NUOVA OSTIA, ANGIOLA ARMELLINI CONTINUA AD ESSERE L’UNICA VERA SINDACA

IMG-20210310-WA0012Lo scorso 5 marzo 2021 il Commissario ad acta, nominato dal Tribunale per adempiere alla sentenza del 2017 relativa al rilascio dei 1.042 appartamenti di proprietà della Moreno Estate srl dati in affitto al Comune di Roma per l’emergenza abitativa, ha chiesto l’ennesima proroga che dovrà essere valutata dal TAR.
Ogni giorno i cittadini romani pagano un indennizzo giornaliero di 8.977,96 ad Angiola Armellini a cui si aggiungono 18MLN già riconosciuti dal Tribunale civile per non aver lasciato le case il 31/12/2012. Al 15 settembre 2017 il Comune gliene doveva già 3MLN. A quanto stiamo oggi di indennità di occupazione? 27MLN + 18MLN che il Comune già gli doveva.

Le “case di sabbia” salirono agli onori della cronaca nazionale nel 2014 con lo scandalo “Miss Evasione”, nome con cui venne ribattezzata Angiola Armellini. L’accusa era di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale. Suo padre, Renato Armellini, negli anni ’70 aveva costruito un intero quartiere su 7 lotti di circa 40.000 mq con 42 palazzine sovrastanti per un totale di 1.042 appartamenti, giardini, negozi, autorimesse e locali vari. L’operazione nasceva con l’idea di offrire una “casa al mare ai romani”, ma fallì e così gli appartamenti furono ceduti al Comune di Roma che aveva necessità di alloggi dove spostare persone in condizione di fragilità, quelle delle borgate che erano considerate indegne per una Capitale. Le case però erano state realizzate con il c.d. cemento depotenziato (cioè con l’aggiunta della sabbia di mare) e molto presto mostrarono i primi segni di cedimento, anche strutturale (LINK).
Solo nel 2014, a seguito di un’indagine della Guardia di Finanza, si scopre che gli immobili sono sconosciuti al fisco e che Armellini non ha pagato neanche le imposte locali, ma riceve ogni anno dal Comune di Roma ben 4,5 MLN di euro di affitti che vengono versati alla società Moreno Estate srl, con sede in Lussemburgo (LINK). Nessun imbarazzo per il PD in quei giorni. Mentre i cittadini vivono in palazzi fatiscenti con sostegni e puntellamenti per sorreggere gli edifici, il PD aveva trovato una soluzione al problema abitativo della sua sede, occupando ben due vetrine di negozi senza mai pagare un solo euro di affitto al Comune (LINK). L’accusa nei confronti dell’erede di Renato Armellini, Angiola (da cui discende il nome della catena di Hotel ARAN – ARmellini ANgiola), è di aver creato un intreccio di società estere attraverso trust e holding in paradisi fiscali, occultando quasi 3MLD in proprietà immobiliari, con un danno di mancato pagamento tasse di 190MLN. Non si sa come è finito il patteggiamento e dunque nemmeno quanto abbia incassato il Comune dei 14MLN che la Armellini doveva per l’IMU/ICI.

2016, la Sindaca Raggi arriva alla guida della Capitale, con fare securitario e legalitario. Tutti pensano che qualcosa finalmente cambierà e invece non sarà così nonostante gli annunci in campagna elettorale. E’ il 2017, una sentenza del Tribunale civile di Roma dichiara cessato il contratto di locazione tra la Moreno Estate srl e il Comune di Roma al 31/12/2012 e conferma l’ordinanza di rilascio già emessa dopo lo scandalo del 2014, perché il Comune non aveva accettato la richiesta di aumento del 250% del canone proposto da Angiola Armellini ma aveva fatto una controfferta. Di quella negoziazione non si hanno carte pubbliche. Il Comune di Roma fa ricorso in appello e il 27/2/2018 una nuova sentenza ordina all’Amministrazione Capitolina di provvedere al rilascio degli immobili entro 90 giorni, cioè a fine maggio 2018, e nomina un Commissario ad acta, il Prefetto di Roma, per adempiere alla sentenza e dichiara la Moreno Estate srl ha diritto di essere risarcita per i danni. Passano i mesi. Più di 5.000 persone non conoscono il loro destino e protestano per l’assenza di risposte e di visione sul loro futuro. Pochi mesi dopo, il 12/11/2018, una nuova sentenza condanna Roma Capitale al risarcimento in favore di Armellini del danno per mancata esecuzione della sentenza e fissa altri 90 giorni per il rilascio degli immobili che è fissata a febbraio 2019.
A fine gennaio 2019, a pochi giorni dalla scadenza dei 90 previsti per lo sgombero, la Sindaca Raggi, a tre anni dal suo mandato, dichiara che “Le Case Armellini saranno acquistate dal Comune di Roma ma solo dopo aver valutato la loro staticità e il costo delle manutenzioni necessarie”.

