INFERNETTO: IL PASTICCIO DELLA EX-PARROCCHIA DI SAN TOMMASO

san tommaso infernetto laburI locali di una ex-parrocchia del quartiere Infernetto del Municipio Roma X trasformati in oggetto da campagna elettorale. Commissioni, consigli municipali, articoli e interviste senza accorgersi del grossolano errore: il corpo centrale non è mai stato acquisito dal municipio che però, in questi giorni, ne vota il regolamento per la sua gestione. Lo ripetiamo: un incapace è capace di tutto.

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ISTANZA DI REVISIONE IN AUTOTUTELA
URGENTE

Roma, 10 maggio 2021

Oggetto: annullamento Deliberazione Consiglio Municipio Roma X n.38 del 22 aprile 2021 (ex-Parrocchia San Tommaso, sito in Roma, via Lino Liviabella 70, 00124 Roma)

Il sottoscritto dr.Ing. Andrea SCHIAVONE, presidente p.t. di LabUr – Laboratorio di Urbanistica (www.labur.eu), portatore di un interesse diffuso,

PREMESSO

– che in data 22 dicembre 2020 (prot.n. QC/129464) il Dipartimento Patrimonio e Politiche Abitative ha chiesto al Municipio Roma X nella persona del presidente Giuliana DI PILLO, di procedere alla regolarizzazione catastale della ex-chiesa e al frazionamento della particella terreni (foglio n. 1115 n.4793) in due aree, la prima da consegnare al Municipio e la seconda da consegnare “alla Città Metropolitana per uso scolastico” e riferita alla particella 4792 del foglio 1115;
– che in data 22 aprile 2021 il Consiglio del Municipio Roma X ha approvato lo schema di deliberazione n.38, firmato dal direttore del Municipio (Giacomo GUASTELLA) e dalla direzione Socio Educativa (Carla SCARFAGNA), sostenendo “che il Municipio ha acquisito dal Dipartimento Patrimonio di Roma Capitale il plesso dell’ex-Parrocchia San Tommaso, sito in Roma, via Lino Liviabella 70 (verbale di consegna protocollo n.129163 del 21 dicembre 2020), riferimenti catastali foglio n.1115, particella A, foglio 1115 particella 1071 sub 501, 1072 sub 501, 4379, 4793, 4792”

CONSIDERATO

– che nel verbale sopra citato è testualmente riportato che il Municipio Roma X non è mai entrato in possesso della particella 4792 in quanto “le odierne operazioni di immissione in possesso e consegna al Municipio Roma X sono riferite esclusivamente al locale destinato a ex Chiesa (foglio 1115, part. A), ai locali annessi destinati a servizi parrocchiali (foglio 1115 part.1071 sub 501, part.1072 sub 501, part.4379) e all’area contraddistinta al foglio 1115 part.4793 ovvero alla porzione di area come descritto nel paragrafo precedente”

SI CHIEDE CON URGENZA

di annullare in autotutela con effetto immediato la delibera in oggetto, con riserva di procedere nelle sedi giudiziarie preposte a tutela di un interesse diffuso.

 

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ESPOSTO PISTA CICLABILE TEVERE

