Dopo l’articolo pubblicato su Il Messaggero del 22 settembre u.s., relativo alla preoccupazione da parte delle forze dell’ordine circa le infiltrazioni criminali sul litorale romano, riecheggiano con sempre maggior insistenza le parole del prefetto Marilisa MAGNO, ai tempi del commissariamento per mafia di Ostia: “… il P.U.A. (Piano di Utilizzazione degli Arenili), prevede l’erogazione di enormi investimenti pubblici finalizzati a valorizzare il demanio marittimo lidense con la realizzazione di importanti infrastrutture, per le quali, quindi, non è possibile escludere l’interesse della criminalità organizzata”.
Parole inascoltate e dimenticate dopo 7 anni, proprio ora che il Comune di Roma ripropone il P.U.A. e vuole riprendersi le deleghe amministrative per il rilascio delle concessioni balneari, potere decentrato nel 2011 al Municipio X.
E’ del 20 settembre 2022 la seduta congiunta di due commissioni municipali (Urbanistica e Turismo) per discutere la proposta di adozione preliminare del P.U.A., recentemente modificato dal PD rispetto a quello presentato dal M5S nel 2019.
Tra gli invitati dal Municipio c’era Renato PAPAGNI che però non rappresenta più la categoria dei balneari dal 3 maggio 2022, ma gode ancora della carica grazie ad una proroga fino al 30 Novembre 2022. La discussione si è incentrata proprio sulla visione strategica del turismo sul litorale romano, sintetizzata dalle parole di PAPAGNI: “Deve essere a vantaggio del romano ‘panino e biretta’ o prevedere una ricettività per 30mila posti letto?”. È evidente che nel secondo caso servirebbero alberghi, strade e servizi che oggi mancano sul lungomare ostiense. Ed era proprio questa la preoccupazione espressa 7 anni fa dal prefetto MAGNO.
Serve dunque piena trasparenza amministrativa ma anche imprenditoriale, a partire dagli operatori del settore balneare e dai loro rappresentanti.
È eclatante infatti il caso proprio di Renato PAPAGNI, rinviato a giudizio nel 2018 per abusi edilizi. Era il 7 marzo 2013 quando un sopralluogo condotto dall’ufficio tecnico municipale presso lo stabilimento Le Dune, di cui PAPAGNI è concessionario, non rilevò alcun abuso edilizio. Due anni dopo però accadde esattamente il contrario: con l’accusa nel 2015 di ripetuti abusi edilizi, PAPAGNI finì a processo il 21 marzo 2018.
Il sopralluogo del 2013 era stato condotto nel contesto del riesame della procedura di decadenza della concessione comunicata a PAPAGNI un anno prima (2012) per una enorme quantità di presunte irregolarità: violazione dell’art.45 bis del Codice della Navigazione, mancato pagamento degli oneri concessori per circa 1,2 milioni di euro e molteplici abusi edilizi realizzati tramite autorizzazioni temporanee relative agli eventi “mare di notte” e “mare d’inverno”.
Cosa era accaduto? Nel 2001 lo stabilimento Tibidabo venne di fatto diviso in due parti, mantenendo come unica concessione l’originario atto formale n.2 prot. 21606 del 28 marzo 2003 rilasciato per una durata di 25 anni dal Dipartimento IX del Comune di Roma, intestato alla A.E.B. Esercizi e Bagni srl, avente per amministratori costituenti Paolo PAPAGNI (fratello di Renato e arrestato a gennaio di quest’anno per tentata estorsione) e Adriano DI FILIPPO, sostituiti il 18 giugno 1996 da Luigi DI FILIPPO e Cosetta BORETTI (in carica fino al 2014).
In data 5 agosto 2004 la società A.E.B. Esercizi e Bagni srl chiese l’autorizzazione per affidare alla società Le Dune Village srl la gestione del corpo centrale e del lato levante dello stabilimento Tibidabo e la gestione del lato ponente alla società Tibidabo Village srl. L’autorizzazione arrivò il 27 dicembre 2004 a firma di Gianfilippo BIAZZO del Dipartimento IX (poi condannato nel 2011 dalla Corte dei Conti per concessioni demaniali rilasciate senza accurati controlli preventivi) ai sensi dell’articolo 45 bis del Codice della Navigazione con il quale si può affidare, per un determinato periodo di tempo, la gestione di un ramo commerciale dell’azienda balneare (p.es., la gestione del ristorante), ma non l’intera gestione della concessione. Così facendo invece si operò di fatto, per ben 8 anni, una scissione della concessione balneare generando così due stabilimenti, Le Dune ed il Tibidabo. Tutte e tre le società sopra citate avevano la sede legale presso lo stesso indirizzo: lungomare Caio Duilio n.22 ad Ostia, Era il tempo in cui, con Decisione di Giunta Capitolina n.144 del 21 luglio 2004, si giunse in data 14 febbraio 2005 all’adozione del P.U.A. (Deliberazione del Consiglio Comunale n.96), scaduto senza mai esser stato approvato.
