OSTIA, ENTRO IL 30 NOVEMBRE 2022 L’ASSALTO AL LUNGOMARE

IMG-20220818-WA0015Come 7 anni fa, nel 2015, come ai tempi di mafia capitale e del commissariamento del Municipio Roma X per “ingerenza della criminalità”. L’obiettivo è far indietreggiare il cemento dalle spiagge e portarlo sul lato opposto del lungomare, non solo tramite il PUA (il Piano di Utilizzazione degli Arenili) ma anche tramite il Piano della Costa, un vero strumento urbanistico (tutto ancora da redigere) che ricorda la STU di Walter VELTRONI (Società di Trasformazione Urbana) e il Waterfront di Gianni ALEMANNO, non disprezzato anche dal M5S che ha indirizzato molte delle opere in essi previste al PNRR (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

Un grande affare di cui i principali attori, almeno fino al 30 novembre 2022, saranno sempre gli stessi: Nicola ZINGARETTI, presidente della Regione Lazio (a breve dimissionario per motivi elettorali) e Renato PAPAGNI, uscente presidente della Associazione Federbalneari Roma. Vediamo nel dettaglio cosa sta accadendo.

IL NUOVO PRESIDENTE DEI BALNEARI
E’ ormai di dominio pubblico che Renato PAPAGNI, classe 1946, lo storico presidente dei balneari di Ostia, non rappresenta più la categoria a partire dal 3 maggio 2022 quando l’Assemblea, con 25 voti e 17 schede bianche, ha eletto come nuovo presidente Massimo MUZZARELLI, titolare dello stabilimento Sporting Beach.
Si chiude un’era? Non esattamente. Infatti Renato PAPAGNI siede ancora ai tavoli istituzionali forte della proroga concessagli dalla stessa Assemblea nella precedente riunione del 19 aprile 2022, fino al 30 Novembre 2022.

IL PIANO DELLA COSTA
Renato PAPAGNI cercherà dunque di rafforzare in questo breve periodo il suo sogno di sempre e cioè chiedere con urgenza un progetto su cui indirizzare gli investimenti e la prospettiva del turismo del litorale romano, capace di imporre l’idea del mare come naturale proseguimento dello sviluppo urbanistico (ed edilizio) di Roma Capitale.
PAPAGNI lo aveva già scritto il 18 febbraio 2015 al presidente della Regione Lazio, Nicola ZINGARETTI, invocando l’attuazione dei necessari strumenti normativi. Dunque, non solo il Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA, una sorta di regolamento delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico ricreative) ma soprattutto il Piano della Costa, il tanto atteso piano normativo e politico che attribuisce al Demanio Marittimo una valenza urbanistica. Proprio mentre si va ridisegnando la dividente demaniale, cioè la perimetrazione del Demanio Marittimo.

In realtà era stata la Regione Lazio ad istituire già nel novembre del 2013, dopo l’elezione del 12 marzo di ZINGARETTI, una Cabina di Regia del Mare per “redigere il Piano della Costa, strumento fondamentale per promuovere, anche dal punto di vista urbanistico, il recupero del litorale, risanare le parti degradate e rinnovare le imprese balneari”. Gli obiettivi del piano, contenuti nel programma elettorale di Nicola ZINGARETTI, erano orientati a migliorare la visuale e l’accessibilità del mare lungo tutta la costa: “nel secolo del cambiamento climatico, sulle coste non c’è più spazio per altro cemento e il nuovo segno urbano deve essere dettato dalla necessità di arretrare il fronte del costruito con interventi straordinari di abbattimento degli immobili abusivi e di demolizione e ricostruzione degli immobili legittimi”.
Tutto ciò doveva essere la logica conseguenza di quel mai realizzato Distretto turistico balneare istituito il 13 marzo 2013 a vantaggio del “Secondo Polo Turistico di Roma Capitale” voluto dal sindaco Gianni ALEMANNO, un accordo di programma, sottoscritto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nato con lo scopo di incentivare le attività imprenditoriali balneari, con incentivi fiscali, finanziari ed amministrativi.
Tante belle parole, non corrispondenti però alla realtà.

LA RELAZIONE DEL PREFETTO MAGNO E LA CRIMINALITA’
Il 3 novembre del 2015, mentre PAPAGNI e ZINGARETTI studiavano gli investimenti sul litorale romano, veniva desecretata e resa di pubblico accesso la relazione del Prefetto Marilisa MAGNO, depositata il 15 giugno 2015 dopo 6 mesi di accertamenti.
Un documento ispettivo che si è rivelato propedeutico all’atto del Presidente della Repubblica con il quale in data 27 agosto 2015 si è decretata la gestione straordinaria del Municipio Roma X, azzerando l’amministrazine locale per ingerenza della criminalità organizzata al suo interno. Nella relazione, si legge (pag.461 e nota 317):

Anche le recenti problematiche insorte proprio sui territorio di Ostia Lido in relazione ai cd. “varchi”, che l’Amministrazione capitolina ha inteso aprire sul lungomare di Ostia Lido, con l’abbattimento del cosiddetto lungo muro – amplificate sugli organi di stampa dalla lettera aperta scritta da Renato PAPAGNI, Presidente dell’Assobalneari, al Presidente della Regione Lazio, Nicola ZINGARETTI – è materia di attenzione da parte delle Forze di Polizia, poiché riguarda il P.U.A. (Piano di Utilizzazione degli Arenili) regionale, che prevede l’erogazione di enormi investimenti pubblici finalizzati a valorizzare il demanio marittimo lidense con la realizzazione di importanti infrastrutture, per le quali, quindi, non è possibile escludere l’interesse della criminalità organizzata.
Per completezza di informazione, si evidenzia che lo stabilimento balneare LE DUNE è sorto a seguito di una poco chiara operazione commerciale. In origine, infatti, su quel tratto di litorale ostiense sorgeva un unico stabilimento, il TIBIDABO BEACH. Il titolare della concessione era Luigi DI FILIPPO, ma lo stabilimento veniva gestito dal figlio Adriano (nato a Roma il 12.5.1956, presidente del Consiglio di Amministrazione della TIBIDABO BEACH SRL) e dal citato Renato PAPAGNI, marito della figlia.
A seguito di contrasti, i due gestori decisero di dividere l’azienda, scindendo in due la concessione e creando un nuovo stabilimento, ossia LE DUNE, realizzato con ampio ricorso a strutture di cemento armato e comprensivo di una piscina coperta, un centro benessere, una palestra, un ristorante e vari negozi. Oggi, quindi, su un’unica concessione, sempre di proprietà dell’originario titolare, sorgono 2 distinte attività gestite da autonome società. Questa duplicazione della concessione non è prevista dalla normativa vigente, che consente solo la cessione di rami d’azienda {quali il ristorante o il bar), ma non la creazione di un’altra azienda sulla stessa concessione. Di fatto, quindi, oggi Renato PAPAGNI gestisce uno degli stabilimenti più grandi e prestigiosi di Ostia senza essere titolare di alcuna concessione.
Questa circostanza, comunque, veniva a suo tempo contestata dal PAPALINI Aldo (ai sensi dell’art 45 bis del Codice della Navigazione), che, nonostante il parere contrario del direttore del X Municipio, il 10 ottobre 2012 emetteva la determinazione dirigenziale nr. 2508 per la decadenza della concessione pluriennale rilasciata alla società “A&B Esercizi Bagni Srl”, titolare degli stabilimenti balneari Le Dune e Tibidabo Beach, di Ostia Lido, gestiti, appunto, da Renato PAPAGNI e dal cognato Adriano DI FILIPPO. L’atto amministrativo in questione veniva impugnato davanti al TAR del Lazio, che sospendeva il provvedimento emesso dal Municipio di Ostia Lido a firma di PAPALINI Aldo.
Dalle intercettazioni telefoniche della Squadra Mobile di Roma, all’epoca dei fatti, relative al PAPALINI emergeva che, a seguito delle polemiche politiche scatenate dalla predetta determinazione dirigenziale, anche l’Ufficio di Gabinetto del Sindaco di Roma Gianni ALEMANNO intervenne nella questione e pochi giorni dopo PAPALINI Aldo veniva rimosso dall’incarico.

