OSTIA, A PROCESSO LE ‘RUSPE DELLA LEGALITÀ’ DI ALFONSO SABELLA

b059c7f7-c562-46fa-b69c-ce60bcd0b96aAlfonso SABELLA, il magistrato condannato dalla Corte dei Conti per le torture del G8 a Genova del 2001 (primo caso riconosciuto in Italia), ad Ostia non ha visto nulla durante i 4 mesi del suo mandato con delega delle funzioni di Presidente del Municipio Roma X. Non ha visto le malefatte di Andrea Tassone (condannato a 5 anni per ‘mafia capitale’), non ha visto le irregolarità sulle spiagge libere e tant’altro ancora. Neppure ha visto che le ‘ruspe della legalità’, imposte dal PD romano, che hanno abbattuto i chioschi di Castelporziano nel 2015, erano quelle della Malù Lavori srl di Luigi MARTELLA, oggi, dopo 7 anni, rinviato a giudizio (assieme a 9 funzionari del comune) perché imputato del reato di corruzione a seguito di una moltitudine di appalti pilotati.

Assieme a lui, anche l’imprenditore Alessio FERRARI. Entrambi erano soci (diretti e indiretti) in più società che tranquillamente partecipavano alle gare comunali e municipali, senza alcun controllo. 

In realtà l’intreccio delle società tra i due era ben più complesso. Su tutta Roma operava, secondo la Procura, un vero e proprio cartello di imprenditori che, mischiandosi nelle quote societarie di più imprese, non solo alteravano la regolarità delle procedure di gara a cui partecipavano (aggiudicandosele tutte) ma soprattutto organizzavano la corruzione negli uffici comunali e municipali. Fino a qui l’accusa, che andrà sostenuta in giudizio.

La gravità della questione è che in quegli anni (2010-2015) nessuno ha visto nulla né in fase di gara, né di aggiudicazione e tanto meno di pagamento finale. Un esempio. La demolizione dei chioschi di Castelporziano è costata più di 100mila euro ed è stata aggiudicata alla Malù Lavori Srl e poi pagata ad un’altra società (legata alla prima) con pubblicazione degli atti solo nel 2021.

Neppure alcuno ha sollevato la questione, tanto meno il magistrato antimafia Alfonso SABELLA, che Luigi MARTELLA e Alessio FERRARI erano anche soci della Siculiana Costruzioni srl il cui nome (Siculiana) ricorda ‘casualmente’ quello della cittadina siciliana patria dei Cuntrera e Caruana, famiglie mafiose che hanno ottenuto una posizione chiave nel traffico di stupefacenti e nel riciclaggio di denaro sporco, ribattezzate come i “Rothschild della Mafia” o i “banchieri di Cosa Nostra”.

Insomma, il distratto Alfonso SABELLA, definito ‘il cacciatore di mafiosi’ (con tanto di discutibile serie televisiva imposta dal PD romano) ad Ostia non ha visto quello che si doveva vedere

Per quanto riguarda la spiaggia di Castelporziano, ricordiamo brevemente i fatti.

A seguito della determinazione dirigenziale n. 2632 del 31 ottobre 2014 emessa da Roma Capitale, Municipio X, notificata il 19 novembre 2014 con la quale si ordinava la demolizione delle opere abusivamente realizzate, il 10 marzo 2015, con determinazione dirigenziale nr.462, l’ex direttore del municipio, Claudio SACCOTELLI, voluto ad Ostia da Tassone stanziò i soldi per la “demolizione delle superfetazioni e ampliamenti esterni realizzati abusivamente sull’arenile di Castel Porziano”. Tra questi, i chioschi 3, 4 e 5 di cui LabUr ampiamente scrisse al tempo.

Poco più di una settimana ed il 18 marzo arrivarono le dimissioni di Tassone travolto da ‘mafia capitale’ . Nel frattempo, venivano aggiudicati in via provvisoria sia i lavori di demolizione alla Malù Lavori srl (verbale di gara CO/41181 del 30 marzo) sia l’incarico di coordinatore della sicurezza a Susanna MAGI (nota CO/43124 del 9 aprile 2015) poi entrambi trasformati in definitivi il 10 aprile 2015 con determinazione dirigenziale nr.669.

Nella stessa data del 10 aprile veniva rimosso dall’incarico Claudio SACCOTELLI.

Consegnati i lavori con verbale di urgenza prot. CO/44729 del 14 aprile 2015 iniziarono le demolizioni, subito sospese il 15 aprile (verbale prot. CO/45912) per intervento del Consiglio di Stato. Furono riprese il 29 aprile (verbale prot. CO/50953) e nella stessa giornata (verbale prot. CO/50990) di nuovo sospese. Infine, vennero riprese il 24 giugno 2015 (verbale prot. CO/75608) e concluse.

Solo con la determinazione dirigenziale nr. 812 del 21 aprile 2017, dopo convalida del responsabile del procedimento, Nicola DE BERNARDINI (che il 2 gennaio era diventato direttore tecnico del municipio) venne autorizzato il pagamento dei lavori (circa 130.000 euro) ma non alla Malù Lavori srl bensì alla Alfa srl che, in data 26 gennaio 2017, aveva acquisito la Malù Lavori srl con tutti i rapporti giuridici di debito e di credito, contratti in essere. Titolare della Alfa srl, Alfredo FERRARI, stesso cognome di Alessio FERRARI socio di Luigi MARTELLA.