IMG-20210503-WA0002LabUr-Laboratorio di Urbanistica ha presentato ieri un esposto al Ministero dell’Ambiente, all’Agenzia del Demanio e alla Regione Lazio sulla pista ciclabile del Tevere, banchine di magra sponda destra. E’ in corso un improprio dibattito politico circa la manutenzione della pista ciclabile sulla banchina del fiume Tevere in sponda destra mediante stesura di nuovo asfalto per circa 5km (da ponte Risorgimento a ponte Marconi). L’intervento ricade in area golenale interessando le banchine che, pavimentate con sampietrini e ricorsi di travertino, servono per consentire una migliore regimentazione dei deflussi che transitano nel tratto urbano in condizioni di magra. Tali banchine di magra, parte integrante del corpo idraulico del Tevere, sono anche un’opera di particolare pregio architettonico e storico. L’area di intervento è del Demanio dello Stato settore idrico e su di essa insistono le competenze in ordine idraulico della Regione Lazio. L’Autorità di Bacino fiume Tevere ha con chiarezza normato in data giugno 2008 le linee guida per l’assetto delle aree golenali del Tevere (PS5, NTA, All. E, sub All. 3, parte I). In tale documento l’ABT scrive: “un elemento di criticità delle previsioni urbanistiche è dovuto alla presenza di aree senza destinazione di Piano (c.d. “aree bianche”) che sono localizzate all’interno delle golene e comprese tra ponte Nenni e ponte Palatino. Tali aree coincidono sostanzialmente con le aree banchinate e la mancanza di una chiara destinazione urbanistica probabilmente può portare ad utilizzi non congrui per quelle aree” (pag.99). Questo dispositivo è successivo (e dunque non è stato, colpevolmente, applicato dall’amministrazione attuale) all’originaria istituzione della pista ciclabile in questione e oggi in manutenzione, avvenuta con Deliberazione della Giunta Comunale di Roma n. 1055 del 22 settembre 2000, cioè per il Giubileo e istituita da Veltroni senza alcun richiamo giuridico e alcun controllo da parte degli organi preposti. Dunque l’attuale amministrazione capitolina non ha rispettato la normativa vigente, violando anche gli elementari principi di tutela ambientale, rendendo, ad esempio, non permeabile con la stesura dell’asfalto l’area soggetta all’intervento, ignorando dunque per incompetenza la necessaria valutazione delle norme e indirizzi del Piano di Assetto delle Aree Golenali sopra richiamato. Non è accettabile che si continui in modo disinvolto a fare un uso improprio dei fondi di manutenzione stradale a Roma dirottandoli, come in questo caso, su una pista ciclabile che non è su strada ma in area golenale, cioè a tutela assoluta, che dunque non è di competenza della Polizia Municipale di Roma Capitale. Per altro, si tratta di un’area mai data in concessione al Comune da parte della Regione Lazio e dove non si è nemmeno operata una manutenzione, ma addirittura impiegato i fondi per realizzare anche dei pezzi di tracciato nuovi. Per altro, questa operazione avviene ad un mese dall’apertura del Tevere Expo’. E’ evidente che le cose sono due: o la pista apre a maggio per poi essere chiusa a giugno o le bancarelle saranno spostate su sponda sinistra, ma non c’è traccia di alcun atto amministrativo in tal senso. Per questa ragione LabUr-Laboratorio di Urbanistica, ha chiesto un intervento urgente a tutela di un interesse pubblico che non può essere mercificato con lo scontro politico e la propaganda di bassissimo profilo già in atto in vista delle prossime elezioni amministrative di Roma Capitale d’Italia.

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OSTIA, LO SCANDALO DEI VARCHI A MARE TARGATI M5S

IMG-20210429-WA0008Il 1° maggio apre la stagione balneare regionale. Nessun rinnovamento funzionale delle spiagge libere, solo speculazione e propaganda politica da parte dell’amministrazione M5S. Imbarazzante, ad esempio, la gestione degli ultimi 5 anni dei cosiddetti ‘varchi a mare‘, nati per consentire un ulteriore corridoio per l’accesso libero all’arenile ma soprattutto per il passaggio ai mezzi di intervento e soccorso per le operazioni di sicurezza a mare.
Il caso più grave è il varco da sempre chiuso presso la spiaggia ex-ARCA, oggi divenuta libera e chiamata SPQR a seguito di dubbie vicende.

Il varco è sbarrato da un cancello (in foto). A metà tra la spiaggia libera e il Gambrinus, ilIMG-20210429-WA0007 varco sarebbe invece di fondamentale importanza vista la sua prossimità a una piazzola per l’atterraggio degli elicotteri di soccorso.

