizzando il punto 4 della Delibera di Assemblea Capitolina n.19 del 19 marzo 2021 che autorizza però il Dipartimento Patrimonio (dunque non il Dipartimento Ciclo dei Rifiuti) a concedere all’AMA una eventuale temporanea ‘consegna’ dell’area in attesa del progetto.
Da due mesi, il Dipartimento Ciclo dei Rifiuti non fornisce motivazione del suo illegittimo operato.

Una sciatteria amministrativa che si aggiungerebbe alla non risultanza di un verbale di immissione in possesso dell’area da parte del Comune di Roma, cioè l’atto finale che sancisce la definitiva disponibilità dell’area da parte del Comune ‘aperta’ all’AMA. A confermarlo è il muro di gomma che si è alzato da parte degli uffici nel rilasciare atti pubblici.

Nel sospetto, ormai più che fondato, che dietro il Centro di Raccolta all’Infernetto si mascherino interessi diversi da quelli collettivi, è utile dunque rileggere le diverse fasi con cui quell’area è giunta 20 anni fa nelle mani del Comune e domandarsi come mai, dopo tanto tempo, sia rimasta incolta e abbandonata.
Tutto ha inizio dall’atto del Notaio in Roma Luigi LA GIOIA (rep.n.55175, racc.n.13413 del 13 maggio 2004) con il quale le società SIDAMA srl (p.Iva 00981341001) e ALEX Costruzioni srl (p.Iva 05834981002) cedono gratuitamente al Comune di Roma l’area in questione. Ciò avviene a seguito di un progetto del Consorzio Comparto 24 (comprendente le 2 società e costituitosi il 15 ottobre 2003) presentato il 30 ottobre 2003, per la costruzione di un edificio avente caratteristiche “residenziale e non residenziale”. Tale edificio ricade su un’altra particella dello stesso Comparto 24 di proprietà della ASA IMMOBILIARE srl (p.Iva 08686581003) il cui amministratore unico era anche amministratore unico della ALEX COSTRUZIONI srl. Tralasciando l’intreccio delle proprietà societarie, il progetto veniva ritenuto assentibile solo previa cessione di aree così destinate: 1.591 mq di sede stradale, 841 mq di parcheggio e 6.348 mq per servizi pubblici dove era prevista una scuola materna. Le potenziali cubature cedute con i terreni dai privati venivano riportate sul nuovo progetto. Ai fini fiscali, quanto ceduto è dichiarato avere un valore di 3.500,00 euro. Delle opere pubbliche non si è vusta neppure l’ombra. L’edificio privato invece viene costruito (angolo via Ennio Porrino e via Ermanno Wolf Ferrari) e ancora oggi è nelle mani della ASA IMMOBILIARE srl, che però ha cambiato nel 2006 (data di fine lavori) la destinazione d’uso da “residenziale e non residenziale” in “D/2: Alberghi e pensioni”. Viene così inserito tra le strutture per l’emergenza abitativa e assistenziale da affittare al Comune di Roma. Con questa nuova destinazione d’uso, viene gestito dalla Arciconfraternita del S.S. Sacramento e di S. Trifone, che accoglie 20 nuclei familiari nel periodo tra il 19 gennaio 2009 e il 31 dicembre 2011 ad un costo (tra canone, servizi e tributi) di 610.524,00 euro a carico del Comune. Successivamente, la gestione passa alla Cooperativa Sociale Domus Caritatis fino al 10 giugno 2015, quando il centro verrà chiuso perché coinvolto nel terremoto giudiziario e politico di Mafia Capitale. Tuttavia ancora oggi è rimasto inserito nei progetti facenti parte dell’accoglienza socio sanitaria, a tutela della salute dei diritti dei rifugiati come Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS).

In conclusione, un’area pubblica che doveva servire 20 anni fa per portare servizi ad un quartiere nel perimetro della pianificazione urbanistica, è stata invece smantellata in un primo tempo per consentire interessi particolari del locale Consorzio, e poi lasciata in abbandono fino a stravolgerne la missione iniziale: da scuola materna a Centro di Raccolta AMA.

Questo spiegherebbe il motivo per cui studi notarili, uffici comunali, politica locale e alcuni imprenditori, cercano di ostacolare il percorso che LabUr ha intrapreso nella difesa di un valore collettivo, dei diritti dei cittadini residenti e di un valore patrimoniale di quei terreni che si vuole impiegare per non chiari progetti futuri, in cui il Centro di Raccolta AMA è, di fatto, solo un diversivo.

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INFERNETTO, VIA CECCAROSSI: UN “COLPO DI GENIO” LA RIAPRIRA’?

ceccarossiPer le strade dell’Infernetto serve un colpo di genio“. Queste le parole di Marco BELMONTE, Presidente della Commissione Urbanistica del Municipio X, durante la seduta odierna per discutere la riapertura di via Domenico Ceccarossi all’Infernetto in seduta congiunta con Leonardo DI MATTEO, Presidente della Commissione Lavori Pubblici e Mobilità del Municipio X.
Via Ceccarossi è chiusa da anni nonostante sia stata collaudata ma non presa in carico dal Municipio X. Una strada importante chiusa al traffico dove sarebbe previsto il passaggio della linea ATAC 065.

IL “COLPO DI GENIO”
Nella seduta di oggi, 11 ottobre 2023, è emerso che esiste solo un indirizzo politico per far spendere sulla strada parte del milione di euro che il Dipartimento Urbanistica del Comune ha destinato alla progettazione e realizzazione di NUOVE strade nelle periferie. Questo sarebbe il “colpo di genio“. Peccato che via Ceccarossi non sia una nuova strada e che non si tratti di progettazione ma di manutenzione straordinaria per aver da troppo tempo omesso quella ordinaria. Inizialmente erano piccoli problemi, poi sono arrivate le voragini.chr hanno pregiudicato la privata e pubblica incolumità.

