OSTIA, BANDO SPIAGGE: ANNULLATO IN AUTOTUTELA (C.V.D.)

IMG-20221230-WA0008Come volevasi dimostrare, la triste storia del bando delle spiagge 2020 finisce con un annullamento in autotutela da parte del Municipio X. Ci sono voluti esattamente due anni per dimostrare la verità di quanto ha sempre sostenuto LabUr.
Il 23 dicembre scorso, il Municipio Roma X ha infatti annullato in autotutela la buffonesca delibera e relativo bando con cui a fine dicembre 2020 si stabiliva, per la stagione balneare 2021, l’affidamento di 37 Concessioni Demaniali Marittime con finalità turistico ricreative site sul Litorale romano in scadenza al 31 dicembre 2020.

Un bando fin dall’inizio contestato da LabUr per evidenti irregolarità amministrative, voluto dalla imbarazzante giunta Di Pillo (M5S) e cassato dalle sentenze del TAR emesse a giugno 2022 sui ricorsi proposti dai concessionari.
In sintesi, il TAR aveva accolto i ricorsi conservando la validità ed efficacia delle concessioni, ex art. 103, comma 2, del D.L. n. 18/2020, sino alla definitiva cessazione dell’emergenza sanitaria Covid-19 (31 marzo 2022) e per i 90 giorni successivi a tale cessazione.

Mesi di Commissioni Controllo,Trasparenza e Garanzia in cui LabUr ha assistito ad un triste teatrino di politicanti impreparati quando non in malafede, con documenti secretati esibiti e poi nascosti, dichiarazioni sui giornali poi disconosciute, sedicenti amministrativisti bucolici e tromboni diplomati alla scuola dei bagnoletti.
Una brutta storia che LabUr intende concludere denunciando, nelle sedi giudiziare preposte, i responsabili amministrativi e politici che l’hanno imposta alla collettività per evidente danno erariale e abuso d’ufficio.
Se con questo atto l’Amministrazione Municipale si è voluta parare da futuri contenziosi legali, rimangono comunque i danni causati in questi due anni dall’ennesima sciagurata gestione amministrativa dei bandi sulle spiagge da parte di presuntuosi ignoranti.

Sono stati due gli interventi occorsi negli scorsi mesi, uno amministrativo e uno giudiziario.
Il bando è stato dapprima revocato (con Delibera di Giunta, in fase di aggiudicazione provvisoria) il 15 dicembre 2021 dall’attuale amministrazione PD guidata da Mario FALCONI, forte della sentenza del Consiglio di Stato e nelle more dell’approvazione dello scandaloso Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA). Poi, il 15 febbraio 2022, il Tribunale Amministrativo del Lazio (TAR), su ricorso di un aggiudicatario provvisorio, ha annullato la delibera ma, e questo è stato uno dei punti posti da LabUr nelle commissioni, solo per la parte riguardante la revoca, conservando di fatto la proroga tecnica al 2023 delle concessioni scadute il 31 dicembre 2020, proroga che dunque era rimasta vigente.
Poi si sono susseguiti diversi ricorsi al TAR da parte di alcuni titolari delle concessioni balneari e pertanto il Municipio X si è trovato in un limbo, ampiamente denunciato da LabUr, a pochi mesi dall’apertura della stagione balneare.
Era una cosa elementare da capire: non è possibile procedere all’affidamento in concessione se non è nota la consistenza dei beni dati in concessione. Dal 1938 sono state cedute, da parte dello Stato, aree al Comune, ma gli atti non si sono mai perfezionati con un’acquisizione.
Ricorsi, contenziosi, danno erariale. A nessuno importa.
E poi, cumuli di sciocchezze dei pentastellati, oggi così silenti, ma allora prodighi di parole e comportamenti in libertà sul parziale annullamento della delibera sentenziato dal TAR. A nulla è valso spiegare in Commissione che se era vero, come sostenuto da loro, che l’annullamento si basava sul fatto che alla delibera di natura politica (comunque firmata dall’allora Direttore Tecnico municipale, Carla SCARFAGNA) non fosse seguito un atto di natura tecnica firmato dal dirigente (sempre Carla SCARFAGNA) era vero anche il contrario e cioè che il loro ex Direttore Tecnico, Giacomo GUASTELLA, non avrebbe potuto pubblicare il bando iniziale senza esser stato emesso un precedente atto di indirizzo politico che si erano ben guardati dallo scrivere. Ma non gli era bastata questa pessima figura. Addirittura la consigliera del M5S, Silvia PAOLETTI, ha chiesto di allegare a pubblico verbale la nota, coperta da “segreto professionale” contenente il parere espresso dall’Avvocatura Capitolina il 7 dicembre 2021 (nota RF/116711) con cui si lasciava alla giunta municipale la discrezionalità di annullare il bando. Come ne fosse entrata in possesso la consigliera PAOLETTI di quel documenti non è mai stato né chiarito né perseguito.
Infine, erano state messe a bando anche concessioni come “Isola Fiorita”, ex concessione del Ministero degli Interni, già riconsegnata nel 2018 e la cui spiaggia e strutture risultavano da anni in grave stato di abbandono, dunque un bene di fatto infruttifero dal 2018, con un lucro cessante e un danno (erariale) emergente.

C.V.D., ennesimo bando annullato in autotutela. Che Nettuno ci aiuti per il 2023.

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OSTIA, BARBARA MEZZAROMA E IL PROGETTO IBIS: COSA NON TORNA

mezzaroma barbara laburParafrasando le parole di Barbara Mezzaroma, anche per LabUr non c’è mai stata un’alternativa. Siamo cresciuti con l’idea che le cose giuste non hanno bisogno di un perché, quindi non esiste qualcosa di diverso dal fare qualcosa che sia giusto. Ed è giusto chiedere trasparenza. (di Paula Filipe de Jesus)

Con una nota datata 27 gennaio 2022, la Procura di Roma informa dell’arresto di Roberto DE SANTIS e Paolo Riccardo PAPAGNI, fratello del più noto Renato PAPAGNI, da pochi giorni ex-Presidente della Federbalneari. Il reato contestato è tentata estorsione con le modalità tipiche delle organizzazioni criminali mafiose. Vittima l’immobiliarista Barbara MEZZAROMA che, secondo le sue parole, si accingeva a realizzare circa 155 appartamenti e migliaia di metri cubi con destinazione commerciale e ricettiva per un importo di 100MLN di euro. Un ambizioso progetto, con forti implicazioni sul PUA (Piano di Utilizzazione degli Arenili), di cui abbiamo già parlato le settimane scorse (1).

COSA NON TORNA

Diverse cose non tornano, anche dal punto di vista urbanistico. Il progetto, datato 2007, risulta entrato in convenzione solo nel 2012. Scaduto quest’anno (a meno di una proroga che non risulta ad oggi essere stata concessa) si inserisce in maniera non trasparente nel tentativo annoso di riqualificazione del Lungomare di Ostia.

Il progetto, nelle mani di un fondo finanziario statunitense, è in alto mare. Le opere pubbliche primarie non si vedono nemmeno all’orizzonte amministrativo. Nonostante ciò, un pregiudicato di Ostia “che delinque su Ostia da 41 anni, che non usava il cellulare da 16 anni, sfuggente, invisibile, un monaco, che girava in bicicletta”, come riferisce Barbara MEZZAROMA, si fa fotografare la scorsa estate con Roberto GUALTIERI in campagna elettorale finendo sulla pagina facebook del Sindaco. Nessuno se ne accorge fino a quando la foto viene sbandierata per millantare conoscenze di alto livello mentre si tenta l’estorsione verso una imprenditrice sposata con un colonello dei Carabinieri esperto di antimafia. La notizia, uscita dalla Procura a gennaio, torna in auge agli inizi di novembre su alcuni media ma non ha il clamore che forse qualcuno si aspetta, tanto che il 18 novembre MonitorImmobiliare, la testata giornalistica di settore più letta in Italia, lamenta in un editoriale “Se l’articolo de l’Espresso del 21 marzo non ha suscitato manifestazioni di solidarietà, pensavamo che l’intervista pubblicata il 4 novembre dal Domani, a firma di Nello Trocchia, potesse portare l’argomento alla ribalta. Spiace che fino ad oggi non spicchino prese di posizione da parte del settore”. In realtà, il 5 novembre Barbara MEZZAROMA è ospite anche da FORMIGLI a Piazza Pulita su La7 che la intervista per 10 minuti, a pochi giorni dall’inizio del processo.

