INFERNETTO E SICCITÀ: AL PARCO ORAZIO VECCHI TUTTO SECCO MA SI BUTTA ACQUA POTABILE NEL CANALE

296155103_351022160561687_7121251846159485656_nIl parco di via Orazio Vecchi (Infernetto) è un deserto, ma ha ben due fontanelle che buttano tutto il giorno acqua potabile nel vicino canale responsabile, quando piove, degli allagamenti delle case vicine. È quanto emerso oggi dal sopralluogo di 2 commissioni municipali, presiedute da Leonardo DI MATTEO e Valentina SCARFAGNA. Non solo, il responsabile per la manutenzione delle aree verdi, l’Arch. Fabrizio COLAPICCHIONI, ha chiamato in causa Alessandro IEVA (M5S), ex assessore al verde che due anni fa affermò: “la rivoluzione progettuale riguarda il verde dell’area, con la piantumazione di siepi e il relativo impianto di irrigazione”, che però non ci sono. Infatti le due fontanelle riempiono due vasche interrate, dove una pompa (spenta, azionabile solo manualmente da un quadro elettrico posizionato in una botola dentro un recinto chiuso) alimenta un imbarazzante impianto, di una sola aiuola, lungo 4 metri circa a ‘gocciolatoio’. Intorno tutto secco e bruciato. Una vera “rivoluzione”, come la strada mancante, interna al parco, che doveva collegare via Orazio Vecchi a via Domenico Alaleona per l’accesso dei mezzi di servizio. L’Arch. Colapicchioni, Direttore Lavori, ha affermato, durante il sopralluogo odierno, che: – È intervenuto su un impianto esistente, ma accerterà se il tubo di scarico nel canale è regolare – I ponticelli sono irrealizzabili – Ha dato il fine lavori parziale di un parco a secco e pieno di problemi di cattiva esecuzione lavori e pagato 2 SAL alla ditta – L’immissione in possesso (prima dichiarata) non c’è. Insomma, una “rivoluzione”, per usare le parole di Alessandro IEVA, costata 430.000 euro che non si sa che fine abbiano fatto. La ditta è andata via, la manutenziona la fa (forse) il Municipio X, che però non ha ancora dato il fine lavori globale, senza immissione in possesso. Se ne riparlerà dunque a settembre, sempre che la Procura, dopo regolare denuncia, non intervenga prima a chiedere spiegazioni ai fautori di questa “rivoluzione” mancata.

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OSTIA, PUA: DIFFIDATO L’ASSESSORE VELOCCIA

70e38bf3-0e27-4a8a-936c-47241a292d3bE’ illegittimo l’inserimento dell’arenile di Castelporziano nel Piano di Utilizzazione degli Arenili del Comune di Roma in totale violazione dell’assoluta indipendenza ed autonomia del Presidente della Repubblica, rispetto alle altre pubbliche amministrazioni, nella gestione e cura dei beni attribuitigli
dalla legge. Diffidato l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Maurizio VELOCCIA. La Regione Lazio infine, non ha alcuna competenza sull’arenile di Castelporziano sia per le deleghe ricevute dallo Stato sul demanio marittimo, sia per la Convenzione del 1965 con cui la Presidenza ha concesso ai romani la libera fruizione di un suo bene.

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ATTO STRAGIUDIZIALE DI INVITO E DIFFIDA

con valore di Esposto

COMUNE DI ROMA, REGIONE LAZIO, PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA

p.c.

CORTE DEI CONTI, PROCURA DELLA REPUBBLICA
GUARDIA DI FINANZA, CAPITANERIA DI PORTO DI ROMA
AGENZIA DEL DEMANIO, ANAC
MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

OGGETTO: Illegittimo inserimento dell’arenile di Castelporziano nel Piano di Utilizzazione degli Arenili del Comune di Roma; violazione dell’assoluta indipendenza ed autonomia del Presidente della Repubblica
*****

Roma, 01 agosto 2022

LabUr – Laboratorio di Urbanistica (http://www,labur.eu) in quanto portatore di interessi diffusi degli utenti che fruiscono del litorale romano e perciò avente un interesse diretto, concreto ed attuale affinché chiunque voglia liberamente accedere agli arenili suddetti, possa essere tutelato da precisi e chiari riferimenti normativi in termini di gestione del demanio marittimo,

PREMESSO

  • che con l’art. 59 del d.P.R. n. 616 del 1977 sono state delegate alle regioni le funzioni amministrative sul demanio marittimo avente finalità turistiche e ricreative;
  • che la Regione Lazio ha sub-delegato al Comune di Roma le predette funzioni;
  • che la Regione Lazio con l’articolo 46, comma 1, della l.r. 13/2007 e s.m.i., ha previsto che “per garantire l’utilizzazione programmata e razionale delle aree del demanio marittimo per finalità turistiche e ricreative, la Regione adotta” un Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA) tenendo conto anche del relativo piano adottato dai comuni;
  • che in data 31 luglio 2022 sul quotidiano ‘La Repubblica’ a pagina 2 della Cronaca di Roma l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Maurizio VELOCCIA, ha dichiarato di voler approvare in Giunta Capitolina la bozza del PUA comunale da sottoporre all’approvazione della Regione Lazio includente l’arenile di Castelporziano,

