VERDE PUBBLICO: CHE FINE FARA’ NEL MUNICIPIO X?

verde municipio roma x

Alberi come rifiuti, fatti ammalare e non curati, tagliati, sminuzzati e forse venduti da privati sul mercato senza alcun vantaggio per il Comune. Come accadde dopo il terribile incendio del 4 luglio 2000 a Castelfusano. Argomenti su cui torneremo, concentrandoci ora sul meccanismo che genera tutto ció.

E’ di questi giorni l’annuncio dell’abbattimento di 104 pini su via dei Pescatori nel Municipio X, notizia che segue quella data solo da LabUr del taglio di migliaia di pini dentro la Tenuta di Castelporziano. Il tutto, è conseguenza di una totale incuria del patrimonio boschivo e delle alberature stradali da parte delle singole amministrazioni competenti che nulla e quel poco, male, hanno fatto per combattere la terribile infestazione parassitaria (nota dal 2015) della c.d. ‘cocciniglia tartaruga’. Analizziamo meglio la questione, che deve distinguersi tra tagli boschivi e tagli di alberature stradali, i secondi spesso collegati a questioni di pubblica e privata incolumità ma che spesso sconfinano in attività criminali.

BIOMASSE FORESTALI. “COME GLI ANTICHI”

Nel Municipio X, ci sono due grandi boschi: la tenuta di Castelfusano (di competenza di Roma Capitale) e la tenuta di Castelporziano (dotazione del Presidente della Repubblica). Altri piccoli ‘boschi, ricoprono aree della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, che ingloba, in senso ambientale, tutto quanto. Infine, per un certo verso, anche le alberature stradali lungo grandi vie (come via dei Pescatori, via di Castelfusano, via di Castelporziano) possono identificarsi come ‘boschi urbanistici’.

Si continuano a tagliare boschi per bruciare migliaia di tonnellate nelle centrali a biomasse che producono energia elettrica mentre si raccomanda di piantare alberi per arrestare il riscaldamento del clima. Si tratta peraltro di una tecnologia che, per la scienza, tutto è tranne che pulita, ma che rientra nella tassonomia verde UE. Infatti il legno che viene cippato (legna ridotta in scaglie) e poi bruciato in centrale è ritenuto energia rinnovabile dalla Commissione Europea perché gli alberi hanno il potere di crescere di continuo e di rinnovarsi, ma i tempi di crescita di un albero non sono compatibili con le quantità necessarie per tenere accesa una centrale elettrica. Inoltre, un pino, una volta tagliato, non ricresce più.

Le biomasse legnose ricevono degli incentivi economici (*) in quanto fonti rinnovabili e senza questi incentivi non verrebbero utilizzate perché non economicamente convenienti.
Tecnicamente si parla di utilizzo di “scarti derivanti da manutenzione boschiva”.
E’ uno dei crimini ambientali che paga di più (**). La produzione energetica da biomasse ricavate dai tagli boschivi prevede investimenti di poco conto e grandi ricavi.
Nonostante ciò, si insiste con incentivi pubblici in favore di una vera e propria sciagura ambientale spesso unita a una sciagura della legalità.

Anche la Regione Lazio ha proceduto a finanziare un progetto del CNR-IIA volto a redigere un censimento sulla disponibilità di biomassa a breve (a medio e lungo termine) e un’analisi territoriale e di sviluppo sugli scenari energetici per individuare il fabbisogno energetico e stabilire la dislocazione di impianti per la generazione di calore ed energia da biomasse nelle diverse province (*).
Nel 2018 un censimento elencava in circa 11.000 i pini nelle alberature stradali nella Capitale. In tutta Roma, parchi e giardini inclusi, i pini sarebbero invece 120.000. L’80% è stato colpito da Toumeyella parvicornis, nota anche come cocciniglia tartaruga del pino. Nel 2021 sono stati stanziati 60MLN di euro per il verde verticale, per la cura del patrimonio arboreo della capitale ma non per curare i pini con l’endoterapia (iniezioni di abamectina).
A Roma (e nel Lazio) si sono privilegiati gli abbattimenti dei pini malati alle cure, nonostante il problema sia conosciuto dal 2015, quando comparve per la prima volta in Campania.