Ma i racconti sui diversi media sono farraginosi.

Cerchiamo di fare chiarezza su alcuni punti, augurandoci che chi è preposto alla trasparenza degli appalti delle opere pubbliche completi il puzzle.

TITOLARI DEL PROGETTO

I terreni interessati dal progetto appartengono dal 2 marzo 1948 alla SOCIETA’ COOP. EDILIZIA I.B.I.S. A R.L. che risulta ancora oggi inattiva e che è appartenuta alla nota famiglia dei concessionari balneari PETRINI fino alla cessazione dalla carica di consiglieri a luglio del 2014 di Franco e Paolo PETRINI. Nel passaggio di quote societarie, Barbara MEZZAROMA, con la sorella Alessandra, compare soltanto a febbraio 2021 assieme all’avvocato Francesco ANNARUMMA, che però era già stato nominato consigliere ad aprile 2010 (iscritto all’ordine degli avvocati di Nola, opera su Roma nella sede di Piazza San Lorenzo in Lucina 26, stesso stabile del famoso avvocato e politico Giulia BUONGIORNO).

Barbara MEZZAROMA, in questa società, è titolare di un progetto fermo da 15 anni, ma possiamo testimoniare il suo interessamento già da ottobre 2013 quando era presente alla festa dei primi 80 anni del limitrofo Borghetto dei Pescatori, il cui progetto di ampliamento è strettamente legato a quello dell’IBIS e anch’esso bloccato da mille vicissitudini. Lo gestisce Domenico PIZZUTI, anche lui legato ai balneari grazie a Rossella PIZZUTI (SIB), lui presente (non si sa bene a che titolo) con Renato PAPAGNI agli incontri sul PUA avvenuti in questi mesi con l’Amministrazione Municipale e Capitolina.

A quel tempo Barbara MEZZAROMA era molto presente ad Ostia. La si ricorda ad esempio durante la posa della statua di San Francesco di Paola, protettore dei pescatori, presso il Porto Turistico di Roma (al tempo nelle mani di Mauro BALINI) accanto ad una folta rappresentanza della comunità calabrese romana, tra cui l’on. Francesco DALIA (nativo di Longobardi in provincia di Cosenza, pigmalione di Andrea TASSONE, il Presidente del Municipio Roma X condannato per Mafia Capitale). Era il 22 aprile 2012 e Barbara MEZZAROMA donò il prezioso basamento di lapislazzulo della statua.

Un’altra occasione fu quella della seconda edizione del “Trofeo Area Sporting Club”, di cui è Presidente, che si è tenuta a fine gennaio 2012 presso il Polo Natatorio di Ostia, la piscina dello scandalo dei Mondiali di Nuoto Roma ‘09 progettata dal fratello di Paolo PAPAGNI, Renato PAPAGNI, proprio di fronte ai terreni IBIS. Il dettaglio non è irrilevante perché le tavole del progetto del Polo Natatorio nel 2008 riportavano, nella sistemazione della viabilità locale, la realizzazione, data allora per imminente, del progetto IBIS dell’Arch. Paolo PETRINI. Sempre in quegli anni, Renato PAPAGNI, presidente allora della Federbalneari, era stato il progettista, assieme a Fulvio COCCHI (consulente della Tecnopolo Spa) per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria necessarie al progetto. Non solo, Paolo PAPAGNI lasciò proprio in quel periodo l’incarico di tesoriere della Federbalneari per diventare il responsabile vendite per conto dell’IBIS.

LA CRISI FINANZIARIA DEL GRUPPO MEZZAROMA

Il progetto era di fatto in mano a Barbara MEZZAROMA ancora prima che comparisse nei quadri societari a febbraio 2021. Nel 2019 infatti l’IBIS insieme alla “BARBARA MEZZAROMA & SISTERS SRL” conferiscono un incarico alla “Open Door Architetti” per una consulenza circa le procedure urbanistiche per la progettazione delle opere pubbliche. Erano gli anni bui del Gruppo Mezzaroma, sprofondato in forti difficoltà finanziarie nel 2010. Solo ImpreMe Spa, corazzata del gruppo, era in rosso di 14MLN di euro nel bilancio 2012 e ben 20MLN nel 2013. Il gruppo cerca di recuperare nel 2014 affidando pieni poteri a Barbara MEZZAROMA. Una crisi lunga che ha visto la svolta nel 2017 quando il fondo statunitense VARDE si è dichiarato pronto a rilevare le esposizioni di Monte Paschi di Siena (per un importo di 221MLN) e di Unicredit (per un valore di 142,3MLN) nei confronti del Gruppo MEZZAROMA, che al tempo aveva un patrimonio di 542MLN e debiti per 444,8MLN di euro.

Le cose non sono però andate benissimo visto che a novembre 2021 la ImpreME Spa, ormai controllata dal fondo VARDE attraverso la catena Wert Bob Sarl – Mv srl, chiudeva il bilancio 2020 con una perdita di quasi 29MLN di euro, il doppio della perdita dell’anno precedente, con un indebitamento finanziario di 204MLN. Nella primavera 2022, il fondo VARDE ha rivisto gli accordi strutturali con il Gruppo MEZZAROMA per il business di sviluppo real estate.

I FATTI CRIMINALI

Secondo quanto riportano i media, dopo il 21 ottobre 2021, eletto sindaco Roberto GUALTIERI, Paolo PAPAGNI (come abbiamo visto, già responsabile vendite per conto dell’IBIS) inizia a contattare Barbara MEZZAROMA con cui, secondo quanto riferisce l’imprenditrice, non aveva più contatti da anni. Il primo incontro avviene a fine 2021 presso un bar dell’EUR durante il quale Paolo PAPAGNI, informatosi dello stato di avanzamento del progetto che si dovrebbe realizzare appunto nei pressi del Borghetto dei Pescatori e davanti al Polo Natatorio, le dice di esser stato socio di Roberto DE SANTIS venti anni prima, un soggetto dominante nella criminalità di Ostia (“il capo dei capi“) che ha appoggi nel mondo politico e rapporti con i servizi segreti. Se lei si affida alla sua ‘protezione’, saranno sufficienti solo 500mila euro (in 5 rate), lo 0,5% dell’importo stimato del progetto (100MLN). Il resto, Roberto DE SANTIS, lo otterrà chiedendo il 5% alle ditte a lui collegate che lavoreranno per realizzare appartamenti, servizi commerciali e alberghi.

Paolo PAPAGNI rassicura Barbara MEZZAROMA: Roberto DE SANTIS vuole solo dimostrare, ai 2-3 personaggi sopra di lui, che è lui a controllare gli appalti di Ostia. Dalle carte processuali, emerge anche una scena esilarante in cui “Paolo PAPAGNI, per rassicurarla sul fatto che si trattava di un soggetto inserito e presentabile, riferisce che Roberto DE SANTIS era intervenuto ad un recente comizio pubblico del candidato sindaco Roberto GUALTIERI (che si era tenuto ad Ostia) nel corso del quale Roberto DE SANTIS era anche salito sul palco per rivolgere delle domande sul programma elettorale di Roberto GUALTIERI“.