Entro fine anno, secondo quanto è stato riferito in Commissione, si dovrebbe concludere la “progettazione” preliminare del tratto chiuso di via Ceccarossi, prelevando i soldi necessari anche da quelli dell’ACRU Infernetto (Associazione Consortile di Recupero Urbano) che ha realizzato la strada, ed interessando gli uffici tecnici di Risorse per Roma Spa perché a detta di Gabriele SANI (Direttore Tecnico del Municipio X) “da tempo non si progetta più internamente per mancanza di personale” ma si affida tutto all’esterno, con ulteriori costi per i cittadini. Sempre secondo SANI, una volta pronto il progetto, il Municipio X prenderà in carico la strada, preparerà il bando di gara e seguirà i lavori.

Secondo il Dipartimento di Urbanistica, però non è sufficiente l’indirizzo politico per poter riaprire la strada. A sostenerlo è l’Arch. Maria PORSI, Responsabile dell’Ufficio monitoraggio del processo di attuazione delle Convenzioni Urbanistiche e impianti tecnologici, che ha sostenuto che l’iter amministrativo relativo alla strada si è concluso con la sua consegna al Comune da parte dell’ACRU nel 2013 e collaudata nel 2015, pur mancando ad oggi la sua presa in carico. Il Dipartimento ha redatto infatti una dettagliata relazione tecnica elencando tutti i problemi occorsi segnalando, appunto, che “per opere da ripristinare in via straordinaria non si possono impiegare fondi per opere da realizzare ex novo“.

Nulla smuove però la volontà politica del Municipio X dalla sua decisione, sostenuta anche dall’Assessore municipale ai Lavori Pubblici e Patrimonio, Guglielmo CALCERANO. A dar maggior forza è intervenuto Guido STAFFIERI, membro dello Staff dell’Assessore comunale all’Urbanistica, Maurizio VELOCCIA, dichiarando che si è davanti “a una dinamica complessa ma già impiegata in altre situazioni simili. Occorrerà capirne i dettagli e approfondire gli impegni presi, che non saranno disattesi. Di certo non è un ripristino perchè esistono problemi maggiori. L’ammontare del progetto preliminare verrà fornito a breve“. Ricordiamo che l’ammontare della spesa prevista un anno fa non superava i 35 mila euro che dunque saranno ampiamente superati.

Dunque tutti d’accordo o quasi. Per Marco BELMONTE la strada va riaperta a prescindere dalla normativa e il metodo va applicato anche in altre situzioni presenti nel Municipio X. Per Leonardo DI MATTEO, il Municipio X deve prendersi le proprie responsabilità: la strada va riaperta a spese del Municipio e non dei frontisti, come invece affermarono a gennaio 2021, gli uffici municipali a guida M5S. Per Guglielmo CALCERANO, esistono due aspetti: risolvere il problema e chiarire le responsabilità dei ritardi e dei conseguenti danni per la contabilità pubblica. Per il consigliere municipale Marco POSSANZINI addirittura le normative sono un fatto secondario rispetto alla riapertura. Dulcis in fundo, l’opinione di Gabriele SANI: “io rispondo solo da un punto di vista tecnico. Non conosco molto bene la vicenda non avendo a disposizione tutti gli atti. Sarà difficile individuare le responsabilità tecniche e amminnistrative“. Peccato, bastava leggere la relazione del 2021 sopra citata e sfogliare gli articoli di LabUr prima di venire in Commissione.
Anche l’Architetto Flavio PONTI dell’ACRU è disposto a collaborare nonostante due anni fa venisse considerato dall’Amministrazione tutta il responsabile dei problemi.

Se tutto andrà secondo il programma del Municipio X, la strada non sarà riaperta prima di aprile 2024. Nel frattempo seguiremo le vicende, acquisiremo nuovi atti e informeremo la magistratura contabile affinchè verifichi la regolarità contabile di tale presa di posizione, ancora non supportata da un parere dell’Avvocatura Capitolina.
Ottimo infatti la volontà politica di riaprire la strada (lo strilliamo da anni), ma non è possibile un colpo di spugna sugli errori amministrativi pagati per oltre 10 anni dai cittadini. I responsabili hanno nome e cognome.

Qui l’intervento di Evoluzione Civica (VIA CECCAROSSI, SMENTITI I 5S MA LA “NUOVA” STRADA È IN SALITA) che, insieme a LabUr, da anni si batte per la riapertura di via Ceccarossi.

 

 

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CASTELPORZIANO, FINISCE UN’EPOCA E SI APRE UNA NUOVA STAGIONE PER I CHIOSCHI

castelporziano nuova epocaChe fine faranno i chioschi di Castelporziano? Terminata l’emergenza della disastrosa stagione balneare 2023, tutto torna nelle mani della Procura di Roma. Con riserva di approfondire ogni dettaglio di questa assurda vicenda, ci limitiamo a fissare alcuni capisaldi di legge in attesa che la giustizia amministrativa, civile, penale e contabile proceda nei confronti del Comune di Roma e dei suoi funzionari che dal 2001 al 2023 hanno devastato la più bella e grande spiaggia libera d’Europa.

