OSTIA, CAMPING CAPITOL: CHI SI VUOLE PROTEGGERE DISINFORMANDO?

Capitol ritrovamenti archeologiciProsegue senza sosta la disinformazione de La Repubblica sul camping Capitol (1) da parte di un giornalista che ha difeso per mesi Andrea Tassone (PD), il mini-sindaco di Ostia arrestato per Mafia Capitale, e che nulla ha avuto da dire sul suo vice, Sandro Lorenzatti (SEL), che per 9 anni non ha visto niente nonostante sia stato per 6 anni membro della Commissione di Riserva e 3 anni in Municipio X. Mai un accenno neppure alle intercettazioni di Mafia Capitale tra Buzzi e Fabrizio Testa proprio sul camping Capitol, che abbiamo ampiamente documentato (2).

GLI ESPOSTI
L’annosa questione Capitol si è riaperta dopo l’esposto di LabUr del 2 marzo 2016, indirizzato al Comune di Roma, al X Municipio, al CBTAR, alla Regione Lazio e al Corpo Forestale dello Stato, al quale è seguito, il 7 marzo, un controllo presso le strutture del campeggio da parte del Municipio X e dal comandante del X Gruppo ‘Mare’ del Corpo di Polizia Locale, Antonio Di Maggio. Falso dunque che l’unica “denuncia” sia di Angelo Bonelli (Verdi), di cui La Repubblica tesse incomprensibili lodi, che interviene sulla questione, dopo l’esposto di LabUr, il 12 marzo 2016 su Facebook, ripreso dal Corriere della Sera solo il 13 maggio 2016. L’articolo del Corriere si riferisce ad un’inchiesta su 11 campeggi di Roma condotta dal pool di PM Antonio Calaresu, Francesca Passaniti e Antonino Di Maio, coordinati dall’aggiunto Roberto Cucchiari. Gli approfondimenti sul Capitol sono stati delegati proprio al comandante Antonio Di Maggio, in possesso dell’esposto di LabUr del 2 marzo. I reati denunciati erano gli stessi contemplati nella determinazione n.919 del 15.06.2016, con la quale è stata ingiunta la rimozione o demolizione delle opere abusivamente realizzate nel campeggio. Quindi, l’ispezione del 7 marzo avviene a seguito dell’esposto di LabUr che riguardava proprio le strutture igienico sanitarie del campeggio, in funzione dello stato dei lavori, in forte ritardo, e dei loro futuri collaudi, motivo per cui il campeggio non ha mantenuto la promessa di aprire nella primavera del 2016. Sembra che Bonelli abbia solo fatto un  esposto (non una denuncia) alla Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) il 25 maggio 2016 quando ormai le indagini erano state avviate dalla Procura di Roma. A confermarlo su facebook lo stesso Bonelli, che non manca mai, da navigato politico, di pubblicizzare le sue attività. Dunque, nessuna denuncia da parte sua prima del 2 marzo 2016, così come non v’è traccia nella storia di sue denunce sul Porto di Roma ad Ostia per quanto accaduto nel 2008, e come sia andata a finire è cosa nota; la LIPU è lì a testimoniarlo. Chiediamo dunque a Bonelli di rendere pubblica la sua denuncia in Procura sul Capitol, se esiste. Una denuncia che non viene menzionata neppure quando un utente su facebook gli scrive “vi svegliate sempre troppo tardi”. Bonelli risponde: “nel 2007 i lavori furono sequestrati grazie ad un mio esposto !!!”. Vero, le denunce di Bonelli sono ferme al 2007. Perché dunque La Repubblica, dopo aver confuso un decreto con una sentenza, si comporta come se fosse l’ufficio stampa di Bonelli? “Cui prodest scelus, is fecit”?

L’ANOMALIA E GLI OMESSI CONTROLLI
Il 3 maggio 2016, sulla base di una decisione presa il 26 aprile, il Presidente del Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Prima Quater), Salvatore Mezzacapo, ha dichiarato ‘perento’ il ricorso numero di registro generale 2489 del 2009, proposto dalla Società SIL Campeggi Srl per l’annullamento del provvedimento di cui alla nota Regione Lazio – Dipartimento Territorio – Direzione Generale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli – Area 2S/04, prot. n. 8177/09. In altri termini, la SIL non ha più presentato istanza di fissazione di udienza nel termine di 180 giorni dopo la comunicazione, avvenuta in data 18 giugno 2015 a mezzo pec, perché evidentemente era confidente di aprire nella primavera 2016. Chi o cosa gli garantiva questa certezza?
Sul Capitol molti hanno omesso di controllare, come dovuto, in tutti questi anni: la Regione Lazio, il Comune di Roma, il Municipio X, a partire dall’amministrazione Tassone a quella di Sabella, nonostante LabUr avesse dal 2012 (3) denunciato e chiesto chiarimenti sia sulla questione del taglio dei pini sia sul procedimento di VIA (Prot. 478964 del 8/11/11), di cui non si sa più nulla.
Infine, il commissariamento di Galletti è un’altra inutile sovrapposizione alla gestione straordinaria della Riserva. Infatti, con decreto del Presidente della Regione Lazio (n. T00468 del 16 dicembre 2014), in ottemperanza alle Sentenze T.A.R. Lazio nn. 3764/2009 e 12651/2009, era già stato nominato il Dott. Vito Consoli, Direttore dell’Agenzia Regionale Parchi (A.R.P.), Commissario ad acta, con il compito di attivare tutti gli adempimenti necessari ai fini della conclusione della procedura amministrativa di adozione del Piano di Gestione e del Regolamento attuativo della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. Tutto ignorato sia dall’ex Sindaco, Ignazio Marino, sia dall’Assessore alla Trasformazione Urbana, Giovanni Caudo, sia dal Municipio X, con Tassone e Lorenzatti e poi con Sabella. Per queste ragioni LabUr procederà a fare una dettagliata denuncia in Procura.

