Uno dei problemi più importanti del Municipio X è la conservazione e la fruizione del verde pubblico. Oltre alla Riserva Naturale Statale del Litorale Romano (che comprende p.es. la pineta di Castel Fusano) o alla Tenuta Presidenziale di Castel Porziano, il Municipio X vanta anche il Punto Verde Qualità (PVQ) “Madonnetta”, il più grande di Roma. Senza entrare nelle questioni amministrative che da oltre un anno ne stanno decidendo la sorte, ci interessa qui trattarne un aspetto particolare, legato all’invarianza idraulica del territorio e cioè al concetto di ‘idraulica urbana‘ legato alla cementificazione del territorio, alla trasformazione del suolo da ‘vegetale’ (superficie permeabile) a ‘costruito’ (superficie impermeabile). Tanto più si costruisce, tanto più si sottrae suolo permeabile, tanto più bisogna intervenire affinché le acque meteoriche vengano smaltite senza variare le condizioni precedenti (invarianza). Altrimenti ci si allaga.
Tecnicamente, quando piove, l’acqua dovrebbe defluire sulle superfici impermeabili, entrare nel sistema di drenaggio ed esser scaricata nel corpo idrico ricettore. Nel Municipio X questo non accade quasi in nessun quartiere, primo perché si è costruito troppo, secondo perché la raccolta delle acque meteoriche è inesistente (strade trasformate in torrenti, grondaie che scaricano in superficie, etc.), terzo perché i ricettori idrici (in sostanza il vecchio reticolo dei canali di bonifica) sono insufficienti.
Ecco perché la sopravvivenza del verde contro il cemento non è solo una volontà ambientalista ma è soprattutto una necessità idraulica. Il PVQ Madonnetta, subito a valle della lottizzazione abusiva delle Terrazze del Presidente (TDP) e a protezione del quartiere Madonnetta, costituisce un po’ la sintesi di quanto qui sopra descritto.
Si è aggiunto però di recente un fatto anomalo che rischia di stravolgere il concetto tecnico di invarianza idraulica e di impermeabilizzazione del suolo.
Infatti in data 14 dicembre 2016 il Comitato Tecnico dell’Autorità di Bacino del fiume Tevere si è riunito per discutere di tre argomenti, relativamente al decreto segretariale 42/2015:
1) richiesta della Regione Lazio del 2 novembre 2016 di non procedere alla elaborazione finale
2) proposta della Segreteria tecnico operativa di procedere alla elaborazione finale
3) decisioni del Comitato Tecnico.
L’argomento interessa Ostia e Fiumicino in termini di ‘allagamenti’ ma da due settimane non si sa nulla anche se, da indiscrezioni, si parla con insistenza di un nuovo decreto segretariale n.57/2016 che correggerebbe in parte il precedente. Entriamo nel vivo della questione per passi successivi prendendo la questione del PVQ Madonnetta come riferimento.
CHI E’ L’AUTORITA’ DI BACINO DEL FIUME TEVERE (ABT)
L’ABT è una delle 7 autorità a livello nazionale che operano sui bacini idrografici dei grandi fiumi per garantire le azioni di difesa del suolo e del sottosuolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico e la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi. L’ABT è stata costituita con D.P.C.M. del 10/08/1989 ai sensi dell’art.12 della legge 18 maggio 1989, n.183 e si interessa appunto del bacino idrografico del fiume Tevere, perimetrato con il D.P.R. 1 giugno 1998 (superficie totale: 17.374,99 kmq, 6 regioni e 334 comuni). La pianificazione degli interventi è prevista tramite stralci del piano generale relativi a settori funzionali. Per quanto riguarda Roma, se ne distinguono due:
– P.A.I. (Piano stralcio di Assetto Idrogeologico), approvato con D.P.C.M. del 10 Novembre 2006, che ha come obiettivo l’assetto del bacino che tende a minimizzare i possibili danni connessi ai rischi idrogeologici.
– P.S.5 (Piano Stralcio 5), approvato con D.P.C.M. del 3 Marzo 2009, che interessa il tratto metropolitano del Tevere da Castel Giubileo fino alla foce.
Nello specifico, il PAI prevede delle Norme Tecniche di Attuazione che si interessano dell’invarianza idraulica e dell’impermeabilizzazione del suolo, cioè fornisce indicazioni urbanistiche sul possibile sviluppo della città di Roma per evitare gli allagamenti e le frane. Tali aggiornamenti vengono eseguiti tramite i cosiddetti ‘decreti segretariali’, un escamotage forse neanche troppo legale, inventato dall’ABT con il quale il Segretario generale dell’ABT può apportare modifiche di aree a rischio e fasce di pericolosità contemplate dal PAI che si rendano necessarie, nei seguenti casi:
a) avvenuta realizzazione di opere di messa in sicurezza dal rischio idrogeologico, nonché di approfondimenti e/o aggiornamenti del quadro conoscitivo che determinino e/o accertino una diminuzione del rischio e/o della pericolosità;
b) modifiche e/o introduzione di nuove aree a rischio o di fasce di pericolosità a seguito di approfondimenti e/ o aggiornamenti del quadro conoscitivo”.