IL CONTESTO NORMATIVO
Il 30 settembre scadrà la nuova convenzione, stipulata il 27 luglio 2023, tra il Comune di Roma e i titolari delle licenze commerciali esercitate presso i 5 chioschi lungo i quasi 2 km della spiaggia di pubblica fruizione di Castelporziano. I chioschi sono di fatto ancora interessati da un procedimento penale presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Roma per occupazione senza titolo di area demaniale dal 2015 al 2021 (ex art.1161 Codice della Navigazione).
Una complessa vicenda sorta all’interno della Convenzione ‘madre’ tra il Comune di Roma e la Presidenza della Repubblica che ha consentito, dal 1965, l’apertura della spiaggia ai Romani, una spiaggia che però è dello Stato e non della Presidenza (che la ha solo in ‘dotazione’) e che pertanto ricade sotto la competenza dell’Agenzia del Demanio e della Capitaneria di porto di Roma.
Senza entrare nei dettagli e nei tecnicismi della materia, dopo le denunce di LabUr è risultato che il Comune di Roma non ha pagato dal 2001 la concessione demaniale marittima della spiaggia di Castelporziano, così come invece contemplato nella Convenzione del 1965. Ricordiamo che una ‘convenzione’ è un accordo tra le parti e che una ‘concessione’ è invece un atto amministrativo con cui la pubblica amministrazione consente l’uso di risorse non disponibili, cioè di tutti.

LE VICENDE DEL 2023
Dopo le denunce di LabUr nei confronti del Comune di Roma, si è giunti al sequestro dei 5 chioschi ad inizio stagione balneare 2023, situazione che ha creato un grave disagio ai cittadini romani. Inutili e grotteschi i tentativi del Comune di spostare in ambito politico un problema amministrativo, poi finito in sede giudiziaria. Solo in data 26 maggio (dopo i sequestri) il Comune ha chiesto alla Capitaneria di porto di Roma la necessaria concessione demaniale ‘dimenticata’ (e non pagata) da 22 anni. La concessione è stata rilasciata il 22 giugno, previo parere favorevole dell’Agenzia del Demanio del 6 giugno, includendo le aree occupate dai chioschi (66 mq ciascuno) e le loro parti esterne. Successivamente, il 27 giugno, il Comune ha chiesto sempre alla Capitaneria di porto l’autorizzazione ex art. 45bis del Codice della Navigazione per poter affidare i chioschi ai precedenti titolari, ancora però sotto sequestro. Solo dopo parere favorevole della Procura in data 17 luglio e la comunicazione del Comune alla Capitaneria in data 20 luglio del dissequestro e della restituzione a proprio favore delle strutture dei chioschi, si è giunti alla convenzione del 27 luglio tra il Comune e i chioschi, con durata fino al 30 settembre e con l’obbligo da parte dei chioschi di pagare l’indennità per occupazione senza titolo dal 2015 al 2021.

IL NUOVO INTERVENTO DI LABUR
Il 23 giugno 2023 mediante istanza di accesso civico generalizzato, veniva chiesto alla Capitaneria di porto di Roma l’accesso alla seguente documentazione: “Con riferimento al tratto di arenile di Castelporziano destinato alla pubblica fruizione, si chiede la documentazione relativa alla vigente dividente demaniale”. Si precisa che per ‘dividente demaniale’ si indica la perimetrazione del demanio marittimo.
In data 5 luglio 2023 (prot. reg.uff .18404): così veniva risposto dalla Capitaneria: “In esito alla domanda di accesso in riferimento, si comunica che l’andamento della dividente demaniale è visualizzabile tramite consultazione del Portale del Mare (SID) (si allegano estratti del tratto di area interessato dalla richiesta)”.
Da tali estratti (che produciamo in allegato) risultava che 3 chioschi su 5 (4°, 6° e 7° Cancello) erano esterni al demanio marittimo sul quale insistevano invece i chioschi Paradise Beach (1° cancello) e Free Beach (2° Cancello). Dalla comunicazione pervenutaci, veniva informata il 6 luglio la Procura di Roma precisando che a tutti gli effetti (per i 3 chioschi citati), si escluderebbe il reato ex art. 1161 del Codice della Navigazione.
Non solo.
Tale documentazione inviataci dalla Capitaneria il 5 luglio, in assenza di un nuovo verbale di delimitazione demaniale (ancora ad oggi, non risultante), metterebbe in discussione la concessione e l’autorizzazione ex art. 45bis rilasciata al Comune in quanto comprensive di aree non appartenenti al Screenshot 2023-09-29 10.56.24demanio marittimo. In altre parole, il demanio marittimo si estenderebbe dal mare alle dune ed invece la concessione del demanio marittimo, dal mare fino alla litoranea Ostia-Anzio.
Che qualcosa non sia stato fatto proprio in modo regolare lo dimostra l’immagine di oggi, qui di fianco riportata, in cui non risulta alcuna perimetrazione del demanio marittimo (segnata da una linea ‘rossa’). Sono infatti in corso ancora delle verifiche.

IL RICHIAMO DELLA CORTE DEI CONTI
Lo Stato non fa fruttare al meglio le concessioni demaniali. È questo l’ammonimento che arriva dalla Corte dei Conti. I magistrati contabili hanno riscontrato “un quadro di frammentarietà della normativa e delle competenze amministrative caratterizzato dalla separazione tra la titolarità delle responsabilità nel rilascio delle concessioni (affidata agli enti territoriali) e la titolarità dei proventi pubblici che ne derivano (in capo allo Stato)”. Una confusione che ha come conseguenza un ammanco di risorse in capo all’erario pubblico. Ciò si applica anche al caso del mancato pagamento (22 anni!) della concessione da parte del Comune e che ha finito per inguaiare i chioschi. La Corte ritiene inoltre “urgente un’adeguata implementazione del sistema informativo di gestione delle concessioni demaniali, il c.d. “Sid – Il Portale del mare”, l’unica fonte ad oggi di riferimento per individuare la dividente demaniale a Castelporziano.