Dieci giorni dopo, il Prefetto consegna al Tribunale una relazione in cui evidenzia non solo la condizione di fragilità di oltre 5.000 persone, ma la “situazione di particolare delicatezza e di rilevante complessità” che rende difficile “il rilascio degli immobili” perché NON c’è una situazione alloggiativa alternativa, e che si sta valutando di acquistare le palazzine per cui ha bisogno di un’ulteriore proroga che gli viene concessa. A quale prezzo non si sa.
Si arriva, tra una proroga e l’altra, al 4/12/2019. Camera di Consiglio, sono presenti tutti gli attori e viene decisa l’ennesima proroga, questa volta ad Agosto 2020.
Dunque in tutto il 2019 non viene fatta alcuna valutazione degli immobili. Questo è certo perché a marzo 2020 scoppia la pandemia e il 7 ottobre in Commissione Patrimonio e Politiche Abitative, il Direttore del Dipartimento Gestione Patrimonio, l’Ing. Pepe, afferma che il primo sopralluogo dell’Agenzia delle Entrate per “la stima del probabile valore degli immobili” è stato eseguito il giorno precedente. Le case sono sempre più fatiscenti, ma il Comune evidentemente non ha poi tutta questa fretta. L’Assessore Valentina Vivarelli si limita a dire che ci stanno lavorando come da impegno mozione del 2018 e che sull’eventuale acquisto si esprimerà l’Assemblea Capitolina, ormai in scadenza di mandato. Nel frattempo l’Avvocatura Capitolina è impegnata a portare avanti onerosi processi messi in piedi da entrambi gli attori per contenziosi derivanti dalle mancate manutenzione straordinarie e ordinarie, in un gioco di colpe, dove tutti sono colpevoli e dunque nessuno lo è, ma qualcuno paga.
Le palazzine non ricevono manutenzione straordinaria da più di 20 anni. L’ordinaria amministrazione da parte del Comune di Roma è praticamente assente e comunque non incisiva, rendendo così straordinario l’ordinario, intervenendo quando c’è un problema di privata e pubblica incolumità perché si stacca il cornicione che rischia di uccidere un bambino. Nel 2003, in un libro bianco, viene raccolta la documentazione anche fotografica di come versino le palazzine dopo solo 21 mesi dalla fine dei lavori straordinari di ristrutturazione e consolidamento costati 36 MLD di lire, dei quali 13 finanziati dal Ministero del LL.PP. su indicazione del Comune di Roma e 14 MLD di investimenti privati. Dieci cantieri saranno chiusi in poco più di 2 anni. C’è fretta, perché sta nascendo proprio lì un altro scandalo passato alle cronache: il Porto di Roma ad Ostia che dovrebbe portare la riqualificazione tanto attesa, anche sociale ed economica. Anche allora si dovette risolvere il contenzioso già in essere da 20 anni tra la proprietà Armellini e il Comune di Roma, tant’è che si parlerà di “opere drammaticamente attese”. Nonostante l’imponente investimento, le “case di sabbia” continuano a ‘sgretolarsi’, allora come oggi, e i tetti in ethernit si illuminano beffardi sotto i raggi del sole, allora come oggi. Non è dato sapere quanti interventi vengano eseguiti ogni anno. Sappiamo per certo che nel 2003 la proprietà denuncia di essere costretta ad intervenire ogni due giorni perché il Comune non esegue l’ordinaria manutenzione, a tal punto che si intasa il collettore comunale di scarico delle acque e ci sono rigurgiti delle fogne e allagamenti nei seminterrati, a cui si sommano allacci abusivi, filature e protezioni cavi elettrici strappati, tubazioni divelte comprese quelle di scarico, rifiuti di ogni genere nei seminterrati e attività illecite. E’ forse cambiato qualcosa dopo 18 anni? Sì, le case cadono a pezzi ma i ragazzi possono vivere fuori e godersi lo skatepark della Sindaca Raggi nato già sotto cattivi auspici (LINK1 e LINK2), tra un lockdown e un altro causa Covid-19, un virus ben poco democratico.

2021, la cronaca di uno dei più grandi scandali nazionali che riguardano l’emergenza abitativa non riesce a scrivere una pagina nuova. Più di 5.000 persone attendono che cambi un destino sempre uguale a se stesso e l’unico vero Sindaco di questo Comune è sempre e solo lei, Angiola Armellini.

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OSTIA, PISTA CICLABILE: PARTITE LE DENUNCE

IMG-20210307-WA0003A seguito della diffida e della successiva integrazione, si è provveduto a denunciare il presidente del Municipio Roma X, Giuliana DI PILLO, presso le autorità competenti per il contenuto non veritiero dei riferimenti normativi impiegati per istituire la pista ciclabile sul lungomare di Ostia.

Ricordiamo che l’oggetto delle denunce è la Delibera di Giunta n.1 del 27 gennaio 2021 con cui il Municipio si è attribuito nuovamente la competenza sulla pista ciclabile, violando il decreto n.598 del 28 dicembre 2020 emesso dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che aveva disposto l’annullamento della pista.

Si precisa inoltre che Giuliana DI PILLO ha dichiarato un falso sostenendo che con la Determinazione Dirigenziale n.1683 del 5 agosto 2020 sia stato approvato “il progetto della ciclabile, quello effettivamente realizzato, sanando le difformità che ci sono sul tracciato previsto nella delibera n.9 del 26 maggio 2020”. Infatti la determinazione citata non è mai divenuta esecutiva per assenza del visto di regolarità contabile da parte della Ragioneria Generale di Roma Capitale

Tale grave affermazione è stata ripetuta in aula Di Somma da parte del vicepresidente del Municipio Roma X, Alessandro IEVA, e pertanto sarà oggetto di ulteriore denuncia per illegittimo finanziamento di 1,8 milioni di euro destinati per la c.d. pista ciclabile definitiva.

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L’INFERNETTO SCHIACCIATO TRA LA GUARDIA DI FINANZA E SOROS

GdFLa Caserma della Guardia di Finanza intitolata al Generale Angelo Dus all’Infernetto, in via Croviana 120, è diventata nel maggio 2002 la sede del Gruppo Polisportivo delle ‘Fiamme Gialle’ per il trasferimento del 1° e del 2° Nucleo Atleti.  Una struttura di oltre 73.000 mq, su un’area di ‪150.000 mq, nata come residenza sanitaria e finita nei primi anni ’90 dentro lo scandalo giudiziario Italsanità per il coinvolgimento della Immobiliare San Marco Spa di Renato Bigelli. Il complesso fu poi rilevato dalla Immobiliare Romana Spa di Gianfanco Caporlingua, marito di Alessandra Bigelli, che a fine agosto del 1996 decise di completarne i lavori con l’ATI ‘Maurizio Bigelli/Cogeim’ e di stipulare con la Guardia di Finanza un contratto di concessione d’uso gratuito.