(1) http://www.labur.eu/public/blog/?p=1841
(2) http://www.labur.eu/public/blog/?p=1827
(3) http://www.labur.eu/public/blog/?p=1174

Paula de Jesus per LabUr

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OSTIA, RIAPERTURA CAMPEGGIO CAPITOL: ANCHE OGGI UNA PAGINA DI DISINFORMAZIONE.

riapertura campeggio capitolIncomprensibile la disinformazione di certa stampa sul campeggio Capitol, di cui LabUr ha ampiamente scritto (1). La verità dei fatti è che con decreto del Presidente della Sezione Seconda Bis de Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio, Elena Stanizzi, depositato in segreteria il 14 luglio 2016, è stato autorizzata “l’attività ricettiva limitatamente alle opere ritenute conformi al progetto di cui all’autorizzazione unica“. In altre parole, come dice lo stesso sito del campeggio Capitol (http://www.campingcapitol.com) “da sabato 6 agosto aprirà il settore campeggio“, dunque roulotte, caravan e tende.
Non è vero, come ha scritto ad esempio La Repubblica, che sono ripresi i lavori, così come non è vero il racconto delle origini delle indagini, visto che il primo controllo del 7 marzo 2016 è stato originato dall’esposto di LabUr inviato il 2 marzo 2016 al Comune di Roma, al X Municipio, al CBTAR, alla Regione Lazio e al Corpo Forestale dello Stato, come ben sa il Direttore del Municipio, Arch. Cinzia Esposito, e il comandante Antonio Di Maggio, a capo dei VV.UU. Gruppo Mare. Sul Capitol in questi ultimi anni c’è stato un silenzio assordante a partire proprio dagli elogiati da La Repubblica a cui spettava il controllo: l’ex presidente del Municipio X (Andrea Tassone, PD, finito agli arresti per Mafia Capitale) e l’ex vicepresidente del Municipio X (Sandro Lorenzatti, SeL). Il primo ha addirittura autorizzato il rifacimento (comunque necessario) di tutta via di Castelfusano, con procedure amministrative a dir poco discutibili, allo scopo di favorire soprattutto la riapertura del campeggio. Il secondo, Sandro Lorenzatti, storico ‘verde’, è stato Membro rappresentante per la Regione Lazio della Commissione della Riserva Naturale Statale “Litorale Romano” (2006-2012), riserva naturale dove appunto si è insediato il campeggio (Tipologia 1, area ‘intoccabile’). Il silenzio di Lorenzatti è proseguito anche dal 2013 al 2015, cioè mentre i lavori del campeggio procedevano indisturbati. Ora, in merito all’annullamento della “determinazione n. 919 del 15.06.2016, con la quale è stata ingiunta la rimozione o demolizione delle opere abusivamente realizzate in via di Castel Fusano 195” è stata fissata “per la trattazione collegiale della controversia la camera di consiglio del 30 agosto 2016“. Se il Comune di Roma avrà ragione, rimarrà inalterato il termine di rimozione e demolizione delle opere entro i 90 giorni decorrenti dalla data di notifica della determinazione, avvenuta in data 27 giugno 2016. Dunque, sorprendono alcune dichiarazioni ‘audaci’ quale “a settembre sarà un grande evento a festeggiare la rinascita di una struttura già presente negli anni Ottanta, destinata a riqualificare e rilanciare turisticamente il mare di Roma“, perché negli anni Ottanta quel cemento non c’era.
Le carte vanno lette, capite e rese disponibili ai lettori e ai cittadini rispettandone il contenuto e non alterandolo per scopi poco nobili che nulla hanno a che fare con l’informazione.

(1) I CAMPEGGI DI OSTIA DIMENTICATI DA ‘MAFIA CAPITALE’
http://www.labur.eu/public/blog/?p=1827

Paula de Jesus per LabUr

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PORTO DI OSTIA: QUANTI SONO I POSTI BARCA?

immagine del porto

Quanti posti barca ha, secondo l’Accordo di Programma, cioè lo strumento urbanistico che ne ha consentito la realizzazione, il Porto di Ostia? Il Comune di Roma non lo sa.
Sembra incredibile ma dai documenti in nostro possesso emerge una situazione grottesca di cui avevamo già accennato in un precedente articolo. Procediamo con ordine.
Il primo documento di riferimento è l’atto del Notaio Marina Fanfani (rep. 46322 racc. 12233 del 23/9/2002, registrato a Roma il 11/10/2002, n.15879 serie 1/T), il secondo
documento è invece l’Ordinanza n.20/2010 della Capitaneria di Porto di Roma (aggiornata con Ordinanza n.52/2012 del 27 giugno 2012), porto di ostia capitaneria vs fanfanifirmata dall’allora Comandante Pietro
Maradei. L’atto notarile riporta la tabella millesimale di tutte le unità immobiliari del Porto di Ostia (compresi i posti barca, con tanto di relativo riferimento catastale) e la tabella di quelle soggette a spese di utenza. E’ dunque il documento più affidabile. Dalla tabella in foto si capisce che qualcosa non torna: 794 posti barca iniziali contro gli 831 finali.

In pratica dal 2002 al 2010 aumentano di punto in bianco i posti barca: più 37 posti barca con quasi 1.500 mq in più di superficie d’acqua a disposizione dei diportisti. Per il
Comune di Roma invece (sempre nel 2010) i posti barca sono 808 perché i tecnici del Comune di Roma invece di ‘contare’ i posti barca prendono al posto di questi il numero più
alto del riferimento catastale. Addirittura nel documento di partecipazione per l’ampliamento del porto i posti barca diventano (sempre nel 2010) 850! Per non parlare del sito ufficiale del Porto di Ostia (http://www.portoturisticodiroma.it) dove ne risultano 840.

Non si capisce bene quali controlli abbia effettuato la Capitaneri di Porto che già con un precedente decreto (il 53/2000 del 12 dicembre 2000, Regolamento per l’esercizio e l’uso
del Porto Turistico di Roma) aveva dettagliato l’argomento ancor prima che il Porto di Ostia venisse inaugurato. Solo successivamente l’articolo 43 del Regolamento con
indicazione dei posti barca è stato modificato su istanza della società A.T.I. (concessionaria del porto) in data 20 settembre 2002 con entrata in vigore il 1 novembre 2002, mentre
l’indicazione degli 831 posti barca è stata modificata con istanza della società Porto Turistico di Roma il 5 dicembre 2007.