Ricordiamo che il Sistema Informativo del Demanio marittimo (SID) è stato istituito sulla base della legge n.44 dell’11 febbraio 1993, al fine di consentire una più efficace gestione dei beni demaniali marittimi da parte dell’allora Ministero della marina mercanti­le, poi confluito nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT), tuttora titolare della gestione del sistema. Dovrebbe essere il punto di riferimento della pubblica amministrazione nell’ottica di trasparenza amministrativa verso i cittadini.

CONCLUSIONI
Se tutto procederà come si deve (per legge) i chioschi potranno tornare a nuova vita, impiegati per fornire servizi di ristorazione ma non quelli di balneazione, in carico esclusivo (in quanto concessionario) al Comune di Roma ed in particolare all’attuale presidente del Municipio Roma X, Mario FALCONI, al quale è intestata la concessione.

 

 

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Protetto: ROMA, INCENERITORE: L’AUDIZIONE IN REGIONE DI COPX, RETE PER LA CONFERENZA DEI RIFIUTI DEL MUNICIPIO X

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INFERNETTO, UNA STRADA IRREGOLARE DENTRO IL SUPERMERCATO EUROSPIN

eurospin stradaDopo 2 anni di nostre denunce, dopo aver raccolto tutta la documentazione dagli uffici che conferma diverse irregolarità, il parcheggio del supermercato Eurospin all’Infernetto ed in particolare la sua uscita sulla via Cristoforo Colombo, torna a far parlare di se tramite le proteste dei cittadini sui social network.

Il parcheggio viene infatti usato dagli automobilisti dell’Infernetto diretti a Roma per saltare la fila che si crea ad ogni ora al semaforo in uscita dall’Infernetto, tra via Wolf Ferrari e via Cristoforo Colombo e che paralizza da anni il quartiere. Una uscita sulla Colombo che in questo modo servirà anche alle future palazzine che a breve (forse) sorgeranno di fianco al supermercato, in un intreccio non troppo regolare di permessi urbanistici mai arrivati, di pareri del consorzio di bonifica non vincolanti, di controlli amministrativi all’acqua di rose e a una polizia municipale inerte che sembra soccombere davanti all’espressione politica di alcuni politici locali.

scorciatoia eurospinNel parcheggio non ci sono sbarre o dossi e dunque un’area privata destinata a servizio del supermercato è diventata a tutti gli effetti una strada aperta al pubblico transito, alla faccia della sicurezza stradale tanto richiesta dai cittadini in questi giorni costellati da incidenti mortali. Auto che sfrecciano da via Alberto Franchetti nel parcheggio ad alta velocità e che si immettono sulla laterale della Cristoforo Colombo utilizzando un ponticello sopra un canale di bonifica che sembra fosse già irregolare ai tempi del precedente esercizio commerciale (Elite).

Neppure esiste l’indicazione di passo carrabile, quasi che un accesso privato sia diventato a tutti gli effetti parte della sede stradale comunale.
Aspettiamo l’ennesimo incidente stradale, mortale?

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INFERNETTO, CENTRO RACCOLTA AMA: SMASCHERATE LE BUGIE DEL MUNICIPIO

smascherateCome già denunciato pubblicamente, non c’era l’autorizzazione per il passo carrabile del cantiere tenutosi a luglio sull’area del futuro centro di raccolta AMA all’Infernetto in via Soffredini (angolo via Wolf Ferrari). Attendiamo dunque, anche per i gravi danni creati al traffico, la prevista sanzione in termini di legge, considerato che il Gruppo X Mare della Polizia Locale di Roma Capitale, in data 25 luglio 2023, ha redatto apposito verbale di sopralluogo.

Per quanto riguarda l’area in questione, essendo pervenuta tutta la documentazione da parte degli uffici, possiamo affermare che ad oggi esiste solo una sua ‘indicazione‘ come possibile centro AMA per la raccolta differenziata, ma non esiste alcuna consegna dell’area ad AMA. L’azienda municipalizzata ha potuto effettuare i lavori di cui sopra solo grazie ad un permesso di accesso rilasciato il 14 giugno 2023 dal Dipartimento comunale Ciclo dei Rifiuti, in funzione del “punto 4 della Delibera di Assemblea Capitolina n.19 del 19 marzo 2021“. Resta pertanto il ‘mistero’ (o la violazione di legge) del permesso di costruire rilasciato alla ditta, indicato sul cartello lavori come Det. G09974 del 30 agosto 2020, cioè precedente alla individuazione dell’area in questione. Si precisa che né AMA, né il Comune, nè il Municipio sono a conoscenza di tale autorizzazione.

Tornando poi al permesso di accesso, quest’ultimo è stato rilasciato solo in funzione della delibera sopra citata che, al punto 4, così recita: “[l’Assemblea Capitolina delibera] di autorizzare [il Dipartimento Patrimonio], nelle more della sottoscrizione dell’Atto di comodato di cui al punto 3, la consegna dei beni ad AMA SpA, al fine di accelerare quanto più possibile le attività propedeutiche alla progettazione e delle strutture“. Doveva pertanto essere il Dipartimento Patrimonio e non quello del Ciclo dei Rifiuti a rilasciare il permesso di accesso in assenza di un verbale di consegna, visto che è lo stesso Dipartimento Patrimonio a comunicare che ad oggi non esiste alcun verbale di consegna per quell’area.

Quindi il cantiere non era autorizzato in alcun modo ad operare.