D’ora in avanti la caserma della Guardia di Finanza, ospitante il Centro Sportivo, sarà protagonista di una serie di vicende finanziarie, tutte da chiarire. Nel 2004, per l’esattezza il 23 dicembre, prese forma la più imponente cartolarizzazione di immobili pubblici mai realizzata dallo Stato. Due giorni prima di Natale passarono infatti di mano ben 396 edifici (tra cui la Caserma della Guardia di Finanza dell’Infernetto), il 15% del patrimonio immobiliare pubblico. L’operazione di vendita e riaffitto fu congegnata dell’ex Ministro Giulio Tremonti assieme a Domenico Siniscalco e portò alle casse pubbliche 3 miliardi di euro. A fronte di quell’incasso, lo Stato si impegnò a pagare per almeno 18 anni al nuovo proprietario, il Fondo Immobili Pubblici (FIP), un lauto canone di locazione che la Corte dei Conti definì nel 2006 un’operazione “significativamente superiore ai normali valori di mercato”. I magistrati contabili fecero così intendere che gli esborsi per la finanza pubblica avrebbero potuto essere ben maggiori delle entrate. Il conto finale dell’intervento di sale-and-rent-back fortemente voluto dal “creativo” Tremonti, è stato un bagno di sangue perché, come ha rilevato anche l’Agenzia del Demanio, lo Stato nel 2015, al ritmo di poco meno di 300 milioni di euro all’anno, ha pagato in affitti quanto ha incassato, accollandosi per giunta anche i costi della manutenzione ordinaria e parte di quelli della manutenzione straordinaria, nonostante non sia più proprietario dei beni. Con il risultato che allo scadere dei primi 15 anni di vita del FIP si è generato un buco enorme.

E’ in questa opaca operazione che viene inserita la Caserma ‘Gen. Angelo Dus’ all’Infernetto. Ad aprile 2015 il fondo C3 Investment Fund (del colosso americano Cerberus Capital Management, che fa capo al magnate americano George Soros e che è amministrato dalla società di gestione immobiliare Savills Investment Management Sgr), con l’assistenza dello Studio Legale Associato Carnelutti, ha acquistato l’intero complesso. Il canone annuo, di circa 7 milioni di euro, è stato pagato dal bilancio pubblico a favore del finanziere americano. Siamo a Maggio 2016. Il piano di razionalizzazione della Guardia di Finanza prevede la restituzione al Demanio della caserma ‘Gen. Angelo Dus’  a Roma e delle caserme ‘Barbarisi’ e ‘Lega Lombarda’ a Bergamo. In seguito, nel 2018, nel Piano degli Investimenti sugli immobili conferiti ai Fondi Immobiliari elaborato dall’Agenzia del Demanio e approvato dal Ministero delle Finanze, è stato previsto per la caserma dell’Infernetto un investimento pari a 3 milioni di euro a fronte dell’esigenza manutentiva manifestata dalla Guardia di Finanza circa l’esecuzione di una serie di interventi infrastrutturali che  l’impresa BRC Spa, consorziata incaricata dell’esecuzione dei lavori, ha ultimato solo in data 19 febbraio 2020.

In previsione del trasferimento della Guardia di Finanza, la Savills Investment Management SGR (dal 2015 proprietaria della struttura) ha lanciato una campagna mediatica curata dalla Omnicom Public Relations Group, società specializzata in ambito PR e Public Affairs, con l’obiettivo dichiarato “di ascoltare i bisogni degli abitanti del quartiere al fine cambiare l’Infernetto con un progetto di una realtà internazionale che ha la forza e la voglia di valorizzare la zona e di cambiarla in meglio“. Per questo scopo, la Savills Investment Management SGR si avvale della collaborazione della FB&Associati, la prima società di consulenza italiana specializzata in public affairs, advocacy e lobbying, che “supporta i clienti e il loro business nella costruzione di sistemi di relazioni a livello europeo, nazionale e locale per influenzare le opinioni e le scelte del decisore pubblico e nel posizionamento strategico all’interno della sempre più complessa arena decisionale“. Dunque non un’operazione filantropica.

Nel comunicato del 18 gennaio 2021 si parla di “occasione di rigenerazione urbana … integrando destinazioni d’uso residenziale, servizi per la comunità e attività commerciali … Unendo prospettive pubbliche e private … nuove residenze, per un ingombro volumetrico in linea con la superficie presente“.

