Cade un pino su Via Cristoforo Colombo. Cosa c’entri con la querelle sui pini di Casalpalocco non è dato sapere, ma è l’occasione per screditare il lavoro delle associazioni (e di molti residenti) definendole “naziambientaliste”, senza dare informazioni e senza cercare i veri colpevoli.
I FATTI
Alcune associazioni ambientaliste hanno rivolto formale diffida al Comune, al X Municipio e al Consorzio di Casal Palocco, che ha il mandato di mantenere il verde del quartiere, facendo presente che era possibile intervenire sul manto stradale senza abbattimenti, utilizzando le più avanzate indagini tecnico strumentali e trattamenti dell’apparato radicale. Queste tecniche, previste anche dalla normativa vigente, consentono di preservare in sicurezza il più alto numero possibile di alberi. Ad una prima diffida di settembre sono seguite anche quelle di altri cittadini a titolo individuale e la protesta non si è fermata. La Soprintendenza Speciale per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma in data 24 ottobre ha fatto pervenire al Dipartimento Tutela Ambientale e agli enti interessati una revoca in autotutela e annullamento delle autorizzazioni fino ad allora ottenute, per riaprire il procedimento di autorizzazione con nuovi approfondimenti, alla luce di quanto disposto dal recente Regolamento Capitolino del Verde e del paesaggio urbano della Capitale che chiede di tener conto delle alternative progettuali per il mantenimento degli alberi.
ESPOSTO ALLA CORTE DEI CONTI
Visto quanto sta accadendo su tutto il verde del Municipio X, LabUr – Laboratorio di Urbanistica procederà con un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale sui pini di Casalpalocco. Ogni pino in quel quartiere ha un valore economico e dunque patrimoniale di oltre 36mila euro. Il caso di Palocco, definito il “pianeta verde” è emblematico di come viene gestito il verde. Presenta infatti grosse anomalie sotto tre profili. La prima è relativa alle competenze: il Consorzio non è più proprietario delle strade, ma continua a fare manutenzione del verde delle pertinenze delle strade di proprietà però del Comune, come se fosse un giardiniere. Se le radici affiorano dal manto stradale di chi è la colpa? Del giardiniere che le ha fatte affiorare causando un danno alla strada o del Comune che per 13 anni non ha fatto manutenzione delle strade decretando così la morte degli alberi? La seconda anomalia riguarda i centri di costo: il Comune di Roma eroga dei fondi al Consorzio per l’uso delle strade da parte dei mezzi pubblici. Se i lavori stradali vengono eseguiti non a regola d’arte, sacrificando così centinaia di pini, i consorziati pagano due volte visto che perdono anche il grande valore patrimoniale del verde di cui hanno la manutenzione. Terza anomalia è relativa agli agronomi: quello del Comune dichiara l’abbattimento di oltre 300 alberi, quello del Consorzio 64. Questa discrepanza macroscopica è imbarazzante per la categoria se pensiamo alle migliaia di pini abbattutti dal Comune in questi ultimi 2 anni solo nel Municipio X, dalla tenuta di Castelporziano alla pineta di Castelfusano, passando per viale di Castelporziano e via dei Pescatori, solo per fare qualche esempio. Gli agronomi del Comune tutelano e valorizzano il verde o sono divenuti una sotto categoria dei medici necroscopi a servizio della rottamazione del verde per opachi interessi? Dunque, “nazi” a chi, esattamente?