Imbarazzante che il M5S di Ostia abbia dichiarato di averlo sostituito con il semplice ingresso della spiaggia non capendo che l’uso del varco è per interventi di emergenza.

Altro esempio, i due varchi al pontile ancora impraticabili, a due giorni dall’apertura della stagione balneare. Ricordiamo che la storia dei varchi risale a 32 anni fa e sono stati teatro di mala politica che ha giocato sempre e solo a scaricabarile su “quelli di prima“.

Era un giovedì, quel 4 maggio 1989, quando Angelo Russo, presidente dell’Assobalneari, scaduto il lunedì precedente l’ultimatum del comandante Spadoni della Capitaneria di porto, inveiva contro l’apertura forzosa di 12 varchi a mare sostenendo che “chi vuole, può accedere al mare attraverso gli stabilimenti, senza pagare“. Già allora il problema dei varchi era chiaro: chi li deve controllare, gestire, pulire? Il 3 aprile 1990 la stessa Capitaneria di porto assieme a Daniele Fichera, “dell’assessorato al Litorale“, decisero di richiudere quei varchi diventati sporchi, “pieni di siringhe e rifiuti“, a causa della mancata custodia. Quello che doveva rappresentare il fiore all’occhiello dell’amministrazione capitolina divenne un fallimento epocale con l’emissione dell’Ordinanza di chiusura della Capitaneria n.18 del 30 aprile 1990.
La riapertura dei due varchi ai lati del pontile è stato l’unico intervento effettuato negli anni successivi. Fu decisa con la determinazione dirigenziale n.1996 del 23 luglio 2014 a firma del direttore del Municipio Roma X, Claudio SACCOTELLI, scelto da Andrea TASSONE (poi finito agli arresti per Mafia Capitale), entrambi coinvolti nel processo penale, ancora in corso, della pedonalizzazione del lungomare di Ostia, che prevedeva l’allestimento di chioschi commerciali gestiti da un’attivista del M5S, Alessio LOTITO.
Una vicenda, quella dei varchi, che sgonfia il palloncino dei faraonici progetti che hanno investito, di amministrazione in amministrazione, il Lungomare di Ostia. LabUr, ancora una volta, per testimoniare questo degrado ignorato colpevolmente e dolosamente dal M5S, ha chiesto l’intervento come polizia giudiziaria da parte della Capitaneria di porto, competente per il danno ambientale creatosi (rifiuti, degrado) e per il ripristino della sicurezza a mare (impedita dall’abbandono o chiusura dei varchi).
Paula de Jesus per LabUr

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OSTIA: CON LE TELECAMERE VIOLATA LA PRIVACY DEI CITTADINI

resultLe telecamere di videosorveglianza sul lungomare di Ostia, volute dal M5S, hanno raccolto immagini almeno da febbraio 2021 e non dal 21 aprile 2021 come dchiarato. Roma Capitale non ha informato della loro attivazione la cittadinanza e ha conservato le immagini oltre i 7 giorni consentiti per legge. Ciò si evince, in totale spregio e violazione del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, dalle foto pubblicate su facebook dal consigliere capitolino Paolo Ferrara.

Non è chiaro come ne sia venuto in possesso visto che altre foto sono state pubblicate anche dal vicepresidente del municipio, Alessandro Ieva. Dovevano infatti essere confinate all’ìinterno della Sala Sistema Roma della Polizia Locale che doveva registrarle e provvedere a renderle disponibili solo ai soggetti autorizzati e alle Forze dell’Ordine.

A seguito di ciò, è stata inviata una nota al Garante per la Privacy, al Prefetto di Roma e all’Ufficio di Scopo del Responsabile della Protezione dei Dati (RPD) di Roma Capitale per segnalare l’abuso. Inoltre il Municipio Roma X neppure ha provveduto a far installare la dovuta cartellonistica informativa, limitandosi ad incollare fogli di carta sul palo di  sostegno delle telecamere, del tutto illeggibili (addirittura mancante quello presso la rotonda della Cristoforo Colombo dove 2 giorni fa Virginia Raggi ha inaugurato la Fontana dello Zodiaco).

