Nonostante il Municipio X sia stato commissariato per mafia, né l’Assessore Alfonso Sabella né la Commissione Prefettizia hanno saputo dare una risposta sul Collegio di Vigilanza del Porto di Roma. Non si riesce nemmeno a chiarire se Balini abbia pagato interamente i canoni demaniali. Al Dipartimento di Programmazione e Attuazione Urbanistica non si trova il progetto del Porto. Sabella ai suoi collaboratori: “Stiamo attenti quando trattiamo il Porto, li ci sparano sul serio”. Ma non ha fatto nulla. Sarebbe stato un inizio di percorso di legalità quello di nominare chi doveva controllare che tutto fosse in ordine.
Recentemente LabUr ha inoltrato un Accesso Civico al Comune di Roma, volto a conoscere la composizione del Collegio di Vigilanza relativo all’Accordo di Programma che ha portato alla realizzazione del Porto di Roma. Essendo “un accordo di programma, nel diritto amministrativo italiano, una convenzione tra enti territoriali (regioni, province o comuni) ed altre amministrazioni pubbliche mediante la quale le parti coordinano le loro attività per la realizzazione di opere, interventi o programmi di intervento” abbiamo chiesto chi abbia vigilato sulla corretta realizzazione di quest’opera strategica, dato che l’art. 34, comma 7, D.Lgs. 18 Agosto 2000 n. 267, prevede tale organo di controllo. Ebbene, dopo 15 anni dall’inaugurazione avvenuta nel 2001, LabUr ha scoperto che non c’è mai stato un Collegio di Vigilanza, così come previsto dall’articolo 5 dell’Accordo di Programma firmato in data 26 luglio 2000 e ratificato ai sensi dell’art.27 della legge 142/90 dal Comune di Roma con delibera n.134 del Consiglio Comunale in data 31 luglio 2000.
Il Collegio di Vigilanza doveva essere composto dal Sindaco (o suo delegato) e da un rappresentante di ciascuno degli enti firmatari: Regione Lazio, Ministero Beni Culturali (Soprintendenza di Ostia e di Roma) e Ministero delle Finanze (Direzione Centrale Demanio). Dall’Accordo di Programma è per esempio scomparsa la Caserma della Guardia di Finanza che ha lasciato il posto ad un albergo e a un residence, nonché al museo della LIPU, fatto che avrebbe dovuto bloccare la realizzazione del Porto di Roma.
LA RINUNCIA DELLA GUARDIA DI FINANZA
Da un carteggio tra la Guardia di Finanza e la società di Mauro Balini del 27 dicembre 2008 (prot. n.40152/52, II Gruppo Roma) si evince che già il 26 aprile del 1999 la Guardia di Finanza sottolineava che la costruzione dell’immobile non era da considerarsi vincolante per il Corpo in quanto non era mai “stato assunto alcun impegno formale a nome dell’Amministrazione” con l’A.T.I., la società di Balini che ha realizzato il Porto grazie all’Accordo di Programma del 2000. Dunque, a dicembre 2008, la Guardia di Finanza si sente libera di rifiutare la Caserma. Questa circostanza era già nota a Balini almeno due mesi prima, visto che il 10 ottobre 2008 il Comune di Roma vendeva a Balini un pezzo di terra in esecuzione della deliberazione n.35 adottata in data 17 marzo 2008 dal Commissario Straordinario del Comune di Roma, Mario Morcone. Proprio su una parte di quel terreno di 31.578 mq ubicato dietro al Porto (lungo via Carlo Avegno, oggi ancora abbandonato), venduto a 3.819.934,40 euro (circa 121 euro/mq) doveva infatti sorgere la Caserma. Balini però aveva già pronto un altro progetto che prevedeva la costruzione di un residence, di un albergo e altro ancora. A prescindere dai dettagli tecnici, questa era una delle situazioni in cui avrebbe dovuto intervenire il Collegio di Vigilanza.