Il fatto di cui si parla, avvenuto il 29 agosto 2021 in piena campagna elettorale, era un semplice incontro con i cittadini senza alcun palco e comizio, ed è stato documentato dallo staff con foto pubblicate proprio sulla pagina Facebook di Roberto GUALTIERI. Presente Giovanni ZANNOLA, esponente PD di Ostia, oggi consigliere comunale, che pur dichiarandosi esperto di mafia ostiense “non ha riconosciuto” Roberto DE SANTIS. Tornata a casa, Barbara MEZZAROMA, informatasi su Roberto DE SANTIS, sarebbe corsa a riferire il fatto alla Polizia, decidendo di dare il proprio contributo “visto che da tempo gli inquirenti inseguivano quel boss senza successo“. Incontra così nuovamente Paolo PAPAGNI, che cambia all’ultimo il luogo dell’appuntamento, e poi, confrontandosi con gli inquirenti (il PM Mario PALAZZI, da anni nella Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma) decide di parlare con Roberto DE SANTIS. L’incontro avviene all’aperto, in pieno giorno su una panchina.

Paolo PAPAGNI e Roberto DE SANTIS vengono arrestati il 27 gennaio 2022 per il reato di tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Le indagini sono state condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Ostia, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma (Mario PALAZZI). La prima udienza del processo con rito abbreviato si è tenuta la mattina del 19 ottobre 2022, davanti al GUP del Tribunale Penale di Roma, che ha giudicato legittima la richiesta di costituzione di parte civile da parte delle Associazioni FAI Volare e FAI Nazionale, rappresentate dall’Avvocato Luigi CIATTI.

LE INCONGRUENZE

Barbara MEZZAROMA è sposata dal 14 febbraio 2022 con il Colonnello dei Carabinieri Alessandro CHERCHI (nel 2004, Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana), operante presso la Direzione Investigativa Antimafia, dopo anni di felice relazione. A lei Paolo PAPAGNI suggerisce di assoldare Roberto DE SANTIS al fine di garantire ‘la serenità’ del cantiere, un cantiere che però non esiste. Roberto DE SANTIS, che secondo quanto riferisce Barbara MEZZAROMA, “delinque ad Ostia dal 1980, parla pochissimo, non usa il telefono da 16 anni, sfuggente, un invisibile che si muove in bicicletta”, si vanta in un’intercettazione ambientale di essere colui “che ha mandato via la mafia siciliana da Ostia“, riferendosi alla gambizzazione avvenuta il 20 settembre 2007 a Casalpalocco in pieno giorno, a volto scoperto, ai danni del pregiudicato siciliano Vito TRIASSI, legato alla cosca mafiosa dei CUNTRERA-CARUANA di Siculiana nella provincia di Agrigento. Barbara MEZZAROMA afferma di conoscere bene Ostia e di avere rapporti con imprenditori sani, ma non conosceva il nome (a tutti noto) di Roberto DE SANTIS, neanche il suo soprannome (‘Er Nasca’).

Nella lunga intervista a Piazza Pulita a domanda esplicita, se ad Ostia esiste la mafia, dichiara che Ostia è stata mafiosa anni fa. Lamenta di non aver avuto solidarietà, ma di non sentirsi sola perché negli ultimi mesi si sono fatte vive tante persone. Ringrazia il PM (Mario PALAZZI) che l’ha seguita e aiutata, ma pone il problema di una magistratura che fa fatica a combattere le vicende criminali pur contando su forze dell’ordine capacissime. Non entra mai in merito alle vicende del progetto e alle sue future fasi di realizzazione, ma ne parla come se dal 2007 lo avesse sempre avuto in mano lei. Dice che il progetto è pronto per partire, ma nessuno sa nulla, e che il Sindaco Roberto GUALTIERI, incontrato a febbraio 2022 dopo gli arresti, le ha promesso pieno sostegno. Di certo c’è il sostegno che ha dato Barbara Mezzaroma a Gualtieri in campagna elettorale, avendo la società “Barbara Mezzaroma & Sisters” versato 10.000 euro per la corsa di GUALTIERI a Sindaco di Roma. Barbara MEZZAROMA si dice certa che una parte dell’attuale imprenditoria sia collusa con questo sistema criminale.

CONCLUSIONI

Il Sindaco Roberto GUALTIERI, in data 8 novembre 2022, ad un anno dal suo insediamento, presso l’Auditorium Parco della Musica, ha presentato il primo Rapporto alla Città, dichiarando: “Voglio poi lanciare un messaggio chiaro: saremo inflessibili nel monitoraggio della messa a terra degli investimenti del PNRR e del Giubileo: non un euro deve finire in tasca alla criminalità, non un euro deve essere distratto dai fini di pubblica utilità per cui è stato stanziato. Ci avvarremo della preziosa collaborazione della Guardia di Finanza e degli altri soggetti istituzionali preposti al contrasto alle infiltrazioni” e, rivolgendosi a Barbara MEZZAROMA presente, ha aggiunto “voglio ringraziarla per il suo coraggio e il suo senso civico che l’hanno spinta a denunciare e far arrestare un pericoloso criminale”.

Siamo certi che il presente contributo aiuti il Sindaco a comprendere come la questione degli appalti e della realizzazione delle opere a Roma e ad Ostia in particolare, sia cosa ben più complessa che un semplice schieramento tra buoni e cattivi. Al di là della questione giudiziaria che avrà il suo lungo corso, sono 15 anni che Ostia attende opere di pubblico interesse che non possono essere per l’ennesima volta sacrificate agli interessi privati o privatistici. Su questo progetto occorre che l’Amministrazione dia la massima trasparenza amministrativa, cosa che evidentemente ad oggi non c’è stata. Perché, come dice Barbara MEZZAROMA, non esiste qualcosa di diverso dal fare qualcosa che sia giusto. Nell’interesse collettivo, aggiungiamo noi.

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OSTIA, TRA MAFIA E PALAZZI

Ostia, 29 agosto 2021 Il sindaco Gualtieri incontra Er Nasca (a dx) in campagna elettorale

Ostia, 29 agosto 2021
Il sindaco Gualtieri incontra Er Nasca (a dx) in campagna elettorale

Dalle carte in nostro possesso emerge il nome di Renato PAPAGNI, storico presidente uscente dei Federbalneari di Ostia. Dal 1° novembre infatti diventerà Presidente di Federbalneari Massimo MUZZARELLI. La storia è quella della tentata estorsione ai danni dell’imprenditrice Barbara MEZZAROMA da parte di Paolo PAPAGNI (1).

Renato, fratello di Paolo, è parte interessata nell’affaire MEZZAROMA ad Ostia perché è stato il progettista, assieme a Fulvio COCCHI (consulente della Tecnopolo Spa, gruppo partecipato da Roma Capitale) per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria necessarie al progetto (protocollato presso il Comune di Roma già dal 2006) denominato “Programma integrato di trasformazione ordinaria n.12 BORGO DEI PESCATORI (ATO I12)”del Gruppo Mezzaroma e oggetto del presunto reato. Il progetto vede al suo interno anche l’architetto Paolo PETRINI, legato a un’altra importante famiglia di balneari.

È Barbara MEZZAROMA a raccontare che Paolo PAPAGNI le avrebbe raccomandato di incontrare Roberto DE SANTIS (detto, Er Nasca, noto criminale di Ostia) per garantirsi una protezione in vista del prossimo avvio del cantiere mediante un ‘modesto’ contributo economico (500 mila euro). Er Nasca avrebbe infatti poi arrotondato con le ditte impegnate nei lavori, chiedendo loro un importo del 5%. Solo per le opere di urbanizzazione occorrono 6,5 milioni di euro.