CONSIDERATO

  • che la tenuta Presidenziale di Castelporziano, ben definita in atti e in planimetria, è dotazione del Presidente della Repubblica in virtù della Legge n.1077 del 09 agosto 1948 pur rimanendo nella sua interezza un bene del patrimonio indisponibile dello Stato;
  • che al Presidente della Repubblica deve essere riconosciuta una assoluta indipendenza ed autonomia, rispetto alle altre pubbliche amministrazioni, nella gestione e cura dei beni attribuitigli dalla legge e che dunque la Regione Lazio e tantomeno il Comune di Roma non possono disporre dell’arenile di Castelporziano in termini di programmazione e utilizzazione senza preventivo assenso della Presidenza della Repubblica, sempre e comunque nel totale rispetto della convenzione rep.n. 50213 del 14 luglio 1965 registrata all’Ufficio Registro di Roma in data 17 luglio 1965, vol. 17653 firmata tra più Enti,

VISTO

  • che la Regione Lazio non ha alcuna competenza sull’arenile di Castelporziano in base alle leggi e alla convenzione sopra citate e che pertanto non può per legge decidere sull’utilizzo dell’arenile di Castelporziano autorizzando in tal senso il PUA comunale,

INVITA
la Regione Lazio e la Segreteria della Presidenza della Repubblica ad aprire una verifica amministrativa su quanto sopra esposto

DIFFIDA
il Comune di Roma a stralciare dalla bozza del PUA la posizione dell’arenile di Castelporziano

INVIA
alla Procura di Roma, alla Corte dei Conti e all’autorità di vigilanza per opportuna conoscenza

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OSTIA 2022: IRREGOLARI I ‘LOTTI’ DEL LUNGOMARE DI PONENTE

IMG-20220729-WA0007Tutto irregolare sul lungomare di Ostia Ponente: non ci possono essere 5 ‘spiagge libere attrezzate’ ma una sola ‘spiaggia libera’.
La motivazione è nota almeno da 4 anni, da quando durante il processo al clan Spada il sottufficiale della Capitaneria di porto, Samuel SASSO, al tempo appartenente al Nucleo Speciale Intervento del Comando Generale, ricostruì in sede giudiziaria la storia della spiaggia libera di Ostia Ponente, praticamente ‘lottizzata’.
Ciò che emerse, ma che tutti sapevano da sempre, è che i ‘lotti’ di spiaggia libera ad Ostia Ponente sono stati un’invenzione del Comune di Roma, o, per meglio dirla con le parole del Pubblico Ministero, Mario PALAZZI, “una vera bizzarria dal punto di vista amministrativo”.

IL PASSATO

Il Dipartimento IX del Comune di Roma con determinazione dirigenziale n.37 del 28 luglio 2000 (il primo atto emesso dal Comune, dopo aver ricevuto le deleghe amministrative dalla Regione Lazio sul demanio marittimo) ampliò a sua discrezione l’unica concessione di propria competenza ad Ostia Ponente (la n.219), ignorando il parere contrario della Regione: quella ‘spiaggia libera‘ non poteva essere trasformata in ‘spiaggia libera attrezzata‘.

La concessione iniziale consisteva infatti nel solo tratto di costa lungo circa 90 metri a partire, verso il porto, dall’attuale stabilimento balneare “Anema e Core”, corrispondente all’ex-spiaggia libera nota come ‘Social Beach’, oggi diventata la ‘Spiaggia Rosa’. La concessione iniziale, rilasciata dalla Capitaneria di porto al Comune di Roma, aveva come scopo quello di realizzare una spiaggia libera sorvegliata ad uso del personale in servizio al Comune di Roma, poi diventata la c.d. “spiaggia dei vigili”. Nel 1995, in sede di rinnovo quadriennale, la Capitaneria ne autorizzò un ampliamento per altri 90 metri fino al confine della mezzeria di via dell’idrovolante. Infine, come sopra detto, nel 2000 avvenne il suo atipico ampliamento fino all’allora costruendo porto turistico, ai sensi dell’art.24 del “Regolamento per l’esecuzione del codice della navigazione” (DPR 15 febbraio 1952 n. 328).
Tale atto amministrativo fu l’inizio della divisione in lotti della spiaggia libera di Ostia Ponente, caso più unico che raro in Italia, con conseguente infiltrazione della criminalità locale come ben noto ormai dagli atti giudiziari. L’ultima vicenda ha infine riguardato i chioschi realizzati nei singoli lotti per la somministrazione di cibi e bevande, demoliti a seguito di un esposto di LabUr accolto dall’Autorità Nazionale Anti Corruzione (ANAC).

IL PRESENTE

Dopo il commissariamento per mafia di Ostia e l’inconcludente gestione del M5S, l’attuale giunta PD ha di nuovo previsto, nel bando di gara 2022 per l’affidamento sulla spiaggia di Ostia Ponente dei servizi di balneazione, la realizzazione di strutture per ogni singolo lotto, solo teoricamente destinate al rimessaggio di attrezzature, lettini e ombrelloni ma praticamente veri e propri punti di accoglienza per fornire servizi complementari (esclusi dal bando) come p.es. la consegna sul posto di cibi e bevande.