Il Municipio X, in piena Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, è stato colpito pesantemente: a parte la Pineta di Castel Fusano, ricordiamo due casi gravi, anche sotto il profilo erariale e criminale: il Camping Capitol con oltre 400 pini (*) e Viale di Castel Porziano con 409 pini (**).
Ora si aggiunge l’abbattimento di migliaia di pini nel polmone verde della Capitale, la tenuta Presidenziale di Castel Porziano, e a breve si aggiungeranno i 400 di viale di Castel Fusano. Per quanto riguarda Castelporziano, si tratta di una prima tranche, perché i pini sono quasi tutti ammalati e qualche esperto del settore ritiene addirittura che sia il focolaio principale.
Cosa c’è dietro a questo abbattimento massiccio senza prevedere nuovi alberi in sostituzione, dello stesso tipo? Quali conseguenze? A quale prezzo anche per la salute pubblica?

IL CASO ‘ECONOMICO’ DELLA TENUTA PRESIDENZIALE DI CASTELPORZIANO

La pineta ha una estensione di 742 ettari. L’asta ha riguardato 154,87 ettari prevedendo l’abbattimento di migliaia di pini (il numero esatto non è stato indicato, ma si può stimare che si aggiri oltre i 10 mila).
In una corretta gestione, raggiunti i 35-40 anni di invecchiamento, una pineta deve avere la densità definitiva di 120-250 pini per ettaro. Quindi, l’area oggetto di gara dovrebbe comprendere un minimo di 18.000 a 38.000 pini. Dunque la stima di migliaia di pini da abbattere (in questa prima fase) è una quantità enorme, superiore al 40%.
Il totale dei pini nella tenuta di Castelporziano è all’incirca di 140 mila pini, la gran parte ammalati e sofferenti. A base d’asta è stato fissato il prezzo minimo da offrire di 0,80 euro al quintale. Ricordiamo che un pino ha un peso specifico, allo stato fresco, mediamente di 900 kg/m3, che scende, dopo normale stagionatura, a 620 kg/m3. Quindi ogni pino produce dai 9 ai 6 quintali di legna, che, al prezzo di 0,80 euro al quintale, equivale (in termini di asta) a una oscillazione dai 5 ai 7 euro per pino.
Sul mercato, per l’utente finale, il prezzo del cippato fresco si aggira attorno ai 3 euro al quintale, invece il prezzo del cippato secco attorno ai 3,50 euro al quintale: quindi, un pino rende sul mercato dai 27 ai 21 euro, contro i 5-7 di acquisto dopo il taglio.

IL MECCANISMO ANTIECONOMICO PER IL TAGLIO DELLE ALBERATURE STRADALI

Se si è in possesso delle necessarie autorizzazioni (la certificazione di sostenibilità ambientale Pefc), nel Lazio la legge prevede che si deve smaltire il legno entro i 70km negli impianti per biomassa (il 60-80% del fatturato di tali centrali proviene da fondi pubblici ricavati dagli importi che in bolletta sono addebitati agli utenti per finanziare le “rinnovabili”).
Gli alberi tagliati, soprattutto lungo le alberature stradali, sono considerati rifiuti speciali. Come tali devono essere tracciati fino a smaltimento, prevedendo per la raccolta e per il trasporto particolari accorgimenti. Il materiale legnoso può assumere dunque un doppio valore: come biomassa per produzione di bioenergie o come rifiuto da smaltire, anche se (come spesso avviene, per mancanza di controlli) viene venduto sottobanco. In realtà si tratterebbe di un bene patrimoniale in possesso del Comune che, non tracciandolo fino a destinazione e favorendo di fatto chi lo dovrebbe smaltire, finisce per produrre un danno erariale immenso per il Comune stesso. Potremo paragonare il meccanismo a un’estrazione di petrolio a ‘nero’, uno sfruttamento di risorsa energetica rinnovabile che il Comune non prende in considerazione: per negligenza o per favoreggiamento?

LA MANCATA TRASPARENZA AMMINISTRATIVA DEL MUNICIPIO X

Durante la giunta del M5S, l’assessore al verde, Alessandro IEVA, non ha mai risposto alla precise interrogazioni sulla gestione municipale del verde, portate anche in aula municipale (**). Il caso dei pini di via di Castelporziano è emblematico.