E qui la fiamma (gialla come l’oro) si spegne e le tenebre fanno la loro comparsa. Il complesso era nato come residenza sanitaria negli anni novanta in mezzo alla campagna, a ridosso della pineta di Castelfusano e la tenuta presidenziale di Castelporziano, con una licenza per servizi privati che prevedeva residence, albergo, clinica e casa di riposo per anziani. Con quella licenza furono però edificati e venduti dalla società Immobiliare San Marco 240 mini appartamenti di lusso alla modica cifra di 200 milioni di lire ciascuno. L’allora Assessore al Piano Regolatore di Roma, il democristiano Antonio Gerace (detto ‘er Luparetta’), poco prima di essere arrestato, interrogato sull’argomento disse di non saperne nulla e che comunque la conformità del progetto spettava all’allora circoscrizione XIII (oggi Municipio X) guidata da Marco Pannella, nonostante fosse stato aperto un fascicolo in Procura.   L’allora proprietario dell’area, dopo aver ottenuto l’autorizzazione per la realizzazione di un enorme centro per anziani, aveva tentato di ottenere una variante di destinazione d’uso per trasformare il complesso in abitazioni. L’operazione non andò mai a buon fine per lo scandalo Italsanità. All’Immobiliare San Marco subentrò l’Immobiliare Romana, il cui Presidente del Consiglio di Amministrazione era Gianfranco Caporlingua, nel 2014 finito con la Quinto Immobiliare anche nello scandalo Caat (Centri di Assistenza Abitativa Temporanea) nel periodo di Mafia Capitale, che costava alle casse di Roma la bellezza di 43 milioni di euro l’anno. Il 6 aprile 1996 venne convocata da Caporlingua un’assemblea generale ordinaria avente come ordine del giorno la stipula del contratto di concessione d’uso gratuito del complesso immobiliare all’Infernetto con il comando della Guardia di Finanza e la sottoscrizione del contratto con l’ATI ‘Maurizio Bigelli/Cogeim’ per l’esecuzione dei lavori di completamento e adattamento del complesso alle esigenze della Guardia di Finanza. Erano i tempi dei democristiani Vittorio Sbardella (detto lo Squalo’) e Giorgio Moschetti (tesoriere DC).

Eseguendo una visura al catasto fabbricati del Comune di Roma, le strutture non risultano ancora censite risultando solo il loro traferimento alla partita speciale “area di enti urbani e promiscui”. A questo punto, devono essere verificati i seguenti quattro punti:   (1) La regolarità urbanistica dell’area prima di effettuarne una qualsiasi variante (2) La regolarità del titolo edilizio dei singoli fabbricati in assenza di sanatoria (3) La verifica dell’invarianza idraulica dell’area allo stato di fatto attuale (4) L’integrazione del nuovo progetto con il recupero degli standard urbanistici previsti dai limitrofi piani di zona e ambiti di trasformazione integrati.

Pur confidando che si utilizzerà solo la cubatura di quanto già edificato, devono esser previste misure di contenimento ad eventuali densificazioni o al ricorso di strumenti come il piano casa. Vorremmo infatti evitare la scoperta dell’ennesimo scandalo giudiziario a cose fatte e soprattutto evitare che dopo 30 anni l’eredità di Sbardella e Moschetti, ‘congelata’ dalla presenza della Guardia di Finanza, torni con i propri scheletri nuovamente in vita.

Ci saremmo aspettati, il 25 febbraio scorso, che la Sindaca Virginia Raggi non si fosse limitata a farsi fotografare in visita al centro sportivo della Guardia di Finanza all’Infernetto, ma avesse speso qualche parola sul futuro di quell’area.

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OSTIA, PISTA CICLABILE: LA RAGIONERIA GENERALE NON NE HA MAI APPROVATO I COSTI

fotor_1613763393843ESPOSTO (Corte dei Conti, Procura, Prefettura)

LabUr – Laboratorio di Urbanistica in quanto portatore di interessi diffusi degli utenti della strada che circolano sul lungomare di Ostia e perciò avente un interesse diretto, concreto ed attuale affinché chiunque operi e lavori nel territorio del Municipio Roma X possa, nello svolgimento delle proprie attività, esser tutelato da precisi e chiari riferimenti normativi in termini di viabilità e mobilità,

PREMESSO

– che con la Determinazione Dirigenziale n.1711 del 6 agosto 2020, a firma del direttore del Municipio Roma X, Nicola DE BERNARDINI, veniva istituita la pista ciclabile in via transitoria sul lungomare di Ostia riportando che con Determinazione Dirigenziale n.1683 del 5 agosto 2020 era stato approvato il progetto, impegnati i fondi e affidati i lavori all’Impresa Plastisignal S.R.L. 1 2 (importo totale: 101.612,56 euro);

– che la Determinazione Dirigenziale n.1683 del 5 agosto 2020, per essere esecutiva, deve avere il visto di regolarità da parte del dirigente contabile della Ragioneria Generale in quanto “gli enti locali possono effettuare spese solo se sussiste l’impegno contabile registrato sul competente intervento o capitolo” ;

– che pertanto Nicola DE BERNARDINI avrebbe dovuto aspettare l’esecutività del provvedimento prima di ordinare la spesa;

– che il 5 settembre 2020 la pista ciclabile in via transitoria è stata inaugurata dal sindaco di Roma, Virginia RAGGI, assicurandone la piena regolarità dell’iter amministrativo,

PRESO ATTO

che dalla documentazione ricevuta dagli uffici di Roma Capitale, a seguito di regolari istanze di accesso civico generalizzato, risulta invece

1. che la Determinazione Dirigenziale n. 1683 del 5 agosto 2020 non è ancora ad oggi esecutiva per assenza del visto di regolarità contabile (ALLEGATO 1);

2. che dunque non esiste alcun collaudo o certificato di regolare esecuzione dei lavori affidati e già realizzati dall’Impresa Plastisignal S.R.L.;

3. che la Determinazione Dirigenziale n.1711 del 5 agosto 2020 prevedeva l’istituzione della pista ciclabile in via transitoria solo dopo l’ultimazione dei lavori eseguiti e la verifica della conformità di essi agli elaborati di progetto (ALLEGATO 2);

4. che in tutte le successive Determinazioni Dirigenziali e/o Delibere della Giunta del Municipio Roma X viene invece assunta come ‘esecutiva’ la Determinazione Dirigenziale n.1683 del 5 agosto 2020 (come p.es. nella stessa Determinazione Dirigenziale n.1711 del 6 agosto 2020);