Le telecamere sono posizionate in dieci siti, nove presso le spiagge libere e una presso il
pontile, costate in totale 250.000 euro. Dovrebbero avere “finalità di sicurezza e tutela delle persone e del patrimonio” ma in realtà sono state deliberate per il “contrasto abbandono rifiuti, criminalità e commercio abusivo” impegnando fondi per “interventi relativi alla mobilità” e giustificando la competenza del municipio ai sensi del Decentramento Amministrativo “per tutelare le aree verdi“.

Insomma, una gran confusione ai limiti della legalità: a cosa servono delle telecamere che inquadrano un lungomare devastato dalle buche, spiagge sporche e scheletriche aree verdi? Perchè si conservano le immagini per mesi all’insaputa dei cittadini? Come è possibile che alle immagini accedano tutti? Domande che devono avere immediata risposta da parte delle autorità competenti. Come per il caso dei droni già segnalato.

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OSTIA, GLI ZAMPILLI COSTATI IL DOPPIO DEL FONTANONE DEL GIANICOLO

20210420_135350Ci sarebbero voluti 8 mesi e non 24. Sarebbe costata 140.000 euro e non 500.000. Doveva impegnare fondi della Sovrintendenza Capitolina e non quelli per la manutenzione stradale.

Questa è la brutta storia dei restauri della c.d. Fontana dello Zodiaco in fondo alla Cristoforo Colombo, allestita come vetrina per la prossima campagna elettorale di Virginia Raggi dall’imbarazzante M5S di Ostia, fatti che ora porteremo a conoscenza della procura. Un’opera forse citata già a fine 2017 nelle intercettazioni agli atti del processo in corso per lo Stadio della Roma, quando Paolo Ferrara (M5S) e Luca Parnasi si interessavano (per fini elettorali) della ‘rotatoria in fondo alla Colombo‘.

I lavori della fontana dovevano essere di esclusiva competenza della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, tant’è da essere stati inclusi nei progetti di recupero, restauro e valorizzazione del patrimonio di Roma per effetto della Legge n.106 del 29 luglio 2014.
Invece l’amministrazione pentastellata è riuscita ad impegnare ben 500.000 euro per il restauro della fontana sottraendo i fondi previsti per la manutenzione stradale del lungomare di Ostia che rimane, dopo 4 anni, con il limite di velocità dei 30 km/h per il pessimo stato di manutenzione e dimezzato da una finta pista ciclabile dichiarata illegittima dal Ministero dei Trasporti.

Che la fontana non sia stata progettata da Pierluigi Nervi, come più volte ha dichiarato Virginia Raggi (‘uno dei tesori architettonici della Capitale‘), lo sanno tutti, anche se la Sindaca continua a ripeterlo per enfatizzarne il restauro. Resta il fatto che dopo la gaffe del Colosseo scambiato per l’arena di Nimes ora abbiamo ad Ostia, oltre alle eterne buche sul lungomare, la fontana della ditta Colantoni (1957) costata più di quella Seicentesca di Paolo V (280.000 euro) al Gianicolo, resa ancor più famosa dal film ‘La grande bellezza’. Consigliamo pertanto a Virginia Raggi, che inaugurerà la fontana, oggi 20 aprile alle ore 17.00, di trovare le parole giuste.