Come in un gioco di scatole cinesi, da un’irregolarità se ne scopre un’altra. Il Comune ha previsto che l’area sarà un domani consegnata ad AMA in comodato d’uso (cioè gratuitamente) per soddisfare (l’eterno) piano emergenziale della raccolta dei rifiuti, pur rimanendo di proprietà del Comune di Roma che l’ha ricevuta mediante atto di cessione dal “Comparto soggetto a convenzione n. 24 del Piano particolareggiato di Zona O n. 51 – Infernetto – Macchione”. Senza scendere nei dettagli tecnici dell’avvenuto o meno perfezionamento della cessione (su cui esistono molti dubbi), resta il fatto che il comodato d’uso non può variare la destinazione d’uso dell’area, prevista come ricreativa, assistenziale e scolastica materna, dunque non una ‘discarica’.
Tale problematica, che era già emersa in sede di commissione municipale del 23 maggio 2023, risulta ad oggi aggravata da recenti sentenze amministrative che rinnegano il carattere ‘descrittivo’ e non ‘prescrittivo’ della destinazione d’uso, cardine su cui invece il Comune si fa forte per consentire di realizzare una discarica laddove era prevista una scuola.

Del futuro Centro di Raccolta esiste per ora solo l’approvazione di un progetto preliminare, cioè una bozza, che dovrà essere adeguato, secondo le indicazioni pervenute dai vari enti competenti, in un progetto definitivo. Dovrà pertanto chiudersi, a fronte del nuovo progetto di AMA, la Conferenza dei Servizi decisoria indetta l’11 settembre 2019 dal Dipartimento Tutela Ambientale (responsabile del procedimento, Alessandra TRIGARI).

Ricordiamo che una Conferenza di Servizi decisoria è un incontro tra pubbliche amministrazioni per ottenere il rilascio dei cosiddetti “atti di assenso” (autorizzazioni, nulla osta, pareri, ecc.). Dunque il Dipartimento Tutela Ambientale ha dovuto interpellare la Regione Lazio e altri enti e/o uffici competenti (anche dello stesso Comune) per defiire il progetto sull’area in questione, in rispondenza al “Contratto di Servizio tra Roma Capitale e AMA S.p.A. per la gestione dei rifiuti urbani e servizi di igiene urbana valevole per gli anni 2019-2021”. Tutto questo mediante un’istruttoria preliminare condotta dal Dipartimento Tutela Ambientale, dal Dipartimento di Urbanistica e da AMA, volta all’individuazione di aree, di esclusiva proprietà di Roma Capitale, idonee per la logistica di decentramento AMA. Tale contratto è attualmente in regime di proroga fino e comunque non oltre il 31 dicembre 2023 come, in ultimo, da Determinazione Dirigenziale n. NA/210 del 28 giugno 2023.

Mancano dunque 4 mesi (trascorsi 4 anni dalla indizione della Conferenza dei Servizi) per definire se questo Centro di Raccolta all’Infernetto si deve fare e si può fare.
Tutto è ancora in gioco, vista l’approssimazione del Comune di Roma che in Conferenza dei Servizi non ha chiesto la partecipazione del Dipartimento Patrimonio, l’unico in grado di autorizzare un cambio di destinazione d’uso (da scuola a discarica) mediante lo strumento civilistico del comodato d’uso, trattandosi di un bene indisponibile come l’area in questione, tra le altre cose concesso al Comune di Roma per il raggiungimento degli standard urbanistici di un quartiere come l’Infernetto, sprovvisto di tutto.

Dunque la questione appare un vero imbroglio verso i cittadini e si assiste a una totale mancanza di trasparenza amministrativa da parte del Municipio Roma X che, essendo la pubblica amministrazione più di prossimità, dovrebbe garantire l’interesse pubblico e non quello particolare di una società, come l’AMA, in agonia. In particolare i responsabili sono Valentina SCARFAGNA e Valentina PRODON, rispettivamente a capo della commissione ambiente e assessore all’ambiente del Municipio X, che hanno più volte sostenuto davanti ai cittadini che era tutto regolare. Questo si chiama inganno della fede pubblica.

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INFERNETTO, DENUNCIATO IL COMUNE: LE STRADE, DISSESTATE, SERVONO PER COSTRUIRE PALAZZINE

denucia pp51Spuntano palazzine a 4-5 piani tra i villini dell’Infernetto. Oltre ai famigerati Piani di Zona, ora abbiamo anche dei normalissimi lotti edificabili dove però atterrano cubature ricavate dalle sedi stradali cedute al Comune (!!!) che consentono di edificare fino a 13,50 metri in altezza.
Sono trascorsi 17 anni dalla ri-adozione del Piano Particolareggiato “Infernetto” (approvato addirittura nel 1994) e ancora risulta inesistente la rete viaria pubblica, la principale opera tra quelle definite di urbanizzazione primaria (art. 4, legge 29 settembre 1964, n. 847).
Nonostante la nuova adozione del piano sia scaduta nel 2016, gli uffici del Comune di Roma, dopo il 2016, hanno, in maniera assolutamente illegittima, rilasciato permessi di costruire attraverso il trasferimento a lotti edificabili di cubature provenienti dalla pianificata rete viaria primaria, comunque già da 30 anni aperta al pubblico transito e dunque già di pubblica utilità.
Gli uffici del Comune di Roma, dopo il 2016, non hanno in pratica esercitato alcun diritto di esproprio di aree pubbliche, permettendo di fatto plusvalenze alle imprese di costruzione, con la complicità di notai, agenzie immobiliari ed ex dipendenti municipali.

Per tale motivo, è stata sporta denuncia presso la Corte dei Conti, che ha aperto un fascicolo.