Ad oggi dei 5 lotti di Ostia Ponente ne risultano affidati solo 2 ed un terzo ‘improvvisato’ come spiaggia per cani, entrambi che integrano i servizi di balneazione con il rifocillamento dei bagnanti mediante attività commerciali legate sempre agli affidatari. Un modo ‘elegante’ ma illegale per aggirare il divieto di somministrazione imposto blandamente dal Municipio, tutto organizzato mediante strutture leggere (gazebo illegalmente pre posizionati), lasciando invece ombrelloni e lettini accatastati dove meglio capita sull’arenile.
Il vero ‘business’ delle spiagge libere (la somministrazione di cibi e bevande) è dunque stato ripristinato e seppure non esista il divieto di mangiare in spiaggia non è comunque consentito all’affidatario di gestirlo in esclusiva, come invece sta accadendo. Il tutto, nell’indifferenza del Municipio anche dopo il controllo di legittimità e regolarità amministrativa avviato dal Segretariato Generale del Comune di Roma il 1 giugno 2022 dopo l’esposto di LabUr dell’11 maggio 2022.
Dietro a tutto ciò, pur non figurando nelle visure camerali delle società, esiste una rete di politici e personaggi locali che, in perfetto equilibrio, grazie alla scelta del Municipio di ricorrere allo strumento della procedura negoziata (senza cioè una preliminare indizione di gara), ha favorito un meccanismo di condizionamento nel criterio di affidamento di questo appalto pubblico.

CONCLUSIONI

Quello del 2022 è dunque un bando talmente irregolare che addirittura non ci si è accorti dell’assenza del CIG (Codice Identificativo Gara) richiesto dall’ANAC.
Ricordiamo che Il codice CIG è un codice alfanumerico generato dal sistema SIMOG dell’ANAC per:

1) consentire l’identificazione univoca delle gare, dei loro lotti e dei contratti
2) tracciare le movimentazioni finanziarie degli affidamenti di lavori, servizi o forniture, indipendentemente dalla procedura di scelta del contraente adottata, e dall’importo dell’affidamento stesso.

Dunque è proprio l’ANAC ad aver chiarito che non è stabilita alcuna soglia minima e cioè che il codice CIG va richiesto, indipendentemente dall’importo e dall’esperimento o meno di una procedura di gara o di un procedimento ad evidenza pubblica. Come nel caso della illecita ‘lottizzazione’ della spiaggia di Ostia Ponente.
Addirittura alla data odierna (29 luglio 2022) ancora nulla risulta sul sito del Comune di Roma nella sezione dedicata al Sistema Unico degli Affidamenti (S.U.Aff.) che dovrebbe essere redatto secondo l’art. 37 del D. Lgs. n. 33/2013 nonché l’art. 29 del D. lgs. n. 50/2016 – Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza (P.T.P.C.T.). Alla data di ‘aggiornamento’ riportata (3 maggio 2022) figura solo la dicitura ‘proposta di aggiudicazione’ quando invece già si era avuta ‘l’aggiudicazione definitiva’.

In pratica anche se non sono tornati fisicamente i chioschi (bloccati dall’attività ispettiva del Segretariato) ne è tornata la loro funzione per la somministrazione, riattivando le condizioni necessarie a una lottizzazione del grande business delle spiagge. Se poi aggiungiamo che l’aggiudicazione definitiva (avvenuta con la determinazione dirigenziale CO/893/2022 del 27/04/2022 non ha dato evidenza, così come per le aggiudicazioni successive, degli approfondimenti istruttori da parte della Prefettura sulla posizione delle imprese aggiudicatarie al fine di evidenziarne possibili aspetti di criticità sotto il profilo cautelare antimafia, il quadro è completo.

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INFERNETTO, IL “CENTRO AMA” DI VIA PORRINO A RISCHIO INCENDIO

3c457ebc-36b1-4221-a381-9872c328f785Una sterpaglia, in gran parte diventata discarica di materassi e materiale combustibile, pronta ad incendiarsi. Questa la imbarazzante realtà dell’area, all’Infernetto, a ridosso di civili abitazioni, compresa tra via Porrino, via Soffredini e via Wolf Ferrari destinata a diventare un Centro di Raccolta differenziata dei rifiuti. Un’area di proprietà del comune di Roma ceduta all’AMA che ha già preso fuoco due volte negli anni passati, come testimoniano i pini bruciati ancora visibili. Un’area che l’Assemblea Capitolina ha destinato per migliorare “la gestione dei rifiuti e i servizi di igiene urbana” ma che oggi è una discarica a cielo aperto.

L’area, di cui abbiamo già parlato, è stata individuata tre anni fa interpellando infernetto centro amatutte le autorità competenti, sacrificandone la destinazione originaria a scuola materna e servizi assistenziali. Ad oggi, solo degrado e la preoccupazione dei residenti per un nuovo incendio tra i tanti che ogni giorno accadono a Roma per l’incuria dell’amministrazione Capitolina.

Eppure al sindaco della capitale d’Italia, Roberto Gualtieri, in qualità di commissario straordinario di governo per il Giubileo del 2025, sono stati conferiti poteri speciali sui rifiuti E’ il sindaco che dovrebbe pertanto intervenire a far ripulire l’area mettendola in sicurezza secondo quanto previsto dall’ordinanza contro gli incendi da lui stesso firmata il 3 giugno 2022.

Al Capo B) – Disciplina degli Obblighi (art. 1, lett. a, comma 1) si legge che “per quanti detengano a qualsiasi titolo terreni incolti, è fatto obbligo di prevenire in ogni modo la possibile insorgenza e la propagazione di incendi” provvedendo a rimuovere tutto quel materiale combustibile composto anche da vegetazione erbacea o arbustiva facilmente infiammabile che sia confinante con le vie di transito.