LA CAMPAGNA ELETTORALE DI RUTELLI
Dal 14 febbraio al 28 aprile 2008, Roma ha avuto un Commissario Straordinario a seguito delle dimissioni del Sindaco Veltroni (PD), candidato alla Presidenza del Consiglio. Il Prefetto era Morcone, che a marzo del 2008 rende ‘vendibile’ l’area dove Balini vuole sviluppare il nuovo progetto. Circa un mese dopo, il 7 aprile 2008, Francesco Rutelli, candidato a Sindaco di Roma per il centrosinistra, viene invitato a fare il suo comizio elettorale dentro gli uffici del Porto di Roma da Mauro Balini, patròn del Porto, finito nelle cronache di Mafia Capitale. Erano presenti, oltre all’ex Assessore comunale al Commercio prima sotto Rutelli (1997-2001) e poi sotto Veltroni (2001-2008), Franco Cioffarelli (PD), che accompagnava Rutelli, l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Ricerca Innovazione e Turismo, Claudio Mancini (PD), l’assessore al Turismo della Provincia di Roma, Patrizia Ninci (PD), il presidente uscente del Municipio, Paolo Orneli (PD), compresi esponenti locali come Domenico Pizzuti (PD) e altri. Queste le testuali parole di Mauro Balini: “Volevo soltanto dire dell’incontro del Porto di Roma con l’onorevole Rutelli. Che per noi romani è Rutelli, Francesco. E’ nato nel 2000-2001. Avevamo un problema serio con l’iter procedurale e chiedemmo aiuto al nostro Sindaco, Francesco Rutelli. Quel giorno mi accompagnò l’assessore Franco Cioffarelli. Francesco Rutelli aveva altre cose da fare, ci fermò in un salotto e ci disse soltanto due parole (non so se te le ricordi), mi fece: “Balini, ma i posti di lavoro, li lasci?” “Come no!” “L’imprenditoria la vuoi?” “Si!” “Riesci a dare altra forza lavoro sul territorio, ripristinare il parco Pasolini?” “Si!” Siamo andati via e si fece quella sera il porto turistico di Roma“. Rutelli annuisce e promette che il futuro raddoppio del Porto e la realizzazione del nuovo ponte della Scafa si faranno.
IL DEPISTAGGIO DI SERAFINA BUARNE’, SEGRETARIO GENERALE DEL COMUNE DI ROMA
La mancanza del Collegio di Vigilanza di un Accordo di Programma così importante doveva esser già nota al Comune di Roma, anche perché è obbligo di legge la pubblicazione dell’avvenuta composizione. A maggior ragione ciò doveva esser fatto dal Comune di Roma dopo i fatti di Mafia Capitale e l’arresto di Mauro Balini. Invece, il 15 gennaio 2016, alla richiesta di LabUr, Serafina Buarnè, Segretario Generale del Comune di Roma (preposto alla trasparenza amministrativa e scelto dall’Assessore alla Legalità, Alfonso Sabella), nega l’Accesso Civico rispondendo testualmente che quanto richiesto “non soggiace agli obblighi di pubblicazione previsti dal D.Lgs. n.33/2013“. Non era il primo rifiuto. Nel frattempo la Buarné ha lasciato l’incarico e dopo l’ennesima richiesta di LabUr è arrivata la risposta il 5 febbraio 2016 da parte della dott.ssa Maria Rosaria Pacelli, che intimava la pubblicazione richiesta da LabUr entro il 24 febbraio 2016. Ad oggi, 28 febbraio, però ancora nulla.
L’IMBARAZZO DELLA COMMISSIONE PREFETTIZIA DI OSTIA
Nonostante il Municipio X sia stato commissariato per mafia, né l’Assessore Alfonso Sabella né la Commissione Prefettizia hanno saputo dare una risposta sulla Commissione di Vigilanza. La cosa davvero incredibile è che non si riesce a chiarire se Balini abbia pagato interamente i canoni demaniali mentre ci si accanisce contro tutti gli stabilimenti balneari, senza alcuna distinzione. Addirittura al Dipartimento di Programmazione e Attuazione Urbanistica non si trova il progetto del Porto: l’Ing. Antonello Fatello (che istruì l’Accordo di Programma) oggi è indagato e non si conoscono i nomi della Commissione di Vigilanza sulle opere pubbliche e di interesse pubblico del Porto. Lo stesso Sabella diceva ai suoi collaboratori: “Stiamo attenti quando trattiamo il Porto, li ci sparano sul serio”. Ma non ha fatto nulla. Sarebbe stato un inizio di percorso di legalità da parte di Sabella quello di nominare chi doveva controllare che tutto fosse in ordine, un’azione ordinaria, non straordinaria.