Per meglio intendere la preoccupazione espressa dal Prefetto, si cita il caso della demolizione dello stabilimento balneare Lido Beach di Ostia, realizzato all’inizio degli anni Cinquanta, avviata il 19 novembre 2005 a seguito dell’adozione del PUA (oggi scaduto e da approvarne una nuova versione). Al tempo, era stata stipulata una convenzione con il sistema bancario per costituire un fondo di garanzia di 40 milioni di euro utile a consentire alle imprese balneari che volevano ‘spontaneamente’ adeguare i loro impianti al PUA, ancor prima che fosse attuato. Solo la demolizione e ricostruzione del Lido Beach, 17 anni fa, costò 5 milioni di euro. A quel tempo (febbraio 2005), con lo stesso metodo, era stato demolito un altro stabilimento, il MAREBLU, realizzando al suo posto il FABER VILLAGE, per molti definito il più moderno stabilimento di Ostia, poi caduto nelle mani del clan mafioso dei FASCIANI e oggi definitivamente confiscato.

LA CONCESSIONE INTESTATA A RENATO PAPAGNI
Per meglio comprendere la questione relativa a Renato PAPAGNI, citata dal Prefetto Marilisa MAGNO, occorre riportare la nota storica presente sul sito dello stabilimento balneare Tibidabo:

Costruito nel 1935 con il nome REX. Durante la seconda guerra mondiale è gravemente danneggiato dagli eventi bellici, viene ristrutturato nel 1946 e ribattezzato MEDITERRANEO. Nel 1968 con Luigi DI FILIPPO ed altri due soci nasce il Tibidabo. Si arriva così al 2001, lo stabilimento viene diviso in due parti

Così, nel 2001, di fatto, la famiglia DI FILIPPO mantenne la gestione con Adriano (scomparso il 26 dicembre 2020) della ‘parte’ con il nome storico (TIBIDABO), mentre l’altra ‘parte’ divenne a tutti gli effetti un nuovo stabilimento chiamato LE DUNE di Renato PAPAGNI, marito di Ileana, figlia di Luigi DI FILIPPO. Quindi con l’Atto Formale n.2 prot.21606 del 26 febbraio 2003 il Comune di Roma rilasciava unica concessione demaniale marittima avente durata di 25 anni ma con due stabilimenti distinti ivi insistenti, in violazione dell’art.45 bis del Codice della Navigazione, così come sostenuto nella relazione del 2015 del Prefetto MAGNO.
Una questione che ancora non è stata ben chiarita in quanto a suo tempo risolta non solo con l’allontanamento di PAPALINI ma soprattutto con la Determinazione Dirigenziale n. 870 dell’11 aprile 2013, con la quale vennero annullati i provvedimenti; presi da PAPALINI, con i quali si rigettava la scissione della concessione originaria del 2003 dichiarandone la decadenza.
Considerato che il TAR Lazio non ha mai espresso una sentenza a riguardo, dichiarando ‘perento’ il ricorso proprio per l’intervento politico-amministrativo sopra descritto, sarebbe indispensabile capire se, da un punto di vista giuridico, la concessione demaniale dello storico presidente dei balneari possa considerarsi valida.

L’atto formale 2/2003 era intestato alla A.E.B. ESERCIZI BAGNI SRL, costituita il 20 maggio 1936 e poi reiscritta nella sezione ordinaria del registro imprese il 19 febbraio 1996, avente per amministratori costituenti Paolo PAPAGNI (fratello di Renato) e Adriano DI FILIPPO.
Renato PAPAGNI è stato nominato amministratore della società solo il 4 marzo 2014 assieme ad Adriano DI FILIPPO subentrando a Luigi DI FILIPPO e Cosetta BORETTI che il 18 giugno 1996 erano subentrati a loro volta ai primi due amministratori costituenti.
In questo modo, avvenuta la scissione della concessione demaniale 2/2003 in altre due concessioni (la 6/2014 per lo stabilimento TIBIDABO della SOC. TIBIDABO BEACH S.R.L. di Adriano DI FILIPPO e la 5/2014 per lo stabilimento LE DUNE della A.E.B. ESERCIZI BAGNI SRL di Renato PAPAGNI), queste hanno ereditato la scadenza al 2028 in virtù del precedente atto formale 2/2003 evitando la normale scadenza prevista per legge.
Renato PAPAGNI è dunque stato presidente dei balneari dal 1999 al 2014 senza essere un concessionario. Questo, per quanto risulta da atti pubblici.