La Alfa srl aveva acquisito nella stessa data del 26 gennaio 2017 la Trevio srl di Alessio FERRARI e la Nicolò Lavori srl, i cui titolari effettivi erano Luigi MARTELLA e Alessio FERRARI. La Alfa srl parteciperà poi a una numerosa serie di gare in raggruppamento con la Edil Nic srl di Simona FERRARI e Nicolò MARTELLA. Nomi e cognomi che si inseguono senza che la pubblica amministrazione abbia mai preso una concreta posizione di cautelare attesa.

Ora il processo, che giudicherà Luigi MARTELLA ed Alessio FERRARI assieme ai funzionari comunali e municipali. Se vale per essi la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, altrettanto non si può dire della trasparenza amministrativa di Roma Capitale che solo in data 23 luglio 2021 ha pubblicato, in ottemperanza ai doveri di pubblicità degli atti relativi alle procedure per l’affidamento degli appalti pubblici, l’appalto in questione, non si capisce perché considerato tra quelli avviati nel 2021 quando è stato aggiudicato nel 2015.

Forse il meccanismo di vendere le aziende indagate è solo una casualità, come per il nome della Siculiana Costruzioni srl o per la ricorrenza dei cognomi MARTELLA e FERRARI in questo poco edificante intreccio di società. Resta il fatto che due società tra loro collegate non possono partecipare alla stessa gara e che, a partire da Alfonso SABELLA, nessuno ha controllato quello che anche un semplice cittadino può fare accedendo al Registro delle Imprese. Una totale mancanza di legalità amministrativa.

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NUOVA OSTIA: ANCHE LA LAREX IN MANO AGLI ARMELLINI

armellini renatoSul problema delle 4 palazzine della Larex Spa in via Marino Fasan, LabUr ha già scritto tutto dal 2009. E’ pertanto imbarazzante che ancora oggi, nella Commissione II Politiche Sociali e Abitative del Municipio X in data 27 gennaio 2022, si faccia per l’ennesima volta “il punto della situazione” continuando però a nascondere anche l’ultima novità e cioè che la Larex Spa appartiene interamente ad Alessandra ARMELLINI, sorella minore di Angela, quest’ultima proprietaria (tramite la Moreno Estate srl) praticamente di tutto il quartiere di Nuova Ostia (nato appunto come speculazione edilizia del costruttore, il padre, Renato ARMELLINI).

La Larex Spa è stata costituita il 30 ottobre 1990 e, con atto del 17 luglio 2019, è diventata proprietà 100% della Briseide srl che a sua volta è proprietà al 99% di Alessandra ARMELLINI e all’1% della Valle Giulia srl, che (attiva dal 6 agosto 2019) è al 100% di Alessandra ARMELLINI. Non è stato dunque un caso che, seppur non invitato, fosse presente in commissione l’avvocato Oreste BRAGA, direttore generale del gruppo Alessandra ARMELLINI, esperto nel “settore immobiliare” che affiancava l’avvocato Maria DI GIORGIO della Larex Spa.

Il 23 marzo 2022 gli inquilini del fabbricato di via Marino Fasan n. 15 dovranno andare via ma non si sa dove. Infatti, lo ricordiamo, il compendio immobiliare della Larex si compone di quattro fabbricati siti in via Marino Fasan ai civici 9, 15, 23 e 29 per un totale di n. 84 appartamenti, concessi in locazione a Roma Capitale e destinati ad alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP). Il contratto del 1° ottobre 2001 è stato dichiarato definitivamente cessato in data 31 maggio 2013 e, a partire dal 1 giugno 2013, il comune sta provvedendo a corrispondere alla Larex Spa l’indennità di occupazione del compendio, versando l’importo annuo di € 416.255,29 esente IVA.

Poiché non è possibile procedere all’immediato e contestuale rilascio di tutti e quattro i fabbricati, si inizierà a rendere libero e a riconsegnare prima il fabbricato di via Marino Fasan n. 15 per proseguire, uno per volta, con tutti gli altri. Dove? Non si sa.

Intanto la presenza del gruppo ARMELLINI al tavolo delle trattative lascia perplessi soprattutto se si considera che le forze politiche municipali sedute a quel tavolo sono le stesse che dal 2009 non hanno mai gestito la questione, ora nelle mani delle sentenze dei tribunali con il Prefetto di Roma a vigilare la situazione.

La grottesca soluzione a un problema creato dalla politica romana troppo morbida verso un costruttore che ha realizzato 60 anni fa case con pessimo materiale edilizio e che non sono mai state tenute in manutenzione, l’ha offerta prima il M5S con Virginia RAGGI e ora il nuovo assessore capitolino competente in materia, Tobia ZEVI (PD): il famoso ‘rent to buy’, cioè valorizzare le case ed acquistarle da parte del comune, lo stesso trattamento offerto agli altri 1.042 appartamenti (che cadono a pezzi), sempre a Nuova Ostia, della Moreno Estate srl di Angela ARMELLINI, sorella di Alessandra (proprietaria della Larex).