I posti barca, dentro un porto che è il porto di Roma, sono una miniera d’oro. Basti pensare che nel 2011 comprare il posto barca n.789 del riferimento catastale (idoneo per una barca fino a 40 metri) costava 700.000 euro (cessione del diritto di utilizzo fino al 2048) o che l’affitto del posto di una barca di 10 metri costava 4.260 euro all’anno (esclusi i consumi idrici: il 5% dell’importo di riferimento cioè 213 euro).
Neanche è chiaro per il Comune di Roma se il Porto di Ostia rispetti la disponibilità prevista dal Regolamento del 10% dei posti barca a favore delle navi in transito. Insomma un bel papocchio di cui da tempo si lamentano i diportisti del Porto di Ostia che, essendo titolari di posti barca e dunque delle unità immobiliari (art.53 del Regolamento) sono tenuti al pagamento delle quote di loro pertinenza per i servizi di cui all’art.10 tra cui il dragaggio per il mantenimento dei fondali, lettera o), opera non eseguita con correttezza p.es. all’imboccatura del porto. Per inciso: il consuntivo del 2014 per le spese di utenza è stato di 2.829.871, 45 di cui ben 200 mila euro per la manutenzione dei fondali (diventati 250 mila nel preventivo del 2015).

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I CAMPEGGI DI OSTIA DIMENTICATI DA ‘MAFIA CAPITALE’

agenda buzzi fabulous

Tra le righe delle centinaia di migliaia di pagine scritte su Mafia Capitale esistono ‘spunti’ investigativi mai presi in considerazione. Tra questi, due in particolare riguardano due campeggi del litorale romano. Nessuna indagine è in corso su questi elementi e nessuna contestualizzazione è mai stata fatta. Risulta comunque anomalo che (alla luce di quanto accaduto) indizi così importanti non siano mai stati approfonditi dalle autorità competenti. Vogliamo dunque citarli così come riportati, senza alcun commento aggiuntivo. Entrambi fanno parte degli affari di Salvatore Buzzi con la pubblica amministrazione, affari più o meno leciti ma che rendono bene l’idea della ragnatela tessuta da quel sistema corrotto chiamato Mafia Capitale.

CAMPEGGIO CAPITOL (via di Castel Fusano, 195)
Fabrizio Testa parlando con Salvatore Buzzi in data 21 ottobre 2014 alle ore 14:15 ad un certo punto dice: “Senti, poi io ho notizie che riguardano quel famoso campeggio. Una dirigente molto carina si è messa a disposizione, quindi se mi dai un tecnico… perchè ci sono talmente tanti problemi che mi ha detto: <io non… sono talmente tanti che… venite qua. Io vi sconsiglio, però venite qua e vi racconto tutto>“.
Il ‘tecnico’ viene richiesto da Testa a Buzzi e l’appuntamento viene preso per giovedì 23. L’accordo è chiaro: “Andiamo io e te e ci facciamo dire quali sono i problemi
Giovedì 23 ottobre alle ore 12:48 Buzzi però chiama Testa e quest’ultimo gli manda via sms il numero di telefono della dirigente del Comune di Roma. La dirigente è in attesa della telefonata da parte di Buzzi (“le dici che l’ha anticipato la segretaria di Luca Gramazio per raccontarti tutto… le racconto tutto non c’ho problemi, e racconto tutta la questione che riguarda il campeggio“). La dirigente è Donatella Donati del Comune di Roma che attualmente ricopre la funzione di Dirigente – Unità Amministrativa Municipio I. Nel periodo delle intercettazioni Donatella Donati era Dirigente della U.O. Sportello Unico Attività Ricettive (S.U.A.R.) del Dipartimento promozione del Turismo e della Moda, con compiti ben precisi relativamente alle attività ricettive di campeggi e villaggi turistici, come qui di seguito elencato:

• Ricevimento delle Segnalazioni Certificate di Inizio Attività degli esercizi ricettivi (S.C.I.A.);
• Verifica della conformità delle documentazioni e dichiarazioni allegate alla S.C.I.A. ed invio delle stesse agli altri Uffici preposti al controllo delle attività;
• Attuazione del procedimento unico ai sensi del D.P.R. 160/2010 nel caso di strutture ricettive soggette a vincoli.

Non solo, ma ha avuto anche l’incarico di direzione subapicale della U.O. “Aree Protette” presso il Dipartimento Tutela Ambientale e del Verde di Roma Capitale (almeno fino al 21 maggio 2015) che includeva il Servizio Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, articolato in due Uffici:

• Ufficio Autorizzazioni Riserva Litorale e Pianificazione Ambientale
• Ufficio Promozione Riserva Litorale

Oggi per il campeggio Capitol vige un’ordinanza di demolizione da parte del Municipio X, dopo una serie di accertamenti condotti dal Gruppo X Mare del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale. Anche LabUr aveva presentato un esposto.

CAMPEGGIO FABULOUS (via di Malafede, 205)
Questo campeggio è da poco entrato nell’occhio del ciclone per una serie di realizzazioni abusive. In pratica “installando stabilmente 142 case mobili all’interno degli oltre 150 ettari di pineta è stato trasformato in una “struttura ricettiva atipica, assimilabile a un villaggio turistico“. Per ora è tutto fermo da parte del Municipio X ma la notizia ha destato scalpore in quanto il campeggio risulta essere stato acquistato dalla Banca Etruria. In realtà il legame del campeggio con Mafia Capitale risulta dall’agenda di Salvatore Buzzi in cui compare scritto (foto): “60 casette x 625 euro = 37.500 Faboulus” proseguendo con una serie di ‘aggiustamenti’ in conteggi da assegnare. Compare anche un nome che sembrerebbe appartenere a Lozada Hernandez Nitza del Valle, la ex-moglie venezuelana dell’ex-vice capo di gabinetto di Walter Veltroni, Luca Odevaine (arrestato per corruzione aggravata).

 

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OSTIA. COSA C’E’ DIETRO L’ONDATA DI SEQUESTRI E DISSEQUESTRI DEGLI STABILIMENTI BALNEARI SUL LITORALE ROMANO

foto lungomuro

Realizzare una corretta pianificazione del Lungomare romano sarebbe cosa semplice se non ci fossero 60 anni di ‘costruito’. In realtà è come se volessimo dotare Roma di un nuovo Piano Regolatore considerando fattibile la demolizione del Colosseo (come pensò Papa Sisto V). In fondo l’abuso urbanistico ed ambientale con cui Vespasiano cancellò il laghetto alimentato dal Rio Labicano, ripristinato a suo tempo da Nerone come spazio per la sua Domus Aurea, grida ancora vendetta. A Ostia da un po’ di mesi regna la schizofrenia. Da un lato si vuole buttar giù il ‘Lungomuro’ nel tratto della città da sempre urbanizzato, dall’altro si vuole ricostruire un ecomostro come l’ex stabilimento Roma. E’ bene ricordare che sul Lungomare viene tutelato dal Comune di Roma perché ‘negozio storico’, l’esercizio di bar e ristorante dello stabilimento “La Vecchia Pineta”, che assieme al Rex (ora Tibidabo), al Plinius, all’Urbinati, al Kursaal, al Battistini, all’Elmi, allo stabilimento della Lega Navale e a molti altri rappresentano, fino al 1950, l’evoluzione del borgo marino sorto nel 1916.