5. che l’attuale direttore del Municipio Roma X, Giacomo GUASTELLA, ha ammesso che le Determinazioni Dirigenziali n.1683 e 1711 non sono mai state pubblicate presso l’Albo Pretorio dall’ex direttore del Municipio, Nicola DE BERNARDINI (ALLEGATO 3), violando gli obblighi di trasparenza amministrativa,

CONSIDERATO

→ che la Determinazione Dirigenziale n.1683 del 5 agosto 2020, non essendo esecutiva, non è mai stato approvato il progetto prot. CO/78029 del 31 luglio 2020 e cioè il progetto dell’attuale pista ciclabile in via transitoria sul lungomare di Ostia;

→ che non essendo stato approvato il progetto del punto precedente non può esser stata istituita dalla Determinazione Dirigenziale n.1711 del 6 agosto 2020 alcuna pista ciclabile in via transitoria sul lungomare di Ostia;

→ che il Municipio Roma X e il Gruppo X Mare del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale hanno più volte prorogato, negli ultimi 7 mesi, una provvisoria disciplina di traffico sul lungomare di Ostia in funzione della pista ciclabile suddetta, pur essendo a conoscenza della non esecutività della Determinazione Dirigenziale n.1683 del 5 agosto 2020 e dunque della illegittimità istitutiva della pista ciclabile in via transitoria,

CHIEDE CON URGENZA

di verificare, per quanto di competenza, eventuali reati penali compiuti dal Municipio Roma X contro la Pubblica Amministrazione, nonché illeciti amministrativi e conseguente danno erariale dovuti alla presenza di un debito fuori bilancio che comporterebbe maggiori costi per Roma Capitale.

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OSTIA, SKATE PARK: UN CANTIERE CON IRREGOLARITA’

IMG-20210216-WA0000Da mesi Giuliana DI PILLO, presidente del Municipio Roma X, annuncia l’apertura dello Skate Park di Ostia su via della Martinica. In realtà i lavori, iniziati il 18 settembre 2019 e che dovevano concludersi dopo 220 giorni (il 25 aprile 2020), sono ancora in alto mare sebbene il Municipio continui a sostenere che l’impianto, definito “tra i migliori d’Europa” sia in fase di ultimazione. L’impressionante ritardo non è conseguenza dell’emergenza sanitaria ma di una palese impreparazione tecnica, come abbiamo già segnalato in un precedente articolo. L’ultimo esempio, forse il più eclatante, è costituito dalla determinazione dirigenziale n.3065 del 28 dicembre 2020 con cui Giacomo GUASTELLA, direttore del Municipio, ha stanziato a favore dell’impresa appaltatrice altri 163 mila euro (oltre ai 438mila di gara) per la recinzione dell’area, a suo dire “opera non prevista nel contratto originale”. In realtà il progetto esecutivo andato in gara comprendeva (Elaborato 9, “Computo Metrico Estimativo ed Elenco Prezzi Unitari”, voce n.46) la “Fornitura e messa in opera di recinzione di produzione industriale, tipo Acumina” per un importo di 47mila euro [1] (con ribasso effettuato del 31%): sbagliato il progetto o danno erariale? Oppure si sono introdotte illegittime opere di rifinitura generale?

Ricordiamo infatti che i lavori che si stanno eseguendo prendono i fondi dalla manutenzione stradale e fa rabbia il confronto con l’abbandono, tra erbacce e buche, in cui versano le prospicienti via della Martinica e via di N.S. di Bonaria.

 

Proprio a via di N.S. di Bonaria si riferisce il filmato qui allegato dove si vede che l’acqua di cantiere viene presa dal punto di consegna ACEA del vicino Mercato dell’Appagliatore, con tanto di attraversamento stradale rattoppato alla meno peggio. Tutto regolare? Il consumo d’acqua del cantiere dello Skate Park, per il cemento utilizzato, è stato enorme e di solito le spese delle utenze di cantiere sarebbero a carico della ditta e non dell’utenza intestata al Mercato dell’Appagliatore. Analogo discorso per l’impianto di illuminazione dello Skate Park, ancora da realizzare con la posa in opera di 6 pali da 9 metri di nuova fornitura e che non potranno di certo essere ‘sostituiti’ dall’esistente impianto di illuminazione stradale.

Manca ancora il completamento degli allacci per lo smaltimento delle acque bianche e nere in fogna, la sistemazione della vasca biologica di tipo Imhoff per il trattamento delle acque di scarico e il ripristino di quel poco che rimane dell’area verde, ormai cementificata. Eppure il 19 ottobre quando prima Roberta LOMBARDI e il giorno dopo Virgina RAGGI posarono la ‘prima pietra’ dell’impianto (chiamata la ‘pietra della legalità’) la sensazione era che tutto fosse regolare.

Ricordiamo infine, che il nuovo impianto dello Skate Park di via della Martinica sorge a ben 800 metri dal precedente impianto chiamato ‘The Spot’, che non fu affatto ‘bruciato’ dalla criminalità. Era infatti il 14 agosto del 2013 quando ad Ostia, dove ormai non si parlava altro che di mafia e criminalità, su iniziativa del PM Mario PALAZZI, fu sequestrato ‘The Spot’, ‘il più grande skate park di Ostia’ in via Domenico Baffigo 143, nato 10 anni prima. L’ipotesi di reato era quella di «abusi edilizi in zona con vincoli paesaggistici». Ex proprietà dell’Ater, poi del Comune di Roma, era stato dato nel 2003 “in convenzione alla società sportiva guidata da William Zanchelli”, lo stesso che oggi sta partecipando alla gara di affidamento in concessione del nuovo Skate Park di via della Martinica. Il terreno del ‘The Spot’ però, come appurato dall’indagine dei Carabinieri, era stato acquistato dal Vicariato già all’epoca della convenzione con l’intento di costruirci una nuova parrocchia, oratorio e uffici. Un progetto mai partito proprio per l’«occupazione abusiva» messa in atto con le strutture dello Skate Park.