QUALE SCENARIO
Mentre si deve ancora redigere il decreto attuativo per i balneari all’interno della legge sulla concorrenza che segnerà un percorso di normalizzazione europea, mentre si inizia a discutere del PUA in Campidoglio, mentre la Regione Lazio si appresta all’addio di Zingaretti e alle prossime elezioni nel 2023, mentre il Municipio Roma X restituisce le deleghe sul Demanio Marittimo a Roma Capitale, assistiamo a una pervicace resistenza di Renato PAPAGNI nel mantenere un ruolo dominante sulla decisione dello sviluppo turistico e urbanistico di Ostia al fine di ridisegnare tutto il lungomare romano con la partecipazione del PD. A fianco di Nicola ZINGARETTI (prossimo candidato al Senato) si prepara infatti anche Enrico GASBARRA, uomo di ZINGARETTI e suo certo successore in Regione Lazio, sfiorato dall’inchiesta mafia capitale in quanto mèntore di Andrea TASSONE, presidente del Municipio Roma X condannato invece a 5 anni e interdetto dai pubblici uffici.
Ricordiamo che GASBARRA, vice sindaco con delega al turismo nel 2001 nella giunta VELTRONI, come capogruppo del Partito Popolare Italiano in Regione Lazio, era stato il promotore nel 2000 del Casinò ad Ostia, da realizzarsi presso l’allora costruendo porto turistico, finito anch’esso di recente nel tritacarne giudiziario.
Insomma, era il 2015, ma sembra oggi

 

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OSTIA, EUROPEI DI NUOTO: LA FIN NON HA I BAGNINI PER LA SPIAGGIA LIBERA

scarfagnaPer i prossimi europei di nuoto, la Federazione Italiana Nuoto (FIN) ha ottenuto la concessione della spiaggia libera detta SPQR firmando anche una convenzione con il Municipio Roma X (n.prot. 57862 del 13/05/2022) con la quale si è impegnata (tutti i giorni dalle 9 alle 19, dal 14 maggio al 30 settembre) a fornire il servizio di assistenza e salvataggio a mare. Ad oggi, la postazione e il personale, risulterebbero essere a carico del vicino concessionario.
Il servizio di salvataggio era stato annunciato in pompa magna il 4 giugno. “Nuotare in sicurezza ed Europei di Roma 2022. Festa alla spiaggia SPQR di Ostia”, si leggeva sul sito ufficiale della FIN, con tanto di presentazione delle unità cinofile.
Imbarazzanti, alla luce dei fatti, le parole del Presidente del Comitato Lazio FIN, Giampiero Mauretti: “Viviamo questa bellissima giornata sul mare di Ostia. La FIN esprime altissime potenzialità nel mondo del salvamento“.
La manifestazione era intitolata “Evitare un Mare di guai“, quelli che in realtà la FIN, ogni volta che organizza qualcosa ad Ostia, riesce invece a combinare. Ancora fresco è il ricordo dello scandalo del Polo Natatorio durante i Mondiali di Nuoto Roma ’09, quando si scoprì che la piscina era più lunga.
LabUr vigilerà con attenzione che davanti agli occhi dell’Europa non si ripetano simili figuracce, visto che il direttore del Municipio, Carla SCARFAGNA (che ha firmato la suddetta convenzione), pare non accorgersi di nulla.

 

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OSTIA, SPARISCE UNA STRADA PUBBLICA AL BORGHETTO DEI PESCATORI

297772517_612892976888187_8010106665260074348_nOstia, sparisce una strada pubblica in manutenzione al Borghetto dei Pescatori, luogo di scandali e misteri, tra speculazioni e tentate estorsioni.

Sparisce una strada pubblica ad Ostia. Incredibile, ma vero. Una strada in manutenzione al Municipio Roma X (Ufficio Manutenzione Ordinaria e Straordinaria Lotto A guidato da Goffredo Pagnanelli –LINK 1) è stata chiusa e tolta la targa in alluminio recante il nome di Via Brigantini presso il Borghetto dei Pescatori, teatro di un progetto nato male e finito peggio con la presunta “tentata estorsione” compiuta da Paolo Papagni (fratello del “ras dei balneari” Renato Papagni) ai danni di Barbara Mezzaroma, vicenda di cui non si sa più nulla, come per molti altri episodi inquietanti, quanto misteriosi, che accadono ad Ostia (LINK 2).
Pagnanelli non se ne accorge, ma evidentemente nemmeno Andrea Bozzi, consigliere municipale di Azione che abita lì, e nemmeno gli organizzatori della famosa “Sagra della tellina”, che partirà il prossimo 23 agosto.
Abbiamo già raccontato il 13 aprile scorso, il groviglio urbanistico e gli scandali legati al Borghetto dei Pescatori (LINK 3). Renato Papagni, Domenico Pizzuti e Nicola Zingaretti hanno gestito e continuano a gestire l’area dietro a Via delle Quinqueremi, indissolubilmente legata allo scandalo del Polo Natatorio per i Mondiali di Nuoto Roma ’09. Renato Papagni per le note vicende che hanno avuto gli onori della cronaca nazionale a cui si è aggiunta quella del fratello; Domenico Pizzuti perché travolto dalle cause milionarie da parte dei soci della cooperativa a cui sono state assegnate le case del borghetto; Zingaretti perché ha sempre favorito con i finanziamenti regionali un’operazione nata ai tempi del Mondiali di Nuoto e sfociata in un maxi processo tombato con un “ora per allora”. Dopo qualche anno, un’indagine della Guardia di Finanza blocca i lavori per 3 anni a cui seguono carteggi del Comune di Roma (sia a guida 5S sia PD) nel tentativo di sanare, e dunque sistemare, le irregolarità dei privati circa le sagome degli edifici.

Facciamo dunque nostre, declinandole al caso, le parole pronunciate ieri del Presidente del Municipio X, Mario Falconi: “siamo stanchi di passare, come in passato, come il male assoluto. Il male c’è in tutta Italia”. Anche noi siamo stanchi perché, come diceva Karl Marx “la storia si ripete sempre due volte la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”.

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OSTIA, PUA: SECONDA DIFFIDA ALL’ASSESSORE VELOCCIA PER VIOLAZIONE DI TRASPARENZA AMMINISTRATIVA