LA NUOVA LEGGE DELLA REGIONE LAZIO
Nella Legge Regionale del 26 Giugno 2015, n. 8 (Pubblicata nel BURL n° 52 del 30 Giugno 2015), “Disposizioni relative all’utilizzazione del demanio marittimo per finalità turistiche e ricreative. Modifiche alla L.R. del 6 agosto 2007, n. 13, concernente l’organizzazione del sistema turistico laziale, e successive modifiche” varata dalla giunta Zingaretti, un particolare interesse lo ricoprono i seguenti due comma dell’articolo 7 (Disposizioni transitorie e finali):

5. I comuni sono tenuti a riservare alla pubblica fruizione una quota pari ad almeno il 50 per cento dell’arenile di propria competenza. In caso di mancato rispetto di tale quota, il comune non può rilasciare nuove concessioni demaniali marittime e stabilisce, nell’ambito del PUA, le modalità ed i criteri attraverso i quali raggiunge la quota suddetta. (…)

6. I comuni nella pianificazione della quota prevista al comma 5, sono tenuti a garantire, lungo l’arenile di propria competenza, un’equilibrata presenza di spiagge libere e di spiagge libere con servizi. A tal fine, individuano ambiti omogenei nei quali devono essere previste quote di spiagge libere e spiagge libere con servizi pari almeno al 20 per cento in ciascun ambito omogeneo, fermo restando il rispetto della quota di cui al comma 5.

Per arenile si intende semplicemente la distesa di sabbia sulla riva del mare e dunque il riferimento percentuale non è riferito ai metri lineari ma ai metri quadrati, cioè non alla linea di costa ma alla superficie di quella che comunemente chiamiamo ‘spiaggia’. Il Litorale romano (che va dalla foce del Tevere fino al confine con il Comune di Pomezia) è lungo 15.057,63 ml e ricopre una superficie di 2.662.053,30 mq (cioè “l’arenile”). Gli ambiti omogenei di questo arenile sono così classificati:

  • A. Idroscalo e il Porto di Ostia (nessuna balneabilità)
  • B. Il fronte mare avanti all’urbanizzato
  • C. Da piazza dei Canotti, fino alla stazione metro Colombo
  • D. Dalla stazione metro Colombo, per lungomare Vespucci, fino all’ex Dazio
  • E. Dalla riserva del Presidente al confine comunale

con sei sotto-ambiti

  • B1. Da via Carlo Avegno a via delle Repubbliche marinare (spiaggia libera di ponente)
  • B2. Da via delle Repubbliche Marinare a Piazzale Magellano (Lungomare urbano)
  • B3. Da piazzale Magellano a piazza dei Canotti (stabilimenti storici)
  • E1. Corrisponde ai limiti della tenuta Presidenziale di Castel Porziano non accessibile al pubblico.
  • E2. Dal confine della tenuta presidenziale al fosso del Tellinaro (“I Cancelli”)
  • E3. Dal fosso del Tellinaro alla capanna del Guardiapasso (Capocotta)

Numericamente parlando, sulla base delle planimetrie e concessioni autorizzate, risultano
• Spiagge pubbliche 907.723,81 mq
• Tenuta di Castel Porziano 1.009.209,25 mq
• Spiagge private 745.120,37 mq

Non considerando Castel Porziano, le spiagge pubbliche sono più del 50% di arenile previsto dalla legge e dunque (sempre secondo la Legge Regionale) il Comune di Roma potrebbe rilasciare nuove concessioni demaniali marittime. Dove? Qui sorge un problema: il comma 6 dell’articolo 7 della Legge Regionale stabilisce una quota del 20% di spiagge pubbliche all’interno di ogni ‘ambito omogeneo’. In alcuni ambiti bisognerebbe dunque creare spiagge libere a danno dei concessionari privati, ma non esiste praticamente ambito omogeneo dove si può rilasciare una nuova concessione (p.es. il Lungomare urbano). Per altro alcune porzioni di arenile sono intoccabili perché sono state date in concessione a circoli nautici (è il caso della Lega Navale) e ad aree attrezzate per esercizi di ristorazione (p.es. il Ristorante Peppino a Mare), esistendo anche un complesso residenziale di ‘cottage’ estivi, oggetto di licenza edilizia fin dal 1956, denominato Maresole.

Quale escamotage si sono inventati? Hanno individuato – dentro ambiti omogenei dove è richiesto il 20% di spiaggia pubblica e dove fa gola una nuova concessione (già in bozza al Comune di Roma) – all’interno delle concessioni esistenti “porzioni di spazi pubblici quali varchi o passi carrabili, affidati in gestione a consorzi tra concessionari confinanti”. Non solo, ma “concessioni con ampi fronte mare non minori di 250 ml potranno essere frazionate a condizione che sulla dividente sia individuato un varco pubblico non minore di 15 ml di fronte o una spiaggia libera attrezzata non minore di 30 ml di fronte”.

SEQUESTRI E DISSEQUESTRI
Per raggiungere questo obiettivo è partita da 2 anni la caccia al ‘balneare illegale’ e l’operazione ‘ruspe della legalità’, quasi che ‘ruspare’ abbia i connotati del fuoco purificatore ma non degli abusi edilizi bensì di tutte le nefandezze concesse sul Litorale romano dalle giunte di centro sinistra che hanno governato Roma negli ultimi 30 anni (ricordiamo che solo dal 2011, con il decentramento amministrativo voluto da Alemanno, il Municipio X ha ricevuto la delega per il controllo delle concessioni demaniali marittime). Non a caso il sindaco Marino ha riportato in auge i varchi a mare del 1990, budelli impraticabili e comunque mai realizzati da 3 anni a questa parte.
Tra i chioschi autorizzati in convenzione con il Municipio X ha avuto gli onori delle cronache la gestione del Lotto 8 all’associazione Libera, costretta a restituire la spiaggia assegnata per inadempienza. Tutte le altre spiagge pubbliche (Capocotta e Castel Porziano) versano in situazioni pietose sia per ragioni igienico-sanitarie che per assenza di assistenza a mare. Le spiagge date in concessione ai privati subiscono invece quotidiani attacchi anche per modesti illeciti edilizi, bloccando così, in piena stagione estiva, la loro attività lavorativa e finendo per dissanguare le casse pubbliche per le spese legali sostenute dal Comune di Roma a seguito dei ricorsi in Tribunale.
Non sono stati invece sfiorati gli stabilimenti sul Lungomare Amerigo Vespucci, che si sono stratificati senza un progetto unitario dalla metà degli anni sessanta e poi consolidati e attrezzati. Questi, presentano “… un peso considerevole di servizi di intrattenimento e piscine spesso alternati con CRAL aziendali. E’ l’area di concentrazione anche dei circoli rimasti in gestione allo Stato, particolarmente pesanti in termini di edificazione”.