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OSTIA, DRONI DEL MUNICIPIO SPIANO AREE PRIVATE SUL TEVERE

IMG-20210409-WA0000L’uso improprio che la presidente del Municipio Roma X, Giuliana Di Pillo, e i suoi ‘bravi’ (come li chiamerebbe il Manzoni) fanno dei beni pubblici, è al limite della denuncia penale. Dopo episodi eclatanti quali l’ex Ufficio Tecnico, lo Skate Park, la pista ciclabile sul Lungomare e la c.d. Fontana dello Zodiaco, ora si aggiunge anche l’argine del Tevere. Per sponsorizzare l’iniziativa privata di un sedicente gruppo vicino alla Sindaca Virginia Raggi, volta alla realizzazione di un percorso ciclabile sull’argine del Tevere, alcuni soggetti del Municipio X, nel pieno esercizio delle loro funzioni, compiono atti illegittimi se non addirittura illegali. Sono arrivati a far sorvolare un drone (che ci piacerebbe capire quanto è costato e chi lo ha pagato) per ‘spiare’ le proprietà private lungo le sponde del Tevere. Ricordiamo a questi amministratori che la Commissione Trasparenza, Controllo e Garanzia ha già chiarito da un anno alla Di Pillo, all’Assessore Silvana De Niccolò, al Presidente della Commissione Ambiente Francesco Vitolo e al Consigliere comunale Ferrara che il sedicente ‘Sentiero Pasolini’ è illegale oltre che illegittimo. In piena campagna elettorale questi stessi personaggi ripropongono un’iniziativa privata, per altro nemmeno inserita nel PUMS (LINK 1 , LINK 2 e LINK 3 ), sventolando un imbarazzante parere dell’ex Autorità di Bacino Tevere (ABT) che è già stato ritenuto ininfluente nella Commissione presieduta da Pietro Malara. Si insiste a portare avanti percorsi ciclabili sugli argini quando la legge è chiara sull’accesso ad aree private in demanio fluviale. Per altro, l’ABT deve ancora provare documentalmente che siano ‘argini’, cosa che configura di fatto un reato.
Questo modalità ‘disinvolte’ dell’Amministrazione pentastellata, che grida legalità sentendosi l’unico depositario, non sono più accettabili.

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OSTIA, LA FONTANA DELLO ZODIACO E LA ROTONDA DI LUCA PARNASI  

IMG-20210408-WA0010Non è di competenza del Municipio, è costata 4 volte tanto ed è spacciata per opera d’arte. La cosiddetta “fontana dello Zodiaco” ad Ostia, al termine della via Cristoforo Colombo sul  belvedere antistante la rotonda, verrà inaugurata il 21 aprile con tanto di banda e libro fotografico, seppure il restauro, partorito dal M5S sotto il segno dello Stadio della Roma, era stato annunciato due anni fa, il 29 marzo 2019.

Falso quanto afferma la Sindaca: la fontana non è stata progettata dall’Ingegnere Pier Luigi Nervi. Fu infatti realizzata con materiale di reimpiego dalla ditta Colantoni per conto di ACEA e inaugurata il 4 novembre 1957. La fontana si sovrappose sulla “rosa dei venti” della precedente pavimentazione, terminata sempre dalla stessa ditta il 15 dicembre 1954, dove sono raffigurati con lastre di travertino di Bagnoreggio i 12 segni dello zodiaco.

 Gli interminabili lavori di restauro sono stati eseguiti con i fondi destinati alla manutenzione stradale avendo Roma Capitale considerato la fontana come pertinenza del lungomare Amerigo Vespucci e avendo interpretato a suo modo l’art.14 del decentramento amministrativo, grazie agli atti prodotti dall’instancabile ex direttore del Municipio Roma X, Nicola De Bernardini (quello della pista ciclabile decretata illegittima dal Ministero dei Trasporti e su cui sono in corso gli accertamenti da parte della Procura).

La fontana è dunque un asino spacciato per purosangue in una imbarazzante campagna elettorale. Voluta dall’uscente Sindaca di Roma, la fontana è stata restaurata con una discutibile operazione da parte del Municipio X che non ne aveva la competenza (motivo per cui è rimasta ferma per anni), utilizzando fondi pubblici per inscenare un evento epocale.