veloccia zannolaLa criminalità organizzata ha di sicuro ancora i suoi tentacoli sul territorio”. Così il Prefetto Domenico VULPIANI il 12 Maggio 2017 a Il Messaggero, in cui rimarcava il lavoro prefettizio seguito al Commissariamento di trasparenza amministrativa proprio sul tema delle spiagge e della legalità negli Uffici, togliendoli dalle “zone franche”, facendo partire “un processo da cui non si dovrebbe tornare indietro, anche dopo la fine del commissariamento… percorsi irreversibili: dalle spiagge, al commercio al progetto di riqualificazione della aree degradate”.
E invece abbiamo avuto solo segnali inquietanti sia nelle precedente amministrazione (X- Village, ex-GIL solo per fare alcuni esempi) sia in quella attuale. E’ di oggi la notizia dell’allarme racket a seguito del doloso incendio di un negozio molto frequentato di Ostia levante. Il Presidente del Municipio X che dichiara in consiglio municipale sul tema della gestione delle spiagge che “l’Associazione balneare italiani è un’associazione molto potente e il Municipio è troppo debole per contrastare i poteri forti”.
Ora abbiamo un “ras dei balneari” che si è dimesso e che non rappresenta nessuno a parte se stesso, che viene invitato da un chiaccherato presidente di Commissione Mobilità capitolina, Giovanni ZANNOLA (PD), presso gli Uffici dell’Assessorato all’Urbanistica (che non ha alcuna competenza in tema di PUA, essendo un regolamento ad uso turistico) a rappresentare uno degli stakeholders. “Dopo i pranzi con il minisindaco del X Municipio, Mario FALCONI – riporta sempre il Messaggero oggi 5 agosto 2022 – nonostante le vicende giudiziarie e le concessioni già revocate, Renato Papagni continua a sedere ai tavoli che contano” e ha addirittura “esposto le planimetrie del PUA inviate, cosa gravissima, dal Campidoglio negli Uffici proprio di Federbalneari”, documentazione parte integrante della delibera che non risulta pubblicata.
L’Assessore Maurizio VELOCCIA all’Urbanistica era già stato diffidato i giorni scorsi da LabUr a stralciare dal PUA l’arenile di Castelporziano (su cui ha competenza solo la Presidenza della Repubblica) e su cui per altro esiste un tavolo permanente per la definizione della dividente demaniale (tradotto volgarmente “di chi è cosa”) e che attualmente è sotto la lente di ingrandimento della Guardia di Finanza su mandato della Procura a seguito di diversi esposti di LabUr.
Reputiamo l’intera vicenda del PUA e della gestione delle spiagge del Litorale tutte e il contesto nel quale sta vivendo il Municipio X particolarmente grave, visti i precedenti. Per questa ragione abbiamo oggi inviato un esposto alle autorità competenti.

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ATTO STRAGIUDIZIALE DI INVITO E DIFFIDA

con valore di Esposto

COMUNE DI ROMA, REGIONE LAZIO, PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA

p.c.

CORTE DEI CONTI, PROCURA DELLA REPUBBLICA
GUARDIA DI FINANZA, CAPITANERIA DI PORTO DI ROMA
AGENZIA DEL DEMANIO, ANAC
MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

OGGETTO: Illegittima disapplicazione da parte dell’Ass.re Capitolino Maurizio VELOCCIA della Delibera di Giunta della Regione Lazio n. 668 del 24.10.2017 (Allegato 2) nell’adozione del Piano di Utilizzazione degli Arenili del Comune di Roma; violazione della trasparenza amministrativa a vantaggio di interessi particolari
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Roma, 05 agosto 2022

LabUr – Laboratorio di Urbanistica (http://www,labur.eu) in quanto portatore di interessi diffusi degli utenti che fruiscono del litorale romano e perciò avente un interesse diretto, concreto ed attuale affinché chiunque voglia liberamente accedere agli arenili suddetti, possa essere tutelato da precisi e chiari riferimenti normativi in termini di gestione del demanio marittimo, 

PREMESSO

  • che in data 3 agosto 2022 la Giunta di Roma Capitale ha ufficialmente annunciato di aver approvato la delibera di adozione preliminare del Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA) di Roma;
  • che lo Staff Assessorato all’Urbanistica di Roma Capitale in data 1 agosto 2022 ha redatto, nella persona di Francesco PIERONI, la versione finale della proposta di Deliberazione che dovrà sottoporsi all’approvazione dell’Assemblea Capitolina;
  • che la suddetta proposta alla data odierna (5 agosto 2022) non risulta pubblicata presso l’Albo Pretorio di Roma Capitale e neppure nell’apposita sezione del sito ufficiale,

VISTO

  • che in data 4 agosto 2022, come si apprende dalla stampa, su Convocazione dell’Assessore di Roma Capitale, Maurizio VELOCCIA si è tenuta una riunione per la presa d’atto dei contenuti tecnici del PUA presenti le sigle sindacali dei balneari Federbalneari Roma, SIB e FIBA;
  • che l’Assessore VELOCCIA ha indetto un tavolo tecnico con i sindacati dei balneari “per i primi di Settembre per nominare i tecnici che dovranno partecipare al tavolo tecnico del Comune, per modificare, correggere il PUA attuale che potrà essere approvato in Assemblea Capitolina entro il 30 Novembre p.v.”  

PRESO ATTO

  • che Francesco PIERONI ha inviato in data 4 agosto 2022, al termine della suddetta riunione, una mail ufficiale in cui si inoltrava ai sindacati dei balneari la documentazione approvata dalla Giunta Capitolina ma mai pubblicata;
  • che venivano posti in conoscenza di quanto sopra l’Arch. Paolo FERRARO e l’Arch. Elena ANDREONI entrambi di Roma Capitale, nonchè la responsabile dell’Area Progetti Strategici di Risorse per Roma, Arch. Daniela SANTARELLI,

RITENUTO

  • che la procedura adottata, per quanto riportato nella stessa proposta sopra menzionata, non è conforme a quanto previsto dalla Delibera di Giunta della Regione Lazio n. 668 del 24.10.2017 (Allegato 2) in quanto la fase di ascolto delle Associazioni locali appartenenti alle Organizzazioni sindacali più rappresentative dei concessionari demaniali marittimi nel settore turistico può avvenire solo dopo l’avvio (da parte dell’Amministrazione comunale, cioè l’Autorità Procedente) del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), di cui agli artt. 12 e 13 del D. DLgs. 152/2006;
  • che il Presidente del Municipio Roma X, Mario FALCONI, nel Consiglio municipale del 21 luglio 2022 ha riferito di possibili pressioni e ingerenze dei ‘poteri forti’ del Litorale di Roma che lo hanno indotto a consegnare le deleghe della gestione delle spiagge al Campidoglio, dichiarando che “l’Associazione balneare italiani è un’associazione molto potente e il Municipio è troppo debole per contrastare i poteri forti”,
  • che l’attuale presidente dimissionario di Federbalneari Roma, Renato PAPAGNI, è sostenitoreed in gram parte artefice (sia in Comune che in Municipio X) dell’anomala procedura amministrativa adottata da Roma Capitale, 

RICORDATO

  • che l’Assessore Maurizio VELOCCIA è già stato diffidato a stralciare dal PUA l’arenile di Castelporziano, su cui ha competenza solo la Presidenza della Repubblica,

DIFFIDA ROMA CAPITALE

nella persona dell’Assessore di Roma Capitale, Maurizio VELOCCIA, a rispettare le norme vigenti in materia di partecipazione nell’adozione preliminare del Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA) di Roma Capitale, le uniche che garantiscono la trasparenza amministrativa in grado di contrastare ogni infiltrazione criminale.