Il progetto di Barbara MEZZAROMA tentò una scorciatoia ai tempi dei Mondiali di Nuoto Roma ’09 come completamento della realizzazione del nuovo Polo Natatorio sorto davanti allo stabilimento balneare ‘Le Dune’ della famiglia PAPAGNI, di cui abbiamo già parlato (2). Si tratta di una lottizzazione convenzionata, siglata nel 2012 che, tecnicamente, dovrebbe essere già scaduta essendo decorsi 10 anni. Dal Comune nessun chiarimento, nonostante sia il proprietario di molti terreni inclusi nel progetto. Ricordiamo, che nell’area non solo sorgeranno diversi alberghi e appartamenti per più di 500 nuovi abitanti, ma si attueranno anche importanti lavori come la realizzazione di un nuovo ponte sul Canale dei Pescatori (proseguimento dell’attuale via delle Quinqueremi) per far arretrare il traffico del lungomare. Anche il campo di calcio della Pescatori verrà spostato.

Dunque si conferma quanto scritto da LabUr già lo scorso marzo (3), cioè l’avvio di una complessa operazione urbanistica che coinvolge tutto il Litorale romano, soprattutto la sua parte centrale: non solo il Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA, una sorta di regolamento delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico ricreative), ma soprattutto il Piano della Costa, il tanto atteso piano normativo e politico che attribuisce al Demanio Marittimo una valenza urbanistica. Tutto questo mentre si va ridisegnando la dividente demaniale, cioè la perimetrazione del Demanio Marittimo stesso.

Il fascicolo dell’inchiesta è, ancora una volta, in mano a Mario PALAZZI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, dal 2011 assegnato alla Direzione Distrettuale Antimafia, che il 6 giugno 2022 (4) ha proposto di depenalizzare una serie di denunce verso la Pubblica Amministrazione (PA) per evitare la paralisi del sistema giudiziario, invaso da troppi esposti e denunce spesso per omissione di atti di ufficio. Se è corretto sostenere che sia un errore quello di scaricare sul penale una serie di inefficienze della PA, che dovrebbero trovare soluzione altrove, sarebbe altrettanto doveroso avviare d’ufficio un controllo sull’operato della PA in certi contesti decisionali. Gravi in tal senso le frasi piú volte ripetute e mai chiarite di Mario FALCONI, Presidente del Municipio Roma X, di essere condizionato da ‘poteri forti’.

Davvero sorprendente poi la voce di corridoio secondo la quale un architetto, (già progettista nello scandalo dello Stadio della Roma), sponsorizzerebbe, presso i balneari, in qualità di mediatore politico, proprio uno dei personaggi storici legati al pasticcio del Borghetto dei Pescatori, personaggio molto presente, nonostante senza titolo, con Renato PAPAGNI durante gli incontri degli ultimi mesi con l’amministrazione Municipale e Capitolina proprio sul PUA.

Tutto quanto questo ci riporta proprio al caso di Ostia in esame. Riecheggiano infatti, con sempre maggior insistenza, le parole del prefetto Marilisa MAGNO, ai tempi del commissariamento per mafia di Ostia: “… il PUA (Piano di Utilizzazione degli Arenili), prevede l’erogazione di enormi investimenti pubblici finalizzati a valorizzare il demanio marittimo lidense con la realizzazione di importanti infrastrutture, per le quali, quindi, non è possibile escludere l’interesse della criminalità organizzata”.

(1) https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-roma-tanti-pagano-pizzo-rdquo-ndash-parla-330870.htm, https://www.youtube.com/watch?v=4YSsnPE4I_8
da 1:58:50 a 2:07:30
(2) http://www.labur.eu/public/blog/2022/09/24/le-spiagge-di-ostia-chiarezza-sulla-categoria-dei-balneari/, http://www.labur.eu/public/blog/2022/03/21/ostia-in-arrivo-una-colata-di-cemento-di-35mila-mq-targato-mezzaroma/
(3) http://www.labur.eu/public/blog/2022/08/18/ostia-entro-il-30-novembre-2022-lassalto-al-lungomare/
(4) https://www.ripartelitalia.it/lintervento-mario-palazzi-sostituto-procuratore-presso-il-tribunale-di-roma-dobbiamo-depenalizzare-una-serie-di-denunce-veso-la-pa-altrimenti-il-sistema-rischia-la-paralisi/

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PUA, SPIAGGE DI OSTIA: DUE RICORSI GERARCHICI CONTRO LA DELIBERA CAPITOLINA

310312789_847887703212885_8278596881020997815_nLabur ha presentato questa mattina un doppio ricorso gerarchico alla Presidenza della Repubblica e alla Regione Lazio a seguito di quanto è accaduto ieri in Assemblea Capitolina dove è stato approvato “con effetti di immediata eseguibilità” la proposta preliminare di adozione del PUA, Piano di Utilizzazione degli Arenili. Si tratta di una delibera illegittima sia dal punto di vista patrimoniale sia sotto il profilo della delega al turismo. In particolare e in estrema sintesi, ricordiamo che la tenuta di Castelporziano non può essere regolamentata dal Comune di Roma, primo perché, da un punto di vista patrimoniale, è dotazione del Presidente della Repubblica, secondo perché, sotto il profilo delle deleghe sul turismo, non rientra tra i beni del demanio marittimo con finalità turistico ricreative. Aggiungiamo che, come emerso dalla recente informativa della GdF relativa al sequestro dei chioschi, il Comune di Roma risulta anche moroso nei confronti dello Stato per svariati milioni di euro non avendo pagato dal 2001 la concessione demaniale per il tratto di spiaggia di Castelporziano incluso nella convenzione del 1965 con la Presidenza della Repubblica. Il quadro politico, in piena campagna elettorale per la Regione Lazio, in cui questa triste vicenda si inserisce, e che nulla ha a che fare con l’interesse pubblico, vede il presidente della Federbalneari, Renato Papagni, che messaggiava ieri da Dubai, cedere la poltrona a Massimo Muzzarelli secondo un accordo al quale avrebbe preso parte, nel ruolo di un imprecisato ‘garante’, il Presidente del Municipio X, Mario Falconi, che si è distinto solo per essere balzato agli onori della cronaca per una sceneggiata in aula municipale sui “poteri forti”. Falsa la notizia girata negli ultimi mesi di sue imminenti dimissioni. L’accordo è stato raggiunto. Nel mentre, un altro pezzo da 90 dei balneari, rappresentante di SIB Confcommercio e FIBA, Ruggiero Barbadoro, cerca il suo sostituto e le sedicenti associazioni di tutela del mare e delle carte in regola, interpretano a comando la parte del cane ‘e canciello come utili idioti. Ieri in aula Giulio Cesare, a prescindere dalla non risposta dell’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, barattata con inutili ODG di propaganda, alla nostra diffida di mercoledì, si è consumato un violento attacco criminale sotto il profilo ambientale e di gestione degli appalti, esattamente quello che nel 2013, ai tempi di Mafia Capitale, paventava il Prefetto Magno nella sua relazione proprio sul PUA. In politica le coincidenze non esistono e dunque non appare una coincidenza che nel Municipio X, dopo un anno, non sia mai arrivato il promesso Assessore alla Legalità, altro tema di propaganda solo elettorale di un medico allergico al sano e democratico controllo esterno. Falso per altro che Veloccia voglia sottoporre il PUA alla VAS (Valutazione Ambientale Strategica) per cui sarà escluso ogni processo di partecipazione di tutti i portatori di interesse, in particolare quello dei cittadini romani, che per altro sono i soci di maggioranza assoluta. In questo scenario criminale, la Capitaneria di Porto in questi giorni sta indagando su tutti gli allacci in fogna sull’arenile che l’erosione continua a devastare, ma esattamente come per le aree verdi, colpevolmente “abbandonate” per farci parcheggi, sono merce di scambio in questa tossica campagna elettorale per la Regione Lazio. Sullo sfondo rimane il problema della dividende demaniale: ancora oggi nessuno sa di chi sia cosa, ma al mercato delle vacche si possono vendere lupi travestiti.
Nei prossimi giorni approfondiremo anche la parte del PUA relativa all’Idroscalo di Ostia dove l’Amministrazione Municipale si è sperticata da mesi in false promesse e che viene definita “ostile” per cui “si rende necessaria la presenza della forza pubblica affinché le operazioni [per definire la dividente demaniale, ndr] si svolgano in tranquillità”.