Poi quel terribile incendio alle ore 15 del 23 luglio del 2014, dopo un anno di abbandono, che distrusse del tutto le strutture ancora sotto sequestro. Ora, un nuovo impianto e molti dubbi sulla sua legalità.


 

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OSTIA, IL PASTICCIO DELLO SKATE PARK

FB_IMG_1613347927017SEGNALAZIONE SKATE PARK (OSTIA – MUNICIPIO ROMA X)
ISTANZA DI VERIFICA ATTI AMMINISTRATIVI

LabUr – Laboratorio di Urbanistica (www.labur.eu), a tutela di un interesse diffuso e collettivo rappresentato dalla trasparenza della spesa pubblica e dalla fruizione delle opere pubbliche, verificato che il Municipio Roma X non ha mai interessato il Dipartimento di Urbanistica di Roma Capitale circa la realizzazione dello Skate Park nell’area di Ostia Ponente racchiusa tra via della Martinica, via di N.S. di Bonaria e via dell’Idroscalo, sottopone la presente segnalazione come istanza di parte a tutti gli effetti di legge.

PREMESSA

Lo Skate Park di Ostia è stato realizzato impiegando fondi per la manutenzione stradale essendo stato considerato un “intervento relativo alla mobilità1. In sede pubblica, il Municipio Roma X ne ha dichiarato l’obiettivo, cioè riqualificare “l’area compresa tra via della Martinica e via Nostra Signora di Bonaria, per oltre 2/3 area verde talvolta rifugio per attività illecite e per 1/3 parcheggio in disuso2. L’area verde indicata è parte dell’Opera Pubblica n.13 (riqualificazione delle fasce verdi ai lati della Chiesa di N.S. di Bonaria) del Programma Integrato di Riqualificazione Urbana (PRIU) ‘Ostia Ponente’, ex art.2 legge n.179 del 17 febbraio 1992 e non è mai stata acquisita a patrimonio da parte di Roma Capitale. Non risulta pertinenza stradale di via della Martinica (codice IBU 46418) ne di via dell’Idroscalo (codice VBL 11054).

Più precisamente, nell’area dello Skate Park, è inclusa la sola fascia verde lato Ovest della O.P.13, collaudata a maggio del 20063 ed insistente sulla particella 2803 del foglio 1079 del NCEU di Roma Capitale, intestata all’Agenzia del Demanio. L’O.P.13 è stata realizzata dalla società S.I.R.I. Spa per un importo complessivo di 362.629,24 euro come opera a scomputo degli oneri di urbanizzazione dell’area4 (periodo di esecuzione: gennaio 2005 – febbraio 2007). L’altra fascia verde lato Est della O.P.13 risulta oggi un parcheggio a servizio della vicina Chiesa di N.S. di Bonaria (su via dell’Appagliatore).

Roma Capitale è sempre stata a conoscenza della mancata acquisizione a patrimonio dell’O.P.13, per ultimo come da verbale del 3 novembre 2020, Commissione IV Bilancio Patrimonio del Municipio Roma X5.

Per quanto sopra narrato e documentato, non è chiaro come la presidente del Municipio Roma X, Giuliana DI PILLO, avente anche delega municipale al Patrimonio, abbia potuto ignorare la sovrapposizione dell’area dello Skate Park alla O.P.13 (ancora in fase di acquisizione), generando di fatto un presunto danno erariale non solo per la cementificazione di un’area con destinazione urbanistica a verde pubblico, realizzata come opera a scomputo, ma soprattutto per la spesa pubblica sostenuta per la realizzazione dello Skate Park senza avere un definitivo atto di provenienza dell’area stessa.

SI CHIEDE

  1. di verificare la regolarità tecnico/amministrativa dell’O.P.13 nella sua interezza e in particolare se esiste inadempienza da parte della S.I.R.I Spa (monetizzazione dei 362.629,24 euro);
  2. di verificare la regolarità del cambio di destinazione d’uso della fascia verde lato Ovest dell’O.P.13, oggi cementificata per la realizzazione dello Skate Park;
  3. di verificare la regolarità dell’impegno e dell’utilizzo di fondi destinati alla manutenzione stradale per realizzare invece un impianto sportivo su area demaniale;
  4. di verificare come mai, in tutti i documenti relativi alla progettazione e alla realizzazione dello Skate Park, è assente l’inquadramento particellare e patrimoniale dell’area, considerato che quanto sopra narrato è sempre stato a conoscenza di Roma Capitale;
  5. di verificare la regolarità patrimoniale ed amministrativa del previsto affidamento in concessione non gratuita dell’area.