In pratica si tratta di un tavolo che, con la scusa di tutelare gli inquilini, da una parte mette in piedi una sanatoria edilizia per abitazioni che neanche avevano l’abitabilità per essere destinati ad alloggi popolari, dall’altra garantisce agli ARMELLINI di capitalizzare un vecchio e decrepito investimento immobiliare che non ha più alcun valore di mercato. Ne più ne meno di quanto accaduto con il Ponte Morandi di Genova, ricostruito a spese dello Stato che ha pure pagato i Benetton per acquisirne le quote in ASPI.

L’aspetto dunque non ha solo un carattere tipicamente di speculazione edilizia mascherata da fini sociali e abitativi, ma rappresenta l’ennesimo metodo di insabbiare oltre 10 anni di cattiva gestione amministrativa lasciando la delega del problema (creato dal comune) agli stessi che lo hanno generato. Per capire cosa hanno rappresentato a Ostia gli ARMELLINI, lasciamo al lettore un link a un’inchiesta di 8 anni fa,

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EUROSPIN INFERNETTO: PASSI CARRABILI SENZA AUTORIZZAZIONE MA IL SUPERMERCATO, DIFFIDATO, NON CHIUDE

WhatsApp Image 2022-01-25 at 13.10.24Il supermercato dell’Eurospin all’Infernetto, località “il Macchione”, di cui abbiamo già ampiamente parlato, è stato oggetto di un controllo da parte del Gruppo X Mare del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale. L’esito, racchiuso nei verbali 14180239226 e 14180239226 del 17 novembre 2021, è imbarazzante: non ci sono le autorizzazioni dei due passi carrabili siti in via Franchetti 53 e in via Cristoforo Colombo 1841.
Andrebbe dunque chiuso ma continua ad essere aperto dall’8 novembre 2021. Ha violato (e nessuno se ne è accorto) la documentazione presentata in Conferenza dei Servizi per ottenere le autorizzazioni. E’ stato LabUr ad aver segnalato (da mesi) la irregolarità, ma il Municipio Roma X non ha alcuna intenzione di intervenire.

Eppure il presidente, il direttore e l’assessore competente del Municipio X sono al corrente della questione ma dal 1° dicembre 2021 (data della seconda comunicazione dei vigili urbani) Mario Falconi, Carla Scarfagna e Antonio Caliendo si trincerano nel silenzio. Neppure il nuovo direttore tecnico, Mario Sica, dice qualcosa. Anche il Dipartimento Sviluppo Economico e Attività Produttive di Roma Capitale, con nota prot. QH20220001441 del 12 gennaio 2022 ha sollecitato il Municipio ad intervenire visto che il Dipartimento aveva diffidato il supermercato Eurospin ad aprire.

Il problema è urbanistico e non di natura commerciale ed è nato sotto la precedente amministrazione del M5S che vedeva come presidente, direttore e assessore competente Giuliana Di Pillo, Nicola De Bernardini (poi Giacomo Guastella) e Damiano Pichi, nonché l’onnipresente ‘faccendiere’ locale, Paolo Ferrara. Perché oggi l’amministrazione del PD asseconda le precedenti scelte?

La risposta è appunto nell’inquadramento urbanistico di questo centro commerciale che insiste all’interno del Toponimo 13.08 “Infernetto – via Lotti” adottato nel 2013 che ancora deve definire come recuperare gli standard urbanistici (parcheggi, servizi, verde) per un nucleo di edilizia ex-abusiva stimato intorno ai 2mila abitanti. E’ questo il modo di disegnare una città?

Il grande supermercato della Eurospin Lazio Spa (oltre 1.500 mq, più parcheggi e strutture di servizio) è aperto sulla complanare della via Cristoforo Colombo, unica uscita da via Ermanno Wolf Ferrari verso Roma per il quartiere Infernetto, un tratto di strada da sempre congestionato dal traffico e soggetto a rischio idraulico per la presenza dell’influente L del Canale Palocco. Il costo di realizzazione è stato di 2,5 milioni di euro.
La proprietà del terreno è della MDS Costruzioni srl di Angelo DI STASI, acquisito da Gianfranco BINDI. Solo dopo il fine lavori e l’attivazione della struttura commerciale è subentrata la Eurospin che deve rispettare tutti gli obblighi di legge, ma questo non sembra avvenire.

Il silenzio dei Comitati di Quartiere (da quello storico CdQ Infernetto agli ultimi arrivati nonché l’indifferenza dell’omonimo Consorzio di Recupero presieduto da Giancarlo Anelli) è un brutto segnale per lo sviluppo di un quartiere come quello senza servizi dell’Infernetto, dove i supermercati sono più delle scuole e dove l’impegno civico di facciata si concentra non su un interesse pubblico ma su come accaparrarsi favori politici tacendo di volta in volta.