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LE SPIAGGE DI OSTIA: CHIAREZZA SULLA CATEGORIA DEI BALNEARI

fbc8da1a-2afc-4304-9b26-a22cabbce7bcDopo l’articolo pubblicato su Il Messaggero del 22 settembre u.s., relativo alla preoccupazione da parte delle forze dell’ordine circa le infiltrazioni criminali sul litorale romano, riecheggiano con sempre maggior insistenza le parole del prefetto Marilisa MAGNO, ai tempi del commissariamento per mafia di Ostia: “… il P.U.A. (Piano di Utilizzazione degli Arenili), prevede l’erogazione di enormi investimenti pubblici finalizzati a valorizzare il demanio marittimo lidense con la realizzazione di importanti infrastrutture, per le quali, quindi, non è possibile escludere l’interesse della criminalità organizzata”.

Parole inascoltate e dimenticate dopo 7 anni, proprio ora che il Comune di Roma ripropone il P.U.A. e vuole riprendersi le deleghe amministrative per il rilascio delle concessioni balneari, potere decentrato nel 2011 al Municipio X.
E’ del 20 settembre 2022 la seduta congiunta di due commissioni municipali (Urbanistica e Turismo) per discutere la proposta di adozione preliminare del P.U.A., recentemente modificato dal PD rispetto a quello presentato dal M5S nel 2019.
Tra gli invitati dal Municipio c’era Renato PAPAGNI che però non rappresenta più la categoria dei balneari dal 3 maggio 2022, ma gode ancora della carica grazie ad una proroga fino al 30 Novembre 2022. La discussione si è incentrata proprio sulla visione strategica del turismo sul litorale romano, sintetizzata dalle parole di PAPAGNI: “Deve essere a vantaggio del romano ‘panino e biretta’ o prevedere una ricettività per 30mila posti letto?”. È evidente che nel secondo caso servirebbero alberghi, strade e servizi che oggi mancano sul lungomare ostiense. Ed era proprio questa la preoccupazione espressa 7 anni fa dal prefetto MAGNO.

Serve dunque piena trasparenza amministrativa ma anche imprenditoriale, a partire dagli operatori del settore balneare e dai loro rappresentanti.

È eclatante infatti il caso proprio di Renato PAPAGNI, rinviato a giudizio nel 2018 per abusi edilizi. Era il 7 marzo 2013 quando un sopralluogo condotto dall’ufficio tecnico municipale presso lo stabilimento Le Dune, di cui PAPAGNI è concessionario, non rilevò alcun abuso edilizio. Due anni dopo però accadde esattamente il contrario: con l’accusa nel 2015 di ripetuti abusi edilizi, PAPAGNI finì a processo il 21 marzo 2018.
Il sopralluogo del 2013 era stato condotto nel contesto del riesame della procedura di decadenza della concessione comunicata a PAPAGNI un anno prima (2012) per una enorme quantità di presunte irregolarità: violazione dell’art.45 bis del Codice della Navigazione, mancato pagamento degli oneri concessori per circa 1,2 milioni di euro e molteplici abusi edilizi realizzati tramite autorizzazioni temporanee relative agli eventi “mare di notte” e “mare d’inverno”.
Cosa era accaduto? Nel 2001 lo stabilimento Tibidabo venne di fatto diviso in due parti, mantenendo come unica concessione l’originario atto formale n.2 prot. 21606 del 28 marzo 2003 rilasciato per una durata di 25 anni dal Dipartimento IX del Comune di Roma, intestato alla A.E.B. Esercizi e Bagni srl, avente per amministratori costituenti Paolo PAPAGNI (fratello di Renato e arrestato a gennaio di quest’anno per tentata estorsione) e Adriano DI FILIPPO, sostituiti il 18 giugno 1996 da Luigi DI FILIPPO e Cosetta BORETTI (in carica fino al 2014).
In data 5 agosto 2004 la società A.E.B. Esercizi e Bagni srl chiese l’autorizzazione per affidare alla società Le Dune Village srl la gestione del corpo centrale e del lato levante dello stabilimento Tibidabo e la gestione del lato ponente alla società Tibidabo Village srl. L’autorizzazione arrivò il 27 dicembre 2004 a firma di Gianfilippo BIAZZO del Dipartimento IX (poi condannato nel 2011 dalla Corte dei Conti per concessioni demaniali rilasciate senza accurati controlli preventivi) ai sensi dell’articolo 45 bis del Codice della Navigazione con il quale si può affidare, per un determinato periodo di tempo, la gestione di un ramo commerciale dell’azienda balneare (p.es., la gestione del ristorante), ma non l’intera gestione della concessione. Così facendo invece si operò di fatto, per ben 8 anni, una scissione della concessione balneare generando così due stabilimenti, Le Dune ed il Tibidabo. Tutte e tre le società sopra citate avevano la sede legale presso lo stesso indirizzo: lungomare Caio Duilio n.22 ad Ostia, Era il tempo in cui, con Decisione di Giunta Capitolina n.144 del 21 luglio 2004, si giunse in data 14 febbraio 2005 all’adozione del P.U.A. (Deliberazione del Consiglio Comunale n.96), scaduto senza mai esser stato approvato.

A seguito del c.d. decentramento amministrativo, che delegava il rilascio delle concessioni balneari al Municipio allora XIII ora X (deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 18 del 18/19 aprile 2011) ottenuto grazie alla giunta municipale di centrodestra di Giacomo VIZZANI (2008-2013), in data 16 luglio 2012 la società A.E.B. Esercizi e Bagni srl formulò la richiesta di scissione dell’atto formale pluriennale a favore delle società Le Dune Village srl e Tibidabo Beach srl (prot. M/O 72409).

Il 3 agosto 2012 Aldo PAPALINI, direttore dal 18 giugno 2012 dell’Ufficio Demanio Marittimo del Municipio XIII, notificò alla A.E.B. il diniego dell’autorizzazione per la scissione della concessione demaniale, sostenendo appunto la violazione dell’art.45 bis del Codice della Navigazione e avviando il procedimento amministrativo per la decadenza della concessione stessa.
Furono redatte due determinazioni dirigenziali: quella del 10 agosto 2012, che annullava le autorizzazioni del 2004, e quella del 10 ottobre che revocava la concessione alla A.E.B. Esercizi e Bagni srl per violazione del 45 bis, per mancato pagamento degli oneri concessori e per abusi edilizi.
Una settimana dopo, il 18 ottobre del 2012, PAPALINI fu rimosso dall’incarico su iniziativa del sindaco Gianni ALEMANNO.

A quel tempo tutti sapevano cosa stesse accadendo e quale fosse il contenuto degli atti amministrativi, visto che il 23 ottobre 2012 la Capitaneria di Porto, nell’ambito delle attività di indagine delegate dalla Procura della Repubblica di Roma, aveva proceduto al sequestro ex art. 321 c.p.p. di tutta la documentazione amministrativa detenuta presso i locali dell’Ufficio Demanio, faldoni poi restituiti in data 4 gennaio 2013.

