Prolungamento metro B1: senza fondi e senza valutazione urbanistica

Esposto all’Autorità di Vigilanza per i Contratti Pubblici sul prolungamento della B1, una metro pensata con il sistema delle ordinanze, senza fondi e senza alcuna valutazione urbanistica.
Il prolungamento della B1 oltre Conca d’Oro, per la tratta Jonio-Bufalotta, è ancora senza alcun fondamento amministrativo e le assemblee partecipative, per decidere del suo tracciato, lasciano il tempo che trovano. I dati essenziali del progetto sono: 3.850 metri di percorso, 3 stazioni (Vigne Nuove, Mosca, Bufalotta), 5 anni di lavori, per un costo totale dell’opera (riportato nei documenti di partecipazione) pari a 527.328.700€ (importo con IVA: 580.657.800€). In realtà il progetto è stato approvato utilizzando l’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri (OPCM) 3543 del 26.9.2006 ed inserendo in essa il progetto preliminare integrato con l’ordinanza 387 (11.7.2011, codice D1 1-14), dove però risulta una quota di finanziamento pari a 650 milioni euro. L’unico punto a comune tra i due dati è che questi fondi sono tutti da reperire ai sensi dell’art.53 comma 6, del decreto legislativo 163 del 12.4.2006, mediante valorizzazioni immobiliari di aree sparse nel Comune di Roma che si dicono ‘suscettibili di valutazione economica da individuare con successiva ordinanza’. Queste aree, che non sono ancora indicate nel programma triennale dei lavori pubblici (come previsto per legge), dovranno essere scelte prive di qualsiasi ‘interesse pubblico’. Come fa allora l’Assessore alla Mobilità, Aurigemma, a sostenere durante l’ultima assemblea partecipativa che le aree saranno scelte dentro i famigerati ‘ambiti di riserva’ del Piano Regolatore di Roma?

Gli ‘ambiti di riserva’ sono aree di interesse pubblico, non sempre sono di proprietà del Comune di Roma e sono a ‘trasformabilità vincolata’ nel senso che, come definito dallo stesso Comune, “sono aree di scarso valore ambientale, localizzate in prossimità delle linee del trasporto pubblico su ferro, che l’Amministrazione può acquisire per garantire eventuali trasformazioni di interesse collettivo finalizzate a: realizzazione di edilizia residenziale pubblica, compensazione di diritti edificatori derivanti dal Piano delle Certezze e dalla incentivazione di opere come la demolizione e ricostruzione nelle aree urbane più dense, costruzione di parcheggi e attrezzature pubbliche, adesione ai Programmi integrati ecc. La trasformazione di queste aree è subordinata alla formazione di un atto di indirizzo da parte dell’amministrazione e alla successiva redazione di strumenti urbanistici esecutivi”.

Manca dunque il finanziamento dell’opera.

Inoltre l’ordinanza 387 dichiara la necessità di più varianti urbanistiche per realizzare il prolungamento della B1, comprese le aree dove sono previste le stazioni, fatto che si risolve mediante l’art.3 dell’OPCM n.3543/06, in cui è scritto che l’approvazione del progetto da parte del sindaco di Roma costituisce ‘variante allo strumento urbanistico generale’. In realtà l’OPCM n.3543/06 non concede al sindaco alcuna deroga al Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG) di Roma, pienamente operante dopo la conclusione della Conferenza di copianificazione tecnica e della sottoscrizione dell’Accordo di Pianificazione da parte dei presidenti di Regione e Provincia, poi pubblicato sul BURL n. 45/9 del 6.3.2010.
Ricordiamo che con l’approvazione del PTPG la Provincia ha assunto la pienezza dei compiti in materia urbanistica già esercitati dalla Regione ed, in particolare, i compiti di indirizzo e valutazione degli strumenti urbanistici comunali in fase di generale rinnovamento, tra cui appunto le varianti urbanistiche. Non solo, ma il Comune di Roma non si è attenuto neppure al art. 89 delle Norme Tecniche di Attuazione del PTPG (‘Modalità attuative degli interventi’ riferite al ‘Sistema della mobilità’).

Manca dunque la valutazione urbanistica dell’opera.

Senza finanziamento e senza valutazione urbanistica, neppure si può dar seguito al processo di partecipazione cittadina, come previsto dal ‘Regolamento per l’attivazione del processo di partecipazione dei cittadini alle scelte di trasformazione urbana’ allegato alla Delibera del Consiglio Comunale n.57 del 2 marzo 2006. Ricordiamo inoltre che il prolungamento della B1 rientra nel processo partecipativo cittadino in quanto l’art.3 del sopra citato Regolamento (Atti sottoposti alla procedura partecipativa) al comma 3, recita: “Sono sottoposti, inoltre, ad adeguata e diffusa informazione e partecipazione, i progetti di opere pubbliche di importo dei lavori pari o superiore a quanto stabilito dall’art. 7 della Direttiva 31 marzo 2004 n. 2004/18/CE”.

Nullo amministrativamente anche il procedimento degli espropri lungo il tracciato perché l’art.1 comma 3 dell’OPCM n.3543/06 recita “salva l’applicazione dell’art. 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001” che a sua volta riporta “restano in vigore le disposizioni vigenti che regolano le modalità di partecipazione del proprietario dell’area e di altri interessati nelle fasi di adozione e di approvazione degli strumenti urbanistici”, modalità di partecipazione che includono il sopra citato Regolamento.

Insomma, se l’OPCM n.3543/06, rinnovata ogni anno negli ultimi 5 anni, è un po’ come la lampada di Aladino che ogni sindaco sfrega per ottenere un proprio desiderio (visti gli estesi poteri che essa conferisce), resta il fatto che il prolungamento della B1 è un tentativo maldestramente mascherato di speculazione edilizia che nulla ha a che vedere con gli “Interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare l’emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilita’ nel territorio della Capitale della Repubblica” oggetto della OPCM n.3543/06.

Per questi ed altri motivi, LabUr farà un esposto all’Autorità di Vigilanza per i Contratti Pubblici che ha già bloccato la linea D per analoghi motivi.

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