Nulla è stato fatto per salvaguardare le alberature (lungo via di Castelporziano) inquadrate in classe C e in C-D dall’agronomo a cui era stata commissionata la relazione tecnica in vista del rifacimento del manto stradale. L’agronomo aveva infatti descritto una situazione tragica chiedendo di intervenire su tutte le piante perché c’era anche il problema del blastofago del pino e di altre patologie, tra cui appunto la Toumeyella Parvicornis. Dovevano essere effettuati tagli urgenti e portati avanti protocolli fitosanitari che non ci sono stati causando di fatto il passaggio delle piante classificate C-D a D (cioè da abbattere con urgenza perché a rischio estremo) e le C in C-D (da abbattere a breve perché a
rischio elevato). Nonostante che nell’appalto fosse previsto il “trattamento antiparassitario, a partire da un trattamento antiparassitario liquido, eseguito con mezzi meccanici atomizzatori” e fossero previsti 700 euro ad albero, per il trattamento delle chiome, l’estirpazione delle ceppaie e il taglio delle radici dei pini, nulla è stato fatto.
Sono quindi state abbattute le alberature ma non sono state ripiantate e ad oggi la strada continua ad essere pericolosa perchè gli alberi si sono quasi tutti ammalati, diventando a rischio crollo.
Addirittura i pini (ormai morti) su via di Castelporziano risultano tutti ‘etichettati’ secondo un censimento che fu fatto quasi 10 anni fa sotto la giunta PD (quando assessore al verde era Marco BELMONTE), ad oggi ampiamente scaduta e fuorviante per il cittadino a cui ‘sembra’ che il Municipio tiene tutto sotto controllo.

IL PROBLEMA DELL’INQUINAMENTO

Un processo di combustione ideale prevede la conversione del carbonio organico in anidride carbonica ed acqua, producendo energia termica che viene convenientemente sfruttata tal quale o convertita in altre forme. Nel processo di combustione reale vengono prodotti diversi inquinanti atmosferici: l’anidride carbonica (la cui quantità emessa risulta essere pari a quella assorbita dalle piante), il monossido di carbonio, gli ossidi di zolfo e di azoto, i composti organici volatili, polveri, ammoniaca ed acido cloridrico.

Gli ossidi di zolfo e di azoto, hanno effetti tossici sull’uomo e l’ambiente sono causa di deposizioni acide e precursori di particolato secondario; inoltre, il biossido di azoto (NO2) è una delle cause dello smog fotochimico; infine, il protossido di azoto (N2O) è un noto gas climalterante. Tra i numerosi composti organici volatili emessi da una combustione, molti sono tossici in quanto tali (benzene, toluene, xileni, aldeidi ecc).

In quest’ottica, i principali inquinanti emessi dalla combustione di biomassa sono le polveri, il monossido di carbonio, gli ossidi di azoto e di zolfo ed i composti organici volatili. Il controllo delle emissioni, ovvero le misure, gli strumenti e le tecnologie che permettono di ridurre l’emissione di tali inquinanti in atmosfera, può essere di tipo primario o secondario. I due tipi di controllo non si escludono a vicenda ma sono anzi complementari.
Nei fumi che si producono con la combustione del legno sono presenti numerose sostanze tossiche e cancerogene: benzene, formaldeide, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), diossine, polveri fini e ultrafini.
Tutte le attuali ricerche segnalano che l’esposizione a fumo di legna prodotto da impianti di riscaldamento domestico è associata a effetti sanitari all’apparato respiratorio, del tutto simili a quelli prodotti dall’inalazione di particelle prodotte dalla combustione di combustibili fossili. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che particelle prodotte da combustione incompleta possano essere più tossiche di quelle formate con combustione di alta efficienza. L’esposizione ai fumi da legna ha diversi effetti sulla salute umana, quali diminuita funzionalità polmonare, ridotta resistenza alle infezioni, aumento dell’incidenza e severità di asma ed effetti cancerogeni. Infatti, nel 2010 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato come possibile cancerogeno per l’uomo le emissioni dalla combustione domestica di biocombustibili, in particolare la legna.

CONCLUSIONI
Se la pubblica amministrazione, qualunque competenza abbia, non ha capacità di intervenire nella gestione ambientale del verde pubblico, è inevitabile il depauperamento di un patrimonio che riguarda soprattutto la salute dei cittadini, mettendo anche a rischio la pubblica e privata incolumità a causa dei ‘crolli’ improvvisi (?) degli alberi, soprattutto dei pini. In questo periodo si discute molto nel Municipio X sulla sorte delle concessioni balneari mentre, sotto gli occhi di tutti, tagliano o vorrebbero tagliare 104 pini su via dei Pescatori, infischiandosene anche della questione paesaggistica. Ritorna alla mente un vecchio detto: un incapace è capace di tutto.

