Davanti all’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni e all’assessore alla Mobilità della capitale, Antonello Aurigemma, Federico Bortoli, amministratore delegato di Roma Metropolitane, ha illustrato ieri quello che considera uno dei principali problemi alla realizzazione delle nuove linee: la B1, quella da Annibaliano a Conca d’Oro, operativa dal prossimo gennaio (lo conferma anche Aurigemma) e la linea C, i cui lavori nella prima tratta da Pantano a Centocelle dovrebbero essere ultimati a febbraio 2012 (fonte, La Repubblica di oggi). Tutto il pomeriggio di ieri si sono susseguiti comunicati stampa grotteschi, tra cui quello del deputato del Pd ed ex assessore al Bilancio del Comune di Roma, Marco Causi, che ha dichiarato all’agenzia Omniroma “Veltroni ha semplicemente ricordato che il progetto linee metropolitane B1 e C – compreso il reperimento fondi, le procedure di realizzazione, la tecnostruttura e gli uomini con cui realizzarlo – è stato interamente definito dalla sua amministrazione e che l’attuale giunta ha giustamente scelto di continuare questo lavoro di impostazione e preparazione”. A prescindere dalla discutibile provocazione politica di una simile visita da parte dell’ex Sindaco, che ha generato ovviamente una polemica sterile tra maggioranza e opposizione capitolina che non interessa ai cittadini, è bene ricordare a Causi, e in modo bipartisan alla classe politica di centro-destra e di centro-sinistra, i fatti. Perché se è vero che gli italiani hanno la memoria corta, qualche italiano ce l’ha lunga, la memoria (è come la storiella statistica “del mezzo pollo a testa”).
I fatti sono questi, caro Causi: la metro C fu considerata un’opera vitale per Roma, talmente vitale che vennero presentati due progetti, diametralmente opposti. Il primo del Cnr, fatto proprio dal Governo di allora, in vista del Giubileo del 2000, che lo offrì al Comune di Roma con copertura finanziaria integrale e prevedeva la tecnologia più moderna dell’automazione integrale; il secondo venne elaborato dallo stesso Comune di Roma, sulla base della vecchia tecnologia a guida manuale, cioè quella esistente nella linea A e B. Rutelli, allora Sindaco della Capitale, fece cadere l’offerta del Governo senza dare alcuna spiegazioni, facendo perdere a Roma l’occasione di avere una modernissima linea metropolitana che sarebbe stata in funzione già nel 2000. Nel 2003 si ripresenta una seconda occasione grazie alla Legge-Obiettivo e il Comune di Roma cosa fa ? Se la lascia sfuggire nuovamente insistendo sul proprio progetto. Italia Nostra fa ricorso e vince al Cipe il quale prescrive al Comune di Roma di adottare il progetto del Cnr. Mi pare che ci fosse anche lei, caro Causi in giunta, quando il Comune procedette all’adozione formale della nuova tecnologia, ma non cambiando nemmeno di una virgola i suoi vecchi elaborati tecnici, mandando così in gara un’opera irrealizzabile (perché all’avanguardia nell’ideazione progettuale, ma preistorica nell’esecuzione tecnica). E cosa produsse questa ‘genialata’ ? Un numero imprecisato di varianti in corso d’opera con lievitazioni iperboliche di costi per la collettività e Veltroni, così come Rutelli, senza alcun imbarazzo, come ieri, non ha mai fornito ai cittadini alcuna spiegazione.
In effetti l’imbarazzo non è uno stato d’animo che sfiora la classe politica. Nemmeno il buon Walter Tocci ne ha avuto, ex Assessore alla Mobilità del Comune di Roma nonché Vice-Sindaco della giunta Rutelli, che in quegli anni soffre di parziali amnesie. Nel 2008 però, con addosso la maglia del deputato del Pd che evidentemente fa più miracoli della cura a base di ferro per la memoria, afferma in più consessi che la metro non è la panacea per Roma, che gli investimenti maggiori sono sempre stati per l’automobile anziché per la famosa “cura del ferro” sbandierata nel PRG, e che lui è per il tram, che la metro costa troppo (100 milioni a chilometro!) e dunque non è conveniente, che i progetti per le linee C e D sono vecchi, passano per il centro, continuano a privilegiare i Ministeri mentre si dovevano mettere in comunicazione le periferie, le varie “centralità” decentrate, con un trasporto pubblico intelligente, leggero e a “rete”.
E mentre Bortoli lancia l’allarme sull’assenza di fondi, Causi ci ricorda che il reperimento dei fondi è stato definito dalla giunta Veltroni. Oh certo, infatti il NPRG lo avete chiamato voi stessi “il piano dell’offerta economica” ponendo la più grande e incalcolabile ipoteca sul futuro della Capitale e rendendo Roma la più insostenibile città dal punto di vista della mobilità, una città che avete condannato alla dipendenza dall’automobile per compiere anche le normali azioni quotidiane come fare la spesa. Ha ragione Fulvio Bertamini: la speculazione edilizia non è la peggiore delle malattie. La speculazione politica è pure peggio.
paula de jesus per LabUr