 

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OSTIA, BANDO CONCESSIONI BALNEARI: VIOLAZIONE DEL M5S DEL SEGRETO PROFESSIONALE RICHIESTO DALL’AVVOCATURA

30685108-35ac-4208-a898-1beb314b37f8Le concessioni balneari di Ostia, in vista dell’adozione del Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA) di Roma Capitale, sono diventate un caso politico con tanto di passivo coinvolgimento dell’Avvocatura Capitolina, come di recente ben argomentato da Evoluzione Civica. Ciò che fa scalpore è che il parere dell’avvocatura espresso il 7 dicembre u.s. sulla revoca del bando per l’affidamento delle concessioni (voluta dalla nuova giunta PD del Municipio X) sia stato utilizzato dal M5S (sia dall’ex sindaco Raggi che dall’ex presidente del Municipio X, Di Pillo) seppure coperto da “segreto professionale” come richiesto dal Capo del II Settore dell’Avvocatura Capitolina, avvocato Guglielmo FRIGENTI. La violazione di accesso a tale nota è stata addirittura spavaldamente resa pubblica a mezzo stampa dal quotidiano La Notizia in data 20 gennaio 2022 e poi tramite comunicato stampa il 21 gennaio 2022.

La nota, di contenuto giuridico amministrativo, era indirizzata solo alla Direzione del Municipio (Carla SCARFAGNA) e per conoscenza al Presidente del Municipio (Mario FALCONI) ma evidentemente qualcuno l’ha fatta uscire e data in pasto alla politica per finalità collegate ai “rilevanti interessi economici sottesi alla gara” che entrambi gli schieramenti (PD e M5S) difendono. Sulla questione, non c’è stato da parte della politica alcun riferimento all’interesse pubblico. Ricordiamo che il Demanio Marittimo non è patrimonio di Roma Capitale ma dello Stato e che è in corso un accertamento dell’Agenzia del Demanio sulla sdemanializzazione di 400.000 mq del litorale di Ostia levante avvenuta nel 1938. Neppure la questione può riportarsi al contenzioso europeo sull’evidenza pubblica per l’affidamento delle concessioni demaniali tirando in ballo le recenti sentenze del Consiglio di Stato. La revoca è infatti un semplice atto amministrativo che rientra nella discrezionalità degli organi politici eletti.

Nel merito, la violazione del segreto professionale fatta dal M5S è ancor più grave perché si attribuiscono all’Avvocatura Capitolina conclusioni non veritiere, estratte dalla nota sopra citata, riportando in virgolettato solo quanto fa comodo al M5S. Questo ‘tirare per la giacchetta’ una struttura capitolina come l’avvocatura per propria propaganda politica non può essere consentito soprattutto se, come si legge a mezzo stampa, si confonde la questione amministrativa con quella della legalità, argomento del tutto estraneo alle motivazioni della revoca del bando. Il M5S ritiene che il PD stia favorendo la illegalità sul litorale romano? Faccia una denuncia alla Procura presso il Tribunale di Roma e non un pavido e confuso esposto alla Corte dei Conti, a cui già a suo tempo LabUr ha inviato tutta la documentazione per valutare il danno erariale conseguente a quell’illegittimo bando di affidamento giustamente annullato e firmato dall’ex direttore municipale Giacomo GUASTELLA.

E’ stata infatti proprio l’Avvocatura Capitolina, nella nota del 7 dicembre 2021, ad affermare che la discrezionalità (e la responsabilità) degli aspetti amministrativi che coinvolgono la gestione del demanio sono estranei “alla sfera di propria competenza” e che (riguardo alla revoca del bando) si rimetterà alla sentenza del 18 maggio 2022 con cui il TAR Lazio si esprimerà nel merito sui ricorsi presentati dagli attuali titolari delle concessioni balneari contro il bando suddetto.

Per quanto sopra, riteniamo a questo punto doveroso, a tutela dell’interesse pubblico, fare piena chiarezza sulla questione rendendo accessibile la nota dell’avvocatura nella sua interezza e presentando un esposto alle autorità competenti per violazione del segreto professionale compiuto dal M5S di Roma Capitale e del Municipio X.

 

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OSTIA, UNA DANNOSA DIFESA COSTIERA

IMG-20220118-WA0014ATTO STRAGIUDIZIALE DI INVITO E DIFFIDA

A: Regione Lazio – Direzione Regionale Lavori Pubblici

OGGETTO: invito e diffida a sospendere ogni attuale o futuro intervento ad Ostia levante a difesa della costa che modifichi la linea di costa e la spiaggia sommersa

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LabUr – Laboratorio di Urbanistica (www.labur.eu), portatore di un interesse diffuso e collettivo,

PREMESSO

  • che i danni denunciati dai concessionari balneari interessati, a seguito delle recenti mareggiate, hanno evidenziato tutte le criticità già espresse in altre sedi degli interventi in corso per la “riqualificazione del tratto del litorale di Ostia Levante, compreso tra lo stabilimento Pinetina e lo stabilimento Gambrinus, nel Comune di Roma, X Municipio Ostia”;
  • che la ‘riqualificazione’ in corso non sta ripristinando alcuna linea di costa storica di riferimento ma sta solo modificando la linea di costa attuale con effetti non prevedibili;
  • che i lavori in corso stanno alterando la spiaggia sommersa, annullando di fatto ogni studio precedente condotto per combattere il fenomeno dell’erosione (non delle mareggiate);
  • che tali modifiche contrastano con le indicazioni del Governo di istituire un tavolo tecnico, all’interno del contenzioso europeo sulle concessioni balneari, per definire con certezza la perimetrazione del demanio marittimo, delimitato proprio dalla linea di costa (a mare) e dalla dividente demaniale (a terra);
  • che per quanto riguarda il tratto di litorale interessato, l’individuazione della dividente demaniale è attualmente sottoposta a verifica amministrativa, sollecitata da LabUr, da parte dell’Agenzia del Demanio e demandata a Roma Capitale e alla Regione Lazio,