Così, in data 16 luglio 2015 è stato emesso il decreto segretariale n. 42/2015 (dunque, una proposta di modificazione del PAI, aggiornamenti ex art. 43, comma 5 delle Norme Tecniche di Attuazione) per ridefinire “le aree allagabili nella zona fociale del fiume Tevere, corsi d’acqua secondari e rete canali di bonifica nel territorio di Roma Capitale e Comune di Fiumicino“. Per zona fociale è stato considerato tutto il Municipio X.
Il valore di un decreto segretariale è quello di “misura di salvaguardia, per assicurarne, in attesa dell’approvazione definitiva della variante di piano in questione, gli immediati effetti giuridici, sì da fronteggiare prontamente eventuali situazioni emergenziali causate dall’evoluzione delle situazioni a rischio che possano verificarsi nel territorio del bacino“.
In sostanza, la difesa del suolo viene ‘adeguata’ allo sviluppo urbanistico del Comune di Roma, anche in quelle zone dove già erano state espresse indicazioni di non edificabilità o altro. Un esempio su tutti è stato l’imbarazzante nulla osta rilasciato dall’ABT ai tempi dei Mondiali di Nuoto del 2009 per la costruzione del Salaria Sport Village, in piena area di esondazione. La norma è: basta che il Segretario Generale ‘firmi’.
IL DECRETO SEGRETARIALE 42/2015
Guardando la nuova cartografia del rischio idrogeologico dell’ABT, oltre che a palesarsi l’inadeguatezza del materiale cartografico impiegato (neppure è riportata la lottizzazione abusiva delle Terrazze del Presidente), ciò che lascia stupiti è vedere che a valle (zona Madonnetta) esistono aree a rischio R4 e che a monte invece non c’è nulla di questo. L’ABT non si è curata di prendere in considerazione che le acque meteoriche provenienti dall’impermeabilizzazione del suolo dovuto alla costruzione delle TDP (non riportate in pianta) sono quelle che provocano gli allagamenti a valle. Dunque il PVQ Madonnetta non avrebbe alcuna importanza nell’invarianza idraulica del posto perché a Madonnetta si allagherebbero solo (evidentemente) per l’esondazione di qualche ricettore idrico (fosso). In altre parole, l’ABT, che deve redigere un piano di rischio in funzione degli sviluppi urbanistici futuri del Comune di Roma (‘qui si può costruire, qui no‘), non tiene conto dell’edilizia esistente come fattore di rischio, non valutando in pratica l’inadeguatezza delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria (raccolta superficiale delle acque meteoriche) che il Comune dovrebbe realizzare. Ricordiamo che anche le opere di urbanizzazione sono misure per ridurre il rischio idrogeologico. In pratica, se a Madonnetta esiste il massimo rischio idrogeologico (R4, rosso) e tutti sanno che gli allagamenti avvengono anche per colpa delle TDP, l’ABT decreta che a Madonnetta non si può più costruire ma che invece le TDP lo possono fare (non c’è alcun rischio, zona ‘bianca’), peggiorando di fatto il rischio del quartiere Madonnetta.
Le TDP dovevano realizzare il raddoppio della via di Acilia che non contemplava soltanto il semplice raddoppio della sede stradale ma che inglobava anche le opere di urbanizzazione necessarie per smaltire le acque delle migliaia di abitazioni realizzate trasformando in maniera abusiva un terreno agricolo in un blocco di cemento. Via di Acilia è rimasta la strada di campagna di oltre 30 anni fa, senza alcuna protezione dalle acque che su di essa si scaricano da monte (compreso il piano di zona Malafede)..
Tra le TDP e il quartiere Madonnetta c’è il PVQ Madonnetta, che oggi svolge funzione di contenimento del deflusso delle acque a monte. Anch’esso, per l’ABT, non è a rischio e quindi, tecnicamente, oggi il comune potrebbe decidere di inserirlo in un programma di intensificazione edificatoria, magari per rientrae del deficit finanziario accumulatosi negli anni. A Madonnetta invece, terreni interclusi e ancora allo stato ‘vegetale’, non possono essere edificati. Il rischio? Dale carte dell’ABT sembrerebbe pervenire dall’influente C del Canale di Palocco (lungo via di Prato Cornelio, ma tombato nel tratto in cui curva verso via di Macchia Palocco) e dall’influente D del Canale di Palocco (la parte tombata lungo via Padre Perilli). Peccato che entrambi prendono le acque a monte proprio dalla zona delle TDP.
CONCLUSIONI
L’ABT ha prodotto un lavoro frettoloso, incompleto e ha raggiunto indicazioni false e tendenziose per un corretto sviluppo urbanistico che dovrebbe garantire la pubblica e privata incolumità da allagamenti e frane. Ricordiamo che il rischio R4 è tale se “sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socio economiche“. Sarebbe interessante conoscere, una volta indicato il rischio, quali sono le misure che verranno prese, non certo quelle indicate da Risorse per Roma, un inutile carrozzone comunale, che stimò in 640 milioni di euro il risanamento idraulico del Municipio X.
Noi a queste domande abbiamo già le risposte ma le rivolgeremo alle autorità preposte per farcele dare in forma ufficiale anche perché è inconcepibile che ancora nel 2016 si ragioni con questa approssimazione e solo per favorire la speculazione edilizia, di certo a favore delle TDP ma forse anche a sfavore del polmone verde rappresentato dal PVQ Madonnetta.