Seguì l’intervento del nuovo direttore dell’Ufficio Demanio, Paolo CAFAGGI, che con determinazione dirigenziale n.870 del 11 aprile 2013 annullò tutti gli atti precedenti emessi da PAPALINI. Ne prese atto sia il TAR del Lazio non esprimendo sentenza (a cui la A.E.B. aveva fatto ricorso il 12 ottobre) sia l’Avvocatura Capitolina, interessata dallo stesso CAFAGGI.

Solo in data 4 marzo 2014 Renato PAPAGNI fu nominato amministratore della A.E.B. assieme ad Adriano DI FILIPPO. Nello stesso periodo, vennero rilasciate due nuove concessioni: la 6/2014 per lo stabilimento Tibidabo della Tibidabo Beach srl di Adriano DI FILIPPO e la 5/2014 per lo stabilimento Le Dune della A.E.B. Esercizi e Bagni srl di Renato PAPAGNI, che ereditarono la scadenza al 2028 in virtù del precedente atto formale 2/2003 evitando così la normale scadenza prevista per legge e i controlli.

Tutto regolare? Non tanto, visto quello che si legge nella relazione del Prefetto Marilisa MAGNO, depositata il 15 giugno 2015 dopo 6 mesi di accertamenti, rivelatasi un documento ispettivo propedeutico all’atto del Presidente della Repubblica con il quale, in data 27 agosto 2015, si è decretata la gestione straordinaria del Municipio Roma X (ex XIII), azzerando l’amministrazione locale per ingerenza della criminalità organizzata al suo interno. Così scriveva: “Renato PAPAGNI gestisce uno degli stabilimenti più grandi e prestigiosi di Ostia senza essere titolare di alcuna concessione”.
Chi sbaglia dunque? La commissione d’inchiesta che nel 2015 doveva valutare la documentazione o l’ufficio tecnico municipale che nel 2013 rilasciò la concessione ad oggi ancora vigente ma di cui non si è mai chiarita con certezza la regolarità?

Quello che è certo è che dopo il riesame di Paolo CAFAGGI nel 2013 e il rilascio delle concessioni nel 2014 per scissione di quella originaria (interpretando che la richiesta di scissione del 2012 dovesse considerarsi un subentro ai sensi dell’articolo 46 del Codice della Navigazione), sia Le Dune sia il Tibidabo hanno goduto di un privilegio rispetto alle altre concessioni balneari, vedendosi confermare la validità dell’atto fino al 2028, ben oltre i termini di scadenza imposti dalla Bolkestein. Così come è certo che PAPAGNI, pur essendo a capo dell’associazione dei balneari dal 1999, non sia stato concessionario di alcun bene demaniale fino almeno al 2014, nonostante li rappresentasse in ogni consesso.

In conclusione, nel caos amministrativo che regna sul demanio marittimo del litorale romano, in un periodo in cui si sta decidendo di fatto il baratto dell’arenile al fine di realizzare un nuovo lungomare, con alberghi, parcheggi, servizi e attività commerciali (p.es. la colata di cemento del Gruppo Mezzaroma), è indispensabile che chiunque sieda al tavolo decisionale operi in piena trasparenza, a partire proprio da Renato PAPAGNI che fino al 30 novembre 2022 rappresenta la categoria dei balneari.

Senza le carte in regola non ci si dovrebbe sedere ad alcun tavolo, soprattutto istituzionale. Senza le carte in regola il pericolo di favorire l’infiltrazione della criminalità organizzata è altissimo soprattutto nel condizionamento degli atti amministrativi.

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PONTE DELLA SCAFA: BLOCCATO DAI PARERI NEGATIVI

IMG-20220923-WA0012Lo scandalo del Ponte della Scafa, progetto fermo da 15 anni, è stato evidenziato dall’ANAC quale “esempio di inefficienza e spreco” nella Delibera n.849 del 21 dicembre 2021  su esposto di LabUr.
La risposta del Comune di Roma all’ANAC, del 22 marzo 2022 (prot.n. QN/58300), è stata ancora più imbarazzante: “È tutto a posto, chiuderemo la Conferenza dei Servizi entro luglio” con il seguente cronoprogramma:

Luglio 2022 – Conclusione Conferenza di Servizi e avvio progettazione esecutiva;
Febbraio 2023 – Validazione e approvazione progetto esecutivo;
Marzo 2023 – Inizio del lavori;
Novembre 2024 – Ultimazione dei lavori.

La ‘Conferenza dei Servizi’ è un incontro tra diverse pubbliche amministrazioni (Regione, Comune, Ministeri, etc.) al fine di ottenere, da parte dell’Ente proponente (nel nostro caso, il Comune di Roma) il rilascio dei cosiddetti “atti di assenso” (autorizzazioni, nulla osta, pareri, ecc.) necessari, ad esempio, per la realizzazione di nuovi interventi, sia pubblici sua privati (nel nostro caso, il Nuovo Ponte della Scafa).
Ecco perché il Comune di Roma con nota prot. QN/94324 del 17/05/2022 ha di nuovo convocato una Conferenza di Servizi ‘decisoria’ fissandone i termini perentori al 18/07/2022.
Le amministrazioni coinvolte hanno reso i propri motivati pareri di assenso o dissenso, indicando le modifiche, prescrizioni o condizioni eventualmente necessarie anche ai fini del superamento del dissenso.
Gravi dunque i pareri negativi (vincolanti) espressi sia dalla Commissione della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano e sia dal Ministero della Cultura. Ciò implica che anche i due Enti Gestori della Riserva (i Comuni di Fiumicino e Roma), così come il Parco Archeologico di Ostia Antica, hanno espresso parere negativo al nuovo ponte. Le motivazioni sono state soprattutto incentrate sulla eccessiva altezza del ponte (da ridurre a 7,5 metri), la innaturale vicinanza a Tor Boacciana e il preoccupante impatto con il contesto archeologico ancora da indagare.

A questo punto sarà il Comune di Roma a decidere, non essendoci stata un’approvazione unanime. La determinazione (positiva o negativa) della chiusura della Conferenza dei Servizi non risulta però esser ancora stata comunicata e comunque dovrà essere motivata sulla base dei pareri di assenso prevalenti. L’efficacia di tale determinazione, in caso di approvazione, resterà sospesa per 10 giorni a decorrere dalla sua comunicazione per consentire istanze di opposizione.

Nel frattempo l’ANAS, che è subentrata alla Regione Lazio nella competenza della SS296, sta intervenendo sull’impalcato dell’esistente ponte della Scafa chiuso e interdetto al traffico pesante ad agosto 2018 , lavori avviati già dallo scorso novembre 2021. L’ANAS, che è stata convocata alla Conferenza dei Servizi, non ha espresso parere e dunque si ritiene ‘favorevole’ al nuovo ponte, sebbene a marzo 2022, proprio l’Ing. Paola Tripodi dell’ANAS, manifestò forti dubbi sull’opera.

“Quando si parla del Ponte della Scafa rimane solo una cosa da fare: tachipirina e vigile attesa”.

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PRU ACILIA-DRAGONA: IL PARCO NEGATO, MA PAGATO DAI CITTADINI

133544c3-9353-4457-b5bd-eda1d38af54fCe ne siamo interessati già 11 anni fa, una storia indecente che riassume l’incapacità del Comune di Roma a condurre una corretta pianificazione urbanistica. Parliamo del Programma di Recupero Urbano Acilia-Dragona, Municipio X (ex-XIII), che doveva nel 2008 consegnare ai cittadini decine e decine di opere pubbliche per garantire parcheggi, verde pubblico e servizi tutt’ora mancanti. In particolare parliamo di una piccola opera pubblica, un piccolo parco pubblico (opera nr.33) in Via di Macchia Saponara n.59.