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INFERNETTO E SICCITÀ: AL PARCO ORAZIO VECCHI TUTTO SECCO MA SI BUTTA ACQUA POTABILE NEL CANALE

296155103_351022160561687_7121251846159485656_nIl parco di via Orazio Vecchi (Infernetto) è un deserto, ma ha ben due fontanelle che buttano tutto il giorno acqua potabile nel vicino canale responsabile, quando piove, degli allagamenti delle case vicine. È quanto emerso oggi dal sopralluogo di 2 commissioni municipali, presiedute da Leonardo DI MATTEO e Valentina SCARFAGNA. Non solo, il responsabile per la manutenzione delle aree verdi, l’Arch. Fabrizio COLAPICCHIONI, ha chiamato in causa Alessandro IEVA (M5S), ex assessore al verde che due anni fa affermò: “la rivoluzione progettuale riguarda il verde dell’area, con la piantumazione di siepi e il relativo impianto di irrigazione”, che però non ci sono. Infatti le due fontanelle riempiono due vasche interrate, dove una pompa (spenta, azionabile solo manualmente da un quadro elettrico posizionato in una botola dentro un recinto chiuso) alimenta un imbarazzante impianto, di una sola aiuola, lungo 4 metri circa a ‘gocciolatoio’. Intorno tutto secco e bruciato. Una vera “rivoluzione”, come la strada mancante, interna al parco, che doveva collegare via Orazio Vecchi a via Domenico Alaleona per l’accesso dei mezzi di servizio. L’Arch. Colapicchioni, Direttore Lavori, ha affermato, durante il sopralluogo odierno, che: – È intervenuto su un impianto esistente, ma accerterà se il tubo di scarico nel canale è regolare – I ponticelli sono irrealizzabili – Ha dato il fine lavori parziale di un parco a secco e pieno di problemi di cattiva esecuzione lavori e pagato 2 SAL alla ditta – L’immissione in possesso (prima dichiarata) non c’è. Insomma, una “rivoluzione”, per usare le parole di Alessandro IEVA, costata 430.000 euro che non si sa che fine abbiano fatto. La ditta è andata via, la manutenziona la fa (forse) il Municipio X, che però non ha ancora dato il fine lavori globale, senza immissione in possesso. Se ne riparlerà dunque a settembre, sempre che la Procura, dopo regolare denuncia, non intervenga prima a chiedere spiegazioni ai fautori di questa “rivoluzione” mancata.

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OSTIA, PUA: DIFFIDATO L’ASSESSORE VELOCCIA

70e38bf3-0e27-4a8a-936c-47241a292d3bE’ illegittimo l’inserimento dell’arenile di Castelporziano nel Piano di Utilizzazione degli Arenili del Comune di Roma in totale violazione dell’assoluta indipendenza ed autonomia del Presidente della Repubblica, rispetto alle altre pubbliche amministrazioni, nella gestione e cura dei beni attribuitigli
dalla legge. Diffidato l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Maurizio VELOCCIA. La Regione Lazio infine, non ha alcuna competenza sull’arenile di Castelporziano sia per le deleghe ricevute dallo Stato sul demanio marittimo, sia per la Convenzione del 1965 con cui la Presidenza ha concesso ai romani la libera fruizione di un suo bene.

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ATTO STRAGIUDIZIALE DI INVITO E DIFFIDA

con valore di Esposto

COMUNE DI ROMA, REGIONE LAZIO, PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA

p.c.

CORTE DEI CONTI, PROCURA DELLA REPUBBLICA
GUARDIA DI FINANZA, CAPITANERIA DI PORTO DI ROMA
AGENZIA DEL DEMANIO, ANAC
MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

OGGETTO: Illegittimo inserimento dell’arenile di Castelporziano nel Piano di Utilizzazione degli Arenili del Comune di Roma; violazione dell’assoluta indipendenza ed autonomia del Presidente della Repubblica
*****

Roma, 01 agosto 2022

LabUr – Laboratorio di Urbanistica (http://www,labur.eu) in quanto portatore di interessi diffusi degli utenti che fruiscono del litorale romano e perciò avente un interesse diretto, concreto ed attuale affinché chiunque voglia liberamente accedere agli arenili suddetti, possa essere tutelato da precisi e chiari riferimenti normativi in termini di gestione del demanio marittimo,

PREMESSO

  • che con l’art. 59 del d.P.R. n. 616 del 1977 sono state delegate alle regioni le funzioni amministrative sul demanio marittimo avente finalità turistiche e ricreative;
  • che la Regione Lazio ha sub-delegato al Comune di Roma le predette funzioni;
  • che la Regione Lazio con l’articolo 46, comma 1, della l.r. 13/2007 e s.m.i., ha previsto che “per garantire l’utilizzazione programmata e razionale delle aree del demanio marittimo per finalità turistiche e ricreative, la Regione adotta” un Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA) tenendo conto anche del relativo piano adottato dai comuni;
  • che in data 31 luglio 2022 sul quotidiano ‘La Repubblica’ a pagina 2 della Cronaca di Roma l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Maurizio VELOCCIA, ha dichiarato di voler approvare in Giunta Capitolina la bozza del PUA comunale da sottoporre all’approvazione della Regione Lazio includente l’arenile di Castelporziano,

CONSIDERATO

  • che la tenuta Presidenziale di Castelporziano, ben definita in atti e in planimetria, è dotazione del Presidente della Repubblica in virtù della Legge n.1077 del 09 agosto 1948 pur rimanendo nella sua interezza un bene del patrimonio indisponibile dello Stato;
  • che al Presidente della Repubblica deve essere riconosciuta una assoluta indipendenza ed autonomia, rispetto alle altre pubbliche amministrazioni, nella gestione e cura dei beni attribuitigli dalla legge e che dunque la Regione Lazio e tantomeno il Comune di Roma non possono disporre dell’arenile di Castelporziano in termini di programmazione e utilizzazione senza preventivo assenso della Presidenza della Repubblica, sempre e comunque nel totale rispetto della convenzione rep.n. 50213 del 14 luglio 1965 registrata all’Ufficio Registro di Roma in data 17 luglio 1965, vol. 17653 firmata tra più Enti,

VISTO

  • che la Regione Lazio non ha alcuna competenza sull’arenile di Castelporziano in base alle leggi e alla convenzione sopra citate e che pertanto non può per legge decidere sull’utilizzo dell’arenile di Castelporziano autorizzando in tal senso il PUA comunale,

INVITA
la Regione Lazio e la Segreteria della Presidenza della Repubblica ad aprire una verifica amministrativa su quanto sopra esposto

DIFFIDA
il Comune di Roma a stralciare dalla bozza del PUA la posizione dell’arenile di Castelporziano