CONCLUSIONI
Ci troviamo di fronte ad una Legge Regionale confusionaria e ancora oggi senza un regolamento attuativo, pertanto non applicabile, che sta condizionando lo scenario storico-urbanistico del Litorale romano in funzione di scelte puramente speculative. Al contrario di altri Comuni marini, Roma ha già un arenile pubblico superiore al 50% richiesto per legge, ma deve trovare la quadratura magica tra il reperimento di spiagge pubbliche sul tratto urbanizzato (da dare poi in convenzione) e la frammentazione delle concessioni esistenti per ‘generare’ nuove concessioni. Nel frattempo, per Capocotta e Castel Porziano si applica la regola del perfetto amministratore: mandare in degrado la risorsa pubblica per poi assegnarla al privato. Ad maiora.

Paula de Jesus per LabUr

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OSTIA, ESPOSTO DI LABUR: SUL VILLAGE PRESUNTO DANNO ERARIALE

mq village commerciale

In un periodo così difficile per Ostia, che vede ondate pressoché quotidiane di sequestri e dissequestri di stabilimenti balneari per presunti abusi edilizi, sarebbe opportuno che almeno per il Village, che la Hesperia srl ha affittato per 3 anni a 10 mila euro al mese, esistesse la piena trasparenza amministrativa.
Il Village, confiscato in via provvisoria al clan mafioso dei Fasciani, non pagherebbe infatti il canone demaniale dovuto. I valori delle tabelle ASL, citate nel contratto d’affitto del ramo d’azienda con il quale la società Hesperia srl è stata autorizzata dall’ANBSC (1) a condurre il Village, non sono gli stessi utilizzati dal Municipio X per il calcolo del canone demaniale, tant’è che la perizia tecnica effettuata dall’Hesperia srl (2) e confermata dall’ANBSC restituisce, ad esempio, un numero di metri quadrati di aree commerciali più alto di quello conteggiato dall’amministrazione. I valori resi pubblici dal Municipio X sono i seguenti:

area scoperta 4.502,78 mq
strutture facile rimozione 1.394,50 mq
strutture difficile rimozione 852,72 mq
aree commerciali 200 mq
area commerciale con riduzione 20% (da 100 a 80 mq)

Dunque, per il Municipio X, ci sono 300 mq di aree commerciali, mentre dalla perizia risultano 30 mq di yogurtheria, 288 mq di ristorante e 140 mq di bar/tavola fredda, per un totale di 458 mq, a cui andrebbero aggiunti quelli del chiosco della spiaggia e della terrazza. Sulla base solo di questi numero stiamo parlando di una differenza dell’importo dovuto di quasi 20.000 euro.
Inoltre, dalle rilevazioni da noi eseguite, veranda, magazzini, depositi, ambienti di servizio ad uso della spiaggia, 49 cabine in legno e i due blocchi di bagni occupano una superficie coperta che eccederebbe la somma indicata delle “strutture di facile e difficile rimozione” (quasi 600 mq in più).

Verificare gli abusi è un atto dovuto, ma lo è anche la riscossione dei canoni dovuti, visto per altro che il Comune di Roma sarebbe stato messo in mora dalla Regione Lazio per non aver pagato dal 2009 i canoni demaniali per un importo complessivo di 81.000 euro/anno, soldi dei cittadini. Si chiede la verifica di tali presunti danni erariali, così come sopra esposto.

(1) Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata
(2) allegato D dell’atto certificato dal dottor Valerio Tirone, notaio in Guidonia Montecelio, con studio in Guidonia, via Locatelli n.15, iscritto nel Collegio Notarile dei distretti riuniti di Roma, Velletri e Civitavecchia – “Perizia tecnica del 21 luglio 2015 redatta dalla società Barbieri Nardone Costruzioni srl (Prot. Com. 170_15, 20150721_ag)“, sopralluoghi effettuati il 7, 9 e 13 luglio 2015

  • ESPOSTO INVIATO IN DATA ODIERNA A:
    – Comune di Roma, Municipio X
    – Regione Lazio
    – Consorzio Unindustria per la gestione dei beni sequestrati
    – Amministratore Giudiziario Malibù Beach srl
    – Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata
    – Autorità Nazionale Anti Corruzione
    – Guardia di Finanza
    – Procura di Roma
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MUNICIPIO X – SEQUESTRI STABILIMENTI BALNEARI. I COSTI DELLA LEGALITA’ E DELLA DISINFORMAZIONE