 

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1 Tipo movimento: Sub Impegno Spesa; Esercizio: 2019; Capitolo/Archivio: 2201580 / 190872 DEMANIO MANUTENZIONE: VIE DI COMUNICAZIONE – OMC – INTERVENTI RELATIVI ALLA MOBILITA’ – E40501010010M17 6GT; Piano Finanziario: 2.02.01.09.01210

2 http://www.biennalespaziopubblico.it/2019/05/ostia-lido-skate-park/

3 collaudatore: Ing. Angela MUSSUMECI, funzionario Dip.to VII del Comune di Roma da gennaio 1991 a febbraio 2008 (oggi Municipio VIII, Ufficio demanio e Patrimonio, Direttore Tecnico)

4 Realizzazione interventi pubblici a scomputo degli OO.UU. – Impresa: S.I.R.I. Società di Ingegneria e Realizzazioni Internazionali, S.p.A. (Largo dell’Artide, 20 – 00144 Roma) – atto del Notaio Anna Maria LIPARI del 25.10.2002, Rep., 124994 Racc. 23099

5 https://youtu.be/bFaatYbdl4g

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OSTIA, PISTA CICLABILE: DIFFIDATA LA PRESIDENTE DI PILLO

fotor_1612973952123In data odierna, 10 febbraio 2021, è stata inoltrato l’atto stragiudiziale di invito e diffida nei confronti del presidente del Municipio X, Giuliana DI PILLO, ad adempiere l’annullamento della delibera con cui ha rinnovato le proprie competenze sulla sedicente pista ciclabile.

La diffida, a cui seguirà la denuncia in difetto di tempestiva adesione, si è resa necessaria in quanto, in risposta al decreto n.598 del 28 dicembre 2020 con cui il Ministero delle Infrastrutture ha ritenuto il Municipio X non competente ad istituire la pista ciclabile, Giuliana DI PILLO si è impunemente ‘autoassolta’ firmando in data 27 gennaio 2021 una nuova delibera, sostitutiva della precedente annullata.

Inoltre Giuliana DI PILLO, nel pieno esercizio delle sue funzioni e consapevole del parere negativo espresso per ben due volte dal Ministero, ente gerarchicamente superiore, ha emesso la delibera riportando riferimenti normativi non veritieri che ingannano la fede pubblica.
Ricordiamo che Giuliana DI PILLO, per quanto sancito dalla Cassazione (VI sezione penale, sentenza n.182 del 12 giugno 2020) ha poteri decisionali per poter impartire le direttive necessarie alla dirigenza affinché venga annullata in autotutela la delibera e ogni atto da essa derivante.

Informiamo che LabUr, riconosciuto portatore di interessi diffusi degli utenti della strada a tutela di chiunque operi e lavori nel territorio del Municipio X, ha da giorni messo a disposizione l’indirizzo di posta elettronica info@labur.eu per ricevere segnalazioni documentate sulla pericolosità della pista ciclabile, raccogliendo finora un cospicuo numero di infortuni, incidenti e in genere sinistri occorsi sulla pista ciclabile o comunque da essa causati.

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OSTIA, PISTA CICLABILE. IL MINISTERO CONFERMA: IL MUNICIPIO NON HA COMPETENZA

IMG-20210206-WA0009Il Ministero dei Trasporti conferma con una seconda nota del 5 febbraio 2021 la regolarità del proprio decreto con cui è stata dichiarata illegittima la pista ciclabile sul lungomare di Ostia.
Ricordiamo che il Ministero ha incardinato il decreto su due punti:

1) sul tratto del lungomare interessato è illegittima la regolamentazione della viabilità da parte del Municipio Roma X;
2) il Municipio Roma X ha travalicato i limiti del proprio potere istituendo una pista ciclabile.

Contro tale decreto è possibile solo fare ricorso al TAR (60 giorni) o al Presidente della Repubblica (120 giorni).
Il municipio invece nella nuova delibera di giunta n.1 del 27 gennaio 2021 con cui ha prorogato la pista ciclabile, ha utilizzato il parere dei propri uffici (di parte) e si è assolto da solo: “… la competenza alla disciplina temporanea della circolazione stradale è del Municipio, contrariamente a quanto rilevato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti“.

Prendiamo atto che Roma Capitale, rappresentata dal municipio, di fatto non riconosce la legge e che non ha vergogna a compiere reati contro la Pubblica Amministrazione, ponendosi con alterigia infantile e supponenza davanti all’Ente gerarchicamente superiore.

Per tali motivi, LabUr ha dato mandato di valutare una denuncia penale e contabile nei confronti di Giuliana Di Pillo, in quanto, in qualità di presidente del Municipio Roma X,  ha pieno potere decisionale ad impartire le direttive necessarie alla dirigenza, come sancito dalla Cassazione.

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INFERNETTO, VIA CECCAROSSI. IL MUNICIPIO X: “LE BUCHE? LE RIPARINO I CITTADINI”. CHIESTO L’INTERVENTO DEL PREFETTO.

via ceccarossiINTEGRAZIONE ESPOSTO DEL 11 DICEMBRE 2020 ROMA CAPITALE

(inviato al Municipio Roma X, alGruppo X Mare, al Dipartimento di Urbanistica e al Prefetto di Roma)

Roma, 25 gennaio 2021

OGGETTO: INTEGRAZIONE: Esposto – pubblica e privata incolumità via Domenico Ceccarossi (Municipio Roma X)

Con riferimento al precedente esposto dell’11 dicembre 2020, si intende integrare quanto già narrato significando la gravità della risposta ricevuta dal Municipio Roma X che intende attribuire ai cittadini la responsabilità della negligenza amministrativa del Municipio stesso, come di seguito dettagliato.