CONSIDERATO

  • che i lavori in corso non stanno garantendo la programmata ‘difesa della costa’;
  • che si stanno di conseguenza modificando anche le perimetrazioni delle singole concessioni balneari a scapito della imminente adozione del Piano di Utilizzazione degli Arenili di Roma Capitale;
  • che le profonde modifiche della spiaggia sommersa introdotte dai lavori in corso, dovute alla mancata presa in considerazione del ripristino di una linea di costa di riferimento, stanno creando effetti negativi anche su tratti del litorale romano più meridionali (p.es. lo stabilimento balneare Ra.Lo.Ce.),

VISTO

  • che la Regione Lazio non ha finora adottato alcun criterio scientifico per ripristinare una naturale linea di costa di riferimento ma ha solo programmato interventi di modifica della linea di costa,

per quanto sopra premesso, considerato e visto, 

si invita la Regione Lazio e in particolare la sua Direzione Regionale Lavori Pubblici a sospendere i lavori in corso prima delle imminenti e violente mareggiate stagionali, e la si diffida ad intervenire con la stessa metodologia invasiva laddove gli effetti delle lavorazioni in corso stanno causando nuovi danni, al fine di non propagare l’alterazione della spiaggia sommersa lungo tutto il litorale romano di levante

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INFERNETTO, VIALE DI CASTELPORZIANO: DIFFIDATO IL MUNICIPIO

7f1c4b44-234d-460b-b29a-64a210d82e93ATTO STRAGIUDIZIALE DI INVITO E DIFFIDA

Con riferimento alla seguente dichiarazione rilasciata a mezzo stampa dall’Assessore ai LL.PP. e Patrimonio del Municipio Roma X, Guglielmo CALCERANO, … il Regolamento del verde pubblico e privato approvato dall’Assemblea capitolina a giugno scorso impone il rispetto di nuovi criteri spaziali (ampiezza delle tazze, distanza dai palazzi e dal bordo stradale) incompatibili con la mera sostituzione degli alberi già in sede”, con chiaro riferimento anche al viale di Castelporziano all’Infernetto, come altrove confermato anche dall’Assessore municipale all’Ambiente, Valentina PRODON,

PREMESSO

  • che il comma 22 dell’articolo 19 del “Regolamento Capitolino del verde pubblico e privato e del paesaggio urbano di Roma Capitale” (1), così riporta: “Il ripristino di alberate esistenti e di alberate che rivestono importanza per il loro valore paesaggistico, naturalistico e culturale per la città è effettuato in ogni caso con nuovi individui arborei della stessa specie di quelli sostituiti, anche in deroga alle disposizioni del presente Regolamento”
  • che nell’Allegato 1 del citato Regolamento, nell’elenco delle principali normative di riferimento, è compreso il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (P.T.P.R.) della Regione Lazio
  • che il viale di Castelporziano (in località Infernetto) risulta essere individuato come “Bene del Patrimonio Culturale” nella Tavola C-29 del P.T.P.R. (parte del ‘sistema dell’insediamento storico – viabilità e infrastrutture storiche, ex art.60, c.2, L.R. 38/99)

VISTO

  • che alla data odierna non sono state ripristinate le 37 alberature (pini) rimosse a seguito dei lavori eseguiti sul viale di Castelporziano per il rifacimento del manto stradale

CONSIDERATO

  • che, oltre all’articolo del Regolamento citato, le dimensioni (larghezza 5 metri) del marciapiede lungo il viale di Castelporziano e le distanze delle abitazioni sono conformi anche a nuovi impianti di alberature di classe 1° e altezza superiore i 18 metri, in quanto il Regolamento prevede per tali alberature una distanza minima dal centro del tronco dal ciglio stradale di 120 cm e, per i pedoni, una superficie calpestabile larga almeno 150 cm, 

PRESO ATTO

  • che l’Assessore Guglielmo CALCERANO risulta essere portavoce per Roma di Europa Verde nonché avvocato con particolare competenza di diritto amministrativo, del lavoro e dell’ambiente,

tutto quanto sopra premesso, visto, considerato e preso atto, il sottoscritto

INVITA

Guglielmo CALCERANO a far ripristinare sul viale di Castelporziano le alberature rimosse per i lavori 

DIFFIDA

Guglielmo CALCERANO a far posizionare altrove le 37 alberature in sostituzione di quelle rimosse, neppure in parchi e giardini pubblici essendo prevalente il ripristino del valore paesaggistico, naturalistico e culturale del viale di Castelporziano sopra ogni altra destinazione

(1) Delibera di Assemblea Capitolina n.17 del 12 marzo 2021

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OSTIA, UN LUNGOMARE SENZA DISCIPLINA DI TRAFFICO

IMG-20220113-WA0012Dopo l’anziano 74enne travolto oggi sul lungomare di Ostia, quanti morti ancora dobbiamo contare prima che, a seguito della illegittima pista ciclabile, sia istituita la definitiva disciplina di traffico (in sostituzione della attuale “provvisoria”)? È compito di un distratto e colpevole Dipartimento Mobilità e Trasporti di Roma Capitale (e non del municipio) che da 3 mesi, dopo continue segnalazioni di LabUr, non interviene.
È scritto chiaramente nel provvedimento del Gruppo X Mare del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale  (d.d. n.rep. VO/1132/2021 del 13/10/2021) che, inoltre, impone che la sedicente pista ciclabile deve, da ora fino a definitiva disposizione, essere vietata al transito dei velocipedi mediante apposizione di appropriata segnaletica stradale da parte del Municipio Roma X.