Per tali motivi, è stata inviata con carattere di urgenza una diffida al comune di Roma ad intervenire per scongiurare ogni possibile incendio in termini di legge, qui appresso riportato. In caso di mancato intervento, partiranno le dovute denunce.

******

DIFFIDA – Comune di ROMA
carla.scarfagna@comune.roma.it
valentina.prodon@comune.roma.it
valentina.scarfagna@comune.roma.it,
protocollo.municipioroma10@pec.comune.roma.it
aib.protezionecivile@comune.roma.it, piero.pelliccioni@comune.roma.it

Si diffida il comune di Roma ad intervenire con urgenza presso il terreno sito in località Infernetto tra via Porrino e via Soffredini lungo via Wolf Ferrari, identificato al NCEU del comune di Roma al Foglio 1151 particelle 2571p, 2572p, 4383p, al fine di mettere in sicurezza l’area da eventuali incendi essendo il terreno in completo abbandono, coperto da sterpaglia e materiale infiammabile, a tutela della pubblica e privata incolumità.

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ACILIA, CASETTE PATER: L’ORGANO DI REVISIONE SGRIDA IL COMUNE

IMG-20220704-WA0005Scoppia il caso Casette Pater di Acilia, il complesso di circa 300 lotti con abitazioni voluto da Mussolini negli anni ’40 presso i Monti di S.Paolo e lasciato fino ad oggi abbandonato. L’Organo di Revisione, che controlla il bilancio capitolino, rileva che il Comune non ne ha mai rispettato il piano di vendite (definito da decenni) secondo quanto previsto per legge. Un danno patrimoniale segnalato da LabUr anche al Municipio Roma X che (dal 1951) avrebbe dovuto adempiere a tutti gli interventi di carattere tecnico attinenti alla gestione delle c.d. Casette Pater. Protocollata l’istanza di verifica amministrativa (prot.nr. QC/2022/0035698 e CO/2022/0081562) qui di seguito riportata.

*****

PREMESSO

– che il Documento Unico di Programmazione (DUP, ex art. 170, comma 1 del D.Lgs 267/2000 e Punti 4.2 e 8 dell’Allegato n. 4/1 D.Lgs. 23/06/2011, n. 118, e ss.mm.ii.) è lo strumento che permette l’attività di guida strategica ed operativa degli enti locali e costituisce, nel rispetto del principio del coordinamento e coerenza dei documenti di bilancio, il presupposto necessario di tutti gli altri documenti di programmazione;

– che il DUP 2022-2024 del Comune di Roma è stato adottato con Deliberazione della Giunta Capitolina n. 172 del 29/07/2021 e approvato con Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 8 del 21/01/2022;

– che il “Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari dei beni patrimoniali” del Comune di Roma (ex art. 58, comma 1, L. n. 112/2008) è stato inserito all’interno del DUP 2022-2024 (e con esso approvato);

– che l’Organo di Revisione, all’interno del parere espresso in data 10 gennaio 2022 (prot. n.RQ/446) sul bilancio di previsione 2022-2024 del Comune di Roma, ha osservato che “il Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari contenuto nel DUP non riporta i contenuti previsti dalla normativa” e ha rinnovato all’Ente l’invito “di predisporre una specifica programmazione e attuazione dello stesso, procedendo alla ricognizione, sulla base e nei limiti della documentazione esistente presso i propri archivi, dei beni immobili di proprietà dell’ente, individuando quelli non strumentali e/o strategici all’esercizio delle proprie funzioni istituzionali e suscettibili di valorizzazione ovvero di dismissione, quantificandone il valore e le modalità di valorizzazione/alienazione”;

– che nel processo di razionalizzazione ed efficientamento della finanza del Comune di Roma (programma gestione dei beni demaniali e patrimoniali) è stato reinserito, come ormai da diversi anni, l’obiettivo operativo (codice 14.a.LA.0105.10) denominato “alienazione Casette Pater Acilia”;

– che tale piano di alienazione comprende gli immobili individuati nelle Deliberazioni di G.M. n. 3406 del 16/04/1985, n. 1569 del 24/03/1987 e n. 6722 del 15/10/1990, vale a dire le aree e i manufatti siti in località Acilia (zona Monti di San Paolo), il cui prezzo di alienazione non è ancora stato determinato con specifico provvedimento;

– che, per effetto di quanto sopra, non è possibile quantificare in linea di massima l’entrata correlata, pianificandola per i successivi anni del DUP 2023-2024,

PRESO ATTO

– che la costruzione delle c.d. “Casette Pater” (circa 300, costituenti una borgata agricola) fu dichiarata indifferibile ed urgente con i decreti del Ministro dei LLPP n.1164 del 26 maggio 1939 e 2129 del 21 settembre 1939;

– che con deliberazione del Governatorato di Roma n.3210 del 16 aprile 1941 le “Casette Pater” furono date in gestione all’Istituto Autonomo per le Case dei Dipendenti del Comune di Roma;- che gli affidatari dei singoli lotti, censiti in appositi elenchi, conducevano in locazione il singolo lotto sul quale era stata realizzata la singola “Casetta Pater”;