IMG_20160516_131358In un Municipio, come il X di Roma Capitale, commissariato per Mafia la sempre più sentita istanza di legalità deve coesistere con la parola d’ordine “trasparenza”. E invece si assiste, soprattutto da parte di alcuni organi di stampa filogovernativi, ad una sistematica disinformazione per scarsa conoscenza di norme e leggi e per esigenze di propaganda elettorale. E’ il caso ad esempio dei “sequestri preventivi” in corso ad Ostia ai danni degli stabilimenti balneari. Prima della condanna non può esserci alcuna colpevolezza riguardo al reato contestato. Il sequestro preventivo (Art. 321 c.p.p.) è solo una misura cautelare (dunque, preventiva, provvisoria) che l’autorità giudiziaria impone affinché il reato (presunto) non possa proseguire. Agli stabilimenti raggiunti da un sequestro preventivo vengono contestati reati edilizi (abusi), che dovranno essere riscontrati in sede processuale. Il concessionario dello stabilimento, entro 10 giorni dalla data di notifica del sequestro, può rivolgersi al Tribunale del Riesame per annullare il decreto di sequestro, cosa che è regolarmente accaduta ad Ostia per tutti i sequestri preventivi intentati dall’Amministrazione Prefettizia tant’è che tutti gli stabilimenti balneari sono aperti, compreso il Faber Beach. E’ bene sottolineare dunque che agli stabilimenti balneari non viene contestato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, di bancarotta fraudolenta o di criminalità organizzata, come qualcuno insiste a dipingere forzatamente, bensì reati edilizi e autorizzativi, dunque ‘amministrativi’. L’azione condotta dalla Commissione Prefettizia di Ostia è volta infatti a ‘fiaccare’ la resistenza economica degli stabilimenti che si rifiutano di ripristinare in via ‘bonaria’ quanto a loro contestato.
E’ importante altresì sottolineare ed essere consapevoli che l’esigenza di legalità, in un territorio commissariato per mafia, non solo ha un costo per i cittadini, ma anche un lato oscuro. I continui ricorsi amministrativi da parte di soggetti privati pesano sulle già magre casse del Comune di Roma (*). Inoltre, ai titoli cubitali sui giornali non corrisponde la realtà de facto ed è forte il pericolo di mettere in crisi il rapporto fra le istituzioni e i cittadini, alimentando un sentimento di diffidenza e di ripulsa verso tutto ciò che è pubblico, mettendo in crisi lo stesso sentimento della legalità. Il cittadino disinformato dalla stampa che decide di passare la sua giornata al mare scopre che gli stabilimenti sono tutti aperti, mentre le spiagge libere sono abbandonate al degrado. Insomma, il cittadino si sente beffato due volte.
Analoga considerazione vale per il paventato spauracchio della decadenza della concessione, gridato ogni volta all’indomani di un sequestro preventivo. Se non c’è una sentenza di condanna, la decadenza della concessione non c’è e dunque sono colpevolmente fantasiose le affermazioni giornalistiche secondo cui gli stabilimenti sequestrati sono tornati nella mani dello Stato, al massimo può esser stata designata l’amministrazione pubblica come ‘custode giudiziario’ del bene sequestrato.
La legalità ha un costo, che i cittadini sono anche ben felici di pagare purché però ci sia trasparenza nelle azioni amministrative e una valutazione della loro efficacia. Si può sequestrare per ben 3 volte uno stabilimento e perdere tutte e tre le volte il ricorso? Ci si può soffermare a riflettere sull’ipotesi che possa essere stata un’azione temeraria? Non è un obbligo morale quello di valutare oltre ai danni erariali i danni derivanti dalla disillusione degli effetti attesi dalla legalità? E, per ultimo, si sta tutelando l’interesse pubblico dei cittadini italiani e stranieri che vogliono godersi il mare, si sta garantendo (sguarnendo le spiagge) la pubblica e privata incolumità?

(*) Solo il costo della dirigenza dell’avvocatura capitolina (23 dirigenti apicali) è di circa 6,5 milioni l’anno. Ogni anno, il Comune affronta circa 15mila nuove cause di cui un 12% di diritto amministrativo (TAR, Consiglio di Stato) che dunque ammontano a circa 1800 cause. Facendo una stima per difetto, se il Comune ne perde il 10% ed ognuna prevede il pagamento delle spese pari a 5mila euro, si hanno 900mila euro all’anno.

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OSTIA, IL ‘TOLLERATO’ VARCO A MARE DI SABELLA: NUOVO ESPOSTO

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il cancello che chiude il varco a mare

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il cancello chiuso che impedisce l’accesso alla spiaggia

Inizia la stagione balneare ma la spiaggia della Colonia Marina L’Arca, Lungomare Amerigo Vespucci 10 (Ostia Lido, Roma), a fianco dello stabilimento balneare Venezia, è chiusa, così come il suo varco a mare di cui abbiamo già ampiamente scritto. Una storia vecchia di un anno che si ripete, su cui pende ancora il nostro esposto del 12 agosto 2015. Il varco a mare risulta ancora citato come ‘da realizzare‘ all’interno dell’ordinanza di balneazione 2016 del Comune di Roma (pagina 3). Da voci insistenti, risulterebbe però che la Colonia Marina L’Arca abbia riconsegnato la concessione demaniale, motivo per cui sarebbe chiusa. Ci troveremmo così davanti a varchi di serie A e varchi di serie B: quelli sui quali si è accanito il magistrato Alfonso Sabella durante il periodo in cui aveva la delega di presidente del Municipio X (p.es. lo Shilling) e quelli ‘tollerati’ da Sabella (p.es. L’Arca). Un pasticcio imbarazzante e soprattutto illegale compiuto da chi, come Sabella, ha avuto troppi momenti di ‘distrazione‘ sul Lungomare di Ostia. Invieremo un nuovo esposto alla Commissione Prefettizia attuale del Municipio X (commissariato per mafia proprio sotto Sabella mentre invece comandava dubbie operazioni di legalità) chiedendo spiegazioni in merito sia al varco che all’eventuale messa a bando della concessione con procedura ad evidenza pubblica. Tutto questo, mentre imperversano le indagini dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione sulle spiagge libere, i cui affidamenti non sono mai stati controllati con dovizia da Sabella.

Paula de Jesus per LabUr

 

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OSTIA, APERTURA CAMPEGGIO CAPITOL: ESPOSTO

campeggio capitol

Inviato il 2 marzo 2016 al Comune di Roma, al X Municipio, al CBTAR, alla Regione Lazio, al Corpo Forestale dello Stato.

PREMESSA
L’apertura del Camping Village Roma Capitol, lungo via di Castel Fusano, è prevista nella primavera del 2016. La nuova struttura a 4 stelle si estenderà su un’area di 26 ettari nella Pineta di Castel Fusano, all’interno della Riserva Naturale Statale del «Litorale Romano». L’area, secondo il Decreto n.311 del 24 ottobre 2013 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Mare (pubblicato sulla G.U. n.272 del 20/11/2013, Nuova perimetrazione della Riserva naturale statale del «Litorale Romano»), delimitata da via del Canale dello Stagno, via di Castel Fusano, via del Fosso di Dragoncello e via dei Pescatori, insiste nella c.d. “Zona 1 (di massima protezione)”, come si evince dalla Tavola n.7 allegata al D.M. sopra citato.
L’operazione finanziaria ha coinvolto la Iccrea Banca Impresa e un pool di banche di credito cooperativo, costituito da Bcc Roma, Bcc Garda, Bcc Staranzano e Bcc San Biagio, assistite dallo studio legale Watson Farley & Williams, con un team guidato dal partner Francesco Dialti. Il finanziamento, utilizzato per i costi relativi alle infrastrutture ricettive del camping, è stato concesso alla S.i.l. Campeggi srl, società del gruppo Baia Silvella con sede a Salò, controllata dalla famiglia Vezzola (Piazza Vittorio Emanuele II, 31; 25087 Salò, Italia). L’autorizzazione a costruire nuove strutture, dopo numerose vicende giudiziarie, è stata rilasciata dal Dipartimento Turismo di Roma Capitale (d.d. 57 del 08.08.2012, autorizzazione unica n.QA8030 del 30.11.2005). Con l’apertura di tale camping, il Gruppo Baia Silvella, che rappresenta una delle più radicate e conosciute realtà nel settore del Camping Village a livello internazionale, porterà a 9 le proprie strutture ricettive.

