Vizzani, presidente del XIII Municipio, è stato consulente del Consorzio Nuovo Idroscalo, quello che nel 2001 sottoscrisse un progetto di riqualificazione dell’area con il Porto di Ostia, analogo a quello che il XIII Municipio ha redatto ma mai reso pubblico se non da Labur. Le demolizioni del 23 febbraio successive alla richiesta dell’ampliamento del Porto di Ostia: un caso ?
Politica, soldi e demolizioni. Una storia che all’Idroscalo di Ostia va avanti da almeno 10 anni, da quando il Porto di Ostia ha finito per alterare l’equilibrio di quello sperduto lembo del XIII Municipio. Così, dopo il parziale sgombero del 23 febbraio 2010 voluto da Alemanno con una finta ordinanza di Protezione Civile, iniziano oggi ad uscire documenti scottanti. Si scopre che Vizzani, attuale presidente del XIII Municipio, a partire almeno dal 1999 è stato consulente (retribuito) del Consorzio Nuovo Idroscalo, quello che poi nel 2001 firmava una dichiarazione d’intenti con il Porto di Ostia (appena inaugurato) impegnandosi “a fornire la massima collaborazione per consentire lo sgombero” dei residenti dell’Idroscalo non consorziati. Si scopre che il progetto di riqualificazione e di costruzione delle abitazioni del 2001 era stato concordato tra il Porto di Ostia e il Consorzio Nuovo Idroscalo, in tutto simile a quello ancora oggi tenuto nascosto (ma rivelato da Labur) che Vizzani tiene chiuso da un anno nei suoi cassetti e che Aldo Papalini, direttore dell’Ufficio Tecnico del XIII Municipio, ha detto pubblicamente di aver firmato senza averlo visto. Si scopre che il Demanio aveva già implicitamente lasciato intendere che l’area delle nuove costruzioni avrebbe avuto una concessione a lungo termine e che l’Autorità di Bacino del Fiume Tevere avrebbe potuto modificare i confini del famoso rischio idrogeologico R4 o comunque l’area del massimo deflusso del fiume, in funzione del progetto del 2001. Poi invece, negli anni seguenti, non si è fatto più nulla, vuoi perché sono saltati gli accordi, vuoi perché (si dice) qualcuno ha fatto il furbo intascandosi i soldi necessari per gli sgomberi. Fatto sta che non appena la società Porto Turistico di Roma srl ha presentato in data 31 luglio 2009 l’istanza del raddoppio del Porto di Ostia, mediante realizzazione di un nuovo braccio a mare lungo oltre 2 km, con la testata di terra posizionata proprio a ridosso dell’abitato dell’Idroscalo, si è rimesso in moto tutto il meccanismo. Come ha riferito l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Marco Corsini, già da ottobre 2009, si è cominciato ad organizzare lo sgombero della parte finale dell’Idroscalo mentre l’Ufficio Tecnico del XIII Municipio ha redatto l’elaborato tecnico indicante l’area da sgomberare. Il tutto condito mettendo in piedi un preventivo ed illeggittimo censimento delle case e delle persone, con tanto di accertamenti legali, finanziari ed anagrafici in violazione alle elementari leggi sulla privacy. A rovinare la festa, qualcuno della Polizia Municipale di Roma che ha fatto uscire pochi giorni prima del 23 febbraio l’ordinanza di demolizione di Alemanno, interrompendo di fatto l’effetto sorpresa. Infatti tutti, Alemanno e Vizzani compresi, hanno provato a negare fino all’ultimo che ci sarebbe stato lo sgombero dell’Idroscalo, poi la verità li ha sopraffatti e ora dovranno rispondere del loro operato anche in funzione di quanto sopra. Ciò che lascia impressionati è quanta gente era a conoscenza di tutto questo e ha taciuto, lasciando che 850 uomini in tenuta antisommossa entrassero alle 6:30 di mattina, all’Idroscalo, manganelli in mano, in nome della Protezione Civile. Aggiungiamo infine che il progetto del Consorzio Nuovo Idroscalo del 2001 è firmato da Structura srl, di cui un fondatore è Fabrizio Properzi, mentre quello del 2010 da Giuliano Fausti, entrambi noti professionisti di Ostia e fortemente legati a questa e alla precedente amministrazione municipale. Come dire: le demolizioni del 23 febbraio erano proprio un segreto di Pulcinella.
dr.Ing. Andrea Schiavone – Il Presidente