– che, a seguito delle vicende belliche, con deliberazione n.2076 del 20 luglio 1945, la giunta comunale conferì la gestione delle “Casette Pater” alla Ripartizione II (Beni Patrimoniali) con il compito di prendere in consegna gli immobili avvalendosi, per tutti gli adempimenti di carattere tecnico attinenti alla suddetta gestione, dell’opera della Circoscrizione del Lido (oggi Municipio Roma X);

– che con determinazione/deliberazione di Giunta Comunale del 23 ottobre 1951 venne stabilita l’alienazione agli stessi locatari delle aree su cui insistevano le “Casette Pater” su iniziativa degli assessori DELLA TORRE e BARDANZELLU;

– che con Delibera di Giunta Comunale n.1310 del 21 febbraio 1984, poi ratificata con atto del Consiglio Comunale n.930 del marzo 1984, fu istituita la commissione speciale “Casette Pater”;

– che negli anni ‘60 vennero temporaneamente sospese le vendite in attesa del nuovo Piano Regolatore;

– che nel 2005 e negli anni successivi furono raccolte dal Comune di Roma le manifestazioni d’interesse da parte degli aventi diritto ad acquistare i lotti con sopra edificata una “Casetta Pater”,

CONSIDERATO

– che dopo 14 anni dall’approvazione del nuovo Piano Regolatore del Comune di Roma (Deliberazione del Consiglio Comunale n. 18 del 11/12.02.2008), non esiste più alcuna motivazione urbanistica per sospendere l’alienazione delle “Casette Pater”, già definita nel dettaglio da più provvedimenti amministrativi; – che risultano numerose le manifestazioni d’interesse ad acquistare i singoli lotti da parte degli aventi diritto;

– che la questione non interessa in alcun modo, per l’originaria formazione dei diritti acquisiti dai privati, l’Edilizia Residenziale Pubblica ma ha solo valore Patrimoniale e Finanziario (DUP),

VISTO

– che per totale assenza da oltre 60 anni di interventi tecnici (manutenzione ordinaria e straordinaria) da parte del Comune di Roma (proprietario) sulle “Casette Pater” si assiste a un non giustificato deprezzamento e degrado patrimoniale di tali beni comunali;

– che il Municipio Roma X, come invece disposto dalla ancora vigente determinazione/deliberazione di Giunta Comunale del 23 ottobre 1951, ha sempre disatteso ogni suo ruolo gestionale,

SI CHIEDE CON CARATTERE DI URGENZA

l’attivazione da parte degli uffici competenti, indicati tra i destinatari della presente istanza, a verificare la completezza di tutti gli atti amministrativi necessari al fine di raggiungere entro la data utile del 30 settembre 2022 l’obiettivo operativo (codice 14.a.LA.0105.10) denominato “alienazione Casette Pater Acilia” mediante calcolazione del prezzo di alienazione dei singoli lotti da sottoporre per accettazione agli aventi diritto che hanno già manifestato interesse all’acquisto. Con riserva di interessare le autorità giudiziarie competenti in materia e di produrre successive integrazioni, a tutela di un interesse collettivo e diffuso di cui LabUr è portatore.

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BRUCIA OSTIA ED E’ COLPA DELLO STATO

incendio tor san micheleL’incendio che ha devastato il 27 giugno 2022 dalle 20.30 per quattro ore l’area intorno alla storica Tor San Michele di Ostia, presso il Porto Turistico di Roma, a poche decine di metri dove fu ucciso Pier Paolo Pasolini, è colpa dello Stato. La particella 779 del foglio 1082 del Nuovo Catasto Edilizio Urbano di Roma è infatti da sempre in proprietà dell’Agenzia del Demanio.

Lo Stato avrebbe dovuto prevedere l’affidamento del servizio annuale di pulizia, sfalcio d’erba e potatura/abbattimento piante presso le porzioni di aree demaniali descritte nella scheda RMB0886 (parte dell’ex Idroscalo di Ostia), cosa mai avvenuta e di cui non si ha pubblicità legale. Ricordiamo che quell’area (che comprende anche Screenshot 2022-06-28 12.46.11la CANADOS (Cantieri Navali di Ostia) è in parte anche in locazione per attività artigianali e dunque, a maggior ragione, avrebbe dovuto essere regolarmente mantenuta.
Screenshot 2022-06-28 11.36.17Per intenderci, l’area è la stessa che fu inclusa nel c.d. “federalismo demaniale” introdotto con il d.lgs. 28 maggio 2010, n.85 con il quale (in attuazione dell’articolo 19 della legge 5 maggio 2009, n. 42) sono stati stabiliti i principi e i criteri direttivi per trasferire a titolo non oneroso una gran quantità di beni statali a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni con il solo dovere dell’ente territoriale beneficiario di assicurarne la massima valorizzazione funzionale. Proprio nel 2010, Roma Capitale (sindaco Alemanno) cercò di sgomberare l’abitato dell’Idroscalo per poter ‘valorizzare’ l’area a vantaggio del raddoppio del Porto Turistico di Roma, opera poi annullata con successiva confisca del porto stesso.

L’area inoltre è stata di recente oggetto di frazionamento (pratica n. RM0299493, in atti dal 11/08/2021) con evidente intenzione di annetterne parte sempre alle strutture del porto. In conclusione, è andata a fuoco un’area dove ci si farà qualcosa di nuovo. Se sarà tutto regolare, lo sapremo a breve.