I FATTI
Lo stato attuale dei lavori risulta essere molto in ritardo rispetto alle date previste per l’apertura. Tuttavia, sono già aperte da mesi le prenotazioni e la struttura ospiterà questa estate oltre 5.000 posti letto più bar, ristorante e self-service, pizzeria, market e bazar, anfiteatro all’aperto, cappella all’aperto, piscine, campi polivalenti, campi da beach volley e calcetto, più tutto quanto necessario per accogliere, camper, caravan, tende e case mobili. Si teme che, per aprire in tempo utile la struttura, non sia ancora completato e collaudato quanto previsto per legge e da progetto al fine di garantire le necessarie condizioni idriche, idrauliche e igienico-sanitarie a tutela dell’area protetta in cui insiste.

CONSIDERATO
– che gli obiettivi del Piano di Gestione della RNS del Litorale Romano sono: la tutela della biodiversità e la conservazione delle componenti faunistiche, floristiche, vegetazionali, geologiche, idriche, ecosistemiche e paesaggistiche dell’area;
– che il progetto di riqualificazione del campeggio Capitol in località Ostia Castel Fusano, inquadrato come ‘riassetto urbano’ per la pesante concentrazione ed attività antropica prevista soprattutto durante il periodo estivo, prevedeva l’assoggettamento alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale da parte della Regione Lazio, della quale risulta esser stato dato nel 2011 un ‘parere favorevole con prescrizioni’ (prot. 478964 del 8/11/11);
– che risulta una forte criticità idraulica ed ambientale dell’area;
– che l’unico corpo ricettore idrico risulta essere il tratto terminale del Canale dei Pescatori, che già presenta una pessima qualità chimico-fisica nonché biologica delle acque;
– che deve essere evitato il deperimento della falda acquifera,

SI CHIEDE CON URGENZA LA VERIFICA DEI SEGUENTI PUNTI, ESSENDO EVIDENTE IL RITARDO DEI LAVORI E IL CONSEGUENTE COLLAUDO DELLE OPERE, IN FUNZIONE DELLA PROSSIMA APERTURA DEL CAMPING

1. la verifica dello stato dei lavori e il collaudo dell’impianto di depurazione delle acque reflue;
2. la verifica dei sistemi di smaltimento delle acque meteoriche e delle piscine;
3. la verifica dell’effettiva trasformazione del territorio ad invarianza idraulica rispetto all’unico corpo ricettore idrico che riceve i deflussi superficiali originati dalla trasformazione stessa (equilibrio idraulico ed idrogeologico);
4. la verifica della certificazione dell’allacciamento alla rete fognaria dei servizi commerciali;
5. la verifica di compatibilità di tutto quanto finora elencato rispetto al Piano di Gestione della RNS del Litorale Romano in funzione dei principi espressi nel Rapporto Preliminare prodotto a seguito del decreto del Presidente della Regione Lazio (n. T00468 del 16 dicembre 2014) con cui, in ottemperanza alle Sentenze T.A.R. Lazio nn. 3764/2009 e 12651/2009 è stato nominato il dott.Vito Consoli, Direttore dell’Agenzia Regionale Parchi (A.R.P.), Commissario ad acta, con il compito di attivare tutti gli adempimenti necessari ai fini della conclusione della procedura amministrativa di adozione del Piano di Gestione e del Regolamento attuativo della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano.

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PORTO DI ROMA, OSTIA – LE RESPONSABILITA’ POLITICHE DELLA MANCATA VIGILANZA

ALLEGATO 16 cidonio 2b

Nonostante il Municipio X sia stato commissariato per mafia, né l’Assessore Alfonso Sabella né la Commissione Prefettizia hanno saputo dare una risposta sul Collegio di Vigilanza del Porto di Roma. Non si riesce nemmeno a chiarire se Balini abbia pagato interamente i canoni demaniali. Al Dipartimento di Programmazione e Attuazione Urbanistica non si trova il progetto del Porto. Sabella ai suoi collaboratori: “Stiamo attenti quando trattiamo il Porto, li ci sparano sul serio”. Ma non ha fatto nulla. Sarebbe stato un inizio di percorso di legalità quello di nominare chi doveva controllare che tutto fosse in ordine.

Recentemente LabUr ha inoltrato un Accesso Civico al Comune di Roma, volto a conoscere la composizione del Collegio di Vigilanza relativo all’Accordo di Programma che ha portato alla realizzazione del Porto di Roma. Essendo “un accordo di programma, nel diritto amministrativo italiano, una convenzione tra enti territoriali (regioni, province o comuni) ed altre amministrazioni pubbliche mediante la quale le parti coordinano le loro attività per la realizzazione di opere, interventi o programmi di intervento” abbiamo chiesto chi abbia vigilato sulla corretta realizzazione di quest’opera strategica, dato che l’art. 34, comma 7, D.Lgs. 18 Agosto 2000 n. 267, prevede tale organo di controllo. Ebbene, dopo 15 anni dall’inaugurazione avvenuta nel 2001, LabUr ha scoperto che non c’è mai stato un Collegio di Vigilanza, così come previsto dall’articolo 5 dell’Accordo di Programma firmato in data 26 luglio 2000 e ratificato ai sensi dell’art.27 della legge 142/90 dal Comune di Roma con delibera n.134 del Consiglio Comunale in data 31 luglio 2000.
Il Collegio di Vigilanza doveva essere composto dal Sindaco (o suo delegato) e da un rappresentante di ciascuno degli enti firmatari: Regione Lazio, Ministero Beni Culturali (Soprintendenza di Ostia e di Roma) e Ministero delle Finanze (Direzione Centrale Demanio). Dall’Accordo di Programma è per esempio scomparsa la Caserma della Guardia di Finanza che ha lasciato il posto ad un albergo e a un residence, nonché al museo della LIPU, fatto che avrebbe dovuto bloccare la realizzazione del Porto di Roma.