La notizia è l’annuncio della data della prossima udienza (15 novembre 2022, ore 10.50) presso il Tribunale Fallimentare di Roma relativa alla procedura 435/2021 che interessa la società “Di Veroli Costruzioni dal 1927 Srl” (via Nemorense, 91, Roma, p.IVA 09028241009) dichiarata fallita il 9 giugno 2021 (sentenza 449/2021, Giudice Delegato, Coluccio Angela; Curatore, Antonelli Federica). La società, avendo omesso il deposito del bilancio di esercizio in fase di liquidazione per oltre tre anni consecutivi, era stata cancellata d’ufficio dal Registro delle Imprese, ai sensi dell’art. 2490 c.c. e con gli effetti previsti dall’art. 2495 c.c., con atto del Conservatore in data 19 giugno 2020 (cciaa_rm AOO1-CCIAA_RM – REG. CRMRP – PROTOCOLLO 0069927/U ).
La Di Veroli Costruzioni aveva stipulato il 5 novembre 2010 una convenzione con il Comune di Roma relativa all’Intervento Privato n. 6.2 che consisteva nella realizzazione di un “edificio terziario privato con multisale, banca, albergo e edilizia residenziale connessi al parco attrezzato e alla piazza pubblica in Via Macchia Saponara”. Ad oggi, l’edificio è stato realizzato ma è stata mutata la sua composizione essendo presente un bel supermercato (all’angolo tra via di Macchia Saponara e via di Saponara). Non risultano invece esser state eseguite le seguenti opere pubbliche:
Opera Pubblica 15A: realizzazione del tratto di strada compreso tra via di Macchia Saponara e via Domenico Morelli, in prosecuzione di Via Giuseppe Molteni, comprese le alberature a bordo strada, la realizzazione del relativo sistema di caditoie e tratto di fogna bianca, e un impianto acque di prima pioggia;
Opera Pubblica 33: realizzazione di un parco con vialetti, aree per la sosta, arredi etc. e relativa rete di irrigazione.

L’esecuzione di queste opere pubbliche era stata affidata, mediante procedura negoziata, alla società Cittadini srl (Via Cassano al Jonio, 2 – 00178 Roma) per un importo di aggiudicazione pari a 1.806.670,61 di euro in data 24 febbraio 2011. Ad oggi nulla è stato realizzato se non la struttura privata che ha portato soldi alla società Di Veroli, poi fallita.

Il parco non è l’unica opera pubblica non realizzata dopo 14 anni. Il suddetto PRU di Acilia – Dragona si articolava infatti in 17 interventi privati, due nuclei di recupero urbanistico e 64 opere pubbliche.
Ad aprile 2022 si è fatto il punto della situazione e neanche per le opere pubbliche dichiarate urgenti si conosce ancora il tempo di realizzazione. Dove sono finiti i soldi, nessuno lo sa, compresi i circa 450mila euro destinati al parco di cui sopra. Intanto si continua a costruire ma le opere di urbanizzazione primaria e secondaria non ci sono, aggravando di fatto la situazione già critica in partenza.

E dopo il danno, la possibile beffa. I costruttori delle opere private lamentano l’inadempienza del Comune di Roma nel realizzare le opere pubbliche e dichiarano di subire danni per mancanza di parcheggi, verde pubblico e servizi, mancanza che deprezza le loro opere private (cioè gli edifici commerciali e residenziali). In effetti gli oneri concessori sono stati versati, ma il Comune li ha spesi altrove. Nel caso della società Di Veroli finora non è pervenuta alcuna richiesta risarcitoria (come invece è avvenuto in altri casi) per l’altro intervento privato di sua competenza (il n. 6.3), il c.d. “complesso residenziale di case a schiera e negozi in Via Signorini”, non realizzato.

Attendiamo con urgenza una presa di posizione da parte degli uffici municipali e comunali competenti che verranno diffidati ad adempiere la risoluzione della convenzione con la società Di Veroli ed invitati ad avviare un’attività istruttoria al fine di una verifica amministrativa sulla regolarità degli atti finora prodotti.

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IDROSCALO DI OSTIA: GRAZIE A LABUR, AL VIA IL RIORDINO CATASTALE

idroscalo riordino catastaleSu pressione di LabUr, che negli ultimi due anni ha tempestato gli uffici con esposti e memorie, a fine settembre 2022 l’Agenzia del Demanio con la Capitaneria di porto di Roma definirà la corretta perimetrazione del Demanio Marittimo in località Idroscalo di Ostia, attività già iniziata prima dell’estate, con l’invio di tecnici e militari a mettere nero su bianco quello che fu violato 12 anni fa dal sindaco Alemanno nel tentativo criminoso di sgombero dell’area (parzialmente riuscito).
Il tutto si associa ad una lettera inviata dall’Agenzia del Demanio ad inizio gennaio 2022 in cui si richiedeva agli abitanti dell’Idroscalo il risarcimento per occupazione senza titolo di area demaniale per il periodo 2012-2021, per un importo complessivo di circa 167mila euro. La richiesta ha interessato tutti i residenti e/o occupanti censiti dal Comune di Roma presso le abitazioni lungo via dell’Idroscalo, via della Carlinga, via dei Mercantili, via delle Canoe, via delle Piroghe, via delle Petroliere, via dei Bastimenti, via degli Aliscafi e piazza dei Piroscafi.

Con il nuovo verbale di perimetrazione, la Commissione di cui all’art.58 del
Regolamento per l’esecuzione del Codice della Navigazione definirà la delimitazione tra il Pubblico Demanio Marittimo e il Patrimonio dello Stato nel tratto di costa del litorale romano compreso tra la foce del Tevere ed il Porto Turistico di Roma.

Si farà finalmente chiarezza sui terreni dove sorge l’abitato dell’Idroscalo di Ostia che sono di proprietà del Demanio dello Stato e che non sono mai appartenuti al Demanio Marittimo. Infatti tutti i beni immobiliari compresi nel foglio 1082 del catasto del Comune di Roma sono stati trasferiti ai beni patrimoniali dello Stato dismettendoli dal Demanio Aeronautico con decreto del Ministro per la Difesa, di concerto con l’allora Ministro per le Finanze, in data 16 maggio 1957, n. 97, registrato alla Corte dei Conti il 26 tugiio 1957, registro n.4 Aeronautica, foglio n 183.

Si è in pratica per oltre 60 anni volutamente ignorato che quei terreni fossero stati sdemanializzati nel 1957. Che fossero poi in precedenza appartenuti al Demanio Aeronautico era ben noto da due atti:

1) REGIO DECRETO 10 marzo 1927, n. 554.
dichiarazione di pubblica utilità della espropriazione dei beni immobili necessari per la costituzione di un idroscalo sulla Marina di Ostia alle foci del Tevere, presso Torre San Michele.
2) REGIO DECRETO 2 agosto 1929, n. 1429.
Dichiaražione di pubblica utilità delle opere necessarie per la costituzione di un idroscalo sulla Marina di Ostia.

Ora l’Agenzia del Demanio dovrà stabilire con certezza, e non con l’approssimazione finora dimostrata, che ha solo favorito gli interessi non sempre leciti delle attività imprenditoriali circostanti (cantieri Canados e Porto Turistico di Roma), l’esatta appartenenza dei lotti edificati, dunque delle particelle catastali, alla scheda demaniale denominata RMB0886, all’interno della quale regna la più ampia confusione.

