Sono scaduti i termini per una risposta all’accesso civico generalizzato di LabUr da parte degli Uffici tecnici dei Comuni di Roma e Albano relativo alla verifica dei confini. Produciamo dunque noi la documentazione augurandoci che in Conferenza dei Servizi qualcuno sollevi la questione.
L’area interessata dall’impianto del ‘Termovalorizzatore’ di Roma ha sconfinato (anche se molto meno di quanto ipotizzato) nel Comune di Albano rispetto al corso del Fosso della Cancelliera che avrebbe dovuto, a ragion di logica, esser considerato il confine naturale tra i due Comuni. Le carte topografiche storiche parlano chiaro: lo ‘sperone’ non è presente nella carta del 1899 da cui è derivata quella del 1935 dove a sua volta risulta meno profondo (verso il Comune di Albano) di quanto rappresentato nell’attuale Catasto.
Non solo. Dopo la messa in onda il 15.12.2024 del servizio di Report “Il santo inceneritore”, dedicato proprio al ‘Termovalorizzatore’ di Roma, al catasto non era presente alcuna particella riferita al corso d’acqua del Fosso della Cancelliera. La particella 3356 del foglio 1186 appare invece d’incanto 5 giorni dopo, il 20 dicembre, per identificare una superficie di ben 1.384 mq definita “relitto di acque”.
Al catasto, l’attuale corso (deviato) del Fosso della Cancelliera non è identificato da alcuna particella e rimane a questo punto il dubbio che, non essendo più un corso d’acqua, i 1.384 mq della nuova particella 3356 dovranno essere comprati da AMA perché di certo non erano inclusi nell’atto di acquisto.
Dopo aver fatto emergere un errato inquadramento particellare dell’area destinata alla realizzazione del termovalorizzatore, dopo aver verificato la inidoneità urbanistica dell’area e la deviazione non autorizzata del Fosso della Cancelliera, dopo aver denunciato la non veritiera dichiarazione di edificabilità dei terreni presente nell’atto del Notaio nonché ricostruito le fasi di un “patto elettorale” tra Gualtieri e Caltagirone, ora è il turno dei terreni identificati al foglio 1186 del catasto del Comune di Roma che per almeno 600 mq appartengono al Comune di Albano.
Si tratta dell’ennesima irregolarità dovuta ad una mancata diligenza in fase istruttoria che ha dimenticato la particella 102, la deviazione del Fosso e la inedificabilità dei terreni.
L’ANALISI
Partiamo dal risultato grafico che mostra l’area appartenente al Comune di Albano e non a Roma. L’accertamento è avvenuto considerando come riferimento le particelle catastali presenti nell’impianto meccanografico del foglio 1186 perimetrate dal Fosso della Cancelliera e analizzando le estensioni territoriali delle tenute e pediche così come risultanti nella pianta topografica dell’Agro Romano e dei territori limitrofi conservata presso l’Archivio Capitolino ed aggiornata al 1899 (consultabile anche via web). Le misure superficiali sono in ettari e are.
Tale pianta è stata presa in considerazione in quanto di riferimento per la conversione in legge del Regio decreto-legge 7 marzo 1935 XIII, n. 264, concernente la rettifica e la delimitazione delle circoscrizioni del Governatorato di Roma e dei comuni finitimi, tra cui quello di Albano (Atti Parlamentari 1305 – Senato del Regno, Legislatura XXIX – Sessione 1934-35 – Discussioni – Seduta del 28 Maggio 1935, pagina 1345).
Essendo tutte le piante in scala, l’ultimo passaggio è stato quello di triangolare le distanze tra elementi catastali certi come il Fosso della Cancelliera e via Ardeatina, servendosi anche della Carta Tecnica Regionale Numerica (CTRN) per rilevare gli andamenti altimetrici dei luoghi. In particolare, si è ‘esplosa’ l’area interessata che nelle carte è solo grossolanamente perimetrata senza indicarne l’effettiva misurazione.
Il risultato è stato che almeno 600 mq dell’attuale particella n.818 del foglio 1186 del NCEU del Comune di Roma ‘sconfinano’ nell’adiacente territorio di Albano probabilmente per aggiustamenti avvenuti nel dopoguerra, ma comunque non giustificati in quanto ancora ad oggi il confine tra Roma ed Albano è quello del 1935.