PREMESSO

– che con nota prot. n.CO/7202 del 21 gennaio 2021, la Direzione Tecnica del Municipio Roma X, ha dato riscontro all’esposto inviato dal sottoscritto in data 11 dicembre 2020 in cui si segnalava l’inerzia del Municipio Roma X che non provvede dal 2016 a garantire la pubblica e privata incolumità sul tratto di strada in oggetto, aperto al pubblico transito seppure in presenza di una ben visibile, profonda e pericolosa voragine;

– che la strada, di grande importanza per il quartiere Infernetto, è stata collaudata nel 2011 ma non è ancora ad oggi stata acquisita a patrimonio municipale, rimanendo di fatto a carico dell’ACRU Infernetto in quanto opera a di urbanizzazione autorizzata dall’ex Dipartimento Politiche per la Riqualificazione delle Perfiferie – U.O. Opere a Scomputo di Roma Capitale,

PRESO ATTO

– che il Direttore e il Responsabile dell’Ufficio Traffico del Municipio Roma X (Giacomo GUASTELLA e Rossella CERGOLI SERINI), firmatari della nota sopra citata, sostengono in maniera non vera e tendenziosa che sarebbero “i frontisti proprietari” (cioè i cittadini) a dover provvedere alla manutenzione straordinaria della strada “essendo gli unici responsabili, civilmente e penalmente, dei danni che la mancata manutenzione potrebbe causare a cose e persone”,

CONSIDERATO

– che le gravi e illegittime affermazioni di Giacomo GUASTELLA, e di Rossella CERGOLI SERINI sopra riportate, non sollevano affatto il Municipio Roma X dalla piena responsabilità di aver tenuto aperto al pubblico transito il tratto di strada in oggetto per 5 anni senza le necessarie condizioni di sicurezza e senza alcun intervento di manutenzione o ripristino;

– che il tratto di strada in oggetto, proprio perché realizzato con lo strumento delle opere a scomputo, non è una strada privata ma una strada pubblica di cui non si è concluso l’iter amministrativo di acquisizione per grave negligenza del Municipio stesso (10 anni);

– che il contenzioso in essere tra ACRU Infernetto e Municipio Roma X non può causare ai cittadini ingiusti danni derivanti da evidenti omissioni di atti d’ufficio della P.A.;

– che il Municipio Roma X deve svolgere il suo ruolo di principale ente amministrativo di prossimità, garantendo servizi e standard urbanistici all’intera collettività e risolvendo in altre sedi eventuali contenziosi senza compromettere l’efficienza e l’efficacia del proprio operato,

VISTO

– che solo dopo ripetute segnalazioni di LabUr al Gruppo X Mare del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, il tratto di strada in questione è stato chiuso al traffico in data 2 dicembre 2020 mediante apposizione definitiva di barriere tipo ‘new jersey’;

– che non risulta esser stato dato seguito al tentativo di conciliazione bonaria tra le parti intrapreso il 26 ottobre 2020; – che nello stesso contenzioso tra ACRU Infernetto e Municipio Roma X sono incluse altre importanti strade limitrofe (via Castrucci, via Pasquini e il sistema viario adiacente), per un totale approssimativo di oltre 35.000 metri quadrati tra sedime stradale e pertinenze,

SI CHIEDE CON URGENZA

→ un intervento dell’Ill.mo Sig. Prefetto di Roma, in qualità dei suoi poteri di vigilanza sulle Autorità amministrative operanti in Roma Capitale, affinché si sostituisca, adottando le misure del caso, a comporre il contenzioso tra ACRU Infernetto e Municipio Roma X nel rispetto dei diritti dei frontisti proprietari e di quelli diffusi e collettivi dell’utenza stradale.

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OSTIA, PISTA CICLABILE: IL DECRETO MIT E LA DOCUMENTAZIONE

IMG-20210104-WA0001In data 18 agosto 2020, LabUr ha presentato al Ministero dei Trasporti un ricorso gerarchico (come previsto dal Codice della Strada) per l’anullamento della sedicente pista ciclabile sul lungomare di Ostia, istituita con Determinazione Dirigenziale n.1711 del 6 agosto 2020 a seguito della Deliberazione n.25 del 5 agosto 2020 e della Determinazione Dirigenziale n.1683 del 5 agosto 2020 con la quale ne è stato approvato il progetto, con impegno dei fondi e affidamento dei lavori.

Dopo ben 4 mesi di istruttoria durante la quale Roma Capitale non ha presentato controdeduzioni né ha risposto (per ben 2 volte) alle richieste di chiarimenti da parte del Ministero, con decreto n.598 del 28 dicembre 2020 il Ministero ha accolto il ricorso di LabUr annullando la delibera di giunta n.25 emessa dal Municipio Roma X del 5 agosto 2020. Nel decreto, in particolare si specifica:

1) che sul tratto del lungomare interessato è illegittima la regolamentazione della viabilità da parte del Municipio Roma X;
2) che il Municipio Roma X ha travalicato i limiti del proprio potere istituendo una pista ciclabile.

In risposta al decreto, Roma Capitale si è limitata a una difesa politicizzata della sedicente pista ciclabile senza fornire alcun richiamo a leggi, norme o regolamenti comunali, mediante le dichiarazioni di Giuliana DI PILLO (presidente del Municipio Roma X) e di Pietro CALABRESE (Assessore alla Città in Movimento). Entrambi richiamano la precedente Delibera della Giunta del Municipio Roma X n.9 del 26 maggio 2020, che non ha mai istituito alcuna pista ciclabile sul lungomare di Ostia. Roma Capitale ha 60 giorni per presentare ricorso al TAR contro il decreto.

LabUr andrà fino in fondo a questa vicenda che ha visto il ‘trasferimento’ del direttore del Municipio Roma X, Nicola DE BERNARDINI, firmatario della determinazione dirigenziale dell’istituzione della sedicente pista ciclabile.

Di seguito, i collegamenti alla documentazione citata nel testo:

1 – Delibera Giunta Municipio Roma X n.9 del 26 maggio 2020
2 – Delibera Giunta Municipio Roma X n.25 del 5 agosto 2020
3 – Determinazione Dirigenziale n.1683 del 5 agosto 2020
4 – Determinazione Dirigenziale n.1711 del 6 agosto 2020
5 – Decreto MIT 598 del 28 dicembre 2020

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