Dal precedente cartello di vendita (del 2006) risulterebbero riportati alcuni dati ingannevoli. Mentre la Procura di Roma ancora indaga sull’eventuale reato edilizio, LabUr fornirà alla Polizia Giudiziaria una propria memoria sulla formazione dello strumento urbanistico (ATO R20, oggi, “Ville di Massimo”) sequestrato il 18 novembre 2010. La sede legale non risulta mai esser stata n Via Ermia di Atarneo.
Mentre ancora indaga la Procura di Roma, intervenuta con il nucleo di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri, e si vocifera di una proroga dei termini del sequestro, è bene fornire alcuni chiarimenti sulle vicende de “Le Ville di Massimo” in Via del Fosso di Dragoncello. L’area sottoposta a sequestro il 18 novembre 2010 è oggetto di indagini per valutare se esiste un reato edilizio, punibile ai sensi dell’art.44 DPR 6.6.2001 n.380 (Testo unico in materia edilizia), che testualmente recita: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato”. In altre parole, potrebbe configurarsi anche il reato, per esempio, di truffa, mentre già esisteva sulle modalità di vendita il sospetto di pubblicità ingannevole. Infatti veniva reclamizzato come “Cantiere Fronte Casal Palocco” quando Casal Palocco è distante circa 3 km. L’area de “Le Ville di Massimo” è denominato nel Nuovo PRG come ATO R20, cioè un Ambito di Trasformazione Ordinaria, dunque area libera già edificabile secondo il PRG del 1962 alla quale si conferma il carattere di edificabilità. L’ATO R20 in particolare ha una Superficie Utile Lorda (SUL) di 13.338 mq, essendo nel PRG del 1962 una sottozona G3 (case unifamiliari con giardino). Di questa, il 70% deve essere area di concentrazione edilizia e verde privato con valenza ecologica, il 30% verde e servizi pubblici.
Ora l’ATO è uno strumento urbanistico esecutivo di iniziativa privata: possono partecipare solo i proprietari che rappresentino la maggioranza assoluta del valore catastale degli immobili interessati. Ebbene, il 25 maggio 2006 l’Assessore ai Lavori Pubblici, Urbanistica e Viabilità del XIII Municipio, Enrico Farina (Forza Italia), informava il Dipartimento VI del Comune di Roma che il progetto depositato presso il XIII Municipio il 23 maggio 2006 dalla Società Consorzio Imprese srl era, in prima analisi, congruente con quanto già deliberato dal Municipio stesso. In realtà gli elaborati presentati dalla Società Consorzio Imprese srl a firma dell’architetto Serena Menghini (estratti di PRG, zonizzazioni e inquadramenti infrastrutturali), non rappresentavano un vero progetto preliminare. Servivano solo per presentarsi come ‘proprietario a maggioranza assoluta‘ dell’area al Comune di Roma, dichiarando di detenere il 72% delle particelle catastali. Era insomma, come la stessa Consorzio Imprese srl scriveva, un “progetto di larga massima”. Il 1° giugno 2006 lo stesso “progetto” veniva protocollato al Dipartimento VI (prot. 9522) da parte del Geometra Paolo Lentini, amministratore unico della Consorzio Imprese srl, con sede in via Ermia di Atarneo 1/A. Nel documento però si precisava: “il sottoscritto fa presente che attualmente sono in corso trattative per l’acquisizione di altre aree interessate dal Piano Urbanistico”.
Il Dipartimento VI del Comune di Roma, nel frattempo, avviava l’iter istruttorio, e poiché la Consorzio Imprese srl non raggiungeva il 75% della proprietà dell’area, riteneva non ammissibile la richiesta comunicando in tempo di Legge tale circostanza alla Società con nota prot. 13402 del 3 agosto 2006 e successivamente con nota prot. 2210 del 1 febbraio 2007. Tali note non sono però mai state restituite al Dipartimento VI, né è mai giunta comunicazione di cambio di sede sociale da parte della società. Al contrario, la Consorzio Imprese srl, ha sostenuto di non avere mai avuto risposta da parte del Comune.
Senza alcuna risposta, dopo 4 mesi (120 giorni), la Consorzio Imprese srl avrebbe però dovuto e potuto per Legge reclamare già al Comune di Roma il proprio diritto ad avere una risposta. Invece già dal settembre 2006 è comparso il cartello delle vendite, con relativa vendita sulla carta dei villini (consegna prevista: ottobre 2007). Il cartello del 2006 non riportava nemmeno l’indicazione de “Le Ville di Massimo” e faceva addirittura riferimento alla “Legge obiettivo” 443/01, cioè alla “Delega al Governo in materia di infrastrutture ed insediamenti produttivi strategici ed altri interventi per il rilancio delle attività produttive”. Un complesso edificatorio è un’opera strategica ?
Ma la cosa più strana è che la Consorzio Imprese srl non ha mai avuto sede legale in quella via. Dal fascicolo storico della società, presso la C.C.I.A.A. di Roma, risulta infatti che da Via Tespi, 3 (18.12.2000, atto costitutivo), la sede legale si è spostata in Via Timocle 60 il 14.05.2007 per poi spostarsi il 24.03.2010 in Via Pindaro 82 (mantenendo però sempre lo stesso telefono: 06-50918586).
Perché allora l’indirizzo di Via Ermia di Atarneo 1/A ? Perché a quell’indirizzo risulta Diego Lentini, fratello di Paolo Lentini (che risiede in via Canale della Lingua, 76). Diego è stato Amministratore Unico della Consorzio Imprese fino al 20.07.2002, data in cui poi subentrò Paolo. Entrambi, hanno eletto residenza poi nello stesso lotto che è una piccola porzione dell’area demaniale (12 ettari) appartenente alla Sede operativa di Castel Fusano dell’Ufficio per le Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato, in Via Canale della Lingua, 74.
Dunque, dal 2006 si sta vendendo qualcosa che non c’è, riportando informazioni ingannevoli (sbagliata la sede legale, nessuna opera ‘strategica’, tempi di consegna dilatati, localizzazione errata). Aspettiamo l’esito delle indagini della Procura, sperando che tutto questo venga chiarito, così come la vicenda delle comunicazioni del Comune di Roma, mai pervenute (anche perché erano indirizzate a una sede legale mai esistita). Dal canto nostro invieremo alla Polizia Giudiziaria questa nota informativa.