Per quanto ancora Isola Sacra dovrà preoccuparsi di piene che non si verificheranno mai? Erasmo D’Angelis (PD), Segretario Generale dell’autorità di bacino, continua a vincolare un territorio per un rischio di esondazione annuo dello 0,2% , che, in altra sede, lui stesso definisce inutile e anacronistico. Una complicità burocratica condivisa con la Regione Lazio a danno dei cittadini, senza alcuna presa di posizione da parte del Comune di Fiumicino. Pronta la interrogazione.
Ha riscosso interesse la recente riclassificazione del territorio dell’Isola Sacra da rischio idrogeologico R4 (alto) a R2 (medio) avvenuta con Decreto Segretariale n.102/2021 dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale (ABDAC), riferita al solo reticolo idrografico principale (il Tevere) ed accelerata in sede giudiziaria grazie alla collaborazione tra il CSI (Comitato Spontaneo Isola Sacra) e LabUr (Laboratorio di Urbanistica). Sempre grazie alle due associazioni, che hanno inviato all’ABDAC due osservazioni al D.S. n.102/2021 (le uniche ad esser state prese in considerazione delle 5 in totale presentate) si è venuti a conoscenza che il residuo rischio R2 è dovuto alla probabilità dello 0,2% che possa verificarsi (in un dato anno) una disastrosa piena che, in corrispondenza dell’idrometro di Ripetta, faccia segnare un livello (oltre i 16 metri) corrispondente ad una portata al colmo pari a 3.300 m³/s. Tale probabilità (p=1/Tr) è stata considerata in base a un Tempo di Ritorno (Tr) della piena pari a 500 anni, vale a dire ad “alluvioni rare di estrema intensità con bassa probabilità di accadimento”. Per intenderci, una piena simile è stata quella “eccezionale” del 29 dicembre 1870, con portata stimata intorno ai 3.300 m³/s e quota massima di circa 17,22 metri. Addirittura, in caso di piena con portata pari a 3.450 m³/s anche il sistema difensivo idraulico di Roma, composto dai muraglioni, potrebbe essere messo in crisi.
Quindi la domanda è: può l’ABDAC, in presenza del recente completamento dell’argine maestro dichiarato perfettamente funzionate e collaudato, continuare a prendere in considerazione il vincolo residuo R2 collegato a piene eccezionali? Riportiamo integralmente la risposta dell’ABDAC:
– “… in ossequio al parere Regionale (che “per la restante parte del territorio in destra idraulica, venga a discrezione di codesta Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, declassificato l’attuale rischio idraulico, non più commisurato allo stato attuale dei luoghi e delle infrastrutture di protezione.”) e poiché lo studio idraulico a supporto del progetto dell’argine esamina solo gli effetti della portata duecentennale, l’Autorità di Bacino Distrettuale, a garanzia della sicurezza del territorio e della popolazione, ha mantenuto invariata, rispetto al DS n. 32/2015, la perimetrazione caratterizzata da bassa probabilità di accadimento (tempo di ritorno 500 anni – Fascia C o Rischio R2), su tutto il territorio di Isola Sacra”.
In altre parole, l’ABDAC conferma che l’argine maestro esistente da Capo due Rami fino alla foce del Tevere difende l’Isola Sacra dalle possibili piene con portate inferiori e tempi di ritorno di 50 e 200 anni (probabilità, rispettivamente, del 2% e dello 0,5% in un dato anno) ma non spiega né si capisce quale altra opera idraulica aggiuntiva andrebbe realizzata per eliminare la fascia C cioè il rischio R2. Un ulteriore rialzamento di tutto l’argine in sponda idraulica destra nel tratto di Fiumara Grande?
La conservazione del rischio R2 non preclude l’edificazione (comunque soggetta ad opere di mitigazione) ma compromette la valutazione del rischio collegato al reticolo idrografico secondario (i canali), oggi indicato in R3 (questo si, con ripercussioni sulla edificabilità), motivo per cui è molto grave che a discrezione dell’ABDAC non sia stato annullato del tutto il rischio idraulico collegato al reticolo idrografico principale (il Tevere). Senza rischio esondazione sarebbe diminuito il sopra citato rischio R3.
E’ stato inoltre proprio il Segretario Generale dell’ABDAC, Erasmo D’Angelis, in data 29 novembre 2021 (riunione dell’Osservatorio permanente sull’utilizzo idrico)[1] a sottolineare la necessità di “fare i conti” con i tempi di ritorno delle piene, le cui stime risalgono ormai a un secolo fa e che a causa dei cambiamenti climatici in atto sono da ridefinire: “dobbiamo affrontare insieme questo tema e ragionare sulle modalità per aggiornare la metodologia di calcolo“. Peccato che lo stesso D’Angelis, in data 19 ottobre (atti della segreteria tecnico operativa) e in data 25 ottobre (verbale della conferenza operativa) abbia invece sottoscritto l’istruttoria tecnica di cui l’esito abbiamo sopra riportato, facendo mantenere un vincolo inutile e anacronistico su tutta l’Isola Sacra.
Tralasciando l’aspetto giuridico legato alla questione, che comporterebbe una complessa argomentazione non possibile in questa sede, resta incomprensibile l’intesa della Regione Lazio, espressa dal suo rappresentante, ingegner Antonio Battaglino, e la discrezionalità lasciata all’ABDAC. La Regione Lazio (e il Comune di Fiumicino) sapevano che il progetto del completamento dell’argine maestro non avrebbe soddisfatto l’ABDAC in quanto riferito al solo tempo di ritorno duecentennale?
Alle domande di cui sopra, rimaste aperte, dovrà dare risposta il Comune di Fiumicino, facendosi promotore di una interrogazione sia alla Regione Lazio che all’ABDAC per chiarire come mai certi ‘errori’ debbano essere scoperti dai cittadini e non dalle istituzioni durante le conferenze dei servizi. Se esiste anche un minimo rischio per la pubblica e privata incolumità, questo va eliminato, ma non può diventare un orpello in mano alla burocrazia. Per quanto ancora Isola Sacra dovrà preoccuparsi di piene che non si verificheranno mai?