Chiederemo con urgenza l’intervento del Prefetto affinchè vengano ristabilite le condizioni di garanzia della pubblica e privata incolumità sul lungomare di Ostia, dove vige da 2 anni un provvisorio limite di 30 km/h per dissesto del manto stradale, in parte però sostituito da una pista ciclabile illegittima costata 3 milioni di euro.

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CAOS CONCESSIONI BALNEARI: ANALISI DELLE SENTENZE DEL CONSIGLIO DI STATO (1)

IMG-20220104-WA0013Sono due le recenti sentenze del Consiglio di Stato che sono intervenute sulla questione delle proroghe delle concessioni demaniali marittime. Pochi ne hanno compreso la portata e quasi nessuno ne ha recepito il contenuto di chiara matrice politica piuttosto che amministrativa. Cercando di fare chiarezza, questo primo articolo verterà sulla genesi delle sentenze. Un secondo e un terzo articolo entreranno invece a breve nel merito della questione giuridica.

IL CONSIGLIO DI STATO
Il Consiglio di Stato è il supremo organo di consulenza giuridico-amministrativa del Governo, delle Camere e delle Regioni (una sezione consultiva: I) e organo di giurisdizione amministrativa a tutela degli interessi legittimi e dei diritti dei privati nei confronti della pubblica amministrazione (sei sezioni giurisdizionali: II-VII). Il Consiglio di Stato è il giudice di secondo grado (appello) della giustizia amministrativa avverso le decisioni dei TAR (Tribunale Amministrativo Regionale). La Quinta Sezione è competente in materia di concessioni demaniali marittime.

Tra gli organi interni del Consiglio di Stato è presente (in sede giurisdizionale), l’Adunanza Plenaria che è composta dal Presidente del Consiglio di Stato e da 12 magistrati assegnati alle sezioni giurisdizionali.
Le sezioni giurisdizionali, ma anche il Presidente del Consiglio di Stato, possono rimettere all’Adunanza Plenaria la definizione di una questione a loro sottoposta se il relativo punto di diritto ha dato luogo, o potrebbe dar luogo, a contrasti giurisprudenziali. L’Adunanza Plenaria può decidere l’intera controversia o limitarsi a pronunciare sulla specifica questione sottopostale, restituendo poi alla Sezione la causa per la sua definizione.
L’attuale Presidente del Consiglio di Stato, nominato il 25 settembre 2018, è Filippo PATRONI GRIFFI, già Ministro per la Pubblica Amministrazione e la semplificazione nel governo Monti, e Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel governo Letta.

IL DECRETO
Con Decreto del Presidente del Consiglio di Stato n.160 del 24/05/2021, essendo presenti due ricorsi sulla questione della proroga legislativa delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative e considerato che “la questione, di notevole impatto sistemico, afferisce al rapporto tra il diritto nazionale e il diritto unionale, con specifico riguardo al potere di disapplicazione delle norme interne, ritenute contrastanti con quelle sovranazionali, da parte del giudice amministrativo”, entrambi sono stati assegnati alla Adunanza Plenaria (udienza del 13 ottobre 2021, ore 10:00), ponendo tre quesiti:

1) se sia doverosa, o no, la disapplicazione delle leggi statali o regionali che prevedano proroghe automatiche e generalizzate delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative;
2) nel caso di risposta affermativa al precedente quesito, se l’amministrazione sia tenuta all’annullamento d’ufficio del provvedimento emanato in contrasto con la normativa dell’Unione europea o al suo riesame;
3) se, con riferimento alla normativa vigente, che prevede la sospensione dei procedimenti di assegnazione di nuove concessioni o di riacquisizione, la sospensione debba applicarsi anche alle aree soggette a concessione scaduta al momento dell’entrata in vigore della normativa.