 

Alla CORTE DEI CONTI
Procura Regione Lazio
p.c.
GUARDIA DI FINANZA

DENUNCIA CONTRO IGNOTI

Roma, 4 agosto 2023

OGGETTO: Danno erariale – Piano Particolareggiato zona “O” n.51 “Infernetto – Macchione”, mancato esproprio aree pubbliche per ingiusto vantaggio patrimoniale ad altri

LabUr – Laboratorio di Urbanistica (www.labur.eu), portatore di un interesse diffuso e collettivo, essendo venuto a conoscenza dei fatti appresso narrati, intende sporgere denuncia contro ignoti per danno erariale diretto dovuto al mancato esproprio delle aree pubbliche (in prevalenza strade e parcheggi) interne al Piano Particolareggiato per il recupero urbanistico del nucleo di zona “O” n.51 “Infernetto – Macchione” (532,14 ettari, Municipio Roma X) a ingiusto vantaggio delle imprese di costruzioni.
Con segnalazione di delitti contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica, riferibili ad attività di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge e/o da atti aventi forza di legge e dalle quali non esistono margini di discrezionalità, hanno intenzionalmente procurato ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale, spesso ricorrendo a falsità ideologica commessa in certificati e/o in autorizzazioni amministrative.

IL FATTO

L’area del Piano Particolareggiato per il recupero urbanistico del nucleo di zona “O” n.51 “Infernetto – Macchione” (532,14 ettari) ricade nel territorio del Municipio Roma X ed è situata tra la Via Cristoforo Colombo, la Tenuta Presidenziale di Castel Porziano e la Pineta di Castel Fusano. Tutti gli atti amministrativi riguardanti la formazione di tale strumento urbanistico sono pubblici e descrivono una precisa disciplina relativa ai distacchi, alle altezze, alle inclinate e alle destinazioni d’uso delle edificazioni da realizzare, nonché chiare prescrizioni riguardanti gli indici di fabbricabilità per i lotti inclusi nel piano..
Pur tuttavia, alcune nuove edificazioni si differenziano dalle altre in termini di altezza e di volumetria, utilizzando quanto concesso dagli articoli 17 e 21 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del suddetto Piano Particolareggiato.
Tralasciando il caso limitato dell’art.21 (Accorpamenti delle cubature), l’attenzione della presente denuncia è rivolta all’utilizzo illegittimo dell’articolo 17 (Cessione di aree pubbliche esterne ai perimetri dei comparti) con il quale è stato permesso di realizzare edificazioni fino a metri 13,50 di altezza, molto più alte (il doppio) della normale tipologia dominante.
Risulta infatti che gli uffici tecnici del Comune di Roma abbiano rilasciato molteplici permessi di costruire in applicazione del suddetto articolo 17 con dubbia discrezionalità.

Tale articolo prevede che ai lotti interni al Piano Particolareggiato, destinati interamente o parzialmente ad area pubblica (viabilità, parcheggi, servizi e verde), venga riconosciuto un indice di fabbricabilità solo nel caso in cui l’area pubblica venga ceduta gratuitamente all’Amministrazione Comunale. Le cubature così risultanti possono essere trasferite ad altri lotti dove si sommano alle previste cubature edificate e/o edificabili del lotto di destinazione. Qualora i proprietari non cedano gratuitamente le aree previste pubbliche, nel periodo di vigenza del piano, le stesse devono essere espropriate, in quanto, ai sensi dell’art. 16 della legge urbanistica n. 1150 del 1942, vale quanto segue:

  • l’approvazione dei piani particolareggiati equivale a dichiarazione di pubblica utilità delle opere in essi previste
  • col decreto di approvazione sono decise le opposizioni e sono fissati il tempo, non maggiore di anni 10, entro il quale il piano particolareggiato dovrà essere attuato e i termini entro cui dovranno essere compiute le relative espropriazioni”.

PREMESSO

– che l’art. 16 della legge urbanistica n. 1150 del 1942, unico riferimento normativo per la materia in esame, stabilisce in dieci anni l’efficacia di un Piano Particolareggiato;
– che allo spirare del termine decennale il Piano Particolareggiato perde di efficacia e che l’Amministrazione non può disporre alcuna proroga dello stesso, potendo invece unicamente valutare l’opportunità di predisporre un nuovo strumento con conseguente rinnovazione della scelta pianificatoria attuativa rimasta inattuata;
– che, per quanto riguarda la realizzazione di nuove costruzioni edilizie previste dallo strumento di attuazione, anche dopo la sua scadenza, l’attuale giurisprudenza ne condiziona la possibilità all’avvenuto completamento, entro il termine di vigenza del piano, di tutte le opere di urbanizzazione primaria, tra cui anche strade di penetrazione principale e secondaria, parcheggi e standard pubblici,

VISTO

– che l’ultimo atto del Piano Particolareggiato “Infernetto” è la sua nuova adozione avvenuta con Deliberazione del Consiglio Comunale n.112 del 12 aprile 2006;
– che, trascorsi ad oggi 17 anni, non è stato deliberato alcun altro rinnovo;
che il Piano Particolareggiato “Infernetto” risulta essere del tutto inattuato soprattutto per quanto concerne la realizzazione della rete viaria pubblica che rappresenta la principale opera tra quelle definite di urbanizzazione primaria (art. 4, legge 29 settembre 1964, n. 847),

OSSERVATO

– che a partire dal 2016, per decadenza del piano particolareggiato e per la mancata attuazione delle opere di urbanizzazione primaria, doveva essere considerato (caso per caso) ogni rilascio di permesso di costruire all’interno dell’area del Piano Particolareggiato per il recupero urbanistico del nucleo di zona “O” n.51 “Infernetto – Macchione”;
– che entro il 2016, ai sensi del citato articolo 17 delle NTA del Piano, le aree pubbliche non cedute gratuitamente dai proprietari, dovevano essere espropriate,

