Il futuro Centro di Raccolta dell’AMA all’Infernetto, di cui abbiamo già tanto scritto, continua a far parlare di sé. L’area dove dovrebbe sorgere era di alcuni privati proprietari del Comparto 24 (una delle tante zone interne al Piano Particolareggiato dell’Infernetto con cui si è risolto il problema dell’abusivismo). Non è mai stata data in comodato d’uso e neppure mai consegnata all’AMA. Nonostante ciò è stata ‘aperta’ all’AMA per consentirle di operare dei sondaggi per il c.d. progetto preliminare.
Da quanto accertato (prot. NA/19656), è stato il Dipartimento Ciclo Rifiuti del Comune di Roma a consentire l’operazione utilizzando il punto 4 della Delibera di Assemblea Capitolina n.19 del 19 marzo 2021 che autorizza però il Dipartimento Patrimonio (dunque non il Dipartimento Ciclo dei Rifiuti) a concedere all’AMA una eventuale temporanea ‘consegna’ dell’area in attesa del progetto.
Da due mesi, il Dipartimento Ciclo dei Rifiuti non fornisce motivazione del suo illegittimo operato.
Una sciatteria amministrativa che si aggiungerebbe alla non risultanza di un verbale di immissione in possesso dell’area da parte del Comune di Roma, cioè l’atto finale che sancisce la definitiva disponibilità dell’area da parte del Comune ‘aperta’ all’AMA. A confermarlo è il muro di gomma che si è alzato da parte degli uffici nel rilasciare atti pubblici.
Nel sospetto, ormai più che fondato, che dietro il Centro di Raccolta all’Infernetto si mascherino interessi diversi da quelli collettivi, è utile dunque rileggere le diverse fasi con cui quell’area è giunta 20 anni fa nelle mani del Comune e domandarsi come mai, dopo tanto tempo, sia rimasta incolta e abbandonata.
Tutto ha inizio dall’atto del Notaio in Roma Luigi LA GIOIA (rep.n.55175, racc.n.13413 del 13 maggio 2004) con il quale le società SIDAMA srl (p.Iva 00981341001) e ALEX Costruzioni srl (p.Iva 05834981002) cedono gratuitamente al Comune di Roma l’area in questione. Ciò avviene a seguito di un progetto del Consorzio Comparto 24 (comprendente le 2 società e costituitosi il 15 ottobre 2003) presentato il 30 ottobre 2003, per la costruzione di un edificio avente caratteristiche “residenziale e non residenziale”. Tale edificio ricade su un’altra particella dello stesso Comparto 24 di proprietà della ASA IMMOBILIARE srl (p.Iva 08686581003) il cui amministratore unico era anche amministratore unico della ALEX COSTRUZIONI srl. Tralasciando l’intreccio delle proprietà societarie, il progetto veniva ritenuto assentibile solo previa cessione di aree così destinate: 1.591 mq di sede stradale, 841 mq di parcheggio e 6.348 mq per servizi pubblici dove era prevista una scuola materna. Le potenziali cubature cedute con i terreni dai privati venivano riportate sul nuovo progetto. Ai fini fiscali, quanto ceduto è dichiarato avere un valore di 3.500,00 euro. Delle opere pubbliche non si è vusta neppure l’ombra. L’edificio privato invece viene costruito (angolo via Ennio Porrino e via Ermanno Wolf Ferrari) e ancora oggi è nelle mani della ASA IMMOBILIARE srl, che però ha cambiato nel 2006 (data di fine lavori) la destinazione d’uso da “residenziale e non residenziale” in “D/2: Alberghi e pensioni”. Viene così inserito tra le strutture per l’emergenza abitativa e assistenziale da affittare al Comune di Roma. Con questa nuova destinazione d’uso, viene gestito dalla Arciconfraternita del S.S. Sacramento e di S. Trifone, che accoglie 20 nuclei familiari nel periodo tra il 19 gennaio 2009 e il 31 dicembre 2011 ad un costo (tra canone, servizi e tributi) di 610.524,00 euro a carico del Comune. Successivamente, la gestione passa alla Cooperativa Sociale Domus Caritatis fino al 10 giugno 2015, quando il centro verrà chiuso perché coinvolto nel terremoto giudiziario e politico di Mafia Capitale. Tuttavia ancora oggi è rimasto inserito nei progetti facenti parte dell’accoglienza socio sanitaria, a tutela della salute dei diritti dei rifugiati come Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS).
In conclusione, un’area pubblica che doveva servire 20 anni fa per portare servizi ad un quartiere nel perimetro della pianificazione urbanistica, è stata invece smantellata in un primo tempo per consentire interessi particolari del locale Consorzio, e poi lasciata in abbandono fino a stravolgerne la missione iniziale: da scuola materna a Centro di Raccolta AMA.
Questo spiegherebbe il motivo per cui studi notarili, uffici comunali, politica locale e alcuni imprenditori, cercano di ostacolare il percorso che LabUr ha intrapreso nella difesa di un valore collettivo, dei diritti dei cittadini residenti e di un valore patrimoniale di quei terreni che si vuole impiegare per non chiari progetti futuri, in cui il Centro di Raccolta AMA è, di fatto, solo un diversivo.