I famosi ‘varchi’ di Ostia sono ancora in alto mare: chiusi, sporchi, senza sorveglianza e non idonei per i diversamente abili, gli anziani e le carrozzine, come invece prevede l’ordinanza balneare del 2015 (dunque, obbligo di legge). I finti varchi non sono neanche idonei per l’accesso al mare dei mezzi di salvataggio o per eventuali evacuazioni del Litorale (obbligo di legge). Insomma, gli spot pubblicitari del Sindaco Ignazio Marino, ma soprattutto del suo delegato, l’Avv. Alfonso Sabella, alla guida del Municipio X dopo l’arresto dell’ex-presidente Tassone per Mafia Capitale, lasciano il tempo che trovano. Imbarazzanti i silenzi della Capitaneria di Porto (il cui Comandante, Lorenzo Savarese, è troppo concentrato sulla sua nomina presso l’Autorità Portuale di Civitavecchia) e dei Radicali (che hanno presentato il 15 giugno un ricorso al TAR, chiedendo l’annullamento dell’istituzione dei varchi). Ancora più imbarazzante la situazione che riguarda la Colonia Marina L’Arca, spazio demaniale balneare adibito a servizi di accoglienza e assistenza per bambini, anziani, disabili e cittadini a basso reddito situato davanti al capolinea della Roma-Lido. Lo stabilimento Balneare “L’Arca” è gestito dalla Cooperativa Sociale Roma Solidarietà (C.R.S.), Società Cooperativa Sociale ONLUS, promossa dalla Caritas di Roma, il cui legale rappresentante è il Monsignor Enrico Feroci. Dal 24 aprile 2015, presente già il nuovo direttore tecnico, l’Arch. Cinzia Esposito (la stessa che discuteva con Balini e D’Ausilio i permessi per il raddoppio del Porto di Roma), è in atto il contenzioso per l’apertura del varco situato tra la Colonia Marina L’Arca e l’adiacente stabilimento balneare Gambrinus (storico stabilimento balneare di Cesare Urbinati che due anni fa è passato nelle mani dell’imprenditore De Sando). Il varco però è interamente dentro la colonia marina. A rappresentare in tale data il Monsignor Feroci, Mario Urbinati, operatore della Mensa Caritas, da vent’anni e nel servizio notturno itinerante in strada per aiutare i poveri. Proprio nella riunione del 24 aprile è emersa la disponibilità da parte della Caritas di mettere a disposizione delle scolaresche le zone d’ombra installate nell’area in concessione, ma non la realizzazione del varco, a causa delle difficoltà economiche in cui versa la Caritas. Si parla di un importo intorno ai 10/12 mila euro. Colpo di scena: Alfonso Sabella, insediatosi in Municipio il 29 aprile (cioè pochi giorni dopo la riunione) avrebbe garantito la copertura economica da parte del Comune di Roma per l’apertura del varco.
Nonostante l’esposto presentato da LabUr, nonostante i varchi siano stati spacciati per un’operazione di Legalità, il Segretario Generale del Comune di Roma, Serafina Buarnè, ha negato l’accesso civico all’operazione ‘varchi ad Ostia’, alla faccia della trasparenza. Il varco Caritas è ad oggi ancora chiuso tutto il giorno e Sabella non ha alcuna intenzione di usare qui le “ruspe della legalità”. Campeggia sempre sul cancello il cartello “Abbiamo iniziato la bonifica delle superfici per poter effettuare i lavori e creare il varco di accesso libero al mare. Prevediamo nella settimana prossima (dal 20/4 al 26/4) di iniziare i lavori. Ci scusiamo per il disagio arrecato”. Insomma, della serie ‘attendere prego: Dio è occupato, ma Sabella no’. La pubblicità sui giornali amici ormai l’ha avuta e in vista del Giubileo si è portato avanti con il lavoro con un atto di Misericordia, ma con i soldi dei cittadini ovviamente, dimenticandosi che il ruolo che ricopre lo obbliga ad attenersi a precise disposizioni amministrative che devono andare a vantaggio dell’intera collettività e non del singolo privato.
Paula de Jesus per LabUr