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OSTIA, SPIAGGE LIBERE: LA “INGORDIGIA” DI SALAMONE

IMG-20220624-WA0014L’ingordigia (traduzione di “Greed”) mette in difficoltà Federico SALAMONE, titolare della “Ostia Holiday S.r.l.s. Unipersonale”, affidataria dei servizi per la balneazione presso il Lotto 1 delle spiagge libere di Ostia Ponente, compreso tra i civici 42 e 60 del lungomare Duca degli Abruzzi (la c.d. “spiaggia rossa”). Infatti i cartelli della sedicente “Greed IMG_20220624_190220Lounge Beach” di SALAMONE sono stati senza alcuna autorizzazione posizionati anche presso la c.d. “spiaggia grigia”, a ridosso delle mura del Porto Turistico di Roma, ingannando il cittadino.

Inoltre Federico SALAMONE, come affidatario solo di servizi, non ha alcun titolo per posizionare strutture (seppure leggere, rimovibili) sull’arenile, fossero anche passerelle o vele per le zone d’ombra. In altre parole, SALAMONE non ha la gestione della spiaggia.

Dopo oltre un mese nessuno se ne è accorto, neppure gli uffici municipali rappresentati da Carla SCARFAGNA, Rosa RUGARI e Massimo CATÀ.
Addirittura è stata inviata da SALAMONE, all’Agenzia delle Dogane, una comunicazione con lo stesso errore di spiaggia (grigia, non rossa, poi rettificato) ex art.19 del d.lgs. 374/90, necessaria per posizionare strutture sull’arenile. Tale ‘comunicazione’ non è la richiesta di ‘autorizzazione’ per realizzare il rimessaggio dei lettini e degli ombrelloni (tenuti per adesso accatastati illegalmente sulla spiaggia).

La ‘comunicazione’ di cui sopra ê in fase di istruttoria dunque non esiste nulla di analogo, già GridArt_20220624_192011281ottenuto, per tutte le altre strutture che occupano la spiaggia (in foto) e che impediscono di fatto al cittadino una libera fruizione dell’arenile, trasformato in una leziosa scenografia.

Vanno rimossi tutti i cartelli sulla “spiaggia grigia” e tutte le strutture sulla “spiaggia rossa”. Questo dice la legge. Anche ad Ostia.

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PORTO DI OSTIA: POSTI BARCA E NEGOZI RIMANGONO ALLO STATO MA GLI EX PROPRIETARI NE PAGANO LA GESTIONE

IMG-20220621-WA0010Proprietari di posti barca e negozi senza certezze, una concessione del 2007 tutta da rivedere ed il comune di Roma in ritardo di 2 anni sulla gestione amministrativa di un bene demaniale in degrado lasciato in mano a una discutibile amministrazione giudiziaria.

Inizia nel caos la sfida del riutilizzo da parte dello Stato del Porto Turistico di Roma, la cui confisca definitiva, operata dalla Guardia di Finanza, è avvenuta il 5 agosto 2021, 5 anni dopo il maxi sequestro del 2016. Il patrimonio mobiliare e immobiliare, per un valore di 460 milioni di euro, è ora in mano alla “Agenzia Nazionale per l’amministrazione e destinazione dei Beni Sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata” (ANBSC), risultando registrati presso il Sistema Informativo ReGio (ex art. 110, c.2 del D.Lgs. 159/2011).

Ricordiamo che i beni confiscati appartenevano a diverse società:

  • PORTO TURISTICO DI ROMA SRL (08271571005): locazione aree e posti barca, gestione spazi in concessione (amm.re giudiziario: Donato Maria PEZZUTO)
  • GESTIONE SERVIZI PORTO DI ROMA SRL (08501221009): gestione della marina e dei servizi portuali a favore dell’utenza e di terzi nonché delle unità immobiliari locate o vendute presenti all’interno del porto (amm.re giudiziario: Stefano CAVALLARI)
  • ATTIVITA’ TURISTICHE IMPRENDITORIALI SRL (04988851004): gestione complesso immobiliare di proprietà all’interno del porto turistico (amm.re giudiziario: Donato Maria PEZZUTO)
  • PORTO DI ROMA IMMOBILIARE SRL (09671451004): affitto e gestione di immobili di proprietà (società in liquidazione) (amm.re giudiziario: Simone ZECCA)

Il 18 marzo 2022 il Consiglio Direttivo dell’ANBSC, con specifica delibera, ha dichiarato, ai sensi del comma 15 ter, art. 48 D.lgs. 159/2011, “la natura aziendale del compendio immobiliare (proprietà superficiaria), venendo quindi meno per tutti i titolari dei diritti di utilizzo gli effetti pregiudizievoli di cui al 4° comma, art. 52 D.lgs. 159/2011”.

In tal modo l’ANBSC, previo accordo con la Conservatoria dei Registri Immobiliari – Roma 1, potrà ordinare (ma non si sa quando) la cancellazione “di tutte le trascrizioni pregiudizievoli al fine di assicurare l’intestazione del bene in capo alla medesima societa‘”. In altre parole, i posti barca e i negozi, così come gli altri immobili, saranno esclusi tra quelli in disponibilità dell’ANBSC e dunque a Patrimonio dello Stato, tornando agli attuali titolari. Tutto però rimarrà fermo fino a quando non si concorderanno tra l’ANBSC e la Conservatoria le modalità operative.

