1) parcheggio sequestrato, dopo il nostro esposto, dalla Procura di Roma all’Infernetto, in via Bocenago, voluto a tutti i costi dal direttore dell’Ufficio Tecnico. Ing. Paolo Cafaggi e dall’assessore all’Urbanistica, Giacomina Di Salvo, a favore di un supermercato e in sostituzione di una scuola;
2) realizzazione di un nuovo Impianto di Riduzione Intermedia della pressione gas (I.R.I.), richiesto per il raddoppio della via di Acilia, con il cantiere abbandonato ad occupare la sede stradale e privo delle autorizzazioni necessarie;
3) parcheggio abbandonato da 2 mesi sulla via Ostiense, all’altezza della stazione di Casalbernocchi della Roma-Lido, realizzato con i soldi previsti dalla Legge 396/90 (Roma Capitale, codice C3.3.1.1) destinati a Piazza Capelvenere ad Acilia, ma deviati tramite il meccanismo del riutilizzo dei ribassi d’asta per un importo di 350mila euro;
4) parco giochi di Centro Giano, dove abita Tassone, costato oltre 70mila euro ed affidato il 10 marzo 2014, con revoca del precedente appalto, ad un imprenditore al quale la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, il 4 novembre 2014, ha applicato la misura degli arresti domiciliari, assieme ad altre 8 persone, specificando “l’aggravante del metodo mafioso“, analoga storia delle indagini di ‘Mafia Capitale’.
Eppure il 21 gennaio 2014 l’assessore al Bilancio del X Municipio, Andrea Storri, aveva dichiarato davanti alle telecamere, dopo gli arresti per mafia di Luglio 2013, di voler rendicontare il modo con cui il Municipio spende i soldi pubblici, tramite pubblicazione delle gare di appalto sul sito internet del Municipio stesso, indicando tutto, ma proprio tutto, sulle ditte e sui soldi spesi, garantendo inoltre massima trasparenza delle procedure negoziali in corso considerato che è l’amministrazione a scegliere chi invitare.
Ebbene, da quanto finora visto, non solo non c’è alcuno stralcio di pubblicazione degli appalti su internet, ma se qualche informazione è pervenuta alla cittadinanza circa le ditte aggiudicatrici degli appalti, è solo merito della Procura a seguito delle indagini condotte. Forse allora non era questione di collirio ma proprio di una trave nell’occhio.
paula de jesus per LabUr