Ricordiamo che l’area è stata chiusa al pubblico nel 2017 e che in precedenza ci sono stati solo 3 interventi di restauro: quello del 1993, a cura dell’Ufficio Tecnico della XIII Circoscrizione, e quelli del 2001 e 2005, a cura della competente U.O. Monumenti Medievali e Moderni della Sovrintendenza Capitolina, che aveva previsto, per gli stessi lavori eseguiti ora e per la stessa durata, un importo di soli 140.000 euro, cioè un quarto della spesa attuale.

Il Municipio Roma X infatti ha speso oltre 500.000 euro: 310.939,12 euro per l’importo contrattuale lordo, altri 130.000,00 euro per ‘interventi di completamento’, più 56.000,00 euro per l’illuminazione pubblica, 8.000,00 euro per gli allacci e altri 7.000,00 euro come incentivazione per le funzioni tecniche. A questi importi si devono aggiungere 35.000,00 euro a Risorse per Roma Spa per la progettazione e la spesa di oltre 15.000,00 euro per mille copie del libro del fotografo Pino Rampolla che sarà presentato all’inaugurazione del 21 aprile per documentare questo finto “tesoro architettonico del nostro territorio”, come lo ha definito Virginia Raggi.

 La storia di questo scandalo avrebbe origine 4 anni fa nelle attività condotte dal consigliere comunale, Paolo Ferrara, ex capogruppo capitolino del M5S dimessosi a giugno 2018 dopo esser stato coinvolto nelle indagini della Procura di Roma sullo Stadio della Roma. Se anche in questi giorni il GIP ha archiviato la posizione di Ferrara, restano prove inconfutabili dei rapporti tra lui e Luca Parnasi.

 Nella informativa della Legione Carabinieri Lazio – Comando Provinciale di Roma, Reparto Operativo – Nucleo Investigativo (2a Sezione) si legge con chiarezza la promessa da parte di Luca Parnasi a Paolo Ferrara di finanziare un “progetto di riqualificazione del lungomare di Ostia”. Il 20 ottobre 2017 vengono infatti reperiti da Parnasi documenti catastali relativi al lungomare di Ostia, proprio all’altezza dell’incrocio con la via Cristoforo Colombo dove, dice, “ci sono due proprietà del Comune e c’hanno chiesto di pensare a una potenziale…diciamo … offerta di riqualificazione”. A seguire, si aggiunge che, una volta che i documenti saranno reperiti, faranno preparare un progetto da un tecnico: “ne parliamo con qualche progettista per fargli presentare quattro tavole”. Il 16 novembre 2017 emerge che esiste una “non meglio specificata opera” per cui era stata fatta una richiesta di finanziamento nel 2005/2006, mai andata a buon fine e cioè “fare una piccola rotonda vicino Ostia”.

Ferrara ne prende visione, si incontra più volte con Parnasi tanto che i Carabinieri concludono che tutto ciò serviva “per favorire l’approvazione del progetto dello Stadio”.

Luca Parnasi a un certo punto dice: “in questo momento c’è… la sindaca nuova, la mini sindaca di Ostia, Ostia perché è un posto infestato dagli Spada quindi bisogna… anche gli stessi Spada… sarebbero interessati che a Ostia se ne parlasse bene cosi si calma la pressione su di loro e continuano a rubà…”.

 Attendiamo a questo punto la data del 21 aprile 2021 per sapere cosa ci racconterà Virginia Raggi sulla regolarità contabile dell’opera, sull’inquadramento urbanistico della stessa (ricordiamo che la fontana incide su area del Demanio Pubblico, ramo Marina Mercantile) e sulla vicenda che la lega allo Stadio della Roma, considerato che la Sindaca sarà testimone al processo, chiamata da Marcello De Vito, imputato, attuale presidente del Consiglio Capitolino.