 

(*) I sussidi andati alle aziende produttrici di biomasse legnose in Italia sono stati 383,5 milioni di euro nel 2019 e 268,5 nel 2020. A questi soldi si aggiungono gli incentivi dati alle macchine cippatrici – ovvero che trasformano tronchi di alberi in scaglie di legno – e quelli che, da oltre 10 anni, il nostro Stato eroga per sovvenzionare le stufe a pellet, rendendo l’Italia il maggior consumatore al mondo di questo combustibile. Il 14 settembre 2022 l’Europarlamento ha approvato un graduale fermo delle sovvenzioni per la “biomassa legnosa primaria”, ovvero la produzione di energia che deriva dalla legna prelevata dalle foreste e bruciata nelle centrali.

(**) Spesso i tagli boschivi sono abusivi e la criminalità organizzata ha esteso i propri affari nel campo
(https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/10/05/rifiuti-bruciati-con-la-legna-alberi-tagliati-per-prendere-piu-incentivi-legami-con-i-clan-cosa-ce-dietro-il-sequestro-della-centrale-a-biomasse-di-cutro-crotone/6827961/ “ “Lo Stato incentiva le biomasse perché ritiene producano energia pulita – ha sottolineato Gratteri in conferenza stampa – è un’attività prevista dalla legge dove si ottengono milioni di euro di contributi. Ma questi presunti innocenti, secondo l’imputazione, nel cippato mettevano spazzatura, catrame, asfalto della ripulitura dell’autostrada”. “raddoppiava il quantitativo di cippato conferito presentando la stessa documentazione presso due impianti diversi. La duplicazione consentiva, “il conferimento illegale presso le centrali di ben 56.277 tonnellate di cippato”. “Nessun controllo da parte di cinque operatori elettrici”. L’energia elettrica prodotta sarebbe stata “certificata come prodotta da cippato di legna vergine o comunque incentivabile, quando non lo era”. “Sul piano delle certificazioni
– scrive il Gip – è emerso che gli operatori elettrici acquisivano la documentazione senza eseguire alcun accertamento sulla veridicità”. In questo modo le centrali a biomasse avrebbero percepito un ingiusto profitto, derivante dagli “oneri generali di sistema” posti a carico di tutti i consumatori sulle bollette. “L’artifizio messo in atto dagli operatori elettrici”, avrebbe provocato un danno patrimoniale per l’Ente pubblico stimato in 13 milioni di euro. )

(*)
È in vigore dal 20 ottobre scorso il regolamento della Regione Lazio che istituisce il registro regionale degli impianti a biomassa (Rib) e ne regola il funzionamento. La banca dati elencherà le informazioni tecniche e di progetto degli impianti a biomassa con potenza
termica uguale o superiore a 50 kW termici.Selva è un progetto del CNR-IIA, finanziato dalla Regione Lazio
Il progetto vuole rispondere agli obiettivi in materia di biomasse forestali stabiliti dalla Regione Lazio. In particolare, si è previsto di redigere un censimento sulla disponibilità di biomassa a breve, medio e lungo termine attraverso lo studio degli strumenti pianificatori e lo sviluppo e l’applicazione di un indice di accessibilità volto a valutare non lo solo la disponibilità effettiva ma il vantaggio per la retraibilità della biomassa. E’ stata effettuata un’analisi territoriale e lo sviluppo di scenari energetici per individuare il fabbisogno energetico e stabilire la dislocazione di impianti per la generazione di calore ed energia da biomasse nelle diverse province; si è sviluppato il Registro degli Impianti a Biomasse e il Sistema Informativo Territoriale associato per le valutazioni
ambientali volte alla creazione di nuovi impianti; è stato sviluppato il Regolamento Regionale per le Biomasse volto a disciplinare le procedure per il registro degli impianti e i compiti a carico dei proprietari degli impianti.

(**) https://paulafilipedejesus.blogspot.com/2022/05/municipio-x-campeggio-capitoli-nuovi.html
(***)http://www.labur.eu/public/blog/2022/02/18/infernetto-viale-di-castelporziano-mai-ripiantati-i-37-pini-tagliati/

(**) https://paulafilipedejesus.blogspot.com/2021/01/lo-stato-dellarte-al-verde-ep-3.html

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