La complessa ricostruzione grafica viene qui sintetizzata colorando la parte dell’impianto del termovalorizzatore (‘deposito scorie’) ricadente nel Comune di Albano.
Qui di seguito, stralci della cartografia utilizzata.
Gli uffici tecnici interessati (Roma ed Albano) non hanno saputo fornire risposta alla richiesta di accesso civico generalizzato riguardante la verifica del confine in questione. Avevamo ‘sperato’ in un primo momento che l’errore ricadesse in uno sconfinamento molto più ampio rispetto al percorso del Fosso della Cancelliera che avrebbe dovuto, a ragion di logica, esser considerato il confine naturale tra i due comuni.
Infatti ancora non è chiaro perché il Comune di Roma abbia questo sperone di territorio nel Comune di Albano, ma le carte topografiche storiche (da cui derivano i confini attuali) parlano chiaro, così come non c’è dubbio che esiste uno sconfinamento come sopra indicato. Inoltre, tale ‘sperone’ non è presente nella carta del 1899 da cui è derivata quella del 1935 dove a sua volta risulta meno profondo (verso il Comune di Albano) di quanto rappresentato nell’attuale Catasto, quasi che negli anni lo ‘sconfinamento’ sia stato progressivo.
Ora, dopo questa ennesima irregolarità, dovuta ad una mancata diligenza in fase istruttoria che ha dimenticato la particella 102, la deviazione del Fosso e la inedificabilità dei terreni, attendiamo che nelle sedi decisorie si prenda atto definitivamente che l’atto notarile a firma del Notaio in Roma, Nicola Atlante, per quanto già espresso nei precedenti articoli, non sia valido, motivo per cui si dovrebbe ricominciare daccapo tutto l’iter autorizzativo.
Precisiamo che la questione è stata segnalata all’Ordine Notarile che molto sbrigativamente ci ha risposto (senza fare alcuna istruttoria) che “è tutto a posto”. Vedremo, perché spesso e volentieri molti alti notarili sono risultati illegali, con pesanti conseguenze penali.
Attenderemo l’esito decisorio e, in mancanza di un trasparente accertamento fondiario, produrremo la nostra documentazione presso la Procura della Repubblica.
LA PARTICELLA DEL FOSSO DELLA CANCELLIERA
Nell’analisi topografica è poi emersa una nuova questione e cioè la particella del Fosso della Cancelliera.
Che il Fosso della Cancelliera sia stato irregolarmente deviato nel suo corso, è ormai fatto appurato. Addirittura da foto aeree si individua anche la modifica sostanziale della particella 673 che negli atti del notaio Nicola ATLANTE del 2022 risulta invece ancora come 19 anni prima.
E’ singolare che fino al 15 dicembre 2024, messa in onda del servizio di Report dedicato al termovalorizzatore, al catasto non fosse presente alcuna particella riferita al corso d’acqua. La particella 3356 del foglio 1186 appare invece d’incanto il 20 dicembre 2024 per identificare una superficie di ben 1.384 mq definita “relitto di acque”.
Consultando di nuovo il catasto la particella 819 e la 673 risultano ancora confinanti con la 3356 (che non è stata soppressa) e aventi rispettive superfici di mq 5.780 e 15.654 esattamente come nell’atto notarile.
Al catasto, l’attuale corso (deviato) del Fosso della Cancelliera non è identificato da alcuna particella e rimane a questo punto il dubbio che, non essendo più un corso d’acqua, i 1.384 mq della nuova particella 3356 dovranno essere comprati da AMA perché di certo non erano inclusi nell’atto di acquisto.
Da tenere in considerazione che il tracciato dell’attuale “relitto di acque” rappresenta la linea dividente tra terreni edificabili (al di sotto) e terreni non edificabili (al di sopra). Tale linea non può assolutamente essere variata per lo spostamento del fosso perché è vigente il vincolo imposto dal Consorzio di Sviluppo Industriale Roma-Latina, come già osservato nei precedenti articoli.
In conclusione, questa è la prova che il fosso era demaniale, che è stato interrato e spostato verso via della Cancelliera e che ad oggi catastalmente non risulta più.
Rimane un dubbio: l’impianto del termovalorizzatore ruberà anche questi 1.384 mq?