Mentre si sveglia l’opposizione capitolina contro il malaffare di Alemanno sui costi dell’emergenza abitativa, i veri affari vanno in porto, con la compiacenza di tutti i partiti che hanno amici costruttori. Per altro si è assistito ad eventi bislacchi nelle ultime settimane, come il recente incontro del PD in IV Municipio, in cui E. Droghei, responsabile politiche sociale del PD Roma, e il consigliere comunale del PD, Daniele Ozzimo, vicepresidente della commissione servizi sociali di Roma Capitale, hanno proposto di riusare la casa di riposo di Casal Boccone (in affitto dall’Enpals per 1,6 milioni di euro all’anno) per alloggiarci i rifugiati politici in nome di una ‘politica sociale alternativa’. Nei fatti si sposta in questo modo l’attenzione sugli affitti che il Comune paga per i residence per non lasciare spazio sui giornali alla vera speculazione in atto.
A Roma infatti il problema dell’emergenza abitativa è un problema di edilizia: non ci sono fisicamente gli alloggi destinati a questo grave problema sociale. Ecco perché il Dipartimento di Programmazione e Attuazione Urbanistica, in particolare l’Ufficio Grandi Opere Strategiche, ha predisposto un invito pubblico datato 6 maggio 2011 per la realizzazione di alloggi sociali “mediante cambio di destinazione d’uso di fabbricati non residenziali”, con scadenza delle proposte di adesione all’invito fissata per il 4 luglio 2011. Servono 1.000 alloggi e si andrà senza mezzi termini in deroga alle leggi urbanistiche e agli standard urbanistici; dove questi non saranno reperibili, si ‘monetizzeranno’. Addirittura se nel cambio di destinazione d’uso saranno necessari interventi di recupero edilizio, ci saranno per i proponenti anche premi di cubatura: ristrutturazione, +20%; demolizione e ricostruzione, +35%; ristrutturazione urbanistica, un ulteriore +10% a quanto sopra previsto. Insomma, questa operazione di housing sociale è un altro durissimo colpo al Piano Regolatore sulla base dell’emergenza abitativa, per la quale Alemanno non ha fatto nulla fino ad oggi. Si apriranno finestre, porte e quant’altro necessario per una abitazione laddove erano previste strutture non residenziali (destinazioni ad uso commerciale, servizi, turistico-ricettive, produttive, agricole). I soggetti proponenti non saranno solo i proprietari ma anche i promissari acquirenti, per cui altra confusione e altra speculazione. Inoltre, al termine del periodo di locazione a canone sociale, gli alloggi così ricavati potranno essere mantenuti in affitto o venduti agli assegnatari con un prezzo base di riferimento di 2.300 euro/mq, riferito alla prima data del contratto di locazione. Ecco la vera speculazione, perché i costruttori hanno messo d’accordo proprio tutti.
Il non residenziale non si vende più per la crisi economica? Non c’è problema. In Campidoglio si metteranno certamente d’accordo, in nome dell’emergenza e dell’assistenza abitativa. Per il momento solo un po’ di fumo strumentale sul residence “Borgo del Poggio”, quanto basta per distrarre l’opinione pubblica.
paula de jesus per LabUr