“Idroscalo di Ostia: comparto non compreso nella presente fase attuativa”. Così si leggeva sul pannello illustrativo del progetto di riqualificazione di Ostia, il cosiddetto waterfront di Roma, uno dei tre progetti d’offerta territoriale presentati al ‘Roma Project Contest’, evento organizzato da Roma City Investment (RCI) nell’ambito dell’EIRE, l’Expo Italia Real Estate, tenutasi presso la Nuova Fiera di Milano dal 5 al 7 giugno 2012. Ricordiamo che RCI è l’agenzia del Comune di Roma nata per promuovere e sostenere la realizzazione dei progetti di rigenerazione urbana contenuti nel Piano Strategico di Sviluppo 2010-2012 di Roma Capitale. Il fatto che l’Idroscalo sia fuori da questo progetto significa che non verrà incluso in quei bandi di gara internazionali che entro il 2012 il Comune di Roma intende pubblicare per selezionare gli investitori, soprattutto stranieri, in grado di offrire i migliori progetti attuativi. Il tema è complesso. Per rendere operativa la riqualificazione del fronte-mare di Ostia, occorre una pesante variante urbanistica delle aree interessate che deve essere approvata secondo quanto previsto dalle Norme Tecniche di Attuazione del Nuovo Piano Regolatori di Roma, articolo 43, comma 2, lett. d). Ad oggi è solo stato redatto un semplice schema di assetto del programma degli interventi mentre la necessaria delibera giace ancora presso le commissioni consiliari. Solo dopo l’assegnazione provvisoria dei bandi di gara sopra indicati, dunque solo dopo la selezione dei progetti (che ancora non ci sono), sarà possibile concludere le procedure di approvazione della variante. Tempi lunghissimi, in cui però non è compreso l’Idroscalo di Ostia. Nè poteva essere diversamente. Infatti il Comune di Roma non ha alcun titolo per poter intervenire sulla questione dell’abitato dell’Idroscalo dove vorrebbe realizzare un parco e attività ricettive. L’area è tutta del demanio marittimo e fluviale e non è mai passata alla Regione Lazio, come doveva invece accadere entro il 23 dicembre 2010 mediante un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) in termini di ‘assegnazione diretta’, passaggio previsto dal decreto legislativo n.85 dell’11 giugno 2010 in materia di federalismo fiscale. Neppure separati DPCM e sempre entro il 23 dicembre 2010 hanno mai individuato gli immobili statali tra cui, per ‘assegnazione indiretta’, i comuni erano chiamati a scegliere entro i successivi 60 giorni. Quindi, neppure l’area dell’Idroscalo di via degli Atlantici è mai passata al Comune di Roma. L’Idroscalo può allora dormire sonni tranquilli? No, perché se è sempre più chiara l’illegittimità dell’azione di sgombero e demolizione parziale avvenuta il 23 febbraio 2010 a danno delle abitazioni nell’area demaniale intorno a Piazza dei Piroscafi, il Comune di Roma insiste nel sostenere che tutto l’abitato dell’Idroscalo deve essere abbattuto per fare spazio al parco fluviale. Lo ha detto il direttore del Dipartimento di Urbanistica del Comune di Roma, Errico Stravato, all’EIRE il 7 giugno, lo ha ribadito nella stessa sede il sindaco Alemanno parlando di Ostia come una ‘indefinizione urbanistica’ il cui elemento più evidente è proprio l’Idroscalo, “luogo dove, fino a quando non siamo arrivati noi, le baracche erano costruite addirittura a ridosso del mare”. Oggi l’Idroscalo è protetto sul lato mare da una nuova scogliera e prima del raddoppio del vicino porto turistico dovranno realizzarsi i lavori di messa in sicurezza a fiume indicati dall’ordinanza di Alemanno del 17 febbraio 2010, nonché la sistemazione di tutta via dell’Idroscalo per la raccolta delle acque meteoriche. Senza federalismo fiscale, senza più motivi di protezione civile, senza soldi, progetti e concertazione con gli abitanti, perché il Comune di Roma continua ad insistere di volere ‘abbattere’ l’abitato dell’Idroscalo?
dr.ing. Andrea Schiavone