E’ di oggi un articolo sul Il Faro on line dal titolo “Patti territoriali, no al centro Esselunga” (disponibile a questo LINK), in cui il consigliere municipale dell’UDC, Angelo Paletta, solleva una serie di polemiche che riguardano anche il centro commerciale “Esselunga”. Pare, secondo quanto riferisce il consigliere Paletta, che sulle 162 proposte presentate nel quadro dei Patti Territoriali, solo 7 progetti siano arrivati in questi giorni in Commissione Urbanistica del XIII Municipio, su 64 ammessi, di cui 53 con riserva, tra cui il Centro Commerciale, situato nel comparto “C. Colombo, Canale della Lingua”.
Già nel 2006 presentammo, a seguito dell’incontro del 6 novembre con l’allora mini sindaco Paolo Orneli (che definì questa proposta, scelleratamente, un progetto di “riqualificazione e un punto di aggregazione per i giovani”) una relazione dettagliata e fitta di osservazioni puntuali relativa al documento della parte proponente che fu consegnato ai Comitati interessati dal titolo “Città di Roma – Provincia di Roma – Studio di fattibilità per la riorganizzazione viabilistica del comparto Via Colombo – Via Canale della Lingua” dell’Ottobre 2006. Le informazioni in esso contenute erano assolutamente insufficienti sotto ogni profilo, compreso quello concerne l’impatto viabilistico, oltre a presentare gravi errori di rilevazione e di metodo (il documento è disponibile a questo LINK). Ovviamente non ci rispose mai nessuno. Poco tempo dopo la ASCOM presentò un ricorso al TAR contro questo progetto, i cui esiti non sono noti.
Dopo 10 anni dalla sua proposta eccolo di nuovo comparire. 10 anni nei quali il carico urbanistico in quel quadrante è fortemente aumentato e le varianti non si contano più. Per altro è un progetto che non dovrebbe nemmeno essere ammissibile in quanto la sua realizzazione era imprescindibilmente legata al corridoio di mobilità della Centralità Acilia-Madonnetta, mai partita.
L’aspetto che però è importante sottolineare, perché il più critico, è questo: il progetto del centro commerciale su via Canale della Lingua, in una delle zone più depresse del territorio, potrebbe portare danni incommensurabili al patrimonio idrico del sottosuolo favorendo la risalita del cuneo salino. Recenti indagini nella Tenuta Presidenziale di Castel Porziano, infatti hanno messo in evidenza cambiamenti significativi nella composizione floristica e vegetazionale delle boscaglie costiere legate alle infiltrazioni di acqua salata che vanno ad interessare la falda di acqua dolce. Per questi motivi l’area deve essere salvaguardata da ulteriori residenze e infrastrutture rispetto a quelle già esistenti. Gli impatti che ne deriverebbero potrebbero portare al suo definitivo degrado naturalistico ed ecologico.
E’ utile in proposito tenere presente che la Presidenza della Repubblica, riconoscendo l’elevato valore storico, archeologico e ambientale di una porzione di territorio appartenente in parte allo stesso sistema di paesaggio, abbia sentito l’esigenza di trasformare la Tenuta Presidenziale in Riserva Naturale Statale ed abbia avviato un importante piano di monitoraggio proprio per salvaguardare uno dei sistemi naturali di maggiore significatività del bacino del Mediterraneo.
L’Autorità di Bacino del Fiume Tevere, tra gli interventi di compensazione ambientale e di gestione delle aree naturalistiche, ha incluso l’intervento denominato TEIA 08, per un importo di 5 milioni di euro, relativo al monitoraggio e gestione dell’acquifero costiero nella tenuta presidenziale di Castel Porziano. Le opere all’interno previste, sono le seguenti:
• Potenziamento dei sistemi di monitoraggio dell’acquifero;
• Opere di convogliamento delle acque dall’idrovora di Ostia al Canale Palocco;
• Opera di regolazione dello scarico a mare del Canale Palocco;
• Barriere semipermeabili per il contenimento della intrusione salina;
• Interventi di rinaturazione dei canali;
• Pozzi disperdenti per il ravvenamento della falda;
I Patti Territoriali furono pensati con l’obiettivo di creare nuova occupazione, a prescindere dalla qualità e dalla quantità di posti di lavoro che si perdono con alcune scelte come quella del centro commerciale. E’ di oggi la notizia che siano già 2.000 i negozi chiusi nel 2011 a Roma. Staremo a vedere cosa succederà nei prossimi mesi, ma soprattutto cosa dirà l’Assessore alle Attività Produttive del Comune di Roma, Davide Bordoni, che nel 2008 dichiarò che eravamo di fronte ad un “nuovo corso del piano urbanistico commerciale che premierà i centri commerciali naturali piuttosto che consentire ulteriori aperture di centri commerciali artificiali”. Speriamo di non trovarci all’ennesima variante di progetto magari con qualche “regalino fuori sacco”.
Mentre in tutta Europa si portano avanti progetti di “agricivismo”, nel Municipio XIII, a vocazione naturalistico-ambientale, si propongono ancora progetti anacronistici oltre che devastanti.
paula de jesus per LabUr