Solo dopo la ‘cancellazione’ della misura di confisca dal singolo bene, i proprietari torneranno infatti ad avere piena disponibilità su di esso, compresa la eventuale compravendita. Nel frattempo i titolari continuano invece a pagare, in quote millesimali di proprietà (non ancora restituita) le salatissime spese di gestione del porto, aumentate quest’anno di ben 40.000 euro. Insomma, una sorta di mega condominio a cui non viene riconosciuto alcun diritto ma solo il dovere di pagare i beni delle società confiscate dallo Stato (che non sborsa un euro ma che si è preso, finora, l’intera proprietà).

Un controsenso tutto italiano ancora più grottesco se confrontato con le parole pronunciate il 16 giugno 2022 dal direttore dell’ANBSC, prefetto Bruno CORDA, durante la tredicesima riunione del Gruppo di lavoro intergovernativo sulla prevenzione della corruzione delle Nazioni Unite presso il Centro internazionale di Vienna. Un intervento che ha presentato il modello italiano in materia di utilizzo istituzionale e sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, come “unico a livello internazionale per volume e complessità”.

Forse al prefetto Bruno CORDA deve essere sfuggito il caso del Porto Turistico di Roma non solo per l’ingiustizia sopra descritta ma soprattutto per un enorme problema amministrativo che l’amministrazione giudiziaria ha volutamente ignorato seppure informata già nel 2017 da un dettagliato esposto di LabUr.
Nell’esposto si poneva il quesito sulla regolarità del cambio di titolarità della concessione marittima rilasciata nel 2001 e intestata alla ATTIVITA’ TURISTICHE IMPRENDITORIALI SPA (costruttrice del porto, poi diventata SRL), avvenuto nel 2007 a favore della PORTO TURISTICO DI ROMA SRL (tuttora concessionaria) mediante un regolamento regionale relativo alle concessioni demaniali fluviali e lacuali e non a quelle marittime, come avrebbe dovuto essere. La illegittimità della voltura concessoria azzera la confisca dei beni non essendo questi in disponibilità della società PORTO TURISTICO DI ROMA SRL. Addirittura il porto sarebbe senza concessione e dunque in mano alla Regione Lazio.

E qui l’ultimo tassello: chi dovrebbe autorizzare la nuova concessione del porto? Con legge della Regione Lazio nr.1 del 27 febbraio 2020 (art.7, c.7, lett c, nr 1) si è introdotta la delega ai comuni per il rilascio delle concessioni dei beni del demanio marittimo relativi ai porti turistici, prima materia di competenza delle regioni. Peccato che il Comune di Roma non abbia ancora (dopo due anni) organizzato una struttura in grado di svolgere tale nuova funzione. Solo in una recente riunione ad inizio giugno, il comune avrebbe inspiegabilmente indicato in Nicola DE BERNARDINI, ex direttore del Municipio Roma X e attuale vice Capo Gabinetto Vicario, il funzionario in grado di gestire tale complessa situazione, neppure ricorrendo (come è prassi) a un ufficio di scopo più articolato. Ricordiamo che DE BERNARDINI fu spostato da Ostia a Roma dopo la non felice gestione delle spiagge e della pista ciclabile del lungomare.

Intanto mentre lo Stato fa i suoi affari, i cittadini (ex proprietari) pagano.

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MUNICIPIO X, STOCCAGGIO PER OLTRE 400 TONNELLATE AL GIORNO DI RIFIUTI

IMG-20220620-WA0010Lo abbiamo già discusso nell’incontro “COPX – Rete per la Conferenza dei Rifiuti del Municipio X“: una città non è tale se non ha una pianificata  destinazione delle aree per lo smaltimento dei rifiuti, cosí come una casa non è abitabile se non ha propri servizi igienici.
L’emergenza rifiuti è invece sempre stata presente a Roma e il recente incendio di Malagrotta ne rappresenta l’ultimo drammatico episodio. Sulla scia di questa emergenza, il Municipio Roma X è diventato una pattumiera a cielo aperto, grazie a iniziative di inesperti politici locali, decisioni avventate dell’AMA fino all’abuso dei poteri commissariali per il Giubileo del 2025. Non è piú ammissibile procedere cosí. Queste le aree impropriamente utilizzate per stoccare su aree pregiate oltre 400 tonnellate di rifiuti al giorno:

OSTIA
Ubicazione: davanti allo stabilimento balneare dell’Esercito Italiano (Lungomare Amerigo Vespucci, 40)
Destinazione: parco pubblico
Uso attuale: trasbordo dei rifiuti indifferenziati (fino a 150 ton/g, noleggio mezzi società GoRent)
Autorizzazione: rilasciata “in via temporanea” dal Municipio Roma X in data 31 ottobre 2019 dal direttore Nicola DE BERNARDINI, (oggi vice Capo di Gabinetto Vicario) e dal presidente e vice presidente Giuliana DI PILLO e Alessandro IEVA (oggi consiglieri municipali M5S).
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OSTIA ANTICA
Ubicazione: viale dei Romagnoli, 1167
Destinazione: sede di zona AMA (uffici, spogliatoi, autorimessa, officina)
Uso attuale (1): impianto mobile di frantumazione primaria e vagliatura dei rifiuti indifferenziati (tritovagliatore, 150 ton/g)
Autorizzazione (1): Determinazione della Regione Lazio n. G05282 del 30 aprile 2015, operante “in via temporanea” dal 3 gennaio 2018
Uso attuale (2): attività di trasferenza dei rifiuti indifferenziati, stoccaggio di 140 ton/g
Autorizzazione (2): ordinanza n.1 del 16/06/2022 del sindaco di Roma, Roberto GUALTIERI – nella veste di Commissario Straordinario di Governo “al fine di assicurare gli interventi funzionali alle celebrazioni del Giubileo della Chiesa Cattolica del 2025
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INFERNETTO
Ubicazione: lotto tra Via Porrino, Via Soffredini e Via Wolf Ferrari.
Destinazione: scuola materna, servizi assistenziali
Uso futuro: Centro di Raccolta differenziata dei rifiuti
Autorizzazione: Determinazione Dirigenziale n.rep. QL/1716/2019 del 27/12/2019 del Dipartimento Tutela Ambientale – Direzione Rifiuti e del Municipio Roma X, Mario FALCONI (PD, presidente).