CONSIDERATO

– che gli uffici del Comune di Roma, dopo il 2016, hanno in maniera illegittima rilasciato in alcuni casi permessi di costruire applicando il citato art.17 delle NTA;
– che quanto sopra ha consentito il trasferimento a lotti edificabili di cubature provenienti dalla pianificata rete viaria primaria, comunque già da 30 anni aperta al pubblico transito e dunque già di pubblica utilità;
– che gli uffici del Comune di Roma, dopo il 2016, non hanno esercitato alcun diritto di esproprio di aree pubbliche, permettendo di fatto plusvalenze alle imprese di costruzione, come l’esempio seguente dimostra:

  • La XXX srl (c.f. XXX), co-proprietaria della p.lla XXX del foglio 1115, ha depositato al Dipartimento di Urbanistica del Comune di Roma, in data 17 maggio 2019 (prot. QI/XXX), una istanza per il permesso di costruire (pdc) un villino quadrifamiliare. Successivamente (prot. QI/XXX del 29 luglio 2019) la stessa ha presentato una nuova istanza per il cambio di intestazione alla XXX srl (c.f. XXX) dopo aver quest’ultima comprato le p.lle XXX e XXX del foglio 1115 (frazionate dalla ex XXX) e le p.lle XXX e XXX del foglio 1121 includenti via della Cacciuta (appartenente alla rete primaria del Piano Particolareggiato). Infine la XXX srl (prot. QI/XXX del 28 ottobre 2019) ha redatto un progetto di ‘nuovi tipi’ per un edificio plurifamiliare (16 appartamenti) al posto della iniziale quadrifamiliare. Il pdc n.XXX è stato rilasciato dal Comune di Roma con prot. QI/XXX del 18 maggio 2020.
    Mediante tali atti, la superficie utile alla costruzione è stata aumentata dai circa 193 mq iniziali a quasi 1.000 mq finali, frazionando la p.lla XXX nelle XXX e XXX, destinando solo la XXX alla costruzione (oggi divenuta la p.lla XXX) e cedendo al comune (mediante l’art.17 delle NTA) la XXX (ricadente su via XXX) e le p.lle XXX e XXX del foglio 1121 (includenti parte di via della Cacciuta), appositamente acquistate per trasferire maggiore cubatura sulla XXX. Di seguito, il contributo delle singole particelle all’edificazione finale (passata da una quadrifamiliare ad un edificio di 16 appartamenti, alto 13,50 con box auto nel piano interrato). Si nota la prevalenza derivante dall’acquisto dei tratti stradali di via della Cacciuta (nell’istruttoria tecnica degli uffici è stato incluso non solo il sedime stradale ma tutta la superficie delle particelle, comprensive anche di un canale drenante del locale consorzio di bonifica)

                 (OMISSIS)

  • Si precisa che via della Cacciuta, già istituita con Delibera del Commissario Straordinario n.435 del 14 febbraio 1962, non era di certo al tempo (e, da quanto ci risulta, neppure oggi) strada in manutenzione al Comune di Roma anche se aperta da sempre al pubblico transito e ospitante al civico 120 un distaccamento stagionale dei Vigili del Fuoco. Avrebbe dovuto pertanto essere espropriata, per l’attuazione, in quanto appartenente alla rete viaria principale del piano, già nel 2002 (data della prima scadenza decennale del piano) e sicuramente entro il 2016 e non ‘lasciata’ nella possibilità di essere ceduta per creare nuove redditizie cubature. Si nota infatti che le particelle XXX e XXX (in totale, 5.455 mq) sono state acquistate dalla XXX srl a poco più di 37 euro/mq (203.262 euro), diventando 750 mq di SUL (corrispondenti a 2.400 mc), per un valore complessivo di oltre 2,5 milioni di euro, secondo le tabelle OMI. Nella complessa vicenda, si inseriscono poi l’eredità di A. S. e la intermediazione di A. C., ex funzionario dell’ufficio tecnico municipale, che compare come primo acquirente per poi nominare ex art.1401 c.c. la XXX srl,

PRESO ATTO

– che gli uffici del Comune di Roma continuano a rilasciare similari pdc con trasferimento di cubature e a non attuare il Piano Particolareggiato (scaduto nel 2016) mediante espropri di aree pubbliche, a partire dalla rete primaria stradale,

per tutti i fatti sopra descritti e per tutti quelli che saranno ritenuti sussistenti
dall’Autorità procedente

CHIEDE

ai sensi dell’art. 51 del vigente Codice di Giustizia Contabile, che vengano puniti i responsabili del danno erariale in corso e quantificato lo stesso, nonché penalmente perseguiti, segnalando gli eventuali delitti riscontrati alla Procura competente. Si dichiara, sin d’ora, di volersi costituire parte civile nell’eventuale procedimento penale nei confronti del soggetti responsabili, riservandosi la produzione di prove documentali e testimoniali integrative alla presente denuncia.

 

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OSTIA PONENTE, CONCESSIONI BALNEARI: UN DANNO ERARIALE DI 47 MILIONI DI EURO

IMG-20230818-WA0003Per Ostia è l’estate della resa dei ‘conti’ sotto il profilo economico del demanio marittimo. Oggi tratteremo il caso del litorale di Ostia Ponente, dove il Comune di Roma, in 91 anni, avrebbe prodotto un danno erariale di oltre 47 milioni di euro per mancato incasso degli oneri concessori provenienti dagli stabilimenti balneari.