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OSTIA: CAOS  CONCESSIONI DEMANIALI MARITTIME, A RISCHIO LA STAGIONE ESTIVA

IMG-20210401-WA0010A un mese dall’inizio della stagione balneare, la capitale d’Italia brancola nel buio. Il Municipio Roma X rischia di generare sulle spiagge romane il più grave danno erariale mai visto, pur avendo totale autonomia per l’esercizio di tutte le funzioni in materia di demanio marittimo per effetto delle deleghe statali, del decentramento amministrativo e della recente legge regionale 1/2020. Per tale motivo si è presentato un dettagliato esposto alla procura contabile e alle autorità di vigilanza.

Tutto ha origine da un provvedimento del nuovo direttore del municipio, Giacomo GUASTELLA, un semplice dirigente comunale insediatosi a novembre 2020 e proveniente da Velletri, che ha annullato a dicembre la legge 145/2018 con cui lo Stato ha previsto gli strumenti necessari  per garantire la redditività degli arenili in combinato con la legge 77/2020.  La conseguenza  è che ad oggi 3,5 km del litorale romano risultano ancora senza concessione, corrispondenti ai 37 stabilimenti balneari di cui si è dichiarata la scadenza al 31 dicembe 2020 e a cui non si è applicata l’estensione fino al 2033 come indicato nella 145/2018.

Una scelta, discutibile, che potrebbe apparire giustificata dalla discrezionalità amministrativa in potere al Municipio Roma X. In realtà così non è perché in contemporanea il municipio sta applicando alle imprese balneari quanto previsto dalla legge n.126 del 13.10.2020, vale a dire la sanatoria di tutti i contenziosi generatisi negli anni precedenti per via degli errati canoni demaniali richiesti agli stabilimenti. Dunque un motivo di nullità del provvedimento di avvenuta scadenza, visto che la 126/2020, applicata da Giacomo GUASTELLA, riconferma la 145/2018, addirittura estendendo la durata al 2033 anche delle concessioni fluviali e lacuali.

Per tali motivi, LabUr ha documentato questa grave situazione sottoponendola alle autorità competenti con espressa urgenza di tutelare l’interesse pubblico in termini di redditività e valorizzazione del demanio marittimo.

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OSTIA, CASE ARMELLINI: LO SCANDALO VA IN ONDA SU RAITRE

Oggi, 19 marzo 2021, LabUr e i cittadini hanno raccontato davanti alle telecamere di RaiTre lo scandalo più grande di Ostia, su cui tutti tacciono: il quartiere di Nuova Ostia, le case Armellini. Nulla da aggiungere al racconto filmato.

RaiTre, Buongiorno Regione – Lazio (19.03.2021, prima parte)

RaiTre, Buongiorno Regione – Lazio (19.03.2021, seconda parte)

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OSTIA, EX UFFICIO TECNICO: RELAZIONE SULLA DISPONIBILITA’ DELL’IMMOBILE

Ostia nel 1932

Ostia nel 1932

In data odierna, 16 marzo 2021, LabUr ha inviato, come convenuto in data 12 marzo 2021 nella seduta della Commissione di Controllo e Garanzia del Municipio Roma X, la seguente relazione al fine di segnalare la presunta irregolarità del bando in termini di disponibilità dell’immobile da parte del Municipio Roma X.
Tale attività è parte integrante della consulenza tecnica richiesta a LabUr da parte dell’associazione ‘Mare in Vista’ per la partecipazione al bando di gara del 02 luglio 2020 (prot. CO20200064505) “Assegnazione in concessione di un immobile di proprietà comunale ad associazioni od enti senza scopo di lucro”.

E’ certamente anomalo che dopo oltre 6 mesi dalla richiesta di chiarimenti sull’atto di provenienza dell’immobile rivolta all’ex direttore del Municipio, Nicola DE BERNARDINI (che conserva tutt’oggi il ruolo di Responsabile Unico del Procedimento di gara) sia la Commissione a ‘verificare’ l’atto prodotto da LabUr e non viceversa, nel silenzio assordante degli uffici. Che paghiamo.