INVIA
alla Procura di Roma, alla Corte dei Conti e all’autorità di vigilanza per opportuna conoscenza

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OSTIA 2022: IRREGOLARI I ‘LOTTI’ DEL LUNGOMARE DI PONENTE

IMG-20220729-WA0007Tutto irregolare sul lungomare di Ostia Ponente: non ci possono essere 5 ‘spiagge libere attrezzate’ ma una sola ‘spiaggia libera’.
La motivazione è nota almeno da 4 anni, da quando durante il processo al clan Spada il sottufficiale della Capitaneria di porto, Samuel SASSO, al tempo appartenente al Nucleo Speciale Intervento del Comando Generale, ricostruì in sede giudiziaria la storia della spiaggia libera di Ostia Ponente, praticamente ‘lottizzata’.
Ciò che emerse, ma che tutti sapevano da sempre, è che i ‘lotti’ di spiaggia libera ad Ostia Ponente sono stati un’invenzione del Comune di Roma, o, per meglio dirla con le parole del Pubblico Ministero, Mario PALAZZI, “una vera bizzarria dal punto di vista amministrativo”.

IL PASSATO

Il Dipartimento IX del Comune di Roma con determinazione dirigenziale n.37 del 28 luglio 2000 (il primo atto emesso dal Comune, dopo aver ricevuto le deleghe amministrative dalla Regione Lazio sul demanio marittimo) ampliò a sua discrezione l’unica concessione di propria competenza ad Ostia Ponente (la n.219), ignorando il parere contrario della Regione: quella ‘spiaggia libera‘ non poteva essere trasformata in ‘spiaggia libera attrezzata‘.

La concessione iniziale consisteva infatti nel solo tratto di costa lungo circa 90 metri a partire, verso il porto, dall’attuale stabilimento balneare “Anema e Core”, corrispondente all’ex-spiaggia libera nota come ‘Social Beach’, oggi diventata la ‘Spiaggia Rosa’. La concessione iniziale, rilasciata dalla Capitaneria di porto al Comune di Roma, aveva come scopo quello di realizzare una spiaggia libera sorvegliata ad uso del personale in servizio al Comune di Roma, poi diventata la c.d. “spiaggia dei vigili”. Nel 1995, in sede di rinnovo quadriennale, la Capitaneria ne autorizzò un ampliamento per altri 90 metri fino al confine della mezzeria di via dell’idrovolante. Infine, come sopra detto, nel 2000 avvenne il suo atipico ampliamento fino all’allora costruendo porto turistico, ai sensi dell’art.24 del “Regolamento per l’esecuzione del codice della navigazione” (DPR 15 febbraio 1952 n. 328).
Tale atto amministrativo fu l’inizio della divisione in lotti della spiaggia libera di Ostia Ponente, caso più unico che raro in Italia, con conseguente infiltrazione della criminalità locale come ben noto ormai dagli atti giudiziari. L’ultima vicenda ha infine riguardato i chioschi realizzati nei singoli lotti per la somministrazione di cibi e bevande, demoliti a seguito di un esposto di LabUr accolto dall’Autorità Nazionale Anti Corruzione (ANAC).

IL PRESENTE

Dopo il commissariamento per mafia di Ostia e l’inconcludente gestione del M5S, l’attuale giunta PD ha di nuovo previsto, nel bando di gara 2022 per l’affidamento sulla spiaggia di Ostia Ponente dei servizi di balneazione, la realizzazione di strutture per ogni singolo lotto, solo teoricamente destinate al rimessaggio di attrezzature, lettini e ombrelloni ma praticamente veri e propri punti di accoglienza per fornire servizi complementari (esclusi dal bando) come p.es. la consegna sul posto di cibi e bevande.

Ad oggi dei 5 lotti di Ostia Ponente ne risultano affidati solo 2 ed un terzo ‘improvvisato’ come spiaggia per cani, entrambi che integrano i servizi di balneazione con il rifocillamento dei bagnanti mediante attività commerciali legate sempre agli affidatari. Un modo ‘elegante’ ma illegale per aggirare il divieto di somministrazione imposto blandamente dal Municipio, tutto organizzato mediante strutture leggere (gazebo illegalmente pre posizionati), lasciando invece ombrelloni e lettini accatastati dove meglio capita sull’arenile.
Il vero ‘business’ delle spiagge libere (la somministrazione di cibi e bevande) è dunque stato ripristinato e seppure non esista il divieto di mangiare in spiaggia non è comunque consentito all’affidatario di gestirlo in esclusiva, come invece sta accadendo. Il tutto, nell’indifferenza del Municipio anche dopo il controllo di legittimità e regolarità amministrativa avviato dal Segretariato Generale del Comune di Roma il 1 giugno 2022 dopo l’esposto di LabUr dell’11 maggio 2022.
Dietro a tutto ciò, pur non figurando nelle visure camerali delle società, esiste una rete di politici e personaggi locali che, in perfetto equilibrio, grazie alla scelta del Municipio di ricorrere allo strumento della procedura negoziata (senza cioè una preliminare indizione di gara), ha favorito un meccanismo di condizionamento nel criterio di affidamento di questo appalto pubblico.

CONCLUSIONI

Quello del 2022 è dunque un bando talmente irregolare che addirittura non ci si è accorti dell’assenza del CIG (Codice Identificativo Gara) richiesto dall’ANAC.
Ricordiamo che Il codice CIG è un codice alfanumerico generato dal sistema SIMOG dell’ANAC per:

1) consentire l’identificazione univoca delle gare, dei loro lotti e dei contratti
2) tracciare le movimentazioni finanziarie degli affidamenti di lavori, servizi o forniture, indipendentemente dalla procedura di scelta del contraente adottata, e dall’importo dell’affidamento stesso.

Dunque è proprio l’ANAC ad aver chiarito che non è stabilita alcuna soglia minima e cioè che il codice CIG va richiesto, indipendentemente dall’importo e dall’esperimento o meno di una procedura di gara o di un procedimento ad evidenza pubblica. Come nel caso della illecita ‘lottizzazione’ della spiaggia di Ostia Ponente.
Addirittura alla data odierna (29 luglio 2022) ancora nulla risulta sul sito del Comune di Roma nella sezione dedicata al Sistema Unico degli Affidamenti (S.U.Aff.) che dovrebbe essere redatto secondo l’art. 37 del D. Lgs. n. 33/2013 nonché l’art. 29 del D. lgs. n. 50/2016 – Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza (P.T.P.C.T.). Alla data di ‘aggiornamento’ riportata (3 maggio 2022) figura solo la dicitura ‘proposta di aggiudicazione’ quando invece già si era avuta ‘l’aggiudicazione definitiva’.