Una storia che si aggiunge alle altre che LabUr ha denunciato e che hanno prodotto la regolarizzazione, ad esempio, della spiaggia di Castelporziano e del complesso Maresole oltre che l’apertura sulla c.d. dividente demaniale del lido di Castelfusano (per Capocotta si attende la pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato e per il Porto di Ostia l’espressione di parere dell’Autorità Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati).

Quella di Ostia Ponente è una storia tutta da raccontare, che coinvolge le amministrazioni succedutesi dal 1932 fino ad oggi, ree di aver causato per negligenza e inerzia un enorme danno alle casse del Comune di Roma.
Il fulcro della questione sono le vicende dell’Ente Autonomo per lo Sviluppo Marittimo e Industriale di Roma (S.M.I.R.), che, sciolto nel 1922, avrebbe dovuto realizzare le infrastrutture per congiungere Roma al mare e dotare la città di un porto commerciale.

Tutto ha origine dalla legge n.502 dell’11 luglio 1907 (Provvedimenti per la città di Roma) e più precisamente dall’articolo 5 dell’allegata convenzione tra lo Stato e il Comune di Roma, con la quale il Demanio concedeva alla Capitale l’uso perpetuo della fascia litoranea tra il Canale dei Pescatori e la sponda sinistra del Tevere (la c.d. Ostia Ponente). In seguito, con la sdemanializzazione del 25 gennaio 1923, tutta la suddetta area, che era già stata trasferita nel 1920 all’Ente S.M.I.R., venne destinata alla “costruzione del nuovo sobborgo marino di Ostia Nuova ed in applicazione del piano regolatore della nuova città marina“.
Per ultimo, con Regio Decreto n.845 del 18 marzo 1923, avvenne la soppressione dell’Ente S.M.I.R. e con successivo Regio Decreto n.3116 del 31 dicembre 1923, tutte le aree già appartenenti all’Ente S.M.I.R. tornarono in proprietà dello Stato.

Solo dopo quasi un decennio di contenziosi con la Società Elettro Ferroviaria Italiana, alla quale era stato affidato il completamento e l’esercizio della ferrovia Roma – Ostia Lido, si giunse alla Deliberazione del Governatorato di Roma n.7002 del 31 dicembre 1932, di cui parte integrante è la definitiva convenzione (ancora vigente) con lo Stato per il “trapasso al Governatorato (cioè il Comune di Roma) dei beni del soppresso Ente S.M.I.R.”.
In essa, articolo 5, si legge: “… le concessioni di tratti di arenili a terzi, sempre nell’ambito della spiaggia anzidetta, saranno assentite dall’Amministrazione della Marina Mercantile, sentito il Governatorato, al quale per il suaccennato periodo [70 anni, nda] andranno devoluti i relativi canoni, salvo versamento all’Erario, per ogni singola concessione, del canone annuo fisso di 1 lira a titolo di riconoscimento della demanialità dell’area concessa”.

Dunque, dal 1932 fino al 2002 è certo che gli oneri concessori degli stabilimenti balneari dovevano essere incassati dal Comune di Roma e non dallo Stato. Resta da stabilire se tale convenzione si sia automaticamente rinnovata, non essendoci stato alcun successivo atto amministrativo a riguardo. L’orientamento giuridico prevede, in questi casi, la vigenza della precedente convenzione non essendo stato espresso dall’Agenzia del Demanio alcun parere contrario. In tal caso, nulla si doveva alla Regione Lazio come imposta regionale sulle concessioni statali dei beni del demanio marittimo, a decorrere dal 1 gennaio 2014 (il 15% del canone).

Dunque, calcolando un periodo di 91 anni, attualizzando e considerando una media di 20.000 euro/anno per un numero di 26 concessioni ad Ostia Ponente, si arriva ad un importo (per difetto) non incassato dal Comune di Roma di oltre 47 milioni di euro.
Non solo, ma il complesso e dimenticato groviglio di atti amministrativi emessi dopo lo scioglimento dello S.M.I.R. impone una verifica sull’appartenenza o no al demanio marittimo di una gran parte delle aree oggi occupate dagli stabilimenti balneari per via della sdemanializzazione di cui sopra.

Inoltre, la devoluzione dei canoni delle concessioni demaniali marittime dallo Stato direttamente al Comune di Roma e la diretta consegna delle aree, annullerebbe la competenza regionale e di conseguenza l’applicazione sul litorale di Ostia Ponente del Piano di Utilizzazione degli Arenili (P.U.A.), strumento di pianificazione turistica della Regione Lazio ma non del Comune di Roma.

Tutto ciò costituirà a breve un dettagliato esposto verso la Corte dei Conti, non solo per il danno emergente subito dal

Comune di Roma (mancato incasso), ma anche per il danno d’immagine conseguente.
In numerose sentenze infatti la Corte dei Conti ha chiarito che la lesione dell’immagine causa un deterioramento del rapporto di fiducia tra la cittadinanza e l’istituzione pubblica, la quale viene percepita come entità non affidabile, talvolta finanche nemica, finita nelle mani di soggetti dediti a perseguire soltanto illeciti interessi particolari e non a difendere gli interessi collettivi finalizzati al buon andamento della funzione amministrativa e della sua gestione in maniera efficace, efficiente ed economica.

Mai come in questo momento, dove i fondi europei vengono dirottati sul lungomare di Ostia, favorendo purtroppo anche infiltrazioni criminali, occorre la massima trasparenza amministrativa e la corretta applicazione della normativa. Anche a costo di ‘riesumare’ atti di 91 anni fa, ancora vigente.

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