LE DUE SENTENZE
Queste le due sentenze oggetto di assegnazione:
Sentenza del 20/10/2021 pubblicata il 09/11/2021 sul ricorso numero di registro generale 14 di A.P. del 2021, proposto da Comet s.r.l. contro la Autorità di Sistema Portuale dello Stretto
[La Comet S.r.l., titolare di una concessione demaniale per nautica da diporto, aveva presentato in data 30/04/2020 l’istanza n.3911 per “la estensione della validità della concessione demaniale marittima, ai sensi della legge 30 dicembre 2018, n. 145”, rigettata con decreto n.115 dell’8 luglio 2020 del Presidente dell’Autorità di Sistema portuale dello Stretto. La Comet S.r.l. aveva pertanto presentato ricorso 1306/2020 al Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia – Catania (Sezione Terza) che lo respingeva con sentenza n.504 del 27/01/2021 (pubblicata il 15/02/2021)]

Sentenza del 20/10/2021 pubblicata il 09/11/2021 sul ricorso numero di registro generale 13 di A.P. del 2021, proposto dal Comune di Lecce contro Andrea CARETTO
[Andrea CARETTO, titolare di concessione demaniale marittima in Lecce, stabilimento balneare in località Spiaggiabella, in vista della scadenza del titolo concessorio, aveva presentato al Comune di Lecce l’istanza di proroga ex lege 145/2018, poi respinta sulla base della Delibera di Giunta n.342 del 11/11/2021. Andrea CARETTO aveva pertanto presentato ricorso 1568/2020 al Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia – Lecce (Sezione Prima) che lo accoglieva con sentenza n. 00073 del 13/01/2021 (pubblicata il 15/01/2021)]

LE SENTENZE PRECEDENTI
Il Consiglio di Stato con diverse sentenze del 24 ottobre 2019, della Sezione Quinta, aventi il medesimo contenuto e la stessa motivazione, aveva affermato che  “la concessione di cui si contesta la mancata proroga, risulta prorogata dal sopravvenuto art.1 commi 682 e seguenti della legge n. 145 del 2018”.
Poi, a distanza di meno di un mese, si era pronunciata la Sezione Sesta, giungendo a formulazioni opposte, affermando la non conformità delle medesime al diritto europeo (sentenza n. 7874 del 18 novembre 2019).  In quel periodo, il Presidente del Consiglio di Stato, era già Filippo PATRONI GRIFFI.

Ecco perché il contenuto delle due sentenze del 2021 (a sei mesi esatti dall’insediamento del Governo di Mario DRAGHI) va analizzato con particolare attenzione e perché va sottolineato il ruolo del Presidente del Consiglio di Stato, Filippo PATRONI GRIFFI, che con proprio decreto ha imposto l’Adunanza Plenaria, da lui presieduta. (segue)

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OSTIA, IL RAGGIRO POLITICO SULLE CONCESSIONI DEMANIALI

IMG-20211230-WA0005Mentre è in corso la trattativa tra il Governo e i titolari delle concessioni demaniali marittime di tutta Italia per decidere il futuro del settore, è sconsolante assistere al deprimente teatrino della politica romana che vorrebbe affrontare la questione di come concedere un bene (affidamento diretto, durata, bandi pubblici) ignorando completamente la consistenza del bene medesimo (il demanio marittimo).

Prevedendo cosa sarebbe accaduto, LabUr – Laboratorio di Urbanistica, da oltre un anno, sta verificando la legittimità della c.d. dividente demaniale del Litorale romano, vale a dire la linea che, assieme a quella della costa, delimita verso terra il demanio marittimo oggetto di concessioni.

Tra le carte in nostro possesso è emerso, ad esempio, che l’Agenzia del Demanio, interpellata da LabUr proprio sulla dividente demaniale del Litorale di Castelfusano, ha risposto di non sapere nulla di una parziale sdemanializzazione dell’arenile in questione originata da una delibera del Governatorato di Roma datata 1938 e che finisce per mettere in discussione tutto il Piano di Utilizzazione degli Arenili di Roma Capitale che dovrebbe andare in discussione entro gennaio 2022. Pubblichiamo questi primi atti, a cui ne seguiranno altri, schierandoci, come sempre, a difesa dei diritti del cittadino, unico vero fruitore di questo bene. A breve, torneremo, con maggior dettaglio tecnico, ad illustrare il raggiro politico in corso che si cela dietro la non veritiera e colpevole interpretazione della normativa vigente.

DIVIDENTE DEMANIALE CASTELFUSANO

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ISOLA SACRA (FIUMICINO) – UN RISCHIO ESONDAZIONE CHE GRIDA VENDETTA

Erasmo D'Angelis (PD), Segretario Generale dell'ABDAC

Erasmo D’Angelis (PD), Segretario Generale dell’ABDAC

Per quanto ancora Isola Sacra dovrà preoccuparsi di piene che non si verificheranno mai? Erasmo D’Angelis (PD), Segretario Generale dell’autorità di bacino, continua a vincolare un territorio per un rischio di esondazione annuo dello 0,2% , che, in altra sede, lui stesso definisce inutile e anacronistico. Una complicità burocratica condivisa con la Regione Lazio a danno dei cittadini, senza alcuna presa di posizione da parte del Comune di Fiumicino. Pronta la interrogazione.