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RELAZIONE TECNICO AMMINISTRATIVA

Con Deliberazione del Governatorato di Roma n.7602 del 3 dicembre 1932 è stata redatta la convenzione con lo Stato per il trapasso al Governatorato dei beni del soppresso Ente S.M.I.R.[1], in particolare degli immobili con destinazione patrimoniale indicati nell’elenco contrassegnato con il numero 1 e delle aree stradali nonché da destinarsi a pubblici servizi, indicate nell’elenco contrassegnato con il numero 2. Riportiamo fedelmente il contenuto dell’articolo 5 della sopra citata convenzione:

Resta espressamente chiarito ed inteso tra le parti contraenti che per effetto dell’art.2 del R. Decreto 31 dicembre 1923, numero 3116, la spiaggia demaniale marittima del Lido di Roma compresa tra la sponda sinistra del Tevere ed il canale dello Stagno, situata a mare della zona che fu sdemanializzata per effetto dell’atto 25 gennaio 1923 registrato a Roma il 1° marzo 1923, n. 118 07, reg. 426 atti pubblici, e che insieme con tale zona poi come sopra sdemaniali izzata era stato concessa al Comune di Roma per effetto dell’art. 5 della Convenzione 5 marzo 1907, approvata con la legge n. 502 del 11 luglio 1907, è ritornata nella completa ed assoluta disponibilità dell’Amministrazione Marittima che ne regolerà l’uso e la destinazione secondo le vigenti disposizioni di legge.

Tuttavia per la durata di 70 anni a decorrere dalla stipulazione del presente atto lo Stato si impegna a mettere gratuitamente a disposizione del Governatorato di Roma, quando non vi ostino prevalenti ragioni di interesse pubblico e di servizio governativo a giudizio insindacabile dell’Amministrazione dello Stato le aree comprese in detta spiaggia, di cui abbia bisogno per impianti occorrenti per pubblici servizi del Governatorato stesso.

Le concessioni di tratti di arenili a terzi, sempre nell’ambito della spiaggia anzidetta, saranno assentire dall’Amministrazione della Marina Mercantile, sentito il Governatorato, al quale per il suaccennato periodo andranno devoluti relativi canoni, salvo versamento all’Erario, per ogni singola concessione, del canone annuo fisso di una lira, a titolo di riconoscimento della demanialità dell’aria concessa

Per quanto sopra, fermo restando il contenuto della relazione tecnica prodotta da LabUr in data 14 settembre 2020, redatta per l’associazione ‘Mare In Vista’ e agli atti della Commissione destinataria, risulta

  • che il Comune di Roma non ha mai avuto in proprietà l’immobile realizzato su area demaniale;
  • che il Comune di Roma non ha mai avuto in concessione l’area demaniale in oggetto ma ha solo stipulato un atto di convenzione gratuita con lo Stato per averne eventuale disponibilità;
  • che la convenzione gratuita dell’area in questione è terminata nel 2002, senza alcun rinnovo;
  • che l’immobile in oggetto è dunque da intendersi a tutti gli effetti una pertinenza demaniale non in disponibilità del Municipio Roma X;
  • che la concessione di valorizzazione dell’immobile in oggetto prevista nel bando del Municipio Roma X, è irregolare;
  • che l’Agenzia del Demanio – Direzione Roma Capitale, ha generato, per omesso controllo, un danno erariale per il mancato incasso del canone relativo all’immobile dal 2002 ad oggi.

[1] Ente per lo Sviluppo Industriale e Marittimo di Roma (S.M.I.R.), istituito con decreto luogotenenziale n.304 del 23 febbraio 1919 e soppresso con Decreto Legislativo n.845 del 18 marzo 1923. Con successivo decreto n.3116 del 31 dicembre 1923 furono dichiarati proprietà dello Stato e tornarono in sua disponibilità tutti gli immobili o demaniali già appartenenti e assegnati in uso allo S.M.I.R. , autorizzando il Governo a trasferire al Comune di Roma parte degli stessi

 

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