Il nuovo Piano Particolareggiato dell’Infernetto, più precisamente quello della Zona ‘O’ n.51 Infernetto-Macchione, arriva in ritardo a giochi fatti. Non serve per regolamentare quanto ormai è già stato costruito dal 1994 fino ad oggi, ma serve solo per consentire una nuova colata di cemento. Prendiamo i dati forniti da Roma Capitale. Il vecchio piano prevedeva un insediamento di quasi 30mila abitanti, il nuovo di poco più di 20mila. Peccato che nel 2011 all’Infernetto si contavano nella Zona ‘O’ ben 26.390 abitanti. Dove li mettiamo, nel nuovo piano, i 6mila e passa abitanti in più?
Non basta. Con il nuovo piano si perderanno oltre 273mila mq di aree pubbliche, grazie al ‘giochino’ di ridurre le previsioni di insediamento di quasi 10mila abitanti e di diminuire, per ogni abitante, i mq di aree pubbliche spettanti. Nei 273mila mq, composti da 193mila mq di aree verdi e oltre 80mila mq di servizi pubblici (=scuole), verrano ad insediarsi altre 7mila persone, fino ad arrivare non a 20mila, come dichiarato, ma almeno a 33mila abitanti. Senza contare infine che le strade non potranno essere portate a norma visto che ormai è tutto costruito e che non si possono ‘allargare’ e dotare di marciapiedi le strade esistenti.
In questo scenario da manicomio urbanistico si inserisce, a peggiorare le cose, quanto gravita intorno al Piano Particolareggiato e cioè convenzioni, lottizzazioni, toponimi, densificazioni, aree di atterraggio di diritti edificatori, cambi di destinazione d’uso tra commerciale e residenziale, piani di zona (le famigerate ‘167’), case per i Vigili del Fuoco, 3 chiese, il centro commerciale dell’Esselunga, housing sociale e chi più ne ha, più ne metta. Non scordiamoci infatti che l’Infernetto è una zona urbanistica del XIII Municipio (13i) estesa per oltre 1000ha, di cui solo la parte centrale (532 ha) è quella sorta spontaneamente e poi perimetrata nel 1994 (Zona ‘O’), grazie a Pannella. Attorno, negli oltre 500 ha restanti, sta sorgendo da anni di tutto, senza alcun controllo e senza portare nuovi servizi, anzi, barattando qualche scuola (che non si fa nella Zona ‘O’) per ulteriori aumenti di cubatura. Insomma, da manicomio a inferno urbanistico: sarà questo il motivo per cui si chiama Infernetto?
Vogliamo allora proprio vedere come questa dissennata amministrazione renderà compatibile la finta regolamentazione della Zona ‘O’ con aree tipo Riserva Verde, una lottizzazione degli anni ’70 più volte oggetto delle attenzioni della Procura di Roma. Il caso dell’enorme edificio non residenziale in via Luson, è emblematico. Da anni sotto indagine per presunti abusi edilizi, viene ora considerato dal Comune di Roma indispensabile per risolvere il problema dell’emergenza abitativa. In che modo? Si sana tutto, si trasforma in residenziale l’edificio e il costruttore cede al Comune qualche appartamento come contropartita. Peccato che la vera ‘emergenza abitativa’ la subiscono tutti i giorni i cittadini dell’Infernetto in balìa di amministratori e tecnici comunali troppo spesso preoccupati non della “bene pubblico”, ma di quello privato, ma anche di volenterosi carnefici del territorio annidati contemporaneamente dentro discutibili comitati di quartiere, consorzi e consulenze pubbliche e che vogliono solo trovare posto ai loro sacchetti grigi di cemento. La moneta urbanistica paga bene, molto bene.
Andrea Schiavone e Paula de Jesus
(due immagini: una, il confronto tra i due pp, l’altra l’Infernetto con segno della zona ‘O’)