A seguito del c.d. decentramento amministrativo, che delegava il rilascio delle concessioni balneari al Municipio allora XIII ora X (deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 18 del 18/19 aprile 2011) ottenuto grazie alla giunta municipale di centrodestra di Giacomo VIZZANI (2008-2013), in data 16 luglio 2012 la società A.E.B. Esercizi e Bagni srl formulò la richiesta di scissione dell’atto formale pluriennale a favore delle società Le Dune Village srl e Tibidabo Beach srl (prot. M/O 72409).
Il 3 agosto 2012 Aldo PAPALINI, direttore dal 18 giugno 2012 dell’Ufficio Demanio Marittimo del Municipio XIII, notificò alla A.E.B. il diniego dell’autorizzazione per la scissione della concessione demaniale, sostenendo appunto la violazione dell’art.45 bis del Codice della Navigazione e avviando il procedimento amministrativo per la decadenza della concessione stessa.
Furono redatte due determinazioni dirigenziali: quella del 10 agosto 2012, che annullava le autorizzazioni del 2004, e quella del 10 ottobre che revocava la concessione alla A.E.B. Esercizi e Bagni srl per violazione del 45 bis, per mancato pagamento degli oneri concessori e per abusi edilizi.
Una settimana dopo, il 18 ottobre del 2012, PAPALINI fu rimosso dall’incarico su iniziativa del sindaco Gianni ALEMANNO.
A quel tempo tutti sapevano cosa stesse accadendo e quale fosse il contenuto degli atti amministrativi, visto che il 23 ottobre 2012 la Capitaneria di Porto, nell’ambito delle attività di indagine delegate dalla Procura della Repubblica di Roma, aveva proceduto al sequestro ex art. 321 c.p.p. di tutta la documentazione amministrativa detenuta presso i locali dell’Ufficio Demanio, faldoni poi restituiti in data 4 gennaio 2013.
Seguì l’intervento del nuovo direttore dell’Ufficio Demanio, Paolo CAFAGGI, che con determinazione dirigenziale n.870 del 11 aprile 2013 annullò tutti gli atti precedenti emessi da PAPALINI. Ne prese atto sia il TAR del Lazio non esprimendo sentenza (a cui la A.E.B. aveva fatto ricorso il 12 ottobre) sia l’Avvocatura Capitolina, interessata dallo stesso CAFAGGI.
Solo in data 4 marzo 2014 Renato PAPAGNI fu nominato amministratore della A.E.B. assieme ad Adriano DI FILIPPO. Nello stesso periodo, vennero rilasciate due nuove concessioni: la 6/2014 per lo stabilimento Tibidabo della Tibidabo Beach srl di Adriano DI FILIPPO e la 5/2014 per lo stabilimento Le Dune della A.E.B. Esercizi e Bagni srl di Renato PAPAGNI, che ereditarono la scadenza al 2028 in virtù del precedente atto formale 2/2003 evitando così la normale scadenza prevista per legge e i controlli.
Tutto regolare? Non tanto, visto quello che si legge nella relazione del Prefetto Marilisa MAGNO, depositata il 15 giugno 2015 dopo 6 mesi di accertamenti, rivelatasi un documento ispettivo propedeutico all’atto del Presidente della Repubblica con il quale, in data 27 agosto 2015, si è decretata la gestione straordinaria del Municipio Roma X (ex XIII), azzerando l’amministrazione locale per ingerenza della criminalità organizzata al suo interno. Così scriveva: “Renato PAPAGNI gestisce uno degli stabilimenti più grandi e prestigiosi di Ostia senza essere titolare di alcuna concessione”.
Chi sbaglia dunque? La commissione d’inchiesta che nel 2015 doveva valutare la documentazione o l’ufficio tecnico municipale che nel 2013 rilasciò la concessione ad oggi ancora vigente ma di cui non si è mai chiarita con certezza la regolarità?
Quello che è certo è che dopo il riesame di Paolo CAFAGGI nel 2013 e il rilascio delle concessioni nel 2014 per scissione di quella originaria (interpretando che la richiesta di scissione del 2012 dovesse considerarsi un subentro ai sensi dell’articolo 46 del Codice della Navigazione), sia Le Dune sia il Tibidabo hanno goduto di un privilegio rispetto alle altre concessioni balneari, vedendosi confermare la validità dell’atto fino al 2028, ben oltre i termini di scadenza imposti dalla Bolkestein. Così come è certo che PAPAGNI, pur essendo a capo dell’associazione dei balneari dal 1999, non sia stato concessionario di alcun bene demaniale fino almeno al 2014, nonostante li rappresentasse in ogni consesso.
In conclusione, nel caos amministrativo che regna sul demanio marittimo del litorale romano, in un periodo in cui si sta decidendo di fatto il baratto dell’arenile al fine di realizzare un nuovo lungomare, con alberghi, parcheggi, servizi e attività commerciali (p.es. la colata di cemento del Gruppo Mezzaroma), è indispensabile che chiunque sieda al tavolo decisionale operi in piena trasparenza, a partire proprio da Renato PAPAGNI che fino al 30 novembre 2022 rappresenta la categoria dei balneari.
Senza le carte in regola non ci si dovrebbe sedere ad alcun tavolo, soprattutto istituzionale. Senza le carte in regola il pericolo di favorire l’infiltrazione della criminalità organizzata è altissimo soprattutto nel condizionamento degli atti amministrativi.