LA RINUNCIA DELLA GUARDIA DI FINANZA
Da un carteggio tra la Guardia di Finanza e la società di Mauro Balini del 27 dicembre 2008 (prot. n.40152/52, II Gruppo Roma) si evince che già il 26 aprile del 1999 la Guardia di Finanza sottolineava che la costruzione dell’immobile non era da considerarsi vincolante per il Corpo in quanto non era mai “stato assunto alcun impegno formale a nome dell’Amministrazione” con l’A.T.I., la società di Balini che ha realizzato il Porto grazie all’Accordo di Programma del 2000. Dunque, a dicembre 2008, la Guardia di Finanza si sente libera di rifiutare la Caserma. Questa circostanza era già nota a Balini almeno due mesi prima, visto che il 10 ottobre 2008 il Comune di Roma vendeva a Balini un pezzo di terra in esecuzione della deliberazione n.35 adottata in data 17 marzo 2008 dal Commissario Straordinario del Comune di Roma, Mario Morcone. Proprio su una parte di quel terreno di 31.578 mq ubicato dietro al Porto (lungo via Carlo Avegno, oggi ancora abbandonato), venduto a 3.819.934,40 euro (circa 121 euro/mq) doveva infatti sorgere la Caserma. Balini però aveva già pronto un altro progetto che prevedeva la costruzione di un residence, di un albergo e altro ancora. A prescindere dai dettagli tecnici, questa era una delle situazioni in cui avrebbe dovuto intervenire il Collegio di Vigilanza.

LA CAMPAGNA ELETTORALE DI RUTELLI
Dal 14 febbraio al 28 aprile 2008, Roma ha avuto un Commissario Straordinario a seguito delle dimissioni del Sindaco Veltroni (PD), candidato alla Presidenza del Consiglio. Il Prefetto era Morcone, che a marzo del 2008 rende ‘vendibile’ l’area dove Balini vuole sviluppare il nuovo progetto. Circa un mese dopo, il 7 aprile 2008, Francesco Rutelli, candidato a Sindaco di Roma per il centrosinistra, viene invitato a fare il suo comizio elettorale dentro gli uffici del Porto di Roma da Mauro Balini, patròn del Porto, finito nelle cronache di Mafia Capitale. Erano presenti, oltre all’ex Assessore comunale al Commercio prima sotto Rutelli (1997-2001) e poi sotto Veltroni (2001-2008), Franco Cioffarelli (PD), che accompagnava Rutelli, l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Ricerca Innovazione e Turismo, Claudio Mancini (PD), l’assessore al Turismo della Provincia di Roma, Patrizia Ninci (PD), il presidente uscente del Municipio, Paolo Orneli (PD), compresi esponenti locali come Domenico Pizzuti (PD) e altri. Queste le testuali parole di Mauro Balini: “Volevo soltanto dire dell’incontro del Porto di Roma con l’onorevole Rutelli. Che per noi romani è Rutelli, Francesco. E’ nato nel 2000-2001. Avevamo un problema serio con l’iter procedurale e chiedemmo aiuto al nostro Sindaco, Francesco Rutelli. Quel giorno mi accompagnò l’assessore Franco Cioffarelli. Francesco Rutelli aveva altre cose da fare, ci fermò in un salotto e ci disse soltanto due parole (non so se te le ricordi), mi fece: “Balini, ma i posti di lavoro, li lasci?” “Come no!” “L’imprenditoria la vuoi?” “Si!” “Riesci a dare altra forza lavoro sul territorio, ripristinare il parco Pasolini?” “Si!” Siamo andati via e si fece quella sera il porto turistico di Roma“. Rutelli annuisce e promette che il futuro raddoppio del Porto e la realizzazione del nuovo ponte della Scafa si faranno.

IL DEPISTAGGIO DI SERAFINA BUARNE’, SEGRETARIO GENERALE DEL COMUNE DI ROMA
La mancanza del Collegio di Vigilanza di un Accordo di Programma così importante doveva esser già nota al Comune di Roma, anche perché è obbligo di legge la pubblicazione dell’avvenuta composizione. A maggior ragione ciò doveva esser fatto dal Comune di Roma dopo i fatti di Mafia Capitale e l’arresto di Mauro Balini. Invece, il 15 gennaio 2016, alla richiesta di LabUr, Serafina Buarnè, Segretario Generale del Comune di Roma (preposto alla trasparenza amministrativa e scelto dall’Assessore alla Legalità, Alfonso Sabella), nega l’Accesso Civico rispondendo testualmente che quanto richiesto “non soggiace agli obblighi di pubblicazione previsti dal D.Lgs. n.33/2013“. Non era il primo rifiuto. Nel frattempo la Buarné ha lasciato l’incarico e dopo l’ennesima richiesta di LabUr è arrivata la risposta il 5 febbraio 2016 da parte della dott.ssa Maria Rosaria Pacelli, che intimava la pubblicazione richiesta da LabUr entro il 24 febbraio 2016. Ad oggi, 28 febbraio, però ancora nulla.

L’IMBARAZZO DELLA COMMISSIONE PREFETTIZIA DI OSTIA
Nonostante il Municipio X sia stato commissariato per mafia, né l’Assessore Alfonso Sabella né la Commissione Prefettizia hanno saputo dare una risposta sulla Commissione di Vigilanza. La cosa davvero incredibile è che non si riesce a chiarire se Balini abbia pagato interamente i canoni demaniali mentre ci si accanisce contro tutti gli stabilimenti balneari, senza alcuna distinzione. Addirittura al Dipartimento di Programmazione e Attuazione Urbanistica non si trova il progetto del Porto: l’Ing. Antonello Fatello (che istruì l’Accordo di Programma) oggi è indagato e non si conoscono i nomi della Commissione di Vigilanza sulle opere pubbliche e di interesse pubblico del Porto. Lo stesso Sabella diceva ai suoi collaboratori: “Stiamo attenti quando trattiamo il Porto, li ci sparano sul serio”. Ma non ha fatto nulla. Sarebbe stato un inizio di percorso di legalità da parte di Sabella quello di nominare chi doveva controllare che tutto fosse in ordine, un’azione ordinaria, non straordinaria.

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