Questo è per adesso il nuovo scenario che si apre sull’Idroscalo di Ostia dove la speculazione del Comune di Roma si è avvicendata tra i vari sindaci, da Alemanno alla Raggi, con promesse mai mantenute di una riqualificazione urbanistica attesa da troppo tempo. Inutile parlare dell’assenza istituzionale della Regione Lazio, guidata da Nicola Zingaretti, e del nuovo sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, entrambi del PD, lo stesso partito del presidente del Municipio X, Mario Falconi, e dell’assessore municipale al Bilancio e Politiche Abitative, Giuseppe Sesa, in grado soltanto di illudere a chiacchiere i residenti sul loro futuro.

A breve LabUr redigerà un libro bianco contenente tutti gli abusi di potere compiuti dalle istituzioni nei confronti dell’Idroscalo di Ostia.

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OSTIA, ANAC: “IL BANDO DELLE SPIAGGE LIBERE ERA IRREGOLARE”

spiagge libere ostiaCon nota UVCP n. 36069/2022 del 6 settembre 2022 l’Autorità Nazionale Anti Corruzione (ANAC) ha dato ragione all’esposto di LabUr del 11 maggio 2022 in cui venivano segnalate gravi anomalie del bando con cui sono stati affidati i servizi sulle spiagge libere di Ostia. L’ANAC infatti ha riconosciuto che è possibile, all’interno di un bando comprendente più lotti, considerare che i singoli lotti costituiscano gare autonome e distinte purchè “il decreto di indizione della gara globale, che la stazione appaltante adotta con riferimento a tutti i lotti, costituisca atto ad oggetto plurimo disciplinante un numero di gare corrispondente al numero dei lotti da aggiudicare“, così come trovasi riferimento anche in giurisprudenza (sentenza n. 8749 del 21 dicembre 2021 del Consiglio di Stato, Sezione Terza).

Ricordiamo che per la stagione balneare 2022, il Municipio Roma X ha indetto una procedura aperta per affidare i servizi connessi alla balneazione (assistenza e salvataggio, pulizia giornaliera dell’areniIe, pulizia, igienizzazione e svuotamento dei servizi igienici) distinguendo 9 lotti corrispondenti ciascuno ad un tratto del litorale di Ostia. La suddetta procedura si è conclusa con l’aggiudicazione di alcuni lotti. I lotti dal n.1 al n.5 sono invece andati deserti. Successivamente, il municipio ha indetto una procedura negoziata per l’affidamento dei servizi sui tratti di arenile andati deserti. AI termine, i lotti n.2, n.3 e n.4 sono andati nuovamente deserti mentre i lotti n.1 e n.5 sono stati assegnati.
Con estrema leggerezza si è passati dunque da una procedura aperta (tutti gli operatori interessati potevano presentare un’offerta) a una procedura negoziata in cui il municipio ha selezionato alcuni operatori (escludendo gli altri) per negoziare con essi le condizioni dell’affidamento.

Secondo la sentenza riportata e secondo l’interpretazione ANAC, nel caso in esame, dovevano esserci nove gare diverse, ciascuna riferita al singolo lotto, con l’attribuzione di un distinto Codice Identificativo Gara (CIG) per ogni lotto. Ciò non è stato fatto e in data 8 agosto 2022 (dopo il precedente esposto) l’irregolarità è stata segnalata nell’ambito della Vigilanza Contratti Pubblici (il protocollo assegnato alla segnalazione è il 0065400/2022).
Il fatto è molto grave perchè la mancata assegnazione dei singoli CIG (come può ancora oggi riscontrarsi sul sito del Comune di Roma nella sezione dedicata al Sistema Unico degli Affidamenti, S.U.Aff.) è una violazione dell’art. 37 del D. Lgs. n. 33/2013 nonché dell’art.29 del D. lgs. n. 50/2016 – Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza (P.T.P.C.T.).

In un territorio come Ostia, commissariato per mafia 7 anni fa anche per la malagestione delle spiagge libere, i fatti assumono maggiore gravità.
Aggiungiamo che non poteva esserci una sola Commissione aggiudicatrice dei singoli lotti, anche se composta dagli stessi soggetti, ma doveva essercene una per ogni lotto e dunque per ciascuna procedura di gara. Il suo compito doveva essere quello di valutare singolarmente le offerte prodotte dagli operatori economici concorrenti alla singola procedura, e non (come è avvenuto ad Ostia) nella stessa seduta e riportato in un unico verbale.

Il responsabile del procediemento della gara era lo stesso Marcello VISCA, dal 1° settembre nuovo direttore del Municipio Roma X in sostituzione di Carla SCARFAGNA. Siamo certi che VISCA saprà fornire una chiara spiegazione del suo operato che comunque verrà sottoposto da LabUr alle autorità competenti per verificare se si è favorito un meccanismo di condizionamento nel criterio di affidamento di un appalto pubblico peraltro su spiagge libere su cui si sono evidenziate ulteriori irregolarità.
In attesa che il Segretariato Generale renda conto dell’attività di controllo successivo ai sensi dell’art. 147 bis del TUEL, finalizzata a verificare la correttezza e regolarità delle procedura amministrativa operata fino ad oggi dal Municipio Roma X, la presente nota verrà inviata anche al Commissariato di Ostia.

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OSTIA, SOLDI IN COPERTA E MORTI IN MARE

IMG-20220819-WA0003Tu metti la sdraio e il lettino e in cambio mi dai il bagnino” (cit.)
Secondo Giuseppe SESA, Assessore al Bilancio del Municipio X, i fondi stanziati per l’assistenza ai bagnanti sulle spiagge di Ostia Ponente erano sufficienti. Addirittura, sempre secondo SESA, gli atti di indirizzo politico impegnavano il Direttore apicale (Carla SCARFAGNA) a procedere per posizionare i bagnini sulle spiagge di competenza. Agosto, muore un uomo proprio su una spiaggia libera di Ostia ponente, rimasta senza bagnini.

Ricordiamo al confuso Assessore al Bilancio che per la stagione balneare 2022 il Municipio X, per sua stessa ammissione, non ha potuto assicurare i servizi necessari alla balneazione sul tratto di arenile di competenza per la scarsa disponibilità di risorse economiche. Lo stanziamento previsto nel Bilancio 2021-2023, sull’annualità 2022, infatti, è risultato esiguo rispetto alle pregresse stagioni balneari per cui sul tratto di arenile di Ostia Ponente si è preferito assicurare, a spese del Municipio, la sola vagliatura meccanica delle spiagge e la fornitura di bagni chimici piuttosto che i bagnini.
Infatti, con D.D. CO/893/2022 del 27 aprile 2022 è stato deciso, per le spiagge libere, di includere il servizio di salvamento all’interno dell’affidamento dei servizi connessi alla balneazione rivolto ai privati. Tre spiagge (una, quella dove si è verificato il triste episodio) non sono state assegnate nonostante sia “una zona ad alta densità di popolazione” e il relativo bagnino è stato sostituito con un imbarazzante cartello, costo 20 euro, indicante l’assenza di assistenza a mare perché la decisione politica sarebbe stata dettata da “nelle spiagge pubbliche non c’è bisogno“. Ma già il 15 aprile 2022 (prima del citato bando) la Regione Lazio aveva stanziato 2,5 milioni di euro per aiutare i Comuni del litorale laziale a gestire le spiagge libere in totale sicurezza per la nuova stagione balneare, disponendo per il Municipio X ben 322mila euro che non si sa a questo punto che fine abbiano fatto.

Chiediamo dunque al navigato Assessore Giuseppe SESA di rendere pubblico tale dato e di informare del suo operato il Segretariato di Roma Capitale, l’ANAC e le forze dell’ordine che stanno indagando sulla regolarità del bando con cui sono stati affidati i servizi connessi alla balneazione.
Se i bagnini possono essere una voce in uscita per un ragioniere, la vita di un essere umano non ha invece prezzo, mai. Dove ha dirottato, l’indispettito Assessore, i fondi della Regione Lazio destinati proprio alla Sicurezza nelle spiagge libere?

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