Ha riscosso interesse la recente riclassificazione del territorio dell’Isola Sacra da rischio  idrogeologico R4 (alto) a R2 (medio) avvenuta con Decreto Segretariale n.102/2021 dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale (ABDAC), riferita al solo reticolo idrografico principale (il Tevere) ed accelerata in sede giudiziaria grazie alla collaborazione tra il CSI (Comitato Spontaneo Isola Sacra) e LabUr (Laboratorio di Urbanistica). Sempre grazie alle due associazioni, che hanno inviato all’ABDAC due osservazioni al D.S. n.102/2021 (le uniche ad esser state prese in considerazione delle 5 in totale presentate) si è venuti a conoscenza che il residuo rischio R2 è dovuto alla probabilità dello 0,2% che possa verificarsi (in un dato anno) una disastrosa piena che, in corrispondenza dell’idrometro di Ripetta, faccia segnare un livello (oltre i 16 metri) corrispondente ad una portata al colmo pari a 3.300 m³/s. Tale probabilità (p=1/Tr) è stata considerata in base a un Tempo di Ritorno (Tr) della piena pari a 500 anni, vale a dire ad “alluvioni rare di estrema intensità con bassa probabilità di accadimento”. Per intenderci, una piena simile è stata quella “eccezionale” del 29 dicembre 1870, con portata stimata intorno ai 3.300 m³/s e quota massima di circa 17,22 metri. Addirittura, in caso di piena con portata pari a 3.450 m³/s anche il sistema difensivo idraulico di Roma, composto dai muraglioni, potrebbe essere messo in crisi.

Quindi la domanda è: può l’ABDAC, in presenza del recente completamento dell’argine maestro dichiarato perfettamente funzionate e collaudato, continuare a prendere in considerazione il vincolo residuo R2 collegato a piene eccezionali? Riportiamo integralmente la risposta dell’ABDAC:

–        “… in ossequio al parere Regionale (che “per la restante parte del territorio in destra idraulica, venga a discrezione di codesta Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, declassificato l’attuale rischio idraulico, non più commisurato allo stato attuale dei luoghi e delle infrastrutture di protezione.”) e poiché lo studio idraulico a supporto del progetto dell’argine esamina solo gli effetti della portata duecentennale, l’Autorità di Bacino Distrettuale, a garanzia della sicurezza del territorio e della popolazione, ha mantenuto invariata, rispetto al DS n. 32/2015, la perimetrazione caratterizzata da bassa probabilità di accadimento (tempo di ritorno 500 anni – Fascia C o Rischio R2), su tutto il territorio di Isola Sacra”.

In altre parole, l’ABDAC conferma che l’argine maestro esistente da Capo due Rami fino alla foce del Tevere difende l’Isola Sacra dalle possibili piene con portate inferiori e tempi di ritorno di 50 e 200 anni (probabilità, rispettivamente, del 2% e dello 0,5% in un dato anno) ma non spiega né si capisce quale altra opera idraulica aggiuntiva andrebbe realizzata per eliminare la fascia C cioè il rischio R2. Un ulteriore rialzamento di tutto l’argine in sponda idraulica destra nel tratto di Fiumara Grande?

La conservazione del rischio R2 non preclude l’edificazione (comunque soggetta ad opere di mitigazione) ma compromette la valutazione del rischio collegato al reticolo idrografico secondario (i canali), oggi indicato in R3 (questo si, con ripercussioni sulla edificabilità), motivo per cui è molto grave che a discrezione dell’ABDAC non sia stato annullato del tutto il rischio idraulico collegato al reticolo idrografico principale (il Tevere). Senza rischio esondazione sarebbe diminuito il sopra citato rischio R3.

E’ stato inoltre proprio il Segretario Generale dell’ABDAC, Erasmo D’Angelis, in data 29 novembre 2021 (riunione dell’Osservatorio permanente sull’utilizzo idrico)[1] a sottolineare la necessità di “fare i conti” con i tempi di ritorno delle piene, le cui stime risalgono ormai a un secolo fa e che a causa dei cambiamenti climatici in atto sono da ridefinire: “dobbiamo affrontare insieme questo tema e ragionare sulle modalità per aggiornare la metodologia di calcolo“. Peccato che lo stesso D’Angelis, in data 19 ottobre (atti della segreteria tecnico operativa) e in data 25 ottobre (verbale della conferenza operativa) abbia invece sottoscritto l’istruttoria tecnica di cui l’esito abbiamo sopra riportato, facendo mantenere un vincolo inutile e anacronistico su tutta l’Isola Sacra.

Tralasciando l’aspetto giuridico legato alla questione, che comporterebbe una complessa argomentazione non possibile in questa sede, resta incomprensibile l’intesa della Regione Lazio, espressa dal suo rappresentante, ingegner Antonio Battaglino, e la discrezionalità lasciata all’ABDAC. La Regione Lazio (e il Comune di Fiumicino) sapevano che il progetto del completamento dell’argine maestro non avrebbe soddisfatto l’ABDAC in quanto riferito al solo tempo di ritorno duecentennale?

Alle domande di cui sopra, rimaste aperte, dovrà dare risposta il Comune di Fiumicino, facendosi promotore di una interrogazione sia alla Regione Lazio che all’ABDAC per chiarire come mai certi ‘errori’ debbano essere scoperti dai cittadini e non dalle istituzioni durante le conferenze dei servizi. Se esiste anche un minimo rischio per la pubblica e privata incolumità, questo va eliminato, ma non può diventare un orpello in mano alla burocrazia. Per quanto ancora Isola Sacra dovrà preoccuparsi di piene che non si verificheranno mai?

[1] https://www.autoritadistrettoac.it/notizie/quadro-meteo-climatico-e-stato-della-risorsa-nelle-regioni-del-distretto-al-centro

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