In pratica anche se non sono tornati fisicamente i chioschi (bloccati dall’attività ispettiva del Segretariato) ne è tornata la loro funzione per la somministrazione, riattivando le condizioni necessarie a una lottizzazione del grande business delle spiagge. Se poi aggiungiamo che l’aggiudicazione definitiva (avvenuta con la determinazione dirigenziale CO/893/2022 del 27/04/2022 non ha dato evidenza, così come per le aggiudicazioni successive, degli approfondimenti istruttori da parte della Prefettura sulla posizione delle imprese aggiudicatarie al fine di evidenziarne possibili aspetti di criticità sotto il profilo cautelare antimafia, il quadro è completo.

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INFERNETTO, IL “CENTRO AMA” DI VIA PORRINO A RISCHIO INCENDIO

3c457ebc-36b1-4221-a381-9872c328f785Una sterpaglia, in gran parte diventata discarica di materassi e materiale combustibile, pronta ad incendiarsi. Questa la imbarazzante realtà dell’area, all’Infernetto, a ridosso di civili abitazioni, compresa tra via Porrino, via Soffredini e via Wolf Ferrari destinata a diventare un Centro di Raccolta differenziata dei rifiuti. Un’area di proprietà del comune di Roma ceduta all’AMA che ha già preso fuoco due volte negli anni passati, come testimoniano i pini bruciati ancora visibili. Un’area che l’Assemblea Capitolina ha destinato per migliorare “la gestione dei rifiuti e i servizi di igiene urbana” ma che oggi è una discarica a cielo aperto.

L’area, di cui abbiamo già parlato, è stata individuata tre anni fa interpellando infernetto centro amatutte le autorità competenti, sacrificandone la destinazione originaria a scuola materna e servizi assistenziali. Ad oggi, solo degrado e la preoccupazione dei residenti per un nuovo incendio tra i tanti che ogni giorno accadono a Roma per l’incuria dell’amministrazione Capitolina.

Eppure al sindaco della capitale d’Italia, Roberto Gualtieri, in qualità di commissario straordinario di governo per il Giubileo del 2025, sono stati conferiti poteri speciali sui rifiuti E’ il sindaco che dovrebbe pertanto intervenire a far ripulire l’area mettendola in sicurezza secondo quanto previsto dall’ordinanza contro gli incendi da lui stesso firmata il 3 giugno 2022.

Al Capo B) – Disciplina degli Obblighi (art. 1, lett. a, comma 1) si legge che “per quanti detengano a qualsiasi titolo terreni incolti, è fatto obbligo di prevenire in ogni modo la possibile insorgenza e la propagazione di incendi” provvedendo a rimuovere tutto quel materiale combustibile composto anche da vegetazione erbacea o arbustiva facilmente infiammabile che sia confinante con le vie di transito.

Per tali motivi, è stata inviata con carattere di urgenza una diffida al comune di Roma ad intervenire per scongiurare ogni possibile incendio in termini di legge, qui appresso riportato. In caso di mancato intervento, partiranno le dovute denunce.

******

DIFFIDA – Comune di ROMA
carla.scarfagna@comune.roma.it
valentina.prodon@comune.roma.it
valentina.scarfagna@comune.roma.it,
protocollo.municipioroma10@pec.comune.roma.it
aib.protezionecivile@comune.roma.it, piero.pelliccioni@comune.roma.it

Si diffida il comune di Roma ad intervenire con urgenza presso il terreno sito in località Infernetto tra via Porrino e via Soffredini lungo via Wolf Ferrari, identificato al NCEU del comune di Roma al Foglio 1151 particelle 2571p, 2572p, 4383p, al fine di mettere in sicurezza l’area da eventuali incendi essendo il terreno in completo abbandono, coperto da sterpaglia e materiale infiammabile, a tutela della pubblica e privata incolumità.

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ACILIA, CASETTE PATER: L’ORGANO DI REVISIONE SGRIDA IL COMUNE

IMG-20220704-WA0005Scoppia il caso Casette Pater di Acilia, il complesso di circa 300 lotti con abitazioni voluto da Mussolini negli anni ’40 presso i Monti di S.Paolo e lasciato fino ad oggi abbandonato. L’Organo di Revisione, che controlla il bilancio capitolino, rileva che il Comune non ne ha mai rispettato il piano di vendite (definito da decenni) secondo quanto previsto per legge. Un danno patrimoniale segnalato da LabUr anche al Municipio Roma X che (dal 1951) avrebbe dovuto adempiere a tutti gli interventi di carattere tecnico attinenti alla gestione delle c.d. Casette Pater. Protocollata l’istanza di verifica amministrativa (prot.nr. QC/2022/0035698 e CO/2022/0081562) qui di seguito riportata.

*****

PREMESSO

– che il Documento Unico di Programmazione (DUP, ex art. 170, comma 1 del D.Lgs 267/2000 e Punti 4.2 e 8 dell’Allegato n. 4/1 D.Lgs. 23/06/2011, n. 118, e ss.mm.ii.) è lo strumento che permette l’attività di guida strategica ed operativa degli enti locali e costituisce, nel rispetto del principio del coordinamento e coerenza dei documenti di bilancio, il presupposto necessario di tutti gli altri documenti di programmazione;

– che il DUP 2022-2024 del Comune di Roma è stato adottato con Deliberazione della Giunta Capitolina n. 172 del 29/07/2021 e approvato con Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 8 del 21/01/2022;

– che il “Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari dei beni patrimoniali” del Comune di Roma (ex art. 58, comma 1, L. n. 112/2008) è stato inserito all’interno del DUP 2022-2024 (e con esso approvato);

– che l’Organo di Revisione, all’interno del parere espresso in data 10 gennaio 2022 (prot. n.RQ/446) sul bilancio di previsione 2022-2024 del Comune di Roma, ha osservato che “il Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari contenuto nel DUP non riporta i contenuti previsti dalla normativa” e ha rinnovato all’Ente l’invito “di predisporre una specifica programmazione e attuazione dello stesso, procedendo alla ricognizione, sulla base e nei limiti della documentazione esistente presso i propri archivi, dei beni immobili di proprietà dell’ente, individuando quelli non strumentali e/o strategici all’esercizio delle proprie funzioni istituzionali e suscettibili di valorizzazione ovvero di dismissione, quantificandone il valore e le modalità di valorizzazione/alienazione”;

– che nel processo di razionalizzazione ed efficientamento della finanza del Comune di Roma (programma gestione dei beni demaniali e patrimoniali) è stato reinserito, come ormai da diversi anni, l’obiettivo operativo (codice 14.a.LA.0105.10) denominato “alienazione Casette Pater Acilia”;

