Assolto ieri Giovanni Malagò “perché il fatto non sussiste” nel processo sui ‘presunti’ reati edilizi compiuti negli impianti realizzati per i Mondiali di Nuoto Roma 2009. Il presidente dell’Aquaniene era accusato di non aver mai ricevuto dal Comune di Roma il necessario permesso di costruire, ma solo l’autorizzazione del Commissario Delegato per i Mondiali di Nuoto, Claudio Rinaldi. Il perché lo spiegano le 64 pagine della sentenza n.5799 del 28 ottobre 2011 del Consiglio di Stato, sez. IV (*), che l’avvocato Rodolfo Murra del Comune di Roma ha così sintetizzato: “In sostanza, …, se il Commissario aveva persino il potere di variare il Piano regolatore, di autorizzare interventi edilizi in deroga agli strumenti urbanistici, di prescindere dai nulla osta delle Autorità preposte alla tutela dei vincoli gravanti le varie aree di intervento, volete che non avesse anche quello, minimale, di rilasciare i titoli edilizi?”. In altre parole, il permesso di costruire, mai rilasciato dal Comune di Roma, poteva essere sostituito dall’autorizzazione a costruire da parte del Commissario Delegato. Quindi, alla luce di questa sentenza, nell’attuale processo penale si sarebbe dovuto cambiare il capo di imputazione nei confronti di Malagò e trasformarlo nella verifica di conformità delle opere eseguite presso l’Aquaniene rispetto a quanto autorizzato da Rinaldi. In realtà, non c’è stato neanche bisogno di farlo nella fase dibattimentale perché nell’udienza del 5 luglio scorso l’avvocato difensore di Malagò, Carlo Longari, senza opposizione del PM, Antonio Di Maio, invece di passare per la Cancelleria ha potuto direttamente depositare al giudice, Marina Finiti, ben 13 corposi allegati, ottenendo per Malagò lo stralcio dal processo e un’udienza a lui riservata, fissata in tempi rapidissimi, cioè una settimana dopo, il 12 luglio. Motivo: la pendenza del procedimento penale in corso avrebbe impedito a Malagò di candidarsi alla presidenza del CONI prima della sentenza finale. Il 12 luglio il PM Di Maio, dopo aver letto in 7 giorni i 13 corposi allegati, chiede il proscioglimento di Malagò perché “il fatto non costituisce reato”.
Tutto è bene quel che finisce bene: Malagò è riuscito ad ottenere un percorso privilegiato e riservato rispetto al lunghissimo iter del processo (che con buona probabilità cadrà in prescrizione nel 2014); la documentazione comprovante la conformità dell’impianto Aquaniene esiste, perché è arrivata al processo, sebbene mesi (se non anni) dopo la fine dei Mondiali di Nuoto Roma 2009, malgrado fosse stato riconosciuto “impianto pubblico” grazie a due delibere del Comune di Roma, secondo una cronologia davvero singolare (riportata nello schema in calce); la verifica di tutti i vincoli gravanti sui terreni dove è sorto l’Aquaniene, su cui il Commissario Delegato non poteva andare in deroga, evidentemente era superflua.
Insomma, l’impianto accusatorio era granitico, l’azione di controllo della mano pubblica da parte del Comune di Roma ferrea nell’ “ora per allora”, la bistrattata Giustizia italiana finalmente celere ed efficiente, tanto da formulare la sentenza in soli 7 minuti per un reato amministrativo in ambito urbanistico e il Consiglio di Stato, preciso come un orologio atomico, sentenzia tra la fase procedimentale e quella processuale della vicenda dei Mondiali di Nuoto Roma 2009 cambiando di fatto in corsa la situazione di diritto.
L’ultimo chiuda la porta.
Paula de Jesus
SCHEMA CRONOLOGICO
31 marzo 2009 – data ultima per la consegna dell’impianto, come previsto, pena annullamento della concessione, dalla delibera del Consiglio Comunale nr.85 del 21 maggio 2007
02 agosto 2009 – chiusura Mondiali di Nuoto
04 agosto 2009 – collaudo statico dell’Aquaniene
14 dicembre 2009 – fine lavori dell’Aquaniene (data desunta dal primo certificato di agibilità)
28 dicembre 2009 – primo certificato di agibilità (dichiarazione dell’avvocato Carlo Longari)
24 febbraio 2010 – collaudo tecnico-amministrativo dell’Aquaniene
12 aprile 2010 – data consegna al Comune di Roma del progetto di realizzazione
04 maggio 2010 – data consegna al Comune di Roma del progetto architettonico esecutivo
10 maggio 2010 – data consegna al Comune di Roma del progetto architettonico definitivo
04 giugno 2010 – validazione del progetto da parte del Comune di Roma (Dipartimento Tutela Ambiente e del Verde – Promozione dello Sport)
30 giugno 2010 – prima delibera salva-Aquaniene
20 settembre 2010 – seconda delibera salva-Aquaniene
06 ottobre 2010 – nuovo certificato di agibilità (determinazione dirigenziale 995, allegato n.11 agli atti del processo)
(*) NOTE
La sentenza del Consiglio di Stato è stata emessa dalla IV Sezione Giurisdizionale presieduta dal dr. Gaetano Trotta.
Tale sezione ha le seguenti competenze: Presidenza del Consiglio dei Ministri; Ministero degli affari esteri; Ministero della giustizia; Ministero della difesa; Ministero dell’ economia e delle finanze; Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; regioni, province autonome, enti locali ed ogni altra amministrazione relativamente alla materia del governo del territorio (edilizia ed urbanistica, ad eccezione delle controversie in materia di sanzioni, abusi e condoni). Il relatore nell’udienza pubblica del giorno 14 giugno 2011 è stato il Cons. Oberdan Forlenza .
Dal 6 luglio 2010 è presidente del Consiglio di Stato il 75enne Pasquale de Lise, comparso in intercettazioni dell’inchiesta sui Grandi appalti e amico di Angelo Balducci, Commissario Delegato ai Mondiali di Nuoto prima di Claudio Rinaldi. Pasquale de Lise è amico di Gaetano Trotta, con cui è stato più volte visto andare a messa le domeniche alla Giannella, presso Orbetello, ed è amico di Giovanni Malagò, giocando a tennis presso il Circolo Canottieri Aniene, dove è chiamato confidenzialmente «Lino». (Andrea Schiavone)