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OSTIA, SKATEPARK: NESSUN EVENTO INTERNAZIONALE E NUOVI SCANDALI

foto skate parkSullo skate park di Ostia aveva ragione LabUr che già il 23 marzo 2021 documentava l’impossibilità dell’impianto a ospitare eventi sportivi internazionali. In fumo tutte le chiacchiere che volevano portare sul Litorale le qualificazioni ai giochi olimpici di Parigi 2024, che prevedono nel 2022 due eventi Street e un evento Park. Il primo, evento Street, si terrà a Roma dal 26 giugno al 3 luglio nella struttura del Colle Oppio. A confermarlo, 15 mesi dopo (11 giugno 2022), l’Assessore allo Sport capitolino, Alessandro Onorato: “la struttura di Ostia non è una struttura che tecnicamente può ospitare i mondiali di giugno”.

LE BUGIE DEL M5S
Eppure, ai tempi della giunta M5S, sia Virginia RAGGI sia Paolo FERRARA assicuravano che lo skate park di Ostia era omologabile per eventi internazionali. Proprio FERRARA (già coinvolto nello scandalo dello Stadio della Roma) il 5 maggio 2021, in Commissione Sport, affermava (“essendosi documentato sull’argomento”) che l’impianto di Ostia poteva ospitare gli eventi internazionali, confortato dall’Ing. Marco FAZZARI del Municipio X, tant’è che con mozione n. 54 del 10 agosto 2021 l’Assemblea Capitolina votò all’unanimità la candidatura di Roma per i “Campionati Mondiali di Skateboard a Roma 2022”. A quel tempo si parlava di ospitare i Mondiali ad Ostia nonostante LabUr continuasse a fornire documentazione contraria.
Addirittura, con l’arrivo della nuova giunta PD, il neo presidente della Commissione Sport, Ferdinando BONESSIO (Verdi, già coinvolto nello scandalo dei Mondiali di Nuoto a Roma del 2009), il 10 dicembre 2021 dichiarava, in presenza di Alessandro ONORATO, che “lo Skatedromo di Ostia è l’unico costruito in base alle direttive della Federazione Internazionale, gli altri impianti invece, essendo lo skateboard uno sport abbastanza recente, non rispettano del tutto i parametri tecnici definiti a livello internazionale”, sostenuto dalla stessa Federazione Italiana Sport a Rotelle (FISR) e dall’immancabile FERRARA costretto subito dopo a rettificare che “l’impianto di Ostia ha una parte di Street ridimensionata che ha caratteristiche a livello regionale, al massimo nazionale”.

LE GRAVI IRREGOLARITÀ’ AMMINISTRATIVE
Era stata la stessa direttrice del Dipartimento di Urbanistica di Roma Capitale, Cinzia ESPOSITO (ora a capo del Dipartimento Sport), a seguito di una moltitudine di esposti e segnalazioni inviate da LabUr, con protocollo QI/203214 del 30/11/2021, ad aver sancito l’esistenza di gravi irregolarità amministrative con presupposto di un danno erariale per non aver ottemperato, nella realizzazione dello skate park, alla destinazione urbanistica dell’area. Oggi invece, a distanza di pochi mesi, la Esposito ha autorizzato nello stesso impianto una serie di eventi pur non essendo intervenute modifiche strutturali o sanatorie amministrative.

L’INTERVENTO DI ALESSANDRO ONORATO
Ignorando tutto quanto sopra, l’11 e il 12 giugno si è tenuto presso lo skate park di Ostia il Campionato Italiano di Skateboard 2022 per la specialità Park, non Street, alla presenza del presidente del Municipio X, Mario Falconi, degli assessori Antonio CALIENDO e Valentina Prodon e di Alessandro ONORATO, “amico da trent’anni di William ZANCHELLI“, gestore dello skate park già coinvolto nell’incendio criminale del precedente impianto nel 2014, in quello dei giardini storici del lungomare nel 2015 e nello scandalo del villaggio sportivo XVillage nel 2021 sempre ad Ostia, chiuso per assenza di autorizzazioni e dove si è esibito Vincenzo ‘Niko’ Pandetta, rap-neomelodico nipote del boss di Cosa Nostra etnea Salvatore Cappello.
Resta pertanto il dubbio che lo skate park, dichiarato non conforme per eventi internazionali (contrariamente a quanto dichiarato dalla stessa FISR) e dimostratosi irregolare per destinazione urbanistica, sia soltanto una vetrina per i politici ostiensi locali, oggi ONORATO ieri FERRARA.

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