– che tale piano di alienazione comprende gli immobili individuati nelle Deliberazioni di G.M. n. 3406 del 16/04/1985, n. 1569 del 24/03/1987 e n. 6722 del 15/10/1990, vale a dire le aree e i manufatti siti in località Acilia (zona Monti di San Paolo), il cui prezzo di alienazione non è ancora stato determinato con specifico provvedimento;

– che, per effetto di quanto sopra, non è possibile quantificare in linea di massima l’entrata correlata, pianificandola per i successivi anni del DUP 2023-2024,

PRESO ATTO

– che la costruzione delle c.d. “Casette Pater” (circa 300, costituenti una borgata agricola) fu dichiarata indifferibile ed urgente con i decreti del Ministro dei LLPP n.1164 del 26 maggio 1939 e 2129 del 21 settembre 1939;

– che con deliberazione del Governatorato di Roma n.3210 del 16 aprile 1941 le “Casette Pater” furono date in gestione all’Istituto Autonomo per le Case dei Dipendenti del Comune di Roma;- che gli affidatari dei singoli lotti, censiti in appositi elenchi, conducevano in locazione il singolo lotto sul quale era stata realizzata la singola “Casetta Pater”;

– che, a seguito delle vicende belliche, con deliberazione n.2076 del 20 luglio 1945, la giunta comunale conferì la gestione delle “Casette Pater” alla Ripartizione II (Beni Patrimoniali) con il compito di prendere in consegna gli immobili avvalendosi, per tutti gli adempimenti di carattere tecnico attinenti alla suddetta gestione, dell’opera della Circoscrizione del Lido (oggi Municipio Roma X);

– che con determinazione/deliberazione di Giunta Comunale del 23 ottobre 1951 venne stabilita l’alienazione agli stessi locatari delle aree su cui insistevano le “Casette Pater” su iniziativa degli assessori DELLA TORRE e BARDANZELLU;

– che con Delibera di Giunta Comunale n.1310 del 21 febbraio 1984, poi ratificata con atto del Consiglio Comunale n.930 del marzo 1984, fu istituita la commissione speciale “Casette Pater”;

– che negli anni ‘60 vennero temporaneamente sospese le vendite in attesa del nuovo Piano Regolatore;

– che nel 2005 e negli anni successivi furono raccolte dal Comune di Roma le manifestazioni d’interesse da parte degli aventi diritto ad acquistare i lotti con sopra edificata una “Casetta Pater”,

CONSIDERATO

– che dopo 14 anni dall’approvazione del nuovo Piano Regolatore del Comune di Roma (Deliberazione del Consiglio Comunale n. 18 del 11/12.02.2008), non esiste più alcuna motivazione urbanistica per sospendere l’alienazione delle “Casette Pater”, già definita nel dettaglio da più provvedimenti amministrativi; – che risultano numerose le manifestazioni d’interesse ad acquistare i singoli lotti da parte degli aventi diritto;

– che la questione non interessa in alcun modo, per l’originaria formazione dei diritti acquisiti dai privati, l’Edilizia Residenziale Pubblica ma ha solo valore Patrimoniale e Finanziario (DUP),

VISTO

– che per totale assenza da oltre 60 anni di interventi tecnici (manutenzione ordinaria e straordinaria) da parte del Comune di Roma (proprietario) sulle “Casette Pater” si assiste a un non giustificato deprezzamento e degrado patrimoniale di tali beni comunali;

– che il Municipio Roma X, come invece disposto dalla ancora vigente determinazione/deliberazione di Giunta Comunale del 23 ottobre 1951, ha sempre disatteso ogni suo ruolo gestionale,

SI CHIEDE CON CARATTERE DI URGENZA

l’attivazione da parte degli uffici competenti, indicati tra i destinatari della presente istanza, a verificare la completezza di tutti gli atti amministrativi necessari al fine di raggiungere entro la data utile del 30 settembre 2022 l’obiettivo operativo (codice 14.a.LA.0105.10) denominato “alienazione Casette Pater Acilia” mediante calcolazione del prezzo di alienazione dei singoli lotti da sottoporre per accettazione agli aventi diritto che hanno già manifestato interesse all’acquisto. Con riserva di interessare le autorità giudiziarie competenti in materia e di produrre successive integrazioni, a tutela di un interesse collettivo e diffuso di cui LabUr è portatore.

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BRUCIA OSTIA ED E’ COLPA DELLO STATO

incendio tor san micheleL’incendio che ha devastato il 27 giugno 2022 dalle 20.30 per quattro ore l’area intorno alla storica Tor San Michele di Ostia, presso il Porto Turistico di Roma, a poche decine di metri dove fu ucciso Pier Paolo Pasolini, è colpa dello Stato. La particella 779 del foglio 1082 del Nuovo Catasto Edilizio Urbano di Roma è infatti da sempre in proprietà dell’Agenzia del Demanio.

Lo Stato avrebbe dovuto prevedere l’affidamento del servizio annuale di pulizia, sfalcio d’erba e potatura/abbattimento piante presso le porzioni di aree demaniali descritte nella scheda RMB0886 (parte dell’ex Idroscalo di Ostia), cosa mai avvenuta e di cui non si ha pubblicità legale. Ricordiamo che quell’area (che comprende anche Screenshot 2022-06-28 12.46.11la CANADOS (Cantieri Navali di Ostia) è in parte anche in locazione per attività artigianali e dunque, a maggior ragione, avrebbe dovuto essere regolarmente mantenuta.
Screenshot 2022-06-28 11.36.17Per intenderci, l’area è la stessa che fu inclusa nel c.d. “federalismo demaniale” introdotto con il d.lgs. 28 maggio 2010, n.85 con il quale (in attuazione dell’articolo 19 della legge 5 maggio 2009, n. 42) sono stati stabiliti i principi e i criteri direttivi per trasferire a titolo non oneroso una gran quantità di beni statali a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni con il solo dovere dell’ente territoriale beneficiario di assicurarne la massima valorizzazione funzionale. Proprio nel 2010, Roma Capitale (sindaco Alemanno) cercò di sgomberare l’abitato dell’Idroscalo per poter ‘valorizzare’ l’area a vantaggio del raddoppio del Porto Turistico di Roma, opera poi annullata con successiva confisca del porto stesso.

L’area inoltre è stata di recente oggetto di frazionamento (pratica n. RM0299493, in atti dal 11/08/2021) con evidente intenzione di annetterne parte sempre alle strutture del porto. In conclusione, è andata a fuoco un’area dove ci si farà qualcosa di nuovo. Se sarà